"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

lundi, décembre 31, 2018

Il mio 2018 in viaggio ? Da Guinness dei Primati !

Obiettivo raggiunto : alzare l'asticella dei ricordi. Quando viaggio mi trovo al di fuori della mia quotidianità e mi focalizzo su aspetti diversi rispetto a quelli a cui sono abituato e sono libero di farlo. Associo quindi il viaggio alle mie emozioni positive. Del viaggio mi piacciono gli episodi, le storie, le sensazioni. Racconto di queste. Ricordo i profumi, i rumori, aspetti a cui non dò mai importanza nella vita di tutti i giorni. Quando sento un particolare profumo lo associo immediatamente a un’esperienza che ho fatto in passato e mi fa tornare in mente la circostanza, facendomi sorridere per il ricordo. I ricordi di un viaggio sono inestimabili, nel vero senso del termine. I ricordi di viaggio valgono il denaro speso. I miei ricordi sono spesso immortalati dalle fotografie che scatto con la mia piccola e fedele macchina digitale. Un altro modo per ricordare i viaggi, anche a distanza di tempo, è quello di raccontarli agli altri e io scrivo per avere una traccia indelebile negli anni. Ma anche comprare qualche oggetto o souvenir è un modo efficace per non scordare una vacanza. I bei ricordi di un viaggio mi aiutano nella vita di tutti i giorni. Durante un viaggio ascolto più musica, cammino di più, penso di più, non guardo la televisione, mangio cibo diverso, divento più curioso. Durante un viaggio sono felice e sono solo io e i miei pensieri propositivi.
E quest’anno di viaggi ne ho fatti tanti. Ho voluto alzare l’asticella e ho frantumato il mio record precedente stabilito proprio lo scorso anno. Nel 2018 ho pensato, creato e vissuto 20 piccole vacanze, ho preso “al volo” 48 aerei, ho visitato 18 nazioni diverse, delle quali 2 nuove (Ucraina e Israele), ho calcato i marciapiedi di 8 capitali delle quali 2 al debutto (Zagabria e Gerusalemme), oltre 30 le località esordienti, 25 gli aeroporti diversi, 58 le notti trascorse in 24 hotel e in 2 case, per un totale d 78 giorni in viaggio, 5 chilogrammi in più a fine anno e naturalmente “Londra e Parigi". Oltre all’aereo ho utilizzato i treni, gli autobus, i taxi, le biciclette e le mie gambe. Che dire … un 2018 da Guinness dei Primati personale. Probabilmente sarà un primato difficile da battere anche se naturalmente non mi porrò limiti. Di sicuro il 2019 sarà meno ricco di viaggi. Mi prenderò un po’ più di spazio per altre attività, per la cura della mia persona e diversificherò la tipologia del viaggio. Di sicuro punterò a migliorare la mia qualità di vita, farò quello che avrò voglia di fare, dirò quello che avrò voglia di dire, selezionerò, sceglierò, godrò di quei famosi giorni buoni. Tutto questo chiaramente se la salute me lo permetterà. Nient’altro. Auguro solo a chi mi vuol bene le gioie che solo la vita sa regalare, ma non solo per quest’anno … per sempre.

Post’s song : “You Got The World (Right Where You Want It)” performed by Graham Parker

