"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, novembre 17, 2024

Tutto può succedere, tutto può cambiare, il meglio deve ancora venire

Tre titoli presi dal cinema per un viaggio diverso. Pacchetto soggiorno 3 notti/4 giorni, pensione completa, trasferimenti gratuiti, camera doppia, all inclusive, costo zero. Dall’appartamento di Paros al letto di ospedale del FBF non sono passati nemmeno due mesi. Nel finale del racconto “cicladico” scrissi : “E’ stata l’ennesima vacanza nella quale quello che avevamo “pensato e sognato” si è avverato, nonostante un mio problema di salute che per fortuna non ha influito fisicamente sul corso delle giornate, sebbene mentalmente ha impensierito il gruppo.” Quel “problema di salute” fortunatamente asintomatico nel fisico, ma sfortunatamente allarmante nella diagnosi mi ha portato, anche in questo caso con la fortuna dalla mia parte per i tempi decisamente ridotti, in sala operatoria. I pensieri in tutto questo periodo sono stati decisamente pesanti e si prorogheranno ancora per un mese per i risultati definitivi di prognosi. Qualunque sia il verdetto cercherò di farlo andare nei binari giusti. Se sfavorevole andrò in appello e vedrò di vincere la causa come già successo nelle due piccole precedenti esperienze di salute negative;  se invece sarà favorevole, e questo è il mio auspicio, ne farò tesoro. “Non ci voleva” continuo a ripetermi, ma tant’è. Quando i pensieri viaggiano per questi avvenimenti si fanno anche dei buoni propositi per il futuro. Ho incolpato, anzi maledetto, il mio carattere che ha mandato giù tanti bocconi amari nelle varie vicissitudini lavorative, sentimentali, finanziarie, nei rapporti con altri e non ha saputo farsi valere nel controbattere. Tutto ciò ha minato sicuramente la mia salute negli ultimi ventidue anni. Vabbè. Cercherò di rimediare nei tempi supplementari. Li chiamo così perché dopo una vita costantemente in bilico fra successi e insuccessi, ora sono convinto di poter vincere in questo periodo di vita supplementare iniziato con l’andare in pensione. Ho davanti a me il tempo giusto per passare in vantaggio, consolidare e vincere questa partita. Attaccheranno e mi difenderò, cercheranno di approfittare della mia bontà d’animo e farò vedere, sorprendentemente per loro, di non essere scontato. Dopo una vita spesa ad aiutare e a far star bene gli altri ora mi tocca usare la carta di quel sano egoismo che non ho mai giocato. La tenevo sempre nascosta per usarla in casi estremi : è arrivato il momento di tirarla fuori in bella mostra. Continuerò ad aiutare chi ha bisogno, ma dirò un “no" bello forte a quelli che hanno abusato del mio atteggiamento altruista, che hanno bollato, a loro favore, come una cosa scontata da usare in ogni occasione. Non è così. Il mio essere altruista deriva dal cuore d’oro di mia mamma Pupella e alle sue filosofie di vita, anche se su qualcuna ora le direi che sarebbe giusta d’animo ma non in linea con gli eventi. La mia è una predisposizione, forse come le malcapitate sentenze di salute, che indica la mia qualità interiore di gentilezza e generosità. Il mio sincero interesse a fare del bene e agire con altruismo e senza secondi fini mi mostra empatico e comprensivo a quelli che non abusano dello stesso e mi mostra “sempre a disposizione, scontato”, per quelli che ne approfittano. È ora di dire basta per queste persone. Terminata la “querelle” sull’altruismo ritorno a vivere ancora per qualche giorno l’esperienza ospedaliera vestito come Jack Nicholson in “Tutto può succedere” con vestaglietta con apertura posteriore per mettere in bella mostra i glutei del sedere. Non vedo l’ora di tornare a casa anche se ho trovato delle cose positive in questa esperienza in corso. Intanto il personale infermieristico del reparto sempre sorridente e disponibile, la cordialità e la professionalità dei Medici, il non spendere soldi e non da poco la dieta a cui mi sto sottoponendo sulla falsariga pubblicitaria del “mi piace così” ribattezzata da me con un “mi basta così” visto che assaggio le pietanze per un quarto e anche meno della porzione. In compenso bevo molta acqua come da suggerimento medico, ma anche come mia abitudine a casa. Avrei voluto evitare questa esperienza, ma visto che mi ci sono ritrovato dentro cerco di trovarne i lati positivi come vorrei tanto fosse il verdetto finale. Il mio lavoro, iniziato nel secolo scorso, di designer grafico ufficioso della Nutella troverà nuovi beneficiari per aggiungerli al mio book leggendario. Poche righe per un viaggio interiore al quale non avrei voluto partecipare e con una destinazione che non ho scelto, mi ha ricordato quello del licenziamento senza però dire a quelli che ingiustamente lo hanno sentenziato che da tutto ciò ne ho ricavato esperienze umane splendide, amori travolgenti, rapporti che resteranno per sempre e nel mio caso molti professionisti in campo medico diventati veri amici. L’importante, quando ti arrivano dall’oggi al domani eventi che non ti aspettavi, ancor di più nel campo della salute, è quella di aver la capacità di scegliere cosa sia importante e prioritario nella vita. Le scelte possono migliorare il quotidiano, saper eliminare il negativo è di una importanza vitale. Così come riuscire a eliminare il superfluo sia materiale che nel rapporti interpersonali. C’est la vie. Ecco ... imparare la lingua francese è una delle cose alle quali dovrei mettermi a capofitto nell’inseguirla. Inizio a pensare di nuovo alla frase che diceva mamma Pupella sulla quotidianità : “prenditi i giorni buoni perché quelli cattivi arrivano sempre”. In pratica "cogli le opportunità e goditi i bei momenti perché quelli difficili ci sono sempre “oppure “prenditi il buono quando arriva che il cattivo non manca mai”. Concludo con un’altra frase questa volta detta Meryl Streep nel personaggio di Miranda Priestly nel film “Il Diavolo veste Prada” : “ É tutto ! “


Ringraziamenti : Betty e Vito, tutto il personale medico, infermieristico e addetti vari del reparto di Urologia dell’Ospedale Fatebenefratelli, il Dottor Borotto e la Dottoressa Giordano, tutti gli amici (quelli stretti), i parenti e gli ex colleghi che mi hanno dimostrato un affetto fuori dal comune con messaggi, audiomessaggi (che non sopporto) e presenze.


Post's song : "Coming up roses" performed by Keira Knightley

mardi, novembre 05, 2024

“On ne vit qu'à Paris, et l'on végète ailleurs.”

