"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

mercredi, septembre 28, 2011

Avec une cravate e une chemise fleurie à Paris

Parigi, Parigi e ancora Parigi. Per la terza volta in questo, per me, meraviglioso 2011 ho calpestato il suolo della capitale d'Oltralpe. Dopo il viaggio solitario di gennaio per la mostra mondiale di Monet e dopo quello in dolce compagnia di Cinzia a maggio eccomi a passeggiare per Parigi con Betty Vito ed Edoardo nel nostro tradizionale appuntamento di settembre.
Il concerto di Jimmy Buffett come pretesto annuale, questa volta “bissato” dall'esibizione evento di Charles Aznavour all'Olympia. Tanti sono i nostri riti di questo inizio d'autunno a Parigi.
Si va dai gustosi anticipi delle galettes salate nelle creperies bretoni di Rue de Montparnasse alle salades gourmandes o agli eccezionali “aligot e truffade” del Plomb du Cantal. Anticipi intervallati dalla tradizionale passeggiata per i sentieri cosparsi di foglie autunnali dei Jardins de Luxemburg.
Qui abbiamo avuto la fortuna dell'incontro con un attore francese da noi molto ammirato : Vincent Lindon. Stava giocando tranquillamente a bocce (petanques) con amici sui campi all'interno del parco. Una stretta di mano con complimenti e via … Ogni anno un personaggio famoso nuovo, ormai è una consuetudine. Uscendo dalla parte che si affaccia sul Pantheon per percorrere il Boul'Mich verso la Senna facciamo una sosta alla libreria inglese Shakespeare all'ombra della Cattedrale di Notre Dame per l'acquisto di un libro richiesto da Edoardo in arrivo da Copenhagen. Camminata di ritorno sulla Rue de Rennes in pieno quartiere di Saint-Germain per attendere l'arrivo di Edoardo all'uscita della metropolitana di Edgar Quinet. Dopocena verso le “lumieres” del lungosenna con foto ricordo dell'imponente Notre Dame.
Fa caldo a Parigi in questo settembre. E così per rinfrescarci, nella mattina di domenica, decidiamo di andare a visitare Le Catacombe in Place Denfert Rochereau. Parigi quindi non solo davanti ai nostri occhi, ma anche sotto i nostri piedi. L'ingresso è una semplice porta in un edificio di piccole dimensioni. Si percorre verso il basso una lunga scala a chiocciola e si inizia a camminare nel buio. Poi si entra un altro mondo, contrassegnato da una targa in francese che ci segnala che “questo è l'impero della morte”. Quasi due km di percorso con le pareti piene di scheletri umani, accatastati uno sopra l'altro. Teschi e ossa sono disposti all'interno di queste mura mescolati alla rinfusa. Le ossa dei contadini mischiate con quelle dei signori. Nelle catacombe di Parigi, non c'è distinzione di classe. E subito il pensiero va a Totò e alla sua “'a livella”. Domenica insolita e quindi la scelta è caduta sulla visita al Grande Arco di Trionfo della “Defense” perfettamente in linea prospettiva con il più famoso “Arc de Triomphe” e lungo gli Champs Elysées con quello più piccolo del “Carrousel” al Louvre. Monumento moderno in marmo di Carrara in mezzo ai grattacieli di uffici. Edoardo, da me rinominato per i tre giorni in Jean Paul (Gautier) per via della sua t-shirt a righe blu, decide di immortalarsi fotograficamente saltando a più non posso. E' quasi l'ora di pranzo e ci dirigiamo al confine dei Giardini di Lussemburgo in una brasserie tutta “salades”, comprese le nostre quattro. Il pomeriggio corre velocemente. Il tempo di una doccia “tonificante”, come dice la Betty, in hotel e via con i preparativi per il concerto di Aznavour del tardo “apres-midi”. Abito elegante per Betty e classiche giacche e cravatte per noi uomini. Il Nick aveva preparato i nodi alle cravatte mia e di Vito, ma la pressione aerea della valigia le aveva inconcepibilmente scombinate. Alla bella e buona siamo riusciti a riordinarle e in impeccabili abiti da sera ci siamo precipitati all'Olympia per il concerto. L'ottantasettenne Charles Aznavour, come ci aspettavamo, non ci ha deluso e ci ha regalato due ore filate di “chansons” francesi in un mix tra le sue nuove e quelle intramontabili. Molta commozione e intensità emotiva in questo spettacolo classico. Nel dopo concerto ci siamo diretti prima all'appuntamento annuale del Ritz dove abbiamo “celebrato” le sfarzose toilettes e dove Edoardo ci ha deliziato per quasi un'ora al pianoforte accanto al Bar Hemingway con sue composizioni e con accenni di musiche di Tiersen, Allevi, Elton John, jazz danese e una versione particolare di "Luna Calante" di Eugenio Bennato; all'uscita ci siamo indirizzati verso il Palais Royal dove all'ultimo minuto abbiamo deciso di “snobbare” il Grand Colbert prenotato in mattinata per una meravigliosa tipica brasserie parigina “Les Victoires”. E qui incredibilmente abbiamo pasteggiato festeggiando a buon prezzo le mie, appena trascorse, cinquanta primavere e soprattutto concedendoci e godendoci una bottiglia di champagne di una marca non famosa ma che ha regalato un piacere spettacolare al nostro gusto. Stanchi delle interminabili passeggiate di giornata ci siamo poi avviati verso “l'ultimo metrò” per il ritorno in albergo.
