"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

lundi, août 26, 2019

Berner gelb

Contro il logorio dei viaggi estivi in aereo, con attese, ritardi e cancellazioni all’ordine del giorno, ci voleva un viaggio senza stress in treno. Vado a pescare nella mia lista dei “viaggi futuri” e non ho dubbi sulla scelta confortato anche dal meteo favorevole. La mia destinazione di post-ferragosto è caduta sulla vicina Svizzera. Dai microfoni del vagone ferroviario l’annuncio in fase di arrivo, “prossima fermata … Berna”. Viene detto in altre tre lingue e quindi “nächster Halt … Bern” (tedesco), “prochain arrêt … Berne” (francese) e “next stop … Bern” (inglese). Questo fa capire l’universalità di questa parte dell'Europa, dei nostri "vicini di casa".
Tre ore esatte di treno, tutto in perfetto orario ed eccomi nella capitale della Confederazione Elvetica (Svizzera). Il centro storico è stato riconosciuto, dal 1983, come Patrimonio dell’Umanità, bene protetto dall’Unesco. Il mio hotel è proprio all’angolo della piazza che ospita la sede del Parlamento e del Governo svizzero : sono nel cuore della città. Il centro storico di Berna ti conquista subito. La sua conformazione mette subito a proprio agio. In pratica è una vera e propria penisola dove il verde fiume Aar diventa la cornice perfetta. Ci si sente protetti in questa parte così vitale di Berna e percorrendo le due principali strade Marktgasse e Kramgrasse, prima e dopo la grande torre dell’orologio, ne capirete il motivo. Con i suoi sei chilometri di portici Berna permette al viaggiatore di godersi la sua passeggiata al riparo dalla pioggia e all’ombra. Questi lodevoli portici nascondono poi al loro interno numerosi scantinati che ospitano altrettanti locali. In pratica una matrioska architetturale.
Le auto non possono circolare e i tram o gli autobus elettrici diventano anch’essi un’attrazione mentre si scattano le istantanee alle scene di vita di Berna. E così come detto ci si imbatterà nella Zytglogge, ossia la Torre dell’orologio astronomico, e nelle fontane rinascimentali con le loro figure allegoriche. Vagabondando festosamente per l’impatto entusiasta con Berna sono arrivato in fondo dell’ansa del fiume Aar dove c’è il piccolo Parco degli Orsi, attrazione turistica per tutte le età.
Una famiglia di orsi ha trovato il suo habitat nella zona sottostante il ponte sull’Aar ed è divertente vederli all’azione. Mi ero in parte documentato sulla città di Berna e i suoi dintorni attraverso i due siti internet perfettamente confezionati per rendere piacevole il soggiorno nella capitale svizzera. Uno è quello dell’Ufficio del turismo di Berna e l’altro di quello della Svizzera. C’erano anche le varie indicazioni per vederla in 24, 48 o in 72 ore, però Berna merita di più per assaporarla in pieno e mi sono annotato altri punti per viverli nella prossima occasione. E per viverla o respirarla ancora al meglio, come dico io, c’è l’omaggio inaspettato per beneficiare gratuitamente della libera circolazione dei trasporti (tram, bus elettrici, funicolari). E’ il Bern Ticket che viene elargito dalla struttura che vi ospita (hotel) al momento del check-in.
Vale per tutta la durata del soggiorno e in pratica ho viaggiato gratis per tutta Berna, salendo e scendendo dai tram e dagli autobus quasi fosse un gioco da seguire per “vincere” la città. Visto il costo della vita della capitale è stato veramente un grosso regalo e in più sprona a vedere tutte le possibili attrazioni della città. Io ho cercato, seguendo le informazioni che avevo appuntato nella lettura degli “highlights” di Berna di vedere quelle più curiose.
