"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

mercredi, décembre 31, 2014

2014, the year of record

L’anno che termina proprio oggi è stato per me quello dei record. Mi ero prefissato a inizio anno, e ne avevo fatto l’obiettivo primario, di fare come minimo un viaggio e di prendere almeno un paio di volte l’aereo ogni mese. Traguardo raggiunto. Con quello di ritorno dal Natale di Napoli sono arrivato a quota 32 voli (il mio ex primato era del 2010 con 31), ho viaggiato per 64 giorni, ho alloggiato fuori casa per 46 notti, ho calpestato il suolo di 13 nazioni diverse e ho soggiornato in 7 capitali. Tre nuove nazioni (Bulgaria, Slovenia e Serbia) e quattro nuove capitali (Rabat, Sofia, Lubiana e Belgrado). Ho timbrato con regolarità il cartellino di Londra e Parigi, ho testato due ristoranti elencati nei primi dieci al mondo. Ho dormito in un castello classe cinque stelle superior e nello stesso viaggio in un hotel a una stella con bagno in comune. Un anno che, oltre ai viaggi, mi ha regalato un incarico nuovo nel Poliambulatorio dove lavoro da quasi dieci anni e un anno dove mi sono tolto lo sfizio di acquistare l’auto dei miei sogni (seppur usata). Che altro dire ? La salute è stata dalla mia parte e questa la considero la mia autentica fortuna. La vita è bella quando si sta bene e quando tutto va per il verso giusto, ma non sempre questo avviene. Ci sono stati dei momenti quest’anno che avrei preferito rinunciare a qualche viaggio o addirittura scappare via per sempre, pur di risolvere mentalmente i miei problemi. Ma poi bastava una telefonata o una cena con gli amici e tutto passava o almeno lo ritardava o lo accantonava. E in quel momento che cercavo, e che cerco sempre, la carica giusta per ripartire. Ogni tanto avviene e ogni tanto purtroppo non succede. Ricordo con piacere tutti i viaggi dell’anno a parte forse quello di Belgrado, ma non per la città in sé che mi è piaciuta; era bastata una telefonata prima della partenza per rovinarmi l’andamento del viaggio e una amara sorpresa al ritorno, entrambe le cose vissute in modo tremendamente negativo. Ora mi sto riprendendo, ma non è stato un momento né facile né felice. I sentimenti giocano brutti scherzi ed è in quel momento che la forza di reagire è importante. Poi magari succedono eventi che scacciano quei cattivi pensieri. Mi era già capitato nel trittico di anni più brutto della mia vita 2002-2003-2004 e ne ero venuto fuori quasi senza accorgermene, senza sapere come avevo fatto. Era tutto dentro di me e così sta avvenendo adesso. I miei propositi per l’anno che verrà sono di tranquillità nei pensieri, di serenità, di armonia. di vedere la bellezza delle piccole cose. Magari viaggerò di meno o lo farò solo quando mi sentirò nel momento giusto per farlo. Quello che voglio ora, naturalmente accompagnato dalla buona salute, è di trovare il tempo per capire esattamente cosa volere da me stesso. Lo troverò ne sono convinto. Le risposte sono in un sì o in un no. Io sono sempre stato diplomatico con tutto e con tutti. Ho sempre messo davanti la felicità delle donne che stavano con me, trascurando la mia. Ora è arrivato il momento di riprendermi quanto ho dato. Devo riscuotere in parte quel credito. Trascurerò qualcosa, non sarò sempre presente, tralascerò quello che non sarà importante. Farò le cose solo se avrò voglia di farle e non per far felice gli altri. Devo pensare più a me stesso e questo lo faccio solo quando sono in viaggio da solo. Chi mi vuol bene, come i miei grandi amici e familiari, sarà ripagato nel modo giusto, chi non mi vuol bene sarà ripagato nel modo giusto. Non aspetterò che gli eventi avvengano per conseguenza di altri, sarò io a decidere il mio “presente”. Non permetterò a nessuno di farmi del male, di farmi soffrire, di dirmi cattiverie gratuite. Potranno pensare tutto quello che vogliono di me ci mancherebbe, tanto non sapranno mai la verità. La verità la sanno i miei veri amici. I migliori. Questa è la mia vita. Non è quella degli altri. Qualcosa da qualcuno avrò pur imparato in questi ultimi anni. E anche se sono ancora convinto che la felicità è lo stare insieme, farò tesoro di quanto in questi anni non ho ricevuto. Per tutti quelli che mi vogliono bene, e me ne vogliono davvero, auguro ogni cosa bella e tutta la felicità del mondo e che la salute li assista sempre. ‘A vit’è nu muorz, viratenn bene ! La vita è un morso, godetevela.
PS un consiglio per tutti : mollate i social network, dedicate meno tempo a certe applicazioni degli smartphone, vi condizionano, cercate la curiosità nelle cose non in quella delle persone. Perdete la testa o il cuore per le persone che vi piacciono, ma non perdete tempo. Il tempo passa troppo velocemente ... e se qualcuno parla male di voi affrontatelo subito, vi toglierete ogni pensiero. Affrontate gli eventi e i sentimenti senza farvi il film altrui. Pensate esclusivamente al vostro ... dovrà essere un capolavoro.

Post's song : "What a wonderful world" performed by Louis Armstrong

samedi, décembre 27, 2014

SpaccaNapoli a Natale

Permettetemi di cominciare tornando indietro di un anno esatto quando vivemmo il nostro primo Natale a Napoli. In quella occasione tutto fu praticamente perfetto, dal tempo meteorologico a tutti gli eventi che si susseguirono in quei giorni. Quest’anno abbiamo (Nick, Vito, Betty, Edoardo e il sottoscritto) voluto replicare l’evento. Al ritorno se qualcuno avesse filmato all’interno della Lancia Musa, la macchina di Vito, il nostro intonare, dal parcheggio di Linate verso le rispettive case, il ritornello della canzone napoletana più coinvolgente al mondo ‘o surdato ‘nnamurato, avrebbe capito la gioia e l’entusiasmo che ancora una volta ci hanno trasmesso Napoli e i napoletani. Non si può comprendere, se non vivendolo sul posto, il Natale a Napoli. Io sono altresì convinto che tutto l’anno in questa meravigliosa città, che convive con il continuo contrasto della quotidianità, abiti  l’effetto magico della sua filosofia. A noi bastava solo guardare il panorama ogni mattina all’ora della prima colazione dalla grande terrazza del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo, che anche quest’anno ci ha fantasticamente ospitato. Lo scenario ai nostri occhi era come un dipinto vivente che cambiava nella luce e nei colori con la bellezza del cielo e del mare e il leggendario profilo del Vesuvio.

E’ facile così affrontare la giornata con allegria e piacere. Una giornata che sicuramente ci avrebbe poi riservato genuine sorprese per l’umanità della gente e le loro pillole di saggezza sulla vita. Certo noi  godiamo di Napoli in vacanza, non viviamo qui, ma ogni volta ritornarci è come essere a casa. Siamo a casa all’ora dei pasti nel ristorante Leon d’Oro di Piazza Dante, siamo a casa nella passeggiata che dall’hotel, proseguendo per l’affollatissima Via Toledo, ci porta nella zona di Spaccanapoli, siamo a casa quando arriviamo nel borgo marinaro a ridosso del Castel dell’Ovo nel locale Storie e Sapori (ex Oste Pazzo), siamo a casa guardando la sagoma di Capri e la silouette della penisola sorrentina dalle scalinate di Marechiaro, siamo a casa nelle conversazioni con i teatranti camerieri o i tassisti commedianti. Siamo a casa respirando l’aria della città e i profumi della sua cucina. Siamo a casa a Napoli. E sono diventati nostri cari amici tutte quelle persone che ci hanno rallegrato la giornata con il loro modo di raccontare la “vita”. E così sono entrati direttamente nel cuore della nostra famiglia Gaetano, affabile cameriere del Leon d’Oro, Ciro e suo nipote Bruno tassisti personali nelle scorribande per la città e ogni persona che si incontrava passeggiando e che ci dispensava gioielli di ordinaria esistenza. “Di qualsiasi cosa abbiate bisogno Gaetano e Ciro ci saranno sempre. E se avete problemi più grossi ci penserà il fratello di Bruno … “.
Onore al merito di questi napoletani straordinari filosofi della quotidianità. Sulla falsariga della rappresentazione del Natale scorso (Last Christmas) abbiamo ripercorso più volte il selciato delle strade intorno alla magia di Via San Gregorio Armeno con le sue innumerevoli botteghe artigiane dedicate all’arte presepiale. Strade che portano il nome di Via dei Tribunali e tutte quelle del Decumano Inferiore volgarmente chiamato Spaccanapoli, partendo dalla Piazza del Gesù Nuovo con il contiguo Monastero di Santa Chiara, proseguendo per Via Benedetto Croce, transitando dalla piazza di San Domenico Maggiore e avanzando sulla via San Biagio dei Librai. La nostra base strategica del Renaissance Hotel ci ha permesso con pochi passi di essere vicini alle attrazioni più vive della città. Quest’anno abbiamo visto una delle opere più note e suggestive al mondo, conservata al centro della navata della Cappella Sansevero. E’ il Cristo velato, una scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino, scolpita a grandezza naturale, rappresentante Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua. Un’opera di forte impatto anche per la meticolosità dei particolari.
Non è facile descrivere esattamente Napoli e la sua popolazione. Ognuno ne ricava una sua sensazione; nel nostro caso è stata di estrema gioia. Giorni felici condivisi con la famiglia. Noi stiamo bene a Napoli, come avrebbe detto Totò. Da Totò agli artisti della Napoli odierna … La sera di Natale, sulle ali del riposino pomeridiano conseguenza naturale del pranzo a la ‘A Fenestella a Marechiaro, siamo andati a vedere lo spettacolo di Biagio Izzo “Come un Cenerentolo" rivisitazione in chiave moderna della favola di Cenerentola al maschile come quello che fece Jerry Lewis in un film degli anni sessanta e forse proprio uno spunto per rendere omaggio a uno dei cosiddetti ”mostri sacri” del mondo dello spettacolo americano. Biagio Izzo sul palco del Teatro Cilea ha intrattenuto il pubblico con la sua verve e la sua veracità tipica napoletana. Pièce divertente e leggera. Al ritorno a casa rimettendo a posto il mio trench blu mi sono ritrovato nella tasca sinistra un mucchio di corni e cornetti simboli per eccellenza della scaramanzia napoletana. Li ho comprati per tutti i miei amici confidando nella fortuna che potranno loro diffondere. Io spero che avendone tenuti addosso così tanti per l’intero soggiorno a Napoli si sia sprigionata in qualche modo, anche se non ci credo, una polvere di buona sorte. Come diceva Eduardo De Filippo “essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. Tra sfogliatelle, babà, pastiere, graffe, parmigiane di melanzane, mozzarelle di bufala, pizze margherite, spaghetti ‘a vongole, fritti vari, pesci di giornata, pane e chi più ne ha più ne metta, sono ingrassato di due chili. Ero riuscito a mantenermi in linea tutto l’anno, ma è impossibile rimanere insensibili alla gastronomia partenopea. Ubi maior Napoli. Trascorrere le festività in questa città anche quest’anno è stato il mio vero regalo di Natale, anche grazie al Nick (… e io pago), a Vito, a Betty e al mio prediletto nipote Edoardo.