Il mattino seguente dopo il croissant inzuppato nel cafè au lait la scelta colorata di tuffarci nel “Favoloso mondo di Amelie” ripercorrendo alcune strade e alcuni luoghi dell'indimenticabile e originale film. Siamo a Montmartre, un tempo quartiere maledetto e irriverente, dove si recavano gli artisti squattrinati. Una città nella città, con la collina (c'è addirittura una vigna) che ha visto scorrere le vite di Picasso, Van Gogh e Modigliani. Oggi Montmarte è una trappola per i turisti che però non si può fare a meno di visitare. I grandi artisti non ci sono più e sono stati rimpiazzati dai pittori di strada e dai disegnatori di caricature, alcuni dei quali hanno sostituito i pennelli con le forbici. Montmartre però possiede ancora un fascino particolare tutto da vivere e noi abbiamo voluto, come detto sopra, respirare il palco di Amelie, facendo un giro che parte dalla suggestiva e romantica giostra che si trova ai piedi della Basilica del Sacro Cuore per immergerci nell'atmosfera del film con la sosta all'angolo del negozio di frutta e verdura dove la protagonista fa i suoi acquisti.
Piccola deviazione al film per vedere Square des Abbesses. Siamo o non siamo nella città dell'amore ? E questo è l’indirizzo dove troverete il “mur des je t'aime”: un'installazione piastrellata dove la parola “ti amo” è scritta in tutte le lingue del mondo, piacevolmente e strategicamente situata all’interno di un piccolo parco pubblico.
A seguire la visita al Cafè des Deux Moulins, in rue Lepic, dove lavorava Amelie Poulain. Tutto ha un sapore particolare e l’arredamento retrò con stampe e specchi ci ricorda che qui hanno girato il film. Un luogo dall’aria squisitamente parigina. Il bar è molto frequentato dagli estimatori della famosa pellicola, ma si trova comunque un tavolo per bere un caffè. Poche centinaia di metri e appena sotto la carreggiata stradale c'è il Cimitero di Montmartre dove riposano, tra le altre, le spoglie di Dalida, Truffaut, Degas, Berlioz e Zola. Da qui la metropolitana ci riporta nel cuore di Parigi e scesi a metà strada degli Champs Elysées percorriamo l'ultimo pezzo del grande viale con svolta a sinistra a Place de la Concorde. Qui ci appare la chiesa de la Madeleine con architettura inconsueta a forma di tempio. A fianco de la “Madeleine” un altro “tempio”, quello gastronomico di Fauchon dove ogni volta che ci passo fotografo le originali torte in vetrina. Nel “caveau” del nuovo palazzo il “dejeneur” è a basso costo ma ad alta qualità e sarebbe un delitto farselo scappare.
Un buon bicchiere di Bordeaux e un brasato di carne tenerissima. Quanto amo il mangiare e bere francese. Faccio vedere a Betty Vito ed Edoardo, per loro la prima volta, l'interno moderno del Lafayette Gourmet dove la “Bordeauxtheque” ci fa sognare e quello classico pomposo delle lussureggianti Galeries Lafayette con la cupola centrale di inizio novecento decorata in modo spettacolare.
Il pomeriggio è ancora lungo ma urgono i preparativi per il concerto serale di Jimmy Buffett. Di buon passo quindi verso “casa”, non prima di fare soste memorabili sul LungoSenna, sui Camps de Mars per un piccolo riposino all'ombra della torre Eiffel e con le gambe sotto il tavolo per una crepe pomeridiana nella nostra zona. Per me una immancabile alla Nutella e per Betty ed Edoardo due galettes salate, mentre il buon Vito ha preferito “ubriacarsi” di solo sidro bretone. Le stanze approntate a “camerino” del nostro hotel ci aspettavano. Via quindi giacche e cravatte del giorno prima e vestizione con tanto di camicie a fiori, collane e ghirlande hawaiiane multicolori. Noi unici italiani mischiati nella coda interminabile di fans fuori dall'Olympia per entrare nel colorato, spumeggiante e incredibile mondo di Jimmy Buffett. Ogni anno il regalo di una festa nuova. L'Olympia si è tolto il vestito elegante e serio e ha indossato per l'occasione, sradicando le poltrone della platea, quello leggero e gioioso. Due concerti due. Diversi ma intensi ed emozionanti. Per la cena abbiamo concesso il bis alla brasserie della sera precedente. Lo champagne era troppo buono e i piatti del giorno assolutamente deliziosi nonostante l'ora tarda. La vacanza è giunta al termine. Ultima notte e ultima prima colazione. Accompagniamo Edoardo alla stazione RER di Denfert Rochereau per la navetta per l'aeroporto CDG (Charles De Gualle). Il suo aereo per Copenhagen era in anticipo rispetto al nostro “milanese”. Ultima passeggiata per noi tre superstiti camminando senza sosta lungo i boulevards di Saint Germain, bucando Rue Bonaparte, arrivando alla Senna per poi raggiungere il cortile del Louvre, i portici di Rue de Rivoli, l'insolito Centro Pompidou (Beaubourg), l'Hotel de la Ville (Municipio) e Notre Dame. Siamo all'ora di pranzo. Torniamo al nostro Plomb du Cantal sotto il nostro hotel dove abbiamo consumato, prima di raggiungere l'aeroporto, le ultime “salades”, l'ultima omelette e l'ultimo “aligot” pasticcio di patate, formaggio e aglio … tipico prodotto del territorio francese originario di questo ristorante, ormai “cult” per noi.

Post's songs :

"La boheme" performed by Charles Aznavour e "Volcano" performed by Jimmy Buffett

9/11

dimanche, septembre 18, 2011

50 anni e ... " un caffè con latte freddo a parte " !

Cinquant'anni, 50. Un viaggio anche questo.
Sicuramente il più importante.
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Un viaggio ancora in viaggio, dove nel frattempo nei vari scali della vita ho conosciuto persone straordinarie, dove ho amato donne che mi hanno emozionato, dove ho condiviso con i miei familiari e con gli amici più cari momenti speciali e divertenti. Non cambierei nulla di questi cinquant'anni o meglio avrei voluto avere ancora accanto le persone che ora visivamente non ci sono più, ma che nel mio cuore sono più che vive. Soprattutto mi mancano la mia mamma "Pupella" Emanuela anche se è dentro di me in ogni mia giornata, in ogni cosa che faccio, con la sua filosofia di vita e il suo grande amore e suo fratello “il mister”, uno zio che mi ha insegnato a guidare la macchina, che mi ha seguito negli anni agonistici della mia piccola carriera calcistica e non solo, con la sua ironia e intelligenza. Ogni fase della mia vita mi ha regalato amici meravigliosi, alcuni diventati fratelli e sorelle nel vero senso della parola, da affiancare a Roberto e Vito. Sono persone speciali e sono felice di averli incontrati con l'aiuto del destino nel cammino della mia vita. Cinquant'anni di gioie e di dolori. L'infanzia felice in Via Bettino da Trezzo a Greco con le partite infinite a calcio nel campetto davanti casa che duravano dall'inizio pomeriggio al tramonto, l'adolescenza e gli anni della medie inferiori in Viale Monza, il primo bacio a Pietra Ligure con Sabrina, gli anni da provetto calciatore all'Inter facendo anche il raccattapalle a S.Siro, il primo posto di lavoro come cassiere in una società del Gruppo de L'Espresso, i primi guadagni (e che guadagni visti i tempi attuali…), la prima vera storia d'amore con Annalisa, l'acquisto della casa grazie alla Pupa e al Nick, il matrimonio con Silvia e la successiva separazione a braccetto con l'ingiusto licenziamento del Gruppo Rizzoli, la sofferenza e la morte della mamma e poi la rinascita col nuovo posto di lavoro al Poliambulatorio (pochi soldi ma tanto tempo a disposizione), la scoperta di un piccolo tumore (ahi), gli incredibili viaggi degli ultimi cinque anni. Non mi sono fatto mancare niente, forse un figlio direbbe qualcuno. Forse.
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Cinquant'anni di persone e di luoghi, di colori, di profumi, di viaggi. Cinquant'anni di curiosità e di piccole scelte: le fughe a Parigi e Londra le mie città, le canzoni di Edoardo Bennato, di Graham Parker, di Billy Idol e di Belinda Carlisle, i dialoghi dei films per comunicare con gli amici da “L'Audace Colpo dei Soliti Ignoti e “La Banda degli onesti” (con Vito, Lucio, Momon, Roby e Claude) al trittico di Salvatores “Marrakech Express, Turné, Mediterraneo” (con Steffe, Bumby e Luca), i miei orologi, le mie polo col colletto alzato, le prime vacanze da "solo" con Vito, Biffi, Coda e Zuzzi, le interminabili partite a scala 40 con il mio migliore amico (dai tempi delle superiori) Lucio, accompagnate da arrosticini abruzzesi, mirto e confessioni private, i miei computers, le telefonate e il confidare i miei segreti con Anna, il fazzoletto in tessuto, le creazioni grafiche al disegno manuale con l'amico Claude e quelle mie moderne con la computer grafica (Rogues il mio marchio, la “mia” Nutella e i segnaposti immancabili per le cene a casa di Umberto e Patrizia), i miei goals, il Ciao marrone dell'adolescenza, le quotidiane telefonate delle ore 14 nei giorni lavorativi con Lucio e Vito che hanno sostituito quelle passate con mia mamma e Silvia, le serate con confidenze personali con Cinzia davanti a un piatto cinese, a una pizza e ultimamente a un sushi magari anticipate da una passeggiata sul nostro Corso Buenos Aires, la mia collezione degli Swatch e quella memorabilia della Coca-Cola, la Susy e la Milou, la Panda rossa, l'Almera argentata, la Twingo modello vecchio color viola e quella attuale grigio platino, i tour in camper e quelli in bici con Silvia, le brioches della Pasticceria G.Motta di Precotto, le partite da tifoso del Chelsea sia in tv che allo stadio Stamford Bridge di Londra, le vacanze tradizione a Parigi con Vito Betty e Edoardo, il mio blog da aggiornare se no gli amici mi castigano e sparlano, la costruzione dei “muri” di casa con i mattoncini bianchi grazie a Lucio aiutati dalla musica del cd di Huey Lewis and the News, il pollo fritto del KFC, la ristrutturazione della mia casa, i panzerotti della mamma, il rito della prima colazione negli hotels all'estero, le vacanze a Ischia, la mia collezione di camicie bianche, la fine e l'inizio dell'anno dentro il Parco Disneyland vicino a Parigi, i viaggi concerto con Bumby e il Cappe, il parquet in acero canadese a casa, i pranzi e le cene (e anche i pernottamenti) a Cermenate suggellate dai segnaposti con Bumby Patty (la mia cuoca degli ultimi anni) Lele e Luca, il mio basso elettrico, il Bang & Olufsen appeso al muro, la spesa e le commisioni col Nick, le telefonate calcistiche con Steffe prima di "raccontarci" davanti a una pizza, la postazione sul divano da dove scrivo e lavoro ultimamente, i matitoni appendiabiti, il Natale in Danimarca che mi ha ricordato quelli stupendi in Viale Monza, Tin Tin e Milou, il mio sportello n. 8, il libro sui segreti di Parigi di Augias, il mio record annuale dei voli, la mia “erre”, le mie fotografie digitali, i miei menischi rotti, la reunion calcistica con Roby e Vito, le cucchiaiate di Nutella, gli scambi mattutini di sms con Bumby e quello settimanale con Milva, le “femmine” che mi hanno dato e mi danno ispirazione, creatività, sogni ed energia, da Silvia che mi ha sconvolto la vita all'ultima che me la sta emotivamente tormentando e stravolgendo in questi mesi e per concludere “un caffè con latte freddo a parte” (*)
PS Sebbene molte persone pensino o abbiano pensato che io sia cambiato a seconda degli eventi o delle donne frequentate, posso tranquillamente affermare di essere sempre lo stesso, a parte qualche kg in più o in meno a seconda delle mie diete personali. E' il mio carattere e non lo cambierò mai, perché nonostante mi faccia ogni tanto soffrire mi piace da morire. Se per qualcuno risulto accondiscendente in tante situazioni, non vuol dire che mi faccio influenzare dagli altri, lo faccio per il grande rispetto che ho per le persone a cui voglio bene. La verità è solo nel primato della mia coscienza personale come cita Don Gallo e io ne faccio tesoro.
Il viaggio continua …

(*) Come ammazzacaffè tutto quello che mi sono dimenticato di scrivere. Non appena la memoria mi torna e qualcuno magari mi aiuta aggiornerò questo post. E' difficile ringraziare con le dovute parole tutte le persone che ho avuto la fortuna di conoscere in questi primi cinquant'anni, ma spero solo per qualche istante di aver trasmesso anche io una piccola emozione nelle loro vite, questa è la vera essenza della mia curiosità ...

Post's song : "A brand new book" performed by Graham Parker

18 settembre 1961 - 18 settembre 2011

samedi, septembre 17, 2011

Two glasses of white wine in Greece

Prima di partire per questa idilliaca vacanza a Mykonos lei mi disse : dopo la Grecia non sarà più la stessa cosa. La frase mi suonava come un : mi devo preoccupare ? “No” disse lei, “non riuscirai più a fare a meno di me”. Mi devo preoccupare di più ... dissi io. Non ne ho la più pallida idea ma so soltanto che in terra ellenica tutto è stato meravigliosamente, piacevole, rilassante, sensuale, speciale. Non so come andrà in futuro, di certo sono felice di vivere il presente di queste emozioni. Citazioni sul futuro ne ho tante e in molte mi ritrovo, ma ora non ci voglio pensare. Sei giorni e sei notti. Di mare, di sole, di ristorantini, di letto. A differenza degli ultimi due anni, la scelta della base sull'isola è stata quella nella baia di Ornos in un resort stupendo bianco e blu, con un bel verde intorno e una spiaggetta privata deliziosa. La mattina aprivamo gli occhi insieme ma ci davamo una mezz'ora di differenza nella discesa in spiaggia. A lei piace nuotare libera e vuole entrare in acqua prima di tutti, nel silenzio e nella bellezza del luogo. Questo ha influenzato e prevalso nella mia scelta dell'hotel sull'isola greca che preferisco. Mentre scendevo i gradini del sentiero che porta alla spiaggia la vedevo da lontano e già sorridevo all'idea di passare una nuova intera giornata insieme. Il tempo di immergermi anche io nelle cristalline azzurre acque della baia ed ecco che il primo sole del giorno ci baciava. Per tutta la vacanza non abbiamo mai messo nessuna crema protettiva in quanto prendevamo i raggi solari nelle ore che non fanno male. Tempo meteorologico perfetto per tutto il soggiorno. Verso le dieci poi ci aspettava la ricca e colorata colazione a buffet intorno la piscina principale. Altro momento piacevole di giornata, almeno per me che adoro il breakfast. E poi il rientro in stanza, una breve lettura o relax, qualche coccola e poi in giro per il centro per perderci nel bianco di Mykonos o per le strade dell'isola con la Matiz azzurra presa a noleggio alla ricerca di particolari scorci. Il tutto con la musica d'influenza turca di sottofondo che usciva dalle casse dell'autoradio. A lei piaceva cercare la frequenza radiofonica per regalare alla mia voce acuti stile muezzin. Il labirinto di viuzze della Chora mi incanta e stupisce sempre. Sia di giorno che di sera. Esattamente come lei. Intorno alle quattro di ogni giorno il ritorno alla nostra baia per la razione pomeridiana di sole, di libri, di bagni; quando il sole iniziava a calare meravigliosamente regalandoci colori unici partiva il nostro rito quotidiano al quale ho regalato il titolo al post con la richiesta ai barman della spiaggia di “due bicchieri di vino bianco grazie”. Cos'altro di meglio ? Un panorama mozzafiato con i colori del tramonto greco, un ottimo e fresco nettare di uva bianca e gli occhi e gli sguardi incantevoli da incrociare sempre con emozione. Non avrei potuto chiedere di meglio. Il rientro in stanza, una doccia rigenerante, un sigaro toscano accorciato fumato sul balcone con vista sulla rada immersi nei nostri bianchi accappatoi, le scelte amletiche nella prova vestiti-scarpe di lei e nel cercare un ristorantino per trascorrere le ore finali del giorno. Questo è stato il ritmo dei nostri giorni a Mykonos. Sei giorni e sei notti terribilmente impeccabili. Era molto tempo che sognavo una vacanza di questo genere e l'attesa che ha preceduto la partenza, immaginandomi come potesse andare, non è stata delusa. Anzi. Non vedo l'ora di poter
la rifare, magari in inverno, magari ai Caraibi. Un segnalazione degna di nota per il “nostro” ristorante in spiaggia a Ornos il “Kostantis”. Incantevole. La mia scelta preferita è stata quella degli spiedini di agnello alla brace, la scelta di lei quella dei calamari alla griglia. La fotografia dei due bicchieri di vino bianco in spiaggia è l'istantanea precisa e il ricordo indelebile di questa vacanza. E ho detto tutto ... 


Post's song : "La luna" performed by Belinda Carlisle

9/11