Zona nord di Milano. Giorno nove di agosto di questo strano, incerto, preoccupante, surreale 2020. Parenti e migliori amici sono via per le vacanze e io raccolgo le mie idee e le mie riflessioni in solitario. Ho sempre amato vivere questo periodo dell’anno nella città che non amo ma dove c’è la base dei miei movimenti, la mia bianca isola minimalista e dove da quarant’anni ho versato i contributi per il mio futuro. Il 2020 è stato completamente stravolto dagli eventi legati al virus che da febbraio tiene in ostaggio il mondo e ci fa vivere con una mascherina per molte ore della giornata. Questa domenica mattina ho vissuto un piccolo viaggio, anche interiore, un viaggio di un’ora e quaranta minuti a piedi all’insegna di un ritorno alle origini con uno sguardo al futuro. Dopo aver espletato i miei controlli medici quotidiani di routine (pressione, febbre, saturazione), cui fa sempre seguito la prima colazione in casa, mi sono dedicato allo scambio di email con la mia amica del cuore Anna, a quello via sms con il caro amico Bumby e a quello telefonico con Lucio, il migliore (come ci chiamiamo entrambi). Dalla finestra che volge verso il nord le luci della città aprivano a un’ennesima calda giornata di sole. Riprendo la conversazione col mio compagno fedele MacBook Air al quale dedico un paio di lezioni di francese, che mi serviranno anch’esse per il mio futuro. Già il mio futuro … Terminati i ripassi mi vesto leggero e affronto la mia “speciale” mattina. Scarpe nuove running “blu navy” dell’Adidas in linea con la mascherina bluette sempre “made in trifoglio”, una maglia leggera blu notte di Armani e le bianche cuffiette wireless Apple Air. Sono pronto. Musica ad alto volume con le canzoni di Billy e Lenny (Idol e Kravitz) e tanti bei pensieri propositivi e riflessivi. Il camminare in solitario per me è meditazione pura. L’ho imparato in questi quindici anni di viaggi, l’ho affinato, l’ho reso un ritaglio importante per il mio vivere. Mi ha regalato momenti di gioiose disquisizioni, di fantasticherie, di preparazione ai giorni a venire. L’ho trasformato in una specie di pratica che fa bene al mio corpo e al mio spirito. Confesso che la mia astinenza dal viaggiare sta iniziando a farmi fare “salti mortali” mentali di svariata natura e il camminare li alleggerisce e li rende spensierati; quantomeno questo è l’intento. Il camminare è un’attività vantaggiosa, che aiuta cuore e cervello e quindi se riesco a trarre beneficio da quello che soggettivamente può venir considerato un “tempo morto” posso godere di ogni passo per concentrarmi sulle sensazioni fisiche e mentali. E così passo dopo passo partendo da casa ho creato un piccolo itinerario di sei km e mezzo (controllati alla fine con l’app Pacer) che mi ha riportato indietro con i pensieri ma nello stesso avanti per quelli del futuro. Prima tappa è la Pasticceria Motta di Via Cislaghi (una delle mie due pasticcerie preferite in zona, l’altra è la favolosa Pasticceria Alvin’s di Via Melchiorre Gioia) che mette in atto il senso dell’olfatto nell’immediato varcare la soglia. Quel profumo di burro delle sue brioches artigianali mi ricorda sempre la condivisione con alcune donne della mia vita nella fretta di un abbinamento con un caffè o un cappuccino prima di andare al lavoro. La seconda sosta è una tappa fondamentale per il mio essere in vita ed è la Parrocchia S.Teresa del Bambin Gesù dove la Pupa e il Nick si sono sposati nel 1954 e hanno poi condiviso con noi il rinnovare la promessa matrimoniale dopo 25 anni nel 1979. A pochissima distanza c’è il Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla. La strage di Gorla fu un fatto di guerra che causò la morte di 184 bambini (i "Piccoli Martiri di Gorla"), alunni della scuola elementare, a seguito di un bombardamento aereo alleato che colpì l'intero quartiere milanese di Gorla la mattina del 20 ottobre 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Nick non solo la celebrava ogni anno presenziando alla commemorazione ma in più di una occasione ci ha raccontato quella mattina con dei dettagli che solo chi ha vissuto quei momenti poteva renderci edotti. Da quel punto, salendo un ponticello inizia il mio percorso lungo una piccola parte del Naviglio della Martesana. Si passa davanti a Seven la Casa dei Ciliegi, un ristorante con una location fuori dal comune con preparazioni di piatti di carne e si prosegue passando sotto il ponte dove transitano i veicoli del trafficato Viale Monza nel tratto tra Gorla e Turro. Le immagini delle case che si affacciano sul Naviglio, mi evocano i canali di Bruges ed è sempre un bel ricordo. Il Naviglio rimarrà sempre sulla destra del mio cammino mentre il percorso pedonale e ciclabile della Martesana persisterà sulla sinistra. Appena superato il tratto di ponte si transita davanti alla