jeudi, décembre 27, 2018

La "felicità" del bianco Natale in Puglia

Bianco Natale in Puglia, come da richiesta esplicita del Nick durante la degenza ospedaliera di fine maggio.. Era bastato l’input del “Cavaliere” che Vito si era messo in moto per organizzare al meglio i giorni da trascorrere nel periodo natalizio. E il tutto, ora che si è ultimato, è andato oltre le aspettative nonostante le “stravaganze” del capostipite stanco per gli acciacchi dovuti all’età. Mete prestabilite e mete in corso d’opera, locations spettacolari e locations storiche, il tutto condito da un’enogastronomia tipica e rivisitata. Cos’altro di meglio ? Un altro Natale trascorso insieme al gruppo storico, quello di Copenhagen, della Toscana, di Napoli e di Roma. Il Nick, il Vito, la Betty, Edoardo e il sottoscritto. Affiatati nelle scelte e negli orari, sfrecciando per le strade di Puglia costeggiando il mare con la Kia Carens presa a noleggio all’aeroporto di Brindisi. Natale in famiglia nella terra di famiglia da parte paterna. Bianco Natale non per la neve ma per via del colore delle abitazioni dipinte di calce di alcune meravigliose località che abbiamo visitato, in primo luogo quella che ci ha ospitato nelle prime due notti, Ostuni.
Ostuni è stata un’autentica sorpresa e dalla terrazza del Relais dove abbiamo soggiornato si poteva ammirarne lo splendore nella sua interezza. Ostuni è in provincia di Brindisi ed è caratterizzata da un labirinto di stradine e vicoletti che abbiamo percorso su due “ape-car”  (piccolo veicolo a tre ruote) sulla stregua di quelli a noi familiari dell’Isola d’Ischia. Un “tour” divertente e istruttivo grazie a due giovani intraprendenti guide. L’ape-car, viste le sue piccole dimensioni, si infilava facilmente in ciascuna strettoia svelando ogni angolo nascosto del borgo della città antica. Costruzioni spesso scavate nella roccia, unite da archi o semiarchi di sostegno, palazzi signorili, portoni colorati a seconda dell’attività del padrone di casa e chiese, come la splendida cattedrale con un rosone stupendo, con il loro color ocra dorato da far contraltare all'abbagliante luminosità delle semplici abitazioni bianche.
Dopo il bianco di Ostuni, come da programma, sarà la volta del giallo-beige di Lecce. Lasciata l’auto appena fuori Porta Napoli ci siamo immersi alla scoperta del prestigioso patrimonio artistico della gemma del Salento, la culla del barocco. Lecce è elegante e a misura d’uomo. Camminando sulla lunga via Palmieri è tutto un susseguirsi di splendidi palazzi fino ad arrivare alla Piazza Sacra che racchiude il Palazzo Vescovile, il Campanile e il Duomo, edifici realizzati in pietra leccese secondo i canoni artistici del periodo barocco. Percorrendo poi via Vittorio Emanuele siamo giunti in Piazza Sant’Oronzo, dedicata al patrono della città e all’adiacente Teatro romano, specifico dell’arte romana. L’ora di pranzo è perfetta per provare due piatti della tradizione salentina : ciceri e tria (ceci e pasta cotta e fritta) e il pasticciotto nella versione torta (guscio di pasta frolla farcito con golosa crema pasticcera). Nel ritorno a piedi verso Porta Napoli la mia fedele Canon Ixus 275 HS in un ardito autoscatto per immortalare Vito, Edoardo e il sottoscritto in versione musicanti … ci ha lasciato le penne.
Il Cavaliere ha provveduto prontamente a finanziare l’acquisto, sempre devoto alla Canon, di una economica sorella minore in variante “rossa” in attesa di una mia scelta futura e ponderata su Amazon. Le prime nuove istantanee ci immortaleranno nel centro storico di Otranto e al tramonto con lo sfondo del Faro di Palascia, il lembo di terra salentina che rappresenta il punto più a est d’Italia. Domani è un altro giorno, domani è la vigilia di Natale, la destinazione è Bari. Lasciamo definitivamente il Relais e la “cartolina” panorama a tutte le ore di Ostuni e risaliamo costeggiando il mare. Vedremo da fuori l’esclusivo Borgo Egnazia, caro alla cantante Madonna, e ci sorprenderemo durante la prima sosta nell’affascinante borgo marinaro di Monopoli. Il pittoresco porticciolo, punteggiato da tante barchette colorate, è costeggiato da palazzine storiche semplici interrotte dall’eleganza di una abitazione in stile veneziano con un loggiato bianco ad archi. Si supera la “porta dell’antico porto” e si entra nel centro storico dove attendendo un buon caffè fermeremo il momento con una immagine del gruppo seduto sulle scale in un cortile che ricordava quello già vissuto nelle nostre escursioni nelle Cicladi.
Si risale ancora verso Polignano a Mare che si eleva sull'orlo di una scogliera. La statua di Domenico Modugno ci accoglie a braccia aperte il tempo esatto per mettere le gambe sotto il tavolo sulla terrazza a picco sul mare del panoramico ristorante “il Bastione” dall’atmosfera elegante con piatti gourmet di pesce. Ultimo felice “sforzo” e saremo finalmente a Bari, alloggiati come due anni fa al Palace Hotel. Sistemiamo nelle camere i nostri cinque trolley, tutti di colore diverso, e in taxi ci facciamo portare alla Basilica di San Nicola, quasi come un sopralluogo prima della messa di mezzanotte per venerare il Santo. Nel ritorno a piedi in albergo transiteremo per l’affascinante città vecchia dove ci sembrerà di far parte di un Presepe vivente. Buffet in hotel, riunione in camera davanti al televisore e poi di nuovo in taxi (andata e ritorno) per la messa di mezzanotte nella Basilica. Funzione accompagnata, nei primi venti minuti, da una colonna sonora di fuochi d’’artificio e botti liberi in puro stile Beirut.
E’ Natale ! Il giorno di Natale scopriremo un altro gioiello di questa meravigliosa terra di Puglia. E’ Trani. Affacciata su di un suggestivo porto e dominata dallo scenario mozzafiato del suo simbolo più emblematico, quello della splendida slanciata Cattedrale romanica. Fotografie a più riprese anche grazie a un cielo aiutato dal vento con mille nuvole di passaggio. Vito aveva prenotato un tavolo per il pranzo di Natale al ristorante Le Lampare al Fortino. Un luogo che racconta una lunga storia per riportare allo splendore un’opera sacra, la ex Chiesa di S. Antuono, e il fortino a essa inglobata. Menù alla carta all’altezza della meravigliosa location. Scelta più che azzeccata. Nel ritorno a Bari sarò io stesso a guidare la Kia Carens per dare un po’ di “fiato” a Vito che ha macinato chilometri su chilometri per tutti i nostri spostamenti di questo tour pugliese.
Il giorno di Santo Stefano ci riserverà l’ennesima sorpresa come fosse un regalo aggiunto al Natale. Bagagli in auto in attesa del volo di rientro a casa da Brindisi in serata e di nuovo si costeggia il litorale riscendendo verso il sud. Ci fermiamo di nuovo a Polignano a Mare per deliziare i nostri occhi dalle terrazze a strapiombo sul mare. L’ultima sosta sarà per il pranzo nella Tenuta Carrisi nel verde della campagna di Cellino San Marco. La Tenuta è di proprietà del “maestro” Al Bano, il celebre cantante pugliese. La Tenuta (hotel, ristorante, spa, enoteca) è nel cuore del Salento ed è stata costruita come un borgo antico tra boschi, vigneti e uliveti, a pochi km dal mare. A fine pasto, come annunciatoci da Elsa (collaboratrice del Ristorante Don Carmelo), il “maestro” è venuto a salutarci al nostro tavolo. Fotografie di rito, racconti di musica e di vita e scambio di auguri per le festività. Il nostro “tour” pugliese si è concluso con la piccola ciliegina sulla torta. Un plauso all’organizzatore Vito, dove tutti abbiamo avuto un ruolo importante e insieme abbiamo goduto delle bellezze di una terra meravigliosa.