Ad esempio basta prendere un treno e un autobus e in meno di un’ora ci si ritrova nella valle del fiume Emme. In questa zona ha origine il famoso formaggio con i buchi, l’Emmentaler e una piccola tappa nel loro caseificio ad Affoltern im Emmental non poteva mancare al mio itinerario; ho seguito dal vivo le fasi della produzione anche attraverso un tour interattivo dimostrativo. Un altro aspetto di folclore e di vita cittadina è quello di assistere a una partita di calcio della formazione locale, i giallo-neri dello Young Boys. I campioni di Svizzera degli ultimi due anni hanno battuto per quattro reti a zero gli avversari dello Zurigo. Seguendo “ad litteram” il sito dell’Ufficio del Turismo di Berna avevo messo nel mio trolley un costume e un asciugamano.
D’estate è quasi un dovere, naturalmente nelle giornate calde, tuffarsi nelle acque gelide del fiume Aar lasciandosi trasportare dalla corrente e vivere l’incomparabile cultura balneare di Berna. L’impatto con l’acqua lasciava spazio a frasi del tipo “o mio Dio” o “ma cosa sto facendo ? ” per poi riscattarsi con la felicità di vivere l’evento per un centinaio di metri in balia “controllata” del fiume, il tutto ai piedi del grande Palazzo Federale. Ma non finiscono qui le attrazioni curiose di Berna.
Si prende il tram dalla stazione principale di Berna e si raggiunge la stazione a valle della funicolare del Gurten, la cosiddetta montagna dei bernesi. La «Gurtenbähnli» effettua una corsa ogni quarto d'ora per raggiungere gli 858 m. dove si estende un paradiso di prati verdi. Da qui si apprezza il panorama sulla città e sulle cime innevate dell’Oberland bernese, con la colonna sonora dei campanacci delle mucche al pascolo. Per la discesa, come ho fatto io, basta seguire a piedi il tracciato del percorso della Wanderwag per raggiungere la città e le acque fresche dell’Aar.
Ad agosto tutti i sabati i musei sono gratuiti e io non ho perso l’occasione per visitare lo Zentrum Paul Klee e il museo casa di Einstein. Nel 2005, il famoso architetto italiano Renzo Piano ha costruito l’iconico Zentrum Paul Klee. Oltre alla più importante collezione di Paul Klee (pittore svizzero) del mondo.  La struttura, con tre costruzioni ondulate in acciaio e vetro, merita già di per sé di essere visitata. Sembrano tre colline moderne e le linee armoniosamente delicate si fondono con il paesaggio adiacente, circondato da un ampio parco che invita a splendide passeggiate. Albert Einstein (mio mentore negli aforismi) trascorse parte della sua vita a Berna.
Qui ci arrivò nel 1902 e fu assunto come impiegato presso l’Ufficio federale dei brevetti. L’appartamento arredato nello stile di allora documenta la vita del fisico a Berna quando realizzò la sua fase più creativa dal punto di vista scientifico. E poi la gastronomia locale, influenzata dai pascoli delle valli circostanti famose nel mondo per i suoi formaggi come il già citato Emmentaler. I piatti a base di formaggio più popolari sono la fonduta, con i migliori formaggi che vanno uniti con il vino e fatti sciogliere sulla fiamma viva e la raclette, formaggio fuso servito con patate al cartoccio, cipolline e cetriolini sottoaceto.
Nei vari menù si possono trovare anche il rosti (a base di patate) e gli spatzli (gnocchetti piccoli) da condire con ingredienti vari. Ingredienti semplici ma decisamente gustosi. Altra influenza arriva dalle cucine francesi, tedesche e italiane. Nei miei punti, appunti e spunti di cui ho preso nota nei rientri serali in hotel ci sono alcune attrazioni che ho volutamente tralasciato in questo viaggio per poterle vivere con calma alla prossima occasione, che secondo il mio istinto da viaggiatore non sarà poi così tanto lontana. Un weekend lungo all’insegna della curiosità, della cultura popolare e del buon vivere. In fondo cos’è un viaggio ? Viaggiare rende felici, migliora la vita e fa bene alla mente. Per me è dipendenza compulsiva. Nella mia stanza “lavoro” di casa ho un quadretto dove c’è scritto : “Il viaggio è l’unica cosa che compri e che ti rende più ricco.” Anche con Berna ho aumentato il mio attivo nel conto “viaggi”.

