"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, janvier 22, 2017

Me gusta Gran Canaria

Si apre con un clima primaverile il mio primo viaggio dell’anno. Sull’Italia continua imperterrito il gelido inverno, mentre sull’isola di Gran Canaria la temperatura media di aggira tra i 17 e i 23 gradi. Se non fosse stato per la trasferta di lavoro di Edoardo a Las Palmas di Gran Canaria capoluogo dell’isola, probabilmente non sarei qui, almeno per il momento, a scrivere di questa nuova avventura. Vito Betty e io arriviamo in serata con un doppio volo (scalo a Madrid) e con una scorribanda con l’auto presa a noleggio ci dirigiamo verso il grazioso e moderno appartamento (airbnb) che diventerà per tre giorni la nostra base a Las Palmas a cinquanta metri dalla Playa Chica sulla parte centrale del lungomare (paseo) della Playa de Las Canteras. Il tempo di abbracciare Edoardo e depositare i nostri piccoli bagagli e ci buttiamo a capofitto alla scoperta dell’isola di Gran Canaria partendo dai consigli del nipote che ci porta subito nell’antico centro storico. Camminando lungo stradine acciottolate, sulle quali si affacciano balconi nello stile tipico dell’architettura coloniale dei secoli passati, arriviamo nella piccola rettangolare piazza ombreggiata da palme, dove si innalzano le due torri della Cattedrale di Santa Ana, la prima chiesa delle Canarie. Sembra il Sud America. Siamo nel cuore del quartiere di Vegueta e siamo nel giorno migliore della settimana per i “canari” : il giovedì sera. Qui gli abitanti e i turisti si ritrovano per fare l’aperitivo con le immancabili tapas che noi abbiamo accompagnato con le “papas arrugadas” patate che vengono cotte senza togliere la buccia da intingere col “mojo” una salsa piccante; noi ci siamo mischiati con loro e più tardi nel ritorno alla piazza abbiamo fatto il nostro primo autoscatto illuminato con lo sfondo delle statue in bronzo raffiguranti dei cani, che evocano l’origine del nome Canarie (il leggendario canide). Il mattino seguente è uno dei “trecento giorni di sole all’anno” che reclamizzano l’isola e lo sfrutteremo meravigliosamente seguendo il programma che ci permetterà di vedere un’incredibile vetrina di paesaggi pieni di contrasti dove spiccano le straordinarie ricchezze naturali. L’isola si rivelerà un piccolo "continente in miniatura”, dove le palme si alternano ai cactus e dove piccoli paesi di montagna si affacciano su dune di fine sabbia dorata. E intorno il mare, quello dell’oceano Atlantico. Dopo la colazione si parte in direzione Maspalomas nel caldo sud di Gran Canaria. A Maspalomas siamo i benvenuti tra le stupende dune che costeggiano la spiaggia che lambisce le fredde acque dell’Atlantico. Non sembra gennaio e indossiamo il costume da bagno. I miei tre compagni di viaggio coraggiosamente si tuffano nell’oceano mentre io li guardo e scatto fotografie di rito in questa parte dell’estremo sud dell’isola. Qui il paesaggio è davvero sorprendente; il clima, come avevo letto nelle mie ricerche su Internet, è perfetto tutto l’anno. Scordatevi i cappotti (nel nostro caso i piumini), dimenticatevi i condizionatori, su questa isola è primavera continua. La vista è unica nel genere e le dune faranno da scenografia alla nostra foto del post. Da un contrasto all’altro ci ritroveremo nel pomeriggio a fare una bellissima escursione a piedi al Roque Rublo una delle rocce naturali più grandi del mondo. Una “fresca” camminata, su un sentiero ben tracciato di circa cinquanta minuti in altura, dove toccheremo i 1.813 metri sul livello del mare, ci porterà ai piedi di questi enormi blocchi di roccia di origine vulcanica. Il Roque Nublo è stato un antico luogo di culto per gli aborigeni canari e si eleva per ben ottanta metri dalla sua base. Questi macigni sono ben visibili già in lontananza e quando si arriva al “traguardo” si può godere di vedute spettacolari della caldera di Tejeda, che raggiungono una bellezza singolare e suggestiva al tramonto. Il rientro alla base lo festeggeremo pasteggiando in un locale sulla Playa de Las Canteras con una paella e una caraffa di sangria. Il dopocena lo percorreremo sul lungo “paseo” intonando un medley di canzoni sulle note sprigionate dall’ukulele di Edoardo e dall’armonica di Vito non dopo esserci carburati dell’immancabile bicchierino di rum al miele. Una giornata piena, una giornata dove la contrapposizione dei paesaggi è stato il vero leitmotiv della stessa. Il giorno seguente lo abbiamo dedicato a Las Palmas e in particolare alla lunga striscia di spiaggia sabbiosa (Playa de Las Canteras) che ci ha ospitato. Anche qui il contrasto con il traffico e il trambusto della città è ben evidente. Las Canteras ha un lungomare di tre chilometri che diventa terreno fertile per chi fa footing o per chi, come noi, ama la semplice camminata. La Playa de Las Canteras è un ambiente di mare dove si può fare sport in qualsiasi giorno della settimana, in qualsiasi periodo dell’anno. In costume da bagno col telo mare o con la tavola da surf sotto braccio godetevi questa perla che consente ai bagnanti (residenti e turisti) di nuotare in acque tranquille o ai surfisti (turisti e residenti) di cavalcare le onde nella parte che si affaccia sull’Auditorium Alfredo Kraus. E’ un luogo ideale anche solo per rilassarsi al sole. Si affittano a prezzi irrisori un lettino e un ombrellone e ci si addormenta col fruscio delle onde del mare meglio se il tutto è fatto dopo un pranzo in un delizioso ristorante che si affaccia a strapiombo sulle rocce e che propone piatti da scegliere in bellavista dal bancone interno. Pescato e mangiato potrebbe essere il loro motto. Nel tardo pomeriggio abbiamo “ispezionato” l’ostello dove sta prestando servizio il buon Edoardo e dove abbiamo conosciuto i suoi colleghi e alcuni caratteristici personaggi della zona. Un buon Rjoca nella cena a base di carne di maiale suggellerà l’evento. Siamo quasi alla fine di questo lungo weekend e le ultime ore ci riserveranno un’autentica scoperta da custodire gelosamente. La giornata è molto calda. Dopo aver visionato la Caldera de la Bandama (cratere vulcanico) raggiungiamo, a cinque minuti dall’aeroporto di Las Palmas di Gran Canaria, un gioiello di villaggio marinaro con case bianche, porte e finestre dipinte di blu. Questa è Tufia. Lontana dalla confusione e dal frastuono delle località turistiche, nascosta e protetta dai venti e al riparo dalle correnti. L’atmosfera è familiare, quasi magica. La deliziosa spiaggetta di sabbia nera su cui si affacciano le case è un piccolo e segreto angolo dell’isola. Niente negozi, niente ristoranti, niente bar. Un abitante del luogo ci invita a sederci a bordo spiaggia e ci offre un’insalata fresca con avocado formaggio e surimi. Appoggiamo i boccali di birra, chiudiamo gli occhi e ci stacchiamo dal mondo. La colonna sonora è quella del rumore delle onde che si infrangono sui piccoli scogli e del suono del vento. E’ uno luogo praticamente sconosciuto dai turisti. Per noi è la giusta conclusione a questa fuga dalla “realtà” e di questo ringrazieremo Edoardo nei saluti di affettuoso commiato in aeroporto. L’anno dei viaggi è cominciato bene.

Post's song : "Me gustas tu" performed by Manu Chao
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