"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

vendredi, octobre 29, 2010

Valencia, increible pero cierta

E' ancora estate in questa parte della Spagna.
Tre giorni di sole pieno e temperatura tra i venti e i trenta gradi. E' pur vero che il sole me lo porto in valigia per ogni evenienza, ma qui non c'è stato proprio bisogno.
Copenhagen è ancora dietro l'angolo e io per omaggiarla nel mio primo giorno qui a Valencia ho indossato una t-shirt blu della Carlsberg : sono troppo trendy.
Valencia mi è piaciuta subito e qui il connubio passato e presente lo si nota e lo si vive alla "mas" grande.
L'architettura è sorprendente. In pochi altri posti che ho visitato in questi anni ho trovato contrasti così marcati : cattedrali gotiche, torri medioevali, palazzi barocchi che coesistono con strutture modernissime.
La sensazione di viaggio nel tempo è incredibile come incredibile è questa città.
Incredibile ma vera come dice il titolo del post preso in prestito dallo slogan dell'ufficio turistico di Valencia.
Il passato è presente (viva il gioco di parole) nel centro storico dove dalla Plaza del Ayuntamiento fino alla Plaza de la Vergen è tutto un susseguirsi di palazzi, torri, chiese. Il fulcro è tutto attorno alla Torre del Micalet o Miguelete o Michelino, insomma la torre col mio nome. La puoi guardare da tutte le angolazioni in bella vista dalla Plaza Santa Catalina e dalla Plaza de Reina in un verso e dalla Plaza de la Virgen dall’altro.
Con la sua imponenza sembra proteggere la Cattedrale all'interno della quale c'è la Capilla del Santo Caliz (la Cappella del Santo Graal) che custodisce una delle tante versioni dell'ultimo calice. Io l'avevo cercato tanti anni fa a Glastonbury (Avalon) in Inghilterra nel mio famoso Excalibur Tour in camper. Urge la lettura di qualche libro a riguardo per capirne meglio l'evoluzione e i vari passaggi. Ho scalato, in onore al mio nome, i 208 gradini che portano alla sommità della Torre Micalet e dopo essermi ripreso dall’abbondante residuo dell’acido lattico delle mie gambe ho ammirato il panorama che si estende fino al mare in una direzione e alla catena montagnosa dall’altra.
Appena arrivi a Valencia il tempo diminuisce i suoi battiti ed è un vero e proprio elogio alla lentezza, alla quale per altro col passare dei viaggi mi sto abituando; prima ero un vero scoiattolo … vedevo prendevo nascondevo scappavo correvo ritornavo al punto di partenza e di nuovo ancora. Qui sono bastati un "vaso" di vino blanco fresco e il primo assaggio di paella (è un'istituzione) valenciana ed ero già del posto. Ci sono tanti riti a Valencia, come per altro in tante altre città della Spagna, e io ero predisposto a compierli : quello della "merienda", a scelta con cioccolata e churros o con horchata e farton (glorie locali, bevanda a base di chupa e brioche lunga), quello delle "tapas" con i suoi stuzzichini incredibilmente colorati, profumati e saporiti in tante versioni e quello dell’esperienza di assistere a una partita di "futbol" allo stadio Mestalla o a una corrida nella coreografica, simile al Colosseo, Plaza de Toros.
Per la "merienda" il posto ideale è l'Horchateria della Santa Catalina sotto la Torre omonima, mentre per le tapas qualsiasi bar o bodega fanno la loro stupenda figura per qualità e prezzo. Ho provato in alternativa alla sangria l'Agua de Valencia cocktail di succo d'arancia, zucchero, champagne, gin e vodka o Cointreau, da accompagnare assolutamente alle patatas bravas con salsa delicata all'aglio (proposta ovunque).
E poi anche il rito dei pasti a orari per noi improbabili. Consiglio un ottimo pranzo, sempre preferibile alla cena vista l'ora di approccio, a base di pesce in uno dei tanti ristoranti sul lungo Paseo Maritimo sulla spiaggia vicino al porto. La mia scelta è caduta su uno dei più famosi, la Pepica dove anche il maestro Hemingway si sedette a tavola e ne descrisse il fascino nel suo romanzo "Un’estate pericolosa". Un assaggio di calamari e una paella di marisco perfetta per cottura e sapore. E pensare che poche ore prima ero stato nel "futuro" a visitare le avveniristiche strutture messe in fila sul Jardin de la Turia (dove il letto del fiume omonimo ha lasciato il posto a una colata verde di sette chilometri). Tra le tante ho visitato l'Oceanografic uno dei più grandi parchi marini d'Europa, con un volume d’acqua gigantesco che riproduce i principali mari freddi e caldi con le loro specie e con un acquario-tunnel di 70 metri. Ho visto foche, delfini, squali, pinguini e meduse (le mie prefetite) oltre alla miriade di esemplari a seconda dell’ambiente. Questa parte modernissima di Valencia non sfigura in bellezza con quella del passato dove tra l'altro bisogna in primo luogo visitare l’arabeggiante Lonja de la Seda (Borsa della Seta) e il Mercado Central palazzo art nouveau, sullo stile del mercato Boqueria di Barcelona, che ospita il caratteristico mercato coperto così pulito, ordinato e ricco di ogni varietà di alimentari. Da non perdere assolutamente la facciata rosa del Palacio de Marqués de Dos Aguas in stile barocco-rococò abbellita da stravaganti sculture. Come detto nel "paragrafo" dei riti non mi sono perso l’esperienza di assistere a una partita di calcio nel mitico stadio della Mestalla dove però ho visto perdere per due reti a una la squadra locale contro il Mallorca. Atmosfera unica, stile inglese al quale da anni ho la fortuna di vivere assistendo in diretta alle partite del Chelsea a Londra.
Camminando piacevolmente si possono raggiungere le Torri di Quart e di Serranos quasi a delimitare il centro storico. Proseguendo ancora si possono ammirare l’architettura esterna (ricorda il Colosseo di Roma) de la Plaza de Toros accanto a quella della stazione ferroviaria Estacion de Norte in perfetto stile art nouveau. Curiosa è anche la piccolissima Plaza Redonda (piazza rotonda regno di piccoli negozianti e del mercato domenicale delle pulci) come curiosa è la pavimentazione che appare lucidissima in tutto il centro storico.
Prendendo la metropolitana ho raggiunto Manises (quasi vicino all’aeroporto), piccolo paesino noto per la ceramica e a riprova di questo ci sono tantissime facciate di azulejos, numerosi laboratori e il museo locale.
La specialità e gloria di Valencia è il riso, coltivato dal tempo degli Arabi. Il riso valenciano si presta a ogni forma di ricetta : al forno, al nero di seppia e naturalmente nella "paella" con tutte le sue varianti. Oltre a quella valenciana (coniglio pollo e verdure) e a quella di pesce esistono ricette locali tra le quali ho provato la saporitissima "Coca" a base di riso giallo, tonno, pomodoro, peperoni e pinoli. La paella la trovi ovunque e a tutte le ore della giornata … naturalmente con i tempi degli spagnoli.
Non serve in questa città fare il giro turistico con il bus, qui i mezzi di trasporto sono abbordabili per prezzo, veloci, continui e anche il camminare respirando la città è così piacevole (anche per le soste gastronomiche).
Io mi ero premunito acquistando all'aeroporto la Valencia card di 72 ore … esatte esatte quelle che ho trascoso in questa meravigliosa città iberica.
Valencia è la terza città di Spagna dopo Madrid e Barcellona ed è baciata da un clima davvero invidiabile in ogni stagione.
Valencia, palcoscenico di eventi e di emozioni.

Post's song "Quiero ser poeta" performed by Jarabe De Palo
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10/10

mardi, octobre 19, 2010

København og kultur natten

Quattro i buoni motivi per andare a Copenhagen in un weekend d’autunno.
1) riabbracciare Edoardo, mio nipote, che studia all’Università di Roskilde (RUC)
2) assistere al concerto di Andy White, cantautore nord-irlandese amico di Vito
3) vivere l’esperienza della notte della cultura (kultur natten)
4) dormire su una nave rompighiaccio
A questi buoni motivi aggiungerei il design danese, le biciclette, il burro salato e "qualcuno" direbbe anche la vista delle bionde danesi.
Questo viaggio ha avuto il prologo il giorno prima al Teatro Dal Verme di Milano dove insieme a Betty e Vito ho assistito al concerto di Andy White songwriter irlandese amico di mio fratello, che agli esordi la stampa britannica definì come il "Bob Dylan" di Belfast. Andy era accompagnato per l’occasione da due musicisti di Correggio, Betty Vezzani alla voce e Lele Borghi alle percussioni.
Al termine della session tutti insieme ad addentare, riuniti attorno a un tavolo, una pizza "bufalina" nel mentre si raccontava di aneddoti di concerti, di viaggi, di salute e di vita.
La mattina seguente Betty Vito e Andy, quest’ultimo alla guida di una Panda a noleggio dal colore improponibile, sono venuti a prendermi sotto casa per proseguire verso Malpensa dove ci attendeva il volo per Copenhagen.
La macchina era stracolma di valigie, con la chitarra di Andy con custodia sopra le nostre teste e dove a fatica ho trovato posto all’interno sia per me che per il mio trolley arancione. All’arrivo all’aeroporto di Copenhagen c’era ad attenderci Edoardo che col suo fluido parlare danese e inglese ci ha poi guidato per l’intero soggiorno aiutandoci nella comprensione e nella traduzione di qualsiasi accadimento succedeva minuto dopo minuto.
Un breve saluto a Andy, che proseguiva in treno per un’altra località danese per l’ennesimo concerto dandoci appuntamento per quello del giorno dopo a Copenhagen ed eccoci alla ricerca del nostro hotel prenotato su Booking.com. Hotel questa volta molto singolare, curioso, incredibile, suggestivo, d’atmosfera soprattutto … su una nave rompighiaccio, che dopo aver lavorato per anni in Groenlandia si sta godendo l’adorata pensione nel canale più grande del porto della capitale di Danimarca. La nostra "stanza" tutta in legno con letti a cuccetta e bagno privato ci è subito apparsa meravigliosa, unica nel genere. Elettrizzati da questa straordinaria sorpresa e con una voglia irrefrenabile di respirare immediatamente Copenhagen ci siamo "pinzati" sui nostri giubbini la spilla badge della "notte della cultura" (kultur natten) che dava accesso libero dalle sei del pomeriggio fino all’alba a tutti i mezzi di trasporto e a tutti i musei sparsi per la città. Il primo nostro "traguardo" è stata la scalata dei 400 gradini della torre a spirale della La Vor Frelsers Kirke, conosciuta come la Chiesa del Nostro Salvatore, che ha messo subito a dura prova i muscoli poco allenati delle nostre gambe. L’arrivo in cima però ci faceva dimenticare lo sforzo e ci regalava una vista panoramica insuperabile della capitale danese al tramonto.
Per festeggiare questo evento e la riunione familiare con Edoardo ci siamo premiati con una bella cena a base di gamberi e salmone. A fine cena tanto camminare per la città in notturna. Un vero e proprio fiume di persone si era riversato sullo Stroget, la via principale di Copenhagen. La serata/nottata è poi proseguita con una incursione nei Giardini Botanici, illuminati per l’occasione; questi giardini creati intorno al lago, e un tempo parte del fossato a difesa della città, hanno delle bellissime serre con piante tropicali e subtropicali. Nel finale di questa nostra "kultur natten" non ci siamo persi la visita della mostra dei quadri a tinte forti di Bob Dylan alla Danish National Gallery.
Al rientro in hotel-nave tutti insieme a spiluccare arachidi e a bere succhi di guava e birre nel buio della zona vicina al posto di guida del rompighiaccio. Il mare ci ha cullato dolcemente per tutta notte in un sonno ristoratore per meglio affrontare il giorno seguente. Giorno seguente iniziato dapprima con una splendida prima colazione sulla "nostra" nave e proseguito con il trasferimento a nord in auto (con la Micra di Edoardo portata quest‘estate a Copenhagen da Betty e Vito) con destinazione Helsingor e il Castello di Amleto.
