"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

mardi, décembre 31, 2019

My travels of 2019 last year of decade

“Credo ancora nelle emozioni”. Un proverbio turco dice : “Chi è che sa di più ? Colui che vive tanto o colui che viaggia molto ?” Beh direi che io sono di parte … L’anno 2019 in viaggio è terminato. Rileggo i post del mio blog e sia numericamente che per varietà è stato un anno interessante. 14 nazioni e 6 capitali visitate con la novità assoluta della Georgia e della sua capitale Tbilisi. Viaggi straordinari e carichi di emozione come quelli a Chefchouen in Marocco, a Meteora in Grecia, a Smirne-Efeso in Turchia e naturalmente la novella georgiana. Io credo davvero ancora nelle emozioni e il viaggio me le regala costantemente. Vorrei che me ne regalasse di più la vita quotidiana, ma devo ancora lavorarci su. Viaggiare rende felici e viaggi e felicità sono strettamente correlati come avevo letto su una rivista scientifica. In quell’articolo c’erano vari capitoli nei quali mi ero identificato. Li riassumo nei titoli : 1) chi viaggia … ce l’ha scritto nel DNA, 2) è più creativo, 3) ha più fiducia nel prossimo, 4) risolve meglio i problemi; viaggiare … 5) allunga la vita (così almeno spero vivamente), 6) favorisce il cambiamento, 7) aumenta la tolleranza e diminuisce i pregiudizi razziali e poi 8) organizzare un viaggio migliora decisamente l’umore. Io sono così e senza falsa modestia credo di saperlo.
Alla fine ho contato sedici viaggi particolarmente diversi e i 34 voli di quest’anno mantengono la mia media annuale su cifre sempre sopra la media. Ho utilizzato anche il treno in tre occasioni (Venezia, Berna e Bologna), ho utilizzo la mia Twingo nel viaggio in Francia e Germania per assistere al concerto dei Tears for Fears e quella di Lucio nel weekend in Abruzzo. Ho abbinato talvolta al viaggio un evento che sia sportivo o artistico ed è sempre un’accoppiata vincente. Naturalmente, fedelissimo alla linea, sono stato a Parigi e Londra come avviene ininterrottamente dal 2006, anno in cui ho iniziato a scrivere di viaggi. Ogni anno in viaggio è una continua sfida. Adoro vedere posti e gente nuova, gli usi e i costumi diversi. Tutto parte dal divano di casa dove su un piccolo tavolino alloggia il mio insostituibile MacBook Air della Apple. E’ il mio posto di comando. In viaggio saranno poi le camere d’albergo (alcune veramente speciali) a diventare le mie basi d’azione sulle quali lavorare in corso d’opera. Il 2020 che è dietro l’angolo potrebbe rappresentare un cambiamento di linea delle mie spensierate vacanze. Vorrei qualche volta passare a soggiorni leggermente più lunghi (una settimana circa) e andare anche oltre oceano o in territori così affascinanti come quelli orientali.
Che la salute mi assista mi raccomando ! C’è ancora tanto e tanto da vedere. Vorrei continuare a depennare qualche altra nuova nazione dalla mia lista dei viaggi futuri, voglio “conquistare” l’Europa e iniziare a metter piede su terre un po’ più lontane. Chissà. Alla correlazione viaggio-felicità c’è sempre da anteporre la salute. E’ lei che dà il via a tutto. Quest’anno, ahimè, ho purtroppo aumentato di cinque kg buoni il mio peso. Devo lavorare anche su quello, fa parte della salute. Sento che il 2020 potrebbe anche rappresentare una svolta nella mia vita sentimentale, è una mia sensazione, magari mi sbaglio. Sia ben chiaro però : non rinuncerò mai ai miei viaggi in solitario appena l’occasione si presenti alla porta. Il viaggio ha riscritto la mia storia di vita proprio in conseguenza di una delusione sentimentale. Vorrei che le strade ora si riavvicinassero e viaggiassero in parallelo, mantenendo un profilo privato ed esclusivo per entrambe. Questa è la linea che intendo tracciare per il resto dei miei giorni, con la costante irrinunciabile presenza degli amici fedeli (Anna e Lucio) che da anni mi danno la spinta giusta per continuare. Anna che ha un carattere simile al mio e Lucio invece completamente all’opposto. Ma ci vogliamo bene da oltre quarant’anni e sappiamo di poter contare sulla nostra amicizia in qualsiasi occasione. Ho aperto il post di fine anno con una frase e lo concludo con la stessa : “credo ancora nelle emozioni”.

