"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

lundi, mars 11, 2024

Avremo sempre Parigi

Nel mio primo viaggio ufficiale da pensionato la scelta non poteva non cadere sulla meravigliosa e sempre sorprendente Parigi. In compagnia di Betty e Vito abbiamo anticipato il periodo di visita in quanto quest’anno ci saranno le Olimpiadi e fino a fine settembre ci sarà un afflusso decisamente importante e anche i servizi e i prezzi verranno penalizzati. E allora ci siamo catapultati nella capitale transalpina, vedendo le buone previsioni del tempo (soleggiato ma fresco al mattino e alla sera), nel finale di questo inverno. Il titolo del mio “ennesimo” racconto su Parigi è un omaggio al libro di Serena Dandini, conduttrice e autrice televisiva che a sua volta aveva preso spunto, proprio nel titolo, dalla citazione del film Casablanca (1942). La frase in inglese “We’ll always Parigi” (Avremo sempre Parigi) fu sussurrata nel finale del film da Rick Blaine, tenebroso americano interpretato da Humphrey Bogart a Ilsa Lund (Ingrid Bergman). Rick e Ilsa si dicono addio a Casablanca ma si erano incontrati a Parigi l’anno precedente. Serena Dandini con le sue “passeggiate romantiche in disordine alfabetico” (sottotitolo del libro) conduce il lettore negli angoli più nascosti di una Parigi sempre da scoprire tra citazioni, storie e personaggi indimenticabili e che continua a stupire per la sua formidabile bellezza, raffinatezza, allegria. Quell’allegria che ci regalava il compianto Jimmy Buffett nelle scorribande settembrine ora cerchiamo di ritrovarla con le “passeggiate enogastronomiche” con i nostri ristoranti di riferimento e le camminate/pedalate che partono sempre dalla nostra base nella zona di Montparnasse. Rileggendo i miei racconti (23 prima di questo partendo dal 2006 anno di inaugurazione  del mio blog) sulla città che amo più di ogni altra al mondo potrete trovare tutte quelle sfumature che negli anni ho trovato e ritrovato da quel ritorno nel 2002 proprio scegliendo il quartiere di Montparnasse come “seconda casa”. In ogni viaggio si cerca sempre una novità da affiancare alle “abitudini” che ormai contraddistinguono le nostre fughe parigine. Dopo aver lasciato i piccoli bagagli nei nostri hotel a breve distanza l’uno dall’altro (Timhotel Tour Montparnasse e Hotel du Maine) abbiamo dato inizio al nostro rito di benvenuto. Sosta immediata per una galette bretone (crêpe salata) accompagnata dalla scodella di sidro dolce nel locale Coeur de Breizh in Rue d’Odessa, il primo a sinistra partendo da Bld. Edgar Quinet. A seguire la “nostra” lunga passeggiata che da Rue de Rennes arriva fino alla Senna, passando da Rue Bonaparte. Nel mezzo, novità di quest’anno, una piccola pausa caffè al Café de Fleur, storico locale sul Boulevard Saint-Germain dove si incontravano intellettuali di grande levatura come Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. All’arrivo della prima lunga camminata, la novità, certificata dalla nostra bellissima istantanea sul lungo Senna, del fiume che ha superato la soglia delle acque. Un’occhiata alle storiche librerie del lungo Senna e oltrepassando il ponte un’altra camminata passando da Place Dauphine fino ad arrivare a Place Saint-Michel. Place Dauphine, con la sua magica atmosfera, accoglie piccoli ristoranti e caffetterie, che rendono la piazza il luogo ideale per un aperitivo o una cena tranquilla. Da qualche mese a Place Saint-Michel hanno aperto il ristorante-enoteca Signorvino che da tantissimi anni è luogo di molti pranzi per lo più domenicali a Milano. Un veloce saluto a Beatrice e Simona, personale italiano che si è trasferito, fortunatamente per loro, a Parigi e poi di nuovo a piedi verso il nostro quartiere di Montparnasse per una cena, a Le plomb de Cantal di Rue de Maine, a base di omelette (di tre uova) e aligot, piatto tipico della regione dell’Auvergne, nella Francia centrale. L’aligot è in sostanza un purè di patate arricchito con formaggio, burro e aglio. Per il gusto e la morbidezza questo è a tutti gli effetti una vera delizia gastronomica. Leggendo in un sito di cucina la caratteristica di questo piatto è la consistenza che permette di ottenere il cosiddetto “ruban de l’amitié”, cioè nastro dell’amicizia. La tradizione vuole, infatti, che i commensali condividano l’aligot dallo stesso piatto come segno di amicizia e convivialità ed è anche chiamato il purè dell’amicizia. Direi che come inizio viaggio non potevamo chiedere di meglio. Sveglia del giovedì con un sole splendido e il ritrovo a Le Plomb du Cantal di Rue Gaité per una abbondante dolce colazione con una spremuta di vera arancia, con croissant fresco dalla sfoglia burrosa, con una piccola baghette da spalmare con burro e marmellata e naturalmente con una bevanda calda di caffè, allungato per Vito e con latte per me e la Betty. Con tanta energia in corpo decidiamo di prendere la metropolitana e di dirigerci verso il Trocadero per vedere la Tour Eiffel da un’altra prospettiva. Per l’acqua alta descritta a inizio racconto, nonostante la bellissima e limpida giornata di sole,  abbiamo dovuto rinunciare al giro sul Batobus (battello) e quindi abbiamo deciso di proseguire verso il Petit Palais con una bella camminata sul lungo Senna. Piccola sosta all’interno del Museo e poi lo scatto di alcune fotografie, nel giardino adiacente, dell’installazione di Jeff Koons. E’ un’opera moderna che raffigura una mano che stringe e tiene in alto un bouquet di tulipani colorati simili a palloncini in memoria delle vittime degli attentati terroristici del 2015 a Parigi. Leggo dal sito www.parigi.it che questi fiori, ispirati al Bouquet de l'Amitié di Pablo Picasso, sono stati immaginati dall'artista come il simbolo del ricordo, dell'ottimismo e della rinascita, simboleggiando che la vita prosegue, nonostante tutto. Si ritorna ordunque a quel “Avremo sempre Parigi” come i protagonisti di Casablanca in una Parigi che continua a stupirci con la sua straordinaria bellezza e la sua capacità di rialzare la testa. Vista la bellissima soleggiata giornata decidiamo di prendere le biciclette per almeno un giorno. La prima scorribanda ci porterà a pranzo nel “nostro” ristorante : il Bistrot de Paris in Rue de Lille. Qui il personale ci accoglie sempre con simpatia ricordando le presenze degli anni passati e coccolandoci con gentili attenzioni. Consegna della piccola Nutellina ad Ahmed, uno dei tanti camerieri del locale e pranzo con il “nostro” piatto preferito : la scaloppa calda di foie gras con la “nostra” richiesta di tanto bicchiere di Monbazillac giallo dorato come perfetto abbinamento. Il Monbazillac è uno dei vini liquoreux francesi più famosi, dalla spiccata dolcezza e dall’inconfondibile aroma dovuto ai grappoli ricoperti dalla muffa nobile (vedi Sauternes). Altrettanto perfetto abbinamento il dopo pranzo per un caffè al Gainsbarre, il locale café-restaurant situato all’interno della Maison Gainsburg in Rue de Verneuil, dove il tempo sembra essersi fermato. L’arredamento, che rievoca i primi anni di piano-bar dell’artista, con le pareti in tonalità nera, la moquette e i paraventi crea un’atmosfera calda e intima accompagnati dalla musica del pianoforte  “silent” nero che genera automaticamente suoni armoniosi di sottofondo. Dopo questa pausa musical-café si riprendono i vélos (biciclette) e si raggiungono gli Champs-Élysées per la tradizionale camminata verso l’Arco di Trionfo, con il susseguirsi degli eleganti negozi di moda e gioielleria. Si chiuderà la serata con le insostituibili galettes. Il venerdì si aprirà, dopo la replica del "petit-dejeneur" del giorno precedente, con la visita al cimitero di Montparnasse in Bld. Edgar Quinet per rendere omaggio a Serge Gainsburg, a Jane Birkin, a Juliette Greco. e alla coppia Sartre-De Beauvoir. Abbiamo ancora un’oretta di utilizzo delle biciclette e la spendiamo recandoci in zona Quartiere Latino. Dopo il veloce incontro con Loris da Signorvino proseguiamo verso la Cattedrale di Notre-Dame che sta progressivamente tornando all’antico splendore dopo l’incendio del 2019. Siamo sull’Ile de la Citè. Ci dirigiamo verso la Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, ma attraversato il ponte sulla Senna approfittiamo del “sole in fronte” e ci fermiamo ai tavoli all’aperto del Le Louis Philippe, in Quai de l’Hotel de Ville, per un caffè. Al termine del quale, procedendo verso la Chiesa di cui sopra, Betty si accorge attraverso i vetri del Ristorante Chez Julien in Rue du Pont Louis-Philippe, della presenza dell’attore francese di origini magrebine Jamel Debbouze. Addirittura uscirà lui stesso per un autoscatto insieme. Ogni volta che veniamo a Parigi riusciamo a incontrare artisti con i quali scatteremo istantanee per suggellare l’evento e in questo viaggio … non finirà qui. Dopo una fugace visita alla Chiesa dei Santi procediamo a piedi verso il luogo dove avevamo prenotato per pranzo, il ristorante Le Gran Colbert in Rue Vivienne, non prima di rendere omaggio alla poltrona di Molière che è esposta sotto teca al Teatro della Comédie-Française, in Place Colette. Il pranzo al “Le Grand Colbert” sta diventando un classico e d’altronde prenotare in questi ristoranti a pranzo durante la settimana è conveniente e si respira un’aria d’altri tempi. All’uscita ci siamo incamminati per una novità nelle nostre ricerche : i “passages” della rive droite. I passages sono delle gallerie coperte, costellate di negozi, di boutique, dalle cui vetrine si ammirano oggetti di antiquariato, di collezionismo, di piccoli artigiani, di moda e via scrivendo protetti dalle eventuali intemperie del tempo meteo. I passages di un tempo erano 150, ora ne restano una trentina e noi ne abbiamo attraversati tre, quello des Panoramas, quello del Jouffroy e quello del Verdeau. Si cammina tanto in questo pomeriggio di venerdì e passo dopo passo raggiungeremo la collina della Basilica del Sacro Cuore. Arrivati in cima, dopo un’altra sosta caffè al Le Consulat, luogo storico tra i più fotografati di Montmartre, frequentato da poeti e artisti del XX secolo come da insegne commemorative. Dalla scalinata della Basilica del Sacro Cuore vediamo in lontananza la Tour Montparnasse, nostro punto di orientamento per tornare a “casa”. Nonostante la lunghezza decideremo di percorrere l’intero itinerario seguendo le indicazioni di Google Maps. Ritornando sui “passages” ci sarà l’incontro, sempre notato dalla Betty, con l’attore francese Jean-Pierre Darroussin immortalato dalla fotografia d’insieme. L’attore lo avevamo già incrociato a settembre dello scorso anno nelle nostre incursioni sulle due ruote. Due attori francesi nello stesso giorno non è roba da poco. Siamo fortunati. La camminata Montmartre-Montparnasse durerà oltre l’ora e mezza e arriveremo stravolti ma pronti per rimettere le nostre gambe affaticate sotto il tavolo del Le Plomb du Cantal della prima serata. L’aligot sarà sostituito dalla truffade (patate a fette rosolate al posto del purè). accompagnando il piatto con cinque formaggi francesi e una caraffa di vino rosso dell’Auvergne. Arriva il sabato, giornata di mercato vicino a noi sul Bld. Edgar Quinet e ne approfittiamo per dare un’occhiata ai prodotti gastronomici locali per le ultime ore parigine. Ultime ore parigine ? Una scappata veloce alla Madeleine, la conseguente passeggiata verso l’Opera, la timbratura del cartellino all’Hotel Ritz in Place Vendome e il pranzo in Bld.  Montparnasse a La Coupole, altro locale storico degli anni venti del secolo scorso. Dal giorno dell’inaugurazione lo frequentarono personaggi del calibro di Man Ray, Picasso, la coppia Sartre-De Beauvoir, Prevert, Chagall, Piaf, Hemingway … e naturalmente noi. Una coppa (non il classico flute) di delizioso, fresco al punto giusto, champagne Roederer e un trancio di salmone scozzese arrosto saranno le ultime prelibatezze, prima del rientro in Italia nel tardo pomeriggio. Questo viaggio è stata l’occasione per ammirare in un'altra stagione questa meravigliosa città della quale siamo innamorati e corrisposti da tantissimi anni. Nel finale del post del 2015 scrissi riprendendo un dialogo dal film “Ratatouille” : “Questo è un sogno? – Il più bello dei sogni, amore mio. – Sì, ma perché qui? Perché ora? – Perché qui? Perché ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?”. Avremo sempre Parigi, su questo non ci sono dubbi, mai la tradiremo e mai saremo traditi.

PS rileggendo la bozza, prima di pubblicare questo racconto o meglio un preciso diario di viaggio, ho visto di aver utilizzato più di ogni altra volta gli aggettivi possessivi “nostro”, “nostra, “nostri”, nostre”.  Serena Dandini ha scritto la sua personale Parigi dalla quale abbiamo preso spunto per alcune scoperte, noi stiamo scrivendo anno dopo anno la “nostra” Parigi e in questa occasione ne ho anche elencato i nomi e le vie dei nostri passaggi.


Post's song : "Alors on danse" performed by Stromae

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mercredi, janvier 31, 2024

Mes "journées parfaites" à Taroudant et Agadir

Appunti di viaggio e riflessioni di vita nella prima uscita “around the world” del nuovo anno. Primo viaggio da quando sono ufficiosamente in pensione anche se l’ufficialità arriverà il primo di marzo. Le ore da recuperare per straordinari effettuati e le ferie non usufruite nel 2023 mi hanno dato la possibilità di anticipare il mio ultimo giorno di lavoro al 12 gennaio 2024 e così con il pretesto di festeggiare questo importante avvenimento mi sono preso cinque giorni per un viaggio “detox” in solitario. La scelta è caduta sul Marocco per tre ottime ragioni : il clima stupendo, il costo contenuto e naturalmente la bellezza della destinazione. Destinazione che ho scelto sulla base del volo diretto di Ryanair. E così, dopo Marrakech, Fes, Rabat, Meknes, Tangeri e Chefchaouen per la mia settima incursione in terra d’Africa ho scelto come mete Taroudant e Agadir. Taroudant, da sempre definita la “petite Marrakech” (piccola Marrakech) per la somiglianza della cinta muraria, in questo caso di argilla arancione, che attornia e protegge la sua Medina. E’ decisamente una località poco turistica e pertanto si assapora uno spaccato puro del Marocco. I quasi otto km di mura antiche di fango rinforzato, con cinque porte di ingresso, furono costruite nel sedicesimo secolo sotto la Dinastia dei sultani Saadiani, quando il Marocco visse anni di gloria. Le Mura al tramonto sono un vero spettacolo in quanto il sole le colora di rosso fuoco con sfumature incredibili. Io sono stato fortunato proprio perché il sole è stato dalla mia parte per tutto il soggiorno tra Taroudant e Agadir, con una punta massima di trenta gradi con clima secco. Le mie giornate sono partite sempre dal bellissimo Riad che mi ha ospitato, con tanto di piscina sulla terrazza e dove al mattino viene servita anche una prima colazione tipica e abbondante. Nei due giorni pieni nei quali mi sono fermato in questa cittadina berbera ho passeggiato felicemente mescolandomi con gli amabili abitanti, che ravvivano la giornata con i loro mercati, per lo più ortofrutticoli. Mi sono volutamente perso nel souk, meno caotico e più autentico di Marrakech, dove si trovano merci di artigianato (cuoio e ceramica), gioielli, tappeti e come appena citato quelle per gli acquisti di tutti i giorni fino ad arrivare alla piazza Assarag che costituisce il cuore della Medina e luogo di incontro preferito dei suoi abitanti. Appena fuori dalle mura si può visitare la Tannerie, piccola conceria delle pelli, lavorate con il metodo antico. Una tappa davvero indimenticabile e assolutamente da non perdere è la visita al Palais Claudio Bravo, a una distanza di venti minuti di taxi. Bellissima la strada che porta al palazzo con il panorama immenso delle montagne dell’Atlas, aldilà delle quali si trova Marrakech. Il “Palais” è un museo hotel dedicato all’artista cileno Claudio Bravo che lo ha costruito e dove ha vissuto dagli anni settanta fino all’anno della sua morte nel 2011. E’ un luogo magico, dove ancor oggi si sente la presenza di Claudio Bravo il grande pittore iperrealista che lo scelse come suo luogo di vita e di creatività. Il sito è incantevole per il suo design, per le sue dimensioni, per la sua bellezza, un posto davvero speciale dove si respira un’atmosfera unica dove è tangibile l’identificazione dell’amore per il Marocco di Claudio Bravo. Le parole che mi sono rimaste dentro dopo averlo visitato, con la fortuna di avere una guida personale (Ibrahim dipendente del Palais) e la compagnia del tassista (Aziz), sono state “fascino, meraviglia, incanto, raffinatezza, pace.” Di ritorno a Taroudant ho fatto un salto in una piccola cooperativa che produce l’olio di argan dove donne locali  rompono le noci, le spremono, ne estraggono la famosa essenza dalle importanti proprietà per la cura e il benessere della pelle e dei capelli oltre che, per piccola parte, per un utilizzo alimentare. La cittadina di Taroudant è anche un ottimo punto di partenza per andare alla scoperta delle coste atlantiche (oltre che delle montagne e delle oasi del Marocco) e così dopo un’oretta di taxi sempre col fido Aziz mi sono ritrovato ad Agadir dove ero atterrato col volo di Ryanair qualche giorno prima. Avevo scelto “online” come base la Maison Marocaine gestita da Wacyl e Nadège a cinque km dalla Marina di Agadir. Un altro posto di pace favorevole alla fuga e al relax, con un bellissimo giardino e con due proprietari che si sono rivelati un’autentica sorpresa per gentilezza e disponibilità. L’impatto è stato alla mia ora preferita, quella del tramonto, e con una cena tipicamente marocchina preparata dall’adorabile Nadège, un’affascinante donna francese di origini italiane ormai trapiantata ad Agadir con il suo compagno di origini carabiche (isola di Guadalupe). Insalata marocchina, tajine di pesce, torta ai mirtilli affiancata da una crema fresca con noci e miele, il tutto annaffiato da una mezza bottiglia di rosè della zona. Il giorno seguente, sempre con il sole e il bel tempo in tasca, Wacyl mi ha accompagnato con il suo Suv alla Marina di Agadir dove gestisce anche un negozio, l’Orient Bay, che vende abbigliamento e accessori per il mare oltre a creme, oli, saponi per la pelle. Nel tragitto Wacyl mi ha illustrato le meraviglie di vita di Agadir quasi fosse un tentativo di suggerimento per trasferirmi in Marocco. Dal suo negozio ho iniziato la mia camminata sotto il bellissimo sole immergendomi nella meravigliosa baia di Agadir, La baia è di circa sette km e io ho ne ho percorso a piedi tutto il lungomare di cinque km. L’oceano Atlantico era tutto per me e per tutti quelli che in una giornata climatica così favorevole si sono riversati in spiaggia. Agadir nel corso degli anni è diventata la principale località marittima del Marocco meridionale. E’ moderna ed è apprezzata soprattutto per la sua spiaggia, l’ambiente rilassato e la grande ospitalità dei suoi cittadini. La sabbia, il mare e il sole hanno fanno di questa città ricostruita e ridisegnata dopo il forte terremoto che la distrusse nel 1960, un immenso bellissimo resort verdeggiante e di lusso che rappresenta una grande attrazione turistica per i tantissimi visitatori europei, e non solo, durante i mesi invernali. Baciata dal sole per quasi tutto l’anno la città di Agadir è un’alternativa per quei viaggiatori alla ricerca anche del Marocco non tradizionale. Solo al termine della passeggiata sono rientrato nella “tradizione” prendendo un taxi (costano poco) facendomi portare al Souk El Had. Il Souk El Had è una vibrante energia di colori, profumi e suoni, che attira i visitatori incanalandoli nei suoi vicoli intrecciati gremiti di una varietà di merci. In mezzo al concitato via vai del commercio, il souk offre anche ai visitatori la possibilità di assistere alla vitalità quotidiana dei residenti di Agadir, un’esperienza che arricchisce e che aggiunge spessore nel comprendere qualcosa in più della cultura marocchina. Nel pomeriggio, dopo un pranzo alla Marina a base di harira, la zuppa marocchina con ceci e lenticchie e un piatto di grandi sardine alla griglia il tutto con la compagnia di una fresca birra, ho preso la teleferica e sono andato a visitare la bianca Kasbah, costruita anch’essa nel sedicesimo secolo, da dove di possono godere viste stupende della spiaggia di Agadir. Il connubio tra la vivacità del Marocco tradizionale e la tranquillità che trasmette il panorama tratteggiato dall’Oceano Atlantico è impagabile. Queste righe sono i miei appunti di viaggio, il mio diario personale, ma nelle trasferte, soprattutto in solitario, si fanno tante riflessioni sulla vita in quanto visitare culture diverse apre la mente e l’occhio alla ricerca di risposte sui comportamenti, sul senso, sulla gioia di vivere per affrontare anche in modo diverso situazioni che si presentano nel quotidiano. Il giorno prima della partenza, in compagnia di Vito e Betty, era andato al cinema a vedere l’ultimo film di Wim Wenders “Perfect days”. La pellicola è un vero inno alla vita semplice. Minimalista agli estremi, con pochissimi dialoghi e con una grande dose di umiltà e di interessamento dove l’interprete principale nell’arco del giorno segue le sue abitudini con un ritmo di vita quasi perfetto. Con assoluta dedizione cura tutte le attività della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo all’amore per i libri, alla musica, alle piante, alle fotografie e a tutte quelle piccole cose alle quali si può strappare la magia di un sorriso. Nel replicare il quotidiano, una successione di incontri non previsti gli mostra un po’ per volta qualcosa in più̀ del suo passato. Molte di queste cose le ho ritrovate a Taroudant dove pochi dirham (moneta locale) ti bastano per condurre una vita semplice. Oltre a un futuro che sogno come un “ritorno al passato”, il mio pensiero che ricorre da qualche mese, questi viaggi, questi film e di sicuro anche qualche libro e qualche incontro di vita aiutano a cercare nell’essenziale la vera risorsa di vita. Scegliere, eliminando il superfluo, per riordinare la vita. Questo vale sia per le cose materiali che per le persone. Il destino è in mano alla salute e al tempo e mi auguro sempre stiano dalla mia parte e dalla parte di chi voglio bene.


