"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

mercredi, octobre 18, 2017

Leiden, the Dutch blessed oasis

Tolti i punti, tolti i cerotti, alleggeriti i pensieri. Riparto da Leiden anche se, nonostante tutto, non mi ero mai fermato. Leiden é un’incantevole, rilassante località olandese a soli meno di venti minuti di treno dall’aeroporto di Schiphol (Amsterdam). Il tragitto che dalla stazione mi condurrà all’hotel sarà un piacere per gli occhi con il susseguirsi di canali, ponticelli, lampioni con i fiori, biciclette e mulini. La mia scelta per l’ultima parte dei viaggi dell’anno non poteva essere la migliore sia per rilassarmi e al contempo per ricaricarmi, anche solo per due giorni. Sono ufficialmente in tournée quasi fossi uno scrittore per presenziare l’uscita dell’ultimo libro. Se tutto andrà come deve andare sarò presente dopo l’Olanda, in Grecia, in Abruzzo, in Francia, in Marocco, ancora in Francia, in Gran Bretagna fino al Natale di Roma anche se penso di aggiungere un’altra data viste le continue richieste (le mie interiori). La vista dalla mia camera al primo piano dell’hotel, che si affaccia su un piccolo parco, mi permette di monitorare i vari colori che la luce del giorno e della notte regalano al mulino. Mi sembra di essere in una fattoria proprio dietro il Morspoort, la porta occidentale della città di Leiden datata anno 1669 situata sul canale Morssingel. Anche la stanza é in simbiosi con l’ambiente; travi e pavimento in legno, accessori in ottone, un letto matrimoniale con un bel piumino bianco. Ma è proprio l’ubicazione e l’atmosfera circostante che mi danno l’idea di una vera oasi di tranquillità : panchine, il verde dell’erba, un mulino (Molen de Put), un canale con tanto di cigni bianchi. Mi cambio d’abito per la godibile temperatura primaverile nonostante l’autunno : polo arancione in omaggio alla nazione ospitante e i miei classici pantaloni da viaggio, quelli con le grandi tasche. Sono pronto e, preso dall’entusiasmo, decido subito quale sarà la foto del viaggio. Lo scenario proprio dietro l’hotel é quello che si presta al meglio per l’istantanea di Leiden. La bella porta di accesso alla città, il ponte levatoio bianco, il verde dell’erba e i colori fluttuanti del  canale. Un paio di click in autoscatto prima di trovare la giusta inquadratura, la posa e il sorriso di sempre ed é fatta. Ora posso dedicarmi con calma alla visione da viaggiatore della cittadina. Torno sui passi dell’arrivo e osservo con più attenzione l’altro grande e vecchio classico mulino, il De Valk del 1743 che macinando cereali è stato in attività fino al 1925 e oggi è divenuto museo. É già ora di pranzo e decido di assaggiare un piatto locale, il pannenkoeken una sorta di crespella stile pancake con formaggio prosciutto e speck come invito da piatto del giorno. Un buon boccale di birra sarà il giusto accompagnamento. Tavolino all’aperto nella piazza del bestiame e completo relax baciato dal sole caldo di metà giornata. Il momento è quello giusto per dare ancora piccola scrematura ai pensieri. Sono a distanza di una trentina di metri dall’imbarcadero per il giro dei canali e terminato il piccolo pasto, acquisto il biglietto e proseguo con un “trattamento rilassante” facendomi dondolare per altri cinquanta minuti sui canali (Leiden ne ha per 28 km sovrastati da 80 ponti). Alla fine del tragitto mi sarò regalato una bella infarinatura della città guardandola dal basso. Questo mi permetterà in seguito di ritornare sui punti più caratteristici della bella vita dei cittadini di Leiden. Con il mulino proprio di fronte al mio hotel come riferimento mi imbatto nella piazzetta-parco di Rembrandt che qui ha avuto i suoi natali. Peccato non ci sia un museo personale come quello visitato a Delft per Vermeer. L’impatto con Leiden é stato decisamente il migliore per la serenità che trasmette e per aver tutto a portata di mano (sarebbe meglio dire di occhi e di piedi). La mia impressione iniziale sarà poi confermata per tutto il soggiorno. Leiden sta all’Olanda come Fez sta al Marocco, questa la mia opinione personale. L’atmosfera che si sente e che si vive è proprio quella fuori dal turismo di massa e quindi più genuina più autentica, qui si assapora l’essenza di un popolo. Prima di recarmi nel ristorante che avevo scelto, mi godo il panorama del tramonto da un piccolo ponticello con vista mulino. La sensazione che trasmette é quella della quiete, il ritmo giusto per godersi la piccola vacanza. Ottima la cena al ristorante di carne dove per via del mio ordine vengo scambiato per uno spagnolo. Entrecote di Rubia Gallega e il bicchiere di Rioja le mie scelte. Ho apprezzato anche l’originalità del far scegliere ai commensali il coltello per tagliare le morbide carni. Ça va sans dire. Rientrando in hotel mi sembra