"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

jeudi, décembre 31, 2020

2020, as the years go by

Negli anni precedenti il 2020, viaggiando molto, mi ero sempre detto che in fondo essermi portato avanti col numero e con le destinazioni era un assoluto vantaggio in previsione della pensione che più o meno fra tre anni dovrebbe arrivare. Mai avrei pensato di fermarmi, e naturalmente non solo io, per un maledetto virus che ci tiene in ostaggio dai primi di marzo. Da quel momento è cambiata la vita quotidiana di tutti e per molti addirittura è finita. Nei miei racconti di questi anni, molte volte ho ritagliato uno spazio per i miei pensieri e i miei propositi raccolti durante le passeggiate. Sempre positivi e sempre propositivi. Vedendo un film francese ho scoperto un libro dal titolo “Le passeggiate del sognatore solitario”. Le fantasticherie del passeggiatore solitario di J.J. Rousseau sono al tempo stesso un'autobiografia e una riflessione filosofica per mezzo di variazioni su alcuni dettagli sulla sua vita. Riflessioni sulla natura dell’uomo e del suo spirito. Con questo libro, Rousseau cerca di presentare la filosofia della visione della felicità, attraverso un relativo isolamento, una vita tranquilla e, soprattutto, un rapporto armonico con la natura, sviluppato dalla passeggiata, dalla contemplazione. Queste fantasticherie dovrebbero cercare di suscitare nel lettore un sentimento di empatia tale da permettere, attraverso le sue tracce, di conoscere meglio sé stessi. Non l’ho ancora letto ma intravedendo dalle presentazioni in rete, potrebbe essere come indossare un abito perfettamente su misura. Già, l’essere da soli, il vivere da soli; il pensare in solitario quest’anno è stato il mio vero programma di viaggio. E sempre quest’anno, a malincuore, non sono andato a Londra e a Parigi. Quattro viaggi 4. Il primo, sull’onda degli anni precedenti, destinazione isola di Malta. In un colpo solo una nazione nuova e una capitale nuova, La Valletta. Era gennaio, ero partito bene. Grand hotel in stile anni ’20 del secolo scorso proprio per celebrare l’entrata negli anni ’20 del duemila. Poi è scoppiata la pandemia del Covid-19 proprio mentre ero in procinto di partire per un’altra isola, quella di Cuba con base nell’hotel dove soggiornò Hemingway a L’Avana. Attraverso lo scambio di email con l'ambasciata italiana a L’Avana avevo preso la decisione finale di non partire per le troppe incognite del viaggio. Poi un buio assoluto rattristato dalla scomparsa del Nick avvenuta in maniera disumana proprio per il contorno dovuto alla pandemia che non ci ha permesso di vederlo, di assisterlo, di salutarlo per l’ultima volta. Ho ripreso a viaggiare solo nel periodo autunnale (settembre-ottobre) ritagliandomi delle fughe in Italia differenziandole per caratteristiche. Così San Candido e le Dolomiti, Palermo e Trieste con un piccolo sconfinamento in Slovenia, mi hanno regalato delle vere pillole di felicità. Quelle che vorrei regalarmi in futuro. Ogni giorno penso di svegliarmi in uno dei tanti hotel che mi hanno ospitato in questi quindici anni di viaggi. In fondo sono sempre stato un sognatore e continuerò a esserlo. DI certo questo periodo della nostra vita, se ne usciremo indenni, lascerà una nuova impronta sul nostro carattere. Sono momenti nei quali le riflessioni vanno oltre i normali comportamenti. Io mi sono posto mille domande in questo periodo così incerto, così nebuloso, così infelice. Ho provato attraverso tante digressioni di esplorarmi un po’ di più; il tempo e le restrizioni me lo hanno permesso. Sono tornato indietro ripensando al passato. Che vita sto facendo ? Potevo avere tutto, avevo tutto, poi dall’oggi al domani non avevo più niente. Ho dovuto costruirmi una seconda vita, giorno dopo giorno. Ho dovuto accettarla, ho dovuto farmela piacere. Ho incontrato nuove persone, ho trovato un nuovo lavoro, ho modificato il mio stile di vita, mi sono adattato camaleonticamente. Sono caduto e mi sono rialzato, hanno cercato di farmi cadere di nuovo e di nuovo mi sono rialzato. Credo comunque di essere sempre stato fortunato. A distanza di quasi vent’anni mi sono accorto che il destino aveva deciso un’altra strada e io ho cercato di deviarla sempre in modo tale di cercare di essere felice. Ma io sono veramente felice ? Non credo. Mi mancano troppe cose, avrei voluto altre cose. Faccio in modo che quelle che ho mi piacciano, ho bisogno di cose semplici, piccole ma appassionanti, curiose, in una parola … belle. Mi merito tutto ciò ? Non lo so. Ho fatto sicuramente degli errori, la maggior parte dei quali per il mio carattere. Un carattere che personalmente ritengo speciale, ma che sicuramente non va bene per tante cose. Ho voglia di tranquillità e questo nostro periodo di vita non può offrirmela. Si tratta solo di aspettare. Quanto ? Il giusto. Non un giorno di più non un giorno di meno. I viaggi mi hanno regalato delle fughe, dei momenti piacevoli, condivisi per lo più con me stesso. Ho bisogno di un’alternativa al viaggio. La troverò o verrà lei a cercarmi ? Io devo cercare solo la semplicità, devo riuscire a saltare quegli ostacoli che ogni tanto mi mettono davanti. Non posso cercare di modificare il destino, devo solo assestarlo ogni qualvolta prende una strada tortuosa. Credo che i miei pensieri in solitario, siano pensieri in comune con tante persone. Persone che da questo periodo di vita troveranno molti spunti per affrontare il ritorno alla normalità. Che il 2021 sia un anno veramente di rinascita e di stimolo, non solo per me. Che il vaccino ci aiuti. La salute come bene primario, speriamo mi assista anche quest'anno. Voglio solo il bene per me e per chi mi vuol bene. Pochi ma buoni. Dalle piccole cose si può costruire un futuro migliore. Ho scelto per la canzone di questo post un pezzo suonato al pianoforte da Johannes Bornlöf dal titolo veramente emblematico “As the years go by” letteralmente tradotto in “col passare degli anni”. La frase mi è piaciuta che ho deciso di utilizzarla anche come titolo di queste righe. Col passare degli anni si capiscono molte cose, sta a noi utilizzarle al meglio.

PS come regalo di Natale mi sono comprato uno scrittoio bianco che diventerà il mio nuovo spazio per i lavori grafici e per i miei, spero, nuovi racconti in viaggio.


