"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

samedi, décembre 31, 2022

Un anno di transizione il 2022

Anche quest’anno è passato. Il 2022 in tema di viaggi è stato un anno di…vino grazie alle vacanze costellate dai bicchieri di vini di Borgogna, dai calici di Champagne, da quelli del Beaujolais Nouveau, da tutti quelli condivisi con Vito Betty nei pranzi domenicali e nelle escursioni regionali in Italia a cui si aggiungeva Edoardo, da quelli rossi in compagnia di Filippo, da quelli di bollicine insieme a Frenk, a quelli con Luca, Umberto, Anna, Fanto e Cinzia nelle sporadiche ma sempre divertenti cene insieme. Un anno di viaggi particolari oltre a quelli caratterizzati dai vigneti, come quello a Skopje nella Macedonia del Nord (entrambe autentiche new entry nel mio carnet viaggi di capitali e nazioni) e a quello del ritorno a Mykonos in dolce compagnia. Quest’anno Parigi l’ho raggiunta in automobile, mentre non ho obliterato per il terzo anno consecutivo il biglietto per Londra. Un anno strano, un anno di transizione, di riflessione. Un anno dove il mio cuore per fortuna è stato tranquillo e bravo nei controlli semestrali. Un anno di scambi quotidiani con email e telefonate o davanti a un cappuccino decaffeinato e una brioche con la mia amica del cuore Anna, confortandoci per i nostri malanni e per i pensieri conseguenti. Spero davvero che entrambi e per entrambi si possano risolvere (per lei) o stabilizzare (per me) col nuovo anno. Un anno ancora di sms quotidiani con Umberto e via telefono con Lucio. Il 2023 sarà il mio ultimo anno lavorativo e quindi spero di passarlo velocemente permettendomi di pensare al futuro con rilassatezza senza l’assillo delle sveglie la mattina all’alba e dei problemi d’ufficio quotidiani da risolvere. Voglio iniziare a pensare positivo su tutti i fronti e cercherò di costruire il meglio per me quando la mia mente sarà più serena. La sensazione di quest’anno è stata quella di vivere fuori dal gregge, dove mi sono sentito assolutamente diverso dai comportamenti e dai pensieri di tutti. Ho bisogno di staccare e di trascorrere momenti dove il ridere e i sentimenti prevalgano su tutto e per questo ringrazio Luca, Umberto, Anna, Fanto, Cinzia e i loro amici per avermi regalato grasse risate nelle serate insieme. Ringrazio Dave, Cipo, Chicca, Frenz, Charlie e Fabri compagni di ogni giorno lavorativo dove si condividono anche pensieri personali. Ringrazio tutti i Dottori della struttura dove lavoro, che in più di un’occasione si sono dimostrati veri amici con pranzi e cene nelle loro case, ma ringrazio soprattutto Anna per la costante (ricambiata) voglia di ascoltare senza giudicare i “nostri” pensieri cercando il miglior consiglio  reciproco senza imporlo. Ringrazio Vito Betty e Edoardo e tutti quelli che mi vogliono bene veramente assicurando loro che il mio essere un po’ misantropo è la mia doppia visione di vita in quanto sto assolutamente bene sia in compagnia che da solo. Cosa mi auguro per il 2023 ? Salute, serenità e le piccole gioie che la vita mi regalerà. Sarà sempre benvenuto un piccolo spazio per qualche viaggio in nuovi posti anche per permettere al mio blog di incrementarsi. Solo dieci voli quest’anno, ma con la novità assoluta straordinaria della Sardegna. Fuori dal gregge. Come stile di vita. Sempre. La massa e il loro agire non li sopporto. Devo stare lontano da loro nel 2023.

Post's song : "As it was" performed by Harry Styles

Natale itinerante nell'Italia Centrale

L’ultima “vacanza” dell’anno, sulla scia delle due precedenti, è stata un viaggio itinerante sul territorio dell’Italia Centrale sempre a bordo della Micra in compagnia di Betty Vito ed Edoardo. E’ iniziato tutto a Pàvana, sulle colline tra la Toscana e l’Emilia ed è terminato a Modena festeggiandolo con gnocco fritto, salumi e Lambrusco. Pavna e Mòdna, in dialetto scritto, sono le due località legate al cantautore e scrittore Francesco Guccini. La prima è dove ha trascorso la sua infanzia e dove vive tuttora, la seconda è dove è nato. Noi avevamo disegnato, fantasticando, un incontro col poeta “prestato alla musica” e, seguendo le orme dei Re Magi, siamo riusciti nell’intento portandogli in dono una bottiglia del suo vino preferito, il Gewürztraminer, e le mie miniature di Nutella per lui, per la moglie e per il suo nipotino. E’ bastato citofonare alla sua abitazione, attendere l’apertura del cancello, arrivare alla sua porta e accettare il suo invito a entrare in casa. La fortuna è stata dalla nostra parte e le fotografie di rito hanno testimoniato l’evento emozionante. Inizio elettrizzante di questo viaggio natalizio. Dopo la parentesi Pàvana, abbiamo deciso di dirigerci verso Lucca per concludere e gioire della giornata. L’impatto è stato sorprendente ed è facile restare affascinati da come questa città si sia conservata così bene nel tempo. Lucca è racchiusa all’interno di una cerchia muraria; si presenta come un piccolo scrigno, bisogna solo aprirlo e scoprirne i suoi tesori. Chiese, vicoli, torri, piccole piazze, campanili, botteghe artigianali dove prevalgono quelle con prodotti di pelletteria. Lucca è un concentrato di arte, storia e cultura dove la sua piazza simbolo, quella dell’Anfiteatro, per la sua singolare forma ellittica, ne diventa il suo ombelico. Sorta sulle rovine dell’antico teatro romano, oggi è completamente circondata da una schiera di case che le fanno da cornice. In serata, dopo aver vagato alla ricerca di angoli e vedute particolari, ci siamo fermati per cena a base di calde zuppe locali. Il mattino seguente dopo aver dato una “ripassata” di Lucca con la luce del giorno abbiamo proseguito per arrivare all’ora di pranzo a Badia al Pino in provincia di Arezzo dove ci attendevano i colleghi-amici di Edoardo della compagnia Butterfield and Robinson che opera nel settore delle vacanze attive itineranti di prestigio. Dopo le presentazioni e il pranzo insieme, la visita della loro struttura operante in Toscana ha suggellato l’incontro con i saluti e gli auguri in vista del Natale. La parte restante della seconda intensa giornata, tra uliveti e vigne, l’abbiamo trascorsa prima a Bagno Vignoni località ubicata nella splendida Val d’Orcia, famosa per la sua piazza principale che è una grande vasca termale e in seguito a Montepulciano in provincia di Siena, borgo medioevale arroccato su un colle dal quale la vista si perde tra le stupende colline toscane. Il centro storico si snoda lungo ripide stradine in salita che portano fino alla cima del borgo. Qui abbiamo consumato un’ottima cena annaffiata dal vino nobile di Montepulciano. Terzo giorno : la vigilia di Natale. Giornata all’insegna dell’emozione passando dalle rive del lago Trasimeno al bellissimo borgo umbro di Spello, dove abbiamo pranzato in modo eccelso con una scelta a base di baccalà (arrosto e in zuppa) e di gnocchi di patate al profumo di tartufo nero di Norcia. La distanza verso la nostra destinazione “principe” del Natale è di soli quindici minuti di strada. Assisi ci stava aspettando. Il tempo di riporre i nostri bagagli all’hotel da Angelo ci siamo diretti per la missione/sorpresa/incontro con Padre Mario, il nostro affettuoso pro-cugino francescano una vera istituzione ad Assisi. Il suo nuovo rifugio è alla Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, famosa per la “Porziuncola” la piccola chiesetta situata all’interno della stessa. La Porziuncola è annoverata tra i luoghi francescani più importanti: tra le sue  mura San Francesco comprese la sua vocazione, accolse Santa Chiara e i primi frati, e ricevette il cosiddetto Perdono di Assisi. Dopo aver cercato in ogni angolo della Basilica la minuta ma illuminante figura di "Mario", quasi fosse una caccia al tesoro, ecco finalmente l’incontro all’uscita della stessa. Mario è rimasto emozionalmente sorpreso della nostra venuta e noi abbiamo provato le sue stesse sensazioni raccontandocele poi a un tavolo all’aperto, visto il clima mite di questi tempi, davanti un aperitivo frizzante. Dopo esserci dati appuntamento con Mario per il pomeriggio del giorno di Natale noi abbiamo iniziato a vivere il “Natale” di Assisi con una doppia visita con le luci e le luminarie artificiali, prima e dopo la pizza della vigilia. Assisi a Natale si presenta e si veste di luce e di colore dove le rievocazioni della Natività sono le protagoniste con i presepi di tutti i generi. Bellissime le proiezioni artistiche sulle principali chiese di Assisi. Assisi ci è apparsa come un presepe naturale e il Natale qui si fa sentire in maniera importante e suggestiva. Le camminate del giorno si faranno sentire fino a notte inoltrata e il rientro in hotel sarà davvero ristoratore. Quarto giorno : è Natale. Dopo la prima colazione, immersi in una nebbia avvolgente, abbiamo fatto visita prima alla piccola chiesa di San Damiano e poi con un’ennesima camminata in salita ci siamo diretti verso la Rocca Maggiore che domina Assisi e la valle sottostante. Bellissimo lo scorcio sulla Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi dove le istantanee fotografiche si moltiplicano. Si ritorna all’Hotel da Angelo per il pranzo di Natale tradizionale con specialità umbre e un graditissimo piatto di cappelletti in brodo di cappone che replicheremo in serata insieme a Mario dopo il pomeriggio trascorso al “suo” convento di Rivotorto costellato di racconti francescani intervallati da quelli familiari. Quinto giorno : Santo Stefano. Si parte in direzione della Piana di Castelluccio di Norcia, una piana meravigliosa che incanta la vista e richiama a paesaggi da cinema. Da ritornarci nel periodo della Fioritura (delle lenticchie), tra fine maggio e la metà di luglio, dove la magia prenderà maestosamente forma e visione. Uscendo dalla Piana si incontra il cartello del passaggio dall’Umbria alle Marche e noi ci prodigheremo per arrivare ad Ascoli Piceno per l’ora di pranzo. Durante il percorso transiteremo anche davanti a strutture letteralmente devastate come conseguenza dei terremoti passati. Eccoci ad Ascoli Piceno, novità per tutti. Passeremo per il salotto buono della Piazza del Popolo con il Palazzo dei Capitani del Popolo e poi ci perderemo tra i vicoli alla ricerca di una buona tavola per il pranzo di Santo Stefano. Vivremo una splendida pausa ristoratrice presso l’osteria “il Vinattiere” con un pasto a base di specialità marchigiane-abruzzesi di ottima qualità e gusto presentato e descritto in maniera eloquente dal proprietario Piero. Superbi anche i vini e l’olio della zona. All’uscita ci dirigeremo nella Piazza antistante la Cattedrale di Sant’Emidio per una un’occhiata finale della città. Non c’è sosta in questo viaggio emozionante in questa parte dell’Italia Centrale e quindi si riparte verso il mare adriatico. Con il mare sulla destra dei finestrini continuiamo il nostro viaggio in direzione Ravenna, altra novità per tutti. Ci arriveremo giusto in tempo per una passeggiata serale pre-cena. La città capitale dei mosaici ispirò il sommo Dante Alighieri durante gli ultimi anni di vita e lungo le vie del centro storico si succederanno le luminarie con i versi della Divina Commedia. Troveremo ristoro in serata per una cena all’enoteca Ca’ de Vèn nel cuore di Ravenna, in un palazzo quattrocentesco nei pressi della tomba di Dante e dei principali siti legati alla figura del Sommo Poeta. La Ca’ de Vèn costituisce un punto di ritrovo per ravennati e viaggiatori di passaggio, trasmettendo un fascino d’altri tempi e un atmosfera di convivialità. Dal menù sceglieremo : cappelletti ripieni di parmigiano in brodo di cappone, pappardelle ai funghi porcini, piadina allo squacquerone, cicoria ripassata, zuppa inglese e ciambella romagnola abbinati al Lambrusco di zona. Sesto giorno : il rientro. Come a Lucca rivedremo Ravenna con la luce del giorno. Decidiamo di dare lustro ai famosi mosaici bizantini. Vedremo quelli bellissimi delle Basiliche di Sant’Apollinare Nuovo e di San Vitale intervallandoli con una visita a un piccolo laboratorio  adiacente la nostra base al Palazzo Galletti Abbiosi, un tempo residenza di un Conte ravennate per poi diventare un orfanotrofio femminile che sarà infine convertito a hotel. La conclusione del nostro viaggio di Natale avverrà a Modena come citato a inizio racconto, davanti a un leggerissimo e squisito gnocco fritto. E’ stato un viaggio ricco di emozioni, di panorami, di racconti, davanti a primi piatti gustosi, eccellenze dello scenario gastronomico regionale italiano. Più che un racconto ho descritto questa vacanza con appunti di viaggio. Le emozioni che si vivono non sono facili da raccontare e scrivendo mancano tutte quelle sfumature, quei profumi, quelle sensazioni che si provano giorno dopo giorno. Si arriverà in un futuro prossimo ad avere un dispositivo con queste caratteristiche ? Chi vivrà vedrà.