PS tre giorni prima di andare a Napoli anche quest’anno ci siamo presi un veloce weekend per recarci a Bologna a vedere lo spettacolo teatrale “Ogni martedì alle 18” dell’amico Stefano “Vito” Bicocchi insieme a Claudia Penoni, allestito al Teatro Duse. Nell’attesa della recita ci siamo immersi nel luccicante clima natalizio della città in fermento per la ricerca degli ultimi regali. Cena da “Tony” con i tradizionali tortellini in brodo con una perfetta preparazione del piatto, per gli ingredienti di prima qualità, per la cottura, per la temperatura e soprattutto per la bontà d’insieme. Dopo teatro insieme a Stefano e Claudia, ai quali si sono aggiunti Patrizio Roversi, Syusy Blady  (Turisti per caso) e la loro figlia Zoe per una quasi una reunion del gruppo di Gran Pavese Varietà di cui noi eravamo grandi estimatori negli anni ‘80. Serata divertente e surreale per festeggiare il Natale imminente.

Oje vita, oje vita mia, oje core 'e chistu core, 
si’ stata 'o primmo ammore e 'o primmo e ll'urdemo sarraje pe' me!

Post’s song : “‘O surdato nnamurato” performed by Massimo Ranieri
12/14

dimanche, décembre 14, 2014

Add a little magic everyday in London

Appeso al muro, nella stanza dove lavoro a casa, c'è il calendario del 2014 della rivista Bell'Europa e ogni mese c'è una foto che ritrae una città come suggerimento di viaggio. Sfogliandolo durante l'anno non sono mai riuscito a far coincidere i miei viaggi con quelli proposti, ma ecco che all'ultimo mese appare un curioso skyline con il nuovo grattacielo progettato da Renzo Piano, lo Shard insieme alla vecchia Torre di Londra. Curioso perché le due attrazioni sono sulle due sponde differenti del Tamigi. Non potevo farmi sfuggire l'occasione. Quest'anno ho fatto almeno un viaggio per ogni mese dell'anno e mi mancava solo Londra. Una telefonata a Gary Staker del Chelsea per il biglietto dei Blues contro l'Hull City, l'acquisto successivo di un volo Easyjet, la prenotazione di un hotel nella mia zona preferita, quella di King's Cross-St.Pancras ed eccomi a Londra sotto le sfavillanti luci dell'imminente Natale. Londra é vestita a festa e la mia mente torna indietro a undici anni fa quando in periodo particolare della mia vita mi presi una settimana di “stacco” e in primavera scappai a Londra. Ricordo perfettamente lo scambio di messaggi con mia mamma, l'immensa Pupella, che "sentendo" il mio entusiasmo mi consigliava di cercare casa per stabilirmi nella capitale inglese. Avrebbe fatto di tutto pur di vedermi felice in quei giorni ... Quell'entusiasmo l'ho ritrovato in questo viaggio, forse davvero sono tornato indietro nel tempo o forse le novità di questo periodo della mia vita mi hanno ridato la voglia di ricominciare alla grande. Passeggiare per la grande metropoli anglosassone senza una meta precisa è impareggiabile, anche se sotto il periodo natalizio la folla oltre che numerosa è frenetica. Il camminare  fa sì che i cinque sensi si mettono in movimento. E l'olfatto lo fa da padrone. Riconoscerei Londra dagli odori sprigionati delle varie cucine dei ristoranti sparsi nei quartieri. Questo aroma e quello della fragranza di Burberry che utilizzo sulla mia pelle ogni volta che ci ritorno sono il mio profumo di Londra. L'olfatto é il senso che riporta immediatamente al posto dove già sei stato, innesca ricordi, stimola la gioia di vivere il momento. Ogni città ha il suo odore  o profumo caratteristico. La colazione all'inglese (english breakfast) dà la spinta giusta per una nuova giornata. Con la Day Travelcard alla mano, prendo la metropolitana (underground o tube come amichevolmente la chiamano qui) e volo di corsa all'apertura del grande magazzino che adoro, Selfridges, non prima di acquistare nello store Adidas di fronte la maglia del portiere (mi piaceva il colore arancione orientato verso il rosso) del Chelsea kit 2014/15. Eccomi all'interno di Selfridges e le indicazioni sparse ovunque mi portano direttamente al 4' piano dove hanno allestito il Christmas Emporium. Il 2014 é l'anno delle personalizzazioni e la Ferrero, col la Nutella in grande stile, ha fatto quello che io da 15 regolarmente produco : le etichette col nome. Un intero staff di giovani armati di computer alle casse le sforna col solo nome (io realizzo autentiche personalizzazioni nei minimi particolari). Ormai la mia storia è risaputa e ho dovuto elaborare una pagina nel blog per raccontarla ai neofiti. I miei amici e tutti quelli che hanno ricevuto in questi 15 anni (e saranno migliaia) il mio gadget in tutti i formati sono quasi tutti più arrabbiati del sottoscritto per la copiatura mentre io sono felicemente orgoglioso di quello che ha fatto e mi sento il papà di tutto ciò. Chiusa la "dolce" parentesi al cioccolato mi immergo nella folla, perfetto mix tra i londinesi e i turisti del momento. Arriva l'ora di pranzo e vado a testare un nuovo ristorante di fish & chips in una traversa di Oxford Street : non male il Golden Union ! Un breve riposo in hotel, anche per mettere via i pacchetti pacchettini i della mattinata, e mi dirigo a Covent Garden delizioso distretto in pieno centro di Londra ritrovo di artisti di strada, teatri e di negozietti meravigliosi nella piazza un tempo  sede del mercato ortofrutticolo. Ora il mercato coperto è una struttura con arcate in stile palladiano e stretti passaggi. Un cappuccino e una fetta di torta tatin con crema saranno la mia priorità del pomeriggio ... Inizia a far freddo, ma siamo a dicembre. Le previsioni danno bel tempo per domani e io dovrò godermelo dal momento del risveglio a quello del sonno notturno. Ho in mente un itinerario preciso ma sono convinto che lo stravolgerò. Riguardo su Flickr le foto di Londra di questi tredici anni di fila. Certo il colore dei capelli è ormai tendente al brizzolato ma i miei occhi sono quelli di sempre quando vengo qui : creativi, entusiasti, felici. É l'energia che trasmette Londra ! Londra non si ferma mai. Finalmente è arrivato il sabato, il giorno della partita della mia squadra, il Chelsea. Il tempo é splendido. Due uova fritte a colazione e via di buon passo verso Piccadilly Circus. La piazza, con l'Eros e i tabelloni pubblicitari luminosi e in movimento, alle otto della mattina é vuota e posso farmi gli autoscatti con la nuova Lumix in tutta tranquillità. L'itinerario prosegue verso il grattacielo più alto della comunità europea il The Shard citato all'inizio dello scritto. La zona é quella oltre il Tamigi a sud, la rive gauche per i francesi ... non so qui ! Cammino verso il Ponte di Londra con l'occhio verso la Torre che custodisce i Gioielli della Corona. Cambio il percorso programmato in quanto, incuriosito dalla pubblicità sotto la metropolitana di questi giorni, decido di far visita alla mostra particolare realizzata con i mattoncini della Lego dall'artista statunitense Nathan Sawaya. É allestita nella vecchia birreria Truman in piena zona indiana. Le "opere" sono spettacolari e poi in qualche modo dovrò pur omaggiare la patria di mio nipote Edoardo. Nel ritorno mi fermo in Trafalgar Square addobbata a festa e abbagliata dal sole e poi via verso Stamford Bridge dove mi aspetta il caro amico Gary col biglietto della partita dei Blues contro l'Hull City. Gary é sempre davvero gentile nei miei confronti, quando sono da solo il biglietto allo stadio é garantito. Il Chelsea vince due a zero con reti di Hazard e Diego Costa uno per tempo. Porto sempre fortuna alla mia squadra. Stasera si festeggia a base di carne e un calice di vino "blue" ! Vabbè rosso ... 

