Ci sono posti geograficamente situati nella vecchia Europa, in questo caso al confine con il continente asiatico, che non ti aspetti e che non immagineresti mai di rimanere così sorpreso per le loro meraviglie. Se non fosse stato per un episodio della serie “Cucine Segrete” del compianto Anthony Bourdain, cuoco, gastronomo e scrittore statunitense, probabilmente il mio viaggio in Georgia avrebbe dovuto attendere chissà quanto altro tempo. Anthony Bourdain ha ispirato tantissime persone, me compreso, a esplorare culture e città attraverso il cibo. Nella puntata in questione Bourdain esaltava le prelibatezze enogastronomiche della loro terra, la convivialità, l’ospitalità e la generosità della popolazione georgiana.
A quel punto inserii Tbilisi, la capitale della Georgia, e i suoi dintorni nel mio file segreto dei viaggi futuri, in procinto di estrarla dal cilindro al momento opportuno. Uno sguardo al meteo di metà aprile e finalmente l’attesa era terminata. Volo con scalo nel nuovo immenso aeroporto di Istanbul e arrivo all’alba a Tbilisi. Due ore scarse di sonno e la capitale georgiana è ai miei piedi. C’è un sole bellissimo, una temperatura perfetta e l’entusiasmo alle stelle. Dal terrazzino del mio hotel posto in posizione invidiabile a ridosso del fiume ho una visione a 360° del centro storico.
La Fortezza, le case un po’ fatiscenti con i singolari balconi in legno intarsiato, la Statua della Madre Georgia da una parte e aldilà del ponte sul fiume la Chiesa di Metekhi e le strutture avveniristiche degli architetti italiani De Lucchi e Fuksas. Siamo in un luogo sospeso fra Europa e Asia e si rimane affascinati dalla contrapposizione fra il mondo arcaico e la modernità di Tbilisi, il tutto nel contesto del rigoglioso cuore verde del Caucaso. Tbilisi è una capitale splendida, inaspettatamente piena di meraviglie, ancora, credo per poco, fuori dal turismo di massa.
La Georgia è una terra fertile con paesaggi incredibilmente diversi e una ricchezza eccezionale di antiche chiese, cattedrali e soprattutto monasteri. Era un passaggio obbligato per i mercanti che percorrevano la Via della Seta e per gli eserciti che hanno percorso le sterminate terre di Asia, Europa e Medio Oriente. Terra ricca di suggestioni nella quale ci si innamora già dal primo impatto. Così è stato per me. La fusione tra la cultura russa, turca e quella persiana hanno reso Tbilisi, nel corso della sua lunghissima storia, una città ricca di contraddizioni e contrasti, meravigliosamente tutta da scoprire. Tutto ciò è poi facile ritrovarlo passeggiando tra i vicoli della città vecchia, nell’alternanza dei locali di tendenza alle chiese preziose; se poi si aggiunge la posizione panoramica tra le montagne e il fiume Mtkvari (conosciuto anche col nome turco Kura) e l’estensione ad anfiteatro su più livelli avrete una visione da incanto a tutte le ore del giorno, dalla luce splendida del mattino a quella calda del tramonto e quella artificiale che fanno della sera un appuntamento irrinunciabile.
Dalla eccellente posizione della mia base (le finestre della mia camera e il terrazzino dell’hotel) è stato semplice realizzare un programma di visita costellato di splendori in successione. Il primo step l’ho effettuato nel quartiere dal quale si può intuire del perché la città fu chiamata Tbilisi che in georgiano antico significa “luogo caldo”. Sto scrivendo di Abanotubani, con le sue terme ricche di sorgenti di acque calde sulfuree, con i suoi bagni arabi sotterranei frequentati anche da Dumas e da Pushkin, un luogo di relax e di ritrovo, anche per i cittadini e i viaggiatori come me. I Bagni Orbeliani, quelli in superficie, sono bellissimi, all’interno di un edificio in stile orientale con la facciata ornata di piastrelle blu e azzurre; sono una meta imperdibile e nella mattinata del mio ultimo giorno ho anche testato con massaggio e bagno caldo. Superato il ponte sul fiume Mtkvari sorge sopra le rupi in posizione strategica la suggestiva Chiesa di Metekhi;
proseguendo costeggiandola in salita si raggiungerà la bellissima Cattedrale della Santissima Trinità, la principale chiesa ortodossa di Tbilisi la cui imponenza cattura l’occhio, sia all’esterno che all’interno con la caratteristica architettura a più livelli tipica delle chiese georgiane. E’ arrivato il momento di ridiscendere verso il fiume e qui vi imbatterete in tre installazioni avveniristiche, opere costruite dal genio di architetti italiani che hanno ridisegnato lo skyline di Tbilisi. Ho iniziato questo percorso dal futuristico Ponte della Pace costruito su progetto dell’architetto italiano Michele De Lucchi.
E’ un’opera dalle forme sinuose ed eleganti in vetro e acciaio, quasi a riprendere l’armonia leggera di una foglia e attraversa il fiume Mtkvari proprio dove in passato sostavano i cammelli lungo l’antica via della seta. Siamo di fronte a una virtù di continuità e ripresa storica passando dalla zona moderna a quella antica. Riprendendo il cammino costeggiando il fiume nella zona del Parco Rike ci si imbatte in un’opera “particolare” realizzata dall’architetto romano Fuksas, il Music Theatre and Exhibition Hall, che è composta da due volumi sagomati dalle linee fluenti, collegati come corpo unico a un muro di contenimento.
Fiancheggiando sempre il fiume dalla parte sinistra ci si ritroverà su un altro ponte il Baratashvili, intitolato in onore del poeta romantico georgiano, dal quale, in compagnia di statue poste sulle inferriate con figure in bronzo di coppie innamorate, si aprirà la visione sulla terza splendida opera ardita, sempre di Fuksas, il Tbilisi Public Service Hall, sede di numerosi uffici amministrativi. L’edificio è formato da sette volumi a sbalzo rivestiti di vetro e ricoperto da 11 grandi “petali” bianchi diversi tra loro per geometria e dimensioni, sorretti da una struttura a piloni ad albero. E’ ora di rientrare nella parte vecchia di Tbilisi attraversando il fiume partendo all’interno del Parco Rike per mezzo di una cabinovia che mi permette di raggiungere comodamente la zona della Fortezza, offrendo meravigliosi scorci panoramici. Dall’imponente antica fortezza di Narikala si domina totalmente la città. A pochissima distanza c’è la possente Statua della Madre Georgia, Kartlis Deda.
Si tratta di una donna in abiti nazionali georgiani con due simboli forti nelle mani; in una tiene una coppa di vino, per accogliere in città gli amici e nell’altra una spada per difendere la città dai nemici. L’intensa meravigliosa prima giornata a Tbilisi è al termine. Macinando chilometri a piedi, con poche ore di sonno addosso per via dell’arrivo all’alba, finalmente il meritato riposo del “guerriero” che prima di abbandonarsi alle morse dei cuscini guarda con felicità il panorama da cartolina offerto dalle finestre della camera con vista dell’hotel. Le luci della sera si riflettono sul fiume e sull’arroccata Chiesa di Metekhi e i pensieri vanno al giorno nuovo che mi aspetta.
Sveglia Lele ora che ti sei ben riposato sei pronto per nuove avventure. Avventure che mi porteranno a meno di mezz’ora di “pulmino”, con tanto di guida locale in lingua inglese (e russa), in quella che per quasi mille anni fu la capitale della Georgia, nel luogo che il paese fu convertito al cristianesimo. Si tratta di Mtskheta, patrimonio Unesco dell’Umanità. Questa cittadina, è adagiata nel punto in cui i fiumi Mt’k’vari e Aragvi si incontrano con due colori differenti delle acque. Salendo verso il Monastero di Jvari abbarbicato sulla montagna che sovrasta Mtskheta godrete di un panorama spettacolare, che vi lascerà a bocca aperta. Si ridiscende verso la Cattedrale ortodossa di Svetitskhoveli conosciuta come il luogo in cui sarebbe stata sepolta la tunica di Gesù Cristo.
Prima del ritorno a Tbilisi una sosta per assaggiare il vino della Georgia e qui “apro” il capitolo enogastronomico da cui è partita la mia “fuga” verso Tbilisi. Anthony Bourdain ha scoperto l’incredibile cucina di questo sorprendente piccolo stato del Caucaso, attraverso la modernità della capitale e la tradizione delle campagne, con le gambe sotto la Supra, la tavola piena di piatti georgiani accompagnata dal Tamada (capotavola) il quale propone diversi brindisi seguendo un preciso rituale.
Lo scrittore russo Pushkin scrisse … “ogni piatto georgiano è una poesia”. La cucina georgiana è il frutto di un terreno fertile alimentato dalle pure acque delle montagne del Caucaso. Deliziosa e originale, che ha assorbito le migliori tradizioni culinarie della gente del Caucaso, dell’Asia e dei dintorni della costa del Mar Nero. Una cucina molto ricca e molto varia con piatti prevalentemente di carne, verdura e spezie e sempre accompagnata con un buon vino locale, del quale ricordiamo l’orgogliosa paternità delle prime coltivazioni di vigna sin dell’età neolitica, ossia circa 8.000 anni fa. Si viaggia anche con le papille gustative, no ? Il cibo e il vino sono parti integranti della cultura nazionale della Georgia.
Sono assolutamente da provare sono i Khinkali, grossi e spessi ravioli ripieni di brodo e carne e il Khachapuri, focaccia con formaggio fresco, meravigliosa nella versione ipocalorica con uovo e burro. Due piatti tipici, che troverete in ogni ristorante e taverna e che dovrete gustare seguendo una precisa rituale sequenza. Meritano una menzione anche gli Mtsvadi, spiedini di carne e gli involtini di melanzane impreziositi da briciole di nocciole e/o noci. E sempre a base di noci e/o nocciole troverete appesi in molti locali e bancarelle i Churchkhela, dolciumi tradizionali georgiani, preparati ed essiccati con frutta di vario tipo, che vengono infilzati in uno spezzone di filo e immersi a più riprese in un succo di uva o di mora altamente condensato. Il pane georgiano, che troverete caldo su ogni tavola, è un’altra specialità. Viaggio vissuto con i cinque sensi sempre “accesi”, in una successione di incantevoli sorprese. Tbilisi mi ha rubato il cuore.
A quel punto inserii Tbilisi, la capitale della Georgia, e i suoi dintorni nel mio file segreto dei viaggi futuri, in procinto di estrarla dal cilindro al momento opportuno. Uno sguardo al meteo di metà aprile e finalmente l’attesa era terminata. Volo con scalo nel nuovo immenso aeroporto di Istanbul e arrivo all’alba a Tbilisi. Due ore scarse di sonno e la capitale georgiana è ai miei piedi. C’è un sole bellissimo, una temperatura perfetta e l’entusiasmo alle stelle. Dal terrazzino del mio hotel posto in posizione invidiabile a ridosso del fiume ho una visione a 360° del centro storico.
La Fortezza, le case un po’ fatiscenti con i singolari balconi in legno intarsiato, la Statua della Madre Georgia da una parte e aldilà del ponte sul fiume la Chiesa di Metekhi e le strutture avveniristiche degli architetti italiani De Lucchi e Fuksas. Siamo in un luogo sospeso fra Europa e Asia e si rimane affascinati dalla contrapposizione fra il mondo arcaico e la modernità di Tbilisi, il tutto nel contesto del rigoglioso cuore verde del Caucaso. Tbilisi è una capitale splendida, inaspettatamente piena di meraviglie, ancora, credo per poco, fuori dal turismo di massa.
La Georgia è una terra fertile con paesaggi incredibilmente diversi e una ricchezza eccezionale di antiche chiese, cattedrali e soprattutto monasteri. Era un passaggio obbligato per i mercanti che percorrevano la Via della Seta e per gli eserciti che hanno percorso le sterminate terre di Asia, Europa e Medio Oriente. Terra ricca di suggestioni nella quale ci si innamora già dal primo impatto. Così è stato per me. La fusione tra la cultura russa, turca e quella persiana hanno reso Tbilisi, nel corso della sua lunghissima storia, una città ricca di contraddizioni e contrasti, meravigliosamente tutta da scoprire. Tutto ciò è poi facile ritrovarlo passeggiando tra i vicoli della città vecchia, nell’alternanza dei locali di tendenza alle chiese preziose; se poi si aggiunge la posizione panoramica tra le montagne e il fiume Mtkvari (conosciuto anche col nome turco Kura) e l’estensione ad anfiteatro su più livelli avrete una visione da incanto a tutte le ore del giorno, dalla luce splendida del mattino a quella calda del tramonto e quella artificiale che fanno della sera un appuntamento irrinunciabile.
Dalla eccellente posizione della mia base (le finestre della mia camera e il terrazzino dell’hotel) è stato semplice realizzare un programma di visita costellato di splendori in successione. Il primo step l’ho effettuato nel quartiere dal quale si può intuire del perché la città fu chiamata Tbilisi che in georgiano antico significa “luogo caldo”. Sto scrivendo di Abanotubani, con le sue terme ricche di sorgenti di acque calde sulfuree, con i suoi bagni arabi sotterranei frequentati anche da Dumas e da Pushkin, un luogo di relax e di ritrovo, anche per i cittadini e i viaggiatori come me. I Bagni Orbeliani, quelli in superficie, sono bellissimi, all’interno di un edificio in stile orientale con la facciata ornata di piastrelle blu e azzurre; sono una meta imperdibile e nella mattinata del mio ultimo giorno ho anche testato con massaggio e bagno caldo. Superato il ponte sul fiume Mtkvari sorge sopra le rupi in posizione strategica la suggestiva Chiesa di Metekhi;
proseguendo costeggiandola in salita si raggiungerà la bellissima Cattedrale della Santissima Trinità, la principale chiesa ortodossa di Tbilisi la cui imponenza cattura l’occhio, sia all’esterno che all’interno con la caratteristica architettura a più livelli tipica delle chiese georgiane. E’ arrivato il momento di ridiscendere verso il fiume e qui vi imbatterete in tre installazioni avveniristiche, opere costruite dal genio di architetti italiani che hanno ridisegnato lo skyline di Tbilisi. Ho iniziato questo percorso dal futuristico Ponte della Pace costruito su progetto dell’architetto italiano Michele De Lucchi.
Post’s song : “Gente distratta” performed by Tony Esposito
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