Le “Grand-Duché” (il Granducato) è quello del Lussemburgo (Luxembourg) ed è l’unico Granducato esistente al mondo. Qui, dagli inizi degli anni ’80 ci abita e ci ha lavorato fino all’anno della pensione, il mio amico (e collega del tempo) Emilio. Emilio all’epoca dei primi anni ’80 è stato per me come un mentore, un inconsapevole motivatore. Quando ci siamo conosciuti io avevo 18 anni e lui esattamente il doppio. Uomo dotato di una ironia rara, di una intelligenza e di una cultura, per me, sopra la norma. Grazie a lui e al suo confrontarmi quotidianamente nei pochi anni nei quali abbiamo lavorato insieme alla Publietas, la concessionaria di pubblicità del colosso editoriale de l’Espresso, ho sviluppato qualche caratteristica della persona che sono ora. In parole povere mi ha fatto vincere quella timidezza emotiva nei rapporti con le persone e in particolare, in quell’ambiente amministrativo, con le donne. Eravamo gli unici uomini al quarto piano di Via Cino del Duca al civico n. 5 a Milano. Ricordo ancora con simpatia le sue originali battute, il suo modo di essere e di fare che ho ritrovato nei giorni trascorsi insieme a Lussemburgo città e ricordo ancora i nostri primi lavori grafici (lui era la mente e io il braccio), dove con creatività bizzarra sbeffeggiavamo gli avvenimenti di quegli anni attraverso le copertine dei settimanali o mensili del nostro Gruppo Editoriale. E proprio da allora ho cercato di sdrammatizzare sempre ogni cosa e ho cercato con l’ironia di affrontare ogni conversazione con qualsiasi persona mi trovassi di fronte, senza avvertire differenze culturali e comportamentali. Emilio è stato come un traghettatore in quegli anni che segnarono i miei inizi nel mondo del lavoro. Come già detto, ora Emilio abita a Lussemburgo città, la capitale del Granducato di Lussemburgo. A giugno di quest’anno durante una sua scorribanda in terra italica ci siamo incontrati per un pranzo all’ombra del Duomo di Milano e in quell’occasione mi sono autoinvitato per andarlo a trovare agli inizi dell’autunno. Detto e fatto. Cinque giorni insieme, per scoprire in parte anche la gioia del pensionamento. In Lussemburgo ci ero già stato, la prima volta con mio fratello Vito e in seguito con la mia fidanzata di allora Annalisa, quando lui si trasferì per lavoro per far parte del Segretariato del Parlamento Europeo. Il Lussemburgo non è una metà turistica, non ha monumenti importanti; l’attrazione principale per le quali uno sceglie di andarci é per il suo territorio ricco di vegetazione dove il verde lo si respira uscendo di casa, dove l’aria è fresca e pulita e dove i sentieri e le piste ciclabili hanno un ruolo importante nel paesaggio. Il Lussemburgo è un paese fatto di colline e vette non troppo alte, con vallate ricche di boschi ideali per gli amanti delle camminate e con panorami naturali meravigliosi come i vigneti coltivati a terrazza. Il Lussemburgo è una terra di confine con tre vicini potenti come la Francia, la Germania e il Belgio che sono proprio lì a due passi vista la “grandezza del Granducato”. Il Lussemburgo è considerato un mix di culture e tradizioni derivanti da questi tre diversi paesi, ma con una identità nazionale ben definita come lo si potrà notare dalla scritta su una facciata di una casa in pieno centro che richiama il loro motto orgoglioso "Mir wölle bleiwe wat mir sin" (in dialetto lussemburghese) - “vogliamo rimanere quel che siamo”.
A detta di Emilio i giorni trascorsi insieme non hanno stravolto i suoi programmi quotidiani e anzi hanno seguito lo scandire tipico delle sue giornate. Già all’arrivo, il tempo di un pranzo insieme, ci siamo proiettati alle terme di Mondorf les Bains a 25 km dalla città di Lussemburgo verso il confine francese. Il centro termale si trova in un bellissimo parco con alberi secolari, piante esotiche e roseti e dove l'acqua calda che sgorga dalle sorgenti, al chiuso e all’aperto, regala ai visitatori un autentico stato di rilassamento. Relax nelle vasche, nelle saune e lezione di stretching nella piscina all’aperto col maestro Charles : questo il nostro programma. All’entrata indossi un pass a forma di orologio bianco e con quello accedi a tutte le strutture. Quel braccialetto bianco è stato il mio compagno fedele per tutti e cinque i giorni; avrei dovuto riconsegnarlo all’uscita dalle terme, ma mi piaceva l’idea di usarlo come una specie di portafortuna. Ed è stato così. Il giorno seguente l’abbiamo dedicato in parte alla città di Lussemburgo, capitale del Granducato e sede di importanti aziende e snodi finanziari ed economici che operano in Europa e nel resto del mondo. Il centro storico è cinto da alte mura che dominano profondi fossati, oggi diventati parchi e zone verdi. Dal ponte adiacente i resti della Torre (detta dente cavo) del vecchio castello il panorama sul Grund è suggestivo. Sembra di essere sul picco di una roccia a strapiombo sulla città. Poco lontano è presente il Palazzo Granducale.