Post's song : "Sultans of swing" performed by Dire Straits
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lundi, janvier 15, 2024

Alla ricerca del tempo perduto

Un altro traguardo raggiunto. Un lungo viaggio durato oltre 43 anni. Premetto immediatamente che i posti di lavori cui ho prestato servizio mi hanno lasciato come splendida eredità amicizie destinate all’eternità e relazioni sentimentali altamente emozionanti in questo caso senza il dono della continuità. Era il 1979 quando entrai ufficialmente nel mondo del lavoro. Era il 9 di luglio, me lo ricordo bene. Mi assunse la Publietas, la concessionaria di pubblicità dell’Editoriale L’Espresso in Via Cino del Duca al numero 5 in pieno centro a Milano, dietro Piazza San Babila. Ho scritto ufficialmente per via dei famosi contributi che mi hanno permesso in questo gelido gennaio del 2024 di concludere una missione, seppur anche con disavventure non volute da me. Ufficiosamente iniziai con piccoli lavoretti sempre con la Publietas, in un pomeriggio del maggio del 1976, in quanto la mattina studiavo ancora ragioneria e dove tra gli altri conobbi Lucio che in seguito divenne e lo è tuttora è il mio migliore amico. Sempre in quel luglio del 1979 conobbi Anna destinata a diventare la mia unica amica del cuore. Anna e Lucio sono nati nel gennaio del 1962 e probabilmente questo è sicuramente un segno del destino. Tornando a quegli anni, mi occupai di tanti lavori. Dal 1976 al 1979 come “ragazzo di bottega” per commissioni varie tra banche, agenzie di pubblicità, posta, agenzia viaggi e anche come “cercatore di refusi” negli scritti per la nascente Guida de L’Espresso che si occupava, e credo ancora si occupi, di recensire i migliori ristoranti in tutta Italia. Fu il Nick, e lo ringrazierò per sempre, che lavorando presso un’agenzia di pubblicità sentì che cercavano un ragazzino per piccoli lavori di fattorinaggio in questa azienda che faceva parte di un grosso gruppo editoriale. Lui elogiò le mie doti comportamentali al fine di trovarmi un’occupazione post-studi. E così fu. Dal 1979 viste le mie eclettiche attitudini e per gli studi allora in corso il Direttore Amministrativo, la signora Marisa Savioli, mi mise subito in cassa dove la compianta Milena era la responsabile. Devo onestamente dire che lavorare sotto le grinfie della signora Savioli era decisamente gratificante per l’alta retribuzione dell’epoca (gli anni 80 furono tempi d’oro), mentre talvolta era davvero sconfortante il suo modo, che ci ha sicuramente temprato in seguito e del quale ne saremmo stati grati, di insegnarci con la massima severità possibile. Per dare un’idea basterebbe vedere Meryl Streep nei panni di Miranda Priestly, l'autoritaria direttrice della rivista di moda Runway, nel film “Il diavolo veste Prada”. I primi quindici minuti della pellicola sono esattamente quelli che noi abbiamo vissuto ogni giorno in Publietas. In quegli anni conobbi tra gli altri, anche Emilio Mascheroni, oggi splendido ottantenne di stanza in Lussemburgo, che diede una svolta alla mia crescita e a distanza potrei definirlo un mentore. Di quegli anni ricordo tantissimi aneddoti (vedi tra i tanti l’arrivo dei pacchi di Natale), l’incredibile vita vissuta nel quotidiano in un ambiente prettamente femminile e naturalmente i lauti guadagni che avevano un indiscusso peso sul piatto della bilancia delle decisioni. Dal 1989, anno della “querelle Mondadori/L’Espresso”, ho prestato servizio sempre come amministrativo alla SPER, la concessionaria di pubblicità delle radio del Gruppo. Lì si divisero le strade lavorative mie e di Anna che andò a presto servizio in Mondadori. Alla SPER lavorai fino al gennaio del 2003 dove raggiunsi, scalando i livelli professionali uno dopo l’altro, la figura di quadro, la qualifica appena sotto la Dirigenza. Quella esperienza ha maturato l’amicizia fraterna con Luca e Umberto che è ancora viva con messaggi quotidiani, cene bimestrali con annessi racconti e risate e quella con Milva, l’allora Direttore Amministrativo che ancora adesso è consolidata da una cena mensile in un locale fusion orientale per raccontarci le nostre piccole storie quotidiane attuali e i trascorsi lavorativi insieme. Dopo un intermezzo frustrante della mia vita per disavventure non volute da me, ripresi a lavorare nel maggio del 2005 nel Poliambulatorio dove ho prestato servizio fino al 12 gennaio 2024 ultimo giorno di occupazione prima della “strameritata” pensione. Qui mi sono rimesso in gioco, nonostante il basso stipendio, in un ambiente che non conoscevo affatto e mi sono fatto valere. Anche qui ho incontrato persone straordinarie, divenute poi mie amiche, sia come figure mediche, sia infermieristiche e naturalmente amministrative dove ho svolto il ruolo di Referente al CUP del Poliambulatorio di Via Andrea Doria. Non è facile descrivere gli oltre quarant’anni di attività lavorativa, di sicuro dentro il mio cuore oltre agli amici sopracitati, porto affettivamente anche le donne che hanno letteralmente sconvolto la mia vita sentimentale. Le mie grandi storie d’amore sotto tutte nate nei luoghi di lavoro dove ho prestato servizio. Anni incredibili in tutte le fasi della mia vita, dall’adolescenza (1976) alla giovinezza (1979), dalla maturità dagli anni 90 in poi fino alla “terza età” di adesso. Non rimpiango niente, sono stato fortunato e sfortunato alla stesso tempo, ho amato, ho sofferto, ho gioito, ho passato brutti momenti, mi sono rialzato e alla fine mi sono fatto apprezzare per quello che sono. Eclettico, disponibile, sveglio nel trovare soluzioni, visionario, pronto ad aiutare sempre gli altri in tutte le occasioni. Chi mi ha conosciuto in ambito lavorativo non può far altro che parlare bene di me, al contrario sarebbe in malafede. Finito questo lungo viaggio sono pronto a cercare di riprendermi quel tempo che negli anni ho perduto. Certo non mi sono fatto mancare nulla, ma è arrivato il momento giusto per dedicarmi di più a me stesso. Sarà una nuova avventura. Sulla questione tempo ne avevo già scritto in alcuni post, ora devo assolutamente riprendermelo. Primo step : eliminare il superfluo, sia per quello che mi circonda che interiormente. Paulo Coelho ha scritto : "Bisogna chiudere i cicli. Non per orgoglio, per incapacità o superbia. Semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta, cambia musica, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei.

Post's song : "Indiana Jones (theme from I Predatori dell'arca perduta) by John Williams

dimanche, décembre 31, 2023

2023, la lunga attesa

Eccomi al resoconto finale di questo 2023 in viaggio e dintorni. Devo fare necessariamente una piccola prefazione per motivare e chiarire i pochi viaggi effettuati. Il 2023 è stato decisamente influenzato dal conteggio dei giorni che mi permetteranno ai primi del 2024 di andare in pensione. Per l’anno giunto al termine ne ho utilizzati solo 15 su 32 che mi sono concessi. DI questi 15 ne ho dovuti scalare almeno altri 5 per via della convalescenza di un dente che non ha fatto giudizio sebbene il suo nome sia proprio quello. Alla fine dei conti dei 10 giorni che ho potuto utilizzare in salute, aggiungendo i weekend collegati, mi sono ritagliato quattro piccoli “momenti” almeno tenere accesa la fiammella del numero dei voli. Sono stato in Sardegna, a Zara in Croazia (new entry), a Parigi e naturalmente in Puglia e Basilicata come da post precedente. Ho fatto anche tre “gite” che non ho recensito, la prima da solo a Bergamo e Brescia nell’ultimo giorno di luglio, la seconda in un sabato di agosto a Stresa a trovare la mia amica del cuore Anna e suo marito Paolo e la terza  di due giorni a ottobre per un weekend in montagna al rifugio Valbiandino a Introbio (Lecco) con colleghi e amici e parenti degli stessi. Di queste “fughe” ci sono le fotografie a testimonianza. Tornando alla pura matematica saranno alla fine 8 i voli che ho effettuato, che però non sono il mio minimo storico, in quanto nel 2020 col Covid ne avevo fatti solo quattro. Sono arrivato a quota 478 con 350.000 miglia all’attivo. L’obiettivo intermedio dei 500 voli non è poi così lontano. Cosa dire di questo 2023 ? Un altro anno di transizione. Come ho detto nella piccola prefazione sono stato condizionato dai pensieri in vista della pensione, da sentimenti personali altalenanti, da una salute che comunque si è dimostrata capace di reggere i colpi nonostante arrivassero sberle morali per le piccole arrabbiature che ho esternato e soprattutto per quelle che mi sono tenuto dentro. C’est la vie. Quest’anno purtroppo dovrò anche ricordarlo per la morte di Jimmy Buffett che ci ha accompagnato, con la sua allegria e la sua musica, per un decennio nelle nostre scorribande parigine. Parigi non sarà più la stessa ma continueremo a mantenere alto il suo modo di vivere a Parigi. Quest’anno è stata la prima vera volta senza di lui. E ora cosa succederà nella mia vita dopo il meritato stop del dopo lavoro che arriverà a breve ? La vita avrà nuove sfide e nuovi traguardi da raggiungere. Proprio come il mio lavoro è stato lungo e ricco di sorprese negative e positive mi auguro una pensione altrettanto lunga e spero soprattutto serena. Non chiedo altro. A dire il vero ogni volta che vado dalla Pupa e dal Nick chiedo sempre tre cose : la salute in primis, poi qualche segnale dai sentimenti e poi qualche soldo in più per permettermi di vivere con decenza. In tutti questi anni di lavoro ho conosciuto persone straordinarie, con alcune (donne) ho avuto relazioni importanti, ho imparato molto e ho insegnato altrettanto, di sicuro sono a credito. Ho aiutato sempre tutti e di questo ne vado fiero nonostante qualcuno mi abbia dato per “scontato” e ne abbia approfittato. Le mie ancore di salvezza sono gli amici che sono fratelli e fratelli che sono amici. Pochi, pochissimi ma eccezionali. So che potrò contare su di loro e loro su di me. Inizia una nuova vita. Voglio spremere ogni secondo della stessa perché credo di essermi “limitato” in questi anni nonostante non lo abbia fatto vedere. Spero, naturalmente con la salute dalla mia parte, di ricominciare a fare i miei piccoli viaggi vagabondando per l’Europa e chissà togliendomi qualche piccolo sassolino intercontinentale. Obiettivo del prossimo anno, sempre con la buona salute a farmi compagnia, sarà quello di sistemare tutto ciò che in questi anni ho tralasciato. Sono la casa, la lettura, l’ascoltare musica e dedicarmi a ciò che mi fa stare bene per prendermi quelle piccole gioie che mi merito. Mi impegnerò duramente per questo sempre tenendo conto dei segnali positivi che spero mi arriveranno chiari e emotivamente forti. Prossima uscita : pensione !

