Scartando l'involucro del cioccolatino boero mi appare la scritta "Berlino : ritenta, sarai più fortunato". Alla capitale tedesca ho concesso un'ulteriore prova per decidere sul mio piacimento. Berlino nelle due occasioni precedenti (2005 e 2009) non mi aveva mai conquistato completamente. L'ho amata per il fascino che trasmette ma mi è sempre rimasto qualche dubbio. Berlino per me é stata una svolta in un momento particolarmente difficile della mia vita. Come già citato nel post precedente su Berlino fu il mio primo viaggio da solo in una città nuova. Mi misi alla prova e affrontai quel viaggio con spirito sorprendentemente avventuroso. Fu in quei giorni che capii di potercela fare. Berlino ha dato il via a tutti i miei viaggi che si sono succeduti in più di dieci anni, ma nelle due esperienze che ho accennato mi ha sempre nascosto qualcosa, quasi per farsi conquistare senza darmi subito la soddisfazione. Cercavo la chiave e dopo un solo giorno di permanenza l'ho trovata. E l'ho trovata nascosta nella parole di una mia amica alla quale, avendoci vissuto per un anno e mezzo, le avevo chiesto qualche "dritta" per farmela piacere. Tra le sue righe ho capito che dovevo vederla con occhi diversi, nuovi, fuori dagli schemi. Il mio spirito nei viaggi é rimasto sempre lo stesso : propositivo e positivo. "Berlino va vissuta nel suo aspetto più cosmopolita. Questa è la verità anima della città. Berlino é una città accogliente, abitata da persone che provengono da tutto il mondo e proprio qui ognuna di loro trova la sua collocazione, nel modo che più gli piace. È tutto ciò é proprio in contrapposizione a quello che ha significato e rappresentato nel passato : la divisione. Berlino respira il passato senza negarlo. Berlino e i berlinesi non dimenticano." Queste le sue righe e questa è la chiave che ho trovato : dovevo vivere Berlino, anche se per pochi giorni, da berlinese. Così ho fatto e così l'ho trovata finalmente (schließlich) come volevo, come se fossi di casa. Ho lasciato perdere le attrazioni principali anche perché in fondo le avevo già viste e comunque camminando e pedalando prima o poi me le sarei ritrovate davanti. E così ho fatto fin dalla prima sera. Mi sono messo in cammino, mi fermavo, guardavo in alto, negli angoli, nelle cose comuni. E così puoi notare che Berlino è legata da una storia triste, tormentata, difficile. Berlino è bella, forse complicata al primo impatto e anche questa volta, se non ci fossero state le visite precedenti, ne avrei ricavato la stessa sensazione. Cantieri aperti in centro, impalcature, transenne, coperture con teloni … non certo un piacere la sua visione che ti lascia in bocca un dolce amaro di incompletezza. Ma la sua vera anima rimbomba sempre nell’aria e anche senza tempo grigio che in genere diventa complice nell’immedesimarsi in certe situazioni, il pensiero di ritornarci non ti abbandona, anzi ti regala quella sensazione che i giorni che dovrai soggiornarci saranno pochi. Berlino non smette mai di ricordarti che è stata protagonista dell’olocausto, uno degli avvenimenti più atroci della storia e delle sue ripercussioni (il muro, la Guerra Fredda). Berlino ha una capacità unica, quella di trasformare il passato in memoria storica e quest’ultima in cultura autentica. E così al risveglio col sole forte nell’aria mi sono precipitato a Potsdam, una mezz’ora di treno a sud ovest di Berlino, nota per il gran numero di palazzi e parchi che furono usati come residenze dai re di Prussia ma anche per il passato recente post seconda guerra mondiale. Il giorno di Natale in compagnia di Vito, Betty e Edoardo avevo visto in un cinema di Napoli il film di Spielberg “Il ponte delle spie” con Tom Hanks protagonista. E quel ponte è proprio lì a Potsdam, il Glienicker Brücke e percorrendolo nelle due direzioni e guardando i due lati cerchi di immaginarti quel periodo dove qui si scambiavano le spie degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Sovietica. A Potsdam c’è anche un bellissimo palazzo, il castello di Sanssouci (dal francese sans souci, "senza preoccupazioni”) una piccola residenza estiva in stile rococò fatta erigere da Federico II il grande, re di Prussia per coltivare in piena tranquillità i suoi interessi personali e artistici. L’ubicazione del palazzo di Sanssouci con un paesaggio perfettamente strutturato su una collina che rispecchia armoniosamente il connubio uomo-natura. I vigneti a terrazza, i verdeggianti giardini e il colore giallo del palazzo ne fanno un spettacolo per la vista. Quello che vedi