L’indomani ci siamo spostati in autobus a Echternach, la più antica città lussemburghese, a nord-est della capitale al confine tedesco, nella regione denominata Piccola Svizzera, dove oltre a visitare il piccolo centro storico abbiamo camminato nel parco che porta al lago Sûre. Nel tardo pomeriggio la prima pedalata nei boschi circostanti la città di Lussemburgo per rifornirci delle cibarie per la cena che si svilupperà con l’assaggio dei gromper keeschelche, crêpes con pomodori grattugiati, cipolle e prezzemolo, cotte in olio caldo acquistate in una friggitoria di un parco divertimenti e con un bel piatto a base di cozze. La domenica, come da tradizione Lussemburghese, abbiamo participato a una Marcia Popolare (scegliendo il percorso da 12 km) nei pressi di Dudelange, al confine con la Francia. Giornata splendida con il sole che dava il colore al paesaggio seguendo il sentiero tutto in mezzo al verde. Nel pomeriggio nella valle della Mosella, la regione vitivinicola più piccola d’Europa, abbiamo costeggiato i vigneti di Wellenstein, perfetti per concedersi un’ottima degustazione celebrando il Cremant del luogo, un vero e proprio “champagne lussemburghese”. Abbiamo poi raggiunto il pittoresco paesino di Remich passeggiando sul lungo fiume sulla Mosella guardando la Germania sull’altra riva e poi ancora abbiamo visitato gli stagni verso Schengen per cercare di scorgere uccelli particolari. L’ultimo giorno l’abbiamo dedicato a una lunga e stupenda pedalata sulle ciclabili intorno alla città, sempre e costantemente in mezzo al verde, agli alberi, alle foglie colorate d’autunno per chiudere con un pranzo nel ristorante del centro commerciale Cactus a base di un piatto tipico lussemburghese.
Ognuno dei cinque giorni in Lussemburgo era cadenzato dai ritmi e dai riti creati da Emilio. Sveglia, doccia, colazione, ascolto alla radio delle notizie italiane o di musica che il canale Swiss Jazz trasmetteva, visione tramite tablet (Emilio) e iPhone (io) di articoli o post interessanti prima di seguire il programma del giorno. Nel mezzo del programma sempre un bicchiere d’acqua miscelato con lo sciroppo ai lamponi dalle proprietà terapeutiche indescrivibili stando alle mie ricerche su Internet e nel finale del giorno le cene con piatti cucinati da Emilio annaffiate da buon vino o da birra locale. E a proposito di vino per l’occasione nella serata finale abbiamo stappato un Chateau de la Tour Clos-Vougeot del 1993, un Pinot Noir Grand Crus della Borgogna. Eravamo incuriositi all’apertura della stesso nel travasarlo in un decanter. Primo buon segnale : all'esame olfattivo non sapeva di tappo; secondo step : all'esame gustativo non sapeva di marsalato e quindi la gioia di bere un vino speciale, d’annata, da un sapore unico. Lo chef Emilio si è dilettato con gustosi piatti di sua matrice, dal carpaccio di puro filetto, alle gustose cozze sopracitate, per arrivare al risotto giallo che ha accompagnato la bottiglia di quel nettare d’uva di oltre 20 anni. E ancora formaggi per chiudere in bellezza le cene e insalate d’accompagnamento sempre condite alla perfezione. Meglio di qualsiasi ristorante dove avrei voluto portare Emilio per ringraziarlo delle attenzioni in questo mio soggiorno nel Gran Ducato. Sono stati cinque giorni fuori dall’ordinarietà, di vero stacco dal quotidiano, dove il telefono e l’orologio erano compagni solo nel rientro a casa e solo nei riti del mattino. Per il resto assoluta immersione nel verde del Lussemburgo, nelle splendide conversazioni con Emilio, nei ricordi dei tempi di lavoro, nei progetti futuri (la sua nuova casa), nei viaggi, nelle letture, nella cultura. Emilio che legge tantissimo e che diventa mio sprone alla lettura, come fa da tempo anche la mia amica del cuore Anna, per ispirarmi quando dovrò scrivere i miei racconti e nelle conversazioni tout court. Emilio è una “personne âgée" solo per età anagrafica, per il resto è un vero ragazzo. Stare con lui in questi giorni è stato un piacere per me; mi ha regalato pillole di saggezza e soprattutto scambi di ironia e cultura di finissima fattura. Ho chiamato il post “Prove tecniche di pensionamento felice nel Granducato” e sarò pronto a seguire le sue orme se tutto ciò significasse vitalità, salute, gioia e curiosità che ho riscontrato nel suo quotidiano. Devo aspettare ancora qualche anno, ma le prospettive sono più che buone. Dovrò solo scegliere il periodo nella mia collezione “prêt à voyager” : Paris in autunno/inverno e Provenza-Costa Azzurra in primavera/estate e nei weekend nei quali gioca in casa il Chelsea a Londra (da solo) e tanto altre alternative da vivere al momento. Sognare costa poco e in fondo non è poi così né difficile né impossibile.
Post’s song : “That’s as plenty” performed by The George Washingmachine Quartet
10/16
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