Taverna Mykonos che pur non specchiandosi nelle acque azzurre dell'Egeo mantiene il suo fascino di fronte a quelle della Martesana; questo passaggio di percorso offre uno scorcio quasi agreste della città con case d’epoca ristrutturate. Dal nome del locale si capisce che la cucina è tipicamente e rigorosamente greca. La memoria mi porta ai viaggi settembrini di Mykonos in dolce compagnia e mi fa prospettare future incursioni nelle Cicladi. Ironia della sorte, in tutta la mia vita, ho cenato solo due volte in questo ristorante e devo assolutamente a breve colmare questa lacuna. Proseguo allegramente su questa strada assolutamente vietata alle auto, costeggiata anche dal verde di piccoli parchi, giardini e orti. Mi sorprendo di scoprire che ci sono luoghi vicino casa che non conosco affatto come la Biblioteca di Morando. La Fondazione Cineteca Italiana ha inaugurato questo spazio dove ci si può immergere nella lettura di libri, riviste, nello studio e nella visione di fotografie di cinema, il tutto dedicato al grande critico cinematografico Morando Morandini. Continuo col mio fiero camminare e varco sotto il ponte di Viale Rimembranze di Greco, vicino a dove ho vissuto la mia infanzia. Dove una volta c’erano il nostro campetto da calcio e gli orticelli rifugio, ora ci sono costruzioni bellissime ristrutturate che non penalizzano affatto il panorama (vedi foto del post). Lungo il percorso pedonale e ciclabile ci sono numerose panchine e lampioni che fanno pensare a una suggestiva visione serale. Verso il finale di questo tratto che porterà alla Cassina de Pomm, da dove inizia l’Alzaia Naviglio Martesana che da Milano arriva all’Adda, ci si imbatte anche in locali come il Tranvai. Questo e altri locali sembrano vere oasi di tranquillità circondate dal verde e una pausa è doverosa per godersi una colazione nel weekend, una sosta dopo la passeggiata o un aperitivo all’inizio di una serata calda. Qui c’è un vecchio tranvai giallo costruito negli anni venti del secolo scorso. Sono arrivato al termine del mio personale tratto pedonale e l’ultima sosta è davanti alla Cascina de Pomm un tempo antica osteria e dormitorio per i viaggiatori, i commercianti e i loro cavalli in arrivo o in partenza da Milano. E’ un sito importante, confermato dal passaggio di autorevoli personaggi della storia come Garibaldi e Napoleone. La storia di questa zona è datata 1457. Ora c’è un nuovo locale, la Buttiga (beer room), inaugurato lo scorso anno, location ideale per un aperitivo o per una serata a base di birra e taglieri di salumi e formaggi, nel contesto di un piccolo piazzale giardino che costeggia l’inizio del Naviglio con il ponte in ferro sulla Martesana. Da questo punto, tornando verso casa, inizia il mio ritorno alle origini, al mio passato, al mio presente, esattamente un “ritorno al futuro” come dal titolo del post cui ho voluto omaggiare come riferimento. Dove una volta c’era il campo da calcio dell’Insubria, ora c’è il complesso residenziale delle Tre Torri. Proprio su questo tratto di strada in Via Emilio De Marchi, prima del ponte ferroviario, nel settembre del 1966 io e Vito, in due su una bicicletta, fummo investiti da un’auto e finimmo sui giornali. Ci andò bene … Ora costeggiando la via c’è anche il supermercato Unes dove per tanto tempo, prima con la mamma e poi insieme al Nick, è diventato il nostro luogo per la spesa di famiglia. Sono a una ventina di minuti a piedi da casa. Arrivo in Piazza Greco, dove c’è la chiesa di San Martino e dove nell’oratorio abbiamo consumato i piccoli tacchetti delle scarpe da “pavimento” nei tornei estivi di calcetto. Mancano ancora due ultime due location prima del mio rientro : la scuola elementare di Via Bottelli e il Cimitero di Greco. La scuola di Via Bottelli la ricordo indossando il grembiulino nero con fiocco azzurro frequentando la prima e seconda elementare. Il Cimitero di Greco è il luogo dove ora riposano insieme la Pupa e il Nick e tanti altri famigliari e amici. Fotografia di rito davanti il negozio di fiori con tanto di selfie e conversazione insieme alla bionda ragazza rumena per la quale ho un “debole” platonico da tempo. Salita finale sulla Via Emilio De Marchi, passaggio sul ponte della ferrovia nei pressi della Stazione di Greco, si imbocca la Via Breda e poi la svolta a destra dove c'è la Via Rucellai, che dal secolo scorso è la mia base di vita. La mia palazzina è sulla sinistra davanti al campo di basket e ai giardini. Il mio itinerario dei ricordi è terminato. La gioia è stata infinita nel viverlo e “tornando al futuro”, sognando sempre di scappare oltralpe, ho messo le mie prime basi sull’approccio alla pensione. Sorprendente e sognante questa domenica mattina.
Post's song : "Good to go" performed by Billy Idol
08/20
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