"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

vendredi, janvier 27, 2017

La couleur de l’hiver, tendance Bordeaux

Avevo letto di recente che il colore di questo inverno sarebbe stato il bordeaux. Così ho deciso di andare a celebrare questa tendenza invernale proprio nella città da cui prende il nome. Il nome deriva dal colore rosso scuro che ricorda quello del vino prodotto in Francia nella regione di Bordeaux. E’ un colore caldo e avvolgente, è un colore elegante e chic, proprio come la città di Bordeaux. Bordeaux va fiera del suo lifting, durato circa quindici anni, nel quale si è rinnovata e ha ritrovato l'aspetto e l'anima borghese di un tempo restaurando, con la pietra chiara, le facciate dei suoi bei palazzi del centro storico. Sempre col progetto di riqualificazione urbana ha valorizzato il lungofiume della Garonna e ha dotato la città di tram moderni e silenziosi alimentati dal suolo. Bordeaux è rifiorita e lo si nota anche vedendo i locali, i ristoranti, le brasserie e i bistrot sempre pieni di giovani. Proteggere e rivalutare il patrimonio senza stravolgere l'identità che la contraddistingue : questa è la nuova Bordeaux. Una città che incarna l'arte del vivere e lo dimostra anche la recente apertura della spettacolare struttura sulla Garonna denominata la Citè du Vin (la Città del Vino), un allestimento culturale dedicato al nettare diVino. Un luogo di scoperte, un viaggio nel tempo, uno spazio di avvicinamento al mondo enologico. Bordeaux  per gli intenditori, come leggo nel sito del turismo, costituisce “una delle più grandi estensioni di vini fini al mondo” e Margaux, Saint-Emilion, Sauternes, Pessac, Pauillac, Pomerol sono i nomi più conosciuti. E per abbinare questi splendidi vini che sono l'orgoglio di questa regione viticola c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si racconta che a Bordeaux ci sia la più alta percentuale di ristoranti per numero di abitanti. Si contano bistrot e brasseries a ogni angolo della città che propongono le prelibatezze dei migliori prodotti del Sud Ovest: il fegato d’oca (il mio preferito nella versione scaloppa) e di anatra delle Landes e del Périgord, il manzo di Bazas, i famosi tortini canelès al rum profumati di vaniglia (croccanti all'esterno e morbidì dentro)  e naturalmente le ostriche del bacino di Arcachon sull'Atlantico. Io mi sono avvicinato al mondo del vino da più o meno dieci anni e Bordeaux e i suoi dintorni sono assolutamente i posti che lo valorizzano. Ho provato e lo segnalo per i cultori una enoteca moderna ed elegante dove si trovano e si possono degustare "crus" molto importanti, la Max Bordeaux Gallery. Nelle vetrine interne sono esposti diversi vini, tenuti sottovuoto a temperatura controllata, con la possibilità di assaggi da 2 euro fino a 30 euro al bicchiere (per i vini prestigiosi). Sugli scaffali ci sono i tablet con tutte le schede dei vini che si possono degustare con tutte le indicazioni del caso. Io non mi sono lasciato sfuggire questa occasione e ho provando due bicchieri (da 30 e 15 euro) di "grand crus" di vino rosso "Bordeaux" della regione : un Chateau Mouton-Rotschild del 2004 (Pauillac) e un Chateau La Conseillante del 2006 (Pomerol). In questi anni di onorata "carriera" di blog writer di viaggi ne ho degustati parecchi di vini sopra lo standard ma per quei prezzi e per quella minuscola quantità almeno volevo svenire per la causa. Contrariamente alla stesura di tantissimi post sulle meraviglie del mondo questa volta ho descritto prima la parte "ludico gioiosa" del mondo enogastronomico e ora nel dettaglio cercherò di fare del mio meglio illustrandovi quella storica della città di Bordeaux. Inizio con la elegante Place de la Bourse che da molti secoli è l’emblema di Bordeaux nel mondo intero. La sua reputazione è nell'aver contribuito allo sviluppo della città con i commerci sulla Garonna. Di fronte alla piazza, si estende, in prossimità della Garonna, lo specchio d'acqua artificiale più grande del mondo che purtroppo nel periodo invernale non è funzionante e quindi mi vedrà felicemente coinvolto nel ritornarci. Al centro della piazza divenuta il punto d'incontro d'eccellenza per tutti i bordolesi e per i turisti, è collocata la "Fontana delle tre grazie", che rappresenta le figlie di Zeus. Archiviata la signorile piazza ora non dovete far altro che perdervi nel cuore della città. Lasciando il lungofiume e tornando verso il centro storico mantenete la sinistra (sempre per quanto mi riguarda) ed entrate in un dedalo di viuzze che nascondono botteghe che variano da quelle delle prelibatezze enogastronomiche a quelle degli abiti vintage. Senza accorgervene vi ritroverete a ridosso della splendida Porta conosciuta come quella del Grosso Orologio (Porte Saint-Eloi). Se siete in vena di shopping convulsivo prendete la parallela Rue Saint Catherine, che con il suo oltre un chilometro di strada pedonale è la più lunga d'Europa del suo genere. Durante il lungo percorso potete deviare scorgendo le alte torri che compongono parte della facciata della Cathédrale Saint-André, l'edificio religioso più importante della città oppure prolungare di nuovo verso il lungofiume della Garonna dove incontrete un'altra Porta storica dall'aspetto gotico la Porte Cailhau. Andando invece verso la stazione incontrerete Place de la Victoire con il suo arco e il suo obelisco tendente al rosa. C’é tanto e tanto ancora a Bordeaux. Ad esempio non ho perso l'occasione di visitare il modernissimo e nuovo stadio di calcio (costruito per gli europei dell'anno appena trascorso) e godere dello spettacolo di una partita tra la mia equipe preferita francese, il Paris Saint Germain contro la locale squadra dei Girondini di Bordeaux. Per la cronaca hanno vinto i "miei" per quattro reti a una nella semifinale di Coppa di Lega. Bordeaux oltre alla sua eleganza trasmette la gioiosa voglia di vivere. È incantevole passeggiare senza una meta precisa, verrete condotti sicuramente in un angolo meraviglioso della città. Siete stanchi di passeggiare sui duri marciapiedi della città ? Allora andate in stazione e prendete un treno per Arcachon. In meno di un'ora sarete sull'Atlantico o meglio ancora in un piccolo deserto sul mare. Un autobus con orari strani (nel mio caso ho dovuto ricorrere al taxi) vi trasporterà ai piedi di una gigantesca montagna di sabbia dorata a strapiombo sull'oceano. Si tratta della Dune du Pilat, la più grande duna d'Europa. Nel vostro vertiginoso cammino di sabbia incontro alla vetta affonderete i vostri piedi sul morbido e godrete di una panorama stupendo dell'oceano prima di raggiungerlo in discesa. Attualmente la duna supera i cento metri di altezza e si estende dal bacino di Arcachon verso sud per oltre tre chilometri. Al ritorno in serata le luci del tramonto faranno da sfondo all'elegante silhouette del Corso d'Indipendenza verso l'Opera. Cercate nelle stradine attigue un piccolo bistrot, ordinate un bicchiere di prestigioso vino rosso, chiudete gli occhi e godetevi il momento : questa è la vita. 