Post's song : "Ho fatto un selfie" performed by Edoardo Bennato
8/19

lundi, août 05, 2019

Rotterdam. Make it happen.

Cinque anni di Rotterdam.
Con la città di Erasmo ho un feeling particolare e ogni tanto penso che nel titolo del suo famoso scritto “Elogio della follia” c’è dentro tutta la rinascita di Rotterdam del dopoguerra. Rotterdam, completamente distrutta a causa dei bombardamenti nella Seconda Guerra Mondiale, è stata interamente ricostruita e come un’araba fenice del ventesimo secolo, dalle rovine fumanti delle bombe naziste, ha trovato la sua innata capacità di risorgere dalle ceneri. A Rotterdam si sono rimboccati le maniche e hanno ricostituito una città partendo realmente da zero.
L’intervento, firmato da designer e architetti, anche di fama mondiale, è stato improntato alla riqualificazione degli edifici preesistenti, ma senza cancellare il passato. E così, vecchi stabilimenti dismessi, sono diventati food hall, hotel di tendenza e shopping center. Oggi Rotterdam è tutta un’altra città. Rotterdam si è reinventata con architetture futuristiche audaci e talvolta sperimentali, diventando una culla di arte contemporanea di cambiamento scegliendo di farla risorgere in chiave ultramoderna ed ecco spiegato quel pizzico di follia. Rotterdam è a meno di mezz’ora di treno veloce dall’aeroporto di Amsterdam ed è una città totalmente diversa dalla famosa capitale, che sovverte quell’idea di Olanda che la maggior parte dei visitatori ha in mente. È una città che piace molto o non piace affatto. Per me fu un colpo di fulmine positivo  in quella estate del 2014.
E da allora di strada, o meglio di miglia aeree, ne ho fatta, ma Rotterdam fu una svolta, una rivoluzione radicale sul mio pensare in viaggio. Questo weekend ne è stata la piacevole conferma celebrativa. Ho trovato finalmente anche la mia base, come hotel, dopo le tre precedenti escursioni. La nuova postazione, come dice il loro slogan "A casa tua a Rotterdam ...", è perfetta negli spostamenti con tutte le attrazioni e locali a breve, o in qualche caso, a brevissima distanza. Borsa piccola, lo stretto necessario per questo fine settimana di inizio d’agosto.
Causa il ritardo del volo, arrivo a Rotterdam nell’ora del dopo cena e mi sarebbe spiaciuto andare a letto subito. Mi siedo nel bancone all’aperto del bar di fronte l’hotel e dal loro menù scelgo una fresca birra olandese (Hertog Jan) e le bitterball (polpette di carne sfilacciata in stile crocchetta). Splendido inizio in stile street food : le bitterballen hanno un sapore irresistibile e si sciolgono letteralmente in bocca. Mi rilasso e penso ai miei programmi dei giorni seguenti dove avrò due missioni “pretesto” da affrontare. Vado a letto, mi alzo presto ed è subito sabato. Parte il mio weekend olandese. La prima missione in realtà è un compito alla ricerca del mio piccolo contributo per una causa locale. Si tratta di un progetto di riqualificazione urbana : il Luchtsingel Bridge. Il ponte pedonale Luchtsingel a Rotterdam è la prima infrastruttura pubblica ad essere stata sovvenzionata attraverso micro-finanziamenti di privati. L’iniziativa è nata dalla necessità di riunire alcune zone apparentemente separate nelle zone limitrofe al centro ed è un nuovo modo di costruire la cittàIl ponte è stato “disegnato” totalmente in legno giallo e su ogni tavola vi sono i nomi dei donatori che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera.