che Leiden faccia da sempre parte di me e le poche ore trascorse sembrano l’equivalente di una settimana intera. Entro nella stanza, alzo la piccola tendina oscurante e mi godo il mio mulino di notte. Sembra una favola. L’alba arriva tardi in questa città in questo periodo dell’anno e quindi mi godo il tepore del soffice piumone. Al piano terra mi stanno però aspettando per coccolarmi con la colazione; non mi faccio attendere visto che per me é il momento più bello dei viaggi. Con gli occhi ancora “borseggianti” per la sveglia esco nel piccolo giardino adiacente l’entrata dell’hotel. Nulla si è mosso : la panchina, il verde del mattino, il canale, il mulino. Ci sarebbe tutto per restare lì incantati per ore ma io sono sempre in corsa, non voglio perdermi nulla. Inforco il manubrio della bicicletta bianca dell’hotel e vado a vedere da vicino il Corpus dove all'interno di un edificio trasparente alto 35 metri e a forma di corpo umano si trova una originale mostra dedicata proprio al “corpo umano” e al suo funzionamento. Percorrendo la piste ciclabile per arrivare a destinazione leggo dai cartelli che ci sono alcune città interessanti vicine a distanza di pedalata e la mia scelta cade su L’Aja (Den Haag) sede del governo olandese e residenza della regina d’Olanda. In un’ora e mezza con una pedalata blanda e fissa raggiungo l’Aja. Lego la bicicletta (ma qualcuno ne ruba ancora in queste città dove c’è ne sono più degli abitanti stessi ?) e mi addentro nella zona pedonale. C’ero stato tanti anni prima in camper con Vito & family e ricordavo con piacere il laghetto con le anatre e le oche intorno al quale ci sono il Parlamento, l’ufficio del primo ministro (solito recarsi al lavoro in bici) e il cortile interno con il palazzo medievale in stile gotico dove vengono convocate le sedute inaugurali del parlamento e le cerimonie reali. Mi fermerò soltanto davanti all’Atelier de Frites dove mi attendeva la porzione di patatine fritte stile gioielleria. É pur sempre un bel momento per uno che è stato in ristoranti stellati in giro per l’Europa. Le calorie regalatemi dalla maionese classica le consumerò rientrando a Leiden ripercorrendo la ciclabile dell’andata. Tre ore di pedalata varranno pur sempre qualcosa visto che sono lontano per infortunio dal campetto domenicale in erba sintetica di Bresso che mi vede talvolta ancora in gesta calcistiche da adolescente. Al rientro questa volta mi lascio coccolare dalla panchina, dal verde, dal canale e dal mulino lasciati prematuramente al mattino. La stanchezza e il piccolo fastidio che ti regala la sella quando si usa la bicicletta dopo tanto tempo si sentono ma é pur sempre relax. Il tempo di riprendermi e di nuovo risalgo sulle due ruote per percorrere la parte più bella dei canali e adocchiando un tavolino in posizione strategica mi fermo per una sosta a base di tè freddo della casa. Mando foto agli amici, chiacchiero al telefono con Vito e mi godo il panorama sui canali. Questa é vita. La serata mi regalerà poi un momento che in questi anni di viaggiatore solitario non mi era mai capitato. É stato l’incontro inconsapevolmente voluto dal cameriere del ristorante gourmet, tavoli vicini, con Barbara e Isabella due italiane (o meglio due cittadine del mondo con idioma italico) in libera uscita dal lavoro. La lunga chiacchierata si é rivelata gradevole sia per simpatia che di sorprendente empatia, quasi ci conoscessimo da sempre. Si é svariato su viaggi, lavoro, sentimenti e gastronomia. A fine cena ci siamo lasciati augurandoci il meglio dalla vita e per Isabella e il sottoscritto anche un futuro roseo sui sentimenti. Mi spiace non aver fatto una foto insieme ma capita di rado di avere conversazioni così piacevoli che il tutto é sfuggito dall’ebbrezza dell’evento. I cinque bicchieri di vino che hanno accompagnato il mio menù degustazione si sono fatti sentire nella camminata di rientro, ma ero felice. Sveglia ... c’é ancora qualche ora per gustarmi Leiden. Faccio una bella rilassante colazione, guardo il mio habitat di questi giorni e inizio a camminare beatamente per le stradine del centro città. Passeggiando senza fretta e senza mete precise, si scoprono piccoli gioielli rimasti “invenduti” come a esempio le poesie sui muri che addobbano alcune case sparse in giro per Leiden. É un progetto nato a inizio anni novanta in omaggio alla cultura che la storica e più antica Università d’Olanda già dispensa quotidianamente. Mi ritrovo senza saperlo in mezzo agli studenti nella zona vicino l’Orto Botanico. Pretendo l’investitura da insegnante per età e per esperienza che solo il viaggio ti dona. Laurea ad honoris causa. Fra tre giorni sarò ancora in viaggio e ...

Post's song : "Ti fa stare bene" performed by Caparezza
10/17

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