Nel mio primo viaggio ufficiale da pensionato la scelta non poteva non cadere sulla meravigliosa e sempre sorprendente Parigi. In compagnia di Betty e Vito abbiamo anticipato il periodo di visita in quanto quest’anno ci saranno le Olimpiadi e fino a fine settembre ci sarà un afflusso decisamente importante e anche i servizi e i prezzi verranno penalizzati. E allora ci siamo catapultati nella capitale transalpina, vedendo le buone previsioni del tempo (soleggiato ma fresco al mattino e alla sera), nel finale di questo inverno. Il titolo del mio “ennesimo” racconto su Parigi è un omaggio al libro di Serena Dandini, conduttrice e autrice televisiva che a sua volta aveva preso spunto, proprio nel titolo, dalla citazione del film Casablanca (1942). La frase in inglese “We’ll always Parigi” (Avremo sempre Parigi) fu sussurrata nel finale del film da Rick Blaine, tenebroso americano interpretato da Humphrey Bogart a Ilsa Lund (Ingrid Bergman). Rick e Ilsa si dicono addio a Casablanca ma si erano incontrati a Parigi l’anno precedente. Serena Dandini con le sue “passeggiate romantiche in disordine alfabetico” (sottotitolo del libro) conduce il lettore negli angoli più nascosti di una Parigi sempre da scoprire tra citazioni, storie e personaggi indimenticabili e che continua a stupire per la sua formidabile bellezza, raffinatezza, allegria. Quell’allegria che ci regalava il compianto Jimmy Buffett nelle scorribande settembrine ora cerchiamo di ritrovarla con le “passeggiate enogastronomiche” con i nostri ristoranti di riferimento e le camminate/pedalate che partono sempre dalla nostra base nella zona di Montparnasse. Rileggendo i miei racconti (23 prima di questo partendo dal 2006 anno di inaugurazione del mio blog) sulla città che amo più di ogni altra al mondo potrete trovare tutte quelle sfumature che negli anni ho trovato e ritrovato da quel ritorno nel 2002 proprio scegliendo il quartiere di Montparnasse come “seconda casa”. In ogni viaggio si cerca sempre una novità da affiancare alle “abitudini” che ormai contraddistinguono le nostre fughe parigine. Dopo aver lasciato i piccoli bagagli nei nostri hotel a breve distanza l’uno dall’altro (Timhotel Tour Montparnasse e Hotel du Maine) abbiamo dato inizio al nostro rito di benvenuto. Sosta immediata per una galette bretone (crêpe salata) accompagnata dalla scodella di sidro dolce nel locale Coeur de Breizh in Rue d’Odessa, il primo a sinistra partendo da Bld. Edgar Quinet. A seguire la “nostra” lunga passeggiata che da Rue de Rennes arriva fino alla Senna, passando da Rue Bonaparte. Nel mezzo, novità di quest’anno, una piccola pausa caffè al Café de Fleur, storico locale sul Boulevard Saint-Germain dove si incontravano intellettuali di grande levatura come Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. All’arrivo della prima lunga camminata, la novità, certificata dalla nostra bellissima istantanea sul lungo Senna, del fiume che ha superato la soglia delle acque. Un’occhiata alle storiche librerie del lungo Senna e oltrepassando il ponte un’altra camminata passando da Place Dauphine fino ad arrivare a Place Saint-Michel. Place Dauphine, con la sua magica atmosfera, accoglie piccoli ristoranti e caffetterie, che rendono la piazza il luogo ideale per un aperitivo o una cena tranquilla. Da qualche mese a Place Saint-Michel hanno aperto il ristorante-enoteca Signorvino che da tantissimi anni è luogo di molti pranzi per lo più domenicali a Milano. Un veloce saluto a Beatrice e Simona, personale italiano che si è trasferito, fortunatamente per loro, a Parigi e poi di nuovo a piedi verso il nostro quartiere di Montparnasse per una cena, a Le plomb de Cantal di Rue de Maine, a base di omelette (di tre uova) e aligot, piatto tipico della regione dell’Auvergne, nella Francia centrale. L’aligot è in sostanza un purè di patate arricchito con formaggio, burro e aglio. Per il gusto e la morbidezza questo è a tutti gli effetti una vera delizia gastronomica. Leggendo in un sito di cucina la caratteristica di questo piatto è la consistenza che permette di ottenere il cosiddetto “ruban de l’amitié”, cioè nastro dell’amicizia. La tradizione vuole, infatti, che i commensali condividano l’aligot dallo stesso piatto come segno di amicizia e convivialità ed è anche chiamato il purè dell’amicizia. Direi che come inizio viaggio non potevamo chiedere di meglio. Sveglia del giovedì con un sole splendido e il ritrovo a Le Plomb du Cantal di Rue Gaité per una abbondante dolce colazione con una spremuta di vera arancia, con croissant fresco dalla sfoglia burrosa, con una piccola baghette da spalmare con burro e marmellata e naturalmente con una bevanda calda di caffè, allungato per Vito e con latte per me e la Betty. Con tanta energia in corpo decidiamo di prendere la metropolitana e di dirigerci verso il Trocadero per vedere la Tour Eiffel da un’altra prospettiva. Per l’acqua alta descritta a inizio racconto, nonostante la bellissima e limpida giornata di sole, abbiamo dovuto rinunciare al giro sul Batobus (battello) e quindi abbiamo deciso di proseguire verso il Petit Palais con una bella camminata sul lungo Senna. Piccola sosta all’interno del Museo e poi lo scatto di alcune fotografie, nel giardino adiacente, dell’installazione di Jeff Koons. E’ un’opera moderna che raffigura una mano che stringe e tiene in alto un bouquet di tulipani colorati simili a palloncini in memoria delle vittime degli attentati terroristici del 2015 a Parigi. Leggo dal sito www.parigi.it che questi fiori, ispirati al Bouquet de l'Amitié di Pablo Picasso, sono stati immaginati dall'artista come il simbolo del ricordo, dell'ottimismo e della rinascita, simboleggiando che la vita prosegue, nonostante tutto. Si ritorna ordunque a quel “Avremo sempre Parigi” come i protagonisti di Casablanca in una Parigi che continua a stupirci con la sua straordinaria bellezza e la sua capacità di rialzare la testa. Vista la bellissima soleggiata giornata decidiamo di prendere le biciclette per almeno un giorno. La prima scorribanda ci porterà a pranzo nel “nostro” ristorante : il Bistrot de Paris in Rue de Lille. Qui il personale ci accoglie sempre con simpatia ricordando le presenze degli anni passati e coccolandoci con gentili attenzioni. Consegna della piccola Nutellina ad Ahmed, uno dei tanti camerieri del locale e pranzo con il “nostro” piatto preferito : la scaloppa calda di foie gras con la “nostra” richiesta di tanto bicchiere di Monbazillac giallo dorato come perfetto abbinamento. Il Monbazillac è uno dei vini liquoreux francesi più famosi, dalla spiccata dolcezza e dall’inconfondibile aroma dovuto ai grappoli ricoperti dalla muffa nobile (vedi Sauternes). Altrettanto perfetto abbinamento il dopo pranzo per un caffè al Gainsbarre, il locale café-restaurant situato all’interno della Maison Gainsburg in Rue de Verneuil, dove il tempo sembra essersi fermato. L’arredamento, che rievoca i primi anni di piano-bar dell’artista, con le pareti in tonalità nera, la moquette e i paraventi crea un’atmosfera calda e intima accompagnati dalla musica del pianoforte “silent” nero che genera automaticamente suoni armoniosi di sottofondo. Dopo questa pausa musical-café si riprendono i vélos (biciclette) e si raggiungono gli Champs-Élysées per la tradizionale camminata verso l’Arco di Trionfo, con il susseguirsi degli eleganti negozi di moda e gioielleria. Si chiuderà la serata con le insostituibili galettes. Il venerdì si aprirà, dopo la replica del "petit-dejeneur" del giorno precedente, con la visita al cimitero di Montparnasse in Bld. Edgar Quinet per rendere omaggio a Serge Gainsburg, a Jane Birkin, a Juliette Greco. e alla coppia Sartre-De Beauvoir. Abbiamo ancora un’oretta di utilizzo delle biciclette e la spendiamo recandoci in zona Quartiere Latino. Dopo il veloce incontro con Loris da Signorvino proseguiamo verso la Cattedrale di Notre-Dame che sta progressivamente tornando all’antico splendore dopo l’incendio del 2019. Siamo sull’Ile de la Citè. Ci dirigiamo verso la Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, ma attraversato il ponte sulla Senna approfittiamo del “sole in fronte” e ci fermiamo ai tavoli all’aperto del Le Louis Philippe, in Quai de l’Hotel de Ville, per un caffè. Al termine del quale, procedendo verso la Chiesa di cui sopra, Betty si accorge attraverso i vetri del Ristorante Chez Julien in Rue du Pont Louis-Philippe, della presenza dell’attore francese di origini magrebine Jamel Debbouze. Addirittura uscirà lui stesso per un autoscatto insieme. Ogni volta che veniamo a Parigi riusciamo a incontrare artisti con i quali scatteremo istantanee per suggellare l’evento e in questo viaggio … non finirà qui. Dopo una fugace visita alla Chiesa dei Santi procediamo a piedi verso il luogo dove avevamo prenotato per pranzo, il ristorante Le Gran Colbert in Rue Vivienne, non prima di rendere omaggio alla poltrona di Molière che è esposta sotto teca al Teatro della Comédie-Française, in Place Colette. Il pranzo al “Le Grand Colbert” sta diventando un classico e d’altronde prenotare in questi ristoranti a pranzo durante la settimana è conveniente e si respira un’aria d’altri tempi. All’uscita ci siamo incamminati per una novità nelle nostre ricerche : i “passages” della rive droite. I passages sono delle gallerie coperte, costellate di negozi, di boutique, dalle cui vetrine si ammirano oggetti di antiquariato, di collezionismo, di piccoli artigiani, di moda e via scrivendo protetti dalle eventuali intemperie del tempo meteo. I passages di un tempo erano 150, ora ne restano una trentina e noi ne abbiamo attraversati tre, quello des Panoramas, quello del Jouffroy e quello del Verdeau. Si cammina tanto in questo pomeriggio di venerdì e passo dopo passo raggiungeremo la collina della Basilica del Sacro Cuore. Arrivati in cima, dopo un’altra sosta caffè al Le Consulat, luogo storico tra i più fotografati di Montmartre, frequentato da poeti e artisti del XX secolo come da insegne commemorative. Dalla scalinata della Basilica del Sacro Cuore vediamo in lontananza la Tour Montparnasse, nostro punto di orientamento per tornare a “casa”. Nonostante la lunghezza decideremo di percorrere l’intero itinerario seguendo le indicazioni di Google Maps. Ritornando sui “passages” ci sarà l’incontro, sempre notato dalla Betty, con l’attore francese Jean-Pierre Darroussin immortalato dalla fotografia d’insieme. L’attore lo avevamo già incrociato a settembre dello scorso anno nelle nostre incursioni sulle due ruote. Due attori francesi nello stesso giorno non è roba da poco. Siamo fortunati. La camminata Montmartre-Montparnasse durerà oltre l’ora e mezza e arriveremo stravolti ma pronti per rimettere le nostre gambe affaticate sotto il tavolo del Le Plomb du Cantal della prima serata. L’aligot sarà sostituito dalla truffade (patate a fette rosolate al posto del purè). accompagnando il piatto con cinque formaggi francesi e una caraffa di vino rosso dell’Auvergne. Arriva il sabato, giornata di mercato vicino a noi sul Bld. Edgar Quinet e ne approfittiamo per dare un’occhiata ai prodotti gastronomici locali per le ultime ore parigine. Ultime ore parigine ? Una scappata veloce alla Madeleine, la conseguente passeggiata verso l’Opera, la timbratura del cartellino all’Hotel Ritz in Place Vendome e il pranzo in Bld. Montparnasse a La Coupole, altro locale storico degli anni venti del secolo scorso. Dal giorno dell’inaugurazione lo frequentarono personaggi del calibro di Man Ray, Picasso, la coppia Sartre-De Beauvoir, Prevert, Chagall, Piaf, Hemingway … e naturalmente noi. Una coppa (non il classico flute) di delizioso, fresco al punto giusto, champagne Roederer e un trancio di salmone scozzese arrosto saranno le ultime prelibatezze, prima del rientro in Italia nel tardo pomeriggio. Questo viaggio è stata l’occasione per ammirare in un'altra stagione questa meravigliosa città della quale siamo innamorati e corrisposti da tantissimi anni. Nel finale del post del 2015 scrissi riprendendo un dialogo dal film “Ratatouille” : “Questo è un sogno? – Il più bello dei sogni, amore mio. – Sì, ma perché qui? Perché ora? – Perché qui? Perché ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?”. Avremo sempre Parigi, su questo non ci sono dubbi, mai la tradiremo e mai saremo traditi.
PS rileggendo la bozza, prima di pubblicare questo racconto o meglio un preciso diario di viaggio, ho visto di aver utilizzato più di ogni altra volta gli aggettivi possessivi “nostro”, “nostra, “nostri”, nostre”. Serena Dandini ha scritto la sua personale Parigi dalla quale abbiamo preso spunto per alcune scoperte, noi stiamo scrivendo anno dopo anno la “nostra” Parigi e in questa occasione ne ho anche elencato i nomi e le vie dei nostri passaggi.
Post's song : "Alors on danse" performed by Stromae
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