Post’s song : “As the years go by “ performed by Johannes Bornlöf

 

jeudi, octobre 22, 2020

Fascino senza tempo a Trieste

I miei viaggi al tempo del Covid-19. Con la premessa che in questo periodo della nostra vita dove non ci sono certezze e dove tutto viaggia intorno al preoccupante estendersi a macchia d’olio dei contagi nel mondo, sto cercando di ritagliarmi piccoli spazi di “distacco” anche se fortemente condizionati. Sto riscoprendo l’Italia in anticipo in quanto volevo tenermela per i giorni della pensione. Le mie ultime scelte sono state influenzate dalla prudenza e dal bel tempo e così quella di Trieste e delle zone limitrofe è arrivata nel momento giusto. Un occhio al meteo, l’altro ai contagi, una valigia fatta all’ultimo istante e via di nuovo con la mia Twingo che, nonostante abbia superato i centomila chilometri, non ha perso l’affidabilità e la comodità per spostamenti di queste distanze. Sempre all’ultimo minuto ho scelto la mia base senza badare a spese ma volendo godere del lusso di un hotel imponente affacciato sul mare, a pochi passi dall’elegante Piazza Unità d’Italia. Il signorile e discreto Savoia Excelsior Palace ha reso piacevole il mio soggiorno a Trieste, un ideale punto di partenza per scoprire il capoluogo friulano con la sua affascinante mescolanza di influenze artistiche e culturali, con i suoi caffè storici, i suoi monumenti e tanti altri punti d’interesse. Situato sullo storico lungomare di Riva del Mandracchio, il Palazzo Savoia Excelsior, costruito nel 1911, nel corso della sua storia ha ospitato aristocratici, artisti e diplomatici, nonché viaggiatori contemporanei in visita a Trieste nelle loro fughe dal quotidiano. Prima di addentrarmi nel racconto della mia personale Trieste e delle sue zone limitrofe, devo ringraziare Cristina (triestina doc) e Ivano per la traccia sulla quale ho costruito intorno il mio soggiorno in questa meravigliosa terra. Avevo chiesto loro con una email “pre-eventual-viaggio” dei consigli fuori dal turismo di massa, quel qualcosa al quale non potevo assolutamente rinunciare; esplicitamente avevo invocato non troppe cose per ritornarci un giorno magari in loro compagnia. E così è stato : indicazioni chiare che spaziavano da una gita in vaporetto a Muggia alla salita in cima al Faro della Vittoria, dal pranzo all’Osteria ai Maestri alle passeggiate a ogni ora nella città vecchia. Ho lavorato bene intorno ai loro suggerimenti e mi sono regalato quattro splendidi giorni, baciato dal bel tempo, per scoprire alla fine una città che ho trovato veramente bella, aggettivo semplice e forse riduttivo ma efficace. Lascio la storia di Trieste ai documentaristi e cerco di raccontare le mie emozioni in viaggio, un resoconto per la mia memoria, un vero e proprio diario di “bordo”. Quattro ore d’auto e arrivo al Parking San Giusto dove metto a cuccia la mia Twingo per riprenderla al bisogno. Nel piccolo tragitto, trascinando il trolley, mi sono fermato per un panino veloce al Buffet da Pepi (Pepi lo sloveno: Pepi S’ciavo) una vera istituzione per tutti coloro che amano la cucina dedicata alla carne, soprattutto quella di maiale. L’ambiente è informale e qui si viene per assaporare le specialità della tradizione triestina con tutte le sue influenze austroungariche, mangiando bene e spendendo il giusto. Il Buffet è nato nel 1897 e ha attraversato le guerre mondiali e ha ospitato personaggi illustri oltre ai comuni mortali. Le carni vengono cotte in una speciale caldaia : salsicce, wurstel, spalla di maiale (porzina), carrè affumicato, caldo prosciutto cotto, con contorno di crauti, una grattugiata di kren (rafano fresco) e senape il tutto accompagnato da un boccale di birra. Dopo l’assaggio in versione panino di tanto ben di Dio ho proseguito verso la mia bellissima base, celebrata a inizio post, per lasciare il bagaglio e cambiarmi d’abito visto il bel tempo. La Piazza Unità d’Italia è veramente a una manciata di passi e mentre ammiravo l’oro e i dettagli cesellati dei suoi palazzi, ho fatto un’altra sosta gastronomica con tanto di tavolino all’aperto nell’elegante famoso caffè storico, il Caffè degli Specchi. I caffè a Trieste sono un’altra e vera istituzione, non solo luoghi dove ordinare da bere o da mangiare, ma anche punti dove ci si incontra per passare il tempo o semplicemente leggere un libro o il giornale in una atmosfera ancora dal sapore retrò. Dal tavolino del Caffè degli Specchi si domina l’intera Piazza Unità d’Italia. La storia di Trieste è transitata per questi tavoli : da James Joyce a Italo Svevo, dagli irredentisti nel 1800 passando alle presenze del doppio dopoguerra. Ordino una cioccolata calda con la panna montata a parte e mi godo il momento. Ho iniziato il mio viaggio da vero triestino e ho sentito subito “mia” questa bellissima città. Perfetta la scelta di cominciarlo dalla Piazza Unità d’Italia, una delle più imponenti e belle piazze d’Europa, dove si affacciano il Municipio, il Palazzo Lloyd (sede della Regione Friuli Venezia Giulia), il palazzo del Governo (sede della Prefettura) e il Palazzo Stratti dove appunto si trova il già citato Caffè degli Specchi. La piazza è un vero e proprio salotto cittadino ed è bella a tutte le ore della giornata. Osservarla dall’estremità del molo Audace, ci si ritrova di fronte a un quadro in stile Canaletto di straordinaria bellezza. Nel mio primo approccio con le ore restanti della giornata ho visitato il Museo Civico d’Arte Orientale (magnifiche le stampe giapponesi e le ceramiche cinesi), ho visto l’Arco di Riccardo (porta romana del primo secolo a.c.), la Rotonda Pancera (piccolo tempio romano semicircolare, esempio di stile neoclassico) e sono salito sul colle San Giusto per una prima occhiata della Cattedrale omonima. Sempre il giorno prima della partenza avevo prenotato, per “battezzare” il mio soggiorno triestino, un tavolo per cena all’Harry’s Piccolo Restaurant. E’ stata una serata d’atmosfera memorabile dove finalmente l’alta cucina firmata da due giovani chef ha viaggiato di pari passo con gli apprezzati vini d’annata. L’Harry’s Piccolo è un luogo romantico, intimo, dove mi sono concesso un’esperienza enogastronomica d’eccellenza scegliendo dalla carta (*) e abbinando a ogni piatto un vino speciale suggeritomi dal sommelier in sala. Un vero viaggio con ingredienti tra terra e mare che esplorano il gusto alla scoperta di nuovi sapori. Le attenzioni e le spiegazioni del personale in sala sono state gradite e mi sono sentito davvero coccolato. Tanto di cappello per un ristorante che meriterebbe almeno una stella in più di quella che ha già conseguito. Come mi era già capitato in altri viaggi, la prima giornata (mezza per l’esattezza) trascorsa vale già il prezzo del biglietto dell’intero soggiorno per bellezza, gusto ed emozione. Complice un delizioso materasso la nottata è stata finalmente, come non mi capitava da tempo, tranquilla. La prima colazione, servita in un salone luminoso con vista lungomare, è stata al pari dei servizi offerti dal Savoia Excelsior Palace e quindi me la sono goduta in totale relax. Dal programma “Cristina-Ivano” vado a visitare il Faro della Vittoria salendo in cima per godermi anche il panorama. Dall’alto dei quasi settanta metri di altezza si osserva la città da un punto di vista diverso e sembra di essere in mezzo al mare. Il monumento, costruito immediatamente dopo la Grande Guerra, andava a sostituire la vecchia lanterna e il faro doveva segnare, oltre alla funzioni di sicurezza per la navigazione, il momento storico che celebrasse il passaggio di Trieste al Regno d’Italia e di commemorare i caduti in mare nel corso del primo conflitto mondiale. Dopo aver messo la "tacca" sul primo punto del programma ritorno in città e vado in zona Canal Grande per immortalarmi per la foto del racconto. Una fugace visita per vedere la mostra che celebra i 150 anni della Modiano e poi sosta pranzo al Buffet di Pepi. Curioso siparietto quando nel momento di fotografare il piatto “caldaia” un gabbiano in volo mi ha rubato un pezzetto di qualche parte di maiale che non saprò mai. Nel dopo pranzo sosta in tre caffè storici di Trieste. Ho iniziato con il Caffè Tommaseo, il più antico caffè di Trieste, aperto nel 1830, che segue la tradizione dei caffè viennesi. I caffè più antichi non sono cambiati molto nel corso degli anni e molti arredi, stucchi, banconi, sono originali. Tutto ciò ha avuto conferma nelle altre due soste successive dove ho testato l’Antico Caffè Torinese, forse il meno appariscente, e poi a seguire il Caffè San Marco che, tra i locali storici di Trieste, è forse quello che mostra di più l’indissolubile legame con la cultura letteraria italiana. Il Caffè San Marco, con la data di apertura (1914) evidenziata sulla porta di ingresso, ancora oggi è un caffè letterario. Al suo interno si viene accolti dall’ampia sala in stile liberty per bere, mangiare, conversare o leggere un giornale come ho fatto io. Nella sala adiacente si trova anche una pregevole libreria. Frequentato dagli intellettuali del passato come Umberto Saba e Italo Svevo è sempre una meta obbligata per un itinerario culturale e gastronomico su Trieste. Con tanta “decaffeina” in corpo decido di vedere con più calma la zona del colle di San Giusto che domina e sorveglia dall’alto l’antica Tergeste e il golfo triestino. Per evitare la faticata in salita effettuata il giorno prima ho preferito risparmiarmela prendendo il comodo ascensore che dal parcheggio San Giusto mi ha lasciato in prossimità proprio del castello. Adiacente al Castello, la Cattedrale di San Giusto, in stile romanico, è il frutto dell’unione di due edifici risalenti all’undicesimo secolo. Dalla Cattedrale, in discesa, riportandomi verso piazza Unità d’Italia, ho attraversato la Cavana, ovvero la città vecchia : un susseguirsi di vicoli stretti e bei palazzi oggi quasi del tutto ristrutturati. Strade dove ancora oggi si celebrano le vecchie arti e i vecchi mestieri: panifici, pasticcerie, piccoli negozi di antiquariato e piccole botteghe alimentari dove viene esaltata la produzione di prosciutto cotto che viene servito caldo in un panino. La giornata l’ho conclusa in serata in una piccola Osteria in un vicolo dietro il Municipio. Qui ho provato un ottimo e morbido frico, piatto della cucina friulana a base di formaggio di varie stagionature, patate e cipolla accompagnandolo con un bicchiere di vino bianco secco friulano. Dopo il giorno e mezzo trascorso a Trieste, seguendo il programma “Cristina-Ivano”, mi sono goduto la gita in vaporetto a Muggia. Puntuale alle nove mi sono recato al Molo dei Bersaglieri, proprio di fronte al mio hotel, dove c’è la Stazione Marittima di Trieste. Mezz’ora di tragitto, con splendide vedute di Trieste da un’altra prospettiva e la motonave Delfino Verde mi lasciava sul molo della Baia di Muggia. Muggia, sita nell’ultimo lembo d’Italia alle porte della Slovenia, è un borgo caratteristico dalle fattezze istriane-venete. Dal mare all’arrivo si stagliano il campanile del Duomo, il Castello, le case colorate e il verdeggiante paesaggio collinare costiero, ma addentrandosi l’atmosfera è di tipico stampo veneziano dove è piacevole la passeggiata nei calli. Il tempo meteo è meraviglioso e allora decido di anticipare di un giorno, scelta quanto mai azzeccata, la visita a Pirano e alle Saline di Sicciole in terra slovena. Meno di quaranta chilometri separano ill Parking San Giusto a questa parte di Istria. Arriverò giusto per l’ora di pranzo a Pirano. Pirano è una sottile penisola che si allunga verso il mare Adriatico con una storia legata al bianco splendore del sale. E’ una piccola perla ed è considerata la più bella località della costa slovena. Ha case dai colori vivaci, uno splendido lungomare, strette vie e una elegante piazza centrale dalla forma ellittica. Il mio pranzo ? A bordo mare con un tavolo tutto per me dove ho gustato un fritto di calamari respirando il profumo della impercettibile brezza marina. E il bianco splendore del sale ? A pochissimi chilometri da Pirano ci sono le Saline di Sicciole dove ancora oggi il pregiato fiore di sale viene estratto seguendo i vecchi metodi. Ho fatto una bella camminata sui sentieri all’interno di questo parco naturale. Una bella esperienza. L’ultima giornata triestina l’ho dedicata inizialmente al “non dimenticare” visitando la Risiera di San Sabba, l’unico esempio di lager nazista in Italia e poi in zona Canal Grande visitando il Tempio serbo-ortodosso con le sue cupole azzurre. All’ora di pranzo ho concluso felicemente il programma “Cristina-Ivano” presenziando all’Osteria ai Maestri con un carpaccio di tonno alle mandorle e una spaghettata, in perfetta cottura, alle vongole. Le ultime ore le ho trascorse “ripassando” il centro storico e la città vecchia. Il fascino e l’eleganza di Trieste mi hanno conquistato, con il loro mix di calore Mediterraneo e di stile Mitteleuropeo. Nell’arrivare a Trieste, (“Trst” in sloveno) lungo la strada costiera, mi sono fermato al Castello di Miramare, splendido edificio costruito a metà del 1800. La struttura bianca, a picco sul mare, circondata da un parco con serre e fontane è veramente scenografica. Trieste è una meta ideale per un weekend. Nel girovagare per la città mi sono imbattuto anche nelle statue degli scrittori Joyce, Saba e Svevo per sentire, simbolicamente, il loro influsso nello scrivere. A Trieste mi sono concesso tanti peccati di gola, ma nei miei viaggi ho sempre sottolineato la cultura  del buon cibo e del buon bere tra arte, storia e tradizione.
(*)
SCAMPO E ANIMELLA, 2016

Scampi, animella fritta, spuma di patate affumicata, liquirizia


IL TORTELLO, 2016

Tortello di germano reale, cappero, prezzemolo, peperone, consommé di volatili


CAPRIOLO E FOIE GRAS, 2014 IN DUE SERVIZI

Capriolo, salsa di foie gras, purè di patate, spinacini

Tartare di capriolo, scaglie di foie gras, acciughe, centrifuga di sedano e mela verde


HARRYSVEGLIO

Caffè, caffè, caffè!!!


Post's song : "What is this" performed by Mark Knopfler

10/20

dimanche, septembre 27, 2020

"Don Giovanni" sutta u suli ri Palermo

Mi ricordo, come fosse oggi, le conversazioni di qualche anno fa con “l’amicollega” Gianni sui nostri irrispettosi clichés sulla Sicilia, che spaziavano dal “doppio passaporto” all’essere “murati vivi”. Nascevano dal fatto che nessuno dei due avesse messo mai piede sulla grande isola e non ci passava nemmeno per la mente di andarci a breve. In fondo il mio primo viaggio in Sicilia è anche un omaggio a Gianni e alle nostre “dotte” disquisizioni su svariati argomenti. Dall’alto nord orientale di San Candido all’occidentale siciliano il cambio di paesaggio è breve, il tempo di un volo “mascherato” di un’ora e venti minuti. Dai monti ai mari in fondo, con le scelte dettate dalle ottime previsioni meteo. Qualche soffiata prima della partenza, e poi anche durante il mio soggiorno, da parte di un siciliano doc come il mio amico professore Filippo Nicosia ed eccomi a Palermo, capitale della Sicilia Occidentale. Già perché l’amico Filippo mi ha insegnato che le Sicilia sono due e lui è legato radicalmente a quella Orientale. Liberatomi dagli irriverenti stereotipi, voglioso di respirare l’aria  e vedere il cielo della Sicilia per la prima volta, mi sono messo subito in pista per non perdermi ogni istante di questo viaggio. Avevo letto che l’unico modo di capire Palermo è quello di “scendere in strada, mettersi alla ricerca di colori, forme, profumi e parole come se fossero le tessere di un mosaico che aspetta solo il momento giusto per essere ricomposto in un’unica visione d’insieme”; nel mio caso, vista l’ora di cena era quello della ricerca del ristorante dove avevo prenotato un tavolo all’aperto. Storia e gastronomia nei miei viaggi hanno un filo diretto e qui l’inizio è stato entusiasmante. Nella cornice del principesco Palazzo Gangi, in una piazzetta restituita all’antico splendore con il restauro della colonna e del palazzo Bonet ora sede della Civica Galleria d’Arte Moderna, si trova l’Osteria dei Vespri. Siamo nel cuore della vecchia Palermo in un contesto avvolgente e piacevole. Dal menù scelgo un antipasto, un secondo della tradizione e un dolce il tutto accompagnato da un calice di vino bianco locale con il vitigno Catarratto in purezza : tuma (formaggio) di Gangi, gratinata con acciughe di Aspra, origano, profumo di limone a seguire involtini di pesce spada, ripieni di mandorle al profumo di arancia, fiore sicano, alloro, scalora saltata e a concludere una cassatella calda, ricotta di Gangi, cioccolata e limone. Ho scritto esattamente tutti gli ingredienti perché al palato si sono sentiti tutti e l’aggettivo per definire la serata e l’atmosfera con cui l’ho vissuta è stato “strepitosa”. Chi ben comincia … La mia base strategica è all’angolo della piazza dei Quattro Canti di Palermo che non è solo uno degli scorci più belli della città, ma è il crocevia che rappresenta il punto di partenza ideale per conoscere il meraviglioso centro storico del capoluogo siciliano. E' il cuore pulsante dove si incrociano le due strade centrali di Palermo : da un lato Via Maqueda e dall’altro Via Vittorio Emanuele e dalle quali si irradiano i quartieri storici. Dal loro incontro ne é nata una piazza ottagonale, impreziosita nel Seicento da sculture e decorazioni riportate sulle facciate dei quattro palazzi ai lati della piazza. Per il calendario siamo già in autunno ma qui è ancora estate piena come tra l’altro sosteneva il compositore Richard Wagner dicendo che a Palermo “ci sono due stagioni soltanto, l’estate e la primavera”. E’ già mattino e alzandomi presto riesco dall’alto del terrazzo dell’hotel a guardarla con quella luce delicata che gli regala l’alba. Il panorama è sublime. La fontana Pretoria è giusto sotto i miei occhi, incastonata tra il profilo delle cupole delle chiese adiacenti. E’ uno dei simboli del capoluogo siciliano ed é considerata una delle più belle fontane d’Italia. L’opera è un concentrato costituito da un bacino centrale, da scalinate, da balaustre, da vasche  concentriche, attorno alle quali ci sono statue che rappresentano varie figure mitologiche e una rappresentazione allegorica dei fiumi di Palermo. Bella da fotografare a ogni ora della giornata e io sono fortunato ad averla come vicina di casa. Con l’entusiasmo in corpo parte la mia avventura alla luce di un sole caldo e accecante cercando di mettere le prime “tacche/spunte” sul sito seriale italiano inserito dall'Unesco nella Lista dei patrimoni dell'Umanità : Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale. La serie comprende dieci pezzi : due palazzi, tre cattedrali, quattro chiese e un ponte. Alla fine del mio soggiorno siciliano riuscirò a vederne sette sottolineando il fatto che un giorno ci ritornerò. Esco dall’hotel e mi dirigo verso il Palazzo dei Normanni, transitando davanti alla Cattedrale, per andare a vedere l’emozionante Cappella Palatina che si trova al suo interno. Quando si entra si rimane incantati dalla bellezza e dalla ricchezza dei decori tra cui spiccano i mosaici bizantini che rivestono tutte le pareti in alto delle navate. Dalla ricchezza dei decori artistici della Cappella Palatina alla ricchezza dei colori e dei profumi che regalano i mercati storici di Palermo è solo una questione di punti di vista. Sono luoghi ideali per autentici tuffi nel passato e nelle tradizioni più antiche del popolo palermitano con i loro miscugli di voci, fumi, odori e rumori. Da non perdere assolutamente lo street food (cibo da strada) che non è solo un fenomeno di moda, ma è un nuovo modo di vivere il rapporto millenario di una cultura con il proprio cibo, con le proprie radici, reinventandolo tutti i giorni in forma pratica e soprattutto gustosa. Io l’ho provato nella tarda mattinata nel vivace Mercato del Capo (uno dei quattro mercati storici di Palermo insieme a Ballarò, Vucciria e Borgo Vecchio) con due istituzioni culinarie : l’arancina (palla o cono di riso impanato e fritto farcito con ragù o mozzarella e prosciutto o altre innumerevoli varianti) da chiedere rigorosamente al femminile e il pane panelle e crocché (a base di ceci e patate). In città la scena gastronomica è in vero fermento valorizzando antiche ricette e alla fine dei miei tre giorni palermitani ho assaggiato delizie tradizionali come la granita, il cannolo, la spremuta di melograno, i broccoli fritti, lo sfincione (pane pizza, pomodoro, cipolla, acciughe e spolverata di caciocavallo), la pasta con le sarde, finocchietto e pangrattato fritto e la pasta alla Norma (pomodoro, melanzane fritte e ricotta salata) di estrazione catanese. Nei miei racconti di viaggio non smetterei di scrivere della parte enogastronomica perché è pura cultura, ma devo anche citare la cronistoria delle mie camminate  su e giù per le strade di Palermo; dal Palazzo della Zisa alla facciata del Teatro Politeama, dai decori della Cattedrale di Monreale alla passeggiata sui tetti della Cattedrale di Palermo, dal Mercato di Ballarò a quello della Vucciria, dalle Catacombe dei Cappuccini all’Orto Botanico, dalla Porta Felice fino al Teatro Massimo il più grande edificio teatrale lirico d'Italia, uno dei più grandi d’Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra di Parigi e la Staatoper di Vienna. All’interno del Teatro Massimo ho vissuto l’esperienza unica, con un palco personale per via dei distanziamenti sociali, di presenziare all’opera del “Don Giovanni” di Mozart. Tre ore, divise in due atti, trascorse con gioia ed emozione proprio come il giocoso dramma musical-teatrale cui ho assistito. L’ultimo intero giorno a Palermo l’ho trascorso sulla spiaggia di Mondello che è considerata fra le più belle e suggestive di Palermo. Si trova a 12 km dal centro città e  la si raggiunge percorrendo, nel mio caso in taxi, diversi viali alberati. La spiaggia del Mondello è indubbiamente la più trendy del litorale palermitano; è incastonata tra il Monte Pellegrino ed il Monte Gallo, che regalano un tocco di natura e di verde alla bianca spiaggia accarezzata da un mare cristallino con i colori che sfumano dal turchese allo smeraldo. Lettino, ombrellone, cuffiette e relax ma io che non riesco a star fermo ho fatto l’intera camminata lungo la spiaggia sotto un sole cocente alleviato dalla brezza marina. Questa camminata, con un contesto che le ruota attorno come le bellissime costruzioni in stile liberty, l’ho “pagata” con una rossa abbronzatura che indosso anche nel momento in cui sto scrivendo. Palermo è stata un’autentica sorpresa che mi ha fatto cancellare le pur divertenti frasi nei discorsi con Gianni di inizio post. Lo sfarzo, lo splendore e l’eleganza del suo centro storico resteranno indelebili nei miei ricordi così come lo strano effetto che scatena la lettura dell’insegna di Capaci nel transitare, dall’aeroporto alla città, su quella strada dove perse la vita il magistrato Giovanni Falcone per opera della barbarie mafiosa di Cosa Nostra.


Post's song : "Tra palco e realtà" performed by Ligabue

9/20

mardi, septembre 22, 2020

"Geburstag" in bicicletta sulla San Candido-Lienz

Secondo viaggio dell’anno dopo quello a Malta dell’ormai lontano gennaio. Scelta “pilotata” dal meteo e dal continuo crescendo di contagi del Covid-19 in Europa. Scelta che mi permettesse di scrollarmi di dosso l’eccessivo carico lavorativo e soprattutto riprendere una piccola dose, dopo otto mesi di astinenza, della mia droga chiamata “viaggio”. Scelta  che mi ha riportato con estremo piacere ai giorni trascorsi insieme a Cristina, Ivano e Silvia negli anni novanta, a quelli successivi con Vito, Betty ed Edoardo fino a quelli con parte dell’ufficio amministrativo dell’allora Sper, con Cristina Gigliola Lucia e Tiziana, in un felice weekend estivo nel luglio del 2001. La prima volta mi aveva trasmesso un entusiasmo tale da trasportare le stesse sensazioni ai compagni di viaggi futuri e così fu. E tanto ho fatto che al limite dei vent’anni dall’ultima volta ho organizzato in fretta e furia il mio ritorno, in solitario, a San Candido, Alto Adige, Val Pusteria, Tirolo orientale. San Candido, è un ottimo punto di partenza per tante escursioni a piedi, come quella che partendo dalla vicina Sesto ti porta passo dopo passo al Rifugio Locatelli da cui si gode entusiasticamente un panorama spettacolare sulle Tre Cime di Lavaredo e sulle montagne circostanti. Personalmente ricordo come la più divertente scampagnata quella in bicicletta lungo la ciclabile della Drava quella che unisce San Candido a Lienz in Austria. È una delle piste predilette e più frequentate in Alto Adige. Il percorso lungo 44 km, con un dislivello di 500 m. si affronta senza molto sforzo e preparazione e poi si può tornare indietro comodamente in treno. Si snoda su un sentiero ben segnalato ed è raccomandato  a tutti, dalle famiglie con bambini ai principianti ed è adatto a ogni tipo di bicicletta; la mia l’ho noleggiata da Papin Sport, un’autentica istituzione da queste parti. Il percorso è una gita meravigliosa che unisce due stati confinanti, la nostra Italia e l’Austria; è un itinerario che ti permette anche una visita allo stabilimento della nota impresa dolciaria della Loacker e che ti regala paesaggi bellissimi nel verde, attraverso i prati e i boschi, fino ad arrivare a Lienz nel Tirolo orientale. Arrivati a destinazione si gode del gioioso riposo sedendosi ai tavoli all’aperto di caffè, ristoranti e pasticcerie pronti ad accogliervi per dispensarvi di bontà genuine tradizionali. Una sosta di piacere di un paio d’ore e poi, come detto, si prende il treno e si ritorna alla base. Chi pianifica le sue vacanze nella Alta Pusteria, deve assolutamente provare questa magia in bicicletta. Quest’anno ho voluto percorrerla spensieratamente proprio nel giorno del mio compleanno, equipaggiato con la mia inseparabile fotocamera, il mio cellulare e le mie cuffiette bianche wireless. Percorso completato nei tempi previsti così come il pranzo a base di wurtstel alla griglia, patatine fritte e un piattino di deliziosi crauti bianchi, cucinati veramente alla perfezione. E lungo il percorso, interrotto costantemente dalle telefonate e dai messaggi d’auguri, ho ascoltato la mia musica preferita che ha agevolato i miei bei pensieri spaziando nelle argomentazioni. Di tutto, di più. Un lungo weekend che mi ha anche regalato, nel giorno seguente il compleanno, due escursioni verso due laghi veramente straordinari : il Lago di Braies e quello di Misurina. Il Lago di Braies è uno splendido lago naturale in Alto Adige; è il più grande lago delle Dolomiti che in estate diventa di colore smeraldo. La natura che lo circonda è stupenda e ti invita a percorrere a piedi, costeggiandolo, l’intero giro per un’oretta di assoluto piacere. E’ una vera perla che attira tanti turisti e infatti il consiglio che mi hanno dato Cristina e Ivano era quello di arrivarci prima delle ore nove per evitare le attese per i parcheggi. Il lago è posto a 1496 metri sopra il livello del mare con una superficie di 31 ettari e una profondità massima di 36 metri. E’ un piccolo angolo di paradiso scelto anche per la fiction italiana “Un passo dal cielo”, con protagonista protagonista Terence Hill. Noleggiate una delle piccole imbarcazioni a remi e rilassatevi godendo del panorama. Da un gioiello all’altro il passo è breve, mezz’ora di macchina e si arriva al Lago di Misurina, conosciuto proprio come la “Perla delle Dolomiti” per la sua bellezza. Il lago è un gioiello incastonato tra le Dolomiti, riconosciute come patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Si innalza a 1756 m s.l.m. ed è conosciuto, nel mio caso grazie alla dritta di Anna, per l’incanto della visione di alcune delle più belle vette : le Tre Cime di Lavaredo, il Sorapiss, i Cadini e il Cristallo. È un altro luogo ideale per dedicarsi a interessanti escursioni a contatto con la natura, ma anche per trascorrere piacevoli momenti di relax. Il mio relax l’ho ritrovato al ritorno dalle mie esplorazioni grazie alla struttura che avevo scelto come base, l’hotel Villa Stefania. Piscina con acqua riscaldata, solarium esterno e una camera con un terrazzino che apriva la visione sulle maestose vette della Rocca del Baranci. Ringrazio pubblicamente tutto lo staff dell’hotel che in occasione del mio compleanno mi ha coccolato sia a colazione che a cena (con tanto di tovaglia decorata di piccoli palloncini colorati e canzoncina di auguri) con la loro simpatia e gentilezza. San Candido, e direi anche Innichen visto che la popolazione all’83% è di madrelingua tedesca, accoglie felicemente i turisti o il viaggiatori come me e ne diventa un passe-partout alla scoperta delle Dolomiti. Il paese si trova a 1.175 m d’altitudine e l'aria fresca e briosa e la natura ancora integra vi accompagneranno per tutto il soggiorno. Arrivare in Alta Val Pusteria significa godere di uno spettacolo di colori, profumi e storia. Il paesaggio, che si diversifica nelle mille sfumature del verde in estate, fa scaturire il desiderio di scoprire le tante opportunità che ti offre, per poterle poi tramandare e anche per ritornare in questa terra, grazie a quell’entusiasmo, come ho scritto a inizio post, che ti trasmette.


Il compleanno (il "geburgstag" in tedesco nel titolo del racconto) è sempre un avvenimento speciale per la vita di una persona. Io lo considero l’unica vera festa da celebrare. E’ un’occasione per volgere lo sguardo al passato, riflettere sul presente e trarne nuove prospettive. Ringrazio tutte le persone che al telefono, via messaggi scritti o vocali si sono ricordate di me. E’ sempre un piacere.


Post's song : "Ride" performed by Lenny Kravitz

9/20

dimanche, août 09, 2020

Ritorno al futuro

Zona nord di Milano. Giorno nove di agosto di questo strano, incerto, preoccupante, surreale 2020. Parenti e migliori amici sono via per le vacanze e io raccolgo le mie idee e le mie riflessioni in solitario. Ho sempre amato vivere questo periodo dell’anno nella città che non amo ma dove c’è la base dei miei movimenti, la mia bianca isola minimalista e dove da quarant’anni ho versato i contributi per il mio futuro. Il 2020 è stato completamente stravolto dagli eventi legati al virus che da febbraio tiene in ostaggio il mondo e ci fa vivere con una mascherina per molte ore della giornata. Questa domenica mattina ho vissuto un piccolo viaggio, anche interiore, un viaggio di un’ora e quaranta minuti a piedi all’insegna di un ritorno alle origini con uno sguardo al futuro. Dopo aver espletato i miei controlli medici quotidiani di routine (pressione, febbre, saturazione), cui fa sempre seguito la prima colazione in casa, mi sono dedicato allo scambio di email con la mia amica del cuore Anna, a quello via sms con il caro amico Bumby e a quello telefonico con Lucio, il migliore (come ci chiamiamo entrambi). Dalla finestra che volge verso il nord le luci della città aprivano a un’ennesima calda giornata di sole. Riprendo la conversazione col mio compagno fedele MacBook Air al quale dedico un paio di lezioni di francese, che mi serviranno anch’esse per il mio futuro. Già il mio futuro … Terminati i ripassi mi vesto leggero e affronto la mia “speciale” mattina. Scarpe nuove running “blu navy” dell’Adidas in linea con la mascherina bluette sempre “made in trifoglio”, una maglia leggera blu notte di Armani e le bianche cuffiette wireless Apple Air.  Sono pronto. Musica ad alto volume con le canzoni di Billy e Lenny (Idol e Kravitz) e tanti bei pensieri propositivi e riflessivi. Il camminare in solitario per me è meditazione pura. L’ho imparato in questi quindici anni di viaggi, l’ho affinato, l’ho reso un ritaglio importante per il mio vivere. Mi ha regalato momenti di gioiose disquisizioni, di fantasticherie, di preparazione ai giorni a venire. L’ho trasformato in una specie di pratica che fa bene al mio corpo e al mio spirito. Confesso che la mia astinenza dal viaggiare sta iniziando a farmi fare “salti mortali” mentali di svariata natura e il camminare li alleggerisce e li rende spensierati; quantomeno questo è l’intento. Il camminare è un’attività vantaggiosa, che aiuta cuore e cervello e quindi se riesco a trarre beneficio da quello che soggettivamente può venir considerato un “tempo morto” posso godere di ogni passo per concentrarmi sulle sensazioni fisiche e mentali. E così passo dopo passo partendo da casa ho creato un piccolo itinerario di sei km e mezzo (controllati alla fine con l’app Pacer) che mi ha riportato indietro con i pensieri ma nello stesso avanti per quelli del futuro. Prima tappa è la Pasticceria Motta di Via Cislaghi (una delle mie due pasticcerie preferite in zona, l’altra è la favolosa Pasticceria Alvin’s di Via Melchiorre Gioia) che mette in atto il senso dell’olfatto nell’immediato varcare la soglia. Quel profumo di burro delle sue brioches artigianali mi ricorda sempre la condivisione con alcune donne della mia vita nella fretta di un abbinamento con un caffè o un cappuccino prima di andare al lavoro. La seconda sosta è una tappa fondamentale per il mio essere in vita ed è la Parrocchia S.Teresa del Bambin Gesù dove la Pupa e il Nick si sono sposati nel 1954 e hanno poi condiviso con noi il rinnovare la promessa matrimoniale dopo 25 anni nel 1979. A pochissima distanza c’è il Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla. La strage di Gorla fu un fatto di guerra che causò la morte di 184 bambini (i "Piccoli Martiri di Gorla"), alunni della scuola elementare, a seguito di un bombardamento aereo alleato che colpì l'intero quartiere milanese di Gorla la mattina del 20 ottobre 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Nick non solo la celebrava ogni anno presenziando alla commemorazione ma in più di una occasione ci ha raccontato quella mattina con dei dettagli che solo chi ha vissuto quei momenti poteva renderci edotti. Da quel punto, salendo un ponticello inizia il mio percorso lungo una piccola parte del Naviglio della Martesana. Si passa davanti a Seven la Casa dei Ciliegi, un ristorante con una location fuori dal comune con preparazioni di piatti di carne e si prosegue passando sotto il ponte dove transitano i veicoli del trafficato Viale Monza nel tratto tra Gorla e Turro. Le immagini delle case che si affacciano sul Naviglio, mi evocano i canali di Bruges ed è sempre un bel ricordo. Il Naviglio rimarrà sempre sulla destra del mio cammino mentre il percorso pedonale e ciclabile della Martesana persisterà sulla sinistra. Appena superato il tratto di ponte si transita davanti alla Taverna Mykonos che pur non specchiandosi nelle acque azzurre dell'Egeo mantiene il suo fascino di fronte a quelle della Martesana; questo passaggio di percorso offre uno scorcio quasi agreste della città con case d’epoca ristrutturate. Dal nome del locale si capisce che la cucina è tipicamente e rigorosamente greca. La memoria mi porta ai viaggi settembrini di Mykonos in dolce compagnia e mi fa prospettare future incursioni nelle Cicladi. Ironia della sorte, in tutta la mia vita, ho cenato solo due volte in questo ristorante e devo assolutamente a breve colmare questa lacuna. Proseguo allegramente su questa strada assolutamente vietata alle auto, costeggiata anche dal verde di piccoli parchi, giardini e orti. Mi sorprendo di scoprire che ci sono luoghi vicino casa che non conosco affatto come la Biblioteca di Morando. La Fondazione Cineteca Italiana ha inaugurato questo spazio dove ci si può immergere nella lettura di libri, riviste, nello studio e nella visione di fotografie di cinema, il tutto dedicato al grande critico cinematografico Morando Morandini. Continuo col mio fiero camminare e varco sotto il ponte di Viale Rimembranze di Greco, vicino a dove ho vissuto la mia infanzia. Dove una volta c’erano il nostro campetto da calcio e gli orticelli rifugio, ora ci sono costruzioni bellissime ristrutturate che non penalizzano affatto il panorama (vedi foto del post). Lungo il percorso pedonale e ciclabile ci sono numerose panchine e lampioni che fanno pensare a una suggestiva visione serale. Verso il finale di questo tratto che porterà alla Cassina de Pomm, da dove inizia l’Alzaia Naviglio Martesana che da Milano arriva all’Adda, ci si imbatte anche in locali come il Tranvai. Questo e altri locali sembrano vere oasi di tranquillità circondate dal verde e una pausa è doverosa per godersi una colazione nel weekend, una sosta dopo la passeggiata o un aperitivo all’inizio di una serata calda. Qui c’è un vecchio tranvai giallo costruito negli anni venti del secolo scorso. Sono arrivato al termine del mio personale tratto pedonale e l’ultima sosta è davanti alla Cascina de Pomm un tempo antica osteria e dormitorio per i viaggiatori, i commercianti e i loro cavalli in arrivo o in partenza da Milano. E’ un sito importante, confermato dal passaggio di autorevoli personaggi della storia come Garibaldi e Napoleone. La storia di questa zona è datata 1457. Ora c’è un nuovo locale, la Buttiga (beer room), inaugurato lo scorso anno, location ideale per un aperitivo o per una serata a base di birra e taglieri di salumi e formaggi, nel contesto di un piccolo piazzale giardino che costeggia l’inizio del Naviglio con il ponte in ferro sulla Martesana. Da questo punto, tornando verso casa, inizia il mio ritorno alle origini, al mio passato, al mio presente, esattamente un “ritorno al futuro” come dal titolo del post cui ho voluto omaggiare come riferimento. Dove una volta c’era il campo da calcio dell’Insubria, ora c’è il complesso residenziale delle Tre Torri. Proprio su questo tratto di strada in Via Emilio De Marchi, prima del ponte ferroviario, nel settembre del 1966 io e Vito, in due su una bicicletta, fummo investiti da un’auto e finimmo sui giornali. Ci andò bene … Ora costeggiando la via c’è anche il supermercato Unes dove per tanto tempo, prima con la mamma e poi insieme al Nick, è diventato il nostro luogo per la spesa di famiglia. Sono a una ventina di minuti a piedi da casa. Arrivo in Piazza Greco, dove c’è la chiesa di San Martino e dove nell’oratorio abbiamo consumato i piccoli tacchetti delle scarpe da “pavimento” nei tornei estivi di calcetto. Mancano ancora due ultime due location prima del mio rientro : la scuola elementare di Via Bottelli e il Cimitero di Greco. La scuola di Via Bottelli la ricordo indossando il grembiulino nero con fiocco azzurro frequentando la prima e seconda elementare. Il Cimitero di Greco è il luogo dove ora riposano insieme la Pupa e il Nick e tanti altri famigliari e amici. Fotografia di rito davanti il negozio di fiori con tanto di selfie e conversazione insieme alla bionda ragazza rumena per la quale ho un “debole” platonico da tempo. Salita finale sulla Via Emilio De Marchi, passaggio sul ponte della ferrovia nei pressi della Stazione di Greco, si imbocca la Via Breda e poi la svolta a destra dove c'è la Via Rucellai, che dal secolo scorso è la mia base di vita. La mia palazzina è sulla sinistra davanti al campo di basket e ai giardini. Il mio itinerario dei ricordi è terminato. La gioia è stata infinita nel viverlo e “tornando al futuro”, sognando sempre di scappare oltralpe, ho messo le mie prime basi sull’approccio alla pensione. Sorprendente e sognante questa domenica mattina.

Post's song : "Good to go" performed by Billy Idol

08/20

dimanche, janvier 19, 2020

City nation break "Corto Maltese"

“Non sono un eroe, mi piace viaggiare e non amo le regole, ma ne rispetto una soltanto, quella di non tradire mai gli amici. Ho cercato tanti tesori senza mai trovarne uno, ma continuerò sempre, potete contarci, ancora un po’ più in là …”. In questo primo viaggio dell’anno 2020 e del nuovo decennio non potevo non citare quanto disse Corto Maltese, il personaggio immaginario dei fumetti creato dalla mano creativa di Hugo Pratt, tratteggiando il suo identikit. La citazione era doverosa per via della destinazione scelta e anche in questo caso ho provato quella sensazione impagabile di partire per un nuovo viaggio : meta nuova, nazione nuova, capitale nuova.
Parto da Milano col grigio nebbioso freddo e arrivo nel bel mezzo del Mediterraneo sotto lo splendido sole. Qui il sole è sponsorizzato per 300 giorni l’anno e in meno di due ore di volo, lungo la spina dorsale italica, si può trovarlo a La Valletta, capitale della Repubblica di Malta. Uscito dall’aeroporto il taxi mi aspettava per portarmi direttamente in hotel e qui la prima sorpresa … a Malta si guida a destra, come nel Regno Unito essendone stata una colonia. L’impatto è sempre carico di entusiasmo e così simbolicamente taglio il nastro del nuovo decennio, sperando siano anni ruggenti come quelli chiamati così del secolo scorso : gli anni venti.
Nel preparare questa nuova avventura ho volutamente scelto come base un hotel che traesse proprio ispirazione da quegli anni così sfavillanti e prosperosi. L’ho trovata al The Phoenicia Malta, un hotel ricco di storia, con magnifici arredi, immerso in tre ettari di giardini e con musica classica sempre in sottofondo. L’albergo è membro della prestigiosa collezione di hotel di lusso “The Leading Hotels of the World” che grazie agli stili architettonici uniti a un comfort elegante rendono la vacanza ideale per il viaggiatore sempre interessato alla ricerca di nuove scoperte.
L’Hotel Phoenicia Malta è strategicamente posizionato alle porte delle antiche mura della città accanto alla Fontana del Tritoni sulla piazza Bieb il-Belt di La Valletta. Di recente avevo rivisto in tv il film di Woody Allen girato a Parigi dove il protagonista del mondo attuale, puntualmente ogni sera, si ritrovava negli anni venti. Magari succederà anche a me, ma in quali anni vorrei catapultarmi per cercare pillole di felicità in viaggio ? Non conoscendoli mi indirizzerei proprio sugli anni venti, tra la prima e la seconda guerra mondiale oppure quelli gioiosi e spensierati della mia adolescenza, dove tutto veniva scoperto e vissuto senza quei filtri che con il trascorso della vita schermano i sentimenti e creano il carattere. Interessante spunto per gli anni che ci restano da vivere.
Alla soglia dei “sessanta” punto al ritorno della spensieratezza e all’essere positivo. Ma ora sono in un posto nuovo e quindi lascio lo zaino, regalatomi a Natale da mio fratello Roby, al centro della stanza e mi immergo subito nella vita maltese. Superata la piazza dei Tritoni ci si addentra nel cuore di La Valletta, una vera fortezza. Occhi pronti a nuove visioni, cuore tenuto a bada dai farmaci quotidiani e sono già maltese. Quel “corto” citato a inizio del racconto  è riferito a un idioma “argot” andaluso che significa “svelto di mano” che io ho convertito in “svelto di idee” per definire il mio status di viaggiatore seriale e compulsivo.
La Valletta, (la “città-fortezza”, la città “Umilissima”, la città “costruita dai gentiluomini per i gentiluomini”) è la capitale, la più piccola in Europa come estensione, di Malta. La Valletta prende il nome dal proprio fondatore, il rispettato Gran Maestro dei Cavalieri Ospitalieri dell'Ordine di S. Giovanni, Jean Parisot de la Valette. Come ho citato le definizioni che sono state attribuite a questa città sono molteplici, tutte riferite al patrimonio storico del suo passato; nell’insieme alla fine del viaggio vedrò un vero capolavoro barocco. Camminando per le vie di La Valletta si possono avvistare vere sorprese dietro ogni angolo: piccole nicchie, fontane, statue votive e stemmi araldici sulle balaustre.
Le strade sono strette e disposte a griglia nelle quali si possono incontrare piccoli negozi e caffè pittoreschi. L’intera cittadina fa parte del patrimonio dell’UNESCO. Il primo consiglio, leggendo su Internet, è proprio quello di uscire dai percorsi più turistici e di perdersi nelle viuzze laterali, quelle che scendono verso il mare. Io l’ho seguito subito nell’esplorazione serale al mio arrivo e la mattina dopo col sole splendente : tutto ha il sapore di un luogo senza tempo. 
come la visita alla città di Mdina l'antica capitale di Malta, con le sue mura arabe, all’interno delle quali troverete meravigliosi palazzi delle maggiori famiglie nobiliari maltesi. La mia prima giornata di sole a La Valletta è stata contraddistinta dall’entrata attraverso la porta d’ingresso di questa città-fortezza : il Quinto portale, così chiamato perché è stato ricostruito per la quinta volta dall’architetto italiano Renzo Piano per sostituire il precedente sito ottocentesco gravemente deteriorato.
Le ardite architetture del portale creano un curioso contrasto con gli edifici antichi adiacenti. Si prosegue poi alla ricerca della celebre concattedrale di San Giovanni. Questa chiesa si presenta esternamente come un anonimo edificio stretto tra due campanili che si sviluppa all’interno in una grande navata ai cui lati si aprono le cappelle decorate, tutte ricoperte d’oro. Tra le magnifiche opere d’arte all’interno della chiesa si può ammirare il capolavoro di Caravaggio, la Decollazione di San Giovanni Battista, l’unica opera al mondo che porta la firma autografa del pittore. All’uscita dalla concattedrale una piccola passeggiata porta ai giardini Barrakka, o Barrakka Gardens, che sono uno dei pochi spazi verdi presenti a Valletta.
Questi giardini che si dividono in Upper e Lower offrono una vista stupenda sul grande porto, con le Tre Città sullo sfondo. Gli Upper Barrakka e Lower Barrakka (superiori e inferiori), in realtà non si trovano esattamente uno sopra l’altro, ma a breve distanza. Al di sotto degli Upper Barrakka (superiori) si trova la Saluting Battery, una linea di cannoni usata nel periodo inglese per salutare le navi in entrata nel Grand Harbour” (il grande porto). Qui, ogni giorno alle 12 e alle 16 in punto, viene sparata un’autentica bordata e osservare tutte le operazioni delle guardie d’onore è un vero spettacolo.
I Lower Barrakka Gardens (inferiori) si trovano a circa cinquecento metri di distanza da quelli superiori. Questi giardini sono frequentati soprattutto dagli abitanti del luogo e ciò che caratterizza il parco è un piccolo tempio in stile greco (dorico), eretto per commemorare l’ammiraglio britannico che costrinse alla resa le forze di occupazione francesi a Malta nei primi anni dell’ottocento. La parte restante della intensa giornata è da suddividere salendo sulle piccole imbarcazioni che offrono la possibilità di esplorare la costa e l’insenatura del porto di La Valletta, regalando un momento unico per ammirare la città da due prospettive insolite, suggestive e da cartolina. Stuzzicanti e gustose invece sono state le mie soste per tastare la gastronomia locale, influenzata dai sapori del Mediterraneo. Ottima qualità negli abbondanti piatti a base di pasta, di risotti e di “coniglio”, la vera star culinaria di Malta. 
Da provare anche il pastìzz, una specialità culinaria "da strada" fatta di pasta sfoglia croccante riempita tradizionalmente con ricotta o con piselli passati a purea. 
Si sta bene a Malta, grazie a un favorevole meraviglioso clima meteorologico e a una qualità di vita estremamente godibile. La Valletta, e nell’insieme tutta l’isola di Malta, è una meta perfetta per chi ama l’arte, la storia del Mediterraneo e la sua cultura conseguenza di una millenaria mescolanza di tutte i popoli che si affacciano sui suoi litorali … “crocevia di storie e culture provenienti da ogni riva del mare nostrum” … La storia di Malta è stata decisamente segnata dalla presenza degli Inglesi, soprattutto durante la seconda guerra mondiale quando divenne la base della marina britannica. Lo noterete in tante piccole sfumature e sorprese, così come lo sono state la mia brillante scelta come primo viaggio dell’anno e del decennio e la mia continua ricerca di immergermi nella quotidianità dei posti nuovi.
Post's song : "Ouverture Nozze di Figaro" by Mozart
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