Post's song : "Felicità" performed by Al Bano & Romina
12/18

mardi, décembre 18, 2018

Tel Aviv-Jerusalem opposite poles

Aspettavo questo viaggio da tempo e volevo che il tutto filasse nella maniera più bella e tranquilla possibile ed è stato così. Il mio viaggio in Israele è stato entusiasmante, istruttivo, coinvolgente ed emozionante. Le due destinazioni (direi anche le due capitali) Gerusalemme e Tel Aviv mi hanno regalato dei giorni splendidi ed esaltanti. Superati brillantemente gli interrogatori pre-volo da parte degli addetti della sicurezza della compagnia di bandiera El-Al all’aeroporto della Malpensa ho raggiunto Tel Aviv in piena notte. Dai finestrini dell’aereo vedevo le luci dell’aeroporto e il clima mi ricordava quello del film drammatico “Fuga di mezzanotte” e invece poi, ai controlli, tutto si è svolto velocemente per la mia gioia e per quella del tassista che mi attendeva con tanto di simpatico cartello  scritto a mano col nome “Michele Lele Bottalico”.
Poche ore di sonno e una fugace colazione israel-style e davo inizio al mio soggiorno in Medio Oriente. Avevo appuntamento per le 9 in punto sotto il mio hotel in pieno centro di Tel Aviv con la mia guida italiana “personale” contattata, con un giro di email nelle settimane precedenti il viaggio, dopo aver visto il suo sito su Internet. Non smetterò mai di ringraziare Rebecca per il giorno trascorso insieme a Gerusalemme. E’ stata meravigliosamente utile, preparata, simpatica e dai vari discorsi fatti sulla vita, sulle religioni e sulla politica ho capito che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Senza di lei non avrei mai potuto visitare Gerusalemme in maniera così esaustiva e toccante soprattutto percorrendo gli ultimi passi di Gesù Cristo, attraverso le quattordici Stazioni della Croce. Ho seguito, secondo la tradizione Cristiana della Via Dolorosa (o Via Crucis) tutta la sua passione, dal luogo dell’arresto fino alla sua crocefissione e sepoltura presso la collina del Golgota (Calvario) nella Chiesa del Santo Sepolcro.
Gerusalemme (nonostante il significato ebraico di “città della pace”), è la città più dibattuta al mondo. Gli israeliani la considerano la loro capitale legittima, ma le comunità internazionali riconoscono come tale Tel Aviv. Gerusalemme è la città santa allo stesso modo per gli ebrei, per i cristiani e per i musulmani; città del Tempio di Salomone, città della Passione di Gesù Cristo e città dell’ascesa di Maometto al cielo. La città è disseminata di sinagoghe, di chiese e di moschee ed è visitata ogni anno da milioni di pellegrini. La parte antica, chiamata Città Vecchia, all’interno delle sue mura lunghe quattro chilometri, contiene quattro quartieri distinti: quello ebraico, quello cristiano, quello musulmano e quello armeno. La capitale di Israele è il luogo santo per le tre più grandi religioni monoteiste (ebraismo, cattolicesimo e islamismo) e la si può ammirare in tutto il suo splendore in primis dal punto panoramico del Monte degli Ulivi da dove è incominciata proprio la mia visita insieme a Rebecca.
Il colpo d’occhio è stato emozionante e dove la cupola d’oro spicca su tutte le altre costruzioni. E’ il simbolo della città, la Cupola della Roccia (quella dorata), il principale luogo di culto islamico. Altro simbolo è la Basilica cristiana del Santo Sepolcro, costruita su una già esistente basilica a sua volta edificata sul luogo che, secondo la tradizione, è considerato la tomba di Cristo. Il luogo più affollato è il rappresentativo Muro Occidentale o Muro del Pianto (una parte rimasta del Tempio costruito dal Re di Giudea), sito sacro per eccellenza degli ebrei,, dove gli uomini da un lato (indossando obbligatoriamente la kippa) e le donne dall’altro, lasciano traccia della propria presenza inserendo tra le sue fessure dei larghi mattoni un bigliettino con una preghiera. La capitale di Israele è una città tutta da scoprire e approfondire, un luogo magico che traspira storia e misticismo con alle spalle un passato tormentato alternando occupazioni e devastazioni, glorificazioni e sciagure.