Dovevo trovare la placca gialla in legno col mio nome, che insieme alle altre delimitano il ponte. Ho impiegato un’ora di ricerca per trovarla per colpa della fuorviante indicazione sul punto esatto di collocamento inviatami via email, ma alla fine ero felicissimo. La seconda missione l’ho vissuta nel pomeriggio di domenica allo Stadium Feyenoord (de kuip, la vasca) assistendo alla prima di campionato di calcio olandese 2019/2020 per il derby del “mio” Feyenoord contro lo Sparta Rotterdam con risultato finale 2 a 2 acciuffato in pieno recupero.
Nel mezzo dei due “pretesti” ho fatto una ripassata, ripercorrendo senza stress, quei luoghi e quelle attrazioni già visti nella mia prima scoperta di Rotterdam, introducendo un nuovo modo di ammirare gli stessi cambiando il verso della visione, come mi è capitato a Katendrecht, una lingua di terra circondata dal fiume che oggi si è riscoperta meta turistica e gastronomica all’avanguardia. E così camminando camminando (a fine viaggio saranno 45 i chilometri consumati dalle mie scarpe) ho goduto delle bellezze moderne, vero must, di Rotterdam. Sono transitato davanti alle originali case cubiche gialle rovesciate, regolarmente abitate e mi sono nuovamente addentrato nella vicina struttura del Markhtal il futuristico mercato alimentare al coperto, entrambe due vere follie architettoniche.
Ho fatto deviazioni qua e là sul piccolo vecchio porto, ho ammirato lo skyline del ponte iconico sulla Mosa, L’Erasmusbrug,  con la sua torre asimmetrica chiamata “il cigno” e mi sono emozionato sostando davanti al fascino del passato della vecchia chiesa di San Lorenzo, rimasta in piedi durante i bombardamenti. Sempre attuale e doveroso è il “calarsi” nel quartiere trendy (Witte de Whitstraat) che si affaccia su quello dei musei con tanta originalità e creatività. La strada ospita ristoranti, caffè, gallerie d'arte negozi e murales. Rotterdam è una città particolare che in questi anni ho conosciuto meglio; mi riserva però sempre piacevoli sorprese.
Non posso non  parlare delle mie soste culinarie sempre seguendo la linea diretta della “via della birra” degli ultimi viaggi fra Francia, Germania e Belgio. Birre locali che hanno felicemente accompagnato le deliziose pietanze scelte, senza dimenticare mai quel tocco asiatico che è nel DNA olandese. Rotterdam ha un inconfondibile profumo di gioventù, è una città sveglia, sempre in movimento, sprint e ricca di gioia di vivere. Basta soffermarsi agli angoli delle strade e vedere i festosi tavoli all’aperto. Ci si muove in tanti modi a Rotterdam partendo dai comodi ed efficienti mezzi di trasporti pubblici (treni, metropolitana, tram, taxi d’acqua) oppure noleggiando una bicicletta per correre sulle decine di km di piste ciclabili, o semplicemente, come ho fatto io, girarla a piedi : le stazioni di taxi sono una eccezionalità.
Rotterdam impressiona per il forte impatto architettonico moderno e contemporaneo, per l’energia che si sprigiona dai  suoi edifici, talvolta arditi, per il decoro urbano e per l’ampiezza dei suoi spazi. E’ incredibilmente all’avanguardia dal punto di vista culturale ed è una delle città più a misura d’uomo e moderne d’Europa. Qui si parla principalmente la lingua inglese per via delle 176 nazionalità che Rotterdam ospita. Rotterdam, ho letto nelle mie ricerche, “è riuscita a mettersi il passato alle spalle e a creare un suo nuovo orizzonte”. Spero di realizzare anche il mio e chissà che Rotterdam sia la spinta giusta per la sua capacità di sorprendermi sempre.

Post's song "The Way You Do the Things You Do" performed by UB40
8/19