Post's song : "Don't stop me now" performed by Queen

lundi, décembre 16, 2019

Santa Lucia's "trip" in Copenhagen

E’ tempo di novità a Copenhagen. Quest’anno Edoardo, il mio nipote certificato, è stato in viaggio per gran parte dell’anno, grazie anche al suo lavoro alla Butterfield & Robinson, una società con base in Francia che da oltre 50 anni progetta e gestisce viaggi di lusso coinvolgenti, stimolanti e a legger loro … indimenticabili. Itinerari nel mondo che vengono realizzati con i migliori ingredienti (vedi alloggi eccezionali, cibo e vino stellari), combinando l'avventura con un'immersione culturale seguendo il motto “slow down to see the world” (rallenta per vedere il mondo), ritenendo che il mondo meriti di essere scoperto lentamente. Questo incipit l’ho scritto per evidenziare il DNA del viaggiatore itinerante che è nel mio sangue e anche in quello di Edoardo. Edoardo ha la sua base a Copenhagen e in questo  periodo di fine anno lo abbiamo raggiunto (Betty, Vito e io) per vivere insieme gli eventi collegati alla Festa di Santa Lucia e al Natale imminente. Da un anno con l’altro Copenhagen si è rifatta il volto e la nuova linea metropolitana, la circolare rossa M3,  ha una fermata, Skjolde Plats, a poco più di centometri dalla casa di Edoardo. E dalla casa di Edoardo al centro di Copenhagen ora il passo è più breve. Così ci ritroviamo in poco più di dieci minuti nella piazza davanti il Municipio, anch’essa rinnovata e per noi un autentico vernissage visivo a 360 gradi. Dalla piazza del Municipio, percorrendo lo Strøget, la strada pedonale più lunga d'Europa, si raggiunge, al suo estremo, l’altra piazza principale Kongens Nytorv, appena ristrutturata. Lungo il corso dello Strøget, intervallati da un'infinità di negozi, di grandi magazzini e di boutique alla moda, ci imbattiamo in un primo assaggio del Natale grazie a due mercatini decorati e luccicanti. Qui lo spirito natalizio si sente ed è facile calarsi nei costumi locali. Una prima passeggiata ci porta, superando il ponte Inderhavnsbroen, esclusivamente per pedoni e ciclisti, nel locale dove lavora Mischa, grande amico di Edoardo. Seduti al bancone con veduta sul canale alziamo i calici di vino rosso e fissiamo la prima istantanea, che darà il volto al post che sto scrivendo. Un quarto d’ora a piedi ci separa dal primo appuntamento culinario al Bistrot Royal, già addobbato a festa, proprio nella grande piazza Kongens Nytorv. Un abbondante taglio di carne alla griglia da condividere insieme a croccanti patatine fritte saranno il nostro piatto principale di benvenuto a Copenhagen. Nel post cena andremo ad ascoltare in un locale prettamente jazz un gruppo che fa musica ska-reggae. La prima mezza giornata è volata, è tempo di rientrare nel caldo appartamento di Edoardo : il domani ci aspetta. Colazione in casa con vettovaglie cariche d’energia per affrontare le scorribande in bicicletta che ci porteranno come primo itinerario a Copenhill, doveva nuova installazione che brucia rifiuti ha dato alla luce una pista da sci artificiale. E’ uno degli impianti di termovalorizzazione più tecnologicamente avanzati al mondo. che potrebbe ridefinire la sostenibilità urbana a livello globale. Per i danesi, è il fiore all’occhiello della spinta della loro capitale a diventare la prima città al mondo a emissioni zero entro il 2025. E mentre l’impianto brucia la spazzatura, noi bruciamo il tempo e le calorie della prima colazione. Ci fermiamo per una sosta a pranzo sulla terrazza (rooftop) del grande magazzino Illum, la più cool di Copenhagen con la migliore vista sul centro della città. Dal menù del ristorante Skagen scegliamo la zuppa di pesce, le cozze al vapore da condividere, il fish and chips e la grappa locale di Natale. Una conversazione telefonica con la mamma di Mischa ci porterà nel pomeriggio nel magico mondo di Tivoli, illuminato e ornato a festa. Nelle giostre senza tempo scegliamo l’attrazione delle divertenti montagne russe dove il piccolo vagone del treno custodirà gelosamente le nostre urla liberatorie durante la corsa. L’evento speciale che ci ha portato a Copenhagen sta quasi iniziando e quindi ci portiamo con le nostre biciclette a ridosso del canale dove partirà la colonna di canoe illuminate che festeggeranno Santa Lucia. Il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, centinaia e centinaia di kayak pagaiano nei canali di Copenhagen in una parata spettacolare. La partenza avviene alle ore 17 e la parata passa per Nyhavn, Christianshavn e Højbro Plads prima di fare ritorno al punto di partenza alle 19 circa. Alla testa della parata c'è una ragazza vestita di bianco e ogni partecipante sorregge a bordo le candele simbolo della luce portata da Santa Lucia nel cuore dell’inverno. La festa di Santa Lucia è molto sentita in tutti i paesi scandinavi e la Danimarca e Copenhagen non sono da meno. Santa Lucia è simbolo di pace, di buona novella e di purezza e speriamo lo sia davvero. Purezza ed emozione che ritroveremo all’interno della Chiesa barocca del Nostro Redentore famosa per la sua guglia a spirale, con i canti natalizi legati al rito di Santa Lucia interpretati da bambini danesi. Il Natale a Copenhagen, da noi vissuto in modo speciale nel 2009, è considerato un’eccellenza nel mondo. Si addobba in ogni sua singola parte con bellissime luminarie, e i mercatini di Natale, spuntano nelle piccole e grandi piazze e lungo le strade del porto vecchio. Persino a Christiania, la città libera di Copenaghen, si tiene un mercatino di Natale "alternativo". Un biscotto di Natale a Christiania vale il “viaggio”. E poi ci sono le birre di Natale da assaggiare in tutti i locali, in tutti i ristoranti. Pronti all’assaggio ? Noi siamo pronti per il nuovo giorno che ci porterà inizialmente nel cimitero dove riposano le spoglie di H.C.Andersen e poi nella piazza dell’Amalienborg, la residenza invernale della famiglia reale danese. Residenza con quattro edifici disposti attorno a un ampio cortile ottagonale al centro del quale si trova l’imponente statua equestre di re Federico V. Qui alle 11,30 assisteremo alla suggestiva cerimonia del cambio della Guardia, accompagnata dalla musica della Banda del Corpo Reale. Le guardie sono vestite di blu col copricapo di pelliccia d’orso. All’ora di pranzo ritorniamo sulla terrazza del grande magazzino Illum, per un pasto all’italiana da Rosso Pomodoro ordinando tre pizze veraci e una fritta. Si ritorna a casa per una jam-session (il grande soggiorno è zeppo di strumenti musicali) in attesa dell’evento pre-serata. Ma ancor prima dell’evento, avviandoci a piedi verso la chiesa anglicana di St.Alban, ci viene proposta dal buon Edoardo una assoluta novità : l’esperienza del monopattino elettrico per arrivare in tempo alla destinazione preposta. Sembrava quasi la scena del film E.T. dove volavano magicamente con le biciclette, mentre noi sotto i piedi avevamo i monopattini elettrici a noleggio che si trovano sparsi sui marciapiedi e negli angoli della città. L’effetto sospesi nell’aria abbinato alle luci della sera hanno rallegrato la serata. Nel mezzo i nostri canti, insieme ad altri partecipanti, all’interno della bellissima e affascinante chiesa anglicana di St.Alban. Poesie e carole di altri tempi, avvenimento emozionante. Chiuderemo la serata “magica” con una cena sempre sul “rooftop” dell’Illum allietata dalle musiche di una band con cover di musica rock. Le ultime ore del nostro soggiorno a Copenhagen, visto il tempo meteo avverso, saranno spese con un pranzo in casa a base di salmone al vapore, paté danese e frittelle preparate al momento. Una bottiglia di champagne rallegrerà l’evento. Quante novità quest’anno a Copenaghen. Un vero trip. 

Post's song : "Santa Claus is coming to town"
performed by Bruce Springsteen & The E Street Band
12/19

lundi, décembre 09, 2019

Christmas shopping in London, before Brexit ?