Io ho visitato solo la Città Vecchia ma mi sono ripromesso un giorno, in futuro, di trascorrere qualche ora anche in quella moderna. La giornata intera a Gerusalemme aveva avuto il suo termine e Rebecca mi ha riportato a Tel Aviv nell’hotel dove avevo presso alloggio, in pieno centro, a ridosso della piazza Dizengoff (primo sindaco della città). La location dell’hotel è stata davvero strategica, nel cuore delle case bianche in stile Bauhaus, costruite negli anni ’30 dagli architetti fuggiti dalla Germania nazista, decisamente innovative in terra di Israele. Queste case bianche brillano per minimalismo, con un design ben distinguibile per la loro luminosità e peculiarità. Anche degli anni trenta è l'anno di fondazione
del Museo d'Arte di Tel Aviv che 
ospita una collezione permanente d'arte classica e contemporanea.
Nei miei giorni era allestita una mostra temporanea di meravigliosi quadri di pittori impressionisti proveniente da Philadelphia e io non ho perso l'occasione visitarla.
Sebbene la distanza che separa Gerusalemme da Tel Aviv sia veramente trascurabile (circa settanta chilometri) ci troviamo di fronte a due poli opposti. Si passa da una città millenaria a una giovane. A Tel Aviv l’aria profuma di mare. Il mare è la loro vita. E il luogo dove è più facile comprendere il modo di vivere degli abitanti è il suo lungomare, dove splende un sole estivo quasi tutto l’anno (nei miei giorni a dicembre la temperatura ha oscillato tra i 20 e i 23 gradi) e dove si respira il gusto della libertà. Tanti sono i sostantivi che ho letto in accostamento a Tel Aviv. Si passa dal benessere alla creatività, dalla trasgressione all’intraprendenza. Gerusalemme è spirituale, Tel Aviv è laica. La parola che forse più di ogni altra esprime il perfetto connubio con Tel Aviv è “cool”. E’ proprio così : Tel Aviv è di tendenza, è alla moda, è moderna, è giovane.
Il segreto di Tel Aviv è proprio quello di essere l’opposto di Gerusalemme, l’altra espressione del mondo israeliano. Si potrebbe azzardare che Gerusalemme abbia un’anima filosofica e Tel Aviv una concreta. Tel Aviv è multi-culturale mentre Gerusalemme è multi-religiosa. Tel Aviv è il presente, Gerusalemme è il passato. Tel Aviv è come un laboratorio nel quale ogni giorno viene sperimentato il futuro. A Tel Aviv non ci sono monumenti secolari da visitare. La sua esistenza è giovane, ha superato da poco i cento anni. Se volete trovare la Storia dovete solo incamminarvi sul lungomare dove spicca la rocca di Jaffa, con i suoi minareti e i suoi campanili e col suo piccolo porto che alcuni indicano come il più antico al mondo. Tel Aviv è diversa da tutte le capitali che ho visto in questi anni.
Basta passeggiare per le strade per rendersene conto. Oppure come ho fatto io prendere una bicicletta a noleggio nei tanti punti dislocati in città e viverla spensieratamente. Ho provato l’esperienza dello shabbat, il loro giorno di riposo (sabato). Tutto diventa un luogo d’incontro, dall’alberato ed elegante Boulevard Rothschild con percorsi pedonali e ciclabili al grande parco Yarcon, vero polmone verde della metropoli. E allora basta sedersi nei tavolini all’aperto dei caffè e guardare che tutto scorre tranquillamente. C’è un detto, sui ragazzi di Tel Aviv. Durante il mio soggiorno ho letto su una rivista e ne riprendo interamente le righe seguenti che, anche quando suonano le sirene che annunciano il pericolo dei razzi nel conflitto palestinese, loro rimangono impassibili, incollati alle sedie dei caffè sulla spiaggia, a sorseggiare vodka e mojitos. Perché la regola, per questa città dalle mille luci e dai profumi di spezie, è una sola : continuare a vivere nonostante tutto. Sempre. Sono stato bene a Gerusalemme e Tel Aviv, anche dal punto di visto culinario.
Ho fatto man bassa di hummus, il piatto tipico del Medio Orientale, la crema di ceci e pasta di semi di sesamo (tahina) aromatizzata con limone e cumino, ma ho provato anche una pietanza, sempre popolare, di origini nordafricane lo shakshuka servito in un pentolino bollente con uova sode, pomodoro, peperoni e paprika. Per entrambi i piatti è obbligatoria la “scarpetta” con la pita (pane caldo). Ho provato anche le loro falafel, costituite da polpette di legumi speziate e fritte e un piatto del quale sono rimasto incredibilmente stregato, le melanzane affumicate con tahina e pomodoro. Straordinario. Avrei potute scrivere e scrivere ancora di questa vacanza in Medio Oriente ma le emozioni che si provano talvolta sono impossibili da raccontare con una penna o una tastiera, ma per fortuna resteranno indelebili nei miei ricordi. Shalom Israele. 



Post's song : "I'm looking through you" performed by The Wallflowers
12/18

dimanche, décembre 09, 2018

Como en el teatro desde el mirador toledano

Un viaggio tira l’altro in questo mio 2018 in continuo movimento e non potevo perdermi l’occasione di trascorrere un weekend nel cuore della Spagna a Toledo. Finito il mio turno di lavoro in ufficio ho avuto giusto il tempo di prendere al volo “il volo” per Madrid e poi il treno verso Toledo con arrivo in tarda serata. Toledo è una città che ha un fascino incredibile e scoprendola diventa oggetto di infinite curiosità. E’ una località da gustare piano piano anche se si hanno a disposizione solo poche ore. E io avevo a disposizione un solo tramonto e non potevo fallire. Perché quando si giunge a Toledo non si deve lasciar sfuggire l’opportunità di poterla vedere per intero dal fantastico Mirador del Valle, punto ineguagliabile per il panorama sulla città.
E lo si deve fare al tramonto durante il quale la forte presenza dell’ocra degli edifici della città si trasforma in dorato. La mattina di sabato, con il mio pensiero fisso all’appuntamento col tramonto e col panorama di Toledo, inaspettatamente si apriva con una fitta nebbia. Non mi sono perso d’animo e ho iniziato a godermi le bellezze conservate all’interno delle sue mura. Toledo è una delle città spagnole più ricche di monumenti, perché qui convissero per secoli cristiani, arabi ed ebrei. Ha un patrimonio artistico e culturale composto da chiese, palazzi, fortezze, moschee e sinagoghe e questa grande diversità di stili artistici ha trasformato il centro storico del capoluogo de Castiglia - La Mancia in un autentico museo all’aria aperta. Ho cominciato visitando il Museo del Greco che celebra il pittore manierista El Greco che trascorse gran parte della sua vita a Toledo, pur essendo nato a Creta.
Un museo rilassante con un bel cortile, un bel giardino e naturalmente gli edifici che ospitano molte opere di El Greco, soprattutto del suo ultimo periodo. Il museo si trova nel quartiere ebraico di Toledo e da lì ho proseguito il mio itinerario “incalzando” le due Sinagoghe, prima quella grande chiamata “El Transito” e poi poco distante quella di Santa Maria La Blanca. Le due sinagoghe sono la testimonianza del periodo di tolleranza religiosa che si ebbe a Toledo durante la dominazione araba. Più si cammina e più diventa affascinante la visita di Toledo, che si trova nella regione ricordata per l’opera principale dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes Saavedra, il Don Chisciotte della Mancia. E’ una città con alle spalle più di 2.000 anni di storia e tutto questo lo si respira, è nell’aria.
Toledo occupa una posizione strategica, costruita lungo il corso del fiume Tago e domina la valle dall’alto del Colle dove si staglia l’imponente Alcazar, l
a fortezza ben visibile anche a molti chilometri di distanza. Cerco di non perdere tempo nella speranza che la nebbia alzi il sipario, come a teatro e mi dirigo alla ricerca della Moschea del Cristo della Luce, l’antica Mezquita, non prima di essermi deliziato con una calda cioccolata inzuppando un paio di churros. Questo edificio religioso era la moschea all’interno della Medina ai tempi dell’influenza araba che ha mantenuto lo stile mudéjar. E’ arrivata l’ora di pranzo e la utilizzo dividendomi tra un assaggio dei formaggi del Museo del Queso Manchego e lo splendido street food dove il prosciutto crudo iberico (Bellota sopra gli altri) è di una bontà infinita. La nebbia mi tiene ancora compagnia ma non mi scoraggio. Vedo il sole dietro la coltre e confido nella sua uscita al momento giusto.Mi incammino dal Ponte dell’Alcantara e dopo una mezz’ora di buon passo raggiungo, in anticipo, il magnifico Mirador del Valle il punto panoramico dove mi ero dato appuntamento.
Mi siedo su una panchina e attendo. Attendo, attendo e attendo ancora. Passa una buona ora e mezza e finalmente come da desiderio si alza la “tela” della foschia e si gode della meraviglia della città
accolta sul colle, protetta dalle possenti muraglie e dallo scorrere adiacente del fiume Tago. Il colpo d’occhio è davvero impareggiabile. E’ il mio premio alla perseveranza dell’evento. E’ una cartolina indimenticabile di Toledo e la luce al tramonto crea uno spettacolo unico. Scatto fotografie il più velocemente possibile perché la nebbia incombe di nuovo. Mi accorgo che sono riuscito a godere di una vista unica, speciale, senza uguali. Me ne compiaccio e riprendo il cammino per un’altra mezz’ora proseguendo lungo la strada che costeggia il fiume fino al Ponte di San Martin.
Sono rientrato all’interno delle Mura e con la luce artificiale mi dirigo verso gli altri siti di interesse turistico che mi ero segnato. La tappa imperdibile è la Cattedrale in stile gotico costruita durante il periodo dei re cattolici tra l’inizio del XII e la fine del XV secolo.
La chiesa si affaccia su Piazza Ayuntamiento, dalla caratteristica forma, dove si trovano anche il palazzo arcivescovile e ovviamente il Municipio (Ayuntamiento in spagnolo). L’ultima sosta, prima della cena a base di deliziose crocchette di prosciutto, è il fulcro del centro storico di Toledo la Plaza Zocodover uno dei punti di ingresso della città. Toledo è anche nota per la produzione di oggetti in acciaio, come coltelli, spade, soprattutto durante il periodo di dominazione musulmana. Un’altra giornata splendida nel mio carnet dei viaggi di quest’anno. La domenica mattina comincia con un bel cielo azzurro che colora di rosa i monumenti che vedo dalle finestre della piccola Posada che mi ha ospitato per due notti, ma è solo questione di tempo. La nebbia ripiomba su Toledo. A questo punto decido di attuare il piano B, che avevo considerato proprio nel caso di giornata ancora con insistente foschia. Prendo il treno per Madrid, mi reco in Plaza Mayor, faccio un prolungamento della prima colazione con una tazza di cioccolato caldo e porras (la variante grossa dei churros), acquisto la maglietta “non originale” dell’Atlético Madrid per andare ad assistere all'ora di pranzo alla partita contro il Deportivo Alavés e mi compro un panino al prosciutto crudo di Bellota al Mercato di San Miguel.
C’è un bellissimo sole a Madrid, la scelta è stata azzeccata. Vedrò dagli spalti la vittoria dell’Atletico Madrid per tre reti a zero. Lo stadio era pieno e lo scenario davvero caloroso e colorato. Un weekend ricco, un weekend gustoso, un weekend particolare. Toledo ti strega per la quantità e la diversificazione dei beni artistici “regalati” dalle popolazioni che l’hanno conquistata nel corso dei secoli. Il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco proprio grazie anche a questa caratteristica: la coestistenza nello stesso territorio di tre grandi religioni, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, che hanno creato una cultura eterogenea unica al mondo. E’ conosciuta proprio come “la città delle tre culture” ed
è appassionante percorrere le sue stradine, perché conserva integro il tracciato medievale. E’ il giusto antipasto al viaggio che compirò nella prossima settimana in Israele dividendomi tra Gerusalemme (la città Santa per eccellenza e culla delle tre religioni monoteiste) e la giovane e moderna Tel Aviv.

