"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

mardi, décembre 31, 2024

2024 : riflessioni tra la gioia e l'inquietudine

Non è facile per me descrivere l’anno che giunge al termine oggi. E’ stato un anno di cambiamento radicale. Troppi stati d’animo hanno influito sul mio umore. Ho iniziato l’anno con la gioia dell’andare in pensione, per arrivare nel finale con la paura per la preoccupazione della malattia. Nel corso dell’anno mi ero liberato dei pensieri negativi che avevano contrassegnato gli ultimi mesi di lavoro per poi ritrovarmene altri, più pesanti, legati alla salute con la diagnosi finale di una neoplasia per fortuna “sempre" presa allo stadio iniziale. Ho scritto “sempre” in quanto è la terza volta che mi succede, sperando che questa sia l’ultima visto il detto che dice : “non c’è il due senza il tre”. I pensieri di questo tipo minacciano l’equilibrio mentale. Il 2025 che verrà sarà un anno in follow-up, e sarà così per altri anni a seguire con i controlli periodici delle mie patologie riscontrate e diagnosticate negli ultimi vent’anni. Vorrei vivere in maniera spensierata, ma non è facile quando si presentano questi eventi improvvisi. La vita mi mette alla prova, e lo ha già fatto in passato con i sentimenti, il lavoro e la situazione economica, e ora sono alla prese con cercare di riscoprire il lato positivo delle cose. Purtroppo la mia salute è stata influenzata, oltre che dalla genetica, anche da quegli aspetti interiori negativi. Devo fare un passo indietro per recuperare quei valori che non passano mai di moda, farli miei e consolidarli ed è un consiglio che dò a tutti in quest’epoca fatta di effetti collaterali per l’eccessivo uso della tecnologia. E’ facile dire che bisogna vivere alla giornata. La mente condiziona la libertà di azione. Come ho scritto nelle prima riga di questo resoconto annuale è difficile descrivere l’anno che finirà fra poche ore perché, inevitabilmente, devo toccare la sfera della gestione, per me scostante, dei rapporti interpersonali. Io mi sono sempre fatto condizionare dagli altri perché pensavo sempre che veder star bene le persone a me vicine facesse star bene anche me, ma non era così. In questo momento storico mi devo scontrare con una realtà a me troppo distante. Io mi sento completamente diverso dalla massa. Più passa il tempo e più mi ritrovo a che fare con cliché, generalizzazioni, stereotipi, conformismi, pensieri di massa, bassezze culturali ecc. ecc. e noto il mio essere diverso, di non essere d’accordo su tante cose, di non provare più le emozioni e gli entusiasmi di un tempo. Io non faccio mai domande, mentre le persone in genere ne fanno troppe, ma solo perché devono necessariamente parlare, non sono abituati al silenzio. Riscontro in loro una capacità morbosa per una curiosità effimera che non porta a niente. Si possono raccontare le bugie più grosse, spararle anche a grandi livelli e non cambierebbe niente. Verità e falsità viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda per molte persone, in questo mondo condizionato dalla tecnologia. Bisogna dare un calcio alla tecnologia, intesa come social media o fake news, che sta invadendo la sfera dei rapporti umani e che ci porterà, proprio con l’utilizzo malsano dell’intelligenza artificiale, a una povertà intellettuale e a un isolamento sociale che già adesso si inizia a intravedere. Non c’è più creatività, tutti utilizzano le stesse applicazioni per i fini più mediocri. Sarà pur vero che non possiamo più tornare indietro, ma possiamo gestire meglio la nostra vita limitandone l’utilizzo. Non c’è più solidarietà, tutti rincorrono informazioni per lo più di scarso spessore e insulse. La maggior parte delle persone insegue la massa e questo è un fatto gravissimo. Inseguono la frivolezza, l’inconsistenza degli argomenti alle quali aggiungono l’interferenza nell’ambito personale. Non si relaziona più in maniera efficace e intelligente. Si sta utilizzando una regola fondamentale e valida solo per gli scrittori o i giornalisti che cercano di attirare la curiosità del lettore e cioè quella delle cinque W (vu doppia). Le cinque W stanno per: Who ? [«Chi ?»], What ? [«Che cosa ?»], When ? [«Quando ?»], Where ? [«Dove ?»] e Why ? [«Perché ?»]. Nei rapporti interpersonali questa regola è invadente e indelicata. Non è la curiosità del sapere è la curiosità della tecno-umanità, ossia dell’ignoranza e il tutto è controllato e manipolato dai potenti e dai monopolisti. Bisogna spingere di più sull’intelligenza naturale. Ecco perché molte volte mi convinco del conforto del vivere da soli che non vuol dire vivere di solitudine o isolarsi, ma vuol dire vivere di indipendenza. Io amo stare solo, ma amo anche vivere in coppia e in compagnia quando le stesse non condizionano il mio modo di agire. Purtroppo noto che molte persone cercano di intromettersi nella vita privata degli altri, talvolta cercando di imporre il loro stile di vita e io questo non riesco proprio a capirlo. Per quello ci sono momenti nei quali sento il bisogno di scappare e magari chissà, un giorno vedermi, come scrissi in qualche occasione, in una parte della Francia che amo, Parigi in primis. Vorrei fuggire da quest’epoca, ma nello stesso tempo vorrei correre verso qualcosa. Quel qualcosa lo potrò solo trovare con una novità nella mia vita. Ho pagato tanti conti che non erano miei e questo mi è costato molto e non parlo solo economicamente. Quei “conti” mi hanno privato della spensieratezza, del vivere con leggerezza certe situazioni. Ho un credito enorme pesando sulla bilancia il “quanto dato” e il “quanto ricevuto” e ora vorrei iniziare a riscuotere. Col nuovo anno vorrei davvero costruire qualcosa di nuovo, ci proverò, ma voglio ricordare a tutti che io sto bene quando mi chiudo in me stesso. Mi ritrovo. Ecco perché ho scelto come canzone (San Luca) del post una traccia del nuovo album musicale di Cesare Cremonini. Mi piacciono molte frasi e l’atmosfera melodica che la contraddistingue. Ho detto molte volte che chiudendo la porta di casa dall’interno dico dentro di me : grazie. E’ così. Io mi sono abituato al silenzio e lo scrivere mi aiuta molto. Noto negli altri la propensione del non riuscire a stare zitti nemmeno per trenta secondi. Devono aprire bocca, commentare, giudicare, tante volte senza dire nulla di così interessante. E’ più forte di loro e non capiscono che è tutto così ordinario (non trovo il termine preciso per far capire quello che sento e che vedo). Lo trovo di una mediocrità assoluta. Quando ascolto certi discorsi dovrei rispondere, mandare a quel paese, dire la mia direttamente, ma l’educazione e il mio carattere mi frenano. Peccato che con i loro comportamenti, con le loro azioni, con le loro parole fanno irritare gli altri. Aveva forse ragione una delle donne della mia vita a dire che ho un carattere di merda. Io ho capito soprattutto che la bontà e la gentilezza non pagano, mai. E’ un discorso lungo, forse più da analista e paziente, come facciamo Anna e io tutto l’anno, che da scrittore di racconti di viaggio e di vita. Ho lasciato poco spazio al resoconto annuale delle mie esperienze di viaggio di quest’anno, ma cerco di sintetizzarle al meglio. L’unico viaggio davvero da solo l’ho effettuato proprio nei giorni successivi il termine della mia attività lavorativa scegliendo il Marocco come destinazione. Il Marocco su di me ha un’influenza quasi magica. Ha mille volti, mille colori. E’ un altro mondo e a me piace esplorare posti nuovi. Mentre scrivo in attesa del nuovo anno mi rendo conto che lil desiderio di tornare a viaggiare con frequenza maggiore per scoprire posti nuovi, come facevo prima della pandemia di Covid, è una voglia matta e vorrei riprenderla proprio nel 2025. Dopo il Marocco, quest’anno è stato l’anno di Parigi, con due significative presenze enogastronomiche insieme a Vito e Betty, delle isole delle Cicladi in due occasioni diverse, della meravigliosa settimana francese (da sud a ovest, da nord e est) in auto con un giro circolare, dell’altrettanta splendida settimana di sole in Sardegna, del fugace ma intenso weekend concerto in Alsazia, del Natale appena trascorso nel Sud Italia. Non ho dubbi su cosa chiedere al 2025 che sta arrivando : la buona salute, la voglia di vivere con leggerezza, le gioie delle piccole cose e naturalmente il ritorno ai viaggi nuovi e chissà … anche in coppia o in solitario, oltre a quelli di gruppo consolidati negli ultimi anni. Vorrei anche tornare in posti precedentemente visti nell’epoca del Nessie Hotel (camper), come la Scozia a esempio, e altri ancora. Potrebbe essere una buona idea. L’importante sarà stimolare i famosi cinque sensi … in tutti i sensi. "E’ sempre il momento giusto per fare quello che è giusto” diceva Martin Luther King. Non ho scritto di politica solo perché questa crescente “voglia di destra fascista” mi fa solo arrabbiare e non voglio sprecare righe per l’imbecillità, l’arroganza, l’ignoranza, la volgarità, l’egoismo, la mancanza di rispetto e di compassione soprattutto. L’immagine del post è un’ironica copertina come vincitore del premio “pensionato dell’anno”. Strameritato. Grazie a tutti i miei compagni di viaggio e anche a quelli che mi sono stati vicino in questo anno così “pensieroso”, Dottori compresi, soprattutto per la pazienza e la dedizione che hanno mostrato nei miei confronti.


Post's song : "San Luca" performed by Cesare Cremonini e Luca Carboni

samedi, décembre 28, 2024

Natel n'cumpagnij

Dopo una Pasqua a New York nel 1989 e un Thanksgiving a Chicago nel 2007, eccomi alle prese con un Natale nel sud d'Italia, in parte americano grazie alla presenza di Melanie, la ragazza di Edoardo, nativa di Long Island nello stato di New York. Chissà magari un giorno festeggeremo le festività natalizie proprio negli Stati Uniti all’insegna del “Christmas with the yours and Easter what you want” di maccheronica traduzione citato nella canzone di Elio e Le Storie Tese. Oltre a Melanie la compagnia cui ho fatto riferimento nel titolo del racconto è stata composta da Edoardo, Betty, Vito e io. Partenza ancor prima dell’alba nel giorno dell’antivigilia per il volo mattiniero da Orio al Serio in direzione dell’aeroporto di Pescara. Volo di soli cinquanta minuti, ma molto turbolento per via del forte vento in prossimità dell’atterraggio. Sani e salvi e con la consegna di una Volkswagen T-Cross nera  presa a noleggio (noi volevamo una Peugeot 208 color senape), abbiamo dato inizio a questa settimana “lavorativa” dal lunedì al venerdì attraverso il passaggio di tre regioni che si affacciano sul Mar Adriatico, l’Abruzzo, il Molise e la Puglia. Prima tappa : Termoli nel Molise. La località e la regione italiana erano per tutti un’autentica novità. Il tempo meteo non è stato dalla nostra parte in questo primo giorno, ma nonostante il vento forte, la pioggia, il nevischio e la temperatura bassa siamo riusciti a mettere nel nostro carnet un assaggio piacevole della città. Ad arricchire questo inizio viaggio sono stati però un arcobaleno sul lungomare e un pranzo sorprendente al ristorante Sottovento basato su una cucina semplice, con prodotti di qualità elaborati con innovazione e inventiva rispettando la tradizione culinaria molisana. Antipasto in condivisione con un piatto di polpette rosse cacio e ova con l’aggiunta del tonno, in abbinamento con bicchieri di Malvasia del Moline per un brindisi benaugurante. A seguire una pasta mista con cozze, fagioli borlotti, spuma di gorgonzola dolce e polvere di pomodoro e una chitarrina (pasta locale simile agli spaghetti) alle vongole, prezzemolo e zest al limone. Conclusione per il terzo atto di questa sinfonia enogastronomica con un tiramisù e una millefoglie scomposta corredata dal tris finale di amari locali. Gli inizi dei nostri viaggi in ambito culinario sono sempre sfolgoranti. Sarà per la novità, sarà per l’emozione, sarà perché, in questo caso, nel sud d’Italia la cucina regionale è di un livello superiore per qualità e varietà. Con tanto ben di Dio in corpo riprendiamo il nostro itinerario, come da programma, in direzione della città di Bari dove avevamo prenotato una favolosa casa in pieno centro. Lasciati i piccoli bagagli (borse trolley e zaini) nel rispetto delle normative dei viaggi Ryanair ci siamo subito inoltrati nel quartiere di San Nicola, altrimenti detto Bari Vecchia. Italo Calvino descrisse il mondo attorno all'antico San Nicola come "… un formicaio ebbro di vitalità. con vecchi cortili che sembrano stanze e con vecchie cappelle come magazzini …". Col preannunciarsi della sera, la luce “giallo oro” che filtra nel cuore dei vicoli regala un’atmosfera senza tempo, dove passato e presente si mischiano per dare vita a un presepe urbano vivente. E’ uno spettacolo che incanta sempre e così tra locali e negozi storici ci imbattiamo nella rosticceria “da Zazzà”, dove tra panzerotti classici, riso patate cozze e braciola (involtino) di cavallino col sugo di pomodoro ci siamo subito immersi nella gastronomia tradizionale pugliese. E’ facile accettare i consigli allettanti di chi cucina queste prelibatezze e così è stato per gran parte delle pause ristoro dell’intero viaggio. Infinito ed emozionante questo primo giorno di vacanza suggellato dalla visione a casa di un classico della cinematografia natalizia, il film “National Lampoon's Christmas Vacation” con Chevy Chase e famiglia. Il secondo giorno, quello della vigilia, lo abbiamo iniziato dirigendoci verso il porto vecchio dove purtroppo, causa tempo avverso, non c’è stata la “rappresentazione” dei pescatori che puliscono i frutti di mare o sbattono i polipi per offrirne poi un assaggio ai turisti di passaggio. Decidiamo quindi di rivedere la Bari Vecchia del giorno precedente questa volta con la luce del giorno. L’appetito incombe su di noi e cosa c’è di meglio per spezzare la mattinata di una bella fetta di focaccia barese (fcazz) fragrante e profumata da condividere ? La proveremo nel locale storico “Panificio Fiore”. Olio, pomodorini tagliati, olive intere e origano rendono questa delizia un’autentica eccellenza dello “street food” pugliese insieme al panzerotto classico. Due pietanze semplici con un gusto incredibile. Le mangeresti tutti i giorni, a tutte le ore compresa la colazione del mattino. Ma noi siamo già arrivati all’ora di pranzo e scegliamo di provare le orecchiette al ristorante “La locanda dell’elfo”. Le orecchiette (pasta tradizionale locale) è un’altra indiscutibile gemma preziosa della cucina pugliese e noi le gusteremo nelle due versioni classiche, quelle con le cime di rape e quelle al sugo di pomodoro con l’involtino (“brasciola” di cavallino) dove la scarpetta di pane è un atto doveroso. Ogni volta penso al turista straniero che assaggia per la prima volta il tesoro della cucina tradizionale e regionale italiana e di quanto siamo fortunati noi ed essere ancora sorpresi di tanto gusto. Anche per Melanie è la stessa cosa in quanto vive in Italia da tanti anni, ma è sempre bello vedere il nostro stupore di fronte a tanta ricchezza del cibo e naturalmente del bere il buon vino. Si intravedono i primi raggi di sole all’orizzonte e così dopo pranzo riprendiamo il cammino sulla Muraglia della Bari Vecchia. Torneremo a casa nel tardo pomeriggio per un po’ di relax e seduti sulle comode poltrone dei due divani vedremo altri due altri film cult di Natale, “Una poltrona per due” con Dan Aykroid e Eddy Murphie e quello di animazione con il “Canto di Natale di Topolino”. La nostra cena della vigilia sarà a base di panzerotti e focaccia barese prenotati in corsa al Panificio “La Pupetta”. Terminato lo spuntino, con la temperatura meteo è ancora bassa, ci incammineremo avvolti nei nostri caldi piumini in direzione Bari Vecchia per la messa di mezzanotte nella Basilica di San Nicola, il clou del nostro programma della vigilia di Natale. Missione compiuta con tanto di “musica di sottofondo” per gli immancabili botti e spari nelle vicinanze. Siamo così arrivati al giorno di Natale. La pioggerellina ci accompagnerà in questo inizio di giornata. Una scappata e fuga a Polignano a Mare era nel nostro programma, per far vedere a Melanie il centro storico di case bianche posizionate su una suggestiva scogliera e per immortalarci tutti insieme per un autoscatto con lo sfondo della statua dedicata a Domenico Modugno. La scultura è un abbraccio del grande Mimmo al suo paese d’origine; la statua è infatti rivolta verso il borgo con le braccia aperte come intento a intonare la famosa “Nel blu dipinto di blu”, nota anche come “Volare”, brano con cui raggiunse un successo planetario. E’ arrivata l’ora di risalire la costa per dirigerci a Molfetta dove avevamo prenotato il pranzo di Natale, tutto a base di pesce, nel ristorante “I due Foscari”. Nel tardo pomeriggio saluteremo lo skyline di Molfetta illuminato dalla luce di un tramonto con nuvole rosa nel cielo azzurro e proseguiremo lungo la strada costiera verso Vieste. Vedremo Vieste con il buio della sera e poi il giorno seguente finalmente con il sole del mattino. Vieste per la sua posizione è un ottimo punto di partenza per scoprire la meravigliosa terra del Gargano. Ammireremo il centro storico, un borgo antico con le sue caratteristiche viuzze irregolari e le piazzette/belvedere (aperte alla vista del mare) con viste sul Faro, sul Castello, sulla Cattedrale e sulla spiaggia dove c’è il Pizzomunno. Il Pizzomunno è un imponente monolite in pietra calcarea alto 25 metri ed è situato all’inizio della spiaggia a sud del centro abitato; è diventato il simbolo stesso della cittadina garganica e osservarlo da vicino è davvero impressionante. Al Pizzomunno sono legate alcune leggende tra le quali quella di Pizzomunno e Cristalda, due giovani innamorati. La leggenda del bianco monolite è anche rappresentata sui gradini della “scalinata dell’amore, con parte del testo della canzone “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” presentata alcuni anni fa al Festival di Sanremo da Max Gazzè. Alla scalinata hanno legato anche un significato simbolico e magico : si dice che percorrendola insieme alla persona amata si rimarrà uniti per sempre. Edoardo e Melanie hanno tenuto fede a questa leggenda e noi li abbiamo fotografati per l’occasione. Si riparte con il sole pieno in direzione Monte Sant’Angelo per arrivarci all’ora di pranzo e mettere le gambe sotto il tavolo della “Osteria del corso”, un tipico ristorante con una cucina sana e genuina che rispecchia le antiche tradizioni. Il dopo pranzo lo abbiamo speso per visitare Monte Sant’Angelo. Il borgo situato nella parte sud del Gargano, a circa 800 metri di quota ed è noto soprattutto per il Santuario di San Michele Arcangelo, patrimonio Unesco. Oltre al santuario sono degne di nota le bianche case a schiera, con tetto a spiovente. Il Santuario è un luogo di culto antichissimo legato alle apparizioni dell’arcangelo Michele. San Michele, venerato anche tra gli ebrei e i musulmani, è il simbolo della lotta del bene contro il male. La Basilica, luogo mistico, è disposta su due livelli, quello superiore e quello inferiore. Il livello superiore include il portale romanico e il campanile, mentre il livello inferiore invece include la grotta, che si può raggiungere direttamente tramite la scalinata angioina, un museo devozionale e delle cripte. La parte più misteriosa del Santuario è proprio la grotta, dove la tradizione vuole sia apparso l’arcangelo Michele. Nonostante i secoli, l’atmosfera del luogo mantiene ancora la sua forza e la sua sacralità. Anche oggi il Santuario di San Michele Arcangelo continua a essere un luogo di grande importanza spirituale e culturale, un’esperienza unica da non perdere. Il Santuario fa parte della “sacra linea di San Michele”, talvolta nota come “spada di San Michele”, una linea immaginaria che collegherebbe 7 dei principali luoghi di culto dedicati a San Michele Arcangelo in Europa e in Terra Santa. La “sacra linea di San Michele” passa per lo Skellig Michael in Irlanda, il St Michel's Mount in Cornovaglia, le Mont Saint Michel in Bretagna, La Sacra di San Michele in Piemonte, il Santuario di San Michele in Puglia, il monastero di San Michele Arcangelo a Panormitis in Grecia e il Monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo a Haifa in Israele. L’appuntamento per l’ultima notte e l’ultimo giorno di vacanza ci porterà a Vasto in Abruzzo. Prima di sederci al tavolo del ristorante il “Posticino” daremo una veloce "infarinatura" serale della cittadina. Nonostante il pranzo sostanzioso di Monte Sant’Angelo, la voglia di provare i veri arrosticini d’Abruzzo era così tanta che non potevamo esimerci dal testarli sul posto. Gli arrosticini sono vanto e patrimonio della gastronomia abruzzese, sono una vera prelibatezza. Originariamente noti come “rustell’, rustelle o arrustelle", gli arrosticini sono formati da pezzetti di carne di forma cubica, dello spessore di circa un centimetro per lato, infilati su uno spiedino di legno lungo al massimo venti centimetri. I classici sono preparati con carne di pecora o castrato. Gli ultimi arrivati sono gli arrosticini di fegato di vitello, in cui ogni pezzettino è intervallato da una fettina di cipolla. Noi li abbiamo provati entrambi abbinandoli al pane bruschettato (tostato e spennellato di olio di oliva extravergine) : una vera delizia. L’indomani abbiamo visitato con calma, con la luce del giorno e con il sole accecante, la città di Vasto. Affacciata su quello che viene chiamato il Golfo d’Oro, un’estesa baia a forma di mezzaluna, è uno dei luoghi più caratteristici dell’Abruzzo. E' una storica e affascinante città che si trova nella parte meridionale dell’Abruzzo al confine con la regione Molise. Oltre al suo splendido centro storico che sorge su un promontorio dal quale si può godere di un meraviglioso belvedere, Vasto è famosa come località marittima in virtù delle sue bellissime spiagge e alla presenza della suggestiva Costa dei Trabocchi. I trabocchi, o trabucchi, sono una testimonianza del passato, delle tradizioni e di un'antica civiltà legata al mare. Si tratta di palafitte usate dai pescatori che si possono vedere lungo la costa dell'Abruzzo, sul Mare Adriatico. Noi abbiamo visto da vicino quello di Trave, adiacente la statua della Bagnante, o come la chiamano molti vastesi “la sirenetta”, un monumento dedicato alla bellezza femminile, che si erge elegante ed imponente su di uno scoglio a dominare il golfo di Vasto. Vasto ci ha regalato anche l’ultimo pranzo prima del rientro per festeggiare la bellissima vacanza natalizia. Pallotte (polpette) cacio e ova, cozze ripiene alla vastese, spaghetti alla chitarra nella versione al sugo di carne e allo scoglio, e arrosticini classici sono state le nostre scelte al tavolo preparato sulla veranda della “Trattoria Toscana” (nonostante il nome è una vera cucina abruzzese doc). Nel dopo pranzo percorreremo l’ultimo tratto di litorale per arrivare all’Aeroporto internazionale d’Abruzzo di Pescara per il volo di rientro, non prima di ammirare, all’ora del tramonto, la sagoma della Bella Addormentata visibile a occhio nudo, lungo il profilo della Majella. La Bella Addormentata è il profilo di una donna che guarda il mare che si sviluppa lungo il massiccio montuoso della Majella, con tante storie di credenze popolari. E’ stata una vera vacanza di famiglia per festeggiare il Santo Natale : cinque gli interpreti (Betty Vito Edoardo Melanie e il sottoscritto), quattro le stagioni che hanno contrassegnato il tempo meteorologico, tre le regioni del Sud d’Italia attraversate, due i voli che hanno azzerato la distanza da casa e una è stata la gioia di vivere tante emozioni di viaggio. Un grazie a tutti per la buona riuscita dell’evento, in particolare a Melanie che ha saputo integrarsi facilmente nel gruppo e che ci ha regalato nel finale di viaggio una piccola storia in rima che leggerete qui di seguito. 


“Vi racconto la storia di una splendida vacanza,

cinque giorni saporiti come il miglior fritto di paranza.

Vito, Betty, Lele, Edo, viaggiatori professionali,

hanno preso un’americana proprio sotto le loro ali.

Abbiamo visto film, monti, spiagge e chiese

e pure assaggiato l’arrosticino abruzzese.

E quante cose buone poi che abbiamo mangiato,

tra orecchiette, cime di rapa e un panzerotto infuocato.

A Lele tante foto e a Betty tante stelle,

a Vito le avventure di Cenerina e Cofelle.

Ricordatevi che tutto è cominciato con gli arcobaleni,

una promessa dal cielo alla terra di stare più sereni.

Se incontri pioggia, vento, nevischio o nuvoloni,

il sole brilla sempre nelle belle emozioni.

Non potrò mai esprimere quanto vi voglio ringraziare,

per questi giorni magici e un bellissimo Natale.”


Post's song : "Have yourself a merry little Christmas" performed by Ella Fitzgerald


12/24

dimanche, novembre 17, 2024

Tutto può succedere, tutto può cambiare, il meglio deve ancora venire

Tre titoli presi dal cinema per un viaggio diverso. Pacchetto soggiorno 3 notti/4 giorni, pensione completa, trasferimenti gratuiti, camera doppia, all inclusive, costo zero. Dall’appartamento di Paros al letto di ospedale del FBF non sono passati nemmeno due mesi. Nel finale del racconto “cicladico” scrissi : “E’ stata l’ennesima vacanza nella quale quello che avevamo “pensato e sognato” si è avverato, nonostante un mio problema di salute che per fortuna non ha influito fisicamente sul corso delle giornate, sebbene mentalmente ha impensierito il gruppo.” Quel “problema di salute” fortunatamente asintomatico nel fisico, ma sfortunatamente allarmante nella diagnosi mi ha portato, anche in questo caso con la fortuna dalla mia parte per i tempi decisamente ridotti, in sala operatoria. I pensieri in tutto questo periodo sono stati decisamente pesanti e si prorogheranno ancora per un mese per i risultati definitivi di prognosi. Qualunque sia il verdetto cercherò di farlo andare nei binari giusti. Se sfavorevole andrò in appello e vedrò di vincere la causa come già successo nelle due piccole precedenti esperienze di salute negative;  se invece sarà favorevole, e questo è il mio auspicio, ne farò tesoro. “Non ci voleva” continuo a ripetermi, ma tant’è. Quando i pensieri viaggiano per questi avvenimenti si fanno anche dei buoni propositi per il futuro. Ho incolpato, anzi maledetto, il mio carattere che ha mandato giù tanti bocconi amari nelle varie vicissitudini lavorative, sentimentali, finanziarie, nei rapporti con altri e non ha saputo farsi valere nel controbattere. Tutto ciò ha minato sicuramente la mia salute negli ultimi ventidue anni. Vabbè. Cercherò di rimediare nei tempi supplementari. Li chiamo così perché dopo una vita costantemente in bilico fra successi e insuccessi, ora sono convinto di poter vincere in questo periodo di vita supplementare iniziato con l’andare in pensione. Ho davanti a me il tempo giusto per passare in vantaggio, consolidare e vincere questa partita. Attaccheranno e mi difenderò, cercheranno di approfittare della mia bontà d’animo e farò vedere, sorprendentemente per loro, di non essere scontato. Dopo una vita spesa ad aiutare e a far star bene gli altri ora mi tocca usare la carta di quel sano egoismo che non ho mai giocato. La tenevo sempre nascosta per usarla in casi estremi : è arrivato il momento di tirarla fuori in bella mostra. Continuerò ad aiutare chi ha bisogno, ma dirò un “no" bello forte a quelli che hanno abusato del mio atteggiamento altruista, che hanno bollato, a loro favore, come una cosa scontata da usare in ogni occasione. Non è così. Il mio essere altruista deriva dal cuore d’oro di mia mamma Pupella e alle sue filosofie di vita, anche se su qualcuna ora le direi che sarebbe giusta d’animo ma non in linea con gli eventi. La mia è una predisposizione, forse come le malcapitate sentenze di salute, che indica la mia qualità interiore di gentilezza e generosità. Il mio sincero interesse a fare del bene e agire con altruismo e senza secondi fini mi mostra empatico e comprensivo a quelli che non abusano dello stesso e mi mostra “sempre a disposizione, scontato”, per quelli che ne approfittano. È ora di dire basta per queste persone. Terminata la “querelle” sull’altruismo ritorno a vivere ancora per qualche giorno l’esperienza ospedaliera vestito come Jack Nicholson in “Tutto può succedere” con vestaglietta con apertura posteriore per mettere in bella mostra i glutei del sedere. Non vedo l’ora di tornare a casa anche se ho trovato delle cose positive in questa esperienza in corso. Intanto il personale infermieristico del reparto sempre sorridente e disponibile, la cordialità e la professionalità dei Medici, il non spendere soldi e non da poco la dieta a cui mi sto sottoponendo sulla falsariga pubblicitaria del “mi piace così” ribattezzata da me con un “mi basta così” visto che assaggio le pietanze per un quarto e anche meno della porzione. In compenso bevo molta acqua come da suggerimento medico, ma anche come mia abitudine a casa. Avrei voluto evitare questa esperienza, ma visto che mi ci sono ritrovato dentro cerco di trovarne i lati positivi come vorrei tanto fosse il verdetto finale. Il mio lavoro, iniziato nel secolo scorso, di designer grafico ufficioso della Nutella troverà nuovi beneficiari per aggiungerli al mio book leggendario. Poche righe per un viaggio interiore al quale non avrei voluto partecipare e con una destinazione che non ho scelto, mi ha ricordato quello del licenziamento senza però dire a quelli che ingiustamente lo hanno sentenziato che da tutto ciò ne ho ricavato esperienze umane splendide, amori travolgenti, rapporti che resteranno per sempre e nel mio caso molti professionisti in campo medico diventati veri amici. L’importante, quando ti arrivano dall’oggi al domani eventi che non ti aspettavi, ancor di più nel campo della salute, è quella di aver la capacità di scegliere cosa sia importante e prioritario nella vita. Le scelte possono migliorare il quotidiano, saper eliminare il negativo è di una importanza vitale. Così come riuscire a eliminare il superfluo sia materiale che nel rapporti interpersonali. C’est la vie. Ecco ... imparare la lingua francese è una delle cose alle quali dovrei mettermi a capofitto nell’inseguirla. Inizio a pensare di nuovo alla frase che diceva mamma Pupella sulla quotidianità : “prenditi i giorni buoni perché quelli cattivi arrivano sempre”. In pratica "cogli le opportunità e goditi i bei momenti perché quelli difficili ci sono sempre “oppure “prenditi il buono quando arriva che il cattivo non manca mai”. Concludo con un’altra frase questa volta detta Meryl Streep nel personaggio di Miranda Priestly nel film “Il Diavolo veste Prada” : “ É tutto ! “


Ringraziamenti : Betty e Vito, tutto il personale medico, infermieristico e addetti vari del reparto di Urologia dell’Ospedale Fatebenefratelli, il Dottor Borotto e la Dottoressa Giordano, tutti gli amici (quelli stretti), i parenti e gli ex colleghi che mi hanno dimostrato un affetto fuori dal comune con messaggi, audiomessaggi (che non sopporto) e presenze.


Post's song : "Another grey area" performed by Graham Parker
11/24

mardi, novembre 05, 2024

“On ne vit qu'à Paris, et l'on végète ailleurs.”

Si vive solo a Parigi e si vegeta altrove.
Il poeta e drammaturgo francese Jean-Baptiste-Louis Gresset, vissuto nel Settecento, arrivò ad affermare che la sola vera vita è nella capitale francese. Noi (Betty Vito e io) ne siamo ormai convinti da tempo. Questo è il mio 25° racconto scritto su Parigi. Nel luglio del 2003 venendoci da solo per la prima volta, presi in considerazione il fatto che proprio nella Ville Lumière era nascosto il sogno della mia vita, del mio futuro. Nell’inaugurare il mio blog https://montparnassebienvenue.blogspot.com/ proprio con il nome della zona (Montparnasse) dove torno costantemente da quel 2003 scrissi : “è un omaggio alla zona di Parigi che amo di più, è là che vorrei trascorrere il mio futuro, è il mio grande sogno”. Ci vidi lungo, visto che a distanza di oltre vent’anni riesce costantemente a sorprendermi. Mi emoziono ancora quando vado a rileggere i ventiquattro racconti precedenti, l’ultimo proprio a marzo di quest’anno e all’interno degli stessi ritrovo le continue dichiarazioni d’amore per questa città che ormai conosco più di ogni altra al mondo. Incredibilmente ogni volta riesco a trovare parole nuove per descrivere il sentimento d’amore e il trasporto emotivo verso Parigi. Parigi è stata la prima città straniera che ho visitato. Era il lontano 1979 e ci venni con Vito e altri amici in camper. Da allora ci sono ritornato sia da solo che in compagnia. E così lo è stato anche per questa fuga autunnale con Betty e Vito. Per noi Parigi è la quintessenza della bella vita. Ogni volta la nostra vacanza è un totale full immersion enogastronomico e culturale, sempre alla ricerca di novità e di consolidate certezze. Dal dizionario italiano alla voce “full immersion” si cita : svolgimento di un'attività in maniera intensissima per un arco limitato di tempo. E’ l’esatta descrizione dei nostri giorni nella Ville Lumière. Le consolidate certezze sono le biciclette per muoverci velocemente per la città, la base a Montparnasse sulla Rive Gauche (riva sinistra della Senna), la prima colazione al “Le plomb du Cantal“, la passeggiata all’’interno del cimitero di Montparnasse per rendere un doveroso omaggio a defunti celebri, il pranzo nel nostro ristorante “Le Bistrot del Paris”, la pausa bretone nella creperie “Coeur de Breizh” e la sosta elegante all’hotel Ritz. Partendo da questi punti fermi costruiamo intorno un programma degno del nostro vivere Parigi. Quest’anno le novità sono state bellissime ed emozionanti. La prima già al nostro arrivo con la nuova base all’Hotel Odessa. Subito dopo aver lasciato i “piccoli bagagli” nelle nostre stanze, con la caratteristica di due meravigliose finestre, ci siamo letteralmente infilati nella coda per accedere al ristorante brasserie “Bouillon Chartier” di Montparnasse. Il loro motto dal 1896 è quello di “offrire un pasto dignitoso a un prezzo modesto” ed è aperto dalle ore 11,30 fino alla mezzanotte, 365 giorni l’anno, 7 giorni su 7, con servizio continuo e senza la possibilità di prenotare un tavolo. Praticamente è pieno a ogni ora del giorno con code incredibili, ma la nostra fortuna è stata quella di potervi accedere in un orario, le cinque del pomeriggio, inconsueto. In ogni caso dopo 45 minuti di attesa eccoci all’interno di questa meravigliosa location in puro stile Art Nouveau (Liberty) dove un balletto di camerieri con gilet neri e grembiuli bianchi volteggia fra i tavoli annotando su un angolo della tovaglia di carta prima l’ordinazione e alla fine il conto. Il nostro conto, decisamente alla portata di ogni tasca, ha elencato : un piattino di uova sode con maionese, un piatto con due formaggi francesi, una bourguignonne (spezzatino di carne) con coquillettes di pasta, una salsiccia d’Aveyron con purè di patate, una coppetta di creme caramel da condividere, un cestino di pane baguette, una caraffa da mezzo litro di rosso Merlot e un caffè finale per tutti. Si vive un’esperienza con un’atmosfera d’altri tempi che incarna uno spirito davvero singolare. All’uscita era già buio, per il fatto che la sera precedente era scattata l’ora legale, e noi lo abbiamo affrontato con una lunga camminata che ci ha portato da Rue de Rennes fino al lungo Senna direzione Louvre e ritorno. E’ bello ammirare Parigi con le luci della sera così come è bello prendere atto di essere qui il mattino seguente. E’ lunedì’. La città si anima con le prime luci dell’alba. Si sentono i rumori dei camion che consegnano le merci e si accendono le insegne dei caffè che offrono la prima colazione. La nostra sarà come da consuetudine degli ultimi anni al “Le Plomb du Cantal” in Rue de la Gaité a due passi dall’hotel. Il rapporto qualità-prezzo è eccezionale e per meno di sette euro possiamo gustare un buon café au lait, un fresco croissant, una croccante mezza baguette da imburrare e farcire con la confettura e un bicchiere di vera spremuta d’arancia. E’ la giusta carica per affrontare il primo intero giorno parigino. Anche la prima missione rientra nelle nostre “certezze” di Parigi : la visita al cimitero di Montparnasse. Il nostro giro ci porterà prima alla tomba di Serge Gainsbourg e poi a seguire a quella di Jane Birkin, sua moglie e musa ispiratrice. Quest’anno li abbiamo onorati entrambi con l’omaggio della piccola Nutella personalizzata, da me realizzata, confezionata all’interno di una busta di cellophane per ripararla dalle eventuali intemperie. Saranno ancora nel punto dove le abbiamo lasciate quando torneremo alla prossima occasione ? Noi speriamo di sì. In rassegna poi siamo transitati davanti alle tombe di Jacques Chirac, Samuel Beckett, Philippe Noiret, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. Si riparte alla volta della nostra Parigi inforcando le biciclette (vélos) elettriche alla volta di Rue de Bac, fermandoci alla Cappella di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. Qui nel 1830 la Vergine Maria è apparsa a una giovane novizia, Caterina Labouré. Durante le tre apparizioni, la Madonna le fece alcune richieste, tra cui quella di coniare una medaglia che, se portata con fede, avrebbe concesso grandi grazie. La Medaglia fu coniata nel 1832, quando Parigi fu colpita da un’epidemia di colera e portò così tante guarigioni e protezioni a tal punto che in pochi anni fu diffusa in milioni di esemplari e nel 1854 Papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, poco dopo confermato dalle apparizioni di Lourdes. L’acquisto delle piccole medagliette era doveroso confidando nella sua protezione. Riprendiamo le biciclette e ci dirigiamo verso il lungo Senna alternando la riva di destra a quella di sinistra. Tra pedalate e camminate abbiamo raggiunto l’ora di pranzo dove avevamo prenotato un tavolo in un nuovo ristorante da testare, il “Au Vieux Paris d’Arcole”, in una piccola via dietro la Cattedrale di Notre-Dame sull'Île de la Cité. È uno dei ristoranti più antichi di Parigi, ospitato in una casa del 1512 classificata come Monumento Storico. La nostra scelta, già pregustata nel leggere il menù sul web, è caduta inesorabilmente sulla scaloppa di foie gras di canard (fegato d’anatra scottato), il nostro piatto preferito in assoluto, abbinandola a una bottiglia di vino bianco dolce e fresco di Bordeaux. Il pasto lo abbiamo egregiamente concluso con un piatto di formaggi francesi. Dalla riva destra a quella di sinistra basta solo superare a piedi il piccolo ponte che ci riporta nel Quartiere Latino dove Betty e Vito fanno una “capatina” alla storica libreria Shakespeare and Company che negli anni venti divenne luogo di incontro per scrittori come Ernest Hemingway e James Joyce tra gli altri. Nel cielo appare un sole luminoso e quindi decidiamo di incamminarci verso Montmartre per una sosta shopping (*) all’interno del Passage Jouffroy nel negozio di giocattoli “La Boite à Joujoux”. A questo punto decidiamo di prendere la metropolitana per dirigerci verso La Basilica del Sacro Cuore per un caffè pomeridiano al “Le Consulat”, altro storico locale a due passi dalla piazzetta dei pittori e ritrattisti di Montmartre. Qui si incontravano artisti del calibro di Picasso, Sisley, Monet, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, per citarne alcuni. Ci rimarremo il tempo per vedere il tramonto arancione con lo sfondo in lontananza della Tour Eiffel e per scattare una bella istantanea del Moulin Rouge. Iniziamo quindi la discesa a piedi in direzione Montparnasse verso la nostra base, dove arriveremo quasi per l’ora di cena. La scelta “sicura” cadrà sulla creperie bretone “Coeur de Breizh” per una galette completa (formaggio, prosciutto cotto e uovo) rigorosamente affiancata da una bottiglia di sidro dolce. La lunga giornata parigina era giunta al termine, stanchi fisicamente ma felici mentalmente. La giornata di martedì ha avuto inizio con la prima colazione al locale “Le Tournesol” in quanto il nostro "Le Plomb du Cantal” era chiuso per turno settimanale. Nessun problema, la qualità rimarrà alta e la consideriamo l’alternativa migliore come già testata in altre fughe a Parigi. Biciclette pronte e via … verso il Boulevard Saint-Germain per una sosta shopping (**) allo store della Le Coq Sportif. Da qui proseguiremo a piedi verso Boulevard Saint-Michel e nel Quartiere Latino per un’altra sosta shopping (***) e per riprendere i tre “vélos” (le biciclette in francese sono un termine maschile). Ci dirigeremo verso il “Petit Palais” per visitare gratuitamente la collezione permanente. Si è trattata di una assoluta novità, tra l’altro “piacevolmente sorprendente”. Quando si sta bene il tempo passa troppo velocemente e tra una camminata a scavalcare il maestoso e largo viale (avenue) “des Champs-Élysées” e un’altra sulla elegante “Rue du Faubourg-Saint-Honoré” ci ritroviamo a combattere col tempo per il tavolo prenotato per pranzo nel nostro “Le Bistrot de Paris”. Quindi di nuovo in “pista" con i colpi di pedale per arrivare in perfetto orario. L’accoglienza è sempre speciale quando arriviamo nel locale. Ben (il maitre di sala) e Gabriel (cameriere) ci ricevono calorosamente e a loro doniamo le mie creazioni personalizzate delle miniature di Nutella preparate per l’occasione. Il pranzo sarà a base di bistecca di tonno alla piastra con salsa al pepe verde (Betty), di scaloppa di fegato di vitello scottata (Vito) e di coscia di anatra arrosto (per me). Ottimi i puré e le patate saltate all’aglio di contorno, così come la scelta di Vito per il vino rosso, un perfetto e fresco Beaujolais. Qui i dolci sono davvero speciali e di conseguenza chiudiamo il pasto con una millefoglie e una mousse al cioccolato fondente da condividere. Che altro ? Questo ristorante è il nostro preferito da anni. Vito lo aveva scoperto leggendo il libro di Serena Dandini “Avremo sempre Parigi” con sottotitolo “Passeggiate sentimentali in disordine alfabetico”. Il bistrot parigino fu senza dubbio uno degli indirizzi preferiti di Serge Gainsbourg. L’istrionico artista aveva le sue abitudini in questo bistrot di Rue de Lille. Si sedeva sempre allo stesso tavolo, il numero 46, quello proprio davanti al bar e lì trascorse perfino il giorno prima di morire, dimagrito e affaticato, a bere un bicchierino di Porto. Salutiamo Ben e Gabriel con la promessa certa di ritornarci per il pranzo del giorno dopo, il giorno del rientro a casa. Riprendiamo il nostro andare a zonzo per la città che amiamo più di ogni altra, per un caffè pomeridiano sulla riva opposta (la droite, la destra) al “Le Louis Philippe” e per una passeggiata in zona Notre-Dame a spulciare tra le bancarelle dei “bouquinistes” di Parigi che vendono libri antichi e di seconda mano, poster e altri gadget che ricordano i tempi passati. Questi tradizionali banchetti sono allestiti lungo gran parte dei quais, le banchine della Senna, intorno all'Île de la Cité e all'Île Saint-Louis: sulla riva destra, dal Pont Marie al Quai du Louvre, e sulla riva sinistra, dal Quai de la Tournelle al Quai Voltaire. Torniamo in direzione base a Montparnasse per una sosta shopping (****) al grande magazzino Monoprix nella via di fronte l’hotel. Riprendo la frase citata in mattinata sul tempo che vola quando si sta bene e con le gambe sotto il tavolo affrontiamo la cena a base di omelette al formaggio con birra di accompagnamento al locale “Le Liberté” con la sua bella insegna luminosa rossa visibile fino a tarda notte anche dalle nostre stanze dell’Hotel Odessa. Ancora stanchi fisicamente per le pedalate e le lunghe camminate, ma raggianti per un’altra splendida giornata nella capitale francese, raggiungiamo le stanze per il meritato riposo. La nostra piccola ma intensa vacanza parigina è giunta al suo ultimo giorno. Dopo la prima energica colazione al “Le Plomb Cantal” che ha riaperto i battenti, prendiamo le nostre biciclette e andiamo incontro alla ennesima novità di Parigi. Prima di arrivarci faremo un salto “liberatorio” allo storico Hotel Ritz di Place Vendome. Da qui a piedi, transitando davanti l’Opera ci ritroveremo alle Galeries Lafayette di Boulevard Haussmann. Dopo aver fotografato la monumentale cupola Art Nouveau ultimamente impreziosita da una passerella in vetro sospesa a una ventina di metri dal suolo, prendiamo le scale mobili fino al settimo piano e raggiungiamo la terrazza gratuita da dove si può vedere Parigi dall’alto. Un altro punto d’osservazione molto speciale. Davanti a noi Parigi. In primo piano il dorso dell’Opera, alla sua destra la Tour Eiffel e passeggiando lungo la terrazza con tanto di bella scritta tridimensione “Paris, je t’aime” si possono scorgere in lontananza il Centre Pompidou, la Basilica di Notre-Dame, il Pantheon e molto altro. Per trovare La Basilica del Sacro Cuore bisogna guardare in senso opposto e andare in fondo alla terrazza. All’uscita di nuovo in bici per l’appuntamento a pranzo al “nostro” “Bistrot de Paris” per l’ultima kermesse enogastronomica e dove avevamo prenotato il giorno prima una scaloppa di foie gras scottata per festeggiare in bellezza e gusto questa fuga a Parigi. Flute di champagne, un piatto di formaggi francesi e una mousse al cioccolato fondente da condividere e un bicchiere a testa di Monbazillac da accompagnare al foie gras. Questa è vita ! Pedalata finale in direzione hotel Odessa per recuperare i nostri piccoli bagagli lasciati in custodia e per prendere il taxi verso l’Aeroporto di Orly per il volo di rientro nel tardo pomeriggio. Concludo questo “post” omaggiando i vini bordolesi che hanno ormai il loro tempio nel cuore della capitale: La Bordeauxthèque, alle Galeries Lafayette. Qui è d’obbligo fotografare le bottiglie di inestimabile valore del Petrus Pomerol e del Sauternes dello Chateau d’Yquem. E’ un atto dovuto per il nostro album dei ricordi, al pari dei monumenti famosi di questa splendida città. Avremo la fortuna di assaggiare questi due vini di Bordeaux almeno una volta nella vita ? Noi continueremo a provarci e a sognare così come faremo per la “nostra” Parigi, appuntamento d’obbligo nei nostri anni a venire, almeno un paio di volte l’anno “secondo prescrizione dello psicoanalista”. Parigi siamo già pronti per tornare da te. Alla prossima.

PS. Consigli per gli acquisti.

Nella tre giorni parigina ci siamo tolti alcuni sfizi riguardo abbigliamento e altro.

Nello specifico : 


(*) busto di Tintin in ceramica bianca in edizione numerata e limitata per me

(**) paio di scarpe Le Coq Sportif dai colori autunnali per Vito

(***) berretto “strillone” stile francese per me

(****) maglia a maniche lunghe bianca con righe orizzontali blu scuro per Betty 

Post's song : "Emmenez-moi" performed by Charles Aznavour
10/24

vendredi, septembre 27, 2024

Sunsets, sunrises e tzatziki in the Cyclades

Tramonti, albe e tzatziki nelle Cicladi.

A Santorini, a Paros e ad Antiparos.

Se penso alla Grecia, io penso al bianco delle case sfolgoranti di lucentezza, in contrasto col blu radioso del cielo e del mare. Penso alle porte e alle finestre colorate di blu, ai balconi in fiore, alle strade strette, ai mulini e ai fari a rappresentare la scenografia. Penso alle taverne dove si pranza e si cena all’aperto, con le sedie di paglia e le tovagliette di carta. Penso alla tzatziki (salsa) da gustare con la pita calda in apertura e alla mastika (liquore) in chiusura dei pasti. Penso ai gatti che girano tra i tavoli alla ricerca del cibo o addormentati sui gradini. Se penso a una vacanza di mare all'estero vedo le Cicladi. Questo viaggio ha coinciso in partenza col mio sessantatreesimo compleanno. Volo operativo su Santorini. Santorini è l’isola greca cui non si può rinunciare. E’ l’essenza non solo della Grecia, ma dell’incanto in sé: qui si legano la meraviglia della natura e la bellezza che l’uomo è riuscito a realizzare. Altezzosa, scomoda, tortuosa, piena di difetti ma avvenente, indimenticabile, unica. Perfetta per chi ama le emozioni visive forti. Quando ci si affaccia sulla caldera camminando per la piccola strada a strapiombio si resta incantati da tanta bellezza. Appena arrivati (Betty, Vito e io) nel pomeriggio, giusto il tempo di adagiare il piccolo bagaglio nelle splendide camere dell’Hillside Elegance Suite ed eravamo già dentro la magia di questa isola incomparabile al mondo. Il benvenuto ce lo regaleranno una pita (pane greco) con gyros (carne tagliata a strisce sottili) e una fresca birra greca. Il cielo terso e azzurro e il sole splendente ci faranno pregustare l’arrivo di un bellissimo tramonto. Prendiamo l’autobus che collega Fira (il centro dell’isola) a Oia. Ci precipitiamo, percorrendo le piccole viuzze, per trovare un posto perfetto su quel palcoscenico, quasi teatrale, da dove si può ammirare il tramonto. Qui i tramonti incendiano il cielo, sono un simbolo indiscusso di un fascino senza tempo. E’ bello vedere quanta gente si ritrova insieme per vedere questo fenomeno naturale che emoziona sempre. E questo vale per tutti i tramonti che ricordo nelle mie fughe da viaggio, da quello “rosso fuoco” di Istanbul a quello “musicale” sulla scalinata bordo mare di Zara, da quello “arcobaleno” di Mykonos a quello “verde” di Ischia e via “scrivendo”. Dovrei spulciare nelle mie oltre sessantamila istantanee, fare una cartella e inserire tutti i tramonti che ho vissuto. Come ai concerti, finito lo spettacolo, piano piano si riprendono le strade di ritorno. Per noi era solo l’inizio del viaggio e dovevamo ancora festeggiare il mio compleanno. Moussakà per tutti e ritorno alla base per la notte che trascorreremo in attesa, l’indomani, del traghetto per Paros. A Santorini ci torneremo negli ultimi due giorni di vacanza e continuerò a scrivere di quest’isola meravigliosa. Dal tramonto all’alba il passo è veloce. Dal terrazzino della nostra “reggia” abbiamo gioito della vista di un’aurora spettacolare che segnava l’inizio del nuovo giorno. Una ricca colazione, un taxi riservato che ci porterà al porto nuovo e via verso l’isola di Paros che dista un’ora e mezza di navigazione. Prendiamo l’auto a noleggio, anch’essa prenotata in precedenza, e ci dirigiamo nella piccola località di Aliki dove ci aspettavano le nostre stanze vista mare. L’auto che ci hanno assegnato risulterà troppo “ingombrante” per le piccole strade dell’isola, ma tant’è. Paros è una novità per tutti, ovvero per Betty, per Vito e per me. Qui il tempo di cambiarci d’abito è d’uopo, con la differenza che saranno i costumi, gli asciugamani e la ciabatte da spiaggia a definire lo status di “vacanza al mare”. Cinque minuti a piedi e siamo già immersi nelle splendide acque “calde” dell’Egeo col mare limpido della piccola baia di Aliki. Impatto meraviglioso sull’isola di Paros, così come sarà il primo pranzo all’aperto con tanti piatti tipici e salse, dove l’immancabile tzatziki diventerà il termine di paragone con tutte le taverne che visiteremo in seguito. Oltre alla tzatiki (salsa a base di yogurt greco, cetrioli e aglio), nel nostro primo approccio gastronomico, abbiamo provato la skordalia a base di patate e tanto aglio e la melitzanosalada la salsa di melanzane affumicate. Fanno tutte parte delle “meze”, la selezione di antipasti che si ritrovano in tutti i menù. Alle salse abbiamo aggiunto un piatto di alici fritte, un altro con polpette di pesce e un altro ancora con il formaggio saltato in padella (saganaki), tutti rigorosamente da condividere. La condivisione è un’altra prerogativa dei pranzi in Grecia. Si assaggia di tutto, così come la mastica (liquore aromatizzato al mastice di Chios, una resina ottenuta dal lentisco) e i dolcetti o frutti di stagione offerti dai locali a fine pasto. Grazie alle ricerche sul web cerchiamo le migliori spiagge sparse sull’isola e iniziamo a verificarle già nel pomeriggio del giorno del nostro arrivo. In sequenza nel nostro soggiorno sull’isola di Paros vedremo quelle di Kolimbrites, Golden Beach e Monastiri. Da questa ultima spiaggia abbiamo anche seguito il percorso trekking n. 1 dove in circa trenta minuti si raggiunge il faro Korakas Lighthouse, con un paesaggio davvero suggestivo e da dove si possono ammirare scenari incredibilmente fantastici (vedi foto del post). Irrinunciabile anche la visione della bianca chora di Paroikia, la capitale e principale porto dell’isola. A queste spiagge, nella nostra quotidianità di vacanza al mare, abbiamo inserito felicemente l’approdo sull’isola di Antiparos con un traghetto di una decina di minuti a un costo davvero irrisorio. Ad Antiparos abbiamo trascorso un giorno completo alternando due spiagge (Farenomeni e Agios Georgios) e nel mezzo un fantastico pranzo in riva al mare alla taverna Mpakas, con vista spettacolare. Dal menù, oltre all’immancabile tzatziki abbiamo gustato piatti tipici come il capretto al sugo e le polpette fritte. Ad Antiparos siamo anche tornati per un aperitivo vista mare, ma soprattutto vista tramonto. Curiosità del posto : ad Antiparos si può avvistare d’estate il celebre attore Tom Hanks che, insieme alla moglie di origini elleniche, ha acquistato una villa proprio sull’isola. Noi lo abbiamo ironicamente “avvistato” nei visi di tantissime persone, senza aver la certezza che fosse proprio lui. Spiagge, pranzi, tramonti, cene, sono stati i nostri temi ricorrenti in questa vacanza alle Cicladi. E quindi bagni nelle deliziose, cristalline e calde acque di Paros, di Antiparos e di Santorini, splendidi pasti nelle taverne con tavoli all’aperto sempre vista mare e tramonti. Il tutto sembra magico e incredibile ed è la Grecia che noi preferiamo in assoluto. Quella magia che abbiamo rivisto nelle ultime due giornate a Santorini. Il luccichio del sole, l’immenso blu, il presepe costituito da hotel, piscine, cupole blu delle chiese e ristoranti sia di giorno che illuminati magistralmente la sera dopo il tramonto. Santorini è davvero una star elegante e abbiamo anche goduto di una splendida giornata al mare, sulla spiaggia di sabbia nera di Perivolos. Nel nostro soggiorno ellenico abbiamo assaporato anche altre varie prelibatezze culinarie greche, partendo ovviamente dalla sempre presente tzatziki. Si va dalla gustosa moussaka (sformato di melanzane e carne trita ricoperto da besciamella), al gyros versione panino e piatto, dalle croccanti e saporite melanzane fritte al polpo alla griglia, dalle tenere fritture di calamari al tonno scottato. Fiumi di birra e qualche assaggio di vino bianco della casa ad accompagnare queste delizie greche. E’ stata l’ennesima vacanza nella quale quello che avevamo “pensato e sognato” si è avverato nonostante un mio problema di salute che per fortuna non ha influito fisicamente sul corso delle giornate, sebbene mentalmente ha impensierito il gruppo. 


Per questo mio “imprevisto” di salute, che spero rimanga tale, devo ringraziare pubblicamente il Dott. Borotto e la Dott.ssa Giordano per la loro gentilezza e disponibilità via cellulare. Gli anni trascorsi nel mio Poliambulatorio e grazie al mio farmi benvolere mi sono stati d’aiuto.


Post's song : "The Blues" performed by Randy Newman and Paul Simon

09/24

samedi, août 31, 2024

Agosto a … in compagnia di … sognando Parigi e tutta la Francia

Il mese di agosto di questo 2024 è iniziato sulla scia del ritorno dal viaggio con Anna e Umberto del precedente racconto. Fa caldo a Milano e viste le temperature che si alzeranno nel primo pomeriggio la mia ferma decisione è quella di uscire presto la mattina. Sistemo la Twingo in un punto dove sono parcheggiate le biciclette a noleggio ATM, sponsorizzate dal Comune di Milano o viceversa, e poi con l’app prelevo la “due ruote” e mi dirigo verso il centro. In questi primi giorni d’agosto la mia base è presso la boulangerie Égalité di Piazza Simpliciano. Entrare da Égalité di prima mattina significa lasciarsi avvolgere dal profumo inebriante dei loro croissant che riporta immediatamente al sapore di Francia. Il mio sguardo, coadiuvato dall’olfatto,  viene catturato dalle bellissime baguette e dal pane artigianale esposto in vetrina. Lo stesso discorso vale per il banco dei dolci, ricco e zeppo di croissant grossi e dorati riposti in tradizionali cestini di vimini, insieme a altre classiche tipicità francesi. Insomma, una volta entrato da Égalité, mi dimentico di essere a Milano e mi perdo in una magica atmosfera francese. Non mi resta che prendere il mio freschissimo croissant au beurre e accompagnarlo a un bicchiere di latte macchiato per inzupparlo. La musica in sottofondo del locale è solo francese, chiudo gli occhi e sogno Parigi. Già Parigi. Ogni anno dal lontano 2002 ci torno regolarmente (ho saltato solo il 2020 per via del maledetto virus mondiale). A marzo di quest’anno, in compagnia di Vito e Betty, ho anticipato il mio appuntamento di settembre per evitare tutto il caos che sicuramente le Olimpiadi avrebbero generato. Ci torneremo a ottobre sicuramente. Parigi è una droga felice, non si riesce a farne a meno e ogni volta ci sorprende. I primi anni ci andavo a luglio, subito dopo che Silvia si era volatilizzata, nella speranza di incontrarla come nel film “Love Affair” dall’alto del grattacielo. Montparnasse al posto dell’Empire State Building di NY : io vivo sempre con un sogno in tasca. Dopo questa divagazione parigina riapro gli occhi e mi incammino per il centro di Milano. Passo dopo passo, cerco di cambiare quotidianamente itinerari e cerco di farmi piacere la città dove sono nato e dove vivo da oltre sessant’anni. Sì perché Milano non sono ancora riuscito a farmela piacere. Cerco angoli nascosti e grazie a Vito e Betty ne ho scoperti di nuovi, cerco nuove avventure enogastronomiche, cerco la gioia di vivere che solo Parigi dal 2002 mi ha regalato. Milano per me è come Berlino e Barcellona, le città per le quali non ho ancora trovato quella chimica attrattiva, quel quid positivo, quel legame emotivo che scatena la voglia del piacersi. Sono conquiste difficili ma vale la pena di tentarci. E’ ancora presto, la temperatura meteo è più che accettabile, la città mi appare deserta e tutto sommato bella proprio per il fatto che da anni non sopporto più i luoghi affollati, la gente che cammina veloce con il cellulare sempre in mano, questa epoca alla quale vorrei sfuggire, ma con la quale devo conviverci come certe malattie croniche che ogni tanto si ripresentano (vedi le mie macchie pruriginose che non si capisce da dove arrivano (vasculite ? orticaria ? dermatite ?). In altri post (racconti) del mio blog (diario) ho sempre apprezzato la Milano d’agosto e quest’anno, anche grazie al sogno parigino mordendo il croissant mattutino, ne ho avuto conferma. Quando c’è poca gente per le strade Milano diventa quasi adorabile. Le giornate volano, il Ferragosto è alle porte e decido, grazie all’invito, di trascorrere qualche giorno a casa di Betty e Vito in montagna a Branzi. Dovrei rileggere i miei racconti e verificare di averla citata in qualche occasione, sicuramente non ne ho mai scritto direttamente. Se non l’ho fatto, chiedo venia, ed eccomi qua. Parto alla volta di Branzi. Branzi si trova nella Valle Brembana in provincia di Bergamo ed è un’ottima base per le escursioni in montagna. Un‘oretta e mezza e sono lì nella casa di Betty e Vito nel condominio Laghi Gemelli. Fa decisamente più fresco rispetto alla Milano rovente della settimana. Anche qui come nell’ultimo racconto di Koufonissi vige la regola del film “il giorno della marmotta”. L'espressione viene utilizzata ora per indicare quei ritmi quotidiani che si ripetono sempre uguali a sé stessi, o in generale le routine difficili da spezzare quando sono belle. Tempo ineccepibile (sole e brezza), prima colazione in pasticceria ai tavoli esterni con vista sulla vallata, camminata lungo le strade che affiancano il fiume Brembo (Gardata), pranzo all’Old Fox dell’Isola di Fondra vicino al campeggio e ritorno a casa per un pomeriggio relax sulle sdraio o sulla panchina in terrazza, visione di qualche film, partite a carte (scala 40) alle quali Vito dà sempre forfait, ecc.ecc. All’Old Fox i piatti sono di ottima qualità, con la cucina tipica bergamasca (casoncelli, polenta taragna, ecc.ecc.) a cui si aggiungono strepitosi risotti e piatti di pesce assolutamente da provare. Il pranzo sostanzioso ci evita di uscire per cena e un po’ di Branzi (formaggio tipico), una fetta d’anguria e un caffè sono una perfetta alternativa per la serata. Quattro giorni passati in compagnia, con buone camminate (media di 8/9 km), relax, enogastronomia decisamente di eccellente qualità anche nel rapporto prezzo. L’unico giorno d’eccezione alla regola della “marmotta” è stato quello di Ferragosto. Al trio consolidato (Betty, Vito e me) si è aggiunta Anna la sorella di Betty. Con la Micra di Vito abbiamo raggiunto San Simone e poi una lenta passeggiata di 900 m ci ha portato alla Baita del Camoscio (quota quasi 1800 m) dove il tavolo prenotato per l’occasione ci aspettava gioiosamente. Cucina gustosa, buon bere, atmosfera da rifugio. Che altro ? Il post pranzo sulle sdraio fuori dalla Baita. Relax in alta quota. Il mio cuore ha decisamente passato l’esame altitudine, grazie al non fare sforzi e alle piccole soste lungo il percorso. In serata, naturalmente senza cenare visto il luculliano pasto in Baita, abbiamo assistito al concerto di due ore di una cover band di Lucio Battisti terminata con i fuochi d’artificio ferragostani. Bravissimi musicisti con sound impeccabile, con canzoni che conoscevamo a memoria e cantate a squarciagola dal pubblico presente. Prima del concerto avevamo scommesso su quale fosse la prima canzone d’inizio concerto e ho vinto io puntando su “Una donna per amico”. L’aggancio con l’ultima gita fuori porta del mese di agosto era diretto. La località di Stresa sul Lago Maggiore sponda piemontese mi stava aspettando e ad attendermi ci saranno la mia amica da sempre Anna, ecco l’aggancio con la canzone di Lucio Battisti, e suo marito Paolo. Anna è la mia amica del cuore, un vero punto di riferimento quotidiano nella mia vita, un tesoro arricchito negli anni, fatto di confidenze, di consigli senza mai giudicare, di stimoli a farci forza quando, ahinoi, la salute non ci assiste. Quest’anno sono andato a trovare Anna e Paolo, con la Twingo per non avere problemi con gli orari e le attese dei treni e autobus. Dopo l’ennesima colazione da Égalité, sono partito alla volta di Stresa. Il tempo meteo è favorevolissimo e anche la mia salute che ha preceduto questo giorno è tornata in buone condizioni. Caffè vista lago per spezzare la mattinata, bellissima camminata lungo lago per fotografare l’albero “rifugio” di Anna e poi via verso il ristorante “Idrovolante” al Lido dove c’era la nostra prenotazione per il pranzo. Squisiti piatti (strepitosi i ravioli ripieni con pesce di lago e sbriciolata di pistacchi), location con vista mozzafiato sulle due isole di fronte, Isola Bella e Isola dei Pescatori, il perfetto relax in splendida compagnia. Dopo pranzo con un piccolo traghetto adiacente il Lido ci siamo diretti verso la piccola Isola dei Pescatori. Camminate, soste refrigeranti, conversazioni interessanti, un pomeriggio davvero splendido e tranquillo. Cercavo proprio questo e sapevo di trovarlo con Anna e Paolo. Abbiamo trascorso una bellissima giornata insieme all’insegna del buon umore, della tranquillità e naturalmente della deliziosa “pausa” pranzo. Nel tardo pomeriggio sono poi rientrato a Milano, casa. Avevo un po’ di appuntamenti (promesse) da soddisfare in questo agosto 2024. Il primo è stato di ritorno da Branzi per un pranzo “giapponese” con Cinzia che mi ha ricordato i tempi passati a raccontarci le nostre sensazioni, i nostri trascorsi, nel periodo successivo alle mie “disgrazie” di vita (2002-2003-2004). Il secondo è stato quello che ha anticipato il mordi e fuggi di Stresa, per andare a salutare Wanna e Stefania nel loro locale in zona Stazione Centrale. Champagne e croque-madame (sandwich grigliato al prosciutto e formaggio, con un uovo fritto adagiato sopra la fetta di pane superiore) con la variante Pata Negra sono stati il loro regalo di benvenuto. Il loro invito era datato da anni e sono stato felice di averlo colmato con una piacevole serata trascorsa con racconti e aneddoti anche per conoscersi meglio. Mi ha fatto davvero piacere. Il terzo è stato quello della della serata pizza al “Capolinea" di Cantù con Luca e Umberto (insieme siamo i Trafungia) all’insegna dell’ironia e della leggerezza che contraddistingue da sempre le nostre reunion. Ho chiuso il mese di agosto con la risoluzione delle “querelle” con la gelateria Grom e finalmente mi sono gustato gratuitamente il mio piccolo cono di panna montata del valore di un euro e cinquanta centesimi. Agosto è anche un buon mese per cercare di rendere la vita minimalista, sgombrando, mettendo in ordine. Leggo su Internet e cito testualmente : in inglese il termine giusto è decluttering (to declutter) è un vocabolo inglese che significa proprio sgombrare, mettere in ordine ma è molto più che fare spazio. Il minimalismo è un vero e proprio stile di vita nel quale si elimina il superfluo per vivere con ciò che è necessario, senza fronzoli e distrazioni, godendo ed essendo grati di ciò che si ha. Se il minimalismo è lo stile di vita, il decluttering è la pratica, ovvero il processo con il quale si elimina ciò che non è essenziale. “Vivere meglio con meno” è il motto dei minimalisti, ma fare letteralmente spazio (dentro e fuori) è tutta un’altra cosa. Quel “godendo ed essendo grati di ciò che si ha” dovrebbe essere il tema ricorrente della quotidianità e chissà che prima o poi i nostri pensieri si possano incanalare sulla strada della leggerezza e della tranquillità. E’ tutto ciò che vorrei, anche se la salute purtroppo condiziona stabilmente questo sogno di vita per gli anni che mi restano a venire puntando sempre e naturalmente all’eternità. Sogno di vita che mi porta immediatamente a Parigi, alla Francia (come dal titolo del racconto) e che il brand Égalité me lo ha riacceso in tutti e tre i punti vendita (Piazza San Simpliciano, Via Melzo e Corso Sempione) con l’inconfondibile bontà, profumo e fragranza del croissant tradition (au buerre, al burro). Il croissant francese sta diventando una vera droga, ma posso sempre trovare la mia “dose” ogni qual volta decido di fare la prima colazione da loro (ho cercato di conquistarli regalando le mie miniature di Nutella). Amo Milano, quando c’è poca gente in giro, quando le strade sono deserte e la si può tranquillamente respirare in tutte le sue sfumature. E se le sfumature portano a Parigi …


Post's song : "Una donna per amico" performer by Lucio Battisti

8/24

dimanche, août 04, 2024

Radio Jeannala et Seppala

Il titolo del racconto prende spunto da due piccoli personaggi Jeannala e Seppala (la piccola Jeanne e il piccolo Joseph in alsaziano) nati sotto l’ispirazione, e poi plasmati dalla sua matita, del designatore autodidatta francese David Grandmaire. Idealmente ci hanno dato il benvenuto nel loro mondo il giorno del nostro arrivo a Riquewihr, un incantevole borgo tra i più affascinanti dell’Alsazia, regione dell’est della Francia. Il grafico li ha disegnati con il costume tradizionale alsaziano che riflette il territorio, l’accoglienza e la generosità di questa grande regione. Attraverso la loro sorprendente semplicità invitano a far parte delle loro avventure infondendo la gioia di vivere e il buon umore. Questo viaggio condiviso con Anna e Umberto detto Bumby ha racchiuso proprio la gioia di vivere e il buon umore. Il pretesto del viaggio era il concerto dei Toto, storico gruppo musicale americano formatosi a Los Angeles alla fine degli anni settanta con uno stile apprezzato da un pubblico variegato. Anna e Umberto lavorano insieme a radio LatteMiele, lei come conduttrice e lui come regista. Sono passato nel giro di pochissimi giorni dalla regia televisiva della Grecia con Andrea a quella radiofonica della Francia con Umberto. Bumby è il mio grande amico di vecchia data (dal 1987) con il quale condivido lo storico scambio di sms mattutini con l'augurio di buona giornata. Con Anna, Umberto e Luca ci ritroviamo quasi mensilmente a quelle cene all’insegna del nostro universo di buon umore. Ridere fa bene e anche in questo viaggio ne abbiamo avuto conferma con tanti piccoli divertenti aneddoti. Prima tappa di questa “fuga musicale” di tre giorni è stata proprio Riquewihr di cui sopra. Il villaggio sembra uscito da un libro di favole con le sue viuzze strette e acciottolate, le pittoresche e colorate case a graticcio tonalità pastello, la torre e la fontana. Riquewihr ha ispirato gli illustratori Disney per disegnare il villaggio di Belle, la protagonista del lungometraggio animato “La Bella e la Bestia". Questo minuscolo villaggio è uno scrigno di meraviglia e bellezza, immerso in un incantevole paesaggio collinare ricoperto di vigneti. All’arrivo all’ora di pranzo, dalla lista del menù, abbiamo gustato, condividendola,  la immancabile “tarte flambée alsaziana" (Flammekueche) accompagnandola con la dissetante birra locale e nel caso di Anna con una fresca Coca-Cola. La Flammekueche non è nient’altro che una torta salata (spianata di pasta di pane leggerissima) a metà tra una pizza e una focaccia: molto gustosa e saporita e farcita, nella versione base, da formaggio, cipolle e pancetta. Nel dopo pasto, dopo che Anna ha cercato insistentemente un “ninnolo” nel negozio di Natale aperto tutto l’anno, ci siamo recati a Eguisheim, già da me visitata con sorpresa nel viaggio “Tour de France” con Vito e Betty (Edoardo ci aveva appena lasciati per partire per il Perù). Eguisheim è un altro borgo gioiello nominato tra “Le Plus Beaux Villages de France” (i villaggi più belli di Francia). È il tipico villaggio da fiaba, con le case color pastello a graticcio dette colombages, le botteghe tradizionali con le insegne pendenti in ferro battuto e le cicogne bianche appollaiate sui tetti (nonostante il caldo di questo periodo siamo riusciti ad avvistarne due). Al termine del giro concentrico del villaggio ci siamo imbattuti nel primo temporale con conseguente corsa all’auto in dotazione, la Mercedes nera del Cappe (il figlio di Umberto) per trovare rifugio. Da qui in poi, ogni giorno a venire, l’acqua ha fatto capolino sulle nostre teste e sui nostri indumenti. Il concerto dei Toto era previsto per le ore 21 preceduto dalla performance di Nena (cantante tedesca degli anni ottanta) e quindi abbiamo cenato velocemente a Colmar con un piatto di würstel e patatine e naturalmente tre boccali di birra (piccoli per Anna e per me e grande per Bumby). Ci siamo. Il concerto dei Toto è alle porte. Lo scenario del Theatre de Plein Air di Colmar diventa una vera e propria Scala della Musica. Ognuno di noi sceglie la sua canzone preferita e per un’ora e mezza assistiamo a un’esibizione straordinaria dove i Toto dimostrano la loro grandezza e professionalità che solo delle leggende della musica possono offrire. Nel cielo ci sono i lampi del temporale che non vuole smettere ma la musica li surclassa e non fa sentire il rumore dei tuoni. La mattina seguente il concerto, dopo una colazione alla boulangerie-patisserie Kouglopf & Cie di Riquewihr dove abbiamo gustato un croissant al burro che ha rasentato la perfezione per freschezza e bontà, ci siamo diretti, attraversando distese di vigneti, verso Kaysersberg un altro villaggio tra i più caratteristici dell’Alsazia sulla strada dei vini. Purtroppo arrivati a destinazione, fermi al parcheggio, un forte temporale ci ha fatto desistere dal visitarlo. La decisione unanime, dopo aver aspettato una ventina di minuti giusto il tempo di vedere una cicogna sul tetto di una torre, è stata quella di proseguire il viaggio verso Strasburgo dove avevamo prenotato per la seconda notte alsaziana. Dall’hotel al centro storico la distanza è di soli quindici minuti che abbiamo coperto a piedi con i nostri zainetti con all’interno piccoli ombrelli e giacchette impermeabili. Il tempo meteo sembrava aver fatto giudizio e invece, arrivati sotto l’imponente cattedrale, ci siamo dovuti arrendere all’ennesimo acquazzone cercando di ripararci con quanto in nostro possesso. Nonostante avessimo accelerato il passo verso il ristorante adocchiato per il pranzo ci siamo naturalmente inzuppati a dovere i pantaloni e le scarpe. Pranzo con pietanze particolari come il rosti di patate e gli spatzle (gnocchetti) abbinandoli alla birra artigianale locale. Terminato il lungo temporale siamo ritornati nelle nostre stanze per una piccola sosta decisi a riprendere, da dove eravamo rimasti prima della grande ondata di pioggia, la visita di Strasburgo, questa volta con il sole a farci compagnia. Perfettamente asciutti eccoci finalmente di nuovo sotto la Cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo. La cattedrale è un magnifico esempio di costruzione in pietra arenaria dei Vosgi (grès rouge des Vosges)Questa pietra, tipica delle zone renane, le conferisce il colore rossiccio che caratterizza anche altre costruzioni situate in città. Oggi si distingue da molte altre cattedrali gotiche data che è particolarmente evidente la mancanza di una delle due torri campanarie. L’effetto della sua imponenza, anche grazie all’altezza (142 m.), è dovuto all’effetto contrasto con le case a graticcio che la circondano. Continuiamo nella zona pedonale per dirigerci verso la Petite France il quartiere storico di Strasburgo. Petite France è un vivace polo turistico, noto per le strade lastricate, i canali, le case a graticcio ben conservate e i ristoranti tradizionali. Stanchi delle camminate della giornata (undici i km percorsi registrati con l’ausilio del mio iPhone) siamo ritornati, questa volta senza essere spinti dalla necessità di trovar rifugio dalla pioggia, nelle nostre stanze in hotel non prima però di “litigare” divertendoci con i totem dei parcheggi adiacenti le strade intorno all’hotel. Provare per credere avrebbe detto qualcuno. Il prezzo segnato sullo schermo ci segnalava un determinato orario che però non corrispondeva con la stampa della ricevuta da esporre in auto. Abbiamo fatto almeno una decina di tentativi, cambiando postazioni ma niente da fare. Tra una sosta e l’altra doveva passare almeno un’ora ma questo lo schermo non l’ha mai accennato. Premere il tasto verde per accedere al servizio, premere il tasto col numero uno per inserire la targa dell’auto (GS814SS), inserire le monete per il tempo necessario e via dicendo. Conclusione : ci hanno fregato un po’ di soldi e lo stesso avverrà il giorno dopo in Germania esattamente a Friburgo in Brisgovia. Strasburgo si trova in un punto strategico, al confine con la Germania e vicino alla Svizzera. La destinazione per le ultime ore del nostro piccolo ma intenso viaggio era quella di Friburgo in Brisgovia soprattutto per provare la schnitzel (cotoletta impanata) con accompagnamento di patatine fritte e annaffiando il tutto con la birra locale sempre nelle quantità ormai conosciute (piccolo boccale per Anna e per me e grande per Bumby). Gli ultimi km di un viaggio di rientro in auto sono sempre quelli più tristi e lunghi e percorrerli sul territorio svizzero ha reso il tutto ancora più scoraggiante. Ma non tutto è perduto si direbbe e la cena finale in territorio di Bregnano, al ristorante Il Maestrale, ci ha restituito quel buon umore e quella gioia di vivere che hanno contraddistinto il bellissimo viaggio. Il viaggio col pretesto di un concerto è sempre buona cosa, ma la condivisione dello stesso in buona compagnia vale più di qualsiasi biglietto di uno spettacolo. Alla fine, tornando all’incipit del racconto, i nostri nomi sono diventati Annala, Bumbala e Michala, piccola Anna, piccolo Umberto e piccolo Michele. Sul mio piccolo non c’erano dubbi.


Post's song : "Hold the line" performed by Toto

7-8/24