"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

vendredi, avril 16, 2010

Lyon, plaisir gourmand par excellence

Nel maggio del 1977, non ancora sedicenne, entrai nel mondo del lavoro collaborando con la società Publietas, concessionaria di pubblicità del settimanale L'Espresso. Cercavano un ragazzino sveglio (allora sicuramente lo ero) per piccoli lavori pomeridiani nell'ambito dei servizi generali, che spaziavano da consegne, ritiri, rese delle riviste, commissioni personali, ecc.ecc. Ero ben retribuito per quegli anni e per quei lavori e due anni dopo, lo scrivo solo ai fini pensionistici, non ci pensai due volte alla loro proposta di assunzione e mi “inviarono” direttamente, visti i miei studi, a far quadrare cassa e banche (allora erano quasi una ventina e tutte naturalmente gestite a mano con libretti). Negli anni successivi (nel Gruppo ho lavorato più o meno per vent'anni) il mio lavoro si è ampliato toccando quasi tutta la gamma amministrativa e/o informatica. Insomma il ragazzino “sveglio” si è poi rivelato molto versatile, eclettico, sicuramente modesto. Tra quei piccoli lavoretti d'ufficio, di cui sopra, ricordo un bel periodo nel quale aiutavo la figlia dell'allora Presidente Alessandrini nel “cercare” gli errori di battitura delle recensioni dei ristoranti dell'allora nascente (era il 1979) Guida de L'Espresso; questo lavoro ha portato negli anni a riconoscermi una certa dote in questo campo divertendomi con gli amici alla ricerca dei refusi tra le locandine, menù, fogli pubblicitari, riviste, ecc. ecc. sebbene i moderni controlli ortografici lasciano meno spazio a errori.
Tutto questo preambolo per dirvi che nel viaggio verso Lione mi sono sentito come un inviato di quel tipo di guide e per via del nome direi senza dubbio che quella della Michelin sia la più azzeccata e in Francia la più autorevole.. Avevo scelto le tre tipologie tipiche della gastronomia lionese : la grand table, la brasserie e il bouchon locale.
L'arte gastronomica di Lione è riconosciuta in tutto il mondo per le materie prime disponibili nel territorio circostante e sono così buone e varie che tutti sarebbero in grado di metterle in padella e trasformarle in formidabili piatti. E’ anche famosa per aver dato i natali al più grande chef di tutti i tempi : Paul Bocuse. Prima di recensire i ristoranti dove ho “assaggiato” il meglio della cucina lionese cerco di descrivere in piccola parte questa città (la terza di Francia) che ho trovato estremamente elegante con un bellissimo centro (la Presqu'ile) racchiuso tra due grandi fiumi che confluiscono, la Saone e le Rhone (Saona e Rodano) e con una parte vecchia (Vieux Lyon) molto caratteristica e d'atmosfera, con autentiche perle come i cortili rinascimentali (vedi la Tour Rose). La collina sopra le Vieux Lyon, la Fourviere, si raggiunge con una funicolare e l'imponente Basilica bianca sovrastante sembra quasi un faro. Ci sono due particolarità che rendono piacevole il visitare Lione : la ricerca dei trompe l'oeil giganteschi (murales d'autore su facciate di grossi edifici) e la scoperta dei percorsi magici delle “traboules” (passaggi tra un edificio e un altro senza mai uscire in strada).
I lungofiumi si prestano in orario di tramonto (ovviamente con le belle serate) a veri e propri happening del buon bere (con base sui grossi barconi fermi). La città è servita al meglio con quattro linee di metro, con tramway autobus velos e due funicolari senza mai dover aspettare più di qualche minuto. Meritano una visita obbligata anche il museo dei Fratelli Lumiere inventori del cinema proprio qui a Lione e il museo delle Belle Arti con tele di alto valore e prestigio (io come sempre prediligo quelle impressioniste e visto che siamo in Francia …). E poi ovunque ti trovi c’è sempre un bouchon che ti aspetta; i bouchons sono una parte importantissima della vita di Lione : sono le tradizionali vecchie locande dove il buon mangiare e il buon bere scandiscono il ritmo della giornata. E ora dunque ecco la mia piccola recensione dei tre ristoranti scelti per verificare la qualità della prestigiosa cucina lionese.
Per il settore “grand table” avevo prenotato con anticipo da “La Mere Brazier” autentico fiore all’occhiello della città. Tutte le radici della gastronomia lionese risiedono nella cucina delle famose «mères», le cuoche delle grandi case borghesi che un bel giorno decisero di aprire un proprio ristorante sfruttando i quaderni delle ricette che avevano deliziato le famiglie presso cui erano a servizio. La Mère Brazier (Eugenie) era una di loro e si dice sia stata la più grande : è stata proprio lei ad aver insegnato a cucinare a quel giovane di nome Paul Bocuse. Oggi, Mathieu Viannay uno degli chef francesi più in voga ha ripreso (dal 2008) le redini di questo mitico ristorante rivalutando e ripresentando tutte le ricette della tradizione culinaria con piatti da nouvelle cuisine. Ristorante elegante, ben guidato nelle varie salette, con piatti precisi ottimi da gustare e meravigliosi da vedere. La mia scelta è caduta sul menù di primavera ed è stata una scelta azzeccata. Ho iniziato con il “paté in crosta” di pollame di Bresse con aggiunta di foie gras e guarnizione di marmellata di ciliegia assolutamente incantevole per passare poi al “capretto” in due cotture incredibilmente tenero e gustoso e concludendo con il leggerissimo soufflè al Grand Marnier con granita all’arancia, anticipato da piccoli dolcetti. Ad accompagnare l’intero pasto l’ottima finemente effervescente Badoit e un bicchiere del profumato e intenso Saint-Joseph Les Larmes du Père del 2007 (rosso di alta qualità della regione).
Punteggio per me : 3 stelle il massimo.
Per quanto riguarda le “brasseries” la mia scelta è caduta su una di quelle aperte al grande pubblico da Paul Bocuse chiamata “Le Nord” anche qui con riscoperta della tradizione : ottima sia la zuppa gratinata di cipolle che il “filet mignon de cochon” (filetto di maialino al latte) accompagnato da un delizioso puré di patate. Qui ho scelto un bicchiere di Beaujolais (è questa la zona giusta) da non confondersi con quello nouveau di novembre (il novello francese). Punteggio 2 stelle.
E per finire “i bouchons” lionnesi (meglio di sera per via delle luci) tanti stupendi accoglienti caldi tradizionali e chi più ne ha più ne metta. Nei bouchons provati “Le gourmand de St.Jean” e le “Laurentin” nella Vecchia Lione ho scelto dal menù lionese una “salade lyonnaise” (insalata verde, crostini, pancetta e uovo “poché” (in camicia) a suggello) e a seguire un piatto tipico les “quenelles de brochet” (gnocchi di luccio) con salsa all’astice. A chiusura di pasto un piccolo assaggio di uno dei loro formaggi più quotati il Saint Marcellin (uno di quelli che “puzzano”). Punteggio 2 stelle. Credo alla fine che la qualità di quasi tutti i bouchons si equivalga proprio per via della materia prima di altissimo livello. Cinema, cucina, buon vivere, proprio non male la mia visita a Lione. Dovevo festeggiare in modo autorevole la dieta cominciata a inizio anno e ironia della sorte il mio bagaglio a mano pesava esattamente quanto i miei kg. persi (9), praticamente me li sono portati in vacanza. Altre curiosità inerenti il viaggio sono state : 1) il volo è durato meno sia del Malpensa Express sia della navetta che dall’aeroporto ti porta a Lione centro e 2) credo che Lione detenga il record mondiale di numero di farmacie. Dimenticavo … a Lione sono nati personaggi famosi come lo scrittore Saint-Exupéry, autore del Piccolo Principe (al quale hanno dedicato anche l’aeroporto) e il fisico inventore Ampère, oltre naturalmente allo chef Paul Bocuse citato più volte in questo post.

Post's song : "Tous les visages de l'amour" performed by Charles Aznavour
4/10

vendredi, avril 02, 2010

Viagem a Portugal

Il poeta portoghese Josè Saramago nel libro “viaggio in Portogallo” amava scrivere (e ritroverete un piccolo sunto nelle pillole sui viaggi sulla sinistra del blog) del vedere e rivedere le località già visitate e vissute, in altre stagioni, col meteo differente, alla luce, al tramonto, di notte, perchè alla fine ogni giorno è diverso dagli altri.
E quindi rieccomi in Portogallo, in primavera, con mete nuove e altre già viste.
Ho aperto questa vacanza con una serata tipica portoghese, con tanto di bacalhau (merluzzo) alla brace incluso in una “tascas” di Lisbona e un passeggio notturno con le suggestive luci del centro storico.
La mattina seguente è stata la volta di Fatima : un bus di un'ora e mezza e il tanto atteso Santuario è davanti a me. Nonostante l'inizio della settimana santa tutto era molto tranquillo, pochissimi pellegrini o turisti fai da te (come me) e un totale raccoglimento nella grotta delle apparizioni dei tre pastorelli custodi dei segreti di Fatima. Una preghiera per tutti nessuno escluso, per tutte quelle persone che mi vogliono bene e alle quali voglio bene. Poi quasi a suggellare il momento di pura riflessione ho partecipato alla messa (in portoghese) di questo periodo che precede la Pasqua. Qui si respira un’aria di meditazione, un‘atmosfera ricca di speranze e di buone azioni propositive, un viaggio di puro misticismo.
Nel pomeriggio ritorno a Lisbona e subito faccio un salto nel quartiere di Belem alla Antigua Pasteleria de Belem per il tradizionale caffé e pasteis e un poi un altro per farmi immortalare senza autoscatto davanti la Torre “manuelita” (dal regno di Manuel I). Nel mezzo dei due salti meritano una citazione anche la megnificenza dell’architettura dello splendido Mosteiro de Jeronimos dove all’interno della chiesa ci sono la tomba del celebre Vasco de Gama e le spoglie del noto poeta e scrittore Fernando Pessoa e il monumento Padrao dos Descobrimentos, alto e maestoso in pietra calcarea, innalzata a memoria delle imprese dei tanti esploratori che partivano per mete sconosciute. La forma ricorda una caravella stilizzata con la prua rivolta verso il fiume Tago e l’oceano e scolpiti su entrambi i lati si trovano i personaggi illustri che hanno fatto la storia della navigazione portoghese e altri importanti personaggi storici.
Il rientro nel tardo pomeriggio mi ha permesso di iniziare a respirare anche l'aria del centro e a dare un'occhiata alle tascas (vere e proprie istituzioni in Portogallo, trattorie familiari di piccolissime dimensioni, semplici e con cucina tipica molto gustosa) che punteggiano le vie a scacchi della Baixa e quelle intorno (tantissime e veramente economiche) la zona dove ho alloggiato (Praça de Restauradores).
La scelta è poi caduta sul Rey do Frango (il re del pollo arrosto meglio se piccante alla piri-piri).
Il formaggio tipico locale, il burro salato e un “copo” di vino bianco fresco che precedono tutti pasti sono davvero un aperitivo sfizioso.
Ho voluto anche provare in uno dei piccolissimi e pittoreschi bar del quartiere Rossio al tradizionale rito della "ginjinha", bar dove al massimo possono accedere quattro avventori per assaggiare l'esclusiva ginjinha, un liquore alla ciliegia che viene fatto lasciando fermentare i frutti nel brandy. Il suo gusto un po' aspro, un po' dolciastro e un po' appiccicoso piace molto ai Portoghesi che attendono pazientemente in fila il loro turno di bevuta.
Il giorno seguente, baciato dal sole rinfrescato dell'Atlantico ho dato vita a un autentico tour lisboeta salendo e scendendo da tutti gli electricos (anche grazie alla card giornaliera) : gli ascensor (funicolari) de Gloria, de Lavra e de Bica che permettono di salire dalla Baixa alla città alta, l'elevator (ascensore) di Santa Justa dal quale di gode un bellissimo panorama a 360°) e i piccoli tram gialli che percorrono le colline e il centro storico della capitale portoghese (compreso il mitico n. 28). E' un modo veramente speciale di visitare la città passando dalla parte bassa intorno al Rossio, alla Praça do Comercio e a quella de Figueira salendo al Barrio Alto senza perdere di vista la Cattedrale (Sé) e con il castello di S.Jorge che ti guarda dall’alto.
Negli appunti di viaggio mi ero segnato anche il Museo dell'Azulejo e devo dire che la visita merita davvero un cenno particolare. Sì perché Lisbona, dopo il terremoto nel 1700, ha ricoperto quasi tutte le facciate delle case con le piastrelle tipiche portoghesi che danno all’insieme un bellissimo impatto architettonico. La mattina che ha preceduto il rientro con un treno dall’Estaçao (stazione) do Rossio sono arrivato a Sintra dove ho visitato il Palacio della Pena (per intenderci quello coloratissimo anche se andrebbe ritinteggiato a parer mio) e il Palacio Real (quello bianco con i due coni camini altissimi a dominare il panorama).
Lisbona è una città a misura d'uomo, dove il turista ha la fortuna di spendere poco e di contro avere il meglio di questa stupenda capitale. E’ una capitale particolare in zona collinare dove tutto appare semplice e piacevole e dove il clima mite la fa visitare in tutte le stagioni.
Anche dalla parte gastronomica ho avuto un succulento riscontro nella quale il bacalhau (merluzzo) fa la parte del leone nei menù esposti (centinaia di ricette a suggellare l‘importanza di questo popolare alimento) e dove il frango (pollo) ha una carne di una bontà infinità specialmente se spennellata dall’ottimo intingolo del piri-piri che dà quel tocco piccante semplicemente perfetto. Ho provato anche dei buonissimi gamberi all’aglio. La mia preferenza sopra le altre è andata ai pasteis de nata : mi sono innamorato della fragranza e del gusto di queste piccole deliziose sfoglie ripiene di crema all‘uovo, spolverate con cannella e zucchero a velo. Non mi sono mai fatto mancare la razione quotidiana sia a merenda che a fine serata accompagnati dal sapore del loro buon caffé (bica). Sono uno dei simboli gastronomici del Portogallo. Saluto Anna e Donatella che avrebbero dovuto accompagnarmi in questo viaggio in terra lusitana, ma che per motivi diversi hanno dovuto rinunciare.




Post's song : "I say a little prayer" performed by Aretha Franklyn

3/10