Post's song : "Coming up" performed by Paul MacCarney
12/18

lundi, décembre 03, 2018

Copenhagen Station

Seconda casa. Considero Parigi la mia seconda casa per eccellenza perché la conosco più di tutte le altre e la sento più vicina al mio stile di vita, al mio carattere e come ho detto più volte è quella che gioiosamente associo, sognandola, a un eventuale mio trasferimento futuro. Posso altrettanto asserire che anche Londra, per via della mia fede calcistica, in qualche modo lo sia diventata in quanto soggiorno sempre nella stessa zona e la “sfrutto” per ricaricarmi quando ho le batterie scariche. Ma c’è una città dove effettivamente “ho” realmente una seconda casa, anche se è di proprietà di mio nipote Edoardo che ci vive da ormai dieci anni. Naturalmente sto scrivendo di Copenhagen e l’ho sempre vissuta in compagnia e mai nei miei viaggi in solitario. Potrei affermare che Copenhagen è la mia casa di famiglia. Il titolo del post prende spunto dall’ultimo concept album (Egypt Station) di una vera leggenda vivente della musica : Paul McCartney.
Il musicista e compositore di maggior successo nella storia della musica pop, durante il suo tour mondiale “Freshen up”, aveva scelto anche Copenhagen come location e noi (Vito, Betty, Edoardo e il sottoscritto) non ci siamo fatti sfuggire l’occasione dell’abbinamento “concerto-città”, il tutto caldeggiato dall’atmosfera dell’inizio del clima pre-natalizio. E questo meraviglioso “clima” lo abbiamo ritrovato subito dopo l’arrivo cenando nella centralissima piazza di Kongens Nytorv, proprio nel cuore di Copenhagen, al Bistrot Royal già agghindato con le luci del Natale alle porte. Carne alla griglia impareggiabile accompagnata dalla birra di Natale in un contesto davvero suggestivo. Partenza col botto si direbbe …e anche i giorni a seguire avranno la stessa lunghezza d’onda. Nonostante il clima, in questo caso meteorologico, non fosse dalla nostra parte non ci siamo persi d’animo e abbiamo sfidato il grigio, il vento, la pioggia e il freddo inforcando le nostre biciclette seguendo itinerari e piste ciclabili che solo Copenhagen ti offre.
Tutte le volte che ritorno da un viaggio appena trascorso nella capitale danese mi “parte” la voglia di acquistare una bicicletta in piena regola e con il prestigio di quella appena utilizzata a noleggio (vedi il trittico sella-manubrio-cambi). Dalla “nostra” casa al centro della città ci separano solo una ventina di minuti di tranquilla pedalata e ogni giorno, dopo la prima colazione consumata tra le quattro mura, quello sarà il nostro allenamento per arrivare nei posti che avevamo programmato. Ed eccoci subito in uno dei luoghi più affascinanti di Copenaghen, il pittoresco canale di Nyhavn, la zona del vecchio porto della città, da sempre rifugio di marinai, scrittori e cicloturisti come noi. Lo sfondo è una location perfetta per gli amanti della fotografia grazie alla combinazione magica delle caratteristiche abitazioni colorate, le luci e le barche che punteggiano le acque del canale, alle quali in questo periodo si aggiungono le bancarelle natalizie.
E’ lo scorcio di Copenaghen più caratteristico ed è un’irrinunciabile passeggiata e un punto di ritrovo sia per gli abitanti che per i turisti. Il tempo di questa piccola incursione ed è arrivata l’ora di pranzo che ci porterà in cima ai tetti del “rooftop” del grande magazzino Illum. Sarà ancora la birra di Natale a rallegrare il pasto questa volta a base di cozze e fish & chips in versione mista. Di nuovo in sella, anche per smaltire qualche caloria, e ci presentiamo davanti all’hotel d’Angleterre nella speranza di intravedere la sagoma del grande Paul McCartney illudendoci sulla stregua dell’incontro reale di Vito e Betty con Bruce Springsteen di qualche anno fa. Attesa disillusa (ahinoi). Il buio arriva presto in questa parte dell’anno e quindi torniamo nella “nostra” casa per prepararci all’evento musicale serale. La Royal Arena la raggiungeremo con l’autobus e la metropolitana. Il luogo è un'arena moderna multifunzionale con una capacità di 16.000 ospiti, dal design accattivante (Danimarca docet).
Scopriremo poi all’interno, durante il meraviglioso iconico concerto di Paul McCartney, anche una buona acustica, un buona visione e buon comfort sugli spalti. Noi, con l’aggiunta di Mischa, amico di Edoardo, lo vedremo in piedi da buona posizione e con l’aiuto dei grandi schermi laterali al palco. Paul McCartney 76 anni “suonati” nel vero senso della parola, manda in visibilio il pubblico dell’Arena alternando pezzi famosissimi dei Beatles ad altrettanti conosciuti degli Wings e alla promozione dell’ultimo lavoro da solista  “Egypt Station” uscito a settembre. Una performance durata quasi tre ore per il nostro stupore e la nostra gioia, letteralmente estasiati dall’esibizione di un vero mostro sacro del panorama musicale mondiale, con una chiusura senza fine cantando tutti insieme "Hey Jude”. Un concerto che entra in grande stile negli eventi da vedere almeno una volta nella vita. Ma c’è ancora Copenhagen da vivere in questo lungo weekend di fine novembre inizio dicembre. Ancora in bici e ancora in centro.
Questa volta incontreremo Mischa sul luogo dove lavora sempre al “Rooftop” dell’Illum in un punto gourmet con un’ottima scelta di bottiglie di vino internazionali (alcune gelosamente custodite in una cantinetta a vista). Mischa ci coccolerà con un pre-pranzo con salumi e formaggi, birre, vini e gløgg, una sorta di vin brulé con uvetta, mandorle, cardamomo e arancia rinforzato da una buona dose di brandy. Il tutto verrà suggellato dall’istantanea di gruppo scattata sulla terrazza con vista impagabile sui tetti della città. Il pranzo in zona Nyhavn sarà a base di smørrebrød, preparazione tipica della cucina danese. In pratica un sandwich aperto visivamente accattivante per via degli ingredienti (carne, pesce, formaggi, uova chi più ne ha più ne metta) che accompagnano la fetta di pane, in genere, di segale di color marrone.
Viene accompagnata oltre che dalla birra anche dalle snaps (grappe). Si riprende la bicicletta e, con le luci della sera sebbene sia pomeriggio appena iniziato, ci dirigiamo verso i Giardini di Tivoli, il parco divertimenti, vera istituzione a Copenhagen. Ci aspetta la mamma di Misha che ci “regala” letteralmente l’ingresso. All’interno sono splendide le decorazioni natalizie e l’atmosfera (attrazioni ed eventi musicali) è davvero unica. L’ultimo sforzo sui pedali verso casa sarà ricompensato dalla pizza ordinata a domicilio. La mattinata di domenica verrà consumata al Tolboden che si trova vicino all'acqua del vecchio terminal dei traghetti nel porto di Copenaghen. La posizione incantevole, aggiunta alla varietà e alla qualità del brunch del fine settimana e alla piacevole compagnia di Lorenzo (amico di Edoardo) e della sua fidanzata ci ha regalato il giusto finale a una piccola vacanza nella “nostra” casa in terra danese.

Post's song : "A Hard Day's Night" performed by The Beatles
11-12/18

lundi, novembre 19, 2018

Tintin et la gemme de Dinant


«Se mi sono messo a viaggiare non è stato solamente per vedere nuovi paesaggi o per documentarmi, ma per scoprire altri modelli di vita, altri modi di pensare: insomma, per allargare la mia visione del mondo.» Questa frase, che identifica perfettamente il mio pensiero di viaggiatore, l’ha scritta Georges Prosper Remi più conosciuto al mondo con lo pseudonimo di Hergé, il fumettista belga, creatore di Tintin. Ed è proprio il Belgio la meta di questo mio weekend di metà novembre. E’ il ritorno al Belgio della Vallonia francofona, polmone verde nel cuore dell’Europa, dopo il viaggio a Liegi dello scorso anno. Uno sguardo al meteo compiacente e la scelta azzeccata di Dinant come destinazione.
Dinant è una autentica località da cartolina, un'incantevole gemma incastonata tra una falesia e il fiume Mosa. Basta soltanto attraversare il ponte intitolato a Charles De Gaulle, che qui fu ferito combattendo contro i tedeschi nel 1914, e fermarsi sulla banchina del lungofiume accanto alla sua statua. Qui godrete l’immagine di Dinant più affascinante : lo sguardo che sale verso l’imponente Cittadella sovrastante e il bulbo del campanile della Collegiata di Notre-Dame in pietra nera, il tutto incorniciato dal nastro di case colorate, negozi e ristoranti posti lungo la riva del fiume. Un quadro da ammirare a tutte le ore della giornata. Come è da ammirare lo strapiombante panorama che si offre davanti ai vostri occhi arrivati in cima alla Cittadella prendendo, alle spalle della Collegiata, la funivia sospesa che si impenna a 100 m d’altezza o percorrendo, con le gambe adeguatamente allenate, una ripida scalinata di oltre quattrocento gradini (408 per l’esattezza). Qui si domina tutto e lo sguardo di insieme mi ha permesso di individuare le tappe successive del mio itinerario alla ricerca delle attrazioni di Dinant.
Dal belvedere della “Cittadelle” arroccata sullo spuntone di roccia che domina la stretta vallata si nota subito il fiore all’occhiello di questo borgo del Belgio: la chiesa (o Collegiata) gotica di Notre Dame, con il suo caratteristico campanile a forma di bulbo. Dalla base della Collegiata inizia il percorso che porta a due delle tre “icone” diventate famose in tutte il mondo che hanno avuto origine in questa cittadina belga : il sax (sassofono) e la birra Leffe. La terza è legata alla leggenda delle “Frites”, le patatine fritte. Camminando lungo la strada parallela al lungo fiume ci si imbatte nella  statua di Adolphe Sax seduto su una panchina. Adolphe Sax, nato a Dinant, è l’inventore del sassofono. E proprio dietro la sua statua si trova uno spazio-installazione che racconta la vita e le opere del musicista attraverso un allestimento accattivante impreziosito da suoni ed estratti musicali. Non si tratta di un vero e proprio museo, ma di una “maison” dove viene studiato e presentato il suo lavoro.
La storia di Dinant è rigorosamente intrecciata con quella dello strumento musicale inventato da “Monsieur” Sax e passeggiando per la città vi imbatterete in molte statue raffiguranti questi strumento a ricordo del suo mitico inventore. Le piazzette, le vie del centro storico e soprattutto il ponte De Gaulle sulla Mosa sono chiazzati dalle forme allegre di coloratissime sagome di sassofono. Superando la statua di Sax e proseguendo sulla stessa riva del fiume si raggiunge l’abbazia duecentesca di Notre-Dame de Leffe (purtroppo oggi non visitabile), da cui per secoli è stata prodotta la celebre birra (ora le etichette con il marchio sono confezionate industrialmente a Leuven). I monaci dell'abbazia iniziarono a produrre la loro birra per due ragioni: la paura di bere acqua contaminata, che trasmetteva malattie ed epidemie mortali e l'ospitalità verso i viaggiatori e i pellegrini di passaggio. A poca distanza, sulla parte opposta del fiume si può andare a curiosare alla Maison Leffe un vero e proprio museo con installazioni interattive, che utilizzano moderni touch screen.
Qui si scopriranno la storia e i segreti di questa mitica birra risalenti al 1240 e potrete degustare le nove varietà della loro produzione e ricevere l’omaggio del classico bicchiere. La Maison Leffe è ospitata nella cappella dell’antico e affascinante convento
di Bethléem, oggi trasformato in hotel con ristorante annesso. La terza “icona” di Dinant narra la leggenda secondo la quale gli abitanti di Dinant fossero soliti friggere i piccoli pesci pescati nella Mosa. Durante il lunghi inverni però il fiume ghiacciava e così è nata l’idea di utilizzare le patate, tagliandole a forma di piccoli pesci, e friggerle nell’olio bollente. Ecco spiegata la storia delle Frites e della straordinaria bontà delle stesse con la doppia cottura che le lascia croccanti all’esterno e morbide all’interno.
Un’altra attrazione da non perdere è il Rocher Bayard, una spettacolare guglia di roccia di circa 35 metri di altezza completamente staccata dal resto della falesia a ridosso del fiume. Dinant mi ha conquistato per la bellezza d’insieme e per la tranquillità del luogo. Ho camminato tanto anche per bruciare le calorie in corpo grazie regalate dalla sostanziosa gastronomia belga che verrà relazionata nel finale del racconto. E’ stato un sabato felicemente intenso, baciato dal sole e dal cielo completamente azzurro privo di nuvole, confortato dalle mie riflessioni solitarie, staccato dalla quotidianità del mio habitat. La mattina di domenica ho preso il treno in direzione aeroporto fermandomi a metà strada a Louvain-le-Neuve per una sosta culturale alla scoperta
del favoloso mondo di uno, per me, dei più grandi artisti del XX secolo, Hergé, omaggiato a inizio post. In un luogo magico dalla costruzione audace e luminosa si fa un viaggio nel cuore dell’artista attraverso ottanta tavole originali, ottocento fotografie, documenti e oggetti vari con uno sguardo appassionato alla vita e all’opera di Tintin, la sua creazione più famosa.L’edificio che ospita questo mondo sognante è fuori dagli standard tipici ai margini di un piccolo parco nella bellissima provincia del Brabante Vallone.
Graphic designer, pubblicista, sceneggiatore e pittore, Hergé era tutto questo e molto altro ancora. Un uomo dai molteplici talenti. Ho ancora qualche ora da spendere di questo spensierato weekend e le userò recandomi, sempre in treno, nel cuore di Bruxelles … la Grand Place. Un salto nell’atelier di Tintin, una mitragliata di scatti dell’architettura “merlettata” della piazza e vista l’ora di pranzo una sosta gustosa in un locale (Ballekes) con personale giovane e intraprendente che propone un piatto autentico della gastronomia belga : le boulettes (polpette di carne).
Per pochi euro si possono scegliere le differenti carni (manzo, maiale e pollo), accoppiando la grossa polpetta a una delle sei salse proposte, a un contorno e a una bibita a scelta. Io ho scelto la polpetta di manzo, con salsa di crema di verdure ispirata allo waterzooi di Gent, le morbidissime crocchette di patate e la mia Coca-Cola zero che ha sostituito il fiume di birra bevuto a partire dalla serata del mio arrivo. Ho provato per prima una Leffe bionda insieme a un cartoccio di patatine fritte e ho poi continuato nella giornata di sabato, degustando nella visita alla Maison Leffe la “Ruby” incredibilmente fruttata e nel loro ristorante a cena la Leffe bruna (la mia preferita). A pranzo avevo scelto, inseguendo la tradizione,  l’immenso piatto di moules (cozze) e patatine nel locale Chez Bouboule autodefinitosi come da insegna “Le roi des moules” (il re delle cozze). Cultura e gastronomia in questo mio viaggio in territorio belga; un weekend semplicemente inappuntabile, immedesimandomi nella figura di Tintin alla scoperta della gemma di Dinant, come da titolo del personalissimo racconto. In Belgio non dimenticatevi di assaggiare una gauffre (cialda croccante fuori e morbida dentro, cotta su doppia piastra) … provatene una al cioccolato dal “Maitre” Pierre Marcolini in una delle sue pasticcerie (all’apparenza gioiellerie) coi fiocchi. “Voilà c’est tout.” (questo è tutto).

PS in questo viaggio ho preferito una bruna a una bionda. 
Si trattava di una birra, ma forse anche un monito a guardare oltre ...

Post's song : "Romantic" performed by Hooverphonic
11/18

jeudi, novembre 08, 2018

Mod revival in London

Camminare per Londra per me significa caricare la batteria dei pensieri positivi. Lo faccio una volta l’anno e in genere durante il periodo autunnale, quasi fosse una terapia programmata. Lo faccio con tutta la spensieratezza di chi deve passare un weekend godendo dei piaceri della vita mischiandomi tra la popolazione e i turisti cercando quelle idee curiosamente particolari, quegli spunti creativi che solo una metropoli così viva ti regala. Certo il mio pretesto parte sempre dall’emozione di vivere l’esperienza “blues” all’interno dello stadio Stamford Bridge di proprietà del Chelsea e attorno al mio essere “blue”, che in più di un post in questi anni è emerso amorevolmente, ho “programmato” una tre giorni in un perfetto mix di prelibatezze culinarie, shopping eccentrico e passeggiate alla ricerca dell'originalità. Per non perdere un solo minuto di tempo avevo scelto il volo della British Airways che mi ha proiettato immediatamente nel cuore della City, partendo da Linate all’alba e atterrando nell’aeroporto cittadino con l’orologio che ti riporta indietro di un’ora. Poche attese ai controlli, il treno veloce associato alla claustrofobica metropolitana e sono a King’s Cross la mia base da anni nei viaggi in solitario. Prima colazione per ricordarmi di essere un “breakfast man” con uova alla benedict classiche (piatto della tradizione americana, con uova in camicia e salsa olandese), fette di pane tostato pronte per essere spalmate con burro salato e marmellata d’arance e un buon caffè in tazza grande obbligatoriamente affiancato, per il mio gusto, dal bricco di latte.
Ora sono pronto per affrontare il buon cammino della giornata programmata. Vado ad acquistare a prezzo scontato la maglietta blu del Chelsea della stagione calcistica in corso nel negozio che si affaccia su Piccadilly Circus. Il tempo meteo è dalla mia parte anche questa volta e la foto cartolina dei pannelli pubblicitari luminosi con davanti la statua dell’Eros ne è la prova evidente. Covent Garden, centro della vita culturale e artistica, è a due passi e la raggiungo per verificare che la preparazione delle festività natalizie è già a buon punto. Conosco bene Londra, quasi come la mia adorata Parigi, e quindi posso godermela senza la smania di chi si ritrova per la prima volta in questo mondo entusiasticamente frenetico. So come muovermi e dove indirizzarmi, ma lascio sempre al mio intuito e alla mia talentuosa curiosità  le sorprese che mi riserva la città del Big Ben attualmente incerottato per ristrutturazione (e penso a chi non era mai stato a Londra e ha deciso di venirci quest’anno …).
Mi sorprendo nel sorridere su questa riflessione. Quasi senza accorgermene mi ritrovo in Carnaby Street la via “cult” di Londra, nel quartiere di Soho divenuta popolare tra i seguaci dello stile Mod negli anni sessanta, All'epoca si potevano trovare molti negozi di musica indipendente e boutique di moda anticonformista e fu creato il termine di Swinging London per l’insieme di tendenze e dinamiche culturali che si svilupparono in Gran Bretagna in quegli anni. Oggi Carnaby Street è meno alternativa ma c’è ancora un negozio che vuole tenere alto lo spirito dei tempi del suo fasto, ispirandosi allo stile e alla cultura mod degli anni ’60. E’ quello della Pretty Green la linea di abbigliamento fondata da Liam Gallagher, ex frontman degli Oasis. Linea di abbigliamento, solo maschile, dove trovo originalità, un po’ snob ma sicuramente stravagante. Il mio momento shopping ha preso vita con l’acquisto di un maglioncino, che ho ritratto nel camerino del negozio alla prova di vestibilità e che potete vedere nella foto del post. Mi è venuta fame e il piccolo ristorante di fish & chips dove avevo prenotato è a cinque minuti di camminata. Cod (merluzzo) in porzione regolare, patatine fritte tagliate all’antica e salsa bernese, questo sarà il mio pranzo. Al termine torno in hotel per depositare i sacchetti dello shopping e per ricaricare i miei dispositivi elettronici.
Giusto il tempo per rilassare la muscolatura dei polpacci e riprendo il mio cammino londinese. E’ tempo di saltare dalla parte opposta del Tamigi, la riva destra. Il quartiere è quello di Southwark, la meta che negli ultimi viaggi londinesi sta diventando una delle mie preferite. Calciando le foglie dell’autunno, passo davanti al rinnovato Globe (il tempio di Shakespeare), alla Tate Modern, al Borough Market e alla moderna silhouette del City Hall (Municipio). Scatto le “mie” fotografie con lo sfondo del London Bridge. L'illuminazione naturale del giorno lascia spazio a quelle del tramonto prima e a quella della sera poi. E’ un vero spettacolo di luce. E proprio con la visuale d’insieme del Ponte e del Municipio mi siedo al tavolo del Dim’t dove si concluderà la mia prima intensa giornata a Londra. Qui si celebra il cibo asiatico e dove i dim sum (ravioli) sono il loro biglietto da visita culinario. Adoro questa cucina orientale. Riprendo l’amico “Tube” (metrò) e torno nella mia zona. Vado a fare gli ultimi acquisti proprio all’interno della stazione di King’s Cross nel negozio ispirato alla saga del mondo magico di “Harry Potter” e dove i turisti fanno la coda per farsi fotografare spingendo il carrello oltre il binario 9 e tre quarti. La cravatta giallo-rossa dei Grifondoro sarà mia. Stanco nel fisico ma felice nella mente mi attende il comodo letto a due piazze della mia camera. Il risveglio è felice. E’ domenica, è il giorno della partita derby del Chelsea contro il Crystal Palace (altra squadra di Londra). Indosso i miei nuovi occhiali a montatura blu con una lente tonda e una quadrata. La gente notando l'originalità del mio accessorio da vista sorride.
La mattinata la spendo tra una fugace visita del British Museum e una lunga camminata ai margini dell’Hyde Park. A mezzogiorno avevo prenotato un tavolo nel ristorante Céleste ospitato all’interno del lussuoso hotel “The Lanesborough”. La sala da pranzo è riccamente decorata ed è “naturalmente" illuminata durante il giorno da un tetto di vetro a cupola. Avevo optato per il Céleste per provare un piatto della tradizione anglosassone nella versione moderna creativa : le scotch eggs (uova sode farcite, impanate e fritte). Gusto delizioso e croccantezza leggera. Scelta azzeccata abbinata a un bicchiere di vino bianco portoghese del Douro (la zona dove avevo trascorso qualche giorno nel mese di settembre). Terminato il memorabile pasto riprendo la via per andare allo Stamford Bridge.
Il bus 14 a due piani transita proprio davanti l’entrata dell’hotel.
Salgo al “primo piano” e mi godo la visione delle vie dall’alto. Il resto del pomeriggio è pura formalità. Consegna del biglietto della partita procuratomi da Gary Staker il team manager del Chelsea, foto di rito insieme e visione dello spettacolo del match. Tre reti a una sarà il risultato finale, la mia striscia vincente continua. Il dopo partita è scandito da una lunga camminata iniziale per riprendere il bus che mi riporterà proprio al centro dell’ombelico di Londra : Piccadilly Circus. E’ ormai buio, passeggio tra le vie della zona “cinese” alla ricerca di un ristorante sempre di ispirazione orientale. Ne proverò uno vietnamita. Le luci della sera sono al massimo del loro splendore e io mi gongolo di aver vissuto un’altra giornata perfetta.
Musica “sparata” nelle cuffiette e un'altra lunga gioiosa camminata mi riporterà a “casa”. Il mattino seguente, quello della giornata del rientro, lo vivrò percorrendo ancora intensamente le vie di Londra. Oxford Circus e il grande magazzino di Selfridges mi aspettano. Guardo il reparto già pronto per l’arrivo del Natale, cerco ispirazione nelle sue originali creazioni e riprendo l’itinerario che mi catapulterà in zona Bank dove il treno mi condurrà all’aeroporto per il volo di ritorno. Un’ultima sosta in una “taverna” tradizionale con una birra e un classico grosso sandwich a base di pollo e bacon. Riguardo le fotografie dei tre giorni, mi preparo per l’ultimo autoscatto indossando il maglioncino a righe larghe acquistato nel negozio “Pretty Green” e vado a custodire i miei ultimi pensieri felici. Londra non mi delude mai, anche se la trovo sempre più presa d’assalto dal turismo di massa in questo caso coincidente con il ponte di Ognissanti. Quando “London calling” (chiama) io rispondo sempre.

Post's song : "Church of the poison mind" performed by Culture Club
11/18