"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, mai 09, 2021

Torino a cielo aperto

Quest’anno il Giro d’Italia di ciclismo è partito da Torino e io con tre giorni di anticipo ho deciso di far ripartire il “mio” di viaggiatore dalla stessa città. Probabilmente anche per me, viste le difficoltà conseguenti le restrizioni e gli obblighi sulla gestione della pandemia, sarà quest’anno un Tour d’Italia, nel senso che inseguirò più località della terra natia rispetto a quelle europee. Le nuove aperture del decreto anti-covid di fine aprile e il tempo meteo favorevole mi hanno permesso di poter programmare all’ultima ora una gita verso il capoluogo del Piemonte. Mi ero ripromesso da tempo questa destinazione ed era arrivato il momento giusto, soprattutto per un doveroso saluto a Daniela. Torino ho cercato di godermela anche con l’aiuto degli articoli scritti sulla prestigiosa rivista internazionale Forbes (economia e lifestyle) e a quelli che ho trovato navigando in Internet sul sito “guidatorino.com”. Un’ora di treno e sono già sotto gli eleganti portici di Torino. Con base di fronte la stazione di Porta Nuova allo Starhotel Majestic tutto è stato più facile, a portata di camminata o di monopattino quando la stanchezza prendeva il sopravvento. E così, come i ciclisti nella loro performance solitaria a cronometro, ho scandito i miei giorni con le personali scorribande alla scoperta di Torino che mi ha conquistato ora dopo ora, passo dopo passo. L’articolo di Forbes mi ha guidato nell’esperienza sul patrimonio eno-gastronomico attraverso i piatti tipici regionali e l’indicazione dei ristoranti caratteristici, mentre i vari post cercati sul sito “guidatorino.com” mi hanno fatto scoprire curiosità (*) e posti insoliti oltre a indirizzarmi verso quelli conosciuti come meraviglie della città. Ho apprezzato tutti i suggerimenti delle due fonti che mi hanno agevolato, incuriosito, incanalato nelle varie scelte da prendere per il mio “vivere” il capoluogo piemontese e così mi sono innamorato di questa città. E’ bello poter vivere nuove emozioni a breve distanza da casa. In fondo in questo periodo storico cosa chiedere se non la serenità e le piccole gioie della vita ? Il viaggio serve anche per alleggerire i pensieri negativi e ultimamente ne ho proprio bisogno per il mio stato di salute. Torino l’ho goduta quasi completamente a cielo aperto. Ho pranzato e cenato sempre all’aperto, per via delle restrizioni, e questo mi ha permesso di sfruttare al meglio la luce a qualsiasi ora del giorno. E così il centro storico di Torino è diventato un vero e proprio salotto elegante all’aperto, con la meravigliosa cornice dei suoi portici, con l’atmosfera di altri tempi dei suoi caffè, oltre naturalmente alle decantate attrattive che ho passato in rassegna giorno dopo giorno. La lista è davvero lunga citando le  meraviglie artistiche che la compongono, come il Palazzo Reale con i suoi Musei, il Palazzo Madama, il Castello, il Palazzo Carignano, il Museo Egizio, il Parco del Valentino con il Borgo Medioevale e il Castello, Il Museo della Sindone, la Porta Palatina, le due grandi Piazze porticate di San Carlo e di Vittorio Veneto, la Chiesa di Gran Madre di Dio, la Basilica di Superga e il suo panorama, la Reggia di Venaria anche se è collocata al di fuori dei confini del capoluogo piemontese. Volutamente non ho citato la Mole Antonelliana, nonostante l’eloquente foto del post, in quanto riaprirà i battenti a metà maggio e vorrò ritornarci in compagnia della mia migliore amica Anna in una fuga giornaliera, per salire sull’ascensore panoramico e per visitare il Museo del Cinema. Sono restato completamente rapito dal fascino di Torino : quanta storia, quanta eleganza, quanta bellezza. Ho passeggiato come un nobile sotto le arcate dei signorili portici, mi sono seduto piacevolmente ai tavoli dei caffè storici che sono dei veri simboli di Torino. Ho apprezzato l’incredibile panorama mozzafiato su tutta Torino e sulle montagne innevate circostanti, tra le quali spicca l'imponente figura triangolare del Monviso, dall’alto della Basilica di Superga. Superga è tristemente famosa tra gli sportivi per essere stata il teatro di una sciagura aerea nel lontano 1949 dove al ritorno da una partita amichevole in Portogallo, l’aereo che portava la squadra del Grande Torino si schiantò sul costone sotto la Basilica, senza lasciare sopravvissuti. Una vera sciagura, che commosse la città ed il mondo del calcio. Ancora oggi la lapide in ricordo della tragedia posta alle spalle della Basilica di Superga, è meta di pellegrinaggio. Per arrivare a Superga è “d’obbligo” prendere la Tranvia a cremagliera (dentiera) con la carrozza color rosso che parte dalla stazione Sassi inerpicandosi lungo la collina. La Basilica di Superga è opera dell’italiano Filippo Juvarra che fu uno dei principali esponenti del barocco, operando a cavallo tra il 1600 e il 1700 a Torino come architetto scenografo e orafo di casa Savoia. Dell'architetto ho apprezzato anche la realizzazione della facciata e dello scalone a due rampe di Palazzo Madama, quella del capolavoro della Galleria della Reggia di Venaria Reale e di gran parte degli edifici storici di Torino, portici compresi. Tappa obbligata per chi visita la città ma anche per chi la conosce bene è respirare l’atmosfera dei suoi caffè storici ottocenteschi e del primo novecento per assaporare le delizie tipiche del capoluogo piemontese. In questo periodo i tavoli da “vivere” sono solo quelli all’aperto ma si può fotografare il loro interno dove tra specchi antichi, tappezzerie di raso e piatti di porcellana si fa un piccolo viaggio nel tempo. Ho testato e apprezzato il sublime caffè Baratti & Milano (1875) con panna, crema e granella di nocciole, il famoso Bicerin (1793) tipica bevanda calda con caffè, cioccolata e crema di latte e il tramezzino del Caffè Mulassano (1907), specialità del locale dove questa pietanza è tra l’altro nata. Restando sulla parentesi culinaria ho passato in rassegna i locali consigliati da Forbes sui quali spicca lo storico Ristorante del Cambio (1757) in piazza Carignano, capitanato dallo chef Matteo Baronetto col quale mi sono congratulato per la stella Michelin più che meritata e augurandogliene un’altra alla prossima pubblicazione. Segnalo anche gli altri due ristoranti provati come da indicazione di Forbes : il Monferrato e il Vitel Etonné. Nel mio tour eno-gastronomico ho gustato apprezzandoli i 7 piatti “sacri” della cucina tradizionale piemontese : il vitello tonnato, la tartare di carne cruda, i piccoli agnolotti ripieni di carne conditi con sugo d’arrosto, i tajarin (tagliatelle finissime ricche di tuorlo d’uova), la carne brasata al Barolo, i peperoni in bagna cauda e il bonet (budino al cacao con Marsala e amaretti). Li ho accompagnati con un calice di altre eccellenze come il Barbaresco, il Nebbiolo, il Barbera e spumanti doc piemontesi. Nonostante non fossi in gran forma ho goduto del buon vivere di questa città-salotto in tutti i sensi. Ho trovato una citazione di Italo Calvino che sposa esattamente l’impressione di questi giorni : “Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre alla follia”. Arrivederci Torino, alla prossima.


(*) curiosità : il dito di Cristoforo Colombo (medaglione di bronzo in basso rilievo), il portone e gli occhi del Diavolo, il Palazzo col piercing, la Fetta di Polenta (edificio con spessore minimo), il Toro che esce dal muro (scultura), Pippo l’ippopotamo blu (omaggio alla pubblicità).


Post’s song : “Flags” performed by Coldplay

5/21