PS consigli di viaggio : andate a mangiare in orari inusuali, eviterete la coda. Ricordatevi di non buttare mai via il biglietto di viaggio in metropolitana, serve all'uscita. Andate nei grandi magazzini all'orario di apertura. Quando attraversate la strada fate attenzione, le macchine arrivano dalla parte che non vi aspettate (look left and look right). In attesa dell'autobus, davanti al Bancomat, all'entrata nei ristoranti ... mettetevi sempre in coda, non fate all'italiana. 

Post's song : "Last Christmas" performed by Wham
12/14

vendredi, décembre 05, 2014

La setta dei sei sensi

Dopo la prima portata “Foie gras in Campari” costituita da quattro invitanti artistiche miniature di gusto, Vincenzo, che aveva già “spazzolato” il piatto, ha esordito con un : “datemi cinque minuti e vi illustrerò …”. 
Seduti aI tavolo tondo armoniosamente illuminato gli altri cinque commensali ascoltavano la sua idea di ristorazione. In quel momento si era creata la “setta dei sei sensi” con un preciso ruolo per ognuno e tutti insieme stretti intorno alla creatività e alla sperimentazione dello chef Andrea “Fanto”. Cinzia introduceva, declamandoli, i piatti in successione durante la serata, Luca “il chimico” presentava e serviva al calice i vini in accostamento e il resto della setta, in veste di attenti critici gastronomici (il già citato Vincenzo, l’affascinante Benedetta e il sottoscritto), tesseva le lodi dei meravigliosi azzardi culinari studiati, preparati, creati, impiattati dall’incredibile mente del “nostro” Fanto. 
Per me, che, nemmeno  dieci giorni prima, avevo saggiato l’esperienza Mugaritz nei Paesi Baschi, si trattava di vivere, in un contesto felicemente amichevole, un altro entusiasmante evento. Accettare l’invito di Cinzia e Andrea per queste cene così incredibilmente “cool” è un piacere assoluto. Si trascorrono momenti di autentica “gioia di vivere” con racconti anche burleschi (Vincenzo, Luca e Andrea sono stati commilitoni) in un itinerario improvvisato di sapori, viaggi, musica, scambi di esperienze vinicole e come nel nostro caso … un progetto nascita di una setta segreta nel mondo gourmet. 
Una serata dove l’arte culinaria di Andrea, fatta di alta cucina caratterizzata da raffinate preparazioni con presentazioni dei piatti esteticamente equilibrate, risulta semplicemente unica. Notevole anche l’abbinamento dei vini della Cantina Bulgarini, proposto dai tre compagni d’armi. Un’escalation di sapori. Complimenti chef Fanto, la tua passione mischiata al gioco e all’estrema voglia di sorprendere il palato degli amici invitati è meravigliosa. I cinque minuti iniziali di Vincenzo sono stati vissuti come una splendida prefazione a una serata speciale e farne parte è stato ancora una volta un onore. Il tuo sofisticato menù con piatti dai gustosi sapori diversi e contrastanti, elaborati in maniera ineccepibile valgono il massimo delle stelle della Michelin, dei cappelli da cuoco di Gault & MIllau e delle forchette del Gambero Rosso. Chapeau Fanto, sei un grande ! 
Il sesto senso ? L’amore per i cinque sensi ovvero la capacità di prevedere, grazie agli stimoli che vanno dritti al nostro spirito e al nostro corpo dopo una cena così fantastica, la bellezza della vita. Si sogna e si attende il prossimo invito di Cinzia, la regina della casa e di Andrea il re della cucina. Siamo nel mese che punta a tutta velocità verso il Natale e il primo regalo è già arrivato !

I sette vizi capitali del menù :

1) Foie gras in Campari - Foie gras con aceto balsamico invecchiato in granella di pistacchi - Pan brioches - Lasagna gel al Campari - Prosciutto d’oca
2) Fish e Chips - Sushi napoletano - Polpo in patata viola su crema di rucola e pinoli - Astice in farina cocco su crema di papaya e lime - Baccalà mantecato con croccante di pomodori aria peperone rosso - Chips di polenta nera 
3) Campari in purezza Campari : il gelato
4) Profumo di scampi - Gamberi argentini al profumo di rum con spuma di mandorle - Nuvole e maionese di gamberi 
5) Cicladi - Moussaka di agnello in pasta fillo su crema di burrata con polvere melanzana 
6) Gold Coast - Filetto di maiale al curry con crema di porcini - Millefoglie di carciofi con pane carasau e spuma di bufala
7) Monte D’Alba - Semifreddo di Castagne con panna  - Marron glacé e Tartufo bianco

Post’s song : “You Shook Me All Night Long” performed by AC/DC
Cena del 5 dicembre 2014

lundi, décembre 01, 2014

L'Homme de Nice, de l’enfer au paradis

Il tempo giusto per vuotare il trolley di San Sebastian e riempire la piccola borsa che mi ritrovo sulla banchina del vecchio porto di Nizza quasi fossi sul set di "Ronin" in compagnia di Robert de Niro e Jean Reno. Questa parte della Francia del Sud è la mia preferita, è la Cote d'Azur-Provence. E proprio tra Nizza, Villefranche sur Mer, Eze Village e Saint Paul de Vence che é nato il personaggio autobiografico dell'Homme de Nice. Eclettico, romantico, sorprendente, forse irripetibile. Di sicuro unico. Si torna su quei passi e si rivivono le sensazioni. Superato il casello autostradale di confine di stato dalle frequenze dell'autoradio escono note, quasi in contemporanea, delle canzoni dell'artista che ho scelto di venire ad ascoltare dal vivo al Palais Nikaia di Nizza. É Lenny Kravitz col tour che segue l'uscita del suo nuovo lavoro. Lenny é un istrione del palco, molto curato nella persona, molto ricercato nella musica. É un rock per certi atteggiamenti molto sensuale e lui, vero sex simbol, é l'incarnazione di questo. Piccolo, muscoloso, elegante. Rockstar d'eccellenza, personaggio cool. Sul palco canta, suona, balla, si pavoneggia. Il suo ultimo album "Strut" che ha anticipato il tour parla proprio di questo, di mettersi in mostra, di far vedere chi si é. Concerto altamente spettacolare, suonato divinamente, con musica limpida ad alto volume, con ritmi incalzanti. Lenny padroneggia il palco che divide con una band nella quale la sezione ritmica (basso e batteria) é tutta al femminile. Personaggio che sa di piacere e gioca bene questa carta. Questa mattina leggendo a colazione le Nice Matin, quotidiano locale, tutto era incentrato su Inferno e Paradiso : "Concerto d'Inferno, in Paradiso con Lenny Kravitz" oppure "la croce di Cristo tatuata nel cuore, ma con l'Inferno in corpo" ... e così via. Anche l'Homme de Nice ha risalito la china, passando dall'Inferno al Paradiso, come già avvenuto in alte circostanze e si metterà in mostra. Ha le sue belle carte da giocare, non si tirerà indietro. Passeggiando sulla Promenade des Anglais nel pomeriggio i pensieri andavano a mille, con i ricordi che stimolavano la creatività. Ascoltavo le canzoni di Lenny Kravitz inserite nell'iPhone. I testi parlavano al posto mio. Mai un artista ha espresso con le canzoni situazioni sentimentali che si possono tranquillamente trasportare nella vita di molti, la mia sicuramente. Il resto della giornata dell'ultimo giorno di novembre è tutto nella descrizione del concerto. Il rientro in hotel è sotto un acquazzone quasi primaverile e in effetti la temperatura era sopra la norma. Giornata intensa, crollo sul letto e dormo meravigliosamente. Sveglia : è il primo giorno di dicembre, faccio colazione, salgo sulla Twingo, programmo il navigatore e mi dirigo verso la grande chiesa ortodossa di San Nicola. Ci arrivo proprio sotto e ... è completamente coperta dai giganteschi teloni per i lavori in corso : anche qui dovrò ritornarci. E' proprio destino. Cambio itinerario e vado al Museo Matisse il più visitato di Nizza. E' gratuito e anche molto bello per gli arredi interni e per le opere esposte del grande artista. Ciò mi riconcilia con i sentimenti. Questo novembre duemilaquattordici appena trascorso, iniziato tristemente sull'onda del finale triste di ottobre, é diventato per me il mese delle piacevoli novità in assoluto, viaggi compresi. Dall'inferno al paradiso ... c'est la vie.

Post's song : "The chamber" performed by Lenny Kravitz
Periodo del viaggio : 1112/4

vendredi, novembre 28, 2014

La extraordinaria experiencia Mugaritz y la magia de pintxos en San Sebastian

Mi viaje, mi pasión, mi vida. Il mio viaggio, la mia passione, la mia vita. In genere scrivo così quando penso alla donna che amo o che ho amato, in questo caso devo utilizzare questo slogan per un altro piacere della vita : il mangiar bene (e bere altrettanto). Da San Sebastian il bus mi porta a Errenteria. Siamo nei Paesi Baschi. Da qui un taxi mi condurrà in mezzo alla campagna. Piove e il verde é ancora più acceso. Un po' di foschia lo smorza ma non guasta. L'atmosfera é semplicemente fuori dall’ordinario. Sto andando in un altro mondo : é quello di Mugaritz, il ristorante dello chef Andoni Luis Aduriz. Il tassista mi lascia a una distanza che mi permette già di avere le prime sensazioni. Una casa rurale con parti in legno e una tranquillità quasi da giardino zen nonostante le auto nel parcheggio adiacente. Il tempo di capire che qui é tutto così accuratamente ricercato che dalla porta di entrata esce il primo cameriere di sala Joserra che mi dà il benvenuto con un sorriso accattivante e mi accompagna al tavolo. La posizione é stupenda, luminosa. Dalla finestra vedo la quercia che dá il nome al locale : Mugaritz in basco significa "la quercia al confine". Confine che scopro sia quello tra i comuni di Astigarraga ed Errenteria, mentre sono convinto che sia quello che separa la realtà culinaria con quella di un'altra dimensione : quella dell'eclettico magico raffinato chef Andoni Luis Aduriz. Avevo letto da qualche parte in rete che ... o lo si ama o lo si odia. Decisamente a fine pranzo ... lo si ama. I suoi azzardi mi hanno sorpreso su più piatti, delle meravigliose miniature di gusto e vista. Non starò a elencarvi piatto dopo piatto, che potrete tranquillamente visionare nella mia sezione foto. Mancherebbero il sapore e l'armonia delle sensazioni provate al palato. Il menù é quello di degustazione per capire l'essenza della sua cucina, ovvero l'anima del suo audace proporre. Il tavolo é tondo ed é coperto da una tovaglia bianca, completamente spoglio con un solo piatto bianco segato in due e unito nelle sue parti come una scultura del novecento. Non é apparecchiato perché le prime portate si degustano esclusivamente con le mani. Il pane, grazie a Dio, lo porteranno più avanti visto che gli assaggi saranno oltre venti. Meglio così. Il drappello multilingue di camerieri vestiti rigorosamente in nero parla per me inglese o castigliano (spagnolo). Sembrano formiche che attraversano la sala in maniera orchestrata, attenti, precisi nelle spiegazioni per far capire bene ai commensali cosa sta accadendo, per non perdere il dettaglio della magia. Ricordo alcuni piatti di assoluto incantesimo papillare. Utilizzeró prima di elencarli tutti gli aggettivi e sostantivi che mi sono passati per la testa nelle quasi tre ore di "evento esperienza". Seduzione, avvolgente, etereo ed esoterico insieme, armonioso, gustoso, strano, buono, sensazionale, incredibile, evanescente e così via. Chiudo gli occhi e vorrei che accanto a me ci fosse una mia musa, sarebbe stata una vera gioia condividere questo prodigio di sensazioni per certi versi irripetibile. Grazie alla scelta del sommelier Romain ho bevuto quattro bicchieri di ottimi vini di cantine della zone della Galizia, della Castiglia e della Cataluna : due bianchi, un rosso e uno dolce per i dolci. Nel mezzo della degustazione ti invitano a visitare la cucina e il plotone di una trentina di chef, sotto chef e via dicendo. Chef Aduriz non é presente e quindi lascio in buone mani, quelle di Jade, le mie due miniature di Nutella, una per lo chef e l'altra per lo staff. I Paesi Baschi sono diventati la zona con più ristoranti nei primi cento migliori al mondo. È davvero il posto giusto per celebrare l'arte culinaria. C'é anche un momento di sonorità totale quando portano a tutti un pestello e una ciotola con dentro una manciata di cereali da sminuzzare in attesa di un altro componente gelatinoso anch'esso da frantumare e da gustare insieme ... al pane che avevano portato. Dopo le portate a mano libera consegnano la carta in castigliano con il dettaglio dei piatti. Da quell'elenco scelgo alcune delizie che mi hanno mandato in estasi di gusto e di visione, presi dall'escalation del menù (gli antipasti mangiati con le mani, i piatti forti e le dolcezze finali) : il prato di fiori servito con una forchetta commestibile di zucchero, il collo laccato d’anatra con erbe aromatiche del giardino, un’originale crema catalana di pollo e aragosta, il filetto di agnello arrosto coperto da un velo di incenso di eucalipto e un fazzoletto inamidato dolce anch'esso mangiabile con disegno fiorato che svanisce nel palato e spolverato in un solo boccone. Il finale é lasciato a una torre di sette ciotole in legno : i sette peccati capitali ? La sorpresa di cioccolato è nascosta negli scrigni, con le varie versioni. Anche il caffè è buono. Me lo serve Nicolas per fortuna francese ed è con lui che parlo per ringraziare tutto lo staff. Il taxi è già fuori che mi aspetta, che efficienza. 
Una tempesta di sensazioni é l'eredita che lascia l'esperienza da Mugaritz. Si azzerano i confronti, se ne ricava una felicità che travolge. Un viaggio, una passione. É la mia vita. Dopo l'amore per una donna é quanto mai più vicino alla gioia di vivere. Naturalmente per chi non ha figli ... Le papille gustative e gli occhi ringraziano. 
Per condurvi alla magia dei pintxos regalata dal titolo del post, devo fare un passo indietro, di un solo giorno, quando ho perlustrato San Sebastian (Donostia in lingua basca) nella parte vecchia. I pintxos sono delle tapas, ma guai a nominarle così da queste parti (vedere il film Il Cammino di Santiago), preparate minuziosamente e creativamente. Spettacolare esempio di cucina rifinita, minuziosa, cesellata. Che lo chef Aduriz prima di aprire Mugaritz in segreto si allenava con i pintxos ? Ne ho provati di ottimi da "Egosari" come una millefoglie di fegato e mela, un hamburger in miniatura con cipolla caramellizzata e uno costruito con piccoli fritti di merluzzo nella forma di patatine. Wow. 
Ma ero in questa zona del mondo solo per mangiare ? No, non é così. A San Sebastian ci ero passato anni orsono col camper senza mai vederla completamente. Questi tre giorni mi hanno permesso di scoprire un'ennesima sorprendente città forse sottovalutata se non nel periodo estivo. Il fascino autunnale, oltre a un clima ancora caldo nonostante le nuvole, le regala una visione particolare. Situata sulle sponde dell’Atlantico presenta un suggestivo paesaggio naturale con il contrasto della montagna con il mare e il disegno della baia che ricorda una conchiglia, la Concha, proprio nel centro urbano. Passeggiate ordunque sul lungomare della Concha o addirittura toglietevi le scarpe e fatelo sulla sabbia. Godrete di un paesaggio stupendo con la piccola isoletta di Santa Clara in bellavista. Andate fino alla cima del monte Igueldo e assaporerete dello stesso panorama da una prospettiva aerea. Arrivate fino alle scogliere dove l'artista Eduardo Chillida ha inserito le sue opere sculture (Peine del Viento) per contrastare visivamente i flutti del mare che si infrangono. Armatevi di tavola da surf e andate ad allenarvi alla "Zurriola beach". Inoltratevi nelle vie squadrate della parte vecchia, mescolandovi alla gente locale e ai turisti, per bere un bicchiere di vino tinto (rosso) o una cervesa (birra) mentre degustate un pintxo e respirate la quotidianità del luogo. Entrate nelle vecchie chiese sparse nella città avendo la sensazione di essere in un film. Attraversate i ponti che dividono in due San Sebastian. Raggiungete il Kursaal moderna costruzione che ospita eventi artistici illuminata superbamente di sera. E ancora divertitevi a decifrare le scritte in lingua basca così impossibili alla prima lettura. E anche alla seconda e alla terza. Idiomi incomprensibili. Oppure fate come me, vi sedete a un tavolo di una pasticceria, ordinate una cioccolata con churros (bastoncini di pastella fritta spolverati di zucchero) o un café con leche con un pasticcino e ascoltate il chiacchierare. Se siete fortunati e parlano il castigliano vi compiacerete nell'ascoltare una lingua così sensuale che le sole parole "mi amor, mi pasión e mi vida" mi mandano in visibilio. La mia ruota dei viaggi continua girare : prossima destinazione Nizza ... fra tre giorni !

PS Sono arrivato a San Sebastian via Barcelona e sono rientrato a Milano via Madrid.
Un bel giro per arrivare in questo delizioso mondo.

Post's song : "Quanno chiove" performed by Pino Daniele

11/14

jeudi, novembre 20, 2014

Postcards of joy from Düsseldorf

Ci sono città che mi piacciono subito, di pelle. Quando Napoleone la vide per la prima volta, nei primi dell’ottocento, ammirato per la ricchezza e l’eleganza così particolarmente “chic” la definì a ragion veduta come una Petite Paris, o in tedesco Kleine Paris, precisamente una piccola Parigi. Oggi, probabilmente, l’imperatore francese non direbbe la stessa cosa e la definirebbe come ho fatto io, mettendomi alla sua stessa “altezza”, la piccola Berlino. E’ sulla stessa linea di Rotterdam e per certi azzardi urbani a Bilbao. Sto scrivendo di Düsseldorf che, nonostante la ricostruzione del dopoguerra, ha tuttora un fascino che cattura. 
Un tempo villaggio di pescatori, adagiato su due fiumi, il Düssel da cui prende il nome e soprattutto il grande Reno, la città capitale della Renania Settentrionale-Vestfalia è oggi una città moderna e ricercata, puntellata da meravigliosi spazi verdi che si possono ammirare dallo spazio girevole della Rheinturm, la torre del Reno, l’edificio più alto di tutta la città (172 M.) dove è anche installato l'orologio digitale più grande al mondo. E’ una città tra passato e modernità dove l’architettura urbanistica si integra perfettamente e armoniosamente. Spettacolare e avveniristico il quartiere di Medienhafen, un vero concentrato di strutture contemporanee. Architetti famosi, come Frank O.Gehry, hanno contribuito alla costruzione di palazzi dalle forme audaci che hanno trasformato splendidamente il vecchio porto fluviale. Altri gioielli architettonici moderni, come il bianchissimo e sinuoso nuovo teatro, il Schauspielhaus, regalano a Düsseldorf un fascino unico. 
Un'altra atmosfera da respirare è quella della città vecchia, l’Alstadt, che offre vicoli acciottolati, l’antica Schlossturn la torre del Castello, l’altra leggermente pendente della chiesa di St.Lambertus e facciate di case borghesi che ne testimoniano il glorioso passato. Vicino all'Altstadt si trova la Königsallee, familiarmente chiamata  Kö, una delle strade più lussuose dell'Europa con boutiques e negozi dei grandi nomi del fashion. Un elegante chilometro di passeggiata prediletta per lo shopping “chic”. Per la parte cultural-moderna ho visitato anche il museo d’arte contemporanea K20 (il Kunstsammlung NRW) struttura nero-grigia a forma di pianoforte che ospita quadri e collezioni dei grandi del novecento. Simboli e specialità locali sono perfetti come souvenir per i turisti. Si va dal “Killepitsch” digestivo alle erbe fino alla Lowensenf la senape di  Düsseldorf proposta i molteplici gusti. Da provare anche l’Altbier, la birra tradizionale della città, scura e ad alta fermentazione servita in bicchieri piccoli; ma il simbolo vero e proprio di Düsseldorf è il “Radschlager” il bambino che fa la ruota, omaggio a una delle più vecchie storie della città. Nel 1288, gli abitanti della città, bambini compresi, si riunirono per le strade in seguito a una battaglia vinta e per mostrare la loro gioia facevano il classico movimento della ruota. Oltre alla statua commemorativa in Burgplatz se ne ritrovano varianti di tutti i tipi, dai magneti ai pins, dalle versioni in porcellana, in legno (da me acquistata) o in marzapane. Una simpatica caccia al tesoro è anche quella di scovare le nove "statue sculture" contemporanee a grandezza naturale di persone rimosse dalla quotidianità e sistemate su colonne pubblicitarie come piedistallo. Sono chiamati i santi pilastro “Saints Pillar” e sono opere di un progetto dell’artista Pòggeler. Io ne ho trovate otto. L’ultima, quella del turista, l’ho lasciata per poter ritornare a Dusseldorf e per me ogni occasione sarà buona. In tutti i viaggi bisogna lasciare qualcosa per poterci ritornare. E’ il più bel pretesto.
Gastronomia e dintorni. A pranzo del primo giorno di vacanza ho provato il menù degustazione del Berens am Kai un luminoso ristorante con vetrate sul Reno. Zuppa di asparagi, filetto di cervo, dolce di limone al caffè queste le preparazioni creative per un pasto gourmet. Nelle mie passeggiate nella città vecchia ho gustato al volo il classico panino col bratwurst alla griglia e le patatine fritte in stile belga. Il pretesto di questi tre splendidi giorni a  Düsseldorf è stato il concerto di uno dei miei artisti preferiti : Billy Idol. Il concerto del tour che segue l’uscita del nuovo disco ha una scaletta elettrizzante. Pezzi nuovi e vecchi velocissimi ad alta gradazione rock. Billy non mi delude mai  : energia allo stato puro con i suoi capelli biondi a spazzola e petto nudo nonostante i quasi sessant’anni. Band formidabile, capitanata dal fido Steve Stevens, incessante nel ritmo e curata negli arrangiamenti. Un concerto da non perdere. Architettura avveniristica e non-convenzionale, tradizione e tendenza, metropoli moderna e pulsante ma a misura d’uomo : questa è Düsseldorf. Capitale della moda tedesca, ospita numerose fiere internazionali, come quella dell’abbigliamento e delle scarpe. Non mi sono sottratto di fare shopping gratificante : una stupenda, originale nella forma del colletto, camicia di Van Laack e un paio di stivaletti di pelle. La passeggiata lungo il fiume Reno sarà suggestiva in ogni stagione dell’anno, per me lo è stata in autunno.

Post's song : "Can't break me down" performed by Billy Idol
11/14

samedi, novembre 08, 2014

About a boy

8.11.14 ... è iniziata l'era TT !
Un mio piccolo sogno si è realizzato. Mi è sempre piaciuta la linea armoniosa della prima serie coupé TT dell'Audi. A distanza di anni dalla data di produzione trovo ancora irresistibile la sinuosa parte posteriore che richiama quella così sensuale del corpo femminile. Da quando vivo da solo, mi sono sempre sentito vicino al protagonista del film "About a boy" o quanto meno, per certe cose, mi piacerebbe assomigliargli. Anche lui aveva un'Audi TT. Lui viveva di rendita per i diritti d'autore di una canzoncina natalizia del padre, io spero di ritagliarmi un piccolo spazio continuando a scrivere di viaggi, di sentimenti, di vita sempre ispirato dalla mia musa. La mia mamma diceva sempre due cose : "prenditi i giorni buoni ... " e "storta va diritta viene." La prima frase cerco sempre di prenderla alla lettera e la seconda ne è la giusta conseguenza quando le giornate non sono poi così buone. E' il loop della mia vita. Oggi è stato un giorno buono e oggi è andata diritta dopo qualche settimana storta, con cattiverie e malvagità gratuite. Un nuovo giorno, un nuovo viaggio. Un nuovo traguardo, un nuovo desiderio. Every single day. La foto del post invece è un omaggio al film Skyfall di 007. Lui adorava il primo modello della Aston Martin, io quello della Audi TT. Similitudini.

AUDI TT COUPÉ SPIELT HAUPTROLLE IN "ABOUT A BOY“

Der Film "About a Boy" kommt auf die große Leinwand, auch ein Audi TT Coupe silber. Hugh Grant, Star der Komödie, die in seiner Rolle als "Will" Sportwagen mit den vier Ringen auf den Straßen von London verwaltet. Für die Premium-Marke Audi in der Film und seine Schauspieler sind die ideale Umfeld. In der Bestseller-Verfilmung nach dem Buch des Schriftstellers Nick Hornby spielt der Mime aus England den 38-jährigen Will Freeman. Will ist reich, gutaussehend, Single, er lebt in London und er liebt alles, was trendy ist. Dass dieser Protagonist zudem ein Audi TT Coupé fährt, rundet seinen attraktiven Lebensstil ab. Bernd Quinzler, zuständig für das Product Placement bei der AUDI AG, dazu: „Wir suchen für unsere Spitzenmodelle immer ein exklusives und intelligentes Umfeld. Das sind vor allem Lifestyle-Themen, ein gehobenes gesellschaftliches Milieu, qualitativ hochwertige Inhalte und Top-Darsteller. All das bietet der Film ‚about a boy‘, zu dessen Story der Audi TT hervorragend passt.“ Dieser Ansicht ist auch Chris Weitz, der gemeinsam mit seinem Bruder Paul Regie führte. Der amerikanische Filmemacher weiß, wovon er spricht: Er fährt mittlerweile selbst einen Audi TT.

Post's song : "Something to talk about" performed by Badly Drawn Boy

jeudi, octobre 23, 2014

The enthusiasm and energy of Belgrade

L’entusiasmo degli abitanti e l’energia della città. Belgrado già capitale della grande ex Jugoslavia di Tito e ora della Serbia. Città europea, balcanica ma soprattutto serba. Città dal passato travagliato che ha visto nel corso della sua storia il passaggio di celti, greci, romani e poi dopo conflitti turbolenti e sanguinosi anche di bizantini, bulgari, serbi, ungheresi, austriaci e turchi ottomani che tennero la città fino a oltre metà dell’ottocento. La Belgrado del novecento è passata attraverso le distruzioni della Prima guerra mondiale, l'occupazione nazista durante la Seconda, i bersagliamenti degli Alleati e la ricostruzione del periodo sovietico, fino ad arrivare ai bombardamenti della Nato del 1999 durante la guerra del Kosovo. Ora si spera che abbia finalmente voltato pagina per integrarsi in Europa. Non ero preparato a questa piccola vacanza che ho deciso solo una settimana prima della partenza. Mi attraeva la novità di una nazione e di una capitale nuova, mai visitate. E forse il fatto di non avere una minima conoscenza di questa capitale ha reso il tutto così estremamente piacevole. Arrivato in hotel “rubo” dal bancone la mappa della città con l’elenco dei monumenti e delle attrazioni ben disegnati. Decido di stilare mentalmente un minimo di itinerario di due giorni e lascio il resto all’improvvisazione, al mio senso dell’orientamento e al mio “respirare” le città. Esco in strada, mi metto in mezzo al grande viale Kralja Milana e guardo nelle due direzioni. La cupola del tempio di San Sava, la moderna chiesa che si fregia del titolo della più grande chiesa ortodossa del mondo sembra quasi venirmi incontro tanta è la sua maestosità e quindi decido di recarmi immediatamente alla visita. Come inizio non è niente male e le foto che mi ritraggono con lo sfondo della chiesa sono da cartolina. Il tempo meteorologico è dalla mia parte anche questa volta ed è una gioia incamminarsi  per scoprire Belgrado. Percorro al contrario il primo itinerario e proseguo in direzione della città vecchia, lo Stari Grad. Opto per andare a dare (splendido gioco di parole) uno sguardo, quasi fossi alla finestra, del paesaggio formato dal pacifico scorrere dei fiumi Danubio e Sava che confluiscono sulla collina della antica fortezza ottomana, il Kalemegdan, oggi trasformata in parco. Per arrivarci si deve percorrere tutta la Mihailova, la lunga via pedonale che può essere considerata il cuore pulsante di Belgrado. Niente negozi di lusso, ma librerie, venditori di quadri, souvenirs per i turisti cui attingo sempre per i magneti del frigorifero di Vito e Betty e da poco anche quello di Anna, tantissimi caffè e tanto dolce rifarmi gli occhi ammirando le bellezze dei volti e dei corpi femminili locali. Belgrado non è stata ancora scoperta dal turismo di massa e così si può immergersi totalmente nella vita dei belgradesi, tra mercatini e moderni caffè. Nonostante la città sia molto estesa Belgrado può essere tranquillamente girata per quanto riguarda le attrazioni principali in due giorni, proprio come mi ero prefissato guardando la cartina. La serata, con cena inclusa, del primo giorno nella capitale serba decido di spenderla nella visita della tradizionalissima trionfale via Skadarkija splendida cornice del quartiere bohémien degli artisti letteralmente invaso di ristoranti gallerie d’arte e locali tipici. I ciottoli che pavimentano la strada e i lampioni che la illuminano, la rendono quasi magica e la riportano ai tempi del passato, quelli dell’ottocento. La visita è una sosta irrinunciabile per chi ama la buona cucina popolare e la musica tradizionale (i serbi la chiamano “staro gradska”, musica della città di un tempo), suonata con violino, chitarra e contrabbasso. Il quartiere è una sorta di Montmartre dei Balcani e ciò le ha regalato il gemellaggio con quella di Parigi. La seconda giornata nella capitale serba decido di iniziarla con una lunga camminata che mi porterà alla Kuća Cveća, letteralmente casa dei fiori in serbo, il monumento funebre costruito per ospitare la salma del maresciallo Tito presidente della Repubblica Federale della Jugoslavia dal 1953 al 1980 anno della sua morte. Nella proprietà, tomba e memoriale, c’è anche il museo che contiene l'ampia collezione di regali fatti a Tito durante le sue visite ufficiali all’estero e adiacente si visita anche il museo storico della Jugoslavia. Durante il percorso per arrivare alla “casa dei fiori”, il nome deriva dal fatto che molti fiori venivano posati sul sepolcro di Tito, si passa davanti alle strutture, esternamente fatiscenti, degli stadi calcistici delle due più famose squadre di Belgrado, la Stella Rossa e il Partizan. Avevo letto sul web che, se veramente ci si vuole tuffare in un volto alternativo al centro storico di Begrado, non si può prescindere dalla visita alla municipalità di Zemun, il principale e più antico dei comuni che compongono la città. Fermo un taxi e mi faccio trasportare. Zemun sorge proprio alla confluenza del fiume Sava nel Danubio e ha al suo interno la Torre del Millennio da dove si può godere di un bel panorama sulla città vecchia. Mi godo il lungofiume che ospita ristoranti e caffé. Rientro con un autobus nello Stari Grad e mi soffermo nelle due importanti piazze, Repubblica e Tetrazije (terrazzo). Un autoscatto davanti al Parlamento e poi continuo verso la chiesa ortodossa di San Marco, situata all’interno del bel parco Tajsmajdan. Il secondo giorno è al termine e lo festeggerò con una cena in un ristorante caratteristico vicino alla chiesa di San Sava, il Malafabrika. Da sempre un punto di primaria importanza in ogni mio viaggio è la gastronomia locale e cosa c’è di meglio di un pranzo a base di cucina serba, dove il rapporto qualità prezzo è davvero sorprendente. A Belgrado i piatti a base di carne la fanno da padrone e ho provato per la serie degli ottimi e gustosi ćevapčići che sono un piatto a base di carne trita, variamente speziata, tipico della cucina dei paesi della penisola balcanica, ma originari proprio di Belgrado e  il  gulash accompagnato da un ottimo purè di patate. Le porzioni sono molto abbondanti. Ho gustato anche una versione moderna della gibanica preparata con molti strati di pasta sottilissima fatta in casa, farcita con formaggio fresco. Per quanto riguarda i desserts ho assaggiato la storica palacinta, simile alla crepe francese ma priva di burro, da me onorata cospargendola con un ciotolino di Nutella, la mia Nutella e seduto al tavolino all’aperto dell'Hotel Moskva la torta omonima a base di crema e frutta. Lo storico hotel ha ospitato negli anni scienziati, artisti e attori, fra i quali Albert Einstein, Robert de Niro, Alfred Hitchcock, Luciano Pavarotti e altri ancora. Belgrado è in evoluzione di design e i futuri progetti architettonici che ho visto leggendo le riviste del settore sono incredibilmente avveniristici. A Belgrado nonostante le scritte in cirillico si parla anche un onorevole inglese. Un soggiorno lampo dopo una settimana impegnativa su tutti i fronti nella mia vita privata e dove ahimè i pensieri hanno accompagnato le mie passeggiate. Ero alla ricerca di una piccola pausa di riflessione sulla quotidianità ma che purtroppo al rientro è ritornata tale. Questo post è stato scritto per la prima volta col mio portatile MacBook Air, il resto è storia di vita.

Post's song : "The Miracle (of Joey Ramone)" performed by U2
10/14

lundi, septembre 29, 2014

Éloge à la francité et la consécration de Paris

Ho sempre pensato, e l'ho anche in parte scritto nel mio viaggio in Provenza nella primavera del 2012, che nel mio DNA ci sono informazioni genetiche che portano direttamente oltralpe. Sono fiero della mia caratteristica fonetica, nota col termine rotacismo o erre alla francese e sono morbosamente affascinato dal francesismo, che trovo elegante, adorabilmente snob e semplicemente unico. La gioia di vivere (joie de vivre) dei francesi non la ritrovi in nessun'altra cultura. Seduce, ti prende e ti sorprende. Tutti gli stereotipi o frasi fatte sulla Francia o sui francesi sono, secondo la mia modesta ma altrettanto continua presenza a Parigi, un passaparola generato da persone che non ci sono mai state o che amano questo tipo di etichette esattamente come per il nostro “pizza, mafia e mandolino”. Da oltre dieci anni timbro con puntualità il cartellino tricolore a bande verticali di colore blu bianco e rosso. Sogno Parigi e fra dieci anni mi vedo lì, camminare in mezzo ai parigini e ai turisti del mondo, mangiare prelibatezze francesi e bere altrettanto, scrivere di viaggi e di sentimenti, andare al cinema, giocare a bocce ai Giardini di Luxembourg e fare l'amore con la donna della mia vita. Chiedo troppo ? Questo ennesimo viaggio a Parigi a settembre è stata la consacrazione della città che considero più di ogni altra come la mia. Il bellissimo pretesto del concerto di Jimmy Buffett a La Cigale mi ha dato la possibilità di riassaporare e di respirare nuovamente l'atmosfera unica, eccitante, fantastica di Parigi. La tradizionale passeggiata che da Montparnasse porta alla Senna attraverso Rue de Rennes e Rue Bonaparte, le scorribande in bicicletta alla ricerca di posti nuovi o insoliti, la cena al Bistrot Victoires, la sosta rigenerante ai Jardins des Tuileries e tanto altro ancora. Il ritrovo è per tutti all'Hotel Istria in Boulevard Raspail. Il cielo è terso e il sole è caldo al punto giusto. Avevamo riservato un tavolo per cena a Le Bien Decidé di proprietà di Gerard Depardieu ma passandoci davanti all'ora di pranzo abbiamo invertito la prenotazione ed è stata una mossa vincente perché gustare un bicchiere di Anjou rosso, blend di Cabernet-Sauvignon, come brindisi d'inizio di una piccola vacanza è da emozione pura. A seguire il siparietto delle mie foto di rito con Prescillia Andreani attrice cantante che gestisce il locale prima di addentare le deliziose carni di sogliola e di agnello. Il pomeriggio è poi proseguito in bicicletta passando dalla parte sinistra a quella destra della Senna fino a raggiungere all'ora del tramonto per cena il “nostro” bistrot Victoires dove accompagnati da una bottiglia di champagne si degustano i loro classici piatti dall'incredibile rapporto qualità prezzo. La passeggiata finale a tarda sera ci fa ripassare dalla parte destra a quella sinistra del fiume che bagna Parigi con lo scenario dei monumenti illuminati a far da contorno. L'indomani inizia meravigliosamente con l'inzuppare i croissants tutto burro nel café au lait nel bar di fronte l'hotel.
Siamo già vestiti in stile caraibico per il concerto in serata del grande Jimmy Buffett. Il programma mattutino prevede il passaggio con “le velo” davanti Notre Dame, l'incursione nelle vie caratteristiche delle due isole fluviali (L'Ile de la Citè e l'Ile Saint-Louis) e il ritorno nella nostra Montparnasse per il tradizionale pranzo a base di galettes e crepes bretoni. Nel pomeriggio di nuovo in sella direzione Tour Eiffel, passando davanti all'Hotel des Invalides. L'autoscatto in stile Marrakech Express col mio arrivo esattamente al decimo secondo … e poi via verso les Champs-Elysées a mischiarci passeggiando tra la folla del sabato pomeriggio. E' ora di pensare al concerto festoso della serata e quindi inforchiamo di nuove le biciclette per indirizzarci verso la collina di Montmartre. Piccolo antefatto : dal momento del nostro incontro del giorno precedente all'Hotel Istria Edoardo ha con sé l'ukulele che suona splendidamente e ogni occasione sarà buona per cantare qualche pezzo che spazierà dalle note di Jimmy Buffett a quelle di Edoardo Bennato da pezzi storici napoletani a quelli a “richiesta”. Arriviamo in prossimità de La Cigale in zona Pigalle. Nella via laterale il teatro c'è una piccola folla ma gli artisti non sono ancora arrivati. Essere al posto giusto nel momento giusto ed ecco l'arrivo di Jimmy Buffett. Edoardo lo abbraccia, gli fa firmare il retro dell'ukulele e Vito riesce a scattare l'istantanea che immortala l'evento. Tutto intorno il teatro è già una festa. Nelle brasseries, nei cafés, lungo le vie c'è già il consueto carnevale caraibico dei fans, noi compresi. Camicie a fiori, cappelli stravaganti, travestimenti da pirati, da pappagalli, un campionario di gioia e felicità. Il concerto come negli anni precedenti è stato un evento unico, una festa di musica a ritmo del mare caraibico. Due ore e mezza di spettacolo come fosse un party danzante. Per festeggiare l'evento a fine concerto di corsa verso il nostro Bistrot Victoires per una replica delle serata precedente questa volta accompagnando i piatti con un fresco Broully della casa. Intermezzo divertente nel finale di cena, quando una ragazza inglese, vedendoci vestiti “artisticamente” e con tanto di ukulele, scambiandoci per musicisti in tour e ci ha richiesto un “happy birthday to you” per l'amica che festeggiava i suoi quarant'anni. Sorprendente esibizione di Edoardo e del sottoscritto con ripresa audio e video di Betty fatta circolare immediatamente sul Social Network. La giornata, sempre all'insegna di un tempo meteorologico perfetto, è ormai al termine. La lunga ma sempre piacevole passeggiata ci riporterà al nostro hotel dove tre quarti della truppa andrà a letto e dove Edoardo sempre in compagnia dell'inseparabile ukulele passerà fuori praticamente tutta la notte invitato a una festa di amici parigini. Beata gioventù. E' domenica e il tempo si mantiene meraviglioso. Cerchiamo un café aperto nel giorno di festa per “le petit dejeuner” e ne troviamo uno caratteristico dal quale esce il profumo dei croissants caldi. Ci serve energia perché l'itinerario domenicale prevede il tragitto sempre in bicicletta verso il Parc de Buttes-Chamont, un grandissimo giardino in città a nord-est. La conformazione è particolare con salite e discese di manto erboso, piccoli laghetti, una cascata e il tempietto della Sibilia luogo mistico dell'esoterismo della Parigi del diciannovesimo secolo. Di nuovo in sella verso Place de la Republique con sosta pranzo a base di cozze della catena Leon de Bruxelles. Il rientro finale in hotel ci fa pedalare sul lungoSenna. Parigi è unica ed è una gioia per me conoscerla bene. Non serve la guida, serve solo l'istinto. Per il resto si respira l'aria della grande metropoli a misura d'uomo, dove la gioia di vivere è sempre dietro l'angolo delle rues e dei boulevards, dentro i bistrot o nei giardini della città. Parigi è Parigi e la Francia è la Francia. Elogio con lode a cotanta bellezza di vita.

Post's song : "Cheesburger in paradise" performed by Jimmy Buffett
9/14

dimanche, septembre 21, 2014

Life is sweet in Mykonos

E' tradizione ormai da sei anni che la mia estate al mare è a settembre e che settembre al mare è la Grecia e l'isola di Mykonos la ricetta perfetta. Il segreto è negli ingredienti, di eccellente materia prima, ben dosati, insuperabili nel gusto. Sole, mare cristallino, spiagge deliziose, servizi e strutture impeccabili, relax garantito, gastronomia col il miglior rapporto qualità prezzo, panorami mozzafiato, tramonti emozionanti. Se a tutto ciò si aggiunge la buona compagnia … la ricetta, come detto, è perfetta. La scaletta di quest'anno su un copione ben collaudato prevedeva al mattino presto il tuffo rigenerante nelle acque intatte dell'Egeo, eredità degli anni trascorsi in coppia a Ornos, la colazione abbondante con una vista da cartolina, una prima dose di sole in orario consigliato dai dermatologi, la passeggiata di un'oretta (con Vito) lungo la costa tra sentieri e rocce, le piccole nuotate alternate a razioni di raggi solari protetti, fattore 10, da creme e oli. La pausa “pranzo” veniva poi autoservita sul terrazzino della camera di Vito e Betty con prodotti “sottratti” alla prima colazione che spaziavano dalla feta alle uova sode, dalle banane ai muffins, dal panino con prosciutto e formaggio alle olive rigorosamente greche. Il dopo pranzo è a riva del mare sotto gli ombrelloni in paglia tra letture e musica in cuffietta. Verso le quattro del pomeriggio il breve trasferimento a bordo piscina della struttura alberghiera che ci ha ospitato, con i lettini ad accogliere la pennichella celebrativa di vacanza. Arriva l'ora più bella giornata, quella che precede il tramonto, e noi a festeggiarla con un bicchiere di vino bianco o con un cocktail colorato. La serata divisa tra la cena in locations suggestive, con le gambe sotto il tavolo su meravigliose spiagge sul mare e la camminata nei vicoli bianchi della labirintica Chora, non prima di aver assaggiato le mini crepes alla Nutella di BougaZi. Life is sweet il titolo del post e queste righe ne sono la giusta sintesi e lettura. Ogni anno Mykonos mi sorprende con la sua bellezza settembrina, con la sua luce, i suoi colori, i suoi profumi. E' tutto così idilliaco. E l'etimologia del termine deriva proprio dal greco “idillio”; nome che gli ellenici davano a brevi componimenti nei quali era descritta la vita serena e tranquilla fondata su valori semplici ma nobili. Idilliaco è l'aggettivo che sta indicare qualcosa che reca tranquillità e benessere, gioia e serenità. Direi che la descrizione è l'esatto pensiero di queste vacanze a Mykonos. Io sono innamorato di questa isola delle Cicladi, da visitare assolutamente a settembre. Da visitare in dolce compagnia o in compagnia collaudata. Mykonos è ormai da sdoganare dal cliché solo omosessuale. Io l'ho “vissuta” con due donne importanti della mia vita e chi non si sofferma e supera questa banalizzazione verbale del passaparola si ritrova in un mondo fantastico, di una bellezza incomparabile che vale per tutti gli esseri umani di qualsiasi razza, di qualsiasi religione, di qualsiasi orientamento sessuale. Mykonos è bella, bella e ancora bella. Mi piace pensare di ritornarci un giorno per festeggiare un grande avvenimento in compagnia delle mie amiche e dei miei amici più cari. La scenografia è la migliore che si possa avere e per me che sono un sognatore convinto la realtà supera sempre ogni qualsiasi previsione. Di questa breve vacanza mi piace ricordare, come piccoli camei di un film, il cagnolino che ho rincorso dopo che mi aveva rubato per morsicarla la ciabatta mare color blu, la signora Anna ? (del Lady Anna) con la sua simpatia e tutto lo staff dell'hotel, Thanos il noleggiatore Europcar che ci ha riservato un autentico bidone di auto, la Hyundai Getz bianca, piena di gibolli e graffi certificati e mancante di frizione regalandoci momenti di vero pathos in salita tra la prima e la seconda marcia, la bionda fanciulla anche lei preda ricercata del cagnolino di cui sopra, i barman non impeccabili del Mojito Beach bar, i giovani e cordiali camerieri della Taverna Nikolas ad Agia Anna, dove abbiamo cenato la prima e ultima sera deliziandoci anche con la novità del buonissimo liquore Tentura a base di cannella e secondo la nostra versione con un mix di incenso di chiese ortodosse e una base leggera di otturazione odontoiatrica, il responsabile e la bellissima commessa del negozio di gioielleria Gofas, rivenditore della Very Gavello. Anche in questa occasione di vacanza ho celebrato il mio compleanno, con una impareggiabile cena al Kostantis di Ornos. Nella giornata del 18 settembre ho ricevuto in numero di 53 tra telefonate, messaggi scritti e audio, email e quant'altro proprio come il numero dei miei anni. Coincidenza fortunata o destino scritto ?. In ordine cronologico di tempo Elena (1) con il suo messaggio e la telefonata in piena notte, Lucio (2) con messaggi, email e audio-video (2), Betty (3) e Vito (4) dal vivo, Alessandro “Chicharito” (5) che per non sbagliare me li ha fatti anche il giorno prima, papà Nick (6) e la sua assistente moldava Elena (7) al telefono, Clara (8), Anna (9) e Umberto Bumby (10) al telefono dall'Italia, Claude (11), Riccarda (12) con il messaggio audio, Roby (13), Rita (14), Paola (15), Gigliola (16), Milva (17), Patty (18), Ezio (19) con richieste di foto commemorative, la Dott.ssa Dalzocchio (20)-Sara (21) la mia parrucchiera personale-Cinzia C. (22)-Viky (23) nate tutte e quattro anche loro il 18 di settembre, Edoardo (24) al telefono da Copenhagen, Giacomo (25) “Meme”, Patrizia (26), Davide (27), Giampiero (28), Daniela L. (29) e Max (30), Daniela C. (31), Daniele (32) il Cappe, Luca (33), Cinzia (34) “chica”, Monica (35), Momon (36), Antonia (37) la mia personal psico-fisico trainer, Francesca (38) del Touring Club, Daniela (39) “Cherie” con il suo bellissimo messaggio audio sulla note dell'Happy Birthday Mr.President che Marilyn Monroe dedicò a John Kennedy, Alessandro (40) Diena via Google+, Luigi (41) Gino, Antonio C.(42), Padre Mario (43), Roberta (44), Dario C. (45), Vittoria (46), Giusy (47) sorella di Bumby, Donatella (48), Veronica (49), Valentina (50), Mattea (51), Stefano (52) Steffe e sul rotto della cuffia Florence (53) col messaggio scritto in francese. Katia si è ricordata tre giorni dopo ma sempre ben accetta e Giulia la mia amica "americana" ha cercato di farmeli via Skype ma non ero in linea e ho visto dopo giorni la chiamata. Agli assenti eccellenti, tra i quali Anna V., Gianni e Melvin, una tiratina d'orecchi perché al giorno del mio compleanno ci tengo davvero, è il mio giorno. Alla base della nostra alimentazione in questa meravigliosa isola greca hanno dato la loro migliore interpretazione la tzatziki, la moussaka, le polpette speziate, gli spiedini di pollo, i calamari grigliati, le acciughe e le melanzane fritte.

Post's song : "Life is sweet" performed by Fabi, SIlvestri, Gazzé
9/14

mercredi, août 27, 2014

The Ulm Friendship Project

Almeno una volta l'anno un weekend col mio amico Umberto diventa una lunga seduta di psicoanalisi, alternando l'essere il terapeuta e l'essere il paziente. Da veri professionisti del settore, terminata la trasferta, ci atterremo all'art.11 del Codice Deontologico degli Psicologi dove chi esercita è strettamente tenuto al segreto professionale non rivelando notizie, confidenze, sogni o informazioni apprese, nel nostro caso, all'interno della mia (sua) Twingo, seduti al tavolo di un ristorante o durante le camminate in giro per la città sede del viaggio fumando delle Gitanes senza filtro. L'amicizia regala questi momenti gioiosi ed è una fortuna poterli vivere in giro per l'Europa.
L'opportunità di questa nuova avventura è stata l'ultima data estiva dei concerti degli Alan Parsons Project nella cornice imperiale dell'Abbazia benedettina di Wiblingen a sud della città di Ulm. Ed è stata proprio Ulm il nostro punto di riferimento e base del soggiorno. Ulm è una città universitaria situata sulle rive del Danubio al confine tra le regioni della Baviera e del Baden Wurttermberg famosa per aver dato i natali ad Albert Einstein e per la sua imponente Cattedrale gotica con la torre campanile più alta del mondo. Per chi volesse … la scalata è di “soli” 768 gradini.
Del mio mentore Einstein vi segnalo due punti, uno estremo all'altro, che ne ricordano la sua esistenza. Un monumento in granito rossiccio nel sito dove la sua casa natale è stata spazzata via dai bombardamenti degli alleati nella seconda guerra mondiale e una statua fontana dove è riprodotta la sua famosa espressione con la lingua fuori. Questa non la troverete subito, dovrete tornarci il giorno dopo … Oltre alla Cattedrale (Münster) luterana e alla sua piazza movimentata esiste a brevissima distanza un luogo caratteristico noto come Fischerviertel, il quartiere dei pescatori. Su piccoli canali che si riversano nel Danubio troverete pittoresche case a graticcio un tempo abitate dai residenti (tintori, stagnini, traghettatori) del lungofiume. Una di queste case, la Schiefes Haus, è diventata un albergo la cui pendenza architettonica lo ha fatto entrare nel Guinness dei Primati come il più storto al mondo. Il simbolo di Ulm è il passero con il bastoncino nel becco (Ulmer Spatz), la cui leggenda lo vuole come protagonista durante la costruzione della Cattedrale di Ulm. Non riuscendo a far entrare una grande trave attraverso la porta di accesso alla città i manovali osservarono un passero che dovendo far passare un bastoncino in una piccola fessura, lo posizionò longitudinalmente e riuscì a introdurlo. Così fecero riposizionando la trave sul carro e proseguirono con la costruzione della Cattedrale Duomo. Illuminante ! Ci voleva un passero ? A sud di Ulm c'è l'Abbazia di Wiblingen teatro del concerto pretesto del nostro viaggio. Affascinante location per Alan Parsons e il suo “Progetto” che ci hanno deliziato per quasi due ore con hits intramontabili e pezzi nuovi. Suono pulito, ritmi eleganti, un vero piacere d'insieme. A dire il vero noi eravamo stati deliziati prima del concerto nello stand della birra Gold Ochsen di Ulm con la visione di due splendide bionde giovani tedesche. Sabato, dopo il giro di perlustrazione per trovare la fontana di Einstein e la particolare chiesa di San Paolo (Pauluskirche) con due torri cupole giganti in cemento rosso da noi ridefinita come “Matrioska”, ci siamo trasferiti alla volta di Augsburg (80 km direzione Monaco) per una sbirciatina del centro storico, con annesse bellezze locali. La piazza del Municipio per grandiosità è un bel vedere, la birra locale Hasen- Brau provata con un piccolo assaggio di wurstel e crauti è un bel gustare e una BMW Gran Coupé 6 parcheggiata sulla strada verso la stazione è un bel sognare. E queste non erano le bellezze locali … Per festeggiare lo splendido weekend nel rientro a Ulm ci siamo diretti verso la birreria Barfuesser dove con l'occhio ammiccante al tavolo di fronte occupato da due bellezze cittadine ci siamo divorati due wiener schnitzel (cotolette impanate) accompagnandole con due birre di loro produzione, una bionda e una rossa, di notevole gusto. In questo viaggio il colore delle birre e quello dei capelli delle donne tedesche andavano di pari passo con il nostro gradimento. E non solo per i capelli. Siamo rimasti catturati da queste visioni teutoniche, tant'è che le abbiamo sempre accompagnate con un numero di Target per classificarle. Ci siamo divertiti da matti e per alleggerire tutta questa “letizia” nella giornata di domenica ci siamo tolti il solito nostro sfizio di visitare il centro di Vaduz capitale del principato del Liechtenstein (migliorato dalle visite precedenti) e quello di Chiasso entrambi accomunati da sedi di banche dove sono depositati e movimentati ingenti flussi di capitale e da una tristezza di paesaggio. Con l'occasione ringraziamo la premurosa cameriera della storica Birreria Drei Kannen (Tre Boccali) di Ulm e il diligente e rispettoso poliziotto di Augsburg per il loro perfetto inglese al nostro arrivo come benvenuto nelle due città. E naturalmente tutte le meraviglie che ci hanno sorprendentemente fatto rinnamorare (il lemma è stato verificato) dell'universo femminile tedesco nel weekend.
PS anche in questo viaggio, vista la crisi economica mondiale, ha guidato Umberto. Io non ho il piede leggero. Io sono da TT, prima serie !

Post's song : “Eye in the sky” performed by The Alan Parsons Project
8/14