PS una piccola ma meritevole citazione per lo staff del Boutique Hotel che mi ha ospitato. Giovani, premurosi, gentili, preparati. Un hotel con un delizioso "wine bar" e con le stanze chiamate col nome di un Chateau della regione. La mia era quella dello Chateau Palmer (Margaux). Una vera chicca trovare nella camera da letto al rientro della giornata appunti per il "giorno dopo" con cartoncini sul meteo e sul santo del giorno. Cosa dire allora delle due morbide boules dell'acqua calda sotto le lenzuola e i post-it sullo specchio della stanza da bagno con le scritte a mano per augurare la buona notte e il dormire bene ... bello no ? Bordeaux nel sito della Lonely Planet Italia è al primo posto delle "Top 10 città" da visitare nel 2017.

Post's song : "All night" performed by Parov Stelar
1/17

dimanche, janvier 22, 2017

Me gusta Gran Canaria

Si apre con un clima primaverile il mio primo viaggio dell’anno. Sull’Italia continua imperterrito il gelido inverno, mentre sull’isola di Gran Canaria la temperatura media di aggira tra i 17 e i 23 gradi. Se non fosse stato per la trasferta di lavoro di Edoardo a Las Palmas di Gran Canaria capoluogo dell’isola, probabilmente non sarei qui, almeno per il momento, a scrivere di questa nuova avventura. Vito Betty e io arriviamo in serata con un doppio volo (scalo a Madrid) e con una scorribanda con l’auto presa a noleggio ci dirigiamo verso il grazioso e moderno appartamento (airbnb) che diventerà per tre giorni la nostra base a Las Palmas a cinquanta metri dalla Playa Chica sulla parte centrale del lungomare (paseo) della Playa de Las Canteras. Il tempo di abbracciare Edoardo e depositare i nostri piccoli bagagli e ci buttiamo a capofitto alla scoperta dell’isola di Gran Canaria partendo dai consigli del nipote che ci porta subito nell’antico centro storico. Camminando lungo stradine acciottolate, sulle quali si affacciano balconi nello stile tipico dell’architettura coloniale dei secoli passati, arriviamo nella piccola rettangolare piazza ombreggiata da palme, dove si innalzano le due torri della Cattedrale di Santa Ana, la prima chiesa delle Canarie. Sembra il Sud America. Siamo nel cuore del quartiere di Vegueta e siamo nel giorno migliore della settimana per i “canari” : il giovedì sera. Qui gli abitanti e i turisti si ritrovano per fare l’aperitivo con le immancabili tapas che noi abbiamo accompagnato con le “papas arrugadas” patate che vengono cotte senza togliere la buccia da intingere col “mojo” una salsa piccante; noi ci siamo mischiati con loro e più tardi nel ritorno alla piazza abbiamo fatto il nostro primo autoscatto illuminato con lo sfondo delle statue in bronzo raffiguranti dei cani, che evocano l’origine del nome Canarie (il leggendario canide). Il mattino seguente è uno dei “trecento giorni di sole all’anno” che reclamizzano l’isola e lo sfrutteremo meravigliosamente seguendo il programma che ci permetterà di vedere un’incredibile vetrina di paesaggi pieni di contrasti dove spiccano le straordinarie ricchezze naturali. L’isola si rivelerà un piccolo "continente in miniatura”, dove le palme si alternano ai cactus e dove piccoli paesi di montagna si affacciano su dune di fine sabbia dorata. E intorno il mare, quello dell’oceano Atlantico. Dopo la colazione si parte in direzione Maspalomas nel caldo sud di Gran Canaria. A Maspalomas siamo i benvenuti tra le stupende dune che costeggiano la spiaggia che lambisce le fredde acque dell’Atlantico. Non sembra gennaio e indossiamo il costume da bagno. I miei tre compagni di viaggio coraggiosamente si tuffano nell’oceano mentre io li guardo e scatto fotografie di rito in questa parte dell’estremo sud dell’isola. Qui il paesaggio è davvero sorprendente; il clima, come avevo letto nelle mie ricerche su Internet, è perfetto tutto l’anno. Scordatevi i cappotti (nel nostro caso i piumini), dimenticatevi i condizionatori, su questa isola è primavera continua. La vista è unica nel genere e le dune faranno da scenografia