Post's song : "Cantaloupe Island" performed by Herbie Hancock

mercredi, décembre 27, 2023

I panzerotti di Natale

A distanza di cinque anni, rieccoci per questo Natale nel Sud d’Italia. Allora c’era anche il nostro Nick il “filantropo” di famiglia. Questo Natale è stato un vero e proprio omaggio ai miei splendidi genitori. Il Nick era nato a Bari ed è proprio nel capoluogo pugliese che abbiamo scelto la base della nostra prima notte. “Nostra” perché a condividere insieme a me questa piccola splendida vacanza c’erano anche Vito, Betty ed Edoardo. Il tempo giusto di lasciare i nostri effetti personali nello splendido B&B che Vito aveva prenotato vicino alla Cattedrale di San Sabino e abbiamo dato inizio al tour all’inseguimento dei “panzerotti perduti” in tutti questi anni, da quando la mamma non c’è più. Il ricordo di quelli che ci faceva mamma Pupella si è scatenato al primo morso di questa meraviglia gastronomica, tipica dello street food barese, alla panetteria “La Pupetta”. Per chi non lo sapesse il panzerotto, a forma di mezzaluna, è un piccolo calzone fritto fatto con l’impasto della pizza e riempito con mozzarella e sugo di pomodoro nella versione tradizionale. Mamma Pupella era bravissima nel prepararli, leggeri e deliziosi. Ne gustavamo in gran quantità e addirittura li mangiavamo anche freddi il giorno dopo. Sì perché il panzerotto va mangiato bollente e ci sono delle tecniche per evitare di scottarsi e di sporcarsi. Il siparietto sulla tecnica di consumarlo è nato proprio dopo il primo morso di Vito che si è sporcato il maglione. Vista la bontà ne abbiamo preso subito un altro e in serata abbiamo replicato lo stesso numero in una friggitoria nella Bari Vecchia con una “birretta” fresca come giusto abbinamento per tradizione. Alla fine della vacanza saranno sette i panzerotti degustati e tutti e sette ci hanno ricordato il sapore delle serate in casa col fritto che inondava meravigliosamente locali e indumenti. In questa vacanza natalizia abbiamo finalmente visitato con tranquillità e bel tempo le splendide città della Puglia e della Basilicata. La prima intensa giornata a Bari l’abbiamo trascorsa ripassando il “passato” immergendoci nella parte vecchia. I vicoli erano stati allestiti con tavoli dove erano presenti per la vendita le orecchiette nelle varie forme, i taralli nelle tante versioni e le “carteddate” (piccoli dolcetti tipici del Natale), il tutto preparato dalle donne di casa locali. Immancabili la visita alla Basilica di San Nicola e la degustazione di un piatto di orecchiette con una purea di cime di rape  accompagnate da un rosso amabile. Nel pomeriggio per rilassarci dalle camminate per la città siamo andati al cinema a vedere l’ultima straordinaria opera di Woody Allen “Un colpo di fortuna” girata a Parigi. Inizio  vacanza col botto ( … e col panzerotto). Il giorno dopo la destinazione principe era Matera. Sulla strada abbiamo fatto una piccola sosta culinaria ad Altamura per assaggiare il famoso pane, con un piatto di capocollo, sfornato dall’Antico Forno di Santa Caterina (anno 1391). Eccoci a Matera, finalmente tutta a nostra disposizione. Alloggio in un incredibile “affittacamere” praticamente sul Duomo con una vista sui “Sassi” da togliere il fiato. I Sassi di Matera sono due quartieri di Matera, Sasso Caveoso e Sasso Barisano, formati da edifici e architetture rupestri scavati nella roccia della Murgia materana e costituiscono il centro storico dichiarato patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1993. Un autentico presepe e visto il periodo di visita direi la perfetta location.  Matera è stata anche l’occasione per conoscere Cristina, l'amica di Edoardo che lavora in un hotel scavato nella roccia, con camere allestite in grandi grotte. Suggestivo ai massimi livelli e con un’atmosfera che riporta al passato. A proposito di “passato” la mia citazione di questo viaggio per via di molte circostanze di vita è stata “il futuro è il passato”. Bisogna tornare indietro, dare meno credito alle nuove tecnologie e ai nuovi comportamenti di vita. E’ l’unica via di uscita per non farsi prendere e soggiogare dalla superficialità e dalla sottocultura. Tornando al presente eccoci tutti e cinque (si è unita a noi Cristina) seduti al tavolo all’aperto sulla terrazza panoramica del ristorante Conzato. Qui ci hanno coccolati e deliziati con prelibatezze tipiche lucane, passando dai peperoni cruschi all’insalata di pane, dalle fave e cicoria alla salsiccia zampina, dai salami tipici ai dolcetti della tradizione. Due bottiglie di Primitivo Doc hanno accompagnato il tutto prima del rituale brindisi con l’amaro Lucano. Che dire ? Straordinario pranzo con i racconti e i consigli di Gaetano sulle note dei piatti preparati da Nicola. Non sembra nemmeno Natale viste le temperature. Il locale è un posto incantevole da tornarci e ritornarci, cosa tra l’altro che faremo nell’ultimo giorno qualche ora prima del rientro. Il pomeriggio è stata una passeggiata a perderci nei vicoli dei Sassi di Matera, mentre la serata si è conclusa all’Osteria Malatesta, seppur “pieni” del pasto di mezzogiorno, con il contorno di un duo jazz con cover di canzoni di Natale. Da tornarci a stomaco vuoto perché i piatti che “giravano” davano l’idea di una buona cucina locale. Il giorno dopo, salutata temporaneamente Cristina e sempre baciati dal sole e dalla splendida temperatura, abbiamo raggiunto dapprima il Parco Regionale della Murgia  delle chiese rupestri con splendido affaccio sullo skyline di Matera  e poi siamo partiti alla volta di Taranto dove siamo arrivati per l’ora di pranzo. Pranzo a base di pesce alla Trattoria della Zia Franca. nel cuore della Taranto Vecchia. Fantastici anticipasti a base di impepata di cozze “settembrine”, di insalata di polipo, di un piccolo fritto misto e di coccioli di mare (murici). A seguire due primi piatti tipici della cucina tarantina, i cavatelli e i tubettini con cozze e vongole. Il pane caldo (il migliore di questo viaggio) ha fatto sì che ogni piatto è stato concluso con una “scarpetta” di una bontà indescrivibile. Rapporto qualità-prezzo davvero unico. Il post pranzo lo abbiamo consumato nel vedere alcune attrazioni di Taranto, dal famoso ponte girevole al Castello Aragonese, dalle colonne doriche al Palazzo del Governo con un’architettura di “regime”. Lasciata Taranto all’ora del buio subito dopo il tramonto ci siamo diretti alle Tenute “Al Bano" Carrisi di proprietà del cantante dove Vito aveva prenotato per la terza notte. Il luogo è incredibile, una masseria immersa tra uliveti e vigneti, un autentico villaggio resort completo di tutto. Il tempo di una perlustrazione di orientamento nella tenuta e siamo pronti alla cena al ristorante Don Carmelo per una grigliata di carne anticipata da polpettine di manzo al sugo e da un carpaccio di angus. SI prosegue nel giorno della vigilia per il sud ionico del Salento transitando attraverso due cittadine di mare. La prima è stata Gallipoli girandola a piedi costeggiando le mura panoramiche affacciate sul mare e inoltrandoci nel suo centro storico. Qui abbiamo assaggiato la “puccia salentina” (pane tipico) farcita di pomodorini e mozzarella. La seconda è stata Santa Maria di Leuca dove l’Ionio incontra l’Adriatico, per un pranzo a base di pesce (alici fritte e un primo piatto fatto con pasta locale, le sagne ritorte con gamberi e cozze) annaffiate da un bianco fresco frizzante della casa. I panorami lungo la strada per Lecce (notte della vigilia) saranno bellissimi e vedremo in sequenza gli scorci di Tricase e Santa Cesarea Terme. Proseguiamo verso Lecce. Arriveremo nel tardo pomeriggio, con tanto di luminarie e di canti natalizi in Piazza Duomo, e il mattino seguente godendo delle decorazioni del riconoscibile “barocco” leccese e con i colori dei suoi edifici che vanno dal bianco al giallo ambrato. La sera della vigilia, per restare leggeri, un panzerotto mozzarella pomodoro (qui si chiama calzone) e un pasticciotto, dolce della zona fatto con pasta frolla e farcito con crema pasticcera e una punta di amarena, hanno certificato le tradizioni culinarie della Puglia e del Salento. Finalmente è arrivato il giorno di Natale. L’appuntamento clou è per il pranzo a Martano al Ristorante Armonia del Sapore dove opera lo chef Roberto Cornacchia, amico di Edoardo, conosciuto durante il suo lavoro stagionale con la Butterfield & Robinson. La Butterfield & Robinson si occupa di viaggi con pacchetti con tour a piedi e in bicicletta con sistemazioni di lusso ed esperienze enogastronomiche. Prima di arrivare a Martano ci siamo concessi una bellissima sosta a Otranto addentrandoci nei suggestivi vicoli del centro storico nel borgo che prima degli altri vede il sole tutte le mattine, essendo il punto più a est dello stivale italiano. E’ veramente molto bella, circondata dalla sue mura e affacciata sul bellissimo mare del Salento. Il pranzo di Natale è stato all’altezza del suo chef cui ho regalato, commissionatami da Edoardo, la mia Nutella nel formato classico da 450 gr. Come si conclude una bellissima vacanza in Puglia ? Dormendo in trullo, questa è la risposta. Ci ha pensato Vito prenotando in corsa a Locorotondo. Trullo formato da tre coni con tutto l’occorrente per star bene, dalla bottiglia di vino rosso come benvenuto, alla dotazione di prodotti dolciari per la prima colazione. Per chi non lo conoscesse il trullo è un tipo di costruzione conica in pietra tradizionale della Puglia (vedi Alberobello). In serata abbiamo visitato la cittadina di Locorotondo, a un chilometro e mezzo dal trullo, con le tradizionali luminarie del Natale, con le luci e gli addobbi che creano una magia unica e inimitabile in un’atmosfera di incanto nel “borgo delle meraviglie”. I “due” panzerotti a testa seduti all’aperto hanno festosamente suggellato la giornata di Natale. Sarà invece il pranzo di Santo Stefano a Matera a regalarci l’ultima “chicca” al ristorante Conzato per festeggiare la vacanza con un menù “veloce” a base di involtino al sugo di pomodoro (in pugliese si chiama braciola) e una zuppa lucana (fagioli, funghi e salsiccia con crostoni di pane tostato) il tutto annaffiato da un vino rosso della Basilicata (moro) lo Spaccasassi con un blend straordinario di vitigni : Cabernet, Merlot e Primitivo. Matera ci ha stregato e abbiamo salutato Edoardo che sarà ospite fino ai primi giorni del nuovo anno in compagnia di Cristina. E ora via verso l’aeroporto di Bari con la “nostra” Panda color cemento per il volo di ritorno, la vacanza è terminata. Una vacanza, per chi ha letto fino in fondo questo racconto, all’insegna delle bellezze di questa parte d’Italia in perfetto connubio con le delizie dell’enogastronomia locale. Più che un racconto di viaggio ho scritto una recensione su ciò che abbiamo mangiato e bevuto, ma tant'è. Avevo messo in preventivo almeno due chilogrammi in più per il mio peso e invece la bilancia mi ha premiato con solo 200 grammi. Questa è vita. Visitare la Puglia con un tempo meteo primaverile significa ammirare i suoi paesaggi nel massimo del loro splendore e della loro bellezza. Il cuore del Salento, tra terra e mare, regala autentiche perle tra i profumi delle distese di uliveti, di vigneti, e di quelli dell’aria salmastra provenienti dalle rive che lo bagnano. Il ritorno in queste terre è doveroso.