Rientro in città nel primo pomeriggio, dopo un ottimo pranzo a base di polpette e filetti di pesce accompagnati dall’adorabile pane caldo con burro salato. Qui Edoardo ci aveva riservato un’altra sorpresa : quella del tour con uso di biciclette per le piste ciclabili delle vie centrali di Copenhagen. Varie soste tra le quali la visita al modernissimo "Diamante Nero", la nuova estensione della biblioteca reale denominata così per i raggi di luce che si riflettono sulla sua facciata di vetro e granito dello Zimbabwe. Qui all‘esterno seduti sulle sdraio a livello del mare, sorseggiando un buon caffé pomeridiano, si rimane rapiti dal colpo d’occhio della bellezza di un’architettura così elegante che unisce in modo armonioso vecchio e nuovo, passato e presente. Tante sono le architetture moderne che si affacciano sul porto di Copenhagen e di qualcuna ne parlerò più avanti. Un’altra sosta davanti alla rassegna delle case colorate del Nyhavn con tanto di foto cartolina sempre speciale.
Prima del rientro a casa di Edoardo (vive insieme a quattro danesi, due maschi e due femmine ….. intendo ragazzi naturalmente) per lasciare le biciclette, un’altra sosta sulla riva del porto Amaliehaven , immortalandoci sulle due ruote sullo sfondo di una tramonto rosa meraviglioso. Il resto della serata è tutto dedicato al concerto di Andy White ospite del cantante locale Junkers nel piccolo spazio del Bartof Café. Col risveglio aiutato dal sole accecante che filtra attraverso gli oblò della nostra dimora rompighiaccio, il Janus Artic Hotel, e sempre con il supporto della deliziosa prima colazione danese siamo pronti ad affrontare l’ultima giornata del nostro soggiorno. Giro mattutino con visita di varie chiese di orientamento religioso diverso, un salto per vedere il cambio della guardia davanti alle quattro palazzine racchiuse nella piazza ottogonale del palazzo dell’Amalienborg (sede della residenza reale) e il passaggio nel quartiere di Christiania, piccola cittadella occupata e autogestita da hippy che ha saputo darsi un'organizzazione e si è distaccata dal mondo che li circonda. Qui è anche permessa la vendita e l’uso di droghe leggere (erba).
A seguire, come anticipato qualche riga sopra, la visione dall'esterno a un altro esperimento architettonico d’avanguardia, la modernissima nuova Opera House ribattezzata dagli abitanti di Copenhagen "tostapane" (vedi foto grande del post).
In questa zona avanzata del porto si respira un’aria di relax incredibile. Grandi spazi e vista sul canale grande del porto.
Da qui ci siamo diretti verso lo stabilimento fabbrica della Carlsberg, una delle più importanti società produttrici di birra al mondo. Visita guidata (da noi) all’interno dello stesso con tanto di degustazione finale e di prova olfattiva dei vari aromi che compongono le diverse qualità di birra prodotte.
Copenhagen è una bellissima città, giovane, moderna, felice, verde, dove il mezzo di trasporto più usato è la bicicletta, dove c’è il miglior ristorante del mondo, dove la metropolitana è disegnata da Giorgetto Giugiaro e dove il passato e il presente si confondono in questo meraviglioso insieme di mare, cielo e terra.
Non nego di invidiare il giovane Holden Edoardo non solo per l’età, l’altezza, la bellezza, il parlare altre lingue e suonare il pianoforte divinamente … ma anche per vivere e studiare in una delle più brillanti città contemporanee. E' la città più verde d'Europa ed è all'avanguardia tecnologicamente (tra l'altro anche sulle linee metropolitane c'è l'accesso wi-fi per Internet).
Vi sarete chiesti perché in questo post su Copenhagen non ho parlato della Sirenetta vero ? Non ne ho parlato perché la "nostra" è volata in Cina per l’Expo 2010 di Shanghai.
Il vuoto lasciato dalla sua partenza è stato colmato da una videoinstallazione di un artista cinese. Scambi culturali.
Con il volo di ritorno della SAS da Copenhagen ho battuto il mio record annuale dei "voli". Sono a quota 25 e Valencia è vicinissima ...
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Post's song : "If you want it " performed by Andy White


10/10