alla nostra foto del post. Da un contrasto all’altro ci ritroveremo nel pomeriggio a fare una bellissima escursione a piedi al Roque Rublo una delle rocce naturali più grandi del mondo. Una “fresca” camminata, su un sentiero ben tracciato di circa cinquanta minuti in altura, dove toccheremo i 1.813 metri sul livello del mare, ci porterà ai piedi di questi enormi blocchi di roccia di origine vulcanica. Il Roque Nublo è stato un antico luogo di culto per gli aborigeni canari e si eleva per ben ottanta metri dalla sua base. Questi macigni sono ben visibili già in lontananza e quando si arriva al “traguardo” si può godere di vedute spettacolari della caldera di Tejeda, che raggiungono una bellezza singolare e suggestiva al tramonto. Il rientro alla base lo festeggeremo pasteggiando in un locale sulla Playa de Las Canteras con una paella e una caraffa di sangria. Il dopocena lo percorreremo sul lungo “paseo” intonando un medley di canzoni sulle note sprigionate dall’ukulele di Edoardo e dall’armonica di Vito non dopo esserci carburati dell’immancabile bicchierino di rum al miele. Una giornata piena, una giornata dove la contrapposizione dei paesaggi è stato il vero leitmotiv della stessa. Il giorno seguente lo abbiamo dedicato a Las Palmas e in particolare alla lunga striscia di spiaggia sabbiosa (Playa de Las Canteras) che ci ha ospitato. Anche qui il contrasto con il traffico e il trambusto della città è ben evidente. Las Canteras ha un lungomare di tre chilometri che diventa terreno fertile per chi fa footing o per chi, come noi, ama la semplice camminata. La Playa de Las Canteras è un ambiente di mare dove si può fare sport in qualsiasi giorno della settimana, in qualsiasi periodo dell’anno. In costume da bagno col telo mare o con la tavola da surf sotto braccio godetevi questa perla che consente ai bagnanti (residenti e turisti) di nuotare in acque tranquille o ai surfisti (turisti e residenti) di cavalcare le onde nella parte che si affaccia sull’Auditorium Alfredo Kraus. E’ un luogo ideale anche solo per rilassarsi al sole. Si affittano a prezzi irrisori un lettino e un ombrellone e ci si addormenta col fruscio delle onde del mare meglio se il tutto è fatto dopo un pranzo in un delizioso ristorante che si affaccia a strapiombo sulle rocce e che propone piatti da scegliere in bellavista dal bancone interno. Pescato e mangiato potrebbe essere il loro motto. Nel tardo pomeriggio abbiamo “ispezionato” l’ostello dove sta prestando servizio il buon Edoardo e dove abbiamo conosciuto i suoi colleghi e alcuni caratteristici personaggi della zona. Un buon Rjoca nella cena a base di carne di maiale suggellerà l’evento. Siamo quasi alla fine di questo lungo weekend e le ultime ore ci riserveranno un’autentica scoperta da custodire gelosamente. La giornata è molto calda. Dopo aver visionato la Caldera de la Bandama (cratere vulcanico) raggiungiamo, a cinque minuti dall’aeroporto di Las Palmas di Gran Canaria, un gioiello di villaggio marinaro con case bianche, porte e finestre dipinte di blu. Questa è Tufia. Lontana dalla confusione e dal frastuono delle località turistiche, nascosta e protetta dai venti e al riparo dalle correnti. L’atmosfera è familiare, quasi magica. La deliziosa spiaggetta di sabbia nera su cui si affacciano le case è un piccolo e segreto angolo dell’isola. Niente negozi, niente ristoranti, niente bar. Un abitante del luogo ci invita a sederci a bordo spiaggia e ci offre un’insalata fresca con avocado formaggio e surimi. Appoggiamo i boccali di birra, chiudiamo gli occhi e ci stacchiamo dal mondo. La colonna sonora è quella del rumore delle onde che si infrangono sui piccoli scogli e del suono del vento. E’ uno luogo praticamente sconosciuto dai turisti. Per noi è la giusta conclusione a questa fuga dalla “realtà” e di questo ringrazieremo Edoardo nei saluti di affettuoso commiato in aeroporto. L’anno dei viaggi è cominciato bene.

Post's song : "Me gustas tu" performed by Manu Chao
1/17