Post's song : " Viva la mama " performed by Edoardo Bennato

12/23

vendredi, septembre 29, 2023

Paris est une fête

Il titolo dell’ennesimo post su Parigi prende spunto da una pausa ristoro pomeridiana, dopo una delle nostre scorribande in bicicletta, nel piccolo spazio all’aperto de La Closerie des Lilas, il caffé-ristorante sito sul Boulevard du Montparnassse, famoso per le frequentazioni di noti artisti (*) tra il finire del XIX secolo fino ai ruggenti anni ’20 del XX secolo. L’immagine della carta menù riproduce il volto stilizzato di Ernest Hemingway e aprendola la prima scritta è “Paris est une fête” il titolo di un suo libro (Festa Mobile in italiano). Così, nel luogo dove Hemingway veniva per scrivere nei suoi trascorsi parigini, ho copiato e coniato il suo titolo per cercare di racchiudere con questo slogan il racconto del viaggio celebrato e trascorso insieme a Betty e Vito. Parigi è una festa per noi, da sempre, e proprio nel quartiere di Montparnasse, cuore della vita artistica e intellettuale parigina tra la prima e la seconda guerra mondiale, che abbiamo scelto la nostra base preferita. Questa festa per un decennio intero, tra il 2009 e il 2019, ce l’ha regalata il grande cantautore americano Jimmy Buffett scomparso proprio all’inizio di questo mese di settembre. Grazie a Vito e alla sua cultura musicale che ci ha portato a conoscerlo dal vivo, ogni anno dal 2009 fino al 2019 abbiamo vissuto con i suoi concerti (anche insieme a Edoardo) un’esperienza unica vestiti con le nostre camicie a fiori e la colonna sonora della musica caribbean rock, così la definiva lui, sprigionata insieme alla sua band la Coral Reefer Band. La sua scomparsa ci ha sorpresi, perché speravamo ancora di andare ad ascoltarlo, e addolorati; questo viaggio a Parigi  è stato anche il nostro omaggio alla sua memoria. Su Parigi, sulla Francia, sui parigini, sui francesi, sulla loro gioia di vivere ho speso tante righe da quando scrivo i miei racconti nel blog, ma ogni volta ci sono sorprese ed emozioni che danno spunto alla mia voglia di scrivere e sognare. Il periodo è stato proprio quello nel quale coincideva ogni anno il concerto di Jimmy Buffett e nonostante l’autunno abbia avuto inizio, proprio come lo scorso anno il sole caldo ha fatto sì che sembrasse estate. Il taxi dall’aeroporto di Orly ci ha portato direttamente a Le Bistrot de Paris. altro punto fermo del nostro vivere Parigi. E’ il ristorante che amava e frequentava Serge Gainsburg e anno dopo anno lo amiamo e frequentiamo anche noi. I camerieri ci riconoscono e ci fanno sentire come a casa, forse anche meglio visto che si beve e mangia bene. L’ambiente è quello classico della tradizione dei bistrot francesi con tanto di boiserie, ottone, specchi e divanetti di velluto e ogni elemento contribuisce allo stile del locale, compresi i piatti decorati con la scritta "Le Bistrot de Paris". L’atmosfera è piacevole in cui si possono origliare le conversazioni dei vicini con il brusio di fondo e l’affaccendato andirivieni dei camerieri. Piatti di carne, un babà al rum, un buon rosso della Côte du Rhône e tante carinerie offerteci dal cameriere Ahmed per questo inizio di vacanza. Il dopo pranzo lo abbiamo speso con la tradizionale passeggiata lungo la Rue de Rennes per raggiungere il nostro hotel a Montparnasse. Lasciate le piccole borse nelle piccole stanze, la prima tappa nel tardo pomeriggio è stata quella di rendere un altro omaggio a un’altra artista scomparsa a luglio di quest’anno Jane Birkin, compagna di vita di Serge Gainsburg, anche lui sepolto nel cimitero di Montparnasse. Non sembra nemmeno di essere all’interno di un cimitero tanta è la familiarità di questi anni vissuti in questo quartiere. Il nostro secondo step delle prime ore a Parigi è la serata al Le Vieux Belleville non prima di assistere al tramonto con sfondo della tour Eiffel dai giardini del Parco di Belleville. A Le Vieux Belleville (restaurant musette) si esibisce l’artista locale Minelle che accompagna le canzoni del passato (cantate da tutti i commensali con tanto di testi consegnati a ogni tavolo) con la fisarmonica rendendo gioiosa la serata con il suo sorriso e il suo buon umore. Per arrivare a Belleville abbiamo alternato bicicletta e camminate come del resto faremo nei giorni a seguire. Il primo giorno a seguire cade di domenica e la inizieremo con una buonissima colazione (petit-déjeuner) all’interno del ristorante Plomb du Cantal con un freschissimo croissant, una vera spremuta di arancia, una croccante baguette sulla quale abbiamo spalmato burro e marmellata accompagnando i caffè au lait (Betty e io) e il caffè americano (Vito). Ingerito il fabbisogno energetico siamo pronti ad affrontare un’altra intensa giornata. La iniziamo con una novità assoluta di questi anni, il Mercato delle Pulci di Saint-Ouen (Porta di Clignancourt) il più grande di Parigi, alla ricerca della location del film “Midnight in Paris” di Woody Allen altra fonte di ispirazione e pretesto per i nostri viaggi nella capitale francese. Lo raggiungeremo in metropolitana. Il mercato si estende su una superficie di sette ettari ed è considerato un vero e proprio paradiso di chi è alla ricerca di curiosità e oggetti vintage. In questo mercato, si trova veramente di tutto, dai mobili ai vestiti, dai libri antichi agli specchi, dalle lampade all’oggettistica dei secoli passati. E’ stata una piacevole sorpresa passeggiare curiosando nei vari spazi riservati. Si ritorna in pieno centro città sempre con l’accoppiata bici-gambe e aiutati anche dalla metropolitana. La nostra ricerca di “mercato” per il pranzo era trovare una brasserie con tavolini all’aperto che esponesse nel menù la tradizionale omelette francese. Dopo una serie di locali che non la proponevano ecco finalmente in zona Opera la “Brasserie Royal Opera” pronta ad accoglierci e a farci gustare il piatto che abbiamo scelto nella versione “al formaggio”. Tre bicchieri di vini diversi (due rossi Bordeaux e un bianco Sancerre) e voilà il pranzo è servito. Il pomeriggio, sempre col sole caldo estivo, lo suddivideremo con la visione dell’installazione “grotta” a coprire la faccia dell’Opera in restauro, con la pausa panoramica sulle sedie dei Jardins des Tuileries (vedi foto post), con la traversata del Quartiere Latino, con il saluto a Caroline (amica francese) sul suo posto di lavoro al Grand Hotel de l’Univers in zona Saint-Germain e con la piccola sosta sulla graziosa Place (in realtà Rue) Furstemberg (novità). La conclusione della giornata è tutta racchiusa nella cena bretone a base di galettes (salate) e crepes (dolci) con sidro dolce in abbinamento e nella passeggiata “teatrale” sulla Rue de Gaité. La mattinata del lunedì si apre con la colazione “copia” del giorno prima a Le Plomb du Cantal. Carburante in corpo iniziamo la nostra classica pedalata verso la Tour Eiffel con estensione sugli Champs-Elysées. Betty durante la colazione aveva letto sul giornale che all’Hotel Drouot la casa d’aste Ader metteva in vendita la collezione di opere d’arte (quadri e sculture) di proprietà di Gerard Depardieu. Diventa così la nostra missione del giorno sempre nella speranza di incontrare il grande artista. Mentre ci dirigiamo  verso la destinazione Hotel Drouot ecco invece, grazie al colpo d’occhio infallibile di Vito, l’incontro con un attore francese a noi noto Jean-Pierre Darroussin. Le nostre singole istantanee immortaleranno l’evento. Quasi ogni anno abbiamo incontrato artisti o sportivi nelle nostre escursioni parigine. Siamo decisamente fortunati. L’appuntamento del giorno è invece al tavolo riservato a pranzo a Le Grand Colbert, ristorante location di grandi film già testato negli anni precedenti. Vitello tonnato, magret d’anatra, formaggi “à parteger” (condivisione) e una bottiglia di rosso Brouilly (stranamente di 14 gradi) le nostre scelte. Il pomeriggio ci porterà a Montmartre con la Basilica del Sacro Cuore in bellavista, la piazzetta degli artisti sempre affollata e con una piccola passeggiata che ci porterà alla statua-busto della cantante Dalida (altra novità). Nel ritorno ci fermeremo per quella sosta citata a inizio racconto a La Closerie des Lilas. Il martedì, giorno del nostro rientro, dopo la colazione a Le Tournesol adiacente il Le Plomb du Cantal (chiuso) ci dirigiamo in bicicletta verso l’imbarco sulla Senna davanti al Musée d’Orsay. Biglietti del Batobus acquistati in corsa con l’app sul cellulare. Il Batobus è il trasporto fluviale nel cuore di Parigi, per raggiungere alcune zone della capitale francese. L’imbarcazione con le vetrate a cielo aperto ci permetterà di vedere una Parigi differente con nove scali lungo la Senna. Il tempo scorre velocemente, ahinoi, e ci ritroviamo già nell'ora di pranzo dove replicheremo da dove avevamo cominciato a Le Bistrot de Paris questa volta scegliendo dal menù il piatto di pesce (merluzzo con uovo poché), abbinandolo a un bianco di Borgogna. Conclusione con una deliziosa millefoglie, con le ciliegie kirsch e una fetta di torta alle fragole con crema. Ultima sgambettata con le velo (bici) e la corsa con il taxi verso Orly per l’aereo di ritorno verso Linate dove abbiamo testato (andata e ritorno) un’altra novità : la nuova linea della metropolitana che porta direttamente in aeroporto. Parigi è davvero una festa e ogni anno ipotizziamo il futuro con sogni che vorremmo si avverassero. Da quel luglio del 2003 (vent’’anni fa) ogni volta che arrivo a Parigi mi sento a casa, vorrei davvero fosse la mia casa, perché sento che la Francia sia il mio posto preferito per vivere. Lo vedo negli occhi, nel muoversi della gente, la gioia di vivere è proprio qui e Montparnasse è il mio ombelico del mondo, la mia casa. Io sono sempre stato un sognatore, provarci non costa niente. 

(*) Zola, Cézanne, Baudelaire, Verlaine, Lenin, Apollinaire, Hemingway, Fitzgerald, Miller, Modigliani, Picasso Wilde, Beckett, Ray, Ungaretti, Sartre e tanti ancora.


Post's song : "Last mango in Paris" performed by Jimmy Buffett

9/23

samedi, septembre 23, 2023

Il tramonto magico di Zara

Per festeggiare le mie “sessantadue primavere” ho approfittato delle offerte a prezzi stracciati dei voli della Ryanair. Nel mio file sui viaggi futuri avevo appuntato per un weekend la città Zara in Croazia. Zadar (in croato) si presta perfettamente per trascorrere un delizioso fine settimana grazie alla facilità di vedere il suo centro storico, alle splendide attrazioni e all’ottima scelta enogastronomica. E così ho fatto. Viaggio in solitario come nei bei tempi pre-Covid, ogni tanto ci vuole. Con il sole in borsa (in questo caso piccola piccola come vuole la compagnia aerea) mi sono ritrovato, quasi senza accorgermene, nell’appartamento che avevo prenotato con Booking come base per esplorare la città.. Il volo tra decollo e atterraggio è di una cinquantina di minuti e il tragitto che copre aeroporto-centro storico è meno di venti minuti. Siamo nel bel mezzo dell’antico Mediterraneo. Leggendo nelle brochure rilasciate dall’ufficio turistico la città è anche legata al grande maestro del cinema thriller Alfred Hitchcock che fu stregato dalle mille sfumature del tramonto di Zara. Spesso mi è capitato di ammirare, fotografare, ma soprattutto vivere un tramonto. Ricordo quello magnifico di Istanbul al ritorno dalla piccola crociera sul Bosforo con le figure delle moschee con lo sfondo rosso del tramonto oppure quello di Oia sull’isola di Santorini o ancora quello vissuto con Betty e Vito a Mykonos con un arcobaleno di colori. Ogni tramonto regala un’emozione indescrivibile e visto che non ce ne può essere uno uguale all’altro la ricerca continua. A pochi chilometri dall’Italia, sulla costa croata, si può assistere a un panorama tra i più belli al mondo. Lo sfondo delle isole davanti a Zara immerse nell’Adriatico, al calar del sole, diventa un quadro dai colori magici. Il tramonto di Zara, definito da Hitchcock come il più bello del mondo quando vide il crepuscolo dalla sua stanza d’albergo, si concentra in una zona particolare del lungomare ed è di una bellezza incredibile anche grazie al supporto delle due installazioni moderne : l’Organo Marino e il Saluto al Sole. Nel 2005  l’architetto croato Nikola Bašić ha inaugurato la sua opera proprio di fronte al tramonto sul lungomare; si tratta di un organo marino, che si trova sotto la pavimentazione della banchina. Invisibile dall’esterno se non per la scalinata di pietra che contiene le 35 canne che trasformano il movimento del mare in suoni, quasi ipnotizzanti, lievi e malinconici. A fare da contrappunto ai suoni, il Saluto al Sole è una sinfonia di colori. Inaugurata nel 2008 questa installazione è un’altra esperienza sensoriale, quella che passa attraverso la vista. E’ formata da un cerchio che contiene 300 pannelli di vetro che al tramonto del sole lo omaggiano, ricreando un gioco di luci che imita il suo moto. Ecco il perché della magia che prende vita e io l’ho vissuta. In realtà le emozioni di Zara le ho provate sin dall’inizio. Oltrepassando la porta di Terraferma, la più famosa fra tutte le sue porte, si accede al centro storico della città e si vive un’esperienza meravigliosa. Camminando ci si lascia conquistare dalle sue stradine ciottolate, dagli angoli del centro storico di questa città protetta da possenti mura.  Si percorre la via principale e al termina della stessa ci si ritrova ad ammirare, quasi fossimo a teatro in prima fila, la Chiesa di San Donato di forma circolare e l’imponente Campanile della Cattedrale. Sono la fotografia da cartolina della città di Zara. Basta una giornata piena per conoscere meglio la città di Zara. Da non perdere sono la Cattedrale di Santa Anastasia, il Foro Romano, la suggestiva Piazza dei Cinque Pozzi dove si possono vedere ancora i pozzi che furono costruiti ai tempi degli assedi dei turchi per permettere alla città le indispensabili risorse idriche. Il bello di Zara sta proprio nel perdersi tra i suoi vicoli, alla ricerca di negozietti o di ristoranti dove fermarsi dopo le lunghe camminate. I locali sono innumerevoli e la scelta culinaria di Zara è varia e ricca. Dall’esplorazione della città in termini architettonici si passa felicemente alla passeggiata attraverso i sapori delle specialità locali. L’Adriatico offre diversi tipi di pesce e io ho provato un tenerissimo tonno alla griglia, le alici marinate e un delizioso risotto agli scampi. Sul fronte “carne” ho mangiato i cevapcici, polpettine di carne speziate dalla forma allungata e un gustosissimo cosciotto di agnello cotto allo spiedo. Nei menù della tradizione dalmata ho trovato anche il trionfo dei gamberi, il risotto al nero di seppia e molti piatti di pasta preparati col tartufo. C’era davvero l’imbarazzo della scelta e sei mi fossi fermato più giorni avrei sicuramente provato altre specialità che mettevano appetito solo nel leggerle. Nel primo giorno ho affrontato Zara esclusivamente a piedi attraverso le lunghe camminate su tutto il perimetro della città, nel secondo giorno ho noleggiato una bicicletta e mi sono spinto lungo la costa alla ricerca delle spiagge frequentate dai turisti e dagli abitanti locali. Peccato non aver portato il costume perché il mare cristallino e il sole caldo erano invitanti. Zara è un ottimo punto di partenza per le escursioni verso le isole che si trovano proprio di fronte al suo lungomare. La brochure che ho prelevato all’ufficio del turismo aveva sulla pagina di copertina tre parole che condensano il vivere del viaggiatore : incontra, sperimenta, esplora. Zara mi è piaciuta molto e se dovessi scegliere una città emozionante per un weekend romantico o “di stacco” dal quotidiano non avrei dubbi nel metterla ai primi posti. Ringrazio le oltre cento persone che mi hanno fatto gli auguri attraverso le telefonate (che prediligo) e i messaggi. E’ sempre bello essere in viaggio il giorno del compleanno. Lo rende speciale.  

Post's song : "Champagne Supernova" performed by Oasis
9/23

mercredi, avril 26, 2023

Ajò Sardinnia, seconda stagione

Questo viaggio è stato deciso solo due giorni prima della partenza per il tempo meteo avverso previsto nella zona scelta in precedenza. E così, accantonata temporaneamente la discesa verso Abruzzo Molise Basilicata e Puglia, la preferenza all’unanimità è caduta sul ritorno in Sardegna per vedere nuove località di questa splendida isola. Il mese di aprile, come lo scorso anno, si è rivelato il periodo migliore e il sole, la tranquillità, il buon cibo e i gli splendidi panorami hanno contraddistinto questa nostra settimana che vorrei definire sarcasticamente “lavorativa" per il mio futuro pensionistico alle porte. “Nostra“ per aver condiviso ancora con Vito e Betty questa esperienza isolana. La primavera sarda diventa un paradiso italiano che nulla ha da invidiare alle più famose isole caraibiche o tropicali con le sue acque da sogno e le candide spiagge del suo litorale; in questo periodo poi si evita di essere sommersi dalla folla dei turisti che invadono d’estate le sue località balneari tra le più spettacolari al mondo. Vivere e respirare il mare sardo e i profumi della sua vegetazione è già di per sé un’esperienza unica che vale da sola tutto il viaggio, ma nel periodo che va da aprile a maggio è la scelta giusta per goderselo. Meno di un’ora di volo nella tarda mattinata di un lunedì ed eravamo già sull’auto noleggiata all’aeroporto di Alghero. La Fiat Panda bianca “ibrida” in meno di venti minuti ci ha portato in un paradiso di tranquillità, fatto da una distesa di sabbia chiara e da un mare cristallino riparato nella baia di Porto Conte nella parte nord-occidentale della Sardegna. La spiaggia di Mugoni, con lo sfondo di Capo Caccia all’orizzonte, sembrava essere lì per attenderci con gioia e lo stesso valeva per il tavolo all’aperto con vista mare del ristorante Le Ninfe. Vermentino fresco, pesce spada alla griglia, calamari e ciuffetti fritti e vista in prima fila su uno scenario incantevole sono stati il nostro benvenuto. C’è qualcosa di meglio come inizio di un viaggio ? Questo paradiso è a soli sedici chilometri dalla splendida cittadina di Alghero dove avremmo trascorso la parte restante della giornata in attesa del tramonto sui bastioni che diventa unico se associato a un altro tavolo per gustare le svariate prelibatezze enogastronomiche della Sardegna. Il mattino seguente proprio da Alghero ha avuto inizio la nostra discesa verso il sud-ovest della grande isola; il tempo meteo era dalla nostra parte e lo sarebbe stato per l’intero viaggio. Mentre stavamo percorrendo il litorale un cartello stradale ci indicava la località di Cabras. A Vito veniva in mente il racconto di un collega sull’oro di Cabras che altro non è che il binomio fra la cittadina sarda e la bottarga. L’oro di Cabras è la bottarga di muggine o cefalo, dal caratteristico color ambra e dal sapore intenso di mare. le cui pregiate uova salate e stagionate sono impiegate in cucina come condimento per arricchire antipasti e/o primi piatti. Arrivati a Oristano per l’ora di pranzo, l’abbiamo assaggiata grattugiata sopra un risotto con spigola e radicchio. Nel primo pomeriggio, con il sole ancora alto, ci siamo diretti verso l’Isola di Sant’Antioco collegata da un breve ponte artificiale. Il tempo di lasciare i nostri piccolissimi bagagli, Ryanair docet, nell’appartamento di Sant’Antioco ricordandoci però di prelevare un asciugamano e il costume ed ecco che Vito si concedeva, come da rituale, il primo bagno corroborante dell’anno nelle acque, per me gelide, di questo bellissimo mare del mediterraneo a Maladroxia. Nel pre-cena abbiamo avuto il primo approccio emozionante e fotografico con i fenicotteri rosa nelle saline adiacenti il ponte che divide la piccola isola dalla grande isola. La cena a Sant’Antioco a base di cozze, fritto misto, salumi e formaggi, il tutto rigorosamente sardo come il primo bicchierino di mirto a fine pasto ha fatto concludere in modo lodevole la splendida giornata seppur amareggiata nei titoli di coda dalla sconfitta del Napoli calcio in Champions League. La nostra terza giornata ha avuto inizio sul traghetto che da Calasetta (Isola di Sant’Antioco) ci ha fatto approdare a Carloforte (Isola di San Pietro). La storia delle due località ha più di un comune denominatore per via dell’insediamento delle famiglie di pescatori originarie della ligure Pegli ma provenienti dall’isola tunisina di Tabarka. Le originarie caratteristiche tabarchine e liguri sono rimaste immutate, compresa la lingua. Le due cittadine sono caratterizzate dal colore delle loro case, bianche a Calasetta e  pastello arancione a Carloforte, mentre identico sarà l’azzurro del cielo e del mare e il verde dei ginepri. L’approdo a Carloforte nella tarda mattinata ci ha permesso di prendere piede e visione delle bellissime spiagge di Guidi e di La Bobba. Carloforte è l’unico centro dell’isola di San Pietro ed è tuttora linguisticamente ligure. Carloforte è famosa per il suo pregiato tonno rosso “di corsa” riconosciuto come il migliore al mondo. Si pesca da metà aprile (i giorni del nostro soggiorno sardo) a metà giugno e la tonnara di Carloforte è oggi l’unica ancora attiva nel Mediterraneo. In “rete” si possono trovare tutte le informazioni riguardo la tradizione e i riti della pesca di questo tonno rosso particolarmente apprezzato dagli chef di tutto il mondo e da noi testato in due preparazioni diverse nella Trattoria La Cantina di Carloforte : quello alla griglia e quello fresco alla “Carlofortina” con pomodoro e alloro. In entrambi i casi i tranci erano di ventresca di tonno, la parte più grassa, gustosa e tenera. Baciati dal sole abbiamo poi ripreso il traghetto per ritornare sulla “grande isola” per proseguire il nostro viaggio verso il sud più profondo e selvaggio. Coste frastagliate, spiagge bianchissime, mare con tutte le sfumature di blu possibili. Abbiamo transitato lungo tutta la costa fino a Pula godendo di un panorama incantevole. Abbiamo concluso la giornata sulla spiaggia di Poetto a Cagliari dove abbiamo cenato con un menù a base di carne (filetto al gorgonzola) “coccolati” da un appagante vino sardo rosso, un Carignano del Sulcis Riserva di gran qualità. Con gli ultimi tre giorni siamo risaliti nella parte orientale della Sardegna. Da Cagliari abbiamo percorso i tornanti attraverso il verdissimo, in questa stagione, entroterra fino ad arrivare al mare di Cala Gonone, frazione di Dorgali. Pranzo con tavolo vista mare a base di spaghetti alle vongole per me e moscardini in umido per Vito e Betty il tutto annaffiato dal Vermentino locale e concluso con l’immancabile bicchierino di mirto. Un’occhiata agli orari del traghetto, e una “corsa” per prenderlo, e in meno di mezz’ora ci siamo ritrovati davanti una delle meraviglie del golfo di Orosei, ovvero Cala Luna, una baia scolpita tra le falesie con al centro una luminosa spiaggia  di di sabbia dorata che si tuffa nel mare limpido dalle tonalità azzurro-turchese. La nostra foto di rito nella prima grotta adiacente la spiaggia ha suggellato l’evento. Dopo una piccola pennichella sulla sabbia siamo rientrati a Cala Gonone giusto il tempo per prendere dimora in una splendida casa. Abbiamo poi girovagato nelle stradine che si affacciano sul piccolo porto prima del tramonto e abbiamo goduto dell’accoppiata pizza e mirto per chiudere in maniera gioiosa l’emozionante giornata. Nel penultimo giorno del nostro straordinario viaggio è bastata un’ora di strada per raggiungere San Teodoro e l’hotel Onda Marina dove avremmo alloggiato per l’ultima notte in terra sarda. La giornata è stata lunga, intensa ed emozionante ed era iniziata lasciando i piccoli oggetti personali nella stanza tripla dell’hotel, recuperando gli asciugamani per portarli sulla bianchissima spiaggia di La Cinta, che dista solo a una centinaia di metri, e godendo del sole e delle acque cristalline che avrebbero tonificato Vito e Betty e al loro “coraggio" di tuffarcisi dentro. All’ora di pranzo ci siamo spostati per poco più di una decina di chilometri per raggiungere Porto San Paolo e il ristorante Portolano; il tavolo in prima fila, praticamente in spiaggia, con vista incredibile sull’isola di Tavolara sembrava quasi ci aspettasse. Insalata di polipo, carciofi e bottarga, trancio d’ombrina con fagiolini e spuma di patate al limone, guazzetto di pagro e calamari con olive e crostone di pane, bavarese all’amaretto con salsa al lampone e crumble, calici di bollicine Tancarè e bicchierino finale di mirto … le nostre scelte per una pausa gourmet con un scenario assolutamente unico. E per una pausa rilassante dopo pasto ? Avevamo letto durante il pranzo un articolo sul web di una spiaggia da favola italiana che ricordava quelle di Tahiti. Quella spiaggia era a meno di dieci chilometri dal nostro tavolo con vista mare e il suo nome è Cala Brandinchi. E’ una meravigliosa spiaggia a forma di mezzaluna incastonata in un panorama naturale proprio nei pressi del comune di San Teodoro dove avevamo preso alloggio. E’ una lunga distesa di sabbia che corre incontro a un mare di un colore che varia dall’azzurro al blu intenso, dal cobalto al turchese smeraldo. Vale davvero la pena concedersi un momento di pausa in questa spiaggia e anche in quella che la affianca che si chiama Lu Impustu consigliatami dal mio caro amico Luca. E proprio con Luca c’è stato il siparietto delle videochiamate per vedere dove lui passa le vacanze estive a Punta Aldia. In serata abbiamo cenato con un menù a base di un tagliere di formaggi sardi, di porcetto arrosto (maialino da latte sardo) con patate arrosto al mirto e naturalmente con il “nostro” bicchierino di mirto. Dopocena con passeggiata a San Teodoro per chiudere in bellezza una giornata davvero indimenticabile. L’ultimo giorno sarà speso nello spostamento verso Alghero per il volo pomeridiano, non prima che Vito e Betty si siano tolti lo sfizio di immergersi nelle acque della spiaggia del Lazzaretto (Fertilia) e di gustare poi insieme l’ultimo pranzo sempre con un tavolo vista mare a base di fritto di calamari da condividere, cozze alla marinara, pesce spada alla griglia  innaffiato con un Vermentino frizzante. Abbiamo trascorso una settimana “lavorativa” che non potremo scordare facilmente in luoghi cui si avrà sempre voglia di ritornare. Questo piccolo paradiso terreste che è la Sardegna e le sue coste si deve visitare categoricamente tra aprile e maggio, esattamente come avevamo fatto lo scorso anno; un periodo nel quale si ha maggiormente la possibilità di godere, a 360° e in tutta tranquillità, questa affascinante e piacevole delizia lontano dalla folla dei turisti. E’ stato un viaggio all’insegna del “tutto è andato bene” e di questi tempi è davvero un privilegio.

