Come si possono descrivere le sensazioni che si provano in quota durante un volo in mongolfiera o ancora bevendo un bicchiere di Pinot Nero Grand Cru dopo aver vagato in auto tra i vigneti più pregiati al mondo ? Ebbene quelle sensazioni le ho provate in un solo giorno, il primo della mia vacanza ed è veramente difficile trovare le parole giuste che rendano merito a tali esperienze. Queste sensazioni le ho provate in Borgogna, senza dubbio una delle regioni più importanti della Francia, all’interno della migliore zona vinicola francese che sorge attorno alle città di Beaune e di Digione. Questo spicchio di territorio, con i suoi vini che rientrano nell’eccellenza della grande viticoltura mondiale, è reso tanto speciale non solo dalla storicità (vedi l’attività dei monaci), dalle condizioni climatiche e dalla qualità dei terreni, ma anche dal "saper fare" dei vigneron francesi che attorno alla coltivazione dell’uva e alla sua trasformazione hanno creato una vera cultura. Un “savoir fare” francese portato avanti nei secoli con la disciplina e con la raffinatezza. AI monaci è dovuta la nascita del clos, i vigneti circondati da muretti ora veri marchi di qualità. Il mio viaggio in questa straordinaria regione della Francia era incominciato in piena notte percorrendo l’autostrada che attraversa il Monte Bianco. Al mattino, in perfetto orario come da programma, ero già Beaune, la capitale dei pregiati vini della Borgogna. Subito mi sono diretto verso l’Hotel-Dieu, un vero gioiello dell’architettura medioevale, costruito per aiutare i malati più poveri. Scenografici sono i suoi tetti di tegole verniciate che rendono unico questo complesso diventato Monumento Storico. Dopo aver passeggiato nel centro storico di Beaune, dominato da case a graticcio e da palazzi con deliziosi cortili mi sono diretto all’ora di pranzo a Nuits-Saint-Georges percorrendo la “route des grands crus” (la strada dei vini pregiati di Borgogna). Avevo prenotato un tavolo al Ristorante Le Cabotte, intrigato dal loro sito web che presentava nel menù i piatti tipici della cucina della Borgogna, ma soprattutto gli straordinari (e costosi) vini al calice provenienti dai pregiati vitigni di questa particolare territorio. La mia scelta gourmet è caduta sulle uova “pochés” (uova in camicia) in salsa allo Chardonnay come apertura e al rappresentativo boeuf alla borguignonne con purè (spezzatino della pregiata razza bovina “charolaise”) a seguire. Li ho abbinati con due vini della zona di Aloxe-Corton, un Pernand-Vergelesses bianco Chardonnay e un Corton Grand Cru rosso Pinot Noir. Ho scelto due bicchieri le cui uve sono le protagoniste della zona. Il pinot nero è un vitigno sofisticato, che diventa eccezionale quando matura nella zona intorno a Vosne-Romanée (vicino a Vougeot che avevo scelto come base delle mie scorribande vinicole). Le sue note fruttate (ribes, more e lamponi) e floreali rendono questo vino facilmente individuabile e la conferma l’ho avuta al naso, all’assaggio e alla straordinaria persistenza gusto-olfattiva. Lo chardonnay invece presenta profumi aromatici di fiori e frutta (vedi mela e pompelmo) oltre alle note di mandorla tostata e miele. Abbinate questi vini, come ho fatto nelle mie degustazioni, ai piatti tipici della cucina locale e ne sarete conquistati. La prima emozione era quindi già arrivata a pranzo e dovevo ancora vivere quella più particolare, uno dei miei piccoli sogni ricorrenti in questi anni : il volo in mongolfiera. L’ora è quella del crepuscolo, la mia preferita da sempre. Nei giorni precedenti il mio arrivo avevo avuto una scambio di email con Céline pilota insieme al compagno Pascal a Rully-Mercurey per poter realizzare il mio sogno. Quando sono arrivati insieme alla figlia Marie e al suo fidanzato Valentin ho capito che il volo era in “famiglia” e la cosa mi ha tranquillizzato ancora di più. Dopo i preparativi durati una quarantina di minuti, ai quali ho contribuito in semplici mansioni, sono salito sul grande cesto (navicella) insieme al pilota Pascal, a Marie e a Valentin anche lui al primo volo in mongolfiera. Céline ci ha seguito in auto per poterci poi recuperare a destinazione (non definita) dopo un’ora e un quarto. Pascal prima e durante il volo ci ha spiegato il funzionamento della mongolfiera. La prima sensazione che si prova in quota è quella dell’assoluta calma, con un senso di grande sicurezza. La serenità e il senso di libertà che si vivono nel contemplare il paesaggio dall’alto sono impagabili. Si viaggia con il leggerissimo vento e le sue correnti sopra i vigneti della Côte Chalonnaise, sopra Chalon sur Saône e dintorni, con i meravigliosi colori nel cielo, ignorando la destinazione finale. Indimenticabile, incredibile, unico questi sono gli aggettivi che ho usato nel vivere questa esperienza, ma forse “indescrivibile” sarebbe più appropriato. Al nostro arrivo in un campo di grano già tagliato a oltre venti km dal punto di partenza, Céline, dopo le varie indicazioni dettate al telefono, ci è venuta a riprendere. Tutti insieme di nuovo al lavoro a ripiegare la mongolfiera e a brindare il “battesimo” di volo per me e Valentin con una bottiglia di Cremant della zona, di mini paté in crosta e del diploma che ha certificato il volo. Il mio sogno lungo un giorno era terminato. Non avevo mai avuto un inizio di vacanza così elettrizzante e ricco di emozioni intense. Il giorno dopo al risveglio ho consumato la mia prima colazione all’aperto con tutti i cliché del “petit dejeuner” francese nel B&B che avevo scelto. Croissant “tutto burro”, baguette, marmellate e ancora burro straordinario. Mi ricordo quel film dove spiegavano i tre segreti della cucina francese : burro burro e burro. Forse l’avevo già citato in altri racconti ma era doveroso riproporlo. Riprendo il mio viaggio in auto, allietato dal sonoro delle canzoni francesi ascoltate anche nel soggiorno dell’agosto scorso nel Luberon, verso la mia base a Vougeot in un hotel immerso nei vigneti davanti al Clos di Vougeot. Prima di lasciare i bagagli nella mia camera decido di andare direttamente alla stazione per prendere il primo treno per Digione (13 minuti di tragitto), confortato dal meteo spettacolare che mi accompagnerà poi per tutto il viaggio. Digione è la capitale storica della Borgogna ed è famosa in primo luogo per la produzione della “moutarde” (senape). Digione è una città incantevole e ospitale. Piace subito al primo impatto. Digione ospita un centro storico straordinario e ben conservato con architetture sfarzose, impreziosito da deliziose case a graticcio e da chiese gotiche come la Chiesa di Notre Dame famosa per il suo gufo scolpito su uno dei contrafforti laterali. Secondo la tradizione, per ottenere fortuna, si deve toccare il piccolo bassorilievo ed esprimere un desiderio. Proprio per il continuo toccarlo il gufo è diventato quasi irriconoscibile, ma tant’è che non si può rinunciare alla tradizione popolare. Un altro sito assolutamente da non perdere è il Palazzo dei Duchi davanti al quale si trova la Piazza della Liberazione, la più bella della città, un grande spazio circolare che rappresenta il cuore pulsante di Digione. Intorno alla piazza si trovano ristoranti e bar per accogliere i viaggiatori di passaggio oltre a essere un luogo affascinante e amato dalla gente del posto. Da non perdere è anche il mercato coperto di Digione, una vera meraviglia architettonica, slanciato dagli archi di metallo color verde “Tiffany". La costruzione in metallo ospita negozi in cui assaggiare o acquistare il meglio della gastronomia di Digione e della Borgogna. E’ una vera festa di colori e di sapori che si possono gustare direttamente in loco nei piccoli bistrot all’interno e/o nei ristoranti all’esterno della struttura come ho fatto io. Pranzo con il jambon persillé (aspic di prosciutto) abbinato a un bicchiere di fresco Chablis. Dopo pranzo ho fatto piccoli acquisti per amici e per me e poi ho iniziato finalmente il rientro per prendere possesso della mia camera con vista sulle vigne di Vougeot. Piccolo riposo e poi con la fedele Twingo inizio il mio girovagare tra i vigneti rinomati e di valore di Vosne-Romanée con tanto di foto di rito davanti ai vari cartelli di eccellenza : Romanée-Conti il più pregiato, l’Echezeaux, il Richebourg, il Romanée-Saint-Vivant, il La Tache. Ho concluso la giornata iniziando all’ora dell’aperitivo con un bicchiere di rosso Gevrey-Chambertin Premier Cru nella cittadina che lo produce e poi con un bellissimo rinfresco sulla terrazza dell’hotel davanti alle vigne, aspettando il tramonto, con un tagliere di salumi e formaggi e un bicchiere di bianco fresco Macon. C’est la vie ! Joie de vivre et vivre la vie. Nei giorni a seguire ho visitato le città di Chalon sur Saône (dopo averla vista dall’alto in mongolfiera), di Autun e di Cluny con la sua famosa Abbazia. Il finale di viaggio l’ho consumato in alta montagna davanti al Monte Bianco con la serata ad Argentiere e con l’esperienza ancora in quota grazie alla funivia dello Skyway di Courmayeur. Mi sono fermato alla stazione intermedia del Pavillon du Mont Fréty (2.173 m.) per evitare l’eventuale sofferenza per il mio cuore in altura. Vista a 180° sul Monte Bianco e panorami sulla natura incontaminata delle montagne intorno. Le ultime ore del mio bellissimo viaggio in Borgogna le ho spese prima per un saluto a Daniela e poi con un pranzo a base di vitello tonnato, agnolotti e semifreddo alla nocciola a Torino. Un bicchiere di rosso Nebbiolo e un calice di Barolo Chinato sono stati la mia compagnia per festeggiare la conclusione di un viaggio che mi ha emozionato giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Citando il testo di “Ragazzo fortunato” di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti direi che “se io potessi starei sempre in vacanza”, che “all’inferno delle verità io mento col sorriso” e che “mi hanno regalato un sogno, sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno” anche se lascio sempre aperta la porta del mio cuore.
La chanson du post : "Vivre la vie" interprétée par Kelly Joyce
7-8/22
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