Quando ho bisogno di una botta di adrenalina mentale, Londra è la città giusta per regalarmela. Se si aggiunge il contesto di viverla nel periodo che precede di poco il Natale la dose aumenta. E’ un agglomerato di energia cerebrale pura, è una full immersion in un mondo così frenetico, che non ha riscontro, per me, in nessun’altra città europea. Londra è Londra, non si discute. Niente partita di calcio in questo mio mordi e fuggi londinese; i Blues non giocano in casa e anche l’amico Gary non fa più parte dello staff del Chelsea. Il mio sigillo annuale a Londra è diventato un obbligo costante insieme a Parigi ed era l’ultima occasione prima della fine dell’anno. E così, tra cucina, shopping, musei, musica e incontri ho programmato le mie quarantotto ore nella capitale del Regno Unito. L’arrivo è in serata, anche dovuto al ritardo per lo sciopero dei controllori di volo in territorio francese. Avevo prenotato un posto al bancone del prestigioso Bentley’s Oyster Bar & Grill in zona Piccadilly Circus. L’impatto culinario è stato scoppiettante. Un bicchiere di champagne Paul Déthune Ambonnay Grand Cru, un sashimi di tonno a pinne gialle e il miglior fish & chips da me testato in questi quattordici anni ininterrotti di Londra. Il Bentley’s Oyster Bar and Grill è locale con un’atmosfera vivace ma sofisticata. Il dopo cena è spensieratamente vissuto camminando per tutta Regent Street illuminata grandiosamente per l’imminente Natale. Che bello essere a Londra in questo periodo dell’anno così speciale. Cerco di godermi il più possibile il tempo che ho a disposizione e quindi rientro in hotel elogiando la lentezza del vivere. Il meteo controllato più volte nei giorni precedenti il viaggio ha sempre segnalato buon tempo e temperature miti e quindi mi alzerò presto e seguirò il programma costruito in corso d’opera. Alle ore 8 apre l’Harry Potter Store all’interno della King’s Cross Station che è proprio a meno di cinque minuti di passo gioioso dalla mia base ed è a fianco del celebre binario “nascosto” 9 e tre quarti, reso celebre negli scritti di J.K. Rowling. Piccoli acquisti regalo per una collega d’ufficio e poi via verso il mio “grande magazzino” preferito di Londra, il Selfridges di Oxford Street che apre alle ore nove. Il vero shopping di Natale ha inizio. Il reparto dedicato alla festa di fine anno è anche piacevolmente “occupato” dagli allestimenti di FAO Schwarz, il più famoso negozio di giocattoli di New York, noto per la scena del film “Big” con Tom Hanks che salta e si diverte sul grande pianoforte a pavimento. Esco con altri pacchettini e mi dirigo verso Covent Garden dove alle ore undici partirà la “The Great Christmas Pudding Race” giunta alla sua trentanovesima edizione. Si tratta di un evento di beneficenza annuale nel quale alcune squadre composte da sei partecipanti e vestite in clima natalizio  si sfidano testa a testa in una corsa a ostacoli nella piazza nel cuore di Londra, il tutto mentre tentano di non far cadere il Christmas Pudding che tengono in equilibrio su un vassoio. Prima di assistere a questo simpatico avvenimento  mi concedo la visita, con annesso acquisto prestigioso personale, nel negozio di Paul Smith, iconico stilista britannico. Il suo stile è particolarmente riconoscibile per le caratteristiche fantasie a righe ed il suo gusto tendente al kitsch, che però lo ha fatto apprezzare sia dalla critica che dal pubblico. Uscirò con un ennesimo pacchetto colorato contenente un maglioncino blu con zip sulla falsariga degli anni ’60 londinesi. Continuo il folgorante inizio di shopping natalizio mattutino, naturalmente dopo aver presenziato alla corsa del “pudding”, e mi dirigo verso lo Strand destinazione negozio della Twinings, la famosa azienda produttrice di té, per un altra missione di acquisto “pilotato”. E’ arrivata l’ora del pranzo e mi avvio nella zona di Soho dove mi attende il minuscolo tavolo prenotato da Baozilnn, un ristorante con piccole sale ad ambientazione cinese-comunista, attratto dal loro piatto “principe”, i ravioli con sfoglia finissima multi-colore ripieni di gustosi gamberi. Mi godo questa pausa gastronomica e scenografica da film e a fine pasto raccolgo tutti i miei piccoli sacchetti e torno in hotel per un breve relax in attesa di procedere con la parte restante della giornata. Riparto con altri incarichi commissionatemi da colleghi che a Londra non ci sono mai stati ma che adorano alcune peculiarità inglesi. Tornerò di nuovo in hotel tronfio e raggiante con un cappellino del Tottenham (una delle tante squadre di calcio di Londra) e con una confezione di tè particolare introvabile in Italia. La serata è dedicata al concerto dei Nine Below Zero, un gruppo rock-blues degli anni ottanta suggeritomi da mio fratello Vito il mio “personal music” durante i viaggi. Bellissima esibizione con una musica che a me piace molto. L’intensa, spensierata, felice giornata a Londra è al termine, ma quante cose ho fatto, ho visto, ho gustato, ho goduto ? Londra è così. Frenesia, eccitazione, gioia. L’orario del volo di domenica che mi riporterà in madre patria è fissato, salvo ritardi, nel pomeriggio. Ho ancora tempo per un paio di buone scelte in questa città così ricca di eventi e di vita. Vado al Museum of London per visionare la rassegna sull’album musicale “London Calling” che rappresenta l’apice creativo dei Clash gruppo punk-rock inglese attivo a cavallo degli anni settanta/ottanta. La mostra celebra il quarantesimo anno dall’uscita nei negozi di dischi. Tra gli oggetti in esposizione il basso “spaccato” di Paul Simenon immortalato nella copertina dell’album, il mixer utilizzato dai quattro componenti del gruppo in sala di incisione, abiti di scena e fotografie in bianco-nero davvero emozionanti. Le ultime ore da spendere a Londra saranno in compagnia di Isabelle, la ragazza incontrata ai tavoli del Deux Magots con Vito e Betty nel settembre parigino. Un pranzo da Tuttons che si affaccia sulla piazza di Covent Garden e conversazione più o meno all’altezza (per me) in francese e inglese su argomentazioni varie. Direi che il weekend nella capitale del Regno Unito è stato semplicemente fantastico … come sempre quando ho bisogno dei ritmi, dei suoni, dei colori, del batticuore di Londra.

Post's song : "Fragole infinite" performed by Alberto Fortis
12/19

dimanche, novembre 17, 2019

It's turkish time ! Izmir and Ephesus, wonder and history

Dal lungomare di Salonicco a quello di Smirne il passo é breve. Stesso mare, l’Egeo, ma due coste diverse, quella greca e quella turca. E’ il tempo della Turchia in questo viaggio autunnale. Ultimamente le mie scelte cerco assolutamente di farle coincidere col bel tempo e nel mio file dei viaggi futuri, nella colonna località, Smirne e il sito archeologico di Efeso erano quelle con la maggiore percentuale possibile di clima perfetto. Scelta azzeccata.
Nel giro di quarantotto ore mi sono ritrovato su due voli della Turkish Airlines con destinazione finale Smirne (Izmir in turco) via Istanbul. E’ stata la mia seconda volta in Turchia a dieci anni di distanza dai rossi tramonti spettacolari di Istanbul. L’impatto con Smirne è stato proprio sul lungomare dove avevo scelto la mia base. Il tempo di orientarmi, ma qui è facile, ho proseguito dirigendomi nel cuore della città puntando alla piazza Konak dove in grande stile e con una illuminazione brillante mi hanno accolto la Torre dell’Orologio simbolo di Izmir e la piccola moschea Yali adornata di maioliche. Dopo le classiche fotografie di Smirne by night sono ritornato sul Kordon, il lungomare fiancheggiato da alti palazzi e da palme meravigliose, alla ricerca di un primo ristoro in questa mia evasione turca. Senza saperlo mi sono imbattuto in un classico di Smirne il Meyhane Sisim, il primo ristorante di Kordon aperto nel 1966. dove tra le conversazioni dei tavoli e la musica tradizionale dal vivo ho assaggiato una piatto di
carne a base di polpette cotte sulla griglia (kofte) e uno di pesce con gamberetti all’aglio passati nel burro. Ho abbinato il pasto a una birra turca (Efes) concludendo poi la serata con l’immancabile tè locale (çay) servito nel classico piccolo bicchiere in vetro a forma di tulipano. In Turchia il fuso orario è avanti di due ore rispetto all’Italia e quindi ho affrontato con anticipo ma felicemente la prima notte a Smirne. Al risveglio ho dato inizio alla mia personale giornata libera nella città dirigendomi verso quell’area pullulante e affascinante del mercato storico, Kemeralti, il fantastico bazar di
Izmir. E’ facile perdersi in questo labirinto commerciale, raro esempio di architettura ottomana rimasto a Smirne e come tutti i caravanserragli turchi presenta un cortile e varie botteghe intorno. Scopro in seguito, leggendo in rete, che le botteghe sono intorno alle 15.000 alcune con soffitti ad arco e i tetti a tegole. Si resta ammaliati dai colori e dai profumi dei banchi di spezie, di lampade, di frutta secca, di tappeti (kilim) e chi più ne ha più ne metta. E’ una piccola città nella città e ci si può fermare anche per degustare il tradizionale tè o il caffè turco. Oppure potete ammirare alcune moschee che si incontrano in
sequenza, tra le quali la storica Hisar Cami, con una grande cupola principale al centro di fronte all'ingresso sostenuta da otto grandi pilastri insieme a tre altre grandi cupole su entrambi i lati. Una splendida istantanea della stessa la si può scattare all’interno del Kizlaragasi bazar. Ma Smirne non è solo bazar e moschee, c’è anche un gioiello come l’Agorà, l’antica Izmir con le sue magnifiche rovine archeologiche del periodo greco-romano, le più grandi e le meglio conservate in Turchia. Da non perdere l’esperienza di provare l’ascensore storico, l’Asansör, costruito nel XIX secolo per aiutare i residenti a salire in cima alla collina del quartiere. Grazie all’ascensore si
arriva ad una piattaforma a 51 metri di altezza dalla quale si gode di una bellissima vista panoramica su Izmir e sulla baia. Collegandomi alle splendide vedute sul golfo, devo assolutamente citare l’hotel in cui ho soggiornato, il Key. La mia grande stanza, con vista meravigliosa sul mare, è stata l’autentica ciliegina sulla torta di questo mio viaggio in territorio turco. Moderna, con quattro vetrate azionate elettricamente, con luci relax d’atmosfera, con un set lussuoso da bagno, con un ascensore in stile "Tale e quale show" e con un soffione doccia gigante come sotto la pioggia scrosciante. Smirne mi è piaciuta molto; viene definita come la perla dell’Egeo e come la città più occidentalizzata della Turchia anche per via del rapporto viscerale con il famoso
padre della Patria, eroe nazionale e primo presidente della repubblica Mustafa Kemal Atatürk onnipresente negli scorci regalati dal mio giro in città, con bandiere, quadri, e souvenir di tutti i tipi che raffigurano la sua immagine. Quella di Atatürk è stata una rivoluzione totale, negli usi e nei costumi portando un po’ di occidente in questa parte dell’oriente e Smirne ne è la testimonianza di esempio nell’efficienza in molti campi. Smirne è una grande città, la terza della Turchia dopo la capitale Ankara e Istanbul, e nonostante il suo spingersi verso l’occidente conserva ancora la propria forte autenticità  che si evidenzia quando si ascolta il canto
del muezzin che richiama alla preghiera islamica dal minareto delle moschee. Smirne si trova in un punto geograficamente cruciale per visitare le meraviglie circostanti a livello culturale (l’imponente sito archeologico di Efeso). Efeso, vicino a Selçuk, era il fiore all’occhiello del mio programma di viaggio in questa parte della Turchia affacciata sull’Egeo e sono rimasto assolutamente sbalordito davanti alla bellezza dei resti della Biblioteca di Celso (foto del post) una delle innumerevoli testimonianze archeologiche nella visita al sito. Qui aveva sede anche una delle sette meraviglie del mondo antico, il tempio di Artemide, del quale è rimasto solo un modesto reperto.
Da non perdere anche la facciata del piccolo tempio dedicato all’imperatore Adriano. Nella zona circostante Efeso si può visitare la casa dove la vergine Maria ha trascorso i suoi ultimi giorni di vita. Nell’attesa di prendere il treno per il rientro a Efeso, sulla banchina della stazione, per mantenermi in forma per le mie sporadiche apparizioni calcistiche domenicali, ho tirato qualche calcio a un pallone con un ragazzino turco in una gara di palleggi da me vinta senza colpo ferire.
In questo viaggio ho apprezzato, sia sull’aereo che sui tavoli all’aperto ad accompagnare i miei pasti, l’ayran una bevanda nazionale a base di yogurt dalle molte proprietà e benefici.
 Questa bibita, ha un gusto particolare: è leggermente salata e si ottiene proprio aggiungendo allo yogurt un pizzico di sale e una parte di acqua; è indicata in molte diete ipocaloriche ed è fonte di sali minerali e nutrienti derivati dal latte che aiutano l'organismo. E’ stata un’autentica sorpresa, naturalmente insieme all’insostituibile, ad ogni ora della giornata, bollente tè turco proveniente dalla costa orientale del Mar Nero. Il tè è un elemento importante della cultura turca; è la bevanda calda più comunemente consumata ed è una caratteristica dell'ospitalità turca. Ospitalità turca che ho positivamente riscontrato nei giorni che ho trascorso  tra Smirne Efeso e Selçuk, divisa equamente tra i commercianti, i tassisti, i ristoratori e il personale dell’hotel. La Turchia mi ha di nuovo conquistato e ci sono tante attrazioni turistiche e culturali che ancora non ho “tastato”, ma che ho già inserito nella lista dei mie viaggi futuri, tra le quali la Cappadocia, il sito naturale di Pamukkale, la capitale Ankara, quella dell’impero ottomano di Edirne, la località balneare di Ölüdeniz sulla costa turchese dell’Egeo e tante altre ancora. Güle Güle Türkiye (arrivederci Turchia) ordunque.


Post's song : "One man" performed by Mark King
11/19

lundi, octobre 21, 2019

Meteora, the spell of the orthodox monasteries of Greece

La mattina del giorno di rientro da questo viaggio in terra greca, sul lungomare di Salonicco con quella velata nebbiolina che avrebbe annunciato una nuova giornata di sole, riflettevo sullo scambio di email con Anna, la mia amica del cuore. Si dibatteva sulle delusioni della vita dovute principalmente a familiari, ma anche sulle possibili svolte positive della stessa. I viaggi in solitario mi fanno avere sempre particolari percezioni, continue idee e nuovi traguardi. Un inconsueto e particolare viaggio in questa parte della Grecia a me sconosciuta che mi ha regalato emozioni indimenticabili. Sono andato oltre il mio immaginario delle aspettative.
Il luogo, oltre a essere il più suggestivo mai vissuto nei miei quindici anni filati di viaggi, é un paradiso per gli occhi e per la mente. Sto scrivendo della Meteora, nel bel mezzo della regione della Tessaglia, in quella parte della Grecia lontana dagli stereotipi delle meravigliose isole e del grande passato storico. Ci si arriva con un volo su Salonicco (Thessaloniki) e poi con un bus che ti trasporta letteralmente in un luogo incantato, magico, unico. Si parte all’alba da casa a Milano e si arriva qui al tramonto, i due momenti della giornata che vanno dritti al cuore.
Nei viaggi di quest’anno, con la spinta dell’ottima scia di quelli di fine 2018, ho cercato novità e ho trovato realtà sorprendenti, vedi gli itinerari in Georgia e in Marocco, e mi sono ritrovato sempre al centro di emozioni autentiche. Meteora, o le Meteore (monasteri), é il posto più incredibile per vivere situazioni rilassanti, in una quiete (almeno in questo periodo dell’anno) inusuale per chi vive il cittadino frenetico. L’autunno é una stagione di ripresa, é una stagione di colori speciali. Statisticamente scrivendo, l’autunno é il periodo nel quale faccio più viaggi, dal post compleanno alla vigilia delle festività natalizie e la Grecia si presta a rendere così godibile lo status del buon vivere.
Gioia pura con un’atmosfera di serenità e di imperturbabile lentezza dello scorrere della giornata. Basta dare un’occhiata a quello che succede nelle taverne e nei caffè di ogni luogo greco. C’é la voglia di relazionarsi, c’è la voglia del trascorrere e condividere con ritmo quasi pigro la giornata e lo scrive uno che ha deciso di effettuare viaggi in solitario per la maggior parte dell’anno. Non si cercano speciali situazioni, si sceglie di vivere con semplicità e con tranquillità. Sono convinto, seppur vengo definito come una persona elettrica e sempre in piena attività, che rallentare i ritmi della giornata allunghi la qualità della vita. Dovremmo fermarci un attimo e riflettere su ciò. Meteora rappresenta proprio questo. Meteora significa "sospeso in aria" e si caratterizza per la presenza di numerose torri naturali di roccia sulle quali si sono insediati i monasteri (altrimenti detti "meteore"), caratteristici per l'ardita costruzione in cima a pareti a picco.
L’aspetto del luogo ha avuto origine con l'erosione della roccia sedimentaria (arenaria) probabilmente iniziata a opera del delta di un fiume che sfociava nel mare che copriva l'attuale pianura della Tessaglia milioni di anni fa. Da quel momento, modellati dall'acqua e dal vento, si formarono quattro gruppi di torri alte fino quattrocento metri. Ed proprio qui che si trovano i ventiquattro monasteri, sei dei quali visitabili, abbarbicati su picchi di rocce con un panorama a dir poco entusiasmante. Io che ho vissuto tutto questo programmando con assoluta precisione lo svolgere delle giornate, non pensavo si potesse andar oltre quello che potevo immaginarmi. Sembrava una scenografia scritta in modo perfetto : l’arrivo al tramonto, la cena all’aperto in una taverna tipica, il pensiero sull’attesa del giorno che avevo scelto per vivere queste emozioni, il rientro in camera con vista sulle grandi rocce fino all’arrivo del piccolo bus navetta per il primo tour, quello della mattina.
Si prende posto e la giovane e preparata guida, in un inglese più che comprensibile, dava inizio allo spettacolo. Un’opera cinematografica, una goduria come ho scritto per la vista e per l’intelletto. La cultura ecclesiastica ortodossa é sorprendente. I monasteri sono belli esteriormente, grazie anche alla particolarità di dove sono stati costruiti, e all’interno racchiudono altrettanti tesori (chiese e musei). Le piccole chiese sono assolutamente ricche di pathos e anche se non si possono fotografare ti rimangono dentro per tanta bellezza e incanto.
Il percorso per arrivare ai monasteri non é nemmeno impervio e per accedervi al massimo ci sono piccole scale per una decina di minuti di percorrenza. Sembra tutto così facile, così semplice. É proprio questo il loro segreto, semplicità e tranquillità. Intorno non ci sono hôtel, non ci sono ristoranti. Tutto ciò lo ritroverete solo nelle due località di partenza, la più grande e ricettiva Kalambaka e la più piccola e distaccata Katraki (dove avevo scelto la mia base). Katraki è un piccolo villaggio posto proprio sul punto di partenza dell’itinerario.
Ci sono taverne tradizionali e alberghi tranquilli il tutto in un contesto di un’oasi meditativa. Il primo tour che ho effettuato, quello della mattina (dalle 9 alle 13), è dedicato ai monasteri ortodossi, mentre quello compiuto nel pomeriggio (dalle 15 fino al tramonto intorno alle 19), è rivolto ai panorami e all’emozione che ne suscita la visione. Per descrivere bene quelle sensazioni bisogna viverle e io mi ritengo una persona fortunata anche per l’aiuto del bel tempo meteorologico.
I sei monasteri funzionanti e visitabili sono la Gran Meteora, il Sacro Monastero di Varlaam, il Sacro Monastero di Roussanou-Santa Barbara, il Sacro Monastero di San Nicola, il Sacro Monastero di Santo Stéfano e il Monastero della Sacra Trinità, quello più scenografico, situato in cima a uno strapiombo e location di un film dell’agente 007 nei primi anni ottanta. I monasteri furono creati per monaci e suore che seguivano la dottrina della Chiesa Ortodossa Greca e permisero di difendersi dai Turchi nel XIV secolo. E’ basta un solo giorno per visitarli e per viverli, ma quel giorno lo ricorderò per sempre. Il mio volo aveva come destinazione la città con l’aeroporto più vicino per raggiungere la Meteora e quella città si chiama Salonicco, Thessaloniki in greco. Salonicco è la seconda città della Grecia, dopo Atene e ho voluta visitarla al rientro dall’esperienza Meteora.
Salonicco al primo impatto si presenta caotica, piena di macchine sia in movimento che parcheggiate a ogni angolo della città, marciapiedi compresi. Nella realtà è una città ricca di storia, con monumenti o resti dell’antica Grecia purtroppo talvolta ubicati in mezzo alle case e ai palazzi. E’ un mix visivo che disorienta. Poi scopri che ha un lungomare bellissimo, che ha una piazza centrale, cuore pulsante della città, dedicata ad Aristotele e che ha una Torre Bianca come simbolo della stessa. E’ una città di mare indubbiamente e il suo porto, dopo il Pireo di Atene, è il secondo scalo marittimo della Grecia. Io ho percorso con il bus turistico della città l’itinerario che mi ha portato a vedere l’Arco e la Tomba di Galerio (Rotonda), la Basilica di Santa Sofia e la Cattedrale di San Demetrio. 
Tornando a quel lungomare citato a inizio racconto, non posso non menzionare la bellissima installazione degli Ombrelli dello scultore e architetto greco George Zongolopoulos, dove si ha la sensazione di essere rapiti e sospinti dal vento. 
E poi ci sono le taverne, quelle taverne che sono il vero punto di incontro e di vita della città, quelle taverne che in tutta la Grecia sono simbolo di condivisione.
Io ne ho scovata una, Taverna Nostos, che mi ha regalato momenti culinari straordinari a prezzi irrisori. Ottima la tzatziki (salsa a base di yogurt greco), i souvlaki (spiedini), la moussaka (sformato con besciamella, melanzane e carne tritata), le keftedes (polpette al sugo), il gyros (versione greca del kebap) e naturalmente la feta (formaggio di capra molto salato) che ritroverete in molti piatti. E’ stato un viaggio ancora all’insegna dei cinque sensi. Sono i viaggi che ti rapiscono il cuore. sono viaggi da poter condividere con altri, esattamente come la cultura della taverna, dell’elogio della lentezza e della positività.

Post's song : "Memories" performed by Maroon 5
10/19

lundi, septembre 30, 2019

B comme Buffett (Jimmy) et comme Bistrot (Historiques) à Paris

Correva l’anno 2009, mese di settembre, quando mio fratello Vito, esperto conoscitore di musica, ci conduceva con assoluta sorpresa nello spumeggiante mondo caraibico di Jimmy Buffett. Jimmy Buffett è un eclettico artista americano, che nei suoi concerti regala due ore di musica spensierata in un clima di vera festa. Per noi la festa comincia a inizio anno, quando vengono pubblicate le date dei suoi concerti e dove da anni fa la sua tappa europea a Parigi, a settembre. Immediatamente acquistiamo i biglietti del concerto uniti a quelli del volo transalpino e con la prenotazione di un buon hotel in “rive gauche” … il gioco è fatto.
E noi saremo lì, con le nostre camicie e collane colorate, con disegni che spaziano dai fiori agli animali esotici. E così anno dopo anno sono arrivato insieme a Vito e Betty a festeggiare la decima performance di Jimmy Buffett nella cornice del suo luogo ideale parigino, La Cigale, praticamente ai piedi del Sacro Cuore e a qualche centinaio di metri dal Moulin Rouge. Jimmy Buffett anche quest’anno ha fatto esplodere il suoi seguaci in quel piccolo gioiello di arte barocca che è proprio la bomboniera de La Cigale.
I seguaci sono quel folto pubblico internazionale (i variopinti Parrot Heads, teste di pappagallo) per lo più statunitensi, che lo seguono ovunque in capo al mondo. Jimmy Buffett si presenta in pantaloncini corti e a piedi nudi sul palco e sprigiona la sua vitalità, la sua autoironia in uno show unico, quasi esemplare. Nel parterre de La Cigale volteggiano palloni da spiaggia che fluttuano nell’aria spinti da una manata e l’altra. Assistere al suo concerto e godersi Parigi per un lungo weekend è sicuramente uno di quegli eventi da inserire in una ipotetica lista delle cento cose da fare prima di morire.
E all’interno di quel “mondo spumeggiante” si sta fianco a fianco (purtroppo talvolta troppo a fianco per il via vai del consumo di fiumi di birra per tutto il concerto) con gente con ghirlande floreali in stile Hawaii, bermuda, infradito, cappelli con pinne da squalo, t-shirts da surfisti commemorative dei concerti di Jimmy Buffett, travestimenti da pappagalli e ogni addobbo bizzarro possibile e immaginabile. Per chi non lo conoscesse Jimmy Buffett è un ultrasettantenne, che si mantiene in forma, accompagnato da una band all’altezza della situazione, la Coral Reefer Band.
E’ popolarissimo negli Stati Uniti, dove riempie gli stadi e lo stesso vale per Parigi, città speciale per lui (tanto da glorificarla con titoli e versi nelle sue canzoni), quando regala ai pochi eletti il suo elettrizzante show. E’ complicato definire la sua musica, un mix di musica caraibica, di country, di calypso, talvolta con sfumature reggae e jazz-swing con il fiore occhiello del suono seducente e unico delle steel drums (percussioni d’acciaio). Lui la definisce, leggendo la sua biografia, musica drunken caribbean rock `n`roll (rock and roll caraibico per ubriachi), ma forse è più facile definire il suo modus vivendi.
Ascoltandolo e vedendolo in azione sul palco dal vivo trasmette un’immediata dose di buonumore e spensieratezza, il tutto sulle note dei suoi classici, cantati a squarciagola dai suoi proseliti, tra i quali l’hit Margaritaville che negli anni ha dato il nome a fenomenali resort, ristoranti, locali per musica dal vivo, cocktails, linea di abbigliamento e tanto altro ancora. Sembra che per Jimmy il tempo si sia fermato e un suo concerto, con la fortuna di vederlo da vicino, resta un show da non mancare.
Ogni anno da quel 2009, sempre nel mese di settembre, con l’eccezione del solo 2012, attorno al suo concerto costruiamo la nostra Parigi. Quest’anno è stata la volta dei suoi bistrot storici, coadiuvati dalla lettura del libro di Serena Dandini sull’adorata, per noi, ville lumiere. Così abbiamo affiancato alla data parigina del tour di Jimmy Buffett l’ennesimo nostro tour de force enogastronomico semplicemente e letteralmente stuzzicante.
Siamo partiti a mezzogiorno di venerdì dalla Brasserie Lipp passando in serata al Bistrot de Paris tanto caro a Serge Gainsburg, anima illuminante nelle nostre incursioni nella capitale d’oltralpe. Nel giorno di sabato, abbiamo messo le gambe, sotto il tavolo de La Rotonde e nel post concerto nel nostro preferito Café de Victoires, dove arriviamo sempre all’ultimo minuto prima della chiusura della cucina. Domenica abbiamo proseguito nell’incredibile mondo anche cinematografico del Le Train Blue (vedi Nikita di Lui Besson, Mr.Bean’s Holiday e l’Esplosivo piano di Bazil) autentica spettacolare location all’interno della stazione dei treni della Gare du Lyon, con saloni magnificamente decorati.
Abbiamo concluso in bellezza lunedì nello storico La Coupole dirimpettaio de La Rotonde sul boulevard di Montparnasse. Tra un pasto e l’altro le nostre scorribande in bicicletta, quest’anno cominciate con un fuori programma che poteva compromettere l’intero soggiorno, per le ormai strade di casa (rue, place, boulevard) parigine con il costante passaggio-omaggio davanti alla casa del “grande” Gérard Depardieu fantasticando un secondo incontro dopo quello memorabile del 2017. Pedalate, camminate, piccole soste rigeneratrici in hotel (quest’anno ci ha ospitato il Dragon di Saint Germain) illudendoci di smaltire le calorie accumulate nei sopracitati bistrot.
Calorie che aumentavano di pasto in pasto e di bevuta in bevuta, con bicchieri di Champagne, Sauternes, Pomerol, Beaujolais, Bordeaux, Côtes du Rhône a “irrigare” tartare di carne o di salmone scottato, foie gras, guance di manzo, fegato di vitello, fish & chips e chi più ne ha più ne metta. Nel tre giorni intensi di quest’anno, durante la settimana della moda, abbiamo anche assistito alla cornice del funerale di Jacques Chirac grande statista francese già Presidente della Repubblica nonché sindaco di Parigi, in uno stato di blindatura dell’intera zona attorno alla chiesa di Saint Sulpice. Avevamo scoperto in anticipo la sua imminente sepoltura nel cimitero di Montparnasse nel nostro annuale omaggio alla tomba di Serge Gainsburg. I due sepolcri sono praticamente adiacenti e un maestro incisore, nel nostro passaggio mattutino stava proprio cesellando la scritta del politico scomparso due giorni prima. Coincidenze ? Illuminazioni ? Fortuite circostanze ?
Tutto può essere quando si vivono a Parigi. Parigi non è solo una buona idea come diceva Audrey Hepburn, Parigi è l’essenza del vivere, Parigi è la gioia di vivere. E ogni anno non solo non ci delude, ma ci illude in pensieri futuri, ci riserva sorprese su sorprese. Ogni anno cambiano gli scorci e cambiano le architetture urbane, come purtroppo ci ha riservato la parte incendiata ad aprile a Notre Dame; un vero pugno allo stomaco la sua visione attuale. Ma come sempre ha fatto Parigi risorgerà dalle sue ceneri e ci regalerà momenti sempre splendidi e sorprendenti. Non ci resta che aspettare la comunicazione delle date del tour di Jimmy Buffett del 2020 e il conseguente nostro “muoverci” per rendere speciale il soggiorno nella capitale di Francia a settembre.

Post's song : "Margaritaville" performed by Jimmy Buffett
9/19

mercredi, septembre 18, 2019

Vacaciones V.I.P. en Menorca

Un’attesa durata due anni e finalmente Minorca. Già, perché in quel settembre del 2017 rinunciammo (Vito Betty e io) alla vacanza sulla piccola isola del Mediterraneo per un mio “problema di salute”. L’attesa però è stata premiata con una vacanza da VIP. Villa bianca a due piani con piscina nei pressi della cala di Santandria, prestigiosa auto a noleggio, pranzi e cene in locations vista mare nella cornice delle più belle calette dell’isola. Che altro ? Il mese di settembre offre sempre le soluzioni migliori.
Che siano le Cicladi greche o le Baleari spagnole il risultato è sempre impagabile. Minorca è una bellissima isola, un’isola delle meraviglie. Ci sono calette incantevoli con spiagge per tutti i gusti, attrezzate o libere; a Minorca c’è solo l’imbarazzo della scelta. Con i suoi oltre duecento chilometri di litorale, Minorca ha più di ottanta spiagge e calette, tutte caratterizzate da splendide acque turchesi. Ciò che le contraddistingue è la ricchezza di scelta : si va dalle spiagge di sabbia fine bianca con acque poco profonde, alle calette più rocciose che si affacciano su un mare blu e profondo. ostentando quasi timidamente dei veri e propri beni preziosi nascosti in questa piccola perla del Mediterraneo. Messa in secondo piano dalle più celebri Ibiza e Maiorca, negli ultimi anni Minorca è cresciuta di popolarità.
È l’unica isola delle Baleari che si difende dalle trasformazioni del turismo di massa, preservando attentamente la propria identità e la sua fisionomia. Nel nostro “breve” soggiorno non ci siamo allontanati troppo dalla nostra speciale base VIP in quanto la spiaggia di Santandria e quella vicina di Sa Caleta (dieci minuti a piedi) sono piccole gemme incontaminate, attrezzate però per un relax con lettini e ombrelloni. Le uniche evasioni, pur sempre a breve distanza d’auto, sono state Cala Galdana di giorno e la Ciutadella di sera.
Cala Galdana è una grande spiaggia dalla sabbia bianca riparata dal vento e attorniata dalle pinete, dove il prode Vito, che non sta mai fermo, si è inoltrato nelle sue escursioni diurne. E’ una delle più rinomate e bazzicate spiagge di Minorca, per la sua bellezza in un esteso e incontaminato paesaggio. Per la sabbia chiarissima, l’aspetto celestiale e l’eccellente clima, è considerata una delle più belle dell’isola. La Ciutadella invece è l’antica capitale dell’isola di Minorca, prima che gli inglesi la traslocassero nella città di Mahon.
Il caratteristico mix tra architettura medievale e architettura araba della configurazione cittadina, rende davvero elettrizzante il passeggiare tra le piccole stradine della città. Meraviglioso è l’impatto visivo (vedi foto del post) nell’incontro con la Cattedrale di Santa Maria, uno dei monumenti principali e più attrattivi della città. La Cattedrale venne costruita su quella che un tempo era la grande moschea musulmana. Es Born invece è il principale transito di passeggio che termina nell’omonima Piazza dove il Palazzo comunale è il più importante tra gli edifici che qui potrete trovare.
Ai piedi della antiche mura, si estende il porto di Ciutadella dove ristoranti, bar, caffè e piccoli negozi tradizionali contribuiscono alla vivacità del luogo, sia di giorno che di notte. I ritmi dei giorni trascorsi sull’isola erano scanditi al mattino dalla colazione sul terrazzo della “nostra” villa con prodotti freschi acquistati quotidianamente nel vicino piccolo supermarket, tra i quali la calda e fragrante ensaimada (dolce da me già celebrato a Maiorca dove ha origine) e da una prima dose di sole e bagni.
La sosta pranzo nel ristorante vista mare dell’Hotel Bahia segnalava il picco di metà della giornata. Nel pomeriggio breve pennichella sui lettini, seconda razione di sole e bagni e aperitivo a base di sangria in attesa del tramonto. Le cene poi le abbiamo suddivise tra il belvedere del ristorante dell’Hotel Bahia e la ricerca di locali a la Ciutadella. Come detto Minorca è più piccola di Maiorca, meno caotica di Ibiza e più comoda da raggiungere di Formentera : tra tutte le isole Baleari probabilmente Minorca risulterà la più gradevole, per il mio gusto, anche se devo ancora testare Ibiza e Formentera.
Minorca è un’isola meravigliosa, dove per ponderata buona sorte è stato messo un freno all’espansione frenetica del turismo a difesa dell’ambiente. Per le sue incantevoli spiagge bagnate da un mare azzurrissimo, è perfetta per una vacanza di mare da sogno, fatta di sole, bagni e relax.  E’ un piccolo paradiso con qualcosa per tutti e per tutte le tasche. E poi un buon ristorante di pesce si trova praticamente dappertutto per cui una cena deliziosa, in un contesto spettacolare, è sempre garantita ! E’ una meta esclusiva per cui valga la pena di ritornare. Ora abbiamo una decina di giorni per riordinare le idee, preparare un piccolo trolley con dentro un piacevole programma enogastronomico, indossare le camicie variopinte e goderci lo spettacolo di Jimmy Buffett e di Parigi.
Ça va sans dire …
Post's song : "La Isla Bonita" performed by Madonna
9/19