ti dà un’ispirazione unica e il rientro a Berlino ne ha beneficiato. Tutto il resto del viaggio ne ha poi tratto un vantaggio speciale e aldilà di provare ristoranti gourmet e piatti della tradizione tedesca è stato un insieme di sensazioni, di vita da vivere. E così, sempre consigliato dalla mia amica, ho visitato la Fondazione Helmut Newton con tre rassegne di fotografia in meraviglioso bianco e nero dello stesso Newton (Yellow Press), di Alice Springs (The Mep Show) e di Mart Engelen (Portraits) : creative e illuminanti. Mi sono poi lasciato trasportare quasi in straordinaria ubiquità con il Canal Saint-Martin di Parigi al Cafè Jacques un ristorante di impronta francese in un grazioso angolo nell´Ufer "canale" di Kreuzberg e in un’altra occasione al Mogg e Melzer (cucina kosher) a mangiare un sandwich al pastrami quasi fossi in un diner di Manhattan a New York. E poi ancora a fare shopping nello store Original dell’Adidas (da sempre il mio brand sportivo preferito) oppure, seguendo sempre le dritte della mia amica, a dare un tocco di magia all’ultima serata lungo il fiume Sprea sulla Kopenicker Strasse al Sage in un ambiente dove d’estate si festeggia nel vero senso della parola. L’ultimo giorno, noleggiando una bicicletta, ho scorrazzato davanti e dietro i monumenti principali per ritrarmi con istantanee volanti (dal Museo Ebraico all’Oberbraunbrucke, dai pezzi di muro dell’East Side Gallery alla Porta di Brandeburgo, dalla zona dei Musei a Charlottenburg passando davanti la Colonna della Vittoria) prima che il caldo di questi giorni in tutta Europa prendesse il sopravvento e mi facesse ritornare al mio camminare inesorabile. Adoro camminare spensierato per le città, non mi stancherò mai di farlo, come non mi stancherò mai di viaggiare e vivere questa gioiosa dipendenza. Berlino vista con occhi nuovi è una città splendida, intrisa di storia, di culture diverse e di straordinaria energia. Una città che continua a rinascere. Città grande e poco compatta, Berlino è una città viva, affascinante e moderna. La capitale della Germania è eclettica, multiforme una città che conserva e alimenta ancora quel fascino orgoglioso di chi ne viste tante. Il fiume Sprea la coccola e camminare lungo il suo corso è un piacevole sentirsi bene. Berlino è strana, è diversa, ma quando la si scopre da berlinese, immediatamente ci si sente liberi. Forse la stessa libertà per la quale ha dovuto lottare per molti anni. Alla fine del viaggio ho capito che Berlino è un po’ come quando vogliamo fortemente qualcosa e poi alla fine riusciamo ad ottenerla. e ne siamo felici. Trasmette la sensazione di chi non ha mai smesso di crederci. Io ho fatto così. Avrei potuto lasciar perdere dopo due volte che ci avevo soggiornato, ma ero convinto che questa volta mi avrebbe sorpreso felicemente. E’ impossibile definirla, bisogna visitarla e viverla con altri occhi. E il continuo cambiamento che nei tre viaggi ho notato è forse proprio del suo genoma e gli regala un’energia unica. Berlino come ho detto è una città cosmopolita che riscopre ogni giorno il presente esaltata dal suo passato intenso e funesto. Berlino ha una personalità forte che la rende diversa in ogni angolo. E lo si capisce camminando nei suoi quartieri e, vista la stagione, fermandosi nelle caffetterie con tavoli all’aperto. Berlino si racconta a piedi per assaporarne il clima in maniera semplice visitando i luoghi magari meno conosciuti ma vivi, fatti di storie di cambiamento. Berlino è accogliente, senza espedienti, ma ricca di mezze tinte. Berlino è alternativa, con i suoi cortili ricavati da vecchie fabbriche in contrasto con i suoi edifici avveniristici. A me piace mescolare la storia con la mia esperienza diretta, con la curiosità, mi piace raccontare le mie sensazioni proprio mentre accadono. perché una cosa è accaduta lì e non altrove. Mi è piaciuto questa volta raccontare Berlino come avrei potuto raccontare di una persona. E, come una persona, averla conosciuta in modo non consueto, mi ha aiutato a comprenderne le venature che ne hanno fatto in questo caso una città finalmente e appassionatamente piacevole. E così mi metto alla guida della mia Audi TT, con il braccio fuori dal finestrino indossando un orologio tedesco stile anni 50 della Junghans e una felpa col marchio originale dell’Adidas. Tutti prodotti tedeschi. Amo tutta questa spensieratezza, la stessa che questa volta ho trovato a Berlino.
Post' song : "Hang on to your love" performed by Sade
6/16
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire