"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

mardi, mars 27, 2018

Zagreb and the Balkan charm

È proprio vero che la musica, quando la ascolti in momenti particolari, ti rimane dentro e continui a canticchiarla fino alla fine del giorno. Nel giorno del mio rientro sono state le note di musica classica suonate al pianoforte che uscivano dalle casse della autoradio del taxi verso l’aeroporto di Zagabria e quelle nell’aria alla partenza e all’arrivo dei voli Austrian Airlines a frullarmi per la testa. Preludi di sinfonie e valzer. E quelle note saranno la giusta colonna sonora nei titoli di coda del nuovo viaggio in questa parte del vecchio continente definita mitteleuropa. Un viaggio partorito nelle ventiquattrore precedenti il volo di partenza sulla scelta della lista personale dei viaggi futuri, questa volta influenzata dal fattore "meteo". È il primo giorno di primavera ma la coda dell'inverno scodinzola ancora. Le previsioni satellitari del tempo aprono una striscia di sole nella zona tra Vienna, Budapest e Zagabria. La scelta non lascia scampo. Sarà la capitale della Croazia a ospitarmi nel viaggio del mese. Porto il trolley argentato in ufficio e al termine del turno corro, con un ben gradito passaggio in auto di Francesca e Sebastiano, verso l'aeroporto di Linate. Volo con scalo su Francoforte e in serata eccomi a Zagabria. Pensato, scelto e fatto. “Let's do it”. Così dovrebbero essere tutte le scelte della vita, senza troppe riflessioni e attese. Quanto tempo perso per colpa di fattori talvolta non voluti da noi; che siano affetti, che siano gli interessi personali, che sia il denaro. Il tempo è la vera ricchezza, il bene più prezioso. Facciamolo (let’s do it) e non pensiamoci troppo. Il tempo corre e noi corriamogli dietro. La vita non ti fa tornare indietro e quindi ne vale la pena ? Il mio nuovo corso è così. Prendere e non lasciare. A Zagabria c’è un museo unico al mondo. Il suo nome (Museum of Broken Relationship) è quello delle relazioni interrotte, degli amori finiti. Visitandolo ho riflettuto sul fatto che la mia vita non sarebbe stata la stessa se i miei due grandi amori, che mi hanno lasciato e per i quali avevo perso la testa, non fossero finiti. Tormentati e contrastanti, dove gli anni del primo sono stati messi alla pari con i mesi del secondo. Quindi in amore non c’è differenza nel tempo se c’è la stessa passione emotiva. Ed è stato così. Se sono arrivato dove sono adesso è dovuto anche grazie alle rotture in amore e nel lavoro. Inconsapevolmente mi hanno “regalato” una vita diversa assolutamente impensabile a priori, una vita nella quale mi sono calato in una parte che giorno dopo giorno ho calzato a pennello. E ora sto rientrando da Zagabria, una nuova città, una nuova capitale. Sto dando la caccia alle ultime rimaste nella mia lista europea. Zagabria è la più giovane delle capitali europee per costituzione. Una città che si identifica veramente nel taglio di mitteleuropea, sia per ambiente che per tradizione culturale. Un po’ Vienna, un po’ Budapest, diversa dalle altre capitali dell’ex Jugoslavia. Al risveglio mi sono messo subito al “lavoro” per sfruttare in pieno tutte le ore di sole previste dai siti meteorologici. La parte alta della città è proprio a qualche centinaio di metri dal mio hotel. Dalla vetrata stile “abbaino” della mia stanza si intravedevano le punte delle guglie della Cattedrale dell’Assunzione. Ora ci sono proprio davanti. Fa un certo effetto la maestosità dell’architettura anche se una parte è in ricostruzione e credo da tempo vedendo le immagini sulle cartoline. Prima una torre e poi l’altra. Ma l’impalcatura non disturba la visione, è soltanto incerottata in maniera camaleontica. È un vero punto di riferimento per orientarsi e io saprò come tornare alla base. Praticamente adiacente la stessa c’è la piazza che ospita il mercato quotidiano di Zagabria, il Dolac. È animata fin dalle prime ore del mattino, con le bancarelle di frutta e verdura e di manifatture per turisti. Scoprirò nelle ultime ore del soggiorno che proprio sotto la piazza c’è un mercato coperto brulicante di vita per tutti gli altri generi alimentari. Sopra e sotto ... una bella idea. La mia curiosità, dettata dalle fotografie su Internet, è vedere la Chiesa di San Marco con il tetto costruito con piastrelle smaltate bianche, rosse e celesti. Bella presenza scenica dove sul lato destro c’è l’emblema di Zagabria mentre sul lato opposto gli stemmi di Croazia, Dalmazia e Slovenia. Proseguo nella piccola via, dove ho scoperto il museo che raccoglie i ricordi degli amori finiti, e al termine mi imbatto nella Torre Lotrscak e nella funicolare tra le più corte e ripide nel suo genere al mondo (66 m.) che porta nella parte bassa di Zagabria. Ogni dieci minuti i due vagoni blu, in direzione opposta, incrociano le vite di chi sale e di chi scende. È veramente caratteristica e mi ha portato al ricordo di quelle incredibili di Lisbona. Chiudessi gli occhi e se fossi teletrasportato all’arrivo vorrei che qualcuno mi regalasse una “pastel de nata” lusitana. L’ubiquità come potere di scelta. E allora  mi fermo davanti alla pasticceria Vincek una vera e propria istituzione cittadina e con grande stupore noto che la linea dolciaria è quella di Vienna e Budapest con fette di torta tutta panna che al sol pensiero le calorie prendono forma. Scelgo la “Saumpica”. La commessa prende dalla vetrina l’enorme fetta. Le chiedo se è una porzione doppia ... non ce la farò mai. Affondo il cucchiaio nella stradolcissima panna e decido che quella sarà la mia razione. D’altronde l’esiguo costo (7 kune croate al controvalore 0,95 centesimi di euro) val bene una cucchiaiata. A breve distanza c’è la piazza Ban Jelacic cuore pulsante e punto di ritrovo degli abitanti di Zagabria, con al centro il monumento cavalleresco del governatore che guidò le truppe croate contro l’Ungheria nel diciannovesimo secolo. Il cielo è azzurro e terso. Scorgo il grattacielo dove in cima si gode di un panorama a 360’ gradi della capitale croata. Splendida scelta. Zagabria (Zagreb) è tutta ai miei piedi. È già arrivata l’ora di pranzo. Mi porto in prossimità della via Tkalciceva che mi ha ricordato quella bohémienne di Belgrado (Skadarlija). I locali sono molti e la scelta varia. Il mio primo piatto zagabrino sarà un involtino di pollo arrotolato nella pancetta con contorno di gnocchetti ai formaggi. Ho ancora davanti tutto il pomeriggio col meraviglioso sole che tramonterà dopo le 18. Armato di entusiasmo mi incammino a passo veloce verso il Cimitero di Mirogoj, uno dei parchi monumentali più belli d’Europa, una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto. Certo i sostantivi “entusiasmo” e “cimitero” non andrebbero a passeggio insieme, invece è da ricredersi.  All’uscita un taxi mi porterà al padiglione Mestrovic, struttura circolare nota come “la casa degli artisti croati” che da qualche mese è teatro della mostra multimediale omaggio a un illustre cittadino serbo-croato innovatore e genio della scienza, Nikola Tesla. Per festeggiare l’incredibile giornata baciata dal sole che mi ha regalato di più di quello che mi potessi aspettare, in serata ho provato il piatto “principe” di Zagabria, lo “strukli” in un locale piccolissimo dove preparano solo questa pietanza. Una teglia di formato individuale ripiena di formaggio fresco con la gustosa croccante sfoglia e un bicchiere di bianco locale profumato : semplicità e tradizione. Al rientro in hotel non passa un minuto che crollo nel letto, stranamente confortato dal rumore delle rotaie dei tram che transitano sotto. La gioia del viaggio e della stanchezza felice sono una vera panacea al riposo. La mattinata del giorno seguente la dedicherò a tre musei che aprono in orari in sequenza. Quello del già citato “delle relazioni interrotte”, quello delle illusioni (Museum of Illusions) e quello classico d’arte (Mimara). Quello delle illusioni è un altro particolare museo che ha pochi “fratelli” nel mondo. Tante piccole stanze dove l’illusione ottica modifica le sensazioni del cervello. Al “Mimara” segnalo la bellissima sala con indirizzo impressionista (Renoir, Manet, Degas). All’ora di pranzo, nella zona del mercato, timbro il cartellino dei cevapi o cevapcici alla griglia (piccole polpette cilindriche di carne tritata) imprescindibili nella gastronomia dell’ex Jugoslavia. Un po’ di relax camminando nella zona della parte bassa e poi col tram mi dirigo, nell’ora che precede il tramonto, a vedere dall’esterno l’architettura futurista del palazzetto dell’Arena di Zagabria, struttura polivalente teatro di eventi sportivi e musicali. La seconda serata a Zagabria la “consumo” ancora nella zona dietro il Dolac, alla ricerca di un bel ristorante per provare altre specialità croate. Trovo un locale tipico e confortevole con una veduta dall’alto della Cattedrale. Antipasto con formaggi e salumi del territorio,  come il bicchiere di rosso scelto per accompagnarlo e piatto principale con il risotto al sentore di pepe e di ortica con gamberetti in bella vista e punte di burrata. Un mix di ingredienti in perfetta sintonia dove viene esaltato il profumo del mare Adriatico. All’uscita con le mani nel giubbotto passeggio per le vie illuminate della città vecchia di Zagabria col cuore rivolto ai bei fasti dell’epoca ottocentesca ma col pensiero anche alla guerra intestina di fine secolo scorso. Questi viaggi fanno bene e fanno pensare molto. La libertà dell’uomo sopra ogni cosa e la soprattutto la protezione dei diritti umani. Non basta molto per realizzare un mondo dignitoso per tutti, basta solo pensare che forse un giorno gli altri saremo noi. L’ultima mattinata la vivo alla ricerca dei murales sparsi per Zagabria con il mondo in technicolor quasi fossero schermi proiettati sui muri. Zagabria con due anime, tra la raffinatezza mitteleuropea e il ribelle spirito balcanico. Con due ritmi di vita diversa tra la parte alta e quella bassa, Una capitale ibrida, accogliente, sicura, pulita, e organizzata. Una città, per fortuna, sottovalutata dal turismo e quindi ancora non svendutasi alla incontrollata occidentalizzazione. Ora mentre scrivo nella comoda postazione della lounge del terminal di Vienna butto gli occhi al tabellone dei voli in partenza, in attesa del mio di ritorno, e fantastico sulle località che non ho ancora visto e che mi piacerebbe visitare. La meta di aprile è già scritta ? Dipenderà dal meteo impazzito di questo inizio d’anno o dalla mia ricerca interiore ? Al prossimo “post” l’ardua sentenza.

Post's song : "Sinnerman" performed by Nina Simone
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