Post's song : "Drives me mad" performed by  Edward Fox & The Animal Kingdom

4/23

samedi, mars 11, 2023

Un sabato da replicare

Approfittando della temperatura mite con un sole pieno e un cielo terso mi sono avventurato in un sabato diverso dagli ultimi nei quali ho cercato di rilassarmi a casa per contrastare il periodo stressante al lavoro. Oltre all’anticipo della primavera mi sono ritrovato a fare una prova di cosa potrà avvenire quando, con l’inizio dell’anno, sarò in pensione. Con la mente sono tornato indietro al periodo post licenziamento di vent’anni fa quando ero in attesa di trovare un nuovo posto di lavoro. Allora mi ero costruito una giornata tra mente e fisico. Curavo il mio corpo al mattino con esercizi in casa al fine di mantenere una buon tono muscolare affiancando una alimentazione che mi permettesse un buon aspetto e un peso ideale. Allenavo la mia mente con la visione di film al cinema nel pomeriggio e fantasticavo sui viaggi che avrei potuto fare quando sarebbe stato possibile. Sono passati 18 anni da quando ho iniziato il mio nuovo lavoro al Poliambulatorio e mi mancano pochi mesi, il tempo di un parto, per costruirmi una nuova vita nella quale vorrei trovare il perfetto connubio tra mente e corpo. Vorrei sistemare tutte quelle cose che, per mancata voglia nei weekend ho sempre rimandato, vorrei imparare bene il francese, vorrei leggere i libri che ho riposto nella speranza di trovare il momento giusto per godermeli, vorrei ascoltare di più la mia musica preferita, vorrei andare con più frequenza al cinema, vorrei godere delle piccole cose della vita, come le cene o i pranzi con gli amici-fratelli e le colazioni con la mia amica del cuore Anna davanti al nostro cappuccino decaffeinato accompagnato da una brioche rigorosamente di lievito madre. In questo sabato di marzo, con addosso il mio gubbino di pelle d’agnello color blu sullo stile di Bradley Cooper in “Il sapore del successo”, le mie Adidas running blu ai piedi e le cuffiette ascoltando la musica del Depeche Mode ho dato il via a questo sabato particolare sulle orme di quelli che da anni Betty e Vito o Vito e Betty fanno. Nel primo step mi sono ritagliato il momento di andare al cinema al mattino, anche per la promessa fatta a Linda (Caridi) la sera precedente assistendo al suo spettacolo teatrale. All’uscita, secondo step, sono andato a mangiare una pizza al trancio in Corso Como gentilmente offerta dalla cameriera cinese alla quale avevo fatto dei favori al lavoro; Nel terzo e lungo step ho camminato tanto godendo della bellezza della mia città anche se non la amo più di tanto. Non ho mai sentito nessun tipo di radici nel mio sangue. Mi sento cittadino del mondo con spirito europeo. Alla fine guardando il mio smartphone sono rimasto felicemente sorpreso dei 17 km percorsi. Mente e corpo ecco il mio futuro. Star bene con la salute mentale e con quella fisica. Piccole cose senza il peso dei pensieri negativi, non chiedo altro. Farò qualche piccolo viaggio, da solo e in compagnia, andrò a godere anche di qualche piatto e di qualche bicchiere nei ristoranti che mi stuzzicheranno con i loro menù, andrò a teatro, andrò a qualche concerto, andrò in bicicletta. Spero anche di trovare un buon equilibrio nei sentimenti, chissà. Questo sabato mi ha dato nuovi stimoli, mi ha alleggerito i pensieri negativi, mi ha regalato una nuova speranza. L’arrivo della primavera è alle porte e dovrà essere una svolta per me. Piccole cose, piccole gioie. Ci devo riuscire. Ringrazierò in eterno i miei genitori che mi hanno regalato la vita, devo pensare a loro affinché siano orgogliosi di me.

Post blog's song : Ghost Again performed by Depeche Mode

3/23

samedi, décembre 31, 2022

Un anno di transizione il 2022

Anche quest’anno è passato. Il 2022 in tema di viaggi è stato un anno di…vino grazie alle vacanze costellate dai bicchieri di vini di Borgogna, dai calici di Champagne, da quelli del Beaujolais Nouveau, da tutti quelli condivisi con Vito Betty nei pranzi domenicali e nelle escursioni regionali in Italia a cui si aggiungeva Edoardo, da quelli rossi in compagnia di Filippo, da quelli di bollicine insieme a Frenk, a quelli con Luca, Umberto, Anna, Fanto e Cinzia nelle sporadiche ma sempre divertenti cene insieme. Un anno di viaggi particolari oltre a quelli caratterizzati dai vigneti, come quello a Skopje nella Macedonia del Nord (entrambe autentiche new entry nel mio carnet viaggi di capitali e nazioni) e a quello del ritorno a Mykonos in dolce compagnia. Quest’anno Parigi l’ho raggiunta in automobile, mentre non ho obliterato per il terzo anno consecutivo il biglietto per Londra. Un anno strano, un anno di transizione, di riflessione. Un anno dove il mio cuore per fortuna è stato tranquillo e bravo nei controlli semestrali. Un anno di scambi quotidiani con email e telefonate o davanti a un cappuccino decaffeinato e una brioche con la mia amica del cuore Anna, confortandoci per i nostri malanni e per i pensieri conseguenti. Spero davvero che entrambi e per entrambi si possano risolvere (per lei) o stabilizzare (per me) col nuovo anno. Un anno ancora di sms quotidiani con Umberto e via telefono con Lucio. Il 2023 sarà il mio ultimo anno lavorativo e quindi spero di passarlo velocemente permettendomi di pensare al futuro con rilassatezza senza l’assillo delle sveglie la mattina all’alba e dei problemi d’ufficio quotidiani da risolvere. Voglio iniziare a pensare positivo su tutti i fronti e cercherò di costruire il meglio per me quando la mia mente sarà più serena. La sensazione di quest’anno è stata quella di vivere fuori dal gregge, dove mi sono sentito assolutamente diverso dai comportamenti e dai pensieri di tutti. Ho bisogno di staccare e di trascorrere momenti dove il ridere e i sentimenti prevalgano su tutto e per questo ringrazio Luca, Umberto, Anna, Fanto, Cinzia e i loro amici per avermi regalato grasse risate nelle serate insieme. Ringrazio Dave, Cipo, Chicca, Frenz, Charlie e Fabri compagni di ogni giorno lavorativo dove si condividono anche pensieri personali. Ringrazio tutti i Dottori della struttura dove lavoro, che in più di un’occasione si sono dimostrati veri amici con pranzi e cene nelle loro case, ma ringrazio soprattutto Anna per la costante (ricambiata) voglia di ascoltare senza giudicare i “nostri” pensieri cercando il miglior consiglio  reciproco senza imporlo. Ringrazio Vito Betty e Edoardo e tutti quelli che mi vogliono bene veramente assicurando loro che il mio essere un po’ misantropo è la mia doppia visione di vita in quanto sto assolutamente bene sia in compagnia che da solo. Cosa mi auguro per il 2023 ? Salute, serenità e le piccole gioie che la vita mi regalerà. Sarà sempre benvenuto un piccolo spazio per qualche viaggio in nuovi posti anche per permettere al mio blog di incrementarsi. Solo dieci voli quest’anno, ma con la novità assoluta straordinaria della Sardegna. Fuori dal gregge. Come stile di vita. Sempre. La massa e il loro agire non li sopporto. Devo stare lontano da loro nel 2023.

Post's song : "As it was" performed by Harry Styles

Natale itinerante nell'Italia Centrale

L’ultima “vacanza” dell’anno, sulla scia delle due precedenti, è stata un viaggio itinerante sul territorio dell’Italia Centrale sempre a bordo della Micra in compagnia di Betty Vito ed Edoardo. E’ iniziato tutto a Pàvana, sulle colline tra la Toscana e l’Emilia ed è terminato a Modena festeggiandolo con gnocco fritto, salumi e Lambrusco. Pavna e Mòdna, in dialetto scritto, sono le due località legate al cantautore e scrittore Francesco Guccini. La prima è dove ha trascorso la sua infanzia e dove vive tuttora, la seconda è dove è nato. Noi avevamo disegnato, fantasticando, un incontro col poeta “prestato alla musica” e, seguendo le orme dei Re Magi, siamo riusciti nell’intento portandogli in dono una bottiglia del suo vino preferito, il Gewürztraminer, e le mie miniature di Nutella per lui, per la moglie e per il suo nipotino. E’ bastato citofonare alla sua abitazione, attendere l’apertura del cancello, arrivare alla sua porta e accettare il suo invito a entrare in casa. La fortuna è stata dalla nostra parte e le fotografie di rito hanno testimoniato l’evento emozionante. Inizio elettrizzante di questo viaggio natalizio. Dopo la parentesi Pàvana, abbiamo deciso di dirigerci verso Lucca per concludere e gioire della giornata. L’impatto è stato sorprendente ed è facile restare affascinati da come questa città si sia conservata così bene nel tempo. Lucca è racchiusa all’interno di una cerchia muraria; si presenta come un piccolo scrigno, bisogna solo aprirlo e scoprirne i suoi tesori. Chiese, vicoli, torri, piccole piazze, campanili, botteghe artigianali dove prevalgono quelle con prodotti di pelletteria. Lucca è un concentrato di arte, storia e cultura dove la sua piazza simbolo, quella dell’Anfiteatro, per la sua singolare forma ellittica, ne diventa il suo ombelico. Sorta sulle rovine dell’antico teatro romano, oggi è completamente circondata da una schiera di case che le fanno da cornice. In serata, dopo aver vagato alla ricerca di angoli e vedute particolari, ci siamo fermati per cena a base di calde zuppe locali. Il mattino seguente dopo aver dato una “ripassata” di Lucca con la luce del giorno abbiamo proseguito per arrivare all’ora di pranzo a Badia al Pino in provincia di Arezzo dove ci attendevano i colleghi-amici di Edoardo della compagnia Butterfield and Robinson che opera nel settore delle vacanze attive itineranti di prestigio. Dopo le presentazioni e il pranzo insieme, la visita della loro struttura operante in Toscana ha suggellato l’incontro con i saluti e gli auguri in vista del Natale. La parte restante della seconda intensa giornata, tra uliveti e vigne, l’abbiamo trascorsa prima a Bagno Vignoni località ubicata nella splendida Val d’Orcia, famosa per la sua piazza principale che è una grande vasca termale e in seguito a Montepulciano in provincia di Siena, borgo medioevale arroccato su un colle dal quale la vista si perde tra le stupende colline toscane. Il centro storico si snoda lungo ripide stradine in salita che portano fino alla cima del borgo. Qui abbiamo consumato un’ottima cena annaffiata dal vino nobile di Montepulciano. Terzo giorno : la vigilia di Natale. Giornata all’insegna dell’emozione passando dalle rive del lago Trasimeno al bellissimo borgo umbro di Spello, dove abbiamo pranzato in modo eccelso con una scelta a base di baccalà (arrosto e in zuppa) e di gnocchi di patate al profumo di tartufo nero di Norcia. La distanza verso la nostra destinazione “principe” del Natale è di soli quindici minuti di strada. Assisi ci stava aspettando. Il tempo di riporre i nostri bagagli all’hotel da Angelo ci siamo diretti per la missione/sorpresa/incontro con Padre Mario, il nostro affettuoso pro-cugino francescano una vera istituzione ad Assisi. Il suo nuovo rifugio è alla Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, famosa per la “Porziuncola” la piccola chiesetta situata all’interno della stessa. La Porziuncola è annoverata tra i luoghi francescani più importanti: tra le sue  mura San Francesco comprese la sua vocazione, accolse Santa Chiara e i primi frati, e ricevette il cosiddetto Perdono di Assisi. Dopo aver cercato in ogni angolo della Basilica la minuta ma illuminante figura di "Mario", quasi fosse una caccia al tesoro, ecco finalmente l’incontro all’uscita della stessa. Mario è rimasto emozionalmente sorpreso della nostra venuta e noi abbiamo provato le sue stesse sensazioni raccontandocele poi a un tavolo all’aperto, visto il clima mite di questi tempi, davanti un aperitivo frizzante. Dopo esserci dati appuntamento con Mario per il pomeriggio del giorno di Natale noi abbiamo iniziato a vivere il “Natale” di Assisi con una doppia visita con le luci e le luminarie artificiali, prima e dopo la pizza della vigilia. Assisi a Natale si presenta e si veste di luce e di colore dove le rievocazioni della Natività sono le protagoniste con i presepi di tutti i generi. Bellissime le proiezioni artistiche sulle principali chiese di Assisi. Assisi ci è apparsa come un presepe naturale e il Natale qui si fa sentire in maniera importante e suggestiva. Le camminate del giorno si faranno sentire fino a notte inoltrata e il rientro in hotel sarà davvero ristoratore. Quarto giorno : è Natale. Dopo la prima colazione, immersi in una nebbia avvolgente, abbiamo fatto visita prima alla piccola chiesa di San Damiano e poi con un’ennesima camminata in salita ci siamo diretti verso la Rocca Maggiore che domina Assisi e la valle sottostante. Bellissimo lo scorcio sulla Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi dove le istantanee fotografiche si moltiplicano. Si ritorna all’Hotel da Angelo per il pranzo di Natale tradizionale con specialità umbre e un graditissimo piatto di cappelletti in brodo di cappone che replicheremo in serata insieme a Mario dopo il pomeriggio trascorso al “suo” convento di Rivotorto costellato di racconti francescani intervallati da quelli familiari. Quinto giorno : Santo Stefano. Si parte in direzione della Piana di Castelluccio di Norcia, una piana meravigliosa che incanta la vista e richiama a paesaggi da cinema. Da ritornarci nel periodo della Fioritura (delle lenticchie), tra fine maggio e la metà di luglio, dove la magia prenderà maestosamente forma e visione. Uscendo dalla Piana si incontra il cartello del passaggio dall’Umbria alle Marche e noi ci prodigheremo per arrivare ad Ascoli Piceno per l’ora di pranzo. Durante il percorso transiteremo anche davanti a strutture letteralmente devastate come conseguenza dei terremoti passati. Eccoci ad Ascoli Piceno, novità per tutti. Passeremo per il salotto buono della Piazza del Popolo con il Palazzo dei Capitani del Popolo e poi ci perderemo tra i vicoli alla ricerca di una buona tavola per il pranzo di Santo Stefano. Vivremo una splendida pausa ristoratrice presso l’osteria “il Vinattiere” con un pasto a base di specialità marchigiane-abruzzesi di ottima qualità e gusto presentato e descritto in maniera eloquente dal proprietario Piero. Superbi anche i vini e l’olio della zona. All’uscita ci dirigeremo nella Piazza antistante la Cattedrale di Sant’Emidio per una un’occhiata finale della città. Non c’è sosta in questo viaggio emozionante in questa parte dell’Italia Centrale e quindi si riparte verso il mare adriatico. Con il mare sulla destra dei finestrini continuiamo il nostro viaggio in direzione Ravenna, altra novità per tutti. Ci arriveremo giusto in tempo per una passeggiata serale pre-cena. La città capitale dei mosaici ispirò il sommo Dante Alighieri durante gli ultimi anni di vita e lungo le vie del centro storico si succederanno le luminarie con i versi della Divina Commedia. Troveremo ristoro in serata per una cena all’enoteca Ca’ de Vèn nel cuore di Ravenna, in un palazzo quattrocentesco nei pressi della tomba di Dante e dei principali siti legati alla figura del Sommo Poeta. La Ca’ de Vèn costituisce un punto di ritrovo per ravennati e viaggiatori di passaggio, trasmettendo un fascino d’altri tempi e un atmosfera di convivialità. Dal menù sceglieremo : cappelletti ripieni di parmigiano in brodo di cappone, pappardelle ai funghi porcini, piadina allo squacquerone, cicoria ripassata, zuppa inglese e ciambella romagnola abbinati al Lambrusco di zona. Sesto giorno : il rientro. Come a Lucca rivedremo Ravenna con la luce del giorno. Decidiamo di dare lustro ai famosi mosaici bizantini. Vedremo quelli bellissimi delle Basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e di San Vitale intervallandoli con una visita a un piccolo laboratorio  adiacente la nostra base al Palazzo Galletti Abbiosi, un tempo residenza di un Conte ravennate per poi diventare un orfanotrofio femminile che sarà infine convertito a hotel. La conclusione del nostro viaggio di Natale avverrà a Modena come citato a inizio racconto, davanti a un leggerissimo e squisito gnocco fritto. E’ stato un viaggio ricco di emozioni, di panorami, di racconti, davanti a primi piatti gustosi, eccellenze dello scenario gastronomico regionale italiano. Più che un racconto ho descritto questa vacanza con appunti di viaggio. Le emozioni che si vivono non sono facili da raccontare e scrivendo mancano tutte quelle sfumature, quei profumi, quelle sensazioni che si provano giorno dopo giorno. Si arriverà in un futuro prossimo ad avere un dispositivo con queste caratteristiche ? Chi vivrà vedrà.

Post's song : "Everyday I write the book" performed by Elvis Costello

12/22