Post's song : "Everyday I write the book" performed by Elvis Costello

12/22

mardi, novembre 22, 2022

Le sud de la France au temps du Beaujolais Nouveau

Amo la Francia e nei miei racconti di viaggio in terra transalpina l’ho sempre dichiarato apertamente. Proprio dieci anni fa, nella mia esplorazione nel Sud della Francia, scrissi del mio amore spassionato per questa nazione meravigliosa e ne dipinsi un ritratto del mio personale legame di amore con ipotesi e dati di fatto. In questi giorni novembrini, con la “collaborazione” di temperature meteo quasi estive, sono ritornato proprio in questa parte della Francia insieme a Betty, Vito, Edoardo e naturalmente la Micra che ci ha permesso di raggiungerla. La prima tappa, superato il confine autostradale di Ventimiglia, è stata Nizza. Lasciamo i nostri piccoli bagagli nelle camere dell’Hotel du Centre, che si è rivelato come il miglior albergo per rapporto qualità prezzo (irrisorio) di tanti viaggi finora effettuati, e consoliamo il nostro fabbisogno calorico con un ottimo “croque monsieur” pomeridiano. La Promenade des Anglais ci sta aspettando e noi non possiamo farla aspettare. La raggiungiamo superando Place Massena, ristrutturata e arricchita da sette statue che si illuminano di notte. Arrivati sul suolo di questo splendido lungomare, immagine di Nizza nel mondo, veniamo rapiti dai colori e dalla luce del sole ed è piacevole passeggiare guardando il mare in attesa del suo cambio d’abito con il colore del tramonto. Questo luogo è il perfetto rendez-vous dei runner, dei ciclisti e naturalmente di chi ama passeggiare. Il nostro obiettivo saranno le panchine adiacenti l’Hotel Negresco. Giusto il tempo di qualche autoscatto fotografico di gruppo ed ecco il signor tramonto in forma smagliante. In questo periodo dell’anno arriva presto e l’intensità dei colori riflessi sulle onde del mare si esprime in maniera esultante. La luce del sole cui facevo riferimento, e la fortuna di esserne baciati, ha sedotto gli artisti che passavano di qui. Scrittori, scultori, pittori, cineasti. Qui si trova l’ispirazione giusta grazie al sole e ai colori che sprigiona. Matisse, Renoir, Modigliani e tanti altri hanno avuto come musa ispiratrice la città di Nizza. Matisse diceva “… quando ho capito che ogni mattina avrei rivisto questa luce, non riuscivo a capacitarmi della mia fortuna, decisi di non lasciare Nizza …”. In ogni viaggio si spera sempre di essere baciati dal sole e ci si appassiona ai colori del cielo e nel nostro caso anche alla dolcezza del clima. Le ore della sera le trascorreremo nella parte vecchia di Nizza spulciando nelle carte dei menù esposti alla ricerca dei piatti della tradizione. Il mattino seguente dopo esserci lustrati gli occhi davanti alle cupole della Cattedrale Russa di Saint-Nicolas abbiamo provato la socca, uno dei piatti più celebri del Sud della Francia. È un piatto semplice, una farinata di ceci molto sottile col marcato contrasto tra la parte croccante esterna e la parte morbida dell’interno. Cotta nel forno a legna e servita a rombi. E’ lo street–food per eccellenza di Nizza. Il sole che ci accompagnerà per tutto il soggiorno del nostro viaggio ci ha coccolati anche all’ora di pranzo nel tavolo all’aperto del ristorante Café de France di Sainte-Maxime. La Costa Azzurra è già ai nostri piedi: Pomeriggio a Saint-Tropez con la sua storia all’ombra del jet set. Famosa per la sua intensa vita mondana, animata dagli innumerevoli locali e ristoranti del porto con i suoi colori pastello che sfumano dal rosa all’arancione. Qui proveremo, come spuntino del pomeriggio, la “Tarte Tropeziénne” un delizioso dolce soffice realizzato con due dischi di pan brioche farciti con una crema pasticcera mista a una meringa. Pare che il nome di questa torta fu dato da Brigitte Bardot, durante le riprese del film “E Dio creò la donna” girato proprio a Saint Tropez. Nacque così la leggenda della Tarte Tropeziénne che divenne simbolo della spensieratezza che caratterizza la dolce vita di questa città. Il secondo nostro giorno nel Midi (meridione) de la France sarà caratterizzato dalla cena-concerto all’enoteca La Grange di Croix-Valmer per celebrare il Beaujolais Nouveau (vino novello francese) proprio nel giorno del suo arrivo, il "deblocage" annuale. Finalmente una festa tipica con l’allegria della musica popolare e inebriati dai bicchieri di Beaujolais Nouveau 2022. Chapeau ! Il nostro viaggio prosegue il giorno seguente con la sosta ad Arles. Arles sorge sul fiume Rodano nella regione della Provenza-Camargue ed è celebre per aver ispirato i dipinti di Van Gogh. Arles è conosciuta anche per le numerose tracce legate al predominio romano, tra cui l'Anfiteatro, dove si tengono spettacoli teatrali, concerti e corride. La nostra sosta è arrivata all’ora di pranzo e l’abbiamo consumata al popolare e tradizionale Café Bistrot du Pitchounet con il piatto del giorno a base di pesce e aioli (salsa provenzale a base di aglio e uova). Ad Arles di respira un fascino gitano dai colori provenzali. L’omaggio doveroso a Van Gogh lo abbiamo poi onorato davanti al Ponte di Langlois, alle porte di Arles. Il celebre pittore olandese lo immortalò con una serie di dipinti, noi con scatti fotografici contemporanei in tutte le angolazioni. Tra Arles e Avignone c’è un tragitto che percorreremo in meno di un’ora e ci arriveremo esattamente con gli ultimi raggi del sole che si specchiano sullo skyline della città. L’effetto è di emozione pura. Il rientro all’interno delle mura con le luci della sera ci consentirà di fare il primo giro di perlustrazione di Avignone, già vissuta da tutti in precedenti viaggi ma sempre così affascinante da risultarne quasi una novità. Il sole del giorno dopo sarà accompagnato da una leggera brezza di vento fresco. La nostra passeggiata ci regalerà angoli particolari della città transitando per la Piazza de l’Horloge, davanti al Palazzo dei Papi fino ad arrivare al Ponte di Saint-Benezet, il ponte di Avignone reso famoso dalla popolare canzoncina francese e leggendario per la sua troncatura per causa delle piene del fiume Rodano che hanno portato via nel tempo alcune arcate. Ad Avignone ci resteremo fino all’ora di pranzo dove avevamo prenotato un tavolo al ristorante L’Epicerie attirati dalla scaloppa di foie gras inserita all’interno del suo ricco menù. Piatto divino accompagnato questa volta da una bottiglia di rosso Châteauneuf-du-Pape al posto dell’inseparabile Sauternes. La conclusione del nostro splendido viaggio, in questo autunno vestito da estate, sarà sulla strada del ritorno prima in serata a Grenoble con l’aria frizzantina generata dalle montagne che la circondano e  poi suggellata dal pranzo “italiano” di domenica a Susa con un piatto di agnolotti al sugo d’arrosto, da un piatto di polenta concia e da una toma alla griglia. Viva la France, toujours. Chiudo il racconto scrivendo ancora le prime tre parole scritte all’inizio “Amo la Francia”. Ogni volta è una conferma e una sorpresa. "Au revoir et à bientot".

La chanson du Post : "Always on my mind " interprétée par Elvis Presley
11/22

samedi, octobre 29, 2022

Champagne et Paris, un voyage pétillant

Il periodo migliore per visitare la storica regione della Champagne è il mese di settembre, ma visto che l’estate non vuol finire e l’autunno latita per i cambiamenti climatici ottobre lo sostituisce in maniera egregia per questa nuova vacanza itinerante in tema di vino effervescente. Lo “champagne” da sempre è considerato un prodotto di lusso, uno status symbol d’élite proprio per via anche della sua caratteristica distintiva così stravagante, le bollicine di colore dorato. E così con la Micra di Vito decidiamo (Vito, Betty e io) di seguire le sue tracce. Con tanto di bollino autostradale svizzero buchiamo il San Gottardo grazie al suo tunnel e ci ritroviamo, come prima tappa francese, nella graziosa cittadina di Colmar in Alsazia. Con le sue pittoresche case con le facciate a graticci, i suoi canali romantici, le sue finestre fiorite e con una gastronomia gustosa (vedi la leggerissima Flammkuchen, una specie di pizza con cipolle e pancetta) Colmar ci dà il benvenuto con un bicchiere di bianco Gewurztraminer alsaziano quasi fosse un invito ad assaporare la “joie de vivre” francese. Arrivare all’ora del tramonto ti permette di vederla romanticamente con le meravigliose luci della sera e rivederla anche al mattino colorata lungo la “petite Venise” sembra uscire da un racconto fiabesco dei fratelli Grimm. Con Colmar abbiamo inaugurato i soggiorni in appartamenti in pieni centri storici con deliziose camere a prezzi incredibilmente vantaggiosi. Carburati dai croissant tutto burro riprendiamo il viaggio in direzione Champagne fermandoci all’ora di pranzo per una sosta gourmet a Nancy dove ero già stato a maggio in solitario. Imprescindibile prima del pasto la visita alla Piazza Stanislas, elegante gioiello architettonico. Avevo prenotato un tavolo per tre nella grande sala decorata Art Nouveau della storica Brasserie Excelsior (monumento storico) in un contesto di atmosfera unica. Pranzo a base di specialità della Lorena scelte dalla carta degli antipasti come le uova pochés (in camicia) gratinate all’emmental e la tradizionale quiche Loraine (torta salata) abbinate a una bottiglia di leggero Pinot Noir della zona. Lo spirito di questa brasserie ti fa vivere un’esperienza unica, un luogo di vita senza tempo, fatto di scambi e di storia e quando te ne vai, quell’ambiente, quei colori, quei rumori, quell’atmosfera ti fanno vagare con la mente e nel nostro caso ci hanno fatto riprendere il viaggio verso Reims, capoluogo storico della regione Champagne. Anche qui arriveremo nelle ore antecedenti il tramonto e quella luce e quei colori si rifletteranno sulla facciata della bellissima Cattedrale, sede di incoronazioni di Re francesi tra le quali anche l’ultimo Re di Francia  Carlo X. All’interno troverete anche le vetrate di Chagall. Una piccola camminata ci porterà prima verso la Place Royale e poi nella Piazza du Forum, teatro del nostro primo bicchiere di champagne (alla fine del viaggio saranno undici i bicchieri di produttori differenti) a festeggiare l’inizio in questa regione vinicola dove le uve Pinot Noir, Chardonnay e Pinot Meunier, sono coltivate in un clima mite su un terreno ricco di minerali e gesso. La tradizione vuole che lo champagne venga utilizzato per il battesimo di una barca o addirittura considerato una forma di “acqua santa” in alcuni rituali religiosi, nel nostro caso il brindisi di buon augurio per il viaggio. Seconda notte in appartamento, in questo caso un loft moderno al piano terra. Il giorno dopo visiteremo le cantine di una Maison storica dello champagne, la Veuve Clicquot Ponsardin. A Madame Clicquot, rimasta vedova alla giovane età di 27 anni, si devono le innovazioni del primo champagne millesimato e della prima “table de remuage", una tavola che inclina le bottiglie, facendo gradualmente scivolare i sedimenti verso il collo della bottiglia, rendendo così lo champagne limpido e considerevolmente più nobile. Da Reims a Epernay il tragitto in auto è di solo mezz’ora. Epernay è tutta circondata da vigneti e con le sue splendide facciate di ville e case borghesi che ospitano alcuni grandi marchi, l’ Avenue de Champagne, rivendica a pieno diritto il titolo di capitale dello “champagne”. Ci arriveremo all’ora di pranzo e sarà una deliziosa scaloppa di foie gras ad accompagnare l’ennesimo bicchiere di champagne. Nel dopo pasto ci dirigeremo verso le piccole collinette adiacenti la cittadina e praticamente saremo immersi nei vitigni. Faremo tappa anche in una cantina di un piccolo produttore dove degusteremo altri tre bicchieri (brut, millesimato e rosè). Le fotografie di rito, vigne e bicchieri, suggelleranno e fermeranno questo imperdibile momento. Terza notte in un appartamento al secondo piano, arredato splendidamente e accogliente sotto tutti i punti di vista. Il nostro soggiorno itinerante nella zona dello champagne è al termine. Petit déjeuner con gli immancabili croissant tutto burro e via in direzione “ville lumiere”, il nostro appuntamento annuale con Parigi diverrà realtà. In contemporanea al  nostro arrivo ci sarà anche quello di Edoardo, il nipote prediletto, che ci ha raggiunto in treno da Beaune. Saranno tre giorni di vero godimento alternando le corse con le biciclette a pedalata assistita a pranzi in ristoranti famosi per sorprendere Edoardo, Le Grand Colbert e Le Train Blue. I due locali hanno ospitato location di film grazie all’architettura che desta stupore, dalla sala di una elegante brasserie tradizionale del primo ristorante adiacente il Palais Royale alle due ampie sale decorate in stile Belle Epoque del secondo alloggiato all’interno della Gare de Lyon. Splendidi menù e ottimi vini per entrambi i ristoranti, la giusta consacrazione delle due locations. Oltre alla scorribande  in bicicletta i tre giorni a Parigi saranno ricordati dalle soste a base di crêpes dolci, galettes salate e sidro bretone, dalle tappe a luoghi storici visti e rivisti nelle precedenti trasferte nella capitale d’oltralpe, dalla visione di due film francesi in camera d’hotel e da new entry come gli arredi del grande magazzino Samaritaine dopo anni di completa ristrutturazione. Alla fine degli splendidi giorni parigini prima accompagneremo in aeroporto Edoardo destinazione Copenhagen mentre noi proseguiremo il rientro facendo sosta alla città medievale di Troyes, situata sulla Senna. Il cuore della città ha la forma di un “tappo di champagne”, particolarità curiosa a suggello del nostro viaggio in questo straordinario territorio. Le strade di Troyes sono fiancheggiate da case a graticcio dalle facciate color pastello spento purtroppo; sembra una cittadina incompiuta, le manca quel “quid” per renderla più appetibile al viaggiatore di passaggio. E’ circondata da grandi chiese tra le quali l’imponente la cattedrale di San Pietro e San Paolo. Abbiamo festeggiato la fine del nostro viaggio in un’enoteca con piccola cucina con l’ultimo bicchiere di champagne e uno di rosso Bordeaux per accompagnare un tagliere di formaggi francesi e sei escargots (lumache). Ultima notte nel quarto appartamento a cui si accede dopo una serie di scale ripide. La Francia è la mia seconda casa anche se il mio sogno rimane sempre quello di poter essere la prima. Io non mi sento italiano, per niente. Ho sempre elogiato la Francia e i francesi in tutte le loro sfaccettature e anche questo viaggio me ne ha dato conferma. Pregi e difetti ma sempre di classe superiore grazie al loro “savoir faire” e alla loro “joie de vivre”. Non vedo l’ora di andare in pensione per iniziare un percorso francese, in primis l’imparare la lingua anche grazie alla visione dei film che adoro. Chiudo il racconto con una citazione di Madame Lily Bollinger che sosteneva : "Bevo champagne quando sono felice, e quando sono triste. A volte lo bevo quando sono sola. Ma quando sono in compagnia lo considero indispensabile. Mi ci diverto quando non ho fame, e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete”. Ça va sans dire, non c’era bisogno di scriverlo.

La chanson du Post : "Tu me fais turner la tete " interprétée par Edith Piaf
10/22

dimanche, octobre 09, 2022

Ferrara e Mantova, le "duchesse" sulla via della zucca

Sono sorprendenti le emozioni che si provano in un viaggio, come avevo scritto nel precedente post, e se questo avviene in solitario alle stesse si aggiungono pensieri che talvolta si ripetono e che spaziano su tanti argomenti. In questa mia fuga di ottobre 2022 ho pensato molto al concetto di abitudine e novità, quando si supera la soglia che fa oscillare l’ago da una parte o dall’altra. La verità sta nel mezzo secondo il mio modesto parere. E’ un concetto molto ampio, che spazia dai sentimenti, alle scelte di vita, al piccolo micro-mondo personale che ci circonda, alle persone che ci condizionano e perché no anche ai beni materiali. Non bisogna perciò sorprendersi quando ognuno di noi può diventare una novità per un altro, ma questa novità alla lunga diventa abitudine se non la si plasma in un contesto e in un momento storico della nostra vita. Tutto ciò è per dire che anche quando si viaggia le novità devono regalarci pillole di bellezza visiva e di saggezza culturale da conservare nella nostra mente insieme agli odori che ci possano ricordare un posto, un luogo, un amore. L’abitudine è la nostra comfort zone e quindi ci sono dei luoghi che rivedremo gioiosamente, meglio se a distanza di tempo, per il fatto che ci potrebbero essere novità da vivere. Non bisogna fossilizzarsi perché questo porta a una chiusura mentale tipica del restare sulle proprie convinzioni su qualsiasi argomento. Viaggiare serve anche a questo, a vedere cose nuove, a viverle anche per un piccolo periodo, proprio per il fatto che esistono altri mondi oltre al nostro personale. Lasciarsi andare fra arte, natura, sapori, paesaggi nei luoghi in cui il tempo ha lasciato testimonianze di storie memorabili. Questo è stato il piacere particolare che mi hanno regalato Ferrara e Mantova e i loro territori. Sono conoscenze penetranti e ricche di emozione, che coinvolgono mente e palato, quelle che ti offrono queste terre dove si custodiscono e si tramandano antiche tradizioni e nello specifico enogastronomico le trasformano in straordinarie eccellenze di gusto. Anche in questa mia avventura sulla “via della zucca” si sono esaltati i sensi della vita. Appena arrivato a Ferrara, giusto il tempo di lasciare il mio zaino in un hotel storico a cinque stelle, mi sono impegnato nella ricerca di un buon ristorante visto che il giorno di chiusura, per molti locali, ho scoperto essere il martedì. Ho cominciato la mia conoscenza culinaria locale con un piatto di cappellacci di zucca al ragù con un bicchiere di buon Lambrusco e l’assaggio della tenerina, uno dei dolci tradizionali a base di cioccolato. Confesso che non amo molto la zucca e il sapore dolciastro che regala in alcuni piatti ma mi sono poi ricreduto la sera del giorno dopo al Ristorante Ca’ D’Frara che me l’ha proposta meravigliosamente a tocchetti in una insalata abbinata al suo fiore. A seguire il sorprendente pasticcio ferrarese di maccheroni raccolti in una cornice di pasta frolla e per concludere una deliziosa zuppa inglese al cucchiaio. Ferrara naturalmente non è solo rivolta al senso del gusto, ma regala scorci di vita quotidiana provinciale arricchiti da un contesto rinascimentale davvero incantevole. Il centro storico è facilmente visitabile a piedi ma è un dovere noleggiare una bicicletta per fare l’impagabile giro completo delle mura. Il Castello degli Estensi, la Cattedrale, il Palazzo dei Diamanti, la Piazza Trento e Triste sono i gioielli storici della città, ma le piccole deviazioni nel centro medievale mi hanno regalato delle autentiche sorprese come calpestando l’acciottolato della Via delle Volte, tra archi (da cui deriva il nome) e passaggi sospesi che la attraversano. E’ qui che aleggia un certa atmosfera che ricorda i tempi dei secoli passati. La stessa atmosfera l’ho poi ritrovata nella splendida Mantova. La distanza fra le due città è di soli novanta km e almeno per metà trascorse in compagnia del fiume Po. All’arrivo a Mantova si è subito rapiti dallo skyline mozzafiato della città attraversando il Ponte San Giorgio per l’accesso alla città. Mantova è la perfetta location per un weekend anche romantico. Pensate a un borgo suggestivo circondato da tre specchi d’acqua (piccoli laghi ricavati dal fiume Mincio) e godete del panorama che ho citato iniziando a scrivere di Mantova, il suo skyline, che è straordinario a tutte le ore del giorno, ma se siete fortunati col tempo meteo al tramonto lascia davvero il fiato sospeso. Mantova è un gioiello del Rinascimento italiano e i suoi monumenti, i suoi palazzi, le sue chiese lo testimoniano chiaramente. Tante sono le cose da fare a Mantova e io ho cercato di condensarle al meglio nelle ventiquattr’ore trascorse. Appena arrivato, dopo aver lasciato il bagaglio, mi sono diretto verso Piazza delle Erbe. Qui è arrivato inaspettato l’incontro al tavolo di un caffè con il regista Pupi Avati, divertente e affascinante siparietto nella mia vacanza. Piccola chiacchierata e selfie di rito sulla scia degli insegnamenti di Vito. Il giovedì è giornata di mercato e trovare un locale per gustarsi un buon pranzo senza essere assorbiti dalla folla non è facile. Nonostante ciò, proprio nella grande piazza dove padroneggia il Palazzo Ducale, mi sono fatto attrarre da un cartello che proponeva il risotto alla mantovana (con la salsiccia) e il panino con il salame mantovano : non mi sono lasciato sfuggire l’occasione e abbinandoli al lambrusco, anche in questo caso rigorosamente mantovano, ho deliziato il mio palato. Nel pomeriggio mi sono diretto a Palazzo Te, un’architettura splendida con riferimenti alla vita dei Gonzaga. Dopo un piccolo relax in albergo con una bella camminata mi sono precipitato oltre il Ponte di San Giorgio nel punto panoramico per scattare delle istantanee del tramonto dello straordinario skyline. Sono stato fortunato come potrete vedere nel mio link delle fotografie su Flickr. Al rientro dopo un assaggio di culatello con la mostarda di mele mi sono rilassato, attraversando i bellissimi portici, con un buon cappuccino ai tavolini con vista sulla Piazza delle Erbe. La piazza sullo stile tardo gotico e rinascimentale è ricca di negozi, ristoranti e locali, Questa animata piazza è il vero cuore pulsante di Mantova e con l’aiuto delle luci della sera che hanno reso il tutto molto suggestivo ho fatto quelle riflessioni scritte a inizio racconto. Il tempo vola davvero, non dobbiamo perdere le occasioni che la vita ci presenta quando si hanno le possibilità di viverle. Carpe diem alla napoletana come diceva Pupella : prenditi i giorni buoni … L’indomani ho visitato il Palazzo Ducale con le sue chicche di stanze, cortili e giardini e ho fotografato, all’interno del Castello di San Giorgio la più importante opera d’arte di Mantova, l’affresco di Mantegna, la “Camera degli sposi”. Al mattino lasciando l’hotel a Ferrara avevo fotografato nel suo giardino una carrozza e l’impressione che ho avuto in questi giorni era di ritrovarmi da un momento all’altro nei tempi e nei fasti che li hanno contraddistinti. Sono due città tranquille ma nello stesso energiche dove si possono acquistare anche tantissime prelibatezze locali, come la torta sbrisolona, proposta a ogni angolo di Mantova, il salame mantovano, la mostarda, la pasta fresca per celebrare i celebri “ravioli” (cappellacci o tortelli) di zucca, la coppia ferrarese (pane intorto e ritorto), il dolce “pampepato” di Ferrara e se ci si sposta di qualche chilometro anche l’anguilla dei lidi ferraresi. Naturalmente l’ho certificata, senza però assaggiarla, con una piccola escursione nell’affascinante località di Comacchio che si affaccia sul Parco del Delta del Po. Qui mi sono soffermato a vedere il Ponte dei Trepponti e il dedalo dei suoi canali. E proprio nei dintorni di questi luoghi sono nati i genitori della mia amica del cuore Anna alla quale dedico il mio scritto. Ho trascorso quattro giorni circondato dall’incantata atmosfera di Ferrara e Mantova con gli infiniti tesori rinascimentali tra castelli, corti e palazzi unici al mondo, patrimonio dell’Unesco. Per festeggiare cotanta bellezza prima mi sono regalato una gita fluviale sul Mincio con vista inconsueta su Mantova e ho pranzato sulla via del ritorno al Caffè La Crepa (trattoria, enoteca, gelateria) di Isola Dovarese in provincia di Cremona, nel cuore della Pianura Padana. Il luogo è sulla maestosa piazza Matteotti di questo piccolo borgo che si trova pressoché equidistante da Cremona, Mantova, Parma e Brescia, situato a ridosso del fiume Oglio. Menù a base di marubini (tortellini) ai tre brodi, scaloppa di foie gras spadellata (il mio piatto preferito) e lo zuccotto classico delle trattorie degli anni settanta. A fine pasto la visita alle cantine su loro invito è stata ben gradita. Il viaggio ti regala sempre stupori unici da rinchiudere nello scrigno della memoria sensoriale.

Post's song : "Viaggi e miraggi" performed by Francesco De Gregori"
10/22

samedi, août 06, 2022

Sur la "Route des Grands Crus" de Bourgogne

Come si possono descrivere le sensazioni che si provano in quota durante un volo in mongolfiera o ancora bevendo un bicchiere di Pinot Nero Grand Cru dopo aver vagato in auto tra i vigneti più pregiati al mondo ? Ebbene quelle sensazioni le ho provate in un solo giorno, il primo della mia vacanza ed è veramente difficile trovare le parole giuste che rendano merito a tali esperienze. Queste sensazioni le ho provate in Borgogna, senza dubbio una delle regioni più importanti della Francia, all’interno della migliore zona vinicola francese che sorge attorno alle città di Beaune e di Digione. Questo spicchio di territorio, con i suoi vini che rientrano nell’eccellenza della grande viticoltura mondiale, è reso tanto speciale non solo dalla storicità (vedi l’attività dei monaci), dalle condizioni climatiche e dalla qualità dei  terreni, ma anche dal "saper fare" dei vigneron francesi che attorno alla coltivazione dell’uva e alla sua trasformazione hanno creato una vera cultura. Un “savoir fare” francese portato avanti nei secoli con la disciplina e con la raffinatezza. AI monaci è dovuta la nascita del clos, i vigneti circondati da muretti ora veri marchi di qualità. Il mio viaggio in questa straordinaria regione della Francia era incominciato in piena notte percorrendo l’autostrada che attraversa il Monte Bianco. Al mattino, in perfetto orario come da programma, ero già Beaune, la capitale dei pregiati vini della Borgogna. Subito mi sono diretto verso l’Hotel-Dieu, un vero gioiello dell’architettura medioevale, costruito per aiutare i malati più poveri. Scenografici sono i suoi tetti di tegole verniciate che rendono unico questo complesso diventato Monumento Storico. Dopo aver passeggiato nel centro storico di Beaune, dominato da case a graticcio e da palazzi con deliziosi cortili mi sono diretto all’ora di pranzo a Nuits-Saint-Georges percorrendo la “route des grands crus” (la strada dei vini pregiati di Borgogna). Avevo prenotato un tavolo al Ristorante Le Cabotte, intrigato dal loro sito web che presentava nel menù i piatti tipici della cucina della Borgogna, ma soprattutto gli straordinari (e costosi) vini al calice provenienti dai pregiati vitigni di questa particolare territorio. La mia scelta gourmet è caduta sulle uova “pochés” (uova in camicia) in salsa allo Chardonnay come apertura e al rappresentativo boeuf alla borguignonne con purè (spezzatino della pregiata razza bovina “charolaise”) a seguire. Li ho abbinati con due vini della zona di Aloxe-Corton, un Pernand-Vergelesses bianco Chardonnay e un Corton Grand Cru rosso Pinot Noir. Ho scelto due bicchieri le cui uve sono le protagoniste della zona. Il pinot nero è un vitigno sofisticato, che diventa eccezionale quando matura nella zona intorno a Vosne-Romanée (vicino a Vougeot che avevo scelto come base delle mie scorribande vinicole). Le sue note fruttate (ribes, more e lamponi) e floreali rendono questo vino facilmente individuabile e la conferma l’ho avuta al naso, all’assaggio e alla straordinaria persistenza gusto-olfattiva. Lo chardonnay invece presenta profumi aromatici di fiori e frutta (vedi mela e pompelmo) oltre alle note di mandorla tostata e miele. Abbinate questi vini, come ho fatto nelle mie degustazioni, ai piatti tipici della cucina locale e ne sarete conquistati. La prima emozione era quindi già arrivata a pranzo e dovevo ancora vivere quella più particolare, uno dei miei piccoli sogni ricorrenti in questi anni : il volo in mongolfiera. L’ora è quella del crepuscolo, la mia preferita da sempre. Nei giorni precedenti il mio arrivo avevo avuto una scambio di email con Céline pilota insieme al compagno Pascal a Rully-Mercurey per poter realizzare il mio sogno. Quando sono arrivati insieme alla figlia Marie e al suo fidanzato Valentin ho capito che il volo era in “famiglia” e la cosa mi ha tranquillizzato ancora di più. Dopo i preparativi durati una quarantina di minuti, ai quali ho contribuito in semplici mansioni, sono salito sul grande cesto (navicella) insieme al pilota Pascal, a Marie e a Valentin anche lui al primo volo in mongolfiera. Céline ci ha seguito in auto per poterci poi recuperare a destinazione (non definita) dopo un’ora e un quarto. Pascal prima e durante il volo ci ha spiegato il funzionamento della mongolfiera. La prima sensazione che si prova in quota è quella dell’assoluta calma, con un senso di grande sicurezza. La serenità e il senso di libertà che si vivono nel contemplare il paesaggio dall’alto sono impagabili. Si viaggia con il leggerissimo vento e le sue correnti sopra i vigneti della Côte Chalonnaise, sopra Chalon sur Saône e dintorni, con i meravigliosi colori nel cielo, ignorando la destinazione finale. Indimenticabile, incredibile, unico questi sono gli aggettivi che ho usato nel vivere questa esperienza, ma forse “indescrivibile” sarebbe più appropriato. Al nostro arrivo in un campo di grano già tagliato a oltre venti km dal punto di partenza, Céline, dopo le varie indicazioni dettate al telefono, ci è venuta a riprendere. Tutti insieme di nuovo al lavoro a ripiegare la mongolfiera e a brindare il “battesimo” di volo per me e Valentin con una bottiglia di Cremant della zona, di mini paté in crosta e del diploma che ha certificato il volo. Il mio sogno lungo un giorno era terminato. Non avevo mai avuto un inizio di vacanza così elettrizzante e ricco di emozioni intense. Il giorno dopo al risveglio ho consumato la mia prima colazione all’aperto con tutti i cliché del “petit dejeuner” francese nel B&B che avevo scelto. Croissant “tutto burro”, baguette, marmellate e ancora burro straordinario. Mi ricordo quel film dove spiegavano i tre segreti della cucina francese : burro burro e burro. Forse l’avevo già citato in altri racconti ma era doveroso riproporlo. Riprendo il mio viaggio in auto, allietato dal sonoro delle canzoni francesi ascoltate anche nel soggiorno dell’agosto scorso nel Luberon, verso la mia base a Vougeot in un hotel immerso nei vigneti davanti al Clos di Vougeot. Prima di lasciare i bagagli nella mia camera decido di andare direttamente alla stazione per prendere il primo treno per Digione (13 minuti di tragitto), confortato dal meteo spettacolare che mi accompagnerà poi per tutto il viaggio. Digione è la capitale storica della Borgogna ed è famosa in primo luogo per la produzione della “moutarde” (senape). Digione è una città incantevole e ospitale. Piace subito al primo impatto. Digione ospita un centro storico straordinario e ben conservato con architetture  sfarzose, impreziosito da deliziose case a graticcio e da chiese gotiche come la Chiesa di Notre Dame famosa per il suo gufo scolpito su uno dei contrafforti laterali. Secondo la tradizione, per ottenere fortuna, si deve toccare il piccolo bassorilievo ed esprimere un desiderio. Proprio per il continuo toccarlo il gufo è diventato quasi irriconoscibile, ma tant’è che non si può rinunciare alla tradizione popolare. Un altro sito assolutamente da non perdere è il Palazzo dei Duchi davanti al quale si trova la Piazza della Liberazione, la più bella della città, un grande spazio circolare che rappresenta il cuore pulsante di Digione. Intorno alla piazza si trovano ristoranti e bar per accogliere i viaggiatori di passaggio oltre a essere un luogo affascinante e amato dalla gente del posto. Da non perdere è anche il mercato coperto di Digione, una vera meraviglia architettonica, slanciato dagli archi di metallo color verde “Tiffany". La costruzione in metallo ospita negozi in cui assaggiare o acquistare il meglio della gastronomia di Digione e della Borgogna. E’ una vera festa di colori e di sapori che si possono gustare direttamente in loco nei piccoli bistrot all’interno e/o nei ristoranti all’esterno della struttura come ho fatto io. Pranzo con il jambon persillé (aspic di prosciutto) abbinato a un bicchiere di fresco Chablis. Dopo pranzo ho fatto piccoli acquisti per amici e per me e poi ho iniziato finalmente il rientro per prendere possesso della mia camera con vista sulle vigne di Vougeot. Piccolo riposo e poi con la fedele Twingo inizio il mio girovagare tra i vigneti rinomati e di valore di Vosne-Romanée con tanto di foto di rito davanti ai vari cartelli di eccellenza : Romanée-Conti il più pregiato, l’Echezeaux, il Richebourg, il Romanée-Saint-Vivant, il La Tache. Ho concluso la giornata iniziando all’ora dell’aperitivo con un bicchiere di rosso Gevrey-Chambertin Premier Cru nella cittadina che lo produce e poi con un bellissimo rinfresco sulla terrazza dell’hotel davanti alle vigne, aspettando il tramonto, con un tagliere di salumi e formaggi e un bicchiere di bianco fresco Macon. C’est la vie ! Joie de vivre et vivre la vie. Nei giorni a seguire ho visitato le città di Chalon sur Saône (dopo averla vista dall’alto in mongolfiera), di Autun e di Cluny con la sua famosa Abbazia. Il finale di viaggio l’ho consumato in alta montagna davanti al Monte Bianco con la serata ad Argentiere e con l’esperienza ancora in quota grazie alla funivia dello Skyway di Courmayeur. Mi sono fermato alla stazione intermedia del Pavillon du Mont Fréty (2.173 m.) per evitare l’eventuale sofferenza per il mio cuore in altura. Vista a 180° sul Monte Bianco e panorami sulla natura incontaminata delle montagne intorno. Le ultime ore del mio bellissimo viaggio in Borgogna le ho spese prima per un saluto a Daniela e poi con un pranzo a base di vitello tonnato, agnolotti e semifreddo alla nocciola a Torino. Un bicchiere di rosso Nebbiolo e un calice di Barolo Chinato sono stati la mia compagnia per festeggiare la conclusione di un viaggio che mi ha emozionato giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Citando il testo di “Ragazzo fortunato” di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti direi che “se io potessi starei sempre in vacanza”, che “all’inferno delle verità io mento col sorriso” e che “mi hanno regalato un sogno, sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno” anche se lascio sempre aperta la porta del mio cuore.

La chanson du post : "Vivre la vie" interprétée par Kelly Joyce
7-8/22

mardi, juillet 05, 2022

Return to Mykonos

A Mykonos torno sempre volentieri. Quando voglio passare qualche giorno godendo dell’atmosfera emozionante delle Cicladi la scelta cade sempre su questa splendida isola greca. Le Cicladi sono le isole greche più conosciute e che tutti si aspettano nell'immaginario della classica Grecia da cartolina, dalle casette bianche con le imposte blu, alle barche dei pescatori nei piccoli porti, dalle magnifiche spiagge riparate dal vento alle cupole delle chiesette che spuntano sulla sagoma brusca delle colline assolate; e ancora dai mulini a vento scenografici alle accoglienti e incantevoli taverne sparse in ogni località fino alle cascate di bouganville dai colori accesi che si arrampicano sui candidi muri dei vicoli lastricati stretti, che di sera si vivacizzano con i turisti alle prese con  gli acquisti nelle botteghe locali. A Mykonos tutto corrisponde a ciò che ho appena descritto, non manca proprio niente. Questo viaggio è stato deciso nel giro di una ventina di giorni, prenotando i voli, un hotel con camera con vista sulla baia di Ornos e una piccola utilitaria per permetterci di girare l’isola in piena libertà. Il mio invito alla ragazza che mi ha accompagnato in questa fuga greca è stato accettato senza aver la possibilità di ripensamenti. Chi rinuncerebbe a così tanta bellezza ? Per me è sempre stata una “certificata” certezza arrivare qui a Mykonos. Le uniche incertezze, in questo periodo sempre alle prese col Covid e con la guerra ucraino-russa, erano relative alle cancellazioni dei voli low-cost per scioperi. Alla fine posso dire che è andato tutto meravigliosamente bene. Compagnia, location, gastronomia locale, mare, spiagge, sole e relax. Talvolta è difficile, molto difficile, descrivere con le parole le emozioni e le sensazioni che si provano in determinate circostanze felici di un viaggio. Guardare il mare seduti davanti a un piatto locale e a un bicchiere di vino bianco fresco, magari nei minuti che precedono un tramonto cercando complicità negli occhi della donna che si ha di fronte, sono momenti impagabili. Il ritmo dei  giorni trascorsi a Mykonos è stato contraddistinto da precisi rituali, talvolta divertenti e in altri casi speranzosi nelle aspettative. Dolce risveglio di coppia, abbondante colazione con l’immancabile yogurt greco e miele, la discesa verso la costa riparata dal vento (nel nostro caso a baia di Platys Gialos), la fortuna di trovare un buon parcheggio e poi la trattativa per conquistare il set “lettini e ombrellone”. Una dose di sole rigorosamente coperti dalle creme protettive, un’altra di dolce bagno nelle acque cristalline turchesi che spaziano fino al blu “greco” del mare e poi la scelta per un ristoro fronte spiaggia. Il pomeriggio che copia il mattino tra l’ascolto di musica (io) o di una buona lettura (lei) fino alla ricerca serale di una taverna tipica per provare i piatti tradizionali. L’immancabile tzatziki, il gyros con la pita (versione ellenica del kebab), il souvlaki (spiedino) di pollo di maiale o di agnello, la moussaka (sformato di melanzane fritte, carne tritata, patate e formaggio grattugiato cotto  in forno ... una parmigiana al cubo), l’insalata greca che mischia la feta con le olive kalamata, le cipolle rosse, i cetrioli, i pomodori, i peperoni verdi e un filo d’olio d’oliva, le sardine e le acciughe fritte o alla griglia e via scrivendo … E poi la bellezza della Chora (centro villaggio) di Mykonos città, un labirinto bianco di viuzze lastricate da vedere a ogni ora della giornata fino alla suggestiva emozione del tramonto e delle luci della sera. Mykonos è un’isola mondana come Ibiza, ma raffinata come tutte le Cicladi. L'isola di Mykonos non è solo glamour, trasgressione e divertimento come etichettata nel mondo, ma ha anche da offrire piccole meraviglie dove il ritmo lento classico della Grecia è ancora presente. Uno di questi luoghi è il caratteristico villaggio di Ano Mera, che si trova a circa otto chilometri da Mykonos Town, nell’interno dell’isola. Tranquillo e non toccato dal turismo di massa, presenta una grande piazza centrale dove tutta la vita si concentra con taverne per gustare la classica cucina greca o magari facendo due chiacchiere con un bicchiere di ouzo o di mastika (il mio preferito), liquori tradizionali greci. Il villaggio di Ano Mera è inoltre una buona base per poter esplorare e scoprire le bellissime spiagge di Kalo Livadi e di Elia. Interessante da visitare ad Ano Mera è la Chiesa con annesso Monastero Ortodosso di Panagia Tourliani. Ha un’architettura scenografica per la sua alta torre campanaria, per la fontana in marmo e per la sua cupola rossa. All'interno si trova una preziosa collezione di piccole icone incastonate nel legno. Se si vuole sfuggire alla frenesia del resto dell’isola c’è un altro luogo dove la pace regna sovrana ed è il Faro di Armenistis che si trova ad Agios Stefanos proprio di fronte all’isola di Tinos. Da qui si può ammirare l'infinito blu ed il paesaggio circostante ancora incontaminato inebriati dai profumi che arrivano dalle erbe selvatiche Il Faro è un vero monumento iconico dell'isola di Mykonos e il panorama dal suo promontorio è unico. E’ uno dei posti migliori dove ammirare lo stupendo tramonto che Mykonos gli regala, quando la luce trasforma tutto in una tavolozza di colori. Mykonos non delude mai, anche se, modesto parere, bisognerebbe viverla nei periodi meno affollati (maggio o ottobre) per godersela al meglio. La Grecia delle Cicladi è un vero paradiso di emozioni e Mykonos, per me, è la sua gemma più preziosa. I pranzi e le cene nelle taverne sono momenti unici, quelle piccole perle di gioia infinita. Condividerle è quasi un dovere. Erano cinque anni che non trascorrevo una piccola vacanza al mare in dolce compagnia e l’effetto è stato elettrizzante. Conoscersi in viaggio è sempre un’arma a doppio taglio, una scoperta disorientante e anche se il luogo è già stato visto in precedenza il tutto prende una luce diversa, un profumo diverso, un colore diverso. Si parte sempre con l’aspettativa che tutto fili liscio, perfettamente o quasi, e questa volta è andata proprio così. Nel giro di una settimana ho visto due nazioni confinanti, in solitario la Macedonia del Nord e in coppia la Grecia, con popolazioni affini ma con contrasti evidenti. Amo questa parte dell’Europa, mi piace ritornarci. Adoro mettere le gambe sotto un tavolo delle taverne greche sempre arredate in modo semplice ma contraddistinte da quei colori tradizionali il bianco e il blu che sono il segno distintivo delle Cicladi. L’indirizzo giusto ? Da Nikolas ad Agia Anna. Ci sono momenti nella vita nei quali si spera che il tempo trascorra più lentamente e quando ritorno a Mykonos vorrei fosse sempre così. 

Post's song : "True" performed by Spandau ballet

6-7/22

mardi, juin 28, 2022

The disarming beauty of Skopje

Un arcobaleno che dura un quarto d’ora non lo si guarda più … citava Goethe. Prendo spunto da questa citazione per parlare della bellezza.  Nella vita ci si abitua a tutto, anche alla bellezza. Credo sia indiscutibile quello che ho appena scritto. Bisognerebbe cercare sempre di vedere la bellezza, su tutti i fronti, con occhi nuovi, ma non è facile. Si invecchia e il tempo passa troppo velocemente. Ecco perché sento il bisogno di cercare cose nuove, posti nuovi, di vivere nuovi mondi. Sento proprio il desiderio di mettermi alla prova, di scoprire, di respirare la novità soprattutto nella scelta dei viaggi. E’ bellissimo immaginarmi in un posto dove non sono mai stato e sorprendermi dalla bellezza e dall’entusiasmo che scatena la conoscenza. La vecchia e cara Europa mi regala sempre delle piccole perle inaspettate. Le mie nuove esperienze nascono sempre nella ricerca di nuove nazioni e anche in questo caso di nuove capitali. Nel mio elenco delle novità mi ero soffermato più di una volta sulla città di Skopje, la capitale della Macedonia del Nord e in questo periodo visti gli aumenti ingiustificati sul fronte turismo di località più gettonate si è rivelata la scelta giusta, come già altre volte mi era capitato. Lasciata la mia scrivania d’ufficio al termine del turno del venerdì, col treno per Malpensa e con il volo diretto della Wizzair mi sono ritrovato, esattamente a mezzanotte, nella capitale macedone. L’impatto con i suoi monumenti illuminati meravigliosamente dalle luci artificiali è stato di bellissimo effetto visivo. Lungo il fiume Vardar mi stavano aspettando per ospitarmi su un galeone convertito in un hotel attraccato proprio davanti all’imponente Museo Archeologico della città. La mia stanza sottocoperta ha reso il tutto ancora più suggestivo. Splendida location proprio all’entrata del pieno centro storico di Skopje. Il galeone ha due terrazze  e al mattino la prima colazione è servita all’aperto con un panorama sorprendente. Mi sono alzato prestissimo per godermi ogni ora della giornata. Il tempo è semplicemente meraviglioso con un cielo terso e con un sole caldo. Il primo giro di perlustrazione mi ha immediatamente fatto capire che Skopje è la città delle statue. Ce ne saranno almeno un migliaio. Col piano di riqualificazione del 2014 hanno cercato di rendere l’urbanistica più appetibile al viaggiatore che mescolandosi col passato diventa una vera e propria “macedonia” di stili. Per molti appare kitsch dandole il soprannome di Las Vegas dei Balcani mentre ai miei occhi si è manifestata piacevole e intrigante, sicuramente particolare e singolare rispetto alle capitali d’Europa visitate. All’angolo del mio “galeone” c’è la Macedonia Square, il cuore pulsante della nuova Skopje, al cui centro troneggia la mastodontica statua in bronzo del guerriero a cavallo (omaggio ad Alessandro Magno). La statua si trova al di sopra di una fontana piedistallo dove di sera è possibile vederne i giochi d’acqua e di luce. Tutto il contesto fa parte di quel profondo intervento di restyling cui accennavo nelle righe precedenti, in questo caso con lo scopo di donare a Skopje una piazza degna di una capitale. Su tutto quello che ho visto nei due giorni della mia visita si possono esprimere pareri differenti a seconda del proprio gusto architettonico; per molti, come detto, può risultare un po’ eccessivo ma al loro intento di rafforzare un’identità nazionale non si comanda.  Così come l’Arco di Trionfo, che fa il verso a quello parigino, che si intravede dalla piazza stessa. Nei giorni precedenti il mio soggiorno avevo cercato sul web “le cose da vedere” e “i piatti locali da gustare” che sono il connubio di molti miei viaggi. Ho cercato proprio di seguirne i punti principali anche per darmi una traccia su cui “lavorare”. Ho anche scoperto che Madre Teresa di Calcutta è nata proprio qui a Skopje e a Lei è dedicata una casa museo memoriale, oltre alla fedele statua davanti la stessa. Il fiume Vardar divide questa parte della città con quella del vecchio bazar. Basta superare il ponte ad arco esclusivamente pedonale (il Ponte di Pietra), eredità del periodo ottomano, per addentrarsi nel cuore antico di Skopje, quello del vecchio bazar. Vivace e vitale proprio come la voglia di riprendersi il proprio ruolo di centro culturale e sociale della città. E’ sullo stile di quello che avevo visto a Sarajevo. E’ un caravanserraglio, o meglio ancora, un luogo di ritrovo. Qui vengono ospitati i tradizionali laboratori degli artigiani e dei bottegai, oltre alle rivendite di oggettistica di tutti i tipi dove “brilla” ed è proprio la parola giusta per definirla la “via dei gioiellieri”. Nella zona del vecchio bazar si trovano anche le principali moschee di Skopje, come la grande moschea del Pascià Mustafa. Attorno al bazar ci sono anche il vecchio Kale (castello) e gli hammam (i bagni pubblici, le antiche terme) recentemente trasformati in una splendida galleria d’arte nazionale. Per vivere in pieno la città di Skopje bisogna passare nel vecchio bazar all’ora di pranzo e provare i “kebapi e i tavce”. I kebapi sono un trito di carne leggermente speziata che prendono una forma cilindrica e si cuociono alla grigia. Il profumo dei Balcani è tutto dentro questo piatto da abbinare ai “tavce” fagioli al forno tradizionalmente presentati in un piatto di terracotta. L’unità base di misura dei kebapi è di numero 10 ma io ho iniziato il battesimo della cucina macedone con la versione da 5. Questi due piatti li ritroverete in tutti i piccoli ristoranti “a vista per la cottura degli stessi” del vecchio bazar. Questo antico centro pulsante della città è anche un elogio alla lentezza quando decido di fermarmi in uno dei vecchi locali per degustare una tazzina di caffè turco. L’ho apprezzato in più di un’occasione preferendo quello zuccherato senza sentire il bisogno di dover aggiungere il mio “latte freddo a parte”. Nell’elenco delle cose da non perdere a Skopje ce ne era una anche nei dintorni. Con un taxi mi sono fatto portare quasi in cima al monte Vodno, nell'antico villaggio di Nerezi. Qui ho trovato un affascinante monastero risalente al XII secolo che al suo interno ospita un'incredibile serie di affreschi in stile bizantino dedicati alla Passione di Cristo. Si tratta della chiesa di San Panteleimon dedicata all santo patrono dei medici e lavorando in un Poliambulatorio era quasi un atto dovuto. Il ritorno al centro storico di Skopje l’ho percorso a piedi sotto un sole cocente. Due ore di camminata, una sfida brillantemente vinta. Quello di Skopje è stato un piccolo viaggio che rifarei esattamente con gli stessi tempi e le stesse modalità di quanto ho vissuto. Mi affascina scoprire nuovi posti, nuova gente, nuovi mondi, nuovi profumi, nuovi azzardi gastronomici. La bellezza del riferimento iniziale del racconto sta proprio nella ricerca e nell’esplorazione della novità.

Post's song : "Only when you leave"" performed by Spandau Ballet
6/22

lundi, mai 30, 2022

A la conquête de la Lorraine

Dopo i precedenti nove viaggi in compagnia, ecco la mia prima evasione da sessantenne in solitario. Avevo bisogno di trascorrere qualche giorno lontano da tutto e da tutti e sono andato alla conquista della Lorena, regione della Francia a pochi chilometri dai confini della Germania e del Lussemburgo. Metz e Nancy erano nella mia lista viaggi e finalmente ho potuto mettere la spunta nell’elenco. Viaggio costellato da imprevisti risolti da scelte decise nell’arco di pochi minuti e da conseguenti spese sostenute senza pensare troppo e soprattutto dalle note liete di vivere due città semplicemente incantevoli per il loro splendore, la loro ricchezza e la loro magia. Tutto ha avuto inizio dal volo per Lussemburgo cancellato leggendo il tabellone a Malpensa e dalla corsa per prendere prima il treno e poi il taxi verso Linate, dove nel frattempo avevo prenotato un altro biglietto cambiando la compagnia aerea. Tutto ciò mi ha permesso di raggiungere la città di Metz con qualche ora di ritardo ma in tempo utile per farmi una bella dormita rigenerante in attesa del domani e del programma che avevo messo in preventivo. Già … il domani. Quanti pensieri negli ultimi tempi, vuoi per la salute, vuoi per il lavoro, vuoi per il futuro incerto. In questo viaggio, in più di un’occasione, mi sono imbattuto in scritte che riportavano alla parola “sorriso” quasi mi seguissero passo dopo passo. E così ho pensato subito alle due citazioni del grande Charles “Charlie” Chaplin : “Un giorno senza sorriso è un giorno perso” e “La felicità è il riflesso di un sorriso". E alla fine del viaggio, con tutti gli contrattempi che si sono susseguiti, ho fatto un’ulteriore considerazione sull’aforisma sempre dell’immenso Chaplin che sosteneva che per la vita ci vuole “ci vuole coraggio, immaginazione e un po’ di soldi”. La vita è meravigliosa, se non se ne ha paura. Parole sante. Quel domani è arrivato con la luce del giorno che filtrava dalla finestra della camera e così ho incominciato a respirare il mio viaggio in solitario. Metz mi aspettava. I primi passi verso la conquista della Lorena, alla fine della lunga e intensa giornata saranno più di quarantatremila (26 km), li ho fatti in direzione della scintillante Cattedrale Saint’Etienne che al suo interno custodisce le splendide vetrate di Marc Chagall che mi hanno riportato a quelle della Chiesa di Fraumünster di Zurigo. Situata direttamente accanto alla cattedrale gotica c’è la storica struttura del Mercato Coperto alimentare (Marché Couvert) impreziosito dai banconi dove in bella vista formaggi, carne, pesce e verdure si contendono gli occhi e la gola dei clienti. Ho scoperto in seguito che la gastronomia della Lorena ha creato delle specialità uniche in Francia come la quiche lorraine, conosciuta in tutto il mondo, il paté lorraine, le madeleines, i macarons, il famoso babà al rhum e la fantastica mirabelle, la tipica prugna da degustare sotto tutte le forme. Metz è attraversata da due fiumi, e dalla Place d’Armes, cuore pulsante della città, le sponde della Mosella sono letteralmente a ridosso della stessa. Eccomi ordunque a immortalarmi con lo sfondo da cartolina del Temple Neuf seguendo lo slogan-consiglio di un film francese appena uscito “On sourit pour la photo” (sorridiamo per la foto). Questa sarà una delle ultime fotografie prima che la mia fedele Canon GX9 mi lasci per sempre cadendo rovinosamente dal punto di appoggio rompendosi lo zoom. Ecco che subentrano le scelte veloci accennate a inizio racconto e la FNAC (grande magazzino audio-video e dintorni) è lì dietro l’angolo ad aspettarmi. L’acquisto è rapido e ora ho tra le mani una nuova fiammante Canon GX9. Quel “… e un po’ di soldi” della citazione di Chaplin è stato profetico. Il tempo corre veloce e non posso far attendere il tavolo prenotato per il pranzo al Ristorante Terroirs de Lorraine nel quartiere della Stazione (gare). Eccellente la scelta che cadrà sulla quiche lorraine, da un rosso leggero della Mosella e da una crème brulée aux mirabelles, praticamente in un solo pasto tre specialità con prodotti della tradizione. Nel frattempo il meteo diventava a dir poco splendido e quindi dovevo assolutamente raccogliere più istantanee possibili di Metz. Prima farò un salto alla Porte des Allemands una porta fortificata di Metz che sembra un piccolo castello medievale attraversato dal fiume Seille in un ambiente da cartolina e poi ritornerò nei pressi della stazione per ammirare l’imponente Centre Pompidou-Metz, un vero diamante dell’arte concepito per presentare quella moderna e contemporanea francese in tutte le forme. Per concludere la giornata in bellezza, non prima di degustare una crepe “complete” e bere un bicchiere di cedro, mi sono “regalato” una lunga passeggiata tra le vie della città vecchia per certificare il mio passaggio felice. Dal capoluogo odierno della Lorena (Metz) alla capitale storica (Nancy) è solo una questione di pochi chilometri coperti col treno regionale. Dall’architettura medievale, classica e contemporanea si passa a quella in stile liberty che si fregia del marchio Unesco per il suo eccezionale patrimonio architettonico. Nancy è un vero incanto e la piazza Stanislas il suo fiore all’occhiello, la sua gemma più preziosa. SI tratta di un autentico gioiello architettonico del 18° secolo, una delle piazze più belle d’Europa che mi sia capitato di vedere. Si resta abbagliati dall’eleganza dei suo maestosi edifici simmetrici tutti allacciati l’uno con l’altro da splendide cancellate in ferro battuto impreziosito d’oro. All’ora di pranzo ho preso un tavolo proprio nella smagliante Piazza Stanislas. Un tavolo con un panorama splendido davanti, quasi fosse una terrazza sulla città e con un delizioso menù dove ho scelto il foie gras, la sella d’agnello, la millefoglie alle fragole e un bicchiere di vino bianco fermo della Mosella. Il pomeriggio l’ho speso camminando sui ciottoli della città vecchia passando davanti al Palazzo Ducale, alle bellissime piazze verdi de la Carriere e de l’Alliance, fino ad arrivare alla Porte de la Craffe, un portone medievale con tue torri cilindriche, ingresso storico del passato. Le ultime emozioni del mio viaggio in Lorena, in questa bellissima parte della Francia dell’Est le ho vissute prima respirando l’atmosfera degli anni del secolo scorso in finale di Belle Epoque alla Brasserie Excelsior di Nancy, esempio famoso di Art Nouveau e poi con l’incontro a Lussemburgo con il mio amico Emilio. La Brasserie Excelsior è una location meravigliosa e potersela godere all’ora della prima colazione è stata una esperienza senza eguali. Le ore trascorse con Emilio, un ritorno al passato con vere chicche di scambi dialettici sul presente e sul futuro, sono state la bellissima conclusione alla mia evasione dal quotidiano. Metz s Nancy sono due località da poter essere visitate a piedi o in bicicletta per uno splendido weekend nell’Est della Francia.

Post's song : "I am there for you" performed by Huey Lewis and The News

5/22

 

vendredi, mai 20, 2022

Ajò Sardinnia - atto secondo

Sardegna, il ritorno. Sfruttando il “momento” meteo favorevole e sull’onda di quanto realizzato ad aprile, ci siamo lasciati spensieratamente trasportare ancora verso le coste della Sardegna, questa volta destinazione nord-est. Nel giro di poche ore ci siamo ritrovati, carta d’imbarco sul cellulare, all’aeroporto di Olbia Costa Smeralda e sembrava quasi non fosse terminato il viaggio di un mese fa. Cambio d’auto come fosse un cambio d’abito; la bianca BWM automatica ha lasciato il posto a una Panda ibrida di un colore scuro  indefinito metallizzato ma elegante. Dieci minuti di auto per coprire gli otto chilometri sulla strada che porta al Golfo degli Aranci e siamo sulla spiaggia di Pittulongu, splendida mezzaluna di sabbia candida con vista sull’imponente isola di Tavolara. Vito non perde tempo e si immerge nelle acque gelide mentre io contemporaneamente prenoto un tavolo per tre, vista mare, nel ristorante sulla spiaggia. In quel preciso istante abbiamo capito che l’impatto con questa parte della grande isola sarebbe stato emotivamente forte. Il pranzo con l’impagabile veduta sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta ed invece era solo l’inizio, la prima fetta. Una bottiglia di fresco bianco Vermentino, del pane carasau, dell’ottimo pesce da condividere tra frittura di calamari, tagliata di tonno e gamberoni, un piatto di piccoli bocconi di pecorino e  il nettare del mirto a fine pasto. Non si può chiedere di meglio. Nonostante l’ebbrezza del mix Vermentino-Mirto mi rimetto alla guida e ci dirigiamo verso l’hotel che avevamo adocchiato nelle ricerche sul web. Prendiamo due stanze, ci vestiamo da spiaggia e proseguiamo a nord in direzione Costa Smeralda dove incontreremo tante “perle” di sabbia bianca e mare cristallino. Ci fermeremo su quella della Marinella per una piccola dose di meraviglioso sole mitigato dal leggero venticello seguita dall’altrettanta razione ridotta di bagno nelle fredde acque. Ogni tratto di strada a seguire avrà una visione incredibile e i panorami che si presenteranno ai nostri occhi saranno di bellezza rara. Decidiamo di fare una sosta aperitivo a Porto Rotondo in attesa di un tramonto che si rivelerà spettacolare. Chiuderemo questa intensa giornata con un’ottima pizza a Olbia e con la musica della festa di San Simplicio patrono della città. Olbia è la porta d’ingresso del nord-est della Sardegna e il suo significato dal greco è “felice”. Saranno proprio dei giorni felici quelli a seguire. Il tempo meteo si manterrà bellissimo, nessuna nuvola all’orizzonte, clima invidiabile per questa parte dell’anno. E così si riparte con la fresca bellezza del mattino verso il regno delle vacanze di lusso nell’esclusivo borgo di Porto Cervo gioiello architettonico incastonato tra le bellezze naturali. Il piccolo porto vecchio risente l’influenza agli anni sessanta del secolo scorso e il centro di Poltu Celvu (in gallurese) è costruito su un piano rialzato rispetto al porto. Il principe Karim Aga Khan IV, affascinato dalla bellezza del tratto di costa gli diede vita creando un’architettura che mantenesse il più possibile la continuità con quella tipica locale, inserendola perfettamente nell’ambiente con un intreccio di arcate, piccoli balconi e boutique dalle firme prestigiose. Dopo Porto Cervo a pochissimi chilometri, vedremo Baia Sardinia, un’altra delle più famose località balneari dell’Isola. Il tempo di bere un buon caffè e proseguiremo sempre a nord verso il paradiso naturalistico dell’Isuledda o Isola dei Gabbiani. In realtà, è una penisola, unita da un istmo di sabbia bianca circondata dal mare turchese con le due spiagge che si aprono a ventaglio. Faremo il bagno, sempre con acqua fredda per me e tiepida per Vito e Betty e poi pranzeremo su quella di Porto Pollo. Piatti di pasta condita col pesce, fresco Vermentino a innaffiarli, seadas e il bicchierino di mirto per la lucidità della nostra mente. Nel pomeriggio ci dirigeremo verso l’isola della Maddalena dove Vito aveva prenotato due bellissime camere con vista mare all’Hotel il Gabbiano adiacente il porto. Porto che si affaccia su Palau da cui dista venti minuti di traghetto. Trascorreremo il pomeriggio sull’Isola di Caprera collegata alla Maddalena da un ponte di seicento metri dove sceglieremo la Cala Garibaldi per l’ennesimo fugace bagno nelle cristalline acque che prendono riflessi turchesi, verdi e azzurri a seconda delle ore della giornata. Concluderemo la giornata con una cena a base di pesce sul porto del centro abitato che prende il nome dell’isola. La giornata di sabato si aprirà con il sole che filtra dalle finestre della camera e con una colazione nella sala incastonata nella terrazza con le grandi vetrate. La Panda ci guiderà poi per la strada che percorre tutto il perimetro dell’isola con panorami mozzafiato immersi nel verde, insenature isolate, calette silenziose, bianche spiagge immacolate e mare turchese con graniti e porfidi che delimitano i tratti irregolari : un paesaggio splendido. Calette fatte anche di dune di finissima sabbia bianca circondate da rocce modellate dal tempo e penso anche dal vento. Bellezze naturali di vero impatto visivo come la spiaggia della Bassa Trinità o come quella della caletta di Spalmatore dove ci aspettava l’ennesimo tocca e fuggi per l’acqua fredda. La sabbia bianca si alterna con quella color crema a far da sfondo alla verde macchia mediterranea e abbellita dalle rocce color rosa. Mi ha ricordato molto la Corsica dell’Isola di Cavallo dove avevo passato una settimana di “passione” cinque anni fa. E’ arrivata l’ora di pranzo e perché non spenderla con un pasto a base di porcetto (maialino al forno con patate arrosto), zuppa gallurese (pane raffermo, formaggio e brodo di carni miste, cotta in forno e servita calda, proprio come fosse una lasagna), formaggi locali, vino rosso e mirto ? L’abbiamo spesa esattamente così. Dopo pranzo di riparte per la grande isola con il traghetto verso Palau. La destinazione della ultima notte sarda sarà Santa Teresa di Gallura. Ci arriviamo nel pomeriggio giusto il tempo di lasciare i piccoli bagagli da Tommaso dell’Hotel Canne al Vento. Santa Teresa di Gallura, ambita località turistica, è un caratteristico borgo che si eleva, con strade stile San Francisco, su un promontorio nell’estremità settentrionale della Sardegna, affacciato sulle Bocche di Bonifacio. A pochi chilometri di distanza troviamo la penisola di Capo Testa, punta settentrionale dell’Isola. Lungo l’istmo che la unisce alla terraferma si distendono due bellissime spiagge che con qualsiasi condizione di vento, godranno del mare calmo. Noi ci siamo soffermati su quella bianca e tranquilla dopo aver scattato qualche foto di rito con il grande Faro il cui panorama abbraccia la Corsica, le piccole isolette delle Bocche di Bonifacio. Le ultime ore di questo secondo atto in Sardegna le abbiamo respirate domenica prima sulla strada panoramica sopra Palau con l’arcipelago della Maddalena in bellavista, poi a Port Rafael, altra ricca ed esclusiva località, poi sulla spiaggia della “barca bruciata” per ritornare da dove tutto era incominciato sulla spiaggia di Pittulongu. Un ultimo piccolo fresco bagno prima dell’ennesimo pranzo con Vermentino, paccheri con pomodori gamberi e granella di pistacchio, un assaggio di pecorino e come ormai di rito un bicchierino di mirto per sorridere alla vita. Se vorrete lasciarvi conquistare ed essere cullati dal rumore delle onde questa parte della Sardegna è il posto giusto. La Costa Smeralda e il territorio circostante sono un paradiso esclusivo. Un paradiso che invita a meditare e a seguire sempre la linea dell’orizzonte.  Visitare la Sardegna in questo periodo dell’anno con il tempo meteo perfetto è stata una vera fortuna. Un tesoro anche per i pochissimi turisti, senza lo stress per trovare un posto ai parcheggi e lo stesso vale per un tavolo nei bellissimi ristoranti affacciati sul mare. La Sardegna ti resta dentro e vorresti già scoprire altri lidi dove godere di tutto ciò. Ajò Sardinnia … to be continued …

Post's song : "Everybody's Changing" performed by Keane

5/22

lundi, avril 18, 2022

Ajò Sardinnia

Primi voli dell’anno, prima volta in assoluto in Sardegna. Ci sono voluti sessant’anni per arrivare in questa terra straordinaria. L’inizio della primavera, lontano dalla ribalta estiva, mi ha aiutato, insieme a Vito e Betty, a scoprire questa grande isola caratterizzata dalla bellezza e dalla diversità dei paesaggi. La primavera in Sardegna è qualcosa di speciale. Forse, insieme agli inizi dell’autunno, è la stagione perfetta per scoprirla. La primavera in Sardegna è un tripudio di colori dove “madre natura” saggiamente utilizza tutta la tavolozza per deliziare il viaggiatore. Dalle tonalità del verde dei prati e degli alberi di questa stagione, all’azzurro  turchese dell’acqua che diventa blu intenso quando si va nel mare più profondo, dal giallo cangiante dei petali dei fiori fino ad arrivare all’arancione intenso dei tramonti. La Sardegna in primavera sembra un arcobaleno. Davvero non so da dove cominciare a parlare di Sardegna, perché non si può sfuggire al fascino inesorabile dell’Isola. Ti resta dentro e vorresti ritornarci ancora, subito. E sarà difficile scrivere per me senza dilungarmi nelle piccole emozioni vissute, ora dopo ora, nell’arco delle quattro giornate che ci siamo ritagliati per la nostra vacanza. La natura e la bellezza di questa isola la incontreremo subito nella splendida cittadina di Alghero, prima tappa del nostro viaggio di conoscenza della Sardegna. Il volo su Alghero è veloce. Il primo piacevole aneddoto è stato il noleggio dell’auto. La prenotazione accennava a una Mini Minor manuale, a benzina o simile e quel simile si trasformava in una BMW serie 1 diesel, bianca e soprattutto automatica. Nessuno di noi aveva mai guidato una macchina automatica e visto che la prenotazione era a mio nome mi sono dovuto avventurare a pilotarla con non poche divertenti titubanze. Pomello sulla D, piede destro sul pedale dell’acceleratore e via verso la città di Alghero alla ricerca di un rifugio per due notti. Alghero è la porta di nord-ovest dell’isola ed è uno dei luoghi più amati, grazie alle emozionanti passeggiate lungo i bastioni del porto, le case che prendono un colore speciale al tramonto e la splendida insenatura naturale affacciata sul mare smeraldo. Il suo litorale lungo circa 90 chilometri è detto Riviera del Corallo. Proprio sul litorale è iniziata di fatto la nostra avventura in Sardegna. Decidiamo di pranzare con vista mare e inoltrandoci verso il vicino Capo Caccia ci siamo imbattuti sulla spiaggia del Lazzaretto dove fortunatamente ci “aspettava” un tavolo praticamente in riva al mare. Pesce spada alla griglia e una bottiglia di fresco Vermentino : cosa chiedere di meglio come inizio vacanza ? Dopo pranzo siamo ritornati ad Alghero per respirarla e viverla quasi a marcarne il territorio. Il centro storico è la parte più affascinante della città. Un intreccio di vicoli che sbucano in piccole piazze o sul lungomare contornato dai bastioni. Le mura gialle e le case vecchie rievocano le origini catalane del paese, così come l’edificio religioso della Chiesa di San Michele, con la caratteristica cupola in maiolica colorata. Alghero è famosa anche per il corallo e l’arte manifatturiera locale la si ritrova nei piccoli negozietti sparsi nel centro storico. Proprio guardando le vetrine dei piccoli negozi che gli occhi di Vito hanno carpito una locandina che annunciava “a breve” la presentazione del nuovo libro di Fabio Volo “Una vita nuova” che affronta proprio la tematica del viaggio. Non ci siamo persi l’occasione per essere presenti e ascoltarlo di persona con la sua brillante e divertente dialettica. La parte finale del pomeriggio l’abbiamo letteralmente consumata prima vedendo il panorama della città dall’alto della terrazza all’ultimo piano dello Skybar dell’hotel Catalunya, poi lungo la passeggiata sui Bastioni ad ammirare lo spettacolo emozionante che la natura regala alle sere di Alghero : l’incredibile tramonto che ha colorato le nostre istantanee prima della cena. La cena ? Avevamo prenotato un tavolo all’elegante ristorante Mirador proprio a due passi dal punto panoramico dove avevamo assistito al tramonto. Dal sito del ristorante, mentre sto scrivendo il racconto del viaggio, leggo e riprendo fedelmente : “prendete un’antica dimora Patrizia del 1600 con i suoi stemmi, aggiungete botti di rovere, banconi di castagno e preziose riproduzioni d’epoca su pavimenti eleganti, mescolate il tutto con luci e colori risplendenti attraverso dei grandi vetri colorati, posate il tutto sui maestosi bastioni di Alghero e condite con vista e tramonti mozzafiato su Capo Caccia et voilà ... benvenuti al ristorante Mirador”. Il nostro tavolo è proprio nella sala interna ricavata nel giardino della dimora patrizia. Il nostro menù per la sera di benvenuto ad Alghero ? Spaghetti ai piccoli polpi di scoglio leggermente piccanti per Vito e Betty e fregola risottata allo stracotto di tonno, pomodoro confit e limone candito per me. A seguire, condividendoli, una sublime seadas artigianale (il dessert sardo per eccellenza) e una selezione di formaggi sardi con confetture e miele locale. La seadas fritta è in pratica una specie di tasca chiusa simile a un grande raviolo o panzarotto, ripiena di formaggio filante  e servita con miele locale. Se cercate un luogo che rimanga per sempre nel vostro cuore, il ristorante Mirador è il posto giusto. Piatti della tradizione algherese rivisitati con impiattamenti gourmet. La prima intensa e splendida giornata di Alghero era terminata e credo proprio sia andata oltre le aspettative per le emozioni provate in tutti i sensi. La nostra domenica si apre con un cielo terso e un sole brillante. Puntiamo verso nord direzione Stintino. Prima di arrivarci facciamo una deviazione, grazie a un cartello segnaletico, verso la spiaggia di Ezzi Mannu dove si trova lo stagno di Pilo, sito dove nidifica la fauna protetta del fenicottero rosa. Emozionanti gli scatti prima e durante il volo degli stessi. Ne vedremo altri ancora, di ritorno da Stintino, nello stagno vicino la spiaggia delle Saline. La nostra destinazione principe della mattinata era la spiaggia della Pelosa a Stintino. Ora ce l’abbiamo davanti ai nostri occhi. Ci appare come un dipinto: sabbia candida, mare con tinte caraibiche che vanno dal celeste, al turchese, dall’azzurro che si confonde col cielo al verde smeraldo, e infine al blu intenso con la Torre della Pelosa come soggetto perfetto. Acqua alle caviglie per Vito e Betty e istantanee insieme di rito per questa oasi di sfolgorante bellezza. Il contorno di morbide collinette con le tonalità della macchia mediterranea ti ricordano che non sei ai tropici, ma in Sardegna con lo sfondo dell’Isola dell’Asinara. La Pelosa è stata più volte votata come miglior spiaggia d’Italia, spesso tra le prime in Europa e anche persino nella top ten delle più spettacolari al mondo. La mattinata è scappata via velocemente ed giunta l’ora di trovare, visto il tempo meteo meraviglioso, un tavolo in riva al mare per il pranzo domenicale. Puntiamo come prima scelta il ristorante sulla spiaggia di Mugoni, sempre sul litorale di Alghero, ma non avendo prenotato non riusciamo nell’intento. Prendiamo l’occasione per ammirare e per fotografare questa altra bellissima spiaggia, un altro paradiso di tranquillità fatto di sabbia chiara e di mare cristallino. Le spiagge di questa parte della Sardegna nord occidentale disegnano una scenografia unica e sarà ancora la “nostra” spiaggia del Lazzaretto ad accoglierci per il pranzo in ora pomeridiana. Nell’attesa del nostro tavolo Vito si avventura in un bagno nelle gelide acque trasparenti. Terminato il nostro pranzo, in orario da tè del pomeriggio, scendiamo sulla suggestiva litoranea a sud di Alghero per visitare l’incantevole borgo di Bosa su consiglio del grande calciatore Pietro Paolo Virdis. Il borgo è caratterizzato dalle sue case variopinte arroccate sulle pendici del colle dominato dal castello medioevale e dalle casette, che sembrano disegnate con la matita, lungo la foce del fiume che lo divide in due. Il ritorno in serata ci riporta al ristorante Mirador che era rimasto nel nostro cuore dalla sera precedente. Pescando dal menù la scelta è caduta sulle caserecce al ragù bianco di maialino, cagliata, erbette e crema di tartufo per Betty e sui cubi di agnello con polpetta di fegato fritto, verdurine agrodolci e pane alla menta per me e Vito. Per concludere questa volta non abbiamo pensato alla condivisione e ci siamo gustati una seadas calda a testa e un bicchierino di mirto come da tradizione. Anche la seconda giornata è andata sempre oltre le aspettative. E’ arrivato il lunedì e così inizia la nostra discesa verso Cagliari il capoluogo della Sardegna, dove avevamo prenotato il volo di ritorno. La BMW bianca scorre per l’interno della regione-isola colorato di verde. Arriviamo il tempo per lasciare le tre piccole borse nelle stanze del bed & breakfast nel Quartiere Castello e di inoltrarci verso l’immensa e bellissima spiaggia cittadina del Poetto sul litorale tra Cagliari e Quartu Sant’Elena, che mi ha ricordato quella del Mondello di Palermo. Pranzo vista mare dalle vetrate del ristorante scelto per via del maestrale, il vento fresco. Menù con orziadas (anemoni) fritte con sapore di mare e morbido tonno alla griglia. Sfruttando il bel tempo ritorniamo in città per il nostro pomeriggio cagliaritano con una visita partendo dal nostro Quartiere Castello. Subito incontriamo la Cattedrale di Santa Maria Regina dei Sardi e poi a seguire la Torre dell’Elefante. Scendiamo nel Quartiere Marina (porto) adocchiando i ristoranti per la scelta della cena e poi con una scalinata ci dirigiamo verso il  Bastione di Saint Remy, uno scenografico e maestoso edificio di inizio XX secolo che si erge nel centro storico di Cagliari. Con un ascensore risaliamo verso la nostra BMW parcheggiata nella zona adiacente il nostro B&B per dirigerci di nuovo verso le spiagge cittadine, prima quella piccola di Calamosca e poi nella “nostra” Poetto come fosse un antipasto pre-cena. Cena tipica nel Quartiere Marina con immersione nella tradizione sarda con i “culurgiones chin tamata e afabica” (ravioli con salsa di pomodoro e basilico, ripieni di patate e menta), i “malloreddus a sa Campidanesa” (gnocchetti sardi con pomodoro e salsiccia) e i “durche sardu chin muscadu” (dolcetti sardi con moscato). Anche questa terza giornata in terra di Sardegna è terminata e la cena cagliaritana l’ha suggellata. Le ultime ore del nostro spettacolare viaggio le abbiamo spese sul litorale a sud-est di Cagliari, anticipandole con una fotografia dall’alto dell’anfiteatro romano. Il tempo meteo è nuvoloso e la guida verso Villasimius sembra quasi un itinerario del Nord d’Europa, con il “mare d’inverno”. Dopo Villiasimius proseguiremo verso Costa Rei e poi riprenderemo con destinazione Poetto per il pranzo (a base di risotto con rape rosse e pecorino, pesce spada con pomodorini e calice di vino rosé) che concluderà la nostra piccola vacanza. Ci precederanno gli scatti delle “vie del sale”, stagni “oasi” a pochi passi della città, dimore preferite dei fenicotteri rosa, qui decisamente più numerosi. La “nostra” Sardegna ci ha regalato momenti di felicità, anche enogastronomica, e sorprendenti emozioni visive. La Sardegna offre tutto quello che è possibile desiderare, nascondendo itinerari di bellezza senza fine, dove la flora e la fauna convivono con stupendo equilibrio. A parte il noleggio lussuoso della BMW i prezzi sull’isola sono stati al di sotto dello standard nazionale e questo è un altro ottimo motivo per la nostra promessa di ritornarci.

Post's song : "Sunrise" performed by Norah Jones

4/22