"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, décembre 31, 2023

2023, la lunga attesa

Eccomi al resoconto finale di questo 2023 in viaggio e dintorni. Devo fare necessariamente una piccola prefazione per motivare e chiarire i pochi viaggi effettuati. Il 2023 è stato decisamente influenzato dal conteggio dei giorni che mi permetteranno ai primi del 2024 di andare in pensione. Per l’anno giunto al termine ne ho utilizzati solo 15 su 32 che mi sono concessi. DI questi 15 ne ho dovuti scalare almeno altri 5 per via della convalescenza di un dente che non ha fatto giudizio sebbene il suo nome sia proprio quello. Alla fine dei conti dei 10 giorni che ho potuto utilizzare in salute, aggiungendo i weekend collegati, mi sono ritagliato quattro piccoli “momenti” almeno tenere accesa la fiammella del numero dei voli. Sono stato in Sardegna, a Zara in Croazia (new entry), a Parigi e naturalmente in Puglia e Basilicata come da post precedente. Ho fatto anche tre “gite” che non ho recensito, la prima da solo a Bergamo e Brescia nell’ultimo giorno di luglio, la seconda in un sabato di agosto a Stresa a trovare la mia amica del cuore Anna e suo marito Paolo e la terza  di due giorni a ottobre per un weekend in montagna al rifugio Valbiandino a Introbio (Lecco) con colleghi e amici e parenti degli stessi. Di queste “fughe” ci sono le fotografie a testimonianza. Tornando alla pura matematica saranno alla fine 8 i voli che ho effettuato, che però non sono il mio minimo storico, in quanto nel 2020 col Covid ne avevo fatti solo quattro. Sono arrivato a quota 478 con 350.000 miglia all’attivo. L’obiettivo intermedio dei 500 voli non è poi così lontano. Cosa dire di questo 2023 ? Un altro anno di transizione. Come ho detto nella piccola prefazione sono stato condizionato dai pensieri in vista della pensione, da sentimenti personali altalenanti, da una salute che comunque si è dimostrata capace di reggere i colpi nonostante arrivassero sberle morali per le piccole arrabbiature che ho esternato e soprattutto per quelle che mi sono tenuto dentro. C’est la vie. Quest’anno purtroppo dovrò anche ricordarlo per la morte di Jimmy Buffett che ci ha accompagnato, con la sua allegria e la sua musica, per un decennio nelle nostre scorribande parigine. Parigi non sarà più la stessa ma continueremo a mantenere alto il suo modo di vivere a Parigi. Quest’anno è stata la prima vera volta senza di lui. E ora cosa succederà nella mia vita dopo il meritato stop del dopo lavoro che arriverà a breve ? La vita avrà nuove sfide e nuovi traguardi da raggiungere. Proprio come il mio lavoro è stato lungo e ricco di sorprese negative e positive mi auguro una pensione altrettanto lunga e spero soprattutto serena. Non chiedo altro. A dire il vero ogni volta che vado dalla Pupa e dal Nick chiedo sempre tre cose : la salute in primis, poi qualche segnale dai sentimenti e poi qualche soldo in più per permettermi di vivere con decenza. In tutti questi anni di lavoro ho conosciuto persone straordinarie, con alcune (donne) ho avuto relazioni importanti, ho imparato molto e ho insegnato altrettanto, di sicuro sono a credito. Ho aiutato sempre tutti e di questo ne vado fiero nonostante qualcuno mi abbia dato per “scontato” e ne abbia approfittato. Le mie ancore di salvezza sono gli amici che sono fratelli e fratelli che sono amici. Pochi, pochissimi ma eccezionali. So che potrò contare su di loro e loro su di me. Inizia una nuova vita. Voglio spremere ogni secondo della stessa perché credo di essermi “limitato” in questi anni nonostante non lo abbia fatto vedere. Spero, naturalmente con la salute dalla mia parte, di ricominciare a fare i miei piccoli viaggi vagabondando per l’Europa e chissà togliendomi qualche piccolo sassolino intercontinentale. Obiettivo del prossimo anno, sempre con la buona salute a farmi compagnia, sarà quello di sistemare tutto ciò che in questi anni ho tralasciato. Sono la casa, la lettura, l’ascoltare musica e dedicarmi a ciò che mi fa stare bene per prendermi quelle piccole gioie che mi merito. Mi impegnerò duramente per questo sempre tenendo conto dei segnali positivi che spero mi arriveranno chiari e emotivamente forti. Prossima uscita : pensione !

Post's song : "Cantaloupe Island" performed by Herbie Hancock

mercredi, décembre 27, 2023

I panzerotti di Natale

A distanza di cinque anni, rieccoci per questo Natale nel Sud d’Italia. Allora c’era anche il nostro Nick il “filantropo” di famiglia. Questo Natale è stato un vero e proprio omaggio ai miei splendidi genitori. Il Nick era nato a Bari ed è proprio nel capoluogo pugliese che abbiamo scelto la base della nostra prima notte. “Nostra” perché a condividere insieme a me questa piccola splendida vacanza c’erano anche Vito, Betty ed Edoardo. Il tempo giusto di lasciare i nostri effetti personali nello splendido B&B che Vito aveva prenotato vicino alla Cattedrale di San Sabino e abbiamo dato inizio al tour all’inseguimento dei “panzerotti perduti” in tutti questi anni, da quando la mamma non c’è più. Il ricordo di quelli che ci faceva mamma Pupella si è scatenato al primo morso di questa meraviglia gastronomica, tipica dello street food barese, alla panetteria “La Pupetta”. Per chi non lo sapesse il panzerotto, a forma di mezzaluna, è un piccolo calzone fritto fatto con l’impasto della pizza e riempito con mozzarella e sugo di pomodoro nella versione tradizionale. Mamma Pupella era bravissima nel prepararli, leggeri e deliziosi. Ne gustavamo in gran quantità e addirittura li mangiavamo anche freddi il giorno dopo. Sì perché il panzerotto va mangiato bollente e ci sono delle tecniche per evitare di scottarsi e di sporcarsi. Il siparietto sulla tecnica di consumarlo è nato proprio dopo il primo morso di Vito che si è sporcato il maglione. Vista la bontà ne abbiamo preso subito un altro e in serata abbiamo replicato lo stesso numero in una friggitoria nella Bari Vecchia con una “birretta” fresca come giusto abbinamento per tradizione. Alla fine della vacanza saranno sette i panzerotti degustati e tutti e sette ci hanno ricordato il sapore delle serate in casa col fritto che inondava meravigliosamente locali e indumenti. In questa vacanza natalizia abbiamo finalmente visitato con tranquillità e bel tempo le splendide città della Puglia e della Basilicata. La prima intensa giornata a Bari l’abbiamo trascorsa ripassando il “passato” immergendoci nella parte vecchia. I vicoli erano stati allestiti con tavoli dove erano presenti per la vendita le orecchiette nelle varie forme, i taralli nelle tante versioni e le “carteddate” (piccoli dolcetti tipici del Natale), il tutto preparato dalle donne di casa locali. Immancabili la visita alla Basilica di San Nicola e la degustazione di un piatto di orecchiette con una purea di cime di rape  accompagnate da un rosso amabile. Nel pomeriggio per rilassarci dalle camminate per la città siamo andati al cinema a vedere l’ultima straordinaria opera di Woody Allen “Un colpo di fortuna” girata a Parigi. Inizio  vacanza col botto ( … e col panzerotto). Il giorno dopo la destinazione principe era Matera. Sulla strada abbiamo fatto una piccola sosta culinaria ad Altamura per assaggiare il famoso pane, con un piatto di capocollo, sfornato dall’Antico Forno di Santa Caterina (anno 1391). Eccoci a Matera, finalmente tutta a nostra disposizione. Alloggio in un incredibile “affittacamere” praticamente sul Duomo con una vista sui “Sassi” da togliere il fiato. I Sassi di Matera sono due quartieri di Matera, Sasso Caveoso e Sasso Barisano, formati da edifici e architetture rupestri scavati nella roccia della Murgia materana e costituiscono il centro storico dichiarato patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1993. Un autentico presepe e visto il periodo di visita direi la perfetta location.  Matera è stata anche l’occasione per conoscere Cristina, l'amica di Edoardo che lavora in un hotel scavato nella roccia, con camere allestite in grandi grotte. Suggestivo ai massimi livelli e con un’atmosfera che riporta al passato. A proposito di “passato” la mia citazione di questo viaggio per via di molte circostanze di vita è stata “il futuro è il passato”. Bisogna tornare indietro, dare meno credito alle nuove tecnologie e ai nuovi comportamenti di vita. E’ l’unica via di uscita per non farsi prendere e soggiogare dalla superficialità e dalla sottocultura. Tornando al presente eccoci tutti e cinque (si è unita a noi Cristina) seduti al tavolo all’aperto sulla terrazza panoramica del ristorante Conzato. Qui ci hanno coccolati e deliziati con prelibatezze tipiche lucane, passando dai peperoni cruschi all’insalata di pane, dalle fave e cicoria alla salsiccia zampina, dai salami tipici ai dolcetti della tradizione. Due bottiglie di Primitivo Doc hanno accompagnato il tutto prima del rituale brindisi con l’amaro Lucano. Che dire ? Straordinario pranzo con i racconti e i consigli di Gaetano sulle note dei piatti preparati da Nicola. Non sembra nemmeno Natale viste le temperature. Il locale è un posto incantevole da tornarci e ritornarci, cosa tra l’altro che faremo nell’ultimo giorno qualche ora prima del rientro. Il pomeriggio è stata una passeggiata a perderci nei vicoli dei Sassi di Matera, mentre la serata si è conclusa all’Osteria Malatesta, seppur “pieni” del pasto di mezzogiorno, con il contorno di un duo jazz con cover di canzoni di Natale. Da tornarci a stomaco vuoto perché i piatti che “giravano” davano l’idea di una buona cucina locale. Il giorno dopo, salutata temporaneamente Cristina e sempre baciati dal sole e dalla splendida temperatura, abbiamo raggiunto dapprima il Parco Regionale della Murgia  delle chiese rupestri con splendido affaccio sullo skyline di Matera  e poi siamo partiti alla volta di Taranto dove siamo arrivati per l’ora di pranzo. Pranzo a base di pesce alla Trattoria della Zia Franca. nel cuore della Taranto Vecchia. Fantastici anticipasti a base di impepata di cozze “settembrine”, di insalata di polipo, di un piccolo fritto misto e di coccioli di mare (murici). A seguire due primi piatti tipici della cucina tarantina, i cavatelli e i tubettini con cozze e vongole. Il pane caldo (il migliore di questo viaggio) ha fatto sì che ogni piatto è stato concluso con una “scarpetta” di una bontà indescrivibile. Rapporto qualità-prezzo davvero unico. Il post pranzo lo abbiamo consumato nel vedere alcune attrazioni di Taranto, dal famoso ponte girevole al Castello Aragonese, dalle colonne doriche al Palazzo del Governo con un’architettura di “regime”. Lasciata Taranto all’ora del buio subito dopo il tramonto ci siamo diretti alle Tenute “Al Bano" Carrisi di proprietà del cantante dove Vito aveva prenotato per la terza notte. Il luogo è incredibile, una masseria immersa tra uliveti e vigneti, un autentico villaggio resort completo di tutto. Il tempo di una perlustrazione di orientamento nella tenuta e siamo pronti alla cena al ristorante Don Carmelo per una grigliata di carne anticipata da polpettine di manzo al sugo e da un carpaccio di angus. SI prosegue nel giorno della vigilia per il sud ionico del Salento transitando attraverso due cittadine di mare. La prima è stata Gallipoli girandola a piedi costeggiando le mura panoramiche affacciate sul mare e inoltrandoci nel suo centro storico. Qui abbiamo assaggiato la “puccia salentina” (pane tipico) farcita di pomodorini e mozzarella. La seconda è stata Santa Maria di Leuca dove l’Ionio incontra l’Adriatico, per un pranzo a base di pesce (alici fritte e un primo piatto fatto con pasta locale, le sagne ritorte con gamberi e cozze) annaffiate da un bianco fresco frizzante della casa. I panorami lungo la strada per Lecce (notte della vigilia) saranno bellissimi e vedremo in sequenza gli scorci di Tricase e Santa Cesarea Terme. Proseguiamo verso Lecce. Arriveremo nel tardo pomeriggio, con tanto di luminarie e di canti natalizi in Piazza Duomo, e il mattino seguente godendo delle decorazioni del riconoscibile “barocco” leccese e con i colori dei suoi edifici che vanno dal bianco al giallo ambrato. La sera della vigilia, per restare leggeri, un panzerotto mozzarella pomodoro (qui si chiama calzone) e un pasticciotto, dolce della zona fatto con pasta frolla e farcito con crema pasticcera e una punta di amarena, hanno certificato le tradizioni culinarie della Puglia e del Salento. Finalmente è arrivato il giorno di Natale. L’appuntamento clou è per il pranzo a Martano al Ristorante Armonia del Sapore dove opera lo chef Roberto Cornacchia, amico di Edoardo, conosciuto durante il suo lavoro stagionale con la Butterfield & Robinson. La Butterfield & Robinson si occupa di viaggi con pacchetti con tour a piedi e in bicicletta con sistemazioni di lusso ed esperienze enogastronomiche. Prima di arrivare a Martano ci siamo concessi una bellissima sosta a Otranto addentrandoci nei suggestivi vicoli del centro storico nel borgo che prima degli altri vede il sole tutte le mattine, essendo il punto più a est dello stivale italiano. E’ veramente molto bella, circondata dalla sue mura e affacciata sul bellissimo mare del Salento. Il pranzo di Natale è stato all’altezza del suo chef cui ho regalato, commissionatami da Edoardo, la mia Nutella nel formato classico da 450 gr. Come si conclude una bellissima vacanza in Puglia ? Dormendo in trullo, questa è la risposta. Ci ha pensato Vito prenotando in corsa a Locorotondo. Trullo formato da tre coni con tutto l’occorrente per star bene, dalla bottiglia di vino rosso come benvenuto, alla dotazione di prodotti dolciari per la prima colazione. Per chi non lo conoscesse il trullo è un tipo di costruzione conica in pietra tradizionale della Puglia (vedi Alberobello). In serata abbiamo visitato la cittadina di Locorotondo, a un chilometro e mezzo dal trullo, con le tradizionali luminarie del Natale, con le luci e gli addobbi che creano una magia unica e inimitabile in un’atmosfera di incanto nel “borgo delle meraviglie”. I “due” panzerotti a testa seduti all’aperto hanno festosamente suggellato la giornata di Natale. Sarà invece il pranzo di Santo Stefano a Matera a regalarci l’ultima “chicca” al ristorante Conzato per festeggiare la vacanza con un menù “veloce” a base di involtino al sugo di pomodoro (in pugliese si chiama braciola) e una zuppa lucana (fagioli, funghi e salsiccia con crostoni di pane tostato) il tutto annaffiato da un vino rosso della Basilicata (moro) lo Spaccasassi con un blend straordinario di vitigni : Cabernet, Merlot e Primitivo. Matera ci ha stregato e abbiamo salutato Edoardo che sarà ospite fino ai primi giorni del nuovo anno in compagnia di Cristina. E ora via verso l’aeroporto di Bari con la “nostra” Panda color cemento per il volo di ritorno, la vacanza è terminata. Una vacanza, per chi ha letto fino in fondo questo racconto, all’insegna delle bellezze di questa parte d’Italia in perfetto connubio con le delizie dell’enogastronomia locale. Più che un racconto di viaggio ho scritto una recensione su ciò che abbiamo mangiato e bevuto, ma tant'è. Avevo messo in preventivo almeno due chilogrammi in più per il mio peso e invece la bilancia mi ha premiato con solo 200 grammi. Questa è vita. Visitare la Puglia con un tempo meteo primaverile significa ammirare i suoi paesaggi nel massimo del loro splendore e della loro bellezza. Il cuore del Salento, tra terra e mare, regala autentiche perle tra i profumi delle distese di uliveti, di vigneti, e di quelli dell’aria salmastra provenienti dalle rive che lo bagnano. Il ritorno in queste terre è doveroso.

Post's song : " Viva la mama " performed by Edoardo Bennato

12/23

vendredi, septembre 29, 2023

Paris est une fête

Il titolo dell’ennesimo post su Parigi prende spunto da una pausa ristoro pomeridiana, dopo una delle nostre scorribande in bicicletta, nel piccolo spazio all’aperto de La Closerie des Lilas, il caffé-ristorante sito sul Boulevard du Montparnassse, famoso per le frequentazioni di noti artisti (*) tra il finire del XIX secolo fino ai ruggenti anni ’20 del XX secolo. L’immagine della carta menù riproduce il volto stilizzato di Ernest Hemingway e aprendola la prima scritta è “Paris est une fête” il titolo di un suo libro (Festa Mobile in italiano). Così, nel luogo dove Hemingway veniva per scrivere nei suoi trascorsi parigini, ho copiato e coniato il suo titolo per cercare di racchiudere con questo slogan il racconto del viaggio celebrato e trascorso insieme a Betty e Vito. Parigi è una festa per noi, da sempre, e proprio nel quartiere di Montparnasse, cuore della vita artistica e intellettuale parigina tra la prima e la seconda guerra mondiale, che abbiamo scelto la nostra base preferita. Questa festa per un decennio intero, tra il 2009 e il 2019, ce l’ha regalata il grande cantautore americano Jimmy Buffett scomparso proprio all’inizio di questo mese di settembre. Grazie a Vito e alla sua cultura musicale che ci ha portato a conoscerlo dal vivo, ogni anno dal 2009 fino al 2019 abbiamo vissuto con i suoi concerti (anche insieme a Edoardo) un’esperienza unica vestiti con le nostre camicie a fiori e la colonna sonora della musica caribbean rock, così la definiva lui, sprigionata insieme alla sua band la Coral Reefer Band. La sua scomparsa ci ha sorpresi, perché speravamo ancora di andare ad ascoltarlo, e addolorati; questo viaggio a Parigi  è stato anche il nostro omaggio alla sua memoria. Su Parigi, sulla Francia, sui parigini, sui francesi, sulla loro gioia di vivere ho speso tante righe da quando scrivo i miei racconti nel blog, ma ogni volta ci sono sorprese ed emozioni che danno spunto alla mia voglia di scrivere e sognare. Il periodo è stato proprio quello nel quale coincideva ogni anno il concerto di Jimmy Buffett e nonostante l’autunno abbia avuto inizio, proprio come lo scorso anno il sole caldo ha fatto sì che sembrasse estate. Il taxi dall’aeroporto di Orly ci ha portato direttamente a Le Bistrot de Paris. altro punto fermo del nostro vivere Parigi. E’ il ristorante che amava e frequentava Serge Gainsburg e anno dopo anno lo amiamo e frequentiamo anche noi. I camerieri ci riconoscono e ci fanno sentire come a casa, forse anche meglio visto che si beve e mangia bene. L’ambiente è quello classico della tradizione dei bistrot francesi con tanto di boiserie, ottone, specchi e divanetti di velluto e ogni elemento contribuisce allo stile del locale, compresi i piatti decorati con la scritta "Le Bistrot de Paris". L’atmosfera è piacevole in cui si possono origliare le conversazioni dei vicini con il brusio di fondo e l’affaccendato andirivieni dei camerieri. Piatti di carne, un babà al rum, un buon rosso della Côte du Rhône e tante carinerie offerteci dal cameriere Ahmed per questo inizio di vacanza. Il dopo pranzo lo abbiamo speso con la tradizionale passeggiata lungo la Rue de Rennes per raggiungere il nostro hotel a Montparnasse. Lasciate le piccole borse nelle piccole stanze, la prima tappa nel tardo pomeriggio è stata quella di rendere un altro omaggio a un’altra artista scomparsa a luglio di quest’anno Jane Birkin, compagna di vita di Serge Gainsburg, anche lui sepolto nel cimitero di Montparnasse. Non sembra nemmeno di essere all’interno di un cimitero tanta è la familiarità di questi anni vissuti in questo quartiere. Il nostro secondo step delle prime ore a Parigi è la serata al Le Vieux Belleville non prima di assistere al tramonto con sfondo della tour Eiffel dai giardini del Parco di Belleville. A Le Vieux Belleville (restaurant musette) si esibisce l’artista locale Minelle che accompagna le canzoni del passato (cantate da tutti i commensali con tanto di testi consegnati a ogni tavolo) con la fisarmonica rendendo gioiosa la serata con il suo sorriso e il suo buon umore. Per arrivare a Belleville abbiamo alternato bicicletta e camminate come del resto faremo nei giorni a seguire. Il primo giorno a seguire cade di domenica e la inizieremo con una buonissima colazione (petit-déjeuner) all’interno del ristorante Plomb du Cantal con un freschissimo croissant, una vera spremuta di arancia, una croccante baguette sulla quale abbiamo spalmato burro e marmellata accompagnando i caffè au lait (Betty e io) e il caffè americano (Vito). Ingerito il fabbisogno energetico siamo pronti ad affrontare un’altra intensa giornata. La iniziamo con una novità assoluta di questi anni, il Mercato delle Pulci di Saint-Ouen (Porta di Clignancourt) il più grande di Parigi, alla ricerca della location del film “Midnight in Paris” di Woody Allen altra fonte di ispirazione e pretesto per i nostri viaggi nella capitale francese. Lo raggiungeremo in metropolitana. Il mercato si estende su una superficie di sette ettari ed è considerato un vero e proprio paradiso di chi è alla ricerca di curiosità e oggetti vintage. In questo mercato, si trova veramente di tutto, dai mobili ai vestiti, dai libri antichi agli specchi, dalle lampade all’oggettistica dei secoli passati. E’ stata una piacevole sorpresa passeggiare curiosando nei vari spazi riservati. Si ritorna in pieno centro città sempre con l’accoppiata bici-gambe e aiutati anche dalla metropolitana. La nostra ricerca di “mercato” per il pranzo era trovare una brasserie con tavolini all’aperto che esponesse nel menù la tradizionale omelette francese. Dopo una serie di locali che non la proponevano ecco finalmente in zona Opera la “Brasserie Royal Opera” pronta ad accoglierci e a farci gustare il piatto che abbiamo scelto nella versione “al formaggio”. Tre bicchieri di vini diversi (due rossi Bordeaux e un bianco Sancerre) e voilà il pranzo è servito. Il pomeriggio, sempre col sole caldo estivo, lo suddivideremo con la visione dell’installazione “grotta” a coprire la faccia dell’Opera in restauro, con la pausa panoramica sulle sedie dei Jardins des Tuileries (vedi foto post), con la traversata del Quartiere Latino, con il saluto a Caroline (amica francese) sul suo posto di lavoro al Grand Hotel de l’Univers in zona Saint-Germain e con la piccola sosta sulla graziosa Place (in realtà Rue) Furstemberg (novità). La conclusione della giornata è tutta racchiusa nella cena bretone a base di galettes (salate) e crepes (dolci) con sidro dolce in abbinamento e nella passeggiata “teatrale” sulla Rue de Gaité. La mattinata del lunedì si apre con la colazione “copia” del giorno prima a Le Plomb du Cantal. Carburante in corpo iniziamo la nostra classica pedalata verso la Tour Eiffel con estensione sugli Champs-Elysées. Betty durante la colazione aveva letto sul giornale che all’Hotel Drouot la casa d’aste Ader metteva in vendita la collezione di opere d’arte (quadri e sculture) di proprietà di Gerard Depardieu. Diventa così la nostra missione del giorno sempre nella speranza di incontrare il grande artista. Mentre ci dirigiamo  verso la destinazione Hotel Drouot ecco invece, grazie al colpo d’occhio infallibile di Vito, l’incontro con un attore francese a noi noto Jean-Pierre Darroussin. Le nostre singole istantanee immortaleranno l’evento. Quasi ogni anno abbiamo incontrato artisti o sportivi nelle nostre escursioni parigine. Siamo decisamente fortunati. L’appuntamento del giorno è invece al tavolo riservato a pranzo a Le Grand Colbert, ristorante location di grandi film già testato negli anni precedenti. Vitello tonnato, magret d’anatra, formaggi “à parteger” (condivisione) e una bottiglia di rosso Brouilly (stranamente di 14 gradi) le nostre scelte. Il pomeriggio ci porterà a Montmartre con la Basilica del Sacro Cuore in bellavista, la piazzetta degli artisti sempre affollata e con una piccola passeggiata che ci porterà alla statua-busto della cantante Dalida (altra novità). Nel ritorno ci fermeremo per quella sosta citata a inizio racconto a La Closerie des Lilas. Il martedì, giorno del nostro rientro, dopo la colazione a Le Tournesol adiacente il Le Plomb du Cantal (chiuso) ci dirigiamo in bicicletta verso l’imbarco sulla Senna davanti al Musée d’Orsay. Biglietti del Batobus acquistati in corsa con l’app sul cellulare. Il Batobus è il trasporto fluviale nel cuore di Parigi, per raggiungere alcune zone della capitale francese. L’imbarcazione con le vetrate a cielo aperto ci permetterà di vedere una Parigi differente con nove scali lungo la Senna. Il tempo scorre velocemente, ahinoi, e ci ritroviamo già nell'ora di pranzo dove replicheremo da dove avevamo cominciato a Le Bistrot de Paris questa volta scegliendo dal menù il piatto di pesce (merluzzo con uovo poché), abbinandolo a un bianco di Borgogna. Conclusione con una deliziosa millefoglie, con le ciliegie kirsch e una fetta di torta alle fragole con crema. Ultima sgambettata con le velo (bici) e la corsa con il taxi verso Orly per l’aereo di ritorno verso Linate dove abbiamo testato (andata e ritorno) un’altra novità : la nuova linea della metropolitana che porta direttamente in aeroporto. Parigi è davvero una festa e ogni anno ipotizziamo il futuro con sogni che vorremmo si avverassero. Da quel luglio del 2003 (vent’’anni fa) ogni volta che arrivo a Parigi mi sento a casa, vorrei davvero fosse la mia casa, perché sento che la Francia sia il mio posto preferito per vivere. Lo vedo negli occhi, nel muoversi della gente, la gioia di vivere è proprio qui e Montparnasse è il mio ombelico del mondo, la mia casa. Io sono sempre stato un sognatore, provarci non costa niente. 

(*) Zola, Cézanne, Baudelaire, Verlaine, Lenin, Apollinaire, Hemingway, Fitzgerald, Miller, Modigliani, Picasso Wilde, Beckett, Ray, Ungaretti, Sartre e tanti ancora.


Post's song : "Last mango in Paris" performed by Jimmy Buffett

9/23

samedi, septembre 23, 2023

Il tramonto magico di Zara

Per festeggiare le mie “sessantadue primavere” ho approfittato delle offerte a prezzi stracciati dei voli della Ryanair. Nel mio file sui viaggi futuri avevo appuntato per un weekend la città Zara in Croazia. Zadar (in croato) si presta perfettamente per trascorrere un delizioso fine settimana grazie alla facilità di vedere il suo centro storico, alle splendide attrazioni e all’ottima scelta enogastronomica. E così ho fatto. Viaggio in solitario come nei bei tempi pre-Covid, ogni tanto ci vuole. Con il sole in borsa (in questo caso piccola piccola come vuole la compagnia aerea) mi sono ritrovato, quasi senza accorgermene, nell’appartamento che avevo prenotato con Booking come base per esplorare la città.. Il volo tra decollo e atterraggio è di una cinquantina di minuti e il tragitto che copre aeroporto-centro storico è meno di venti minuti. Siamo nel bel mezzo dell’antico Mediterraneo. Leggendo nelle brochure rilasciate dall’ufficio turistico la città è anche legata al grande maestro del cinema thriller Alfred Hitchcock che fu stregato dalle mille sfumature del tramonto di Zara. Spesso mi è capitato di ammirare, fotografare, ma soprattutto vivere un tramonto. Ricordo quello magnifico di Istanbul al ritorno dalla piccola crociera sul Bosforo con le figure delle moschee con lo sfondo rosso del tramonto oppure quello di Oia sull’isola di Santorini o ancora quello vissuto con Betty e Vito a Mykonos con un arcobaleno di colori. Ogni tramonto regala un’emozione indescrivibile e visto che non ce ne può essere uno uguale all’altro la ricerca continua. A pochi chilometri dall’Italia, sulla costa croata, si può assistere a un panorama tra i più belli al mondo. Lo sfondo delle isole davanti a Zara immerse nell’Adriatico, al calar del sole, diventa un quadro dai colori magici. Il tramonto di Zara, definito da Hitchcock come il più bello del mondo quando vide il crepuscolo dalla sua stanza d’albergo, si concentra in una zona particolare del lungomare ed è di una bellezza incredibile anche grazie al supporto delle due installazioni moderne : l’Organo Marino e il Saluto al Sole. Nel 2005  l’architetto croato Nikola Bašić ha inaugurato la sua opera proprio di fronte al tramonto sul lungomare; si tratta di un organo marino, che si trova sotto la pavimentazione della banchina. Invisibile dall’esterno se non per la scalinata di pietra che contiene le 35 canne che trasformano il movimento del mare in suoni, quasi ipnotizzanti, lievi e malinconici. A fare da contrappunto ai suoni, il Saluto al Sole è una sinfonia di colori. Inaugurata nel 2008 questa installazione è un’altra esperienza sensoriale, quella che passa attraverso la vista. E’ formata da un cerchio che contiene 300 pannelli di vetro che al tramonto del sole lo omaggiano, ricreando un gioco di luci che imita il suo moto. Ecco il perché della magia che prende vita e io l’ho vissuta. In realtà le emozioni di Zara le ho provate sin dall’inizio. Oltrepassando la porta di Terraferma, la più famosa fra tutte le sue porte, si accede al centro storico della città e si vive un’esperienza meravigliosa. Camminando ci si lascia conquistare dalle sue stradine ciottolate, dagli angoli del centro storico di questa città protetta da possenti mura.  Si percorre la via principale e al termina della stessa ci si ritrova ad ammirare, quasi fossimo a teatro in prima fila, la Chiesa di San Donato di forma circolare e l’imponente Campanile della Cattedrale. Sono la fotografia da cartolina della città di Zara. Basta una giornata piena per conoscere meglio la città di Zara. Da non perdere sono la Cattedrale di Santa Anastasia, il Foro Romano, la suggestiva Piazza dei Cinque Pozzi dove si possono vedere ancora i pozzi che furono costruiti ai tempi degli assedi dei turchi per permettere alla città le indispensabili risorse idriche. Il bello di Zara sta proprio nel perdersi tra i suoi vicoli, alla ricerca di negozietti o di ristoranti dove fermarsi dopo le lunghe camminate. I locali sono innumerevoli e la scelta culinaria di Zara è varia e ricca. Dall’esplorazione della città in termini architettonici si passa felicemente alla passeggiata attraverso i sapori delle specialità locali. L’Adriatico offre diversi tipi di pesce e io ho provato un tenerissimo tonno alla griglia, le alici marinate e un delizioso risotto agli scampi. Sul fronte “carne” ho mangiato i cevapcici, polpettine di carne speziate dalla forma allungata e un gustosissimo cosciotto di agnello cotto allo spiedo. Nei menù della tradizione dalmata ho trovato anche il trionfo dei gamberi, il risotto al nero di seppia e molti piatti di pasta preparati col tartufo. C’era davvero l’imbarazzo della scelta e sei mi fossi fermato più giorni avrei sicuramente provato altre specialità che mettevano appetito solo nel leggerle. Nel primo giorno ho affrontato Zara esclusivamente a piedi attraverso le lunghe camminate su tutto il perimetro della città, nel secondo giorno ho noleggiato una bicicletta e mi sono spinto lungo la costa alla ricerca delle spiagge frequentate dai turisti e dagli abitanti locali. Peccato non aver portato il costume perché il mare cristallino e il sole caldo erano invitanti. Zara è un ottimo punto di partenza per le escursioni verso le isole che si trovano proprio di fronte al suo lungomare. La brochure che ho prelevato all’ufficio del turismo aveva sulla pagina di copertina tre parole che condensano il vivere del viaggiatore : incontra, sperimenta, esplora. Zara mi è piaciuta molto e se dovessi scegliere una città emozionante per un weekend romantico o “di stacco” dal quotidiano non avrei dubbi nel metterla ai primi posti. Ringrazio le oltre cento persone che mi hanno fatto gli auguri attraverso le telefonate (che prediligo) e i messaggi. E’ sempre bello essere in viaggio il giorno del compleanno. Lo rende speciale.  

Post's song : "Champagne Supernova" performed by Oasis
9/23

mercredi, avril 26, 2023

Ajò Sardinnia, seconda stagione

Questo viaggio è stato deciso solo due giorni prima della partenza per il tempo meteo avverso previsto nella zona scelta in precedenza. E così, accantonata temporaneamente la discesa verso Abruzzo Molise Basilicata e Puglia, la preferenza all’unanimità è caduta sul ritorno in Sardegna per vedere nuove località di questa splendida isola. Il mese di aprile, come lo scorso anno, si è rivelato il periodo migliore e il sole, la tranquillità, il buon cibo e i gli splendidi panorami hanno contraddistinto questa nostra settimana che vorrei definire sarcasticamente “lavorativa" per il mio futuro pensionistico alle porte. “Nostra“ per aver condiviso ancora con Vito e Betty questa esperienza isolana. La primavera sarda diventa un paradiso italiano che nulla ha da invidiare alle più famose isole caraibiche o tropicali con le sue acque da sogno e le candide spiagge del suo litorale; in questo periodo poi si evita di essere sommersi dalla folla dei turisti che invadono d’estate le sue località balneari tra le più spettacolari al mondo. Vivere e respirare il mare sardo e i profumi della sua vegetazione è già di per sé un’esperienza unica che vale da sola tutto il viaggio, ma nel periodo che va da aprile a maggio è la scelta giusta per goderselo. Meno di un’ora di volo nella tarda mattinata di un lunedì ed eravamo già sull’auto noleggiata all’aeroporto di Alghero. La Fiat Panda bianca “ibrida” in meno di venti minuti ci ha portato in un paradiso di tranquillità, fatto da una distesa di sabbia chiara e da un mare cristallino riparato nella baia di Porto Conte nella parte nord-occidentale della Sardegna. La spiaggia di Mugoni, con lo sfondo di Capo Caccia all’orizzonte, sembrava essere lì per attenderci con gioia e lo stesso valeva per il tavolo all’aperto con vista mare del ristorante Le Ninfe. Vermentino fresco, pesce spada alla griglia, calamari e ciuffetti fritti e vista in prima fila su uno scenario incantevole sono stati il nostro benvenuto. C’è qualcosa di meglio come inizio di un viaggio ? Questo paradiso è a soli sedici chilometri dalla splendida cittadina di Alghero dove avremmo trascorso la parte restante della giornata in attesa del tramonto sui bastioni che diventa unico se associato a un altro tavolo per gustare le svariate prelibatezze enogastronomiche della Sardegna. Il mattino seguente proprio da Alghero ha avuto inizio la nostra discesa verso il sud-ovest della grande isola; il tempo meteo era dalla nostra parte e lo sarebbe stato per l’intero viaggio. Mentre stavamo percorrendo il litorale un cartello stradale ci indicava la località di Cabras. A Vito veniva in mente il racconto di un collega sull’oro di Cabras che altro non è che il binomio fra la cittadina sarda e la bottarga. L’oro di Cabras è la bottarga di muggine o cefalo, dal caratteristico color ambra e dal sapore intenso di mare. le cui pregiate uova salate e stagionate sono impiegate in cucina come condimento per arricchire antipasti e/o primi piatti. Arrivati a Oristano per l’ora di pranzo, l’abbiamo assaggiata grattugiata sopra un risotto con spigola e radicchio. Nel primo pomeriggio, con il sole ancora alto, ci siamo diretti verso l’Isola di Sant’Antioco collegata da un breve ponte artificiale. Il tempo di lasciare i nostri piccolissimi bagagli, Ryanair docet, nell’appartamento di Sant’Antioco ricordandoci però di prelevare un asciugamano e il costume ed ecco che Vito si concedeva, come da rituale, il primo bagno corroborante dell’anno nelle acque, per me gelide, di questo bellissimo mare del mediterraneo a Maladroxia. Nel pre-cena abbiamo avuto il primo approccio emozionante e fotografico con i fenicotteri rosa nelle saline adiacenti il ponte che divide la piccola isola dalla grande isola. La cena a Sant’Antioco a base di cozze, fritto misto, salumi e formaggi, il tutto rigorosamente sardo come il primo bicchierino di mirto a fine pasto ha fatto concludere in modo lodevole la splendida giornata seppur amareggiata nei titoli di coda dalla sconfitta del Napoli calcio in Champions League. La nostra terza giornata ha avuto inizio sul traghetto che da Calasetta (Isola di Sant’Antioco) ci ha fatto approdare a Carloforte (Isola di San Pietro). La storia delle due località ha più di un comune denominatore per via dell’insediamento delle famiglie di pescatori originarie della ligure Pegli ma provenienti dall’isola tunisina di Tabarka. Le originarie caratteristiche tabarchine e liguri sono rimaste immutate, compresa la lingua. Le due cittadine sono caratterizzate dal colore delle loro case, bianche a Calasetta e  pastello arancione a Carloforte, mentre identico sarà l’azzurro del cielo e del mare e il verde dei ginepri. L’approdo a Carloforte nella tarda mattinata ci ha permesso di prendere piede e visione delle bellissime spiagge di Guidi e di La Bobba. Carloforte è l’unico centro dell’isola di San Pietro ed è tuttora linguisticamente ligure. Carloforte è famosa per il suo pregiato tonno rosso “di corsa” riconosciuto come il migliore al mondo. Si pesca da metà aprile (i giorni del nostro soggiorno sardo) a metà giugno e la tonnara di Carloforte è oggi l’unica ancora attiva nel Mediterraneo. In “rete” si possono trovare tutte le informazioni riguardo la tradizione e i riti della pesca di questo tonno rosso particolarmente apprezzato dagli chef di tutto il mondo e da noi testato in due preparazioni diverse nella Trattoria La Cantina di Carloforte : quello alla griglia e quello fresco alla “Carlofortina” con pomodoro e alloro. In entrambi i casi i tranci erano di ventresca di tonno, la parte più grassa, gustosa e tenera. Baciati dal sole abbiamo poi ripreso il traghetto per ritornare sulla “grande isola” per proseguire il nostro viaggio verso il sud più profondo e selvaggio. Coste frastagliate, spiagge bianchissime, mare con tutte le sfumature di blu possibili. Abbiamo transitato lungo tutta la costa fino a Pula godendo di un panorama incantevole. Abbiamo concluso la giornata sulla spiaggia di Poetto a Cagliari dove abbiamo cenato con un menù a base di carne (filetto al gorgonzola) “coccolati” da un appagante vino sardo rosso, un Carignano del Sulcis Riserva di gran qualità. Con gli ultimi tre giorni siamo risaliti nella parte orientale della Sardegna. Da Cagliari abbiamo percorso i tornanti attraverso il verdissimo, in questa stagione, entroterra fino ad arrivare al mare di Cala Gonone, frazione di Dorgali. Pranzo con tavolo vista mare a base di spaghetti alle vongole per me e moscardini in umido per Vito e Betty il tutto annaffiato dal Vermentino locale e concluso con l’immancabile bicchierino di mirto. Un’occhiata agli orari del traghetto, e una “corsa” per prenderlo, e in meno di mezz’ora ci siamo ritrovati davanti una delle meraviglie del golfo di Orosei, ovvero Cala Luna, una baia scolpita tra le falesie con al centro una luminosa spiaggia  di di sabbia dorata che si tuffa nel mare limpido dalle tonalità azzurro-turchese. La nostra foto di rito nella prima grotta adiacente la spiaggia ha suggellato l’evento. Dopo una piccola pennichella sulla sabbia siamo rientrati a Cala Gonone giusto il tempo per prendere dimora in una splendida casa. Abbiamo poi girovagato nelle stradine che si affacciano sul piccolo porto prima del tramonto e abbiamo goduto dell’accoppiata pizza e mirto per chiudere in maniera gioiosa l’emozionante giornata. Nel penultimo giorno del nostro straordinario viaggio è bastata un’ora di strada per raggiungere San Teodoro e l’hotel Onda Marina dove avremmo alloggiato per l’ultima notte in terra sarda. La giornata è stata lunga, intensa ed emozionante ed era iniziata lasciando i piccoli oggetti personali nella stanza tripla dell’hotel, recuperando gli asciugamani per portarli sulla bianchissima spiaggia di La Cinta, che dista solo a una centinaia di metri, e godendo del sole e delle acque cristalline che avrebbero tonificato Vito e Betty e al loro “coraggio" di tuffarcisi dentro. All’ora di pranzo ci siamo spostati per poco più di una decina di chilometri per raggiungere Porto San Paolo e il ristorante Portolano; il tavolo in prima fila, praticamente in spiaggia, con vista incredibile sull’isola di Tavolara sembrava quasi ci aspettasse. Insalata di polipo, carciofi e bottarga, trancio d’ombrina con fagiolini e spuma di patate al limone, guazzetto di pagro e calamari con olive e crostone di pane, bavarese all’amaretto con salsa al lampone e crumble, calici di bollicine Tancarè e bicchierino finale di mirto … le nostre scelte per una pausa gourmet con un scenario assolutamente unico. E per una pausa rilassante dopo pasto ? Avevamo letto durante il pranzo un articolo sul web di una spiaggia da favola italiana che ricordava quelle di Tahiti. Quella spiaggia era a meno di dieci chilometri dal nostro tavolo con vista mare e il suo nome è Cala Brandinchi. E’ una meravigliosa spiaggia a forma di mezzaluna incastonata in un panorama naturale proprio nei pressi del comune di San Teodoro dove avevamo preso alloggio. E’ una lunga distesa di sabbia che corre incontro a un mare di un colore che varia dall’azzurro al blu intenso, dal cobalto al turchese smeraldo. Vale davvero la pena concedersi un momento di pausa in questa spiaggia e anche in quella che la affianca che si chiama Lu Impustu consigliatami dal mio caro amico Luca. E proprio con Luca c’è stato il siparietto delle videochiamate per vedere dove lui passa le vacanze estive a Punta Aldia. In serata abbiamo cenato con un menù a base di un tagliere di formaggi sardi, di porcetto arrosto (maialino da latte sardo) con patate arrosto al mirto e naturalmente con il “nostro” bicchierino di mirto. Dopocena con passeggiata a San Teodoro per chiudere in bellezza una giornata davvero indimenticabile. L’ultimo giorno sarà speso nello spostamento verso Alghero per il volo pomeridiano, non prima che Vito e Betty si siano tolti lo sfizio di immergersi nelle acque della spiaggia del Lazzaretto (Fertilia) e di gustare poi insieme l’ultimo pranzo sempre con un tavolo vista mare a base di fritto di calamari da condividere, cozze alla marinara, pesce spada alla griglia  innaffiato con un Vermentino frizzante. Abbiamo trascorso una settimana “lavorativa” che non potremo scordare facilmente in luoghi cui si avrà sempre voglia di ritornare. Questo piccolo paradiso terreste che è la Sardegna e le sue coste si deve visitare categoricamente tra aprile e maggio, esattamente come avevamo fatto lo scorso anno; un periodo nel quale si ha maggiormente la possibilità di godere, a 360° e in tutta tranquillità, questa affascinante e piacevole delizia lontano dalla folla dei turisti. E’ stato un viaggio all’insegna del “tutto è andato bene” e di questi tempi è davvero un privilegio.

Post's song : "Drives me mad" performed by  Edward Fox & The Animal Kingdom

4/23

samedi, mars 11, 2023

Un sabato da replicare

Approfittando della temperatura mite con un sole pieno e un cielo terso mi sono avventurato in un sabato diverso dagli ultimi nei quali ho cercato di rilassarmi a casa per contrastare il periodo stressante al lavoro. Oltre all’anticipo della primavera mi sono ritrovato a fare una prova di cosa potrà avvenire quando, con l’inizio dell’anno, sarò in pensione. Con la mente sono tornato indietro al periodo post licenziamento di vent’anni fa quando ero in attesa di trovare un nuovo posto di lavoro. Allora mi ero costruito una giornata tra mente e fisico. Curavo il mio corpo al mattino con esercizi in casa al fine di mantenere una buon tono muscolare affiancando una alimentazione che mi permettesse un buon aspetto e un peso ideale. Allenavo la mia mente con la visione di film al cinema nel pomeriggio e fantasticavo sui viaggi che avrei potuto fare quando sarebbe stato possibile. Sono passati 18 anni da quando ho iniziato il mio nuovo lavoro al Poliambulatorio e mi mancano pochi mesi, il tempo di un parto, per costruirmi una nuova vita nella quale vorrei trovare il perfetto connubio tra mente e corpo. Vorrei sistemare tutte quelle cose che, per mancata voglia nei weekend ho sempre rimandato, vorrei imparare bene il francese, vorrei leggere i libri che ho riposto nella speranza di trovare il momento giusto per godermeli, vorrei ascoltare di più la mia musica preferita, vorrei andare con più frequenza al cinema, vorrei godere delle piccole cose della vita, come le cene o i pranzi con gli amici-fratelli e le colazioni con la mia amica del cuore Anna davanti al nostro cappuccino decaffeinato accompagnato da una brioche rigorosamente di lievito madre. In questo sabato di marzo, con addosso il mio gubbino di pelle d’agnello color blu sullo stile di Bradley Cooper in “Il sapore del successo”, le mie Adidas running blu ai piedi e le cuffiette ascoltando la musica del Depeche Mode ho dato il via a questo sabato particolare sulle orme di quelli che da anni Betty e Vito o Vito e Betty fanno. Nel primo step mi sono ritagliato il momento di andare al cinema al mattino, anche per la promessa fatta a Linda (Caridi) la sera precedente assistendo al suo spettacolo teatrale. All’uscita, secondo step, sono andato a mangiare una pizza al trancio in Corso Como gentilmente offerta dalla cameriera cinese alla quale avevo fatto dei favori al lavoro; Nel terzo e lungo step ho camminato tanto godendo della bellezza della mia città anche se non la amo più di tanto. Non ho mai sentito nessun tipo di radici nel mio sangue. Mi sento cittadino del mondo con spirito europeo. Alla fine guardando il mio smartphone sono rimasto felicemente sorpreso dei 17 km percorsi. Mente e corpo ecco il mio futuro. Star bene con la salute mentale e con quella fisica. Piccole cose senza il peso dei pensieri negativi, non chiedo altro. Farò qualche piccolo viaggio, da solo e in compagnia, andrò a godere anche di qualche piatto e di qualche bicchiere nei ristoranti che mi stuzzicheranno con i loro menù, andrò a teatro, andrò a qualche concerto, andrò in bicicletta. Spero anche di trovare un buon equilibrio nei sentimenti, chissà. Questo sabato mi ha dato nuovi stimoli, mi ha alleggerito i pensieri negativi, mi ha regalato una nuova speranza. L’arrivo della primavera è alle porte e dovrà essere una svolta per me. Piccole cose, piccole gioie. Ci devo riuscire. Ringrazierò in eterno i miei genitori che mi hanno regalato la vita, devo pensare a loro affinché siano orgogliosi di me.

Post blog's song : Ghost Again performed by Depeche Mode

3/23