lundi, août 26, 2019

Berner gelb

Contro il logorio dei viaggi estivi in aereo, con attese, ritardi e cancellazioni all’ordine del giorno, ci voleva un viaggio senza stress in treno. Vado a pescare nella mia lista dei “viaggi futuri” e non ho dubbi sulla scelta confortato anche dal meteo favorevole. La mia destinazione di post-ferragosto è caduta sulla vicina Svizzera. Dai microfoni del vagone ferroviario l’annuncio in fase di arrivo, “prossima fermata … Berna”. Viene detto in altre tre lingue e quindi “nächster Halt … Bern” (tedesco), “prochain arrêt … Berne” (francese) e “next stop … Bern” (inglese). Questo fa capire l’universalità di questa parte dell'Europa, dei nostri "vicini di casa".
Tre ore esatte di treno, tutto in perfetto orario ed eccomi nella capitale della Confederazione Elvetica (Svizzera). Il centro storico è stato riconosciuto, dal 1983, come Patrimonio dell’Umanità, bene protetto dall’Unesco. Il mio hotel è proprio all’angolo della piazza che ospita la sede del Parlamento e del Governo svizzero : sono nel cuore della città. Il centro storico di Berna ti conquista subito. La sua conformazione mette subito a proprio agio. In pratica è una vera e propria penisola dove il verde fiume Aar diventa la cornice perfetta. Ci si sente protetti in questa parte così vitale di Berna e percorrendo le due principali strade Marktgasse e Kramgrasse, prima e dopo la grande torre dell’orologio, ne capirete il motivo. Con i suoi sei chilometri di portici Berna permette al viaggiatore di godersi la sua passeggiata al riparo dalla pioggia e all’ombra. Questi lodevoli portici nascondono poi al loro interno numerosi scantinati che ospitano altrettanti locali. In pratica una matrioska architetturale.
Le auto non possono circolare e i tram o gli autobus elettrici diventano anch’essi un’attrazione mentre si scattano le istantanee alle scene di vita di Berna. E così come detto ci si imbatterà nella Zytglogge, ossia la Torre dell’orologio astronomico, e nelle fontane rinascimentali con le loro figure allegoriche. Vagabondando festosamente per l’impatto entusiasta con Berna sono arrivato in fondo dell’ansa del fiume Aar dove c’è il piccolo Parco degli Orsi, attrazione turistica per tutte le età.
Una famiglia di orsi ha trovato il suo habitat nella zona sottostante il ponte sull’Aar ed è divertente vederli all’azione. Mi ero in parte documentato sulla città di Berna e i suoi dintorni attraverso i due siti internet perfettamente confezionati per rendere piacevole il soggiorno nella capitale svizzera. Uno è quello dell’Ufficio del turismo di Berna e l’altro di quello della Svizzera. C’erano anche le varie indicazioni per vederla in 24, 48 o in 72 ore, però Berna merita di più per assaporarla in pieno e mi sono annotato altri punti per viverli nella prossima occasione. E per viverla o respirarla ancora al meglio, come dico io, c’è l’omaggio inaspettato per beneficiare gratuitamente della libera circolazione dei trasporti (tram, bus elettrici, funicolari). E’ il Bern Ticket che viene elargito dalla struttura che vi ospita (hotel) al momento del check-in.
Vale per tutta la durata del soggiorno e in pratica ho viaggiato gratis per tutta Berna, salendo e scendendo dai tram e dagli autobus quasi fosse un gioco da seguire per “vincere” la città. Visto il costo della vita della capitale è stato veramente un grosso regalo e in più sprona a vedere tutte le possibili attrazioni della città. Io ho cercato, seguendo le informazioni che avevo appuntato nella lettura degli “highlights” di Berna di vedere quelle più curiose.
Ad esempio basta prendere un treno e un autobus e in meno di un’ora ci si ritrova nella valle del fiume Emme. In questa zona ha origine il famoso formaggio con i buchi, l’Emmentaler e una piccola tappa nel loro caseificio ad Affoltern im Emmental non poteva mancare al mio itinerario; ho seguito dal vivo le fasi della produzione anche attraverso un tour interattivo dimostrativo. Un altro aspetto di folclore e di vita cittadina è quello di assistere a una partita di calcio della formazione locale, i giallo-neri dello Young Boys. I campioni di Svizzera degli ultimi due anni hanno battuto per quattro reti a zero gli avversari dello Zurigo. Seguendo “ad litteram” il sito dell’Ufficio del Turismo di Berna avevo messo nel mio trolley un costume e un asciugamano.
D’estate è quasi un dovere, naturalmente nelle giornate calde, tuffarsi nelle acque gelide del fiume Aar lasciandosi trasportare dalla corrente e vivere l’incomparabile cultura balneare di Berna. L’impatto con l’acqua lasciava spazio a frasi del tipo “o mio Dio” o “ma cosa sto facendo ? ” per poi riscattarsi con la felicità di vivere l’evento per un centinaio di metri in balia “controllata” del fiume, il tutto ai piedi del grande Palazzo Federale. Ma non finiscono qui le attrazioni curiose di Berna.
Si prende il tram dalla stazione principale di Berna e si raggiunge la stazione a valle della funicolare del Gurten, la cosiddetta montagna dei bernesi. La «Gurtenbähnli» effettua una corsa ogni quarto d'ora per raggiungere gli 858 m. dove si estende un paradiso di prati verdi. Da qui si apprezza il panorama sulla città e sulle cime innevate dell’Oberland bernese, con la colonna sonora dei campanacci delle mucche al pascolo. Per la discesa, come ho fatto io, basta seguire a piedi il tracciato del percorso della Wanderwag per raggiungere la città e le acque fresche dell’Aar.
Ad agosto tutti i sabati i musei sono gratuiti e io non ho perso l’occasione per visitare lo Zentrum Paul Klee e il museo casa di Einstein. Nel 2005, il famoso architetto italiano Renzo Piano ha costruito l’iconico Zentrum Paul Klee. Oltre alla più importante collezione di Paul Klee (pittore svizzero) del mondo.  La struttura, con tre costruzioni ondulate in acciaio e vetro, merita già di per sé di essere visitata. Sembrano tre colline moderne e le linee armoniosamente delicate si fondono con il paesaggio adiacente, circondato da un ampio parco che invita a splendide passeggiate. Albert Einstein (mio mentore negli aforismi) trascorse parte della sua vita a Berna.
Qui ci arrivò nel 1902 e fu assunto come impiegato presso l’Ufficio federale dei brevetti. L’appartamento arredato nello stile di allora documenta la vita del fisico a Berna quando realizzò la sua fase più creativa dal punto di vista scientifico. E poi la gastronomia locale, influenzata dai pascoli delle valli circostanti famose nel mondo per i suoi formaggi come il già citato Emmentaler. I piatti a base di formaggio più popolari sono la fonduta, con i migliori formaggi che vanno uniti con il vino e fatti sciogliere sulla fiamma viva e la raclette, formaggio fuso servito con patate al cartoccio, cipolline e cetriolini sottoaceto.
Nei vari menù si possono trovare anche il rosti (a base di patate) e gli spatzli (gnocchetti piccoli) da condire con ingredienti vari. Ingredienti semplici ma decisamente gustosi. Altra influenza arriva dalle cucine francesi, tedesche e italiane. Nei miei punti, appunti e spunti di cui ho preso nota nei rientri serali in hotel ci sono alcune attrazioni che ho volutamente tralasciato in questo viaggio per poterle vivere con calma alla prossima occasione, che secondo il mio istinto da viaggiatore non sarà poi così tanto lontana. Un weekend lungo all’insegna della curiosità, della cultura popolare e del buon vivere. In fondo cos’è un viaggio ? Viaggiare rende felici, migliora la vita e fa bene alla mente. Per me è dipendenza compulsiva. Nella mia stanza “lavoro” di casa ho un quadretto dove c’è scritto : “Il viaggio è l’unica cosa che compri e che ti rende più ricco.” Anche con Berna ho aumentato il mio attivo nel conto “viaggi”.

Post's song : "Ho fatto un selfie" performed by Edoardo Bennato
8/19