Si vive solo a Parigi e si vegeta altrove.
Il poeta e drammaturgo francese Jean-Baptiste-Louis Gresset, vissuto nel Settecento, arrivò ad affermare che la sola vera vita è nella capitale francese. Noi (Betty Vito e io) ne siamo ormai convinti da tempo. Questo è il mio 25° racconto scritto su Parigi. Nel luglio del 2003 venendoci da solo per la prima volta, presi in considerazione il fatto che proprio nella Ville Lumière era nascosto il sogno della mia vita, del mio futuro. Nell’inaugurare il mio blog https://montparnassebienvenue.blogspot.com/ proprio con il nome della zona (Montparnasse) dove torno costantemente da quel 2003 scrissi : “è un omaggio alla zona di Parigi che amo di più, è là che vorrei trascorrere il mio futuro, è il mio grande sogno”. Ci vidi lungo, visto che a distanza di oltre vent’anni riesce costantemente a sorprendermi. Mi emoziono ancora quando vado a rileggere i ventiquattro racconti precedenti, l’ultimo proprio a marzo di quest’anno e all’interno degli stessi ritrovo le continue dichiarazioni d’amore per questa città che ormai conosco più di ogni altra al mondo. Incredibilmente ogni volta riesco a trovare parole nuove per descrivere il sentimento d’amore e il trasporto emotivo verso Parigi. Parigi è stata la prima città straniera che ho visitato. Era il lontano 1979 e ci venni con Vito e altri amici in camper. Da allora ci sono ritornato sia da solo che in compagnia. E così lo è stato anche per questa fuga autunnale con Betty e Vito. Per noi Parigi è la quintessenza della bella vita. Ogni volta la nostra vacanza è un totale full immersion enogastronomico e culturale, sempre alla ricerca di novità e di consolidate certezze. Dal dizionario italiano alla voce “full immersion” si cita : svolgimento di un'attività in maniera intensissima per un arco limitato di tempo. E’ l’esatta descrizione dei nostri giorni nella Ville Lumière. Le consolidate certezze sono le biciclette per muoverci velocemente per la città, la base a Montparnasse sulla Rive Gauche (riva sinistra della Senna), la prima colazione al “Le plomb du Cantal“, la passeggiata all’’interno del cimitero di Montparnasse per rendere un doveroso omaggio a defunti celebri, il pranzo nel nostro ristorante “Le Bistrot del Paris”, la pausa bretone nella creperie “Coeur de Breizh” e la sosta elegante all’hotel Ritz. Partendo da questi punti fermi costruiamo intorno un programma degno del nostro vivere Parigi. Quest’anno le novità sono state bellissime ed emozionanti. La prima già al nostro arrivo con la nuova base all’Hotel Odessa. Subito dopo aver lasciato i “piccoli bagagli” nelle nostre stanze, con la caratteristica di due meravigliose finestre, ci siamo letteralmente infilati nella coda per accedere al ristorante brasserie “Bouillon Chartier” di Montparnasse. Il loro motto dal 1896 è quello di “offrire un pasto dignitoso a un prezzo modesto” ed è aperto dalle ore 11,30 fino alla mezzanotte, 365 giorni l’anno, 7 giorni su 7, con servizio continuo e senza la possibilità di prenotare un tavolo. Praticamente è pieno a ogni ora del giorno con code incredibili, ma la nostra fortuna è stata quella di potervi accedere in un orario, le cinque del pomeriggio, inconsueto. In ogni caso dopo 45 minuti di attesa eccoci all’interno di questa meravigliosa location in puro stile Art Nouveau (Liberty) dove un balletto di camerieri con gilet neri e grembiuli bianchi volteggia fra i tavoli annotando su un angolo della tovaglia di carta prima l’ordinazione e alla fine il conto. Il nostro conto, decisamente alla portata di ogni tasca, ha elencato : un piattino di uova sode con maionese, un piatto con due formaggi francesi, una bourguignonne (spezzatino di carne) con coquillettes di pasta, una salsiccia d’Aveyron con purè di patate, una coppetta di creme caramel da condividere, un cestino di pane baguette, una caraffa da mezzo litro di rosso Merlot e un caffè finale per tutti. Si vive un’esperienza con un’atmosfera d’altri tempi che incarna uno spirito davvero singolare. All’uscita era già buio, per il fatto che la sera precedente era scattata l’ora legale, e noi lo abbiamo affrontato con una lunga camminata che ci ha portato da Rue de Rennes fino al lungo Senna direzione Louvre e ritorno. E’ bello ammirare Parigi con le luci della sera così come è bello prendere atto di essere qui il mattino seguente. E’ lunedì’. La città si anima con le prime luci dell’alba. Si sentono i rumori dei camion che consegnano le merci e si accendono le insegne dei caffè che offrono la prima colazione. La nostra sarà come da consuetudine degli ultimi anni al “Le Plomb du Cantal” in Rue de la Gaité a due passi dall’hotel. Il rapporto qualità-prezzo è eccezionale e per meno di sette euro possiamo gustare un buon café au lait, un fresco croissant, una croccante mezza baguette da imburrare e farcire con la confettura e un bicchiere di vera spremuta d’arancia. E’ la giusta carica per affrontare il primo intero giorno parigino. Anche la prima missione rientra nelle nostre “certezze” di Parigi : la visita al cimitero di Montparnasse. Il nostro giro ci porterà prima alla tomba di Serge Gainsbourg e poi a seguire a quella di Jane Birkin, sua moglie e musa ispiratrice. Quest’anno li abbiamo onorati entrambi con l’omaggio della piccola Nutella personalizzata, da me realizzata, confezionata all’interno di una busta di cellophane per ripararla dalle eventuali intemperie. Saranno ancora nel punto dove le abbiamo lasciate quando torneremo alla prossima occasione ? Noi speriamo di sì. In rassegna poi siamo transitati davanti alle tombe di Jacques Chirac, Samuel Beckett, Philippe Noiret, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. Si riparte alla volta della nostra Parigi inforcando le biciclette (vélos) elettriche alla volta di Rue de Bac, fermandoci alla Cappella di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. Qui nel 1830 la Vergine Maria è apparsa a una giovane novizia, Caterina Labouré. Durante le tre apparizioni, la Madonna le fece alcune richieste, tra cui quella di coniare una medaglia che, se portata con fede, avrebbe concesso grandi grazie. La Medaglia fu coniata nel 1832, quando Parigi fu colpita da un’epidemia di colera e portò così tante guarigioni e protezioni a tal punto che in pochi anni fu diffusa in milioni di esemplari e nel 1854 Papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, poco dopo confermato dalle apparizioni di Lourdes. L’acquisto delle piccole medagliette era doveroso confidando nella sua protezione. Riprendiamo le biciclette e ci dirigiamo verso il lungo Senna alternando la riva di destra a quella di sinistra. Tra pedalate e camminate abbiamo raggiunto l’ora di pranzo dove avevamo prenotato un tavolo in un nuovo ristorante da testare, il “Au Vieux Paris d’Arcole”, in una piccola via dietro la Cattedrale di Notre-Dame sull'Île de la Cité. È uno dei ristoranti più antichi di Parigi, ospitato in una casa del 1512 classificata come Monumento Storico. La nostra scelta, già pregustata nel leggere il menù sul web, è caduta inesorabilmente sulla scaloppa di foie gras di canard (fegato d’anatra scottato), il nostro piatto preferito in assoluto, abbinandola a una bottiglia di vino bianco dolce e fresco di Bordeaux. Il pasto lo abbiamo egregiamente concluso con un piatto di formaggi francesi. Dalla riva destra a quella di sinistra basta solo superare a piedi il piccolo ponte che ci riporta nel Quartiere Latino dove Betty e Vito fanno una “capatina” alla storica libreria Shakespeare and Company che negli anni venti divenne luogo di incontro per scrittori come Ernest Hemingway e James Joyce tra gli altri. Nel cielo appare un sole luminoso e quindi decidiamo di incamminarci verso Montmartre per una sosta shopping (*) all’interno del Passage Jouffroy nel negozio di giocattoli “La Boite à Joujoux”. A questo punto decidiamo di prendere la metropolitana per dirigerci verso La Basilica del Sacro Cuore per un caffè pomeridiano al “Le Consulat”, altro storico locale a due passi dalla piazzetta dei pittori e ritrattisti di Montmartre. Qui si incontravano artisti del calibro di Picasso, Sisley, Monet, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, per citarne alcuni. Ci rimarremo il tempo per vedere il tramonto arancione con lo sfondo in lontananza della Tour Eiffel e per scattare una bella istantanea del Moulin Rouge. Iniziamo quindi la discesa a piedi in direzione Montparnasse verso la nostra base, dove arriveremo quasi per l’ora di cena. La scelta “sicura” cadrà sulla creperie bretone “Coeur de Breizh” per una galette completa (formaggio, prosciutto cotto e uovo) rigorosamente affiancata da una bottiglia di sidro dolce. La lunga giornata parigina era giunta al termine, stanchi fisicamente ma felici mentalmente. La giornata di martedì ha avuto inizio con la prima colazione al locale “Le Tournesol” in quanto il nostro "Le Plomb du Cantal” era chiuso per turno settimanale. Nessun problema, la qualità rimarrà alta e la consideriamo l’alternativa migliore come già testata in altre fughe a Parigi. Biciclette pronte e via … verso il Boulevard Saint-Germain per una sosta shopping (**) allo store della Le Coq Sportif. Da qui proseguiremo a piedi verso Boulevard Saint-Michel e nel Quartiere Latino per un’altra sosta shopping (***) e per riprendere i tre “vélos” (le biciclette in francese sono un termine maschile). Ci dirigeremo verso il “Petit Palais” per visitare gratuitamente la collezione permanente. Si è trattata di una assoluta novità, tra l’altro “piacevolmente sorprendente”. Quando si sta bene il tempo passa troppo velocemente e tra una camminata a scavalcare il maestoso e largo viale (avenue) “des Champs-Élysées” e un’altra sulla elegante “Rue du Faubourg-Saint-Honoré” ci ritroviamo a combattere col tempo per il tavolo prenotato per pranzo nel nostro “Le Bistrot de Paris”. Quindi di nuovo in “pista" con i colpi di pedale per arrivare in perfetto orario. L’accoglienza è sempre speciale quando arriviamo nel locale. Ben (il maitre di sala) e Gabriel (cameriere) ci ricevono calorosamente e a loro doniamo le mie creazioni personalizzate delle miniature di Nutella preparate per l’occasione. Il pranzo sarà a base di bistecca di tonno alla piastra con salsa al pepe verde (Betty), di scaloppa di fegato di vitello scottata (Vito) e di coscia di anatra arrosto (per me). Ottimi i puré e le patate saltate all’aglio di contorno, così come la scelta di Vito per il vino rosso, un perfetto e fresco Beaujolais. Qui i dolci sono davvero speciali e di conseguenza chiudiamo il pasto con una millefoglie e una mousse al cioccolato fondente da condividere. Che altro ? Questo ristorante è il nostro preferito da anni. Vito lo aveva scoperto leggendo il libro di Serena Dandini “Avremo sempre Parigi” con sottotitolo “Passeggiate sentimentali in disordine alfabetico”. Il bistrot parigino fu senza dubbio uno degli indirizzi preferiti di Serge Gainsbourg. L’istrionico artista aveva le sue abitudini in questo bistrot di Rue de Lille. Si sedeva sempre allo stesso tavolo, il numero 46, quello proprio davanti al bar e lì trascorse perfino il giorno prima di morire, dimagrito e affaticato, a bere un bicchierino di Porto. Salutiamo Ben e Gabriel con la promessa certa di ritornarci per il pranzo del giorno dopo, il giorno del rientro a casa. Riprendiamo il nostro andare a zonzo per la città che amiamo più di ogni altra, per un caffè pomeridiano sulla riva opposta (la droite, la destra) al “Le Louis Philippe” e per una passeggiata in zona Notre-Dame a spulciare tra le bancarelle dei “bouquinistes” di Parigi che vendono libri antichi e di seconda mano, poster e altri gadget che ricordano i tempi passati. Questi tradizionali banchetti sono allestiti lungo gran parte dei quais, le banchine della Senna, intorno all'Île de la Cité e all'Île Saint-Louis: sulla riva destra, dal Pont Marie al Quai du Louvre, e sulla riva sinistra, dal Quai de la Tournelle al Quai Voltaire. Torniamo in direzione base a Montparnasse per una sosta shopping (****) al grande magazzino Monoprix nella via di fronte l’hotel. Riprendo la frase citata in mattinata sul tempo che vola quando si sta bene e con le gambe sotto il tavolo affrontiamo la cena a base di omelette al formaggio con birra di accompagnamento al locale “Le Liberté” con la sua bella insegna luminosa rossa visibile fino a tarda notte anche dalle nostre stanze dell’Hotel Odessa. Ancora stanchi fisicamente per le pedalate e le lunghe camminate, ma raggianti per un’altra splendida giornata nella capitale francese, raggiungiamo le stanze per il meritato riposo. La nostra piccola ma intensa vacanza parigina è giunta al suo ultimo giorno. Dopo la prima energica colazione al “Le Plomb Cantal” che ha riaperto i battenti, prendiamo le nostre biciclette e andiamo incontro alla ennesima novità di Parigi. Prima di arrivarci faremo un salto “liberatorio” allo storico Hotel Ritz di Place Vendome. Da qui a piedi, transitando davanti l’Opera ci ritroveremo alle Galeries Lafayette di Boulevard Haussmann. Dopo aver fotografato la monumentale cupola Art Nouveau ultimamente impreziosita da una passerella in vetro sospesa a una ventina di metri dal suolo, prendiamo le scale mobili fino al settimo piano e raggiungiamo la terrazza gratuita da dove si può vedere Parigi dall’alto. Un altro punto d’osservazione molto speciale. Davanti a noi Parigi. In primo piano il dorso dell’Opera, alla sua destra la Tour Eiffel e passeggiando lungo la terrazza con tanto di bella scritta tridimensione “Paris, je t’aime” si possono scorgere in lontananza il Centre Pompidou, la Basilica di Notre-Dame, il Pantheon e molto altro. Per trovare La Basilica del Sacro Cuore bisogna guardare in senso opposto e andare in fondo alla terrazza. All’uscita di nuovo in bici per l’appuntamento a pranzo al “nostro” “Bistrot de Paris” per l’ultima kermesse enogastronomica e dove avevamo prenotato il giorno prima una scaloppa di foie gras scottata per festeggiare in bellezza e gusto questa fuga a Parigi. Flute di champagne, un piatto di formaggi francesi e una mousse al cioccolato fondente da condividere e un bicchiere a testa di Monbazillac da accompagnare al foie gras. Questa è vita ! Pedalata finale in direzione hotel Odessa per recuperare i nostri piccoli bagagli lasciati in custodia e per prendere il taxi verso l’Aeroporto di Orly per il volo di rientro nel tardo pomeriggio. Concludo questo “post” omaggiando i vini bordolesi che hanno ormai il loro tempio nel cuore della capitale: La Bordeauxthèque, alle Galeries Lafayette. Qui è d’obbligo fotografare le bottiglie di inestimabile valore del Petrus Pomerol e del Sauternes dello Chateau d’Yquem. E’ un atto dovuto per il nostro album dei ricordi, al pari dei monumenti famosi di questa splendida città. Avremo la fortuna di assaggiare questi due vini di Bordeaux almeno una volta nella vita ? Noi continueremo a provarci e a sognare così come faremo per la “nostra” Parigi, appuntamento d’obbligo nei nostri anni a venire, almeno un paio di volte l’anno “secondo prescrizione dello psicoanalista”. Parigi siamo già pronti per tornare da te. Alla prossima.

PS. Consigli per gli acquisti.

Nella tre giorni parigina ci siamo tolti alcuni sfizi riguardo abbigliamento e altro.

Nello specifico : 


(*) busto di Tintin in ceramica bianca in edizione numerata e limitata per me

(**) paio di scarpe Le Coq Sportif dai colori autunnali per Vito

(***) berretto “strillone” stile francese per me

(****) maglia a maniche lunghe bianca con righe orizzontali blu scuro per Betty 

Post's song : "Emmenez-moi" performed by Charles Aznavour
10/24

vendredi, septembre 27, 2024

Sunsets, sunrises e tzatziki in the Cyclades

Tramonti, albe e tzatziki nelle Cicladi.

A Santorini, a Paros e ad Antiparos.

Se penso alla Grecia, io penso al bianco delle case sfolgoranti di lucentezza, in contrasto col blu radioso del cielo e del mare. Penso alle porte e alle finestre colorate di blu, ai balconi in fiore, alle strade strette, ai mulini e ai fari a rappresentare la scenografia. Penso alle taverne dove si pranza e si cena all’aperto, con le sedie di paglia e le tovagliette di carta. Penso alla tzatziki (salsa) da gustare con la pita calda in apertura e alla mastika (liquore) in chiusura dei pasti. Penso ai gatti che girano tra i tavoli alla ricerca del cibo o addormentati sui gradini. Se penso a una vacanza di mare all'estero vedo le Cicladi. Questo viaggio ha coinciso in partenza col mio sessantatreesimo compleanno. Volo operativo su Santorini. Santorini è l’isola greca cui non si può rinunciare. E’ l’essenza non solo della Grecia, ma dell’incanto in sé: qui si legano la meraviglia della natura e la bellezza che l’uomo è riuscito a realizzare. Altezzosa, scomoda, tortuosa, piena di difetti ma avvenente, indimenticabile, unica. Perfetta per chi ama le emozioni visive forti. Quando ci si affaccia sulla caldera camminando per la piccola strada a strapiombio si resta incantati da tanta bellezza. Appena arrivati (Betty, Vito e io) nel pomeriggio, giusto il tempo di adagiare il piccolo bagaglio nelle splendide camere dell’Hillside Elegance Suite ed eravamo già dentro la magia di questa isola incomparabile al mondo. Il benvenuto ce lo regaleranno una pita (pane greco) con gyros (carne tagliata a strisce sottili) e una fresca birra greca. Il cielo terso e azzurro e il sole splendente ci faranno pregustare l’arrivo di un bellissimo tramonto. Prendiamo l’autobus che collega Fira (il centro dell’isola) a Oia. Ci precipitiamo, percorrendo le piccole viuzze, per trovare un posto perfetto su quel palcoscenico, quasi teatrale, da dove si può ammirare il tramonto. Qui i tramonti incendiano il cielo, sono un simbolo indiscusso di un fascino senza tempo. E’ bello vedere quanta gente si ritrova insieme per vedere questo fenomeno naturale che emoziona sempre. E questo vale per tutti i tramonti che ricordo nelle mie fughe da viaggio, da quello “rosso fuoco” di Istanbul a quello “musicale” sulla scalinata bordo mare di Zara, da quello “arcobaleno” di Mykonos a quello “verde” di Ischia e via “scrivendo”. Dovrei spulciare nelle mie oltre sessantamila istantanee, fare una cartella e inserire tutti i tramonti che ho vissuto. Come ai concerti, finito lo spettacolo, piano piano si riprendono le strade di ritorno. Per noi era solo l’inizio del viaggio e dovevamo ancora festeggiare il mio compleanno. Moussakà per tutti e ritorno alla base per la notte che trascorreremo in attesa, l’indomani, del traghetto per Paros. A Santorini ci torneremo negli ultimi due giorni di vacanza e continuerò a scrivere di quest’isola meravigliosa. Dal tramonto all’alba il passo è veloce. Dal terrazzino della nostra “reggia” abbiamo gioito della vista di un’aurora spettacolare che segnava l’inizio del nuovo giorno. Una ricca colazione, un taxi riservato che ci porterà al porto nuovo e via verso l’isola di Paros che dista un’ora e mezza di navigazione. Prendiamo l’auto a noleggio, anch’essa prenotata in precedenza, e ci dirigiamo nella piccola località di Aliki dove ci aspettavano le nostre stanze vista mare. L’auto che ci hanno assegnato risulterà troppo “ingombrante” per le piccole strade dell’isola, ma tant’è. Paros è una novità per tutti, ovvero per Betty, per Vito e per me. Qui il tempo di cambiarci d’abito è d’uopo, con la differenza che saranno i costumi, gli asciugamani e la ciabatte da spiaggia a definire lo status di “vacanza al mare”. Cinque minuti a piedi e siamo già immersi nelle splendide acque “calde” dell’Egeo col mare limpido della piccola baia di Aliki. Impatto meraviglioso sull’isola di Paros, così come sarà il primo pranzo all’aperto con tanti piatti tipici e salse, dove l’immancabile tzatziki diventerà il termine di paragone con tutte le taverne che visiteremo in seguito. Oltre alla tzatiki (salsa a base di yogurt greco, cetrioli e aglio), nel nostro primo approccio gastronomico, abbiamo provato la skordalia a base di patate e tanto aglio e la melitzanosalada la salsa di melanzane affumicate. Fanno tutte parte delle “meze”, la selezione di antipasti che si ritrovano in tutti i menù. Alle salse abbiamo aggiunto un piatto di alici fritte, un altro con polpette di pesce e un altro ancora con il formaggio saltato in padella (saganaki), tutti rigorosamente da condividere. La condivisione è un’altra prerogativa dei pranzi in Grecia. Si assaggia di tutto, così come la mastica (liquore aromatizzato al mastice di Chios, una resina ottenuta dal lentisco) e i dolcetti o frutti di stagione offerti dai locali a fine pasto. Grazie alle ricerche sul web cerchiamo le migliori spiagge sparse sull’isola e iniziamo a verificarle già nel pomeriggio del giorno del nostro arrivo. In sequenza nel nostro soggiorno sull’isola di Paros vedremo quelle di Kolimbrites, Golden Beach e Monastiri. Da questa ultima spiaggia abbiamo anche seguito il percorso trekking n. 1 dove in circa trenta minuti si raggiunge il faro Korakas Lighthouse, con un paesaggio davvero suggestivo e da dove si possono ammirare scenari incredibilmente fantastici (vedi foto del post). Irrinunciabile anche la visione della bianca chora di Paroikia, la capitale e principale porto dell’isola. A queste spiagge, nella nostra quotidianità di vacanza al mare, abbiamo inserito felicemente l’approdo sull’isola di Antiparos con un traghetto di una decina di minuti a un costo davvero irrisorio. Ad Antiparos abbiamo trascorso un giorno completo alternando due spiagge (Farenomeni e Agios Georgios) e nel mezzo un fantastico pranzo in riva al mare alla taverna Mpakas, con vista spettacolare. Dal menù, oltre all’immancabile tzatziki abbiamo gustato piatti tipici come il capretto al sugo e le polpette fritte. Ad Antiparos siamo anche tornati per un aperitivo vista mare, ma soprattutto vista tramonto. Curiosità del posto : ad Antiparos si può avvistare d’estate il celebre attore Tom Hanks che, insieme alla moglie di origini elleniche, ha acquistato una villa proprio sull’isola. Noi lo abbiamo ironicamente “avvistato” nei visi di tantissime persone, senza aver la certezza che fosse proprio lui. Spiagge, pranzi, tramonti, cene, sono stati i nostri temi ricorrenti in questa vacanza alle Cicladi. E quindi bagni nelle deliziose, cristalline e calde acque di Paros, di Antiparos e di Santorini, splendidi pasti nelle taverne con tavoli all’aperto sempre vista mare e tramonti. Il tutto sembra magico e incredibile ed è la Grecia che noi preferiamo in assoluto. Quella magia che abbiamo rivisto nelle ultime due giornate a Santorini. Il luccichio del sole, l’immenso blu, il presepe costituito da hotel, piscine, cupole blu delle chiese e ristoranti sia di giorno che illuminati magistralmente la sera dopo il tramonto. Santorini è davvero una star elegante e abbiamo anche goduto di una splendida giornata al mare, sulla spiaggia di sabbia nera di Perivolos. Nel nostro soggiorno ellenico abbiamo assaporato anche altre varie prelibatezze culinarie greche, partendo ovviamente dalla sempre presente tzatziki. Si va dalla gustosa moussaka (sformato di melanzane e carne trita ricoperto da besciamella), al gyros versione panino e piatto, dalle croccanti e saporite melanzane fritte al polpo alla griglia, dalle tenere fritture di calamari al tonno scottato. Fiumi di birra e qualche assaggio di vino bianco della casa ad accompagnare queste delizie greche. E’ stata l’ennesima vacanza nella quale quello che avevamo “pensato e sognato” si è avverato nonostante un mio problema di salute che per fortuna non ha influito fisicamente sul corso delle giornate, sebbene mentalmente ha impensierito il gruppo. 


Per questo mio “imprevisto” di salute, che spero rimanga tale, devo ringraziare pubblicamente il Dott. Borotto e la Dott.ssa Giordano per la loro gentilezza e disponibilità via cellulare. Gli anni trascorsi nel mio Poliambulatorio e grazie al mio farmi benvolere mi sono stati d’aiuto.


Post's song : "The Blues" performed by Randy Newman and Paul Simon

09/24

samedi, août 31, 2024

Agosto a … in compagnia di … sognando Parigi e tutta la Francia

Il mese di agosto di questo 2024 è iniziato sulla scia del ritorno dal viaggio con Anna e Umberto del precedente racconto. Fa caldo a Milano e viste le temperature che si alzeranno nel primo pomeriggio la mia ferma decisione è quella di uscire presto la mattina. Sistemo la Twingo in un punto dove sono parcheggiate le biciclette a noleggio ATM, sponsorizzate dal Comune di Milano o viceversa, e poi con l’app prelevo la “due ruote” e mi dirigo verso il centro. In questi primi giorni d’agosto la mia base è presso la boulangerie Égalité di Piazza Simpliciano. Entrare da Égalité di prima mattina significa lasciarsi avvolgere dal profumo inebriante dei loro croissant che riporta immediatamente al sapore di Francia. Il mio sguardo, coadiuvato dall’olfatto,  viene catturato dalle bellissime baguette e dal pane artigianale esposto in vetrina. Lo stesso discorso vale per il banco dei dolci, ricco e zeppo di croissant grossi e dorati riposti in tradizionali cestini di vimini, insieme a altre classiche tipicità francesi. Insomma, una volta entrato da Égalité, mi dimentico di essere a Milano e mi perdo in una magica atmosfera francese. Non mi resta che prendere il mio freschissimo croissant au beurre e accompagnarlo a un bicchiere di latte macchiato per inzupparlo. La musica in sottofondo del locale è solo francese, chiudo gli occhi e sogno Parigi. Già Parigi. Ogni anno dal lontano 2002 ci torno regolarmente (ho saltato solo il 2020 per via del maledetto virus mondiale). A marzo di quest’anno, in compagnia di Vito e Betty, ho anticipato il mio appuntamento di settembre per evitare tutto il caos che sicuramente le Olimpiadi avrebbero generato. Ci torneremo a ottobre sicuramente. Parigi è una droga felice, non si riesce a farne a meno e ogni volta ci sorprende. I primi anni ci andavo a luglio, subito dopo che Silvia si era volatilizzata, nella speranza di incontrarla come nel film “Love Affair” dall’alto del grattacielo. Montparnasse al posto dell’Empire State Building di NY : io vivo sempre con un sogno in tasca. Dopo questa divagazione parigina riapro gli occhi e mi incammino per il centro di Milano. Passo dopo passo, cerco di cambiare quotidianamente itinerari e cerco di farmi piacere la città dove sono nato e dove vivo da oltre sessant’anni. Sì perché Milano non sono ancora riuscito a farmela piacere. Cerco angoli nascosti e grazie a Vito e Betty ne ho scoperti di nuovi, cerco nuove avventure enogastronomiche, cerco la gioia di vivere che solo Parigi dal 2002 mi ha regalato. Milano per me è come Berlino e Barcellona, le città per le quali non ho ancora trovato quella chimica attrattiva, quel quid positivo, quel legame emotivo che scatena la voglia del piacersi. Sono conquiste difficili ma vale la pena di tentarci. E’ ancora presto, la temperatura meteo è più che accettabile, la città mi appare deserta e tutto sommato bella proprio per il fatto che da anni non sopporto più i luoghi affollati, la gente che cammina veloce con il cellulare sempre in mano, questa epoca alla quale vorrei sfuggire, ma con la quale devo conviverci come certe malattie croniche che ogni tanto si ripresentano (vedi le mie macchie pruriginose che non si capisce da dove arrivano (vasculite ? orticaria ? dermatite ?). In altri post (racconti) del mio blog (diario) ho sempre apprezzato la Milano d’agosto e quest’anno, anche grazie al sogno parigino mordendo il croissant mattutino, ne ho avuto conferma. Quando c’è poca gente per le strade Milano diventa quasi adorabile. Le giornate volano, il Ferragosto è alle porte e decido, grazie all’invito, di trascorrere qualche giorno a casa di Betty e Vito in montagna a Branzi. Dovrei rileggere i miei racconti e verificare di averla citata in qualche occasione, sicuramente non ne ho mai scritto direttamente. Se non l’ho fatto, chiedo venia, ed eccomi qua. Parto alla volta di Branzi. Branzi si trova nella Valle Brembana in provincia di Bergamo ed è un’ottima base per le escursioni in montagna. Un‘oretta e mezza e sono lì nella casa di Betty e Vito nel condominio Laghi Gemelli. Fa decisamente più fresco rispetto alla Milano rovente della settimana. Anche qui come nell’ultimo racconto di Koufonissi vige la regola del film “il giorno della marmotta”. L'espressione viene utilizzata ora per indicare quei ritmi quotidiani che si ripetono sempre uguali a sé stessi, o in generale le routine difficili da spezzare quando sono belle. Tempo ineccepibile (sole e brezza), prima colazione in pasticceria ai tavoli esterni con vista sulla vallata, camminata lungo le strade che affiancano il fiume Brembo (Gardata), pranzo all’Old Fox dell’Isola di Fondra vicino al campeggio e ritorno a casa per un pomeriggio relax sulle sdraio o sulla panchina in terrazza, visione di qualche film, partite a carte (scala 40) alle quali Vito dà sempre forfait, ecc.ecc. All’Old Fox i piatti sono di ottima qualità, con la cucina tipica bergamasca (casoncelli, polenta taragna, ecc.ecc.) a cui si aggiungono strepitosi risotti e piatti di pesce assolutamente da provare. Il pranzo sostanzioso ci evita di uscire per cena e un po’ di Branzi (formaggio tipico), una fetta d’anguria e un caffè sono una perfetta alternativa per la serata. Quattro giorni passati in compagnia, con buone camminate (media di 8/9 km), relax, enogastronomia decisamente di eccellente qualità anche nel rapporto prezzo. L’unico giorno d’eccezione alla regola della “marmotta” è stato quello di Ferragosto. Al trio consolidato (Betty, Vito e me) si è aggiunta Anna la sorella di Betty. Con la Micra di Vito abbiamo raggiunto San Simone e poi una lenta passeggiata di 900 m ci ha portato alla Baita del Camoscio (quota quasi 1800 m) dove il tavolo prenotato per l’occasione ci aspettava gioiosamente. Cucina gustosa, buon bere, atmosfera da rifugio. Che altro ? Il post pranzo sulle sdraio fuori dalla Baita. Relax in alta quota. Il mio cuore ha decisamente passato l’esame altitudine, grazie al non fare sforzi e alle piccole soste lungo il percorso. In serata, naturalmente senza cenare visto il luculliano pasto in Baita, abbiamo assistito al concerto di due ore di una cover band di Lucio Battisti terminata con i fuochi d’artificio ferragostani. Bravissimi musicisti con sound impeccabile, con canzoni che conoscevamo a memoria e cantate a squarciagola dal pubblico presente. Prima del concerto avevamo scommesso su quale fosse la prima canzone d’inizio concerto e ho vinto io puntando su “Una donna per amico”. L’aggancio con l’ultima gita fuori porta del mese di agosto era diretto. La località di Stresa sul Lago Maggiore sponda piemontese mi stava aspettando e ad attendermi ci saranno la mia amica da sempre Anna, ecco l’aggancio con la canzone di Lucio Battisti, e suo marito Paolo. Anna è la mia amica del cuore, un vero punto di riferimento quotidiano nella mia vita, un tesoro arricchito negli anni, fatto di confidenze, di consigli senza mai giudicare, di stimoli a farci forza quando, ahinoi, la salute non ci assiste. Quest’anno sono andato a trovare Anna e Paolo, con la Twingo per non avere problemi con gli orari e le attese dei treni e autobus. Dopo l’ennesima colazione da Égalité, sono partito alla volta di Stresa. Il tempo meteo è favorevolissimo e anche la mia salute che ha preceduto questo giorno è tornata in buone condizioni. Caffè vista lago per spezzare la mattinata, bellissima camminata lungo lago per fotografare l’albero “rifugio” di Anna e poi via verso il ristorante “Idrovolante” al Lido dove c’era la nostra prenotazione per il pranzo. Squisiti piatti (strepitosi i ravioli ripieni con pesce di lago e sbriciolata di pistacchi), location con vista mozzafiato sulle due isole di fronte, Isola Bella e Isola dei Pescatori, il perfetto relax in splendida compagnia. Dopo pranzo con un piccolo traghetto adiacente il Lido ci siamo diretti verso la piccola Isola dei Pescatori. Camminate, soste refrigeranti, conversazioni interessanti, un pomeriggio davvero splendido e tranquillo. Cercavo proprio questo e sapevo di trovarlo con Anna e Paolo. Abbiamo trascorso una bellissima giornata insieme all’insegna del buon umore, della tranquillità e naturalmente della deliziosa “pausa” pranzo. Nel tardo pomeriggio sono poi rientrato a Milano, casa. Avevo un po’ di appuntamenti (promesse) da soddisfare in questo agosto 2024. Il primo è stato di ritorno da Branzi per un pranzo “giapponese” con Cinzia che mi ha ricordato i tempi passati a raccontarci le nostre sensazioni, i nostri trascorsi, nel periodo successivo alle mie “disgrazie” di vita (2002-2003-2004). Il secondo è stato quello che ha anticipato il mordi e fuggi di Stresa, per andare a salutare Wanna e Stefania nel loro locale in zona Stazione Centrale. Champagne e croque-madame (sandwich grigliato al prosciutto e formaggio, con un uovo fritto adagiato sopra la fetta di pane superiore) con la variante Pata Negra sono stati il loro regalo di benvenuto. Il loro invito era datato da anni e sono stato felice di averlo colmato con una piacevole serata trascorsa con racconti e aneddoti anche per conoscersi meglio. Mi ha fatto davvero piacere. Il terzo è stato quello della della serata pizza al “Capolinea" di Cantù con Luca e Umberto (insieme siamo i Trafungia) all’insegna dell’ironia e della leggerezza che contraddistingue da sempre le nostre reunion. Ho chiuso il mese di agosto con la risoluzione delle “querelle” con la gelateria Grom e finalmente mi sono gustato gratuitamente il mio piccolo cono di panna montata del valore di un euro e cinquanta centesimi. Agosto è anche un buon mese per cercare di rendere la vita minimalista, sgombrando, mettendo in ordine. Leggo su Internet e cito testualmente : in inglese il termine giusto è decluttering (to declutter) è un vocabolo inglese che significa proprio sgombrare, mettere in ordine ma è molto più che fare spazio. Il minimalismo è un vero e proprio stile di vita nel quale si elimina il superfluo per vivere con ciò che è necessario, senza fronzoli e distrazioni, godendo ed essendo grati di ciò che si ha. Se il minimalismo è lo stile di vita, il decluttering è la pratica, ovvero il processo con il quale si elimina ciò che non è essenziale. “Vivere meglio con meno” è il motto dei minimalisti, ma fare letteralmente spazio (dentro e fuori) è tutta un’altra cosa. Quel “godendo ed essendo grati di ciò che si ha” dovrebbe essere il tema ricorrente della quotidianità e chissà che prima o poi i nostri pensieri si possano incanalare sulla strada della leggerezza e della tranquillità. E’ tutto ciò che vorrei, anche se la salute purtroppo condiziona stabilmente questo sogno di vita per gli anni che mi restano a venire puntando sempre e naturalmente all’eternità. Sogno di vita che mi porta immediatamente a Parigi, alla Francia (come dal titolo del racconto) e che il brand Égalité me lo ha riacceso in tutti e tre i punti vendita (Piazza San Simpliciano, Via Melzo e Corso Sempione) con l’inconfondibile bontà, profumo e fragranza del croissant tradition (au buerre, al burro). Il croissant francese sta diventando una vera droga, ma posso sempre trovare la mia “dose” ogni qual volta decido di fare la prima colazione da loro (ho cercato di conquistarli regalando le mie miniature di Nutella). Amo Milano, quando c’è poca gente in giro, quando le strade sono deserte e la si può tranquillamente respirare in tutte le sue sfumature. E se le sfumature portano a Parigi …


Post's song : "Una donna per amico" performer by Lucio Battisti

8/24

dimanche, août 04, 2024

Radio Jeannala et Seppala

Il titolo del racconto prende spunto da due piccoli personaggi Jeannala e Seppala (la piccola Jeanne e il piccolo Joseph in alsaziano) nati sotto l’ispirazione, e poi plasmati dalla sua matita, del designatore autodidatta francese David Grandmaire. Idealmente ci hanno dato il benvenuto nel loro mondo il giorno del nostro arrivo a Riquewihr, un incantevole borgo tra i più affascinanti dell’Alsazia, regione dell’est della Francia. Il grafico li ha disegnati con il costume tradizionale alsaziano che riflette il territorio, l’accoglienza e la generosità di questa grande regione. Attraverso la loro sorprendente semplicità invitano a far parte delle loro avventure infondendo la gioia di vivere e il buon umore. Questo viaggio condiviso con Anna e Umberto detto Bumby ha racchiuso proprio la gioia di vivere e il buon umore. Il pretesto del viaggio era il concerto dei Toto, storico gruppo musicale americano formatosi a Los Angeles alla fine degli anni settanta con uno stile apprezzato da un pubblico variegato. Anna e Umberto lavorano insieme a radio LatteMiele, lei come conduttrice e lui come regista. Sono passato nel giro di pochissimi giorni dalla regia televisiva della Grecia con Andrea a quella radiofonica della Francia con Umberto. Bumby è il mio grande amico di vecchia data (dal 1987) con il quale condivido lo storico scambio di sms mattutini con l'augurio di buona giornata. Con Anna, Umberto e Luca ci ritroviamo quasi mensilmente a quelle cene all’insegna del nostro universo di buon umore. Ridere fa bene e anche in questo viaggio ne abbiamo avuto conferma con tanti piccoli divertenti aneddoti. Prima tappa di questa “fuga musicale” di tre giorni è stata proprio Riquewihr di cui sopra. Il villaggio sembra uscito da un libro di favole con le sue viuzze strette e acciottolate, le pittoresche e colorate case a graticcio tonalità pastello, la torre e la fontana. Riquewihr ha ispirato gli illustratori Disney per disegnare il villaggio di Belle, la protagonista del lungometraggio animato “La Bella e la Bestia". Questo minuscolo villaggio è uno scrigno di meraviglia e bellezza, immerso in un incantevole paesaggio collinare ricoperto di vigneti. All’arrivo all’ora di pranzo, dalla lista del menù, abbiamo gustato, condividendola,  la immancabile “tarte flambée alsaziana" (Flammekueche) accompagnandola con la dissetante birra locale e nel caso di Anna con una fresca Coca-Cola. La Flammekueche non è nient’altro che una torta salata (spianata di pasta di pane leggerissima) a metà tra una pizza e una focaccia: molto gustosa e saporita e farcita, nella versione base, da formaggio, cipolle e pancetta. Nel dopo pasto, dopo che Anna ha cercato insistentemente un “ninnolo” nel negozio di Natale aperto tutto l’anno, ci siamo recati a Eguisheim, già da me visitata con sorpresa nel viaggio “Tour de France” con Vito e Betty (Edoardo ci aveva appena lasciati per partire per il Perù). Eguisheim è un altro borgo gioiello nominato tra “Le Plus Beaux Villages de France” (i villaggi più belli di Francia). È il tipico villaggio da fiaba, con le case color pastello a graticcio dette colombages, le botteghe tradizionali con le insegne pendenti in ferro battuto e le cicogne bianche appollaiate sui tetti (nonostante il caldo di questo periodo siamo riusciti ad avvistarne due). Al termine del giro concentrico del villaggio ci siamo imbattuti nel primo temporale con conseguente corsa all’auto in dotazione, la Mercedes nera del Cappe (il figlio di Umberto) per trovare rifugio. Da qui in poi, ogni giorno a venire, l’acqua ha fatto capolino sulle nostre teste e sui nostri indumenti. Il concerto dei Toto era previsto per le ore 21 preceduto dalla performance di Nena (cantante tedesca degli anni ottanta) e quindi abbiamo cenato velocemente a Colmar con un piatto di würstel e patatine e naturalmente tre boccali di birra (piccoli per Anna e per me e grande per Bumby). Ci siamo. Il concerto dei Toto è alle porte. Lo scenario del Theatre de Plein Air di Colmar diventa una vera e propria Scala della Musica. Ognuno di noi sceglie la sua canzone preferita e per un’ora e mezza assistiamo a un’esibizione straordinaria dove i Toto dimostrano la loro grandezza e professionalità che solo delle leggende della musica possono offrire. Nel cielo ci sono i lampi del temporale che non vuole smettere ma la musica li surclassa e non fa sentire il rumore dei tuoni. La mattina seguente il concerto, dopo una colazione alla boulangerie-patisserie Kouglopf & Cie di Riquewihr dove abbiamo gustato un croissant al burro che ha rasentato la perfezione per freschezza e bontà, ci siamo diretti, attraversando distese di vigneti, verso Kaysersberg un altro villaggio tra i più caratteristici dell’Alsazia sulla strada dei vini. Purtroppo arrivati a destinazione, fermi al parcheggio, un forte temporale ci ha fatto desistere dal visitarlo. La decisione unanime, dopo aver aspettato una ventina di minuti giusto il tempo di vedere una cicogna sul tetto di una torre, è stata quella di proseguire il viaggio verso Strasburgo dove avevamo prenotato per la seconda notte alsaziana. Dall’hotel al centro storico la distanza è di soli quindici minuti che abbiamo coperto a piedi con i nostri zainetti con all’interno piccoli ombrelli e giacchette impermeabili. Il tempo meteo sembrava aver fatto giudizio e invece, arrivati sotto l’imponente cattedrale, ci siamo dovuti arrendere all’ennesimo acquazzone cercando di ripararci con quanto in nostro possesso. Nonostante avessimo accelerato il passo verso il ristorante adocchiato per il pranzo ci siamo naturalmente inzuppati a dovere i pantaloni e le scarpe. Pranzo con pietanze particolari come il rosti di patate e gli spatzle (gnocchetti) abbinandoli alla birra artigianale locale. Terminato il lungo temporale siamo ritornati nelle nostre stanze per una piccola sosta decisi a riprendere, da dove eravamo rimasti prima della grande ondata di pioggia, la visita di Strasburgo, questa volta con il sole a farci compagnia. Perfettamente asciutti eccoci finalmente di nuovo sotto la Cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo. La cattedrale è un magnifico esempio di costruzione in pietra arenaria dei Vosgi (grès rouge des Vosges)Questa pietra, tipica delle zone renane, le conferisce il colore rossiccio che caratterizza anche altre costruzioni situate in città. Oggi si distingue da molte altre cattedrali gotiche data che è particolarmente evidente la mancanza di una delle due torri campanarie. L’effetto della sua imponenza, anche grazie all’altezza (142 m.), è dovuto all’effetto contrasto con le case a graticcio che la circondano. Continuiamo nella zona pedonale per dirigerci verso la Petite France il quartiere storico di Strasburgo. Petite France è un vivace polo turistico, noto per le strade lastricate, i canali, le case a graticcio ben conservate e i ristoranti tradizionali. Stanchi delle camminate della giornata (undici i km percorsi registrati con l’ausilio del mio iPhone) siamo ritornati, questa volta senza essere spinti dalla necessità di trovar rifugio dalla pioggia, nelle nostre stanze in hotel non prima però di “litigare” divertendoci con i totem dei parcheggi adiacenti le strade intorno all’hotel. Provare per credere avrebbe detto qualcuno. Il prezzo segnato sullo schermo ci segnalava un determinato orario che però non corrispondeva con la stampa della ricevuta da esporre in auto. Abbiamo fatto almeno una decina di tentativi, cambiando postazioni ma niente da fare. Tra una sosta e l’altra doveva passare almeno un’ora ma questo lo schermo non l’ha mai accennato. Premere il tasto verde per accedere al servizio, premere il tasto col numero uno per inserire la targa dell’auto (GS814SS), inserire le monete per il tempo necessario e via dicendo. Conclusione : ci hanno fregato un po’ di soldi e lo stesso avverrà il giorno dopo in Germania esattamente a Friburgo in Brisgovia. Strasburgo si trova in un punto strategico, al confine con la Germania e vicino alla Svizzera. La destinazione per le ultime ore del nostro piccolo ma intenso viaggio era quella di Friburgo in Brisgovia soprattutto per provare la schnitzel (cotoletta impanata) con accompagnamento di patatine fritte e annaffiando il tutto con la birra locale sempre nelle quantità ormai conosciute (piccolo boccale per Anna e per me e grande per Bumby). Gli ultimi km di un viaggio di rientro in auto sono sempre quelli più tristi e lunghi e percorrerli sul territorio svizzero ha reso il tutto ancora più scoraggiante. Ma non tutto è perduto si direbbe e la cena finale in territorio di Bregnano, al ristorante Il Maestrale, ci ha restituito quel buon umore e quella gioia di vivere che hanno contraddistinto il bellissimo viaggio. Il viaggio col pretesto di un concerto è sempre buona cosa, ma la condivisione dello stesso in buona compagnia vale più di qualsiasi biglietto di uno spettacolo. Alla fine, tornando all’incipit del racconto, i nostri nomi sono diventati Annala, Bumbala e Michala, piccola Anna, piccolo Umberto e piccolo Michele. Sul mio piccolo non c’erano dubbi.


Post's song : "Hold the line" performed by Toto

7-8/24

mardi, juillet 30, 2024

Back to Koufonissi : on holiday with my personal chef

Ripensando alle mie storie di viaggi, non mai superato la soglia dei sette giorni, se non per quello in Giappone dove avevo raggiunto la quota di nove. I viaggi di pochi giorni, personalmente, regalano un’intensità maggiore sia durante il soggiorno stesso che al rientro con quella voglia di cambiare il quotidiano e come stimolo per nuove sfide. Le sensazioni che si provano in viaggio sono incredibili. Anche in questo viaggio in terra ellenica, o meglio su una piccola isoletta delle Cicladi, mi sono ricaricato come energia positiva mentale. A sei anni di distanza sono ritornato sull’isola di Koufonissi dove mi attendeva, già dal mio sbarco al porto, il mio grande amico Andrea “Fanto” Fantonelli. Andrea è un regista televisivo freelance (vedi di recente trasmissioni come Gialappa’s Show, Mad in Italy e prossimamente con Piero Chiambretti sulla Rai a settembre) che ha collaborato e collabora ancora con Sky, Rai, Mediaset e via dicendo. Il suo è un lungo curriculum che potrete ritrovare in rete. Per me è soprattutto Andrea, un amico e perché no anche il mio chef preferito, in quanto come cuoco ho già recensito un paio di serate a casa sua e di Cinzia dove si è destreggiato a livelli altissimi in una cucina gourmet rielaborata. I giorni trascorsi insieme a Koufonissi si sono rivelati preziosi sotto tutti i punti di vista, soprattutto per rafforzare un’amicizia che considero “speciale”. Dal momento del mio arrivo, alla nostra prima birra in spiaggia nel pomeriggio, abbiamo iniziato a dialogare confrontandoci su tantissimi argomenti ed eravamo preoccupati pensando di non aver più niente da dirci per i giorni a seguire. Non è stato così. Da quel momento, fino al nostro dividerci per il rientro in Italia, è stato un continuo scambio dialettico ed eravamo d’accordo praticamente su tutto, dalla politica, alla musica, dallo sport alla religione, dal cinema alla sanità, ecc.ecc. I tre giorni a seguire sono stati scanditi da un programma che ha rasentato la traccia della deliziosa commedia cinematografica del  film “Ricomincio da capo” (il giorno della marmotta) dove eravamo felicemente “condannati” a rivivere la stessa giornata. Il tempo meteo sempre perfetto con sole splendido e una brezza da godimento, la colazione con yogurt greco, miele e frittatine di ceci con marmellata di fichi da spalmare sulle stesse, la lunga passeggiata per raggiungere prima la spiaggia di Pori per un drink a spezzare la mattinata, per poi proseguire verso Fanos beach per una lunga nuotata da parte di Andrea e un accenno di bagno, con maglietta che protegge dai raggi solari UPF 50+ per me. Quando si raggiungeva l’ora del pranzo si ritornava nella meravigliosa casa bianca di proprietà del “Fanto” e della moglie Cinzia per un pasto a base di pasta preparato al momento dal grande cuoco. (nei tre pranzi si sono succeduti maccheroncini integrali con crema di parmigiano e tartufo, pasta sempre integrale alla Norma con melanzane fritte, linguine al sugo di pomodoro e tonno). Nel pomeriggio libero sfogo con film o programmi in tv e dopo che il sole poteva far meno danni un nuovo bagno al mare sulla spiaggia di Ammos, adiacente la casa e il porto. Conclusione memorabile delle giornate, le serate a cena in taverne tradizionali dell’isola con l’immancabile tzatziki (salsa con yogurt greco, cetrioli e aglio) e altre prelibatezze dello scibile gastronomico greco (salsa di melanzane, salsa di patate con aglio, pescato fritto o marinato, calamari alla griglia, polpettine fritte di zucchine, tonno marinato, moussaka, spiedini di pollo, feta nella versione fritta, ecc.ecc. E per concludere i liquori tipici greci, la mastika (la mia preferita) il raki e il rakomelo. In una di queste serate abbiamo avuto l’incontro con il grandissimo e iconico cantante Gianni Morandi con tanto di selfie a immortalarne l’evento. Meno male che ero in compagnia di un regista  che ha evitato il problema della luce che il buon Gianni voleva perfetta. Quattro giorni insieme, sebbene per arrivare sull’isola ho dovuto prendere un aereo per Atene (quello di andata con quasi sei ore di ritardo) con arrivo in piena notte in hotel al Pireo dove la mattina seguente avevo il traghetto di cinque ore per Koufonissi. Siamo rientrati insieme lo stesso giorno con la stessa nave ma divisi dal volo a poche ore di distanza. La vera sorpresa del breve soggiorno a Koufonissi è stata quella di Luna (o Luli) la gatta di famiglia che ci ha tenuto compagnia nelle ore trascorse in casa. Per fortuna avevo iniziato una cura dettatami dall’amico dermatologo Frenk con l’antistaminico serale per il mio annoso problema di vasculite orticarioide. Tutto ciò mi ha evitato i sintomi tipici dell’allergia ai gatti che da sempre “coltivo” con asma, bruciore agli occhi e rinite. Alla fine il risultato è stato quello di vera simpatia per Luna e spero la cosa sia stata reciproca. Quando la rivedrò in città mi farà sapere. Ringrazio infinitamente Andrea per la sua gentilezza e ospitalità e soprattutto per aver condiviso questi giorni nella zona di mare che preferisco della Grecia, le Cicladi. Koufonissi è un vero gioiello come avevo recensito sei anni fa. E’ la più piccola isola delle Cicladi, offre un’esperienza isolana autentica e tranquilla. Facile da girare a piedi e va oltre gli stereotipi delle Cicladi che vanno dalle spiagge incontaminate ai villaggi tipici, dalle bellezze naturali alle casette bianche con infissi blu, dalle taverne tradizionali accoglienti ai panorami stupendi a qualsiasi ora del giorno. Qui si percorrono i pittoreschi sentieri costieri dell’isola, si scoprono calette appartate, si gode la pace e la tranquillità. E’ un vero paradiso. Cosa si può volere di più. Quel di più è stata la mia fortuna di trascorrerlo con un amico speciale che ho definito, nel titolo del racconto, anche come mio chef personale.

Post's song : "Human" performed by Lenny Kravitz
7/24

dimanche, juillet 14, 2024

Saldi d'estate, la bellezza delle donne e la ricerca della gioia di vivere

3 regole per i saldi. Regola n. 1 : i saldi sono una buona occasione per risparmiare, ma sono come andare al supermercato quando si ha fame, prima di un pranzo o di una cena, si compra di tutto e di più, anche cose inutili o che, nel caso di abbigliamento, non indosserete mai. Regola n. 2 : non andate per saldi se siete pensionati. Avete a disposizione ogni giorno e ogni giorno andrete alla ricerca di quel qualcosa che riporta alla regola n. 1. Regola n. 3 : non andate per saldi prima di un viaggio o prima o dopo una dieta perché le cose che acquisterete le utilizzerete solo per quel momento e cioè se siete dimagriti prenderete cose che dopo un po’ non potete più mettere e se siete ingrassati vale la stessa cosa. Il tutto riporta sempre alla regola n. 1 : tutto e di più e soprattutto molto superfluo, ma girovagare per shopping è sempre molto bello. In questa estate del 2024 io ci sono cascato in pieno. Polo, t-shirt, pantaloncini corti con tasche, mutande, calze, telo mare e molte medicine che però non erano in saldo. Nel 2008 scrissi le mie considerazioni d’estate per il mese di agosto. A distanza di oltre quindici anni ritorno sull’argomento perché di acqua sotto i ponti, e non solo letteralmente, ne è passata. Allora elogiavo il fatto che ad agosto Milano è vivibile e i servizi sono ottimi. Questa è la mia prima estate da “pensionato”. Se non fosse per il clima caldo potrei tranquillamente parafrasare con un : “ora è sempre estate per me”. Chi mi conosce bene sa che non amo questo periodo dell’anno per tante ragioni che vanno dalle temperature roventi, quantomeno a Milano, al fatto che l’estate è quasi sempre riferita alle vacanze al mare e io, sebbene sia stato in posti meravigliosi e con donne e amici stupendi non amo molto bagnarmi, non ne sento il beneficio, non mi rilasso affatto a meno che possa riposarmi su un lettino con un ombrellone a proteggermi dai raggi solari ascoltando musica nelle cuffiette o a leggere un libro che poi inizio soltanto. Il racconto di oggi è più che altro l’apprezzamento di una mezza giornata di luglio con temperature accettabili al mattino ma assolutamente da evitare nel pomeriggio o al sole pieno. Sarà la settimana più calda di quest’anno ? Me lo auguro anche se non ho la convinzione per sottolinearlo. Nelle quattro ore (dalle 8,30 alle 12,30) che sono stato fuori casa ho analizzato molte cose. In genere lo faccio nei viaggi in solitario dove i pensieri sostituiscono le parole. Sono sei mesi che non lavoro e per ora devo onestamente dire che non mi sono mai posto il problema di cosa fare. Mi alzo sempre presto al mattino, eredità lasciatami dal prestare servizio in un Poliambulatorio, faccio i miei bisogni, controllo i valori della salute (pressione, battiti, temperatura), bevo 2 bicchieri colmi d’acqua, vado in doccia e poi faccio colazione. Dopo tante mattinate passate insieme a Vito e Betty questa settimana sono solo e quindi cambio itinerari in città. Porto la Twingo in P.le Loreto e poi da lì a piedi, o in bici, verso il centro (San Babila-Duomo). Nel camminare ho fatto la prima importante considerazione : niente è più bello della femminilità. In questo periodo dell’anno è molto più evidente. Io amo le donne alla follia, magari ho il mio ideale fisico di donna che tutti conoscono, ma vedere il portamento, l’eleganza, la sinuosità del corpo femminile è un’evidente iniezione di gioia. In questi anni ho viaggiato molto, soprattutto in Europa, e nonostante abbia visto posti incantevoli, tramonti unici, emozioni racchiuse nei cinque sensi credo che la femminilità non abbia concorrenti sul discorso della bellezza. E’ un ragionamento lungo ma credo di aver fatto capire il mio pensiero ed è bello emozionarsi di ciò. Questa settimana camminerò molto, pedalerò tanto, mi toglierò dei piccoli sfizi gastronomici che in genere non trovano accordo con gli altri. Già gli altri. Vito e Betty sono in montagna, poi andranno al mare, in quando incompatibili con il caldo, Anna la vedrò per un pranzo insieme prospettato da molto tempo e per le nostre confidenze vis-à-vis, Lucio è alle prese con le conseguenze di un’influenza fuori stagione, Umberto e Anna sono rinchiusi negli studi della loro radio “Lattemiele” e a sorpresa andrò a trovarli, Luca si sta preparando alla partenza per la Sardegna, Roberto è al mare con la famiglia, Cinzia e Andrea mi stanno aspettando per qualche giorno da trascorrere insieme a fine luglio nella loro meravigliosa piccola isola delle Cicladi, Frenk l’amico dermatologo e la sua compagna Daniela sono alle Canarie e Cinzia a combattere per invidie nei suoi confronti all'interno del suo ospedale e poi a star dietro ad Ale e Lory oltre ai due gatti che non ho ancora conosciuto. Questi sono gli “altri” ufficiali, in ordine sparso, che sicuramente rivedrò prima della fine dell’estate e con i quali trascorreremo qualche momento insieme davanti a qualche piatto e bicchiere estivo. Passerà anche questa estate e finalmente arriverà la mia stagione preferita : l’autunno. Nel frattempo cercherò di godere delle piccole gioie del quotidiano per cercare di bloccare o deviare i pensieri negativi che fanno parte del nostro essere e che in genere convogliano sullo stato di salute. Tra le piccole “gioie” proprio nella mattina che sto raccontando sono stato preso dallo shopping compulsivo generato dai saldi del periodo, ma di questo ho ampiamente scritto all’inizio del post. Domani è un altro giorno, si vedrà. 

Post's song : "Tell me if you wanna go home" performed by Keira Knightley

mardi, juin 18, 2024

Tour de France ... en voiture !

La fortuna di poter scegliere è impagabile e ciò vale anche per un viaggio. Negli ultimi anni sono aumentati in maniera esponenziale i costi soprattutto per gli hotel, per i ristoranti, per i parcheggi e via dicendo. Ora che sono in pensione posso decidere il periodo, meglio se confortato dal tempo meteo, dove il turismo di massa non mette le sue radici. E così, come nei racconti sui soggiorni in Sardegna, la scelta di un periodo “tranquillo” rende tutto così gioioso. Questo viaggio di giugno, in compagnia di Betty Vito Edoardo e la fidata Micra, è nato sulla immancabile voglia di respirare l’aria francese e la sua gioia di vivere. Alla fine è stato proprio un vero Tour de France di otto giorni (quasi 4.000 km) partendo dal sud, spostandoci poi a ovest, per risalire nella parte centrale, per proseguire verso nord e concluderla a est. Il tutto felicemente stravolto dalle decisioni quotidiane sui luoghi da visitare e i posti dove dormire, talvolta con scelte all’ultimo secondo. Si parte di lunedì pomeriggio della settimana che precede quella che darà il via all’estate. La prima sosta è stata italiana a Noli in Liguria, nello specifico per un bagno (Betty Vito ed Edoardo) e una focaccia genovese da me acquistata per il gruppo nella veloce visita al borgo. Il tempo di asciugarsi e via verso il confine francese. La scelta della prima notte è caduta su Nizza. Il palcoscenico che ci ha visto protagonisti questa volta è stato il “porto" dove abbiamo anche cenato a base di moules frites (cozze e patatine) e insalata nizzarda.

L’indomani, dopo il primo petit dejeuneur con cafè au lait e croissant, ci siamo diretti verso Cassis, un delizioso villaggio di pescatori, con le casette color pastello e la  spiaggia dal mare turchese. Solito bagno per Betty Vito ed Edoardo, mentre io cercavo di fotografare il villaggio protetto dal promontorio sormontato dal castello.  Il porto è un luogo incantevole con i suoi numerosi caffè, ristoranti e negozi dove c’è l’imbarazzo della scelta. Scelta per noi caduta all’ora di pranzo, sul tavolo all’aperto con vista sul porto del ristorante “La Poisonnerie Laurent”. Trancio di tonno alla griglia (Edo e io) e gamberoni flambé al pastis (Betty e Vito) il tutto accompagnato da vino bianco fresco locale. Inizio di viaggio spettacolare per bellezza e gusto. Nel pomeriggio abbiamo proseguito il viaggio sempre sulla costa mediterranea, scegliendo in corso d’opera il luogo per la serata e la notte. Narbonne Plage per dormire e Narbonne per la serata transitandoci con la visione della Cattedrale e del Palazzo degli Arcivescovi e cena a base di galettes bretoni e sidro. La conclusione della giornata l’abbiamo onorata con il doveroso omaggio a Charles Trenet famosissimo chansonnier francese che proprio a Narbonne era nato. Qui c’è la sua casa-museo e la sua statua nel piccolo giardino. In questi viaggi "on the road” non ci si ferma mai grazie alle bellezze dei posti.


Sveglia e via verso Carcassonne, una spettacolare cittadella fortificata medievale che sembra uscita da un libro di favole, con una doppia cinta muraria. In questo viaggio di favole ne vivremo ancora e camminando sulle strade acciottolate ricordavamo i trascorsi a Le Mont Saint Michel mai pensando che qualche giorno dopo, sconvolgendo i nostri programmi, l’avremmo vista nel suo splendore nell’orario che precede la notte. Ma torniamo a noi e dopo la visita di Carcassonne la decisione unanime è stata quella di proseguire verso i terreni vinicoli del bordolese (zona circostante la città di Bordeaux). Azzeccata la sosta a pranzo a Montauban, precisamente al Port Canal un'autentica oasi di pace e verde, che offre un completo cambiamento di scenario. Atmosfera particolare dove l'acqua e la terra si incontrano, luogo ideale per passeggiare o andare in bicicletta senza dimenticare il cesto da picnic. Il nostro cesto (in realtà pranzo al tavolo) lo abbiamo “comprato” nello spazio all’aperto del “Les cabanes du port” dove le scelte per un pasto sono varie. Fish & chips per tutti con birra di accompagnamento. Che meraviglia ! Dopo pranzo, il tempo di celebrare il posto con qualche divertente scatto, via verso Saint-Emilion, delizioso borgo medievale situato nel cuore dei famosi vigneti di Bordeaux. Saint-Emilion è unica nel suo genere per l'importanza delle sue proprietà vinicole, la qualità dei suoi vini e l’atmosfera splendida del villaggio. Un’autentica sorpresa, come altre che ne verranno di seguito. L’ora che precede il tramonto, in presenza di sole, regala una luce particolare e sedersi ai tavoli della bellissima piazzetta centrale per bere un buon bicchiere di vino rosso di Bordeaux è sempre la scelta giusta. Abbiamo voluto testare la differenza di un classico Bordeaux e di un Grand Cru, con giudizi contrastanti. La serata e la notte ci aspettavano a un’ora di distanza esattamente a Bergerac. L’impatto è stato incredibile. Sorpresa delle sorprese. Sarà stata l’ora della sera, sarà stata la cena a base di scaloppe di foie gras scottate e bottiglia di Monbazillac, ma il centro storico medievale di Bergerac ci ha incantato. Ovunque ti giri trovi qualcosa di bello con le splendide case a graticcio. Qui la vita deve essere decisamente buona, gastronomia docet. Siamo nel Perigord (patria del foie gras) sulle sponde del fiume Dordogna (con i vigneti circostanti) e aggiungo, come ciliegina sulla torta,  il legame col Cyrano de Bergerac, famoso personaggio dell’opera di una intrigata e affascinante storia d’amore scritta da Edmund Rostand nel 1897. Nella città ci sono bellissime statue che ritraggono il leggendario spadaccino-poeta, una moderna, una in pietra bianca e quella più fedele vicino a Place Pelissiere.


La città ci è piaciuta tantissimo tant’è che l’abbiamo rivista con la luce del sole la mattina seguente. Dopo la “ripassata” di Bergerac ci siamo diretti per una breve sosta a Perigueux, il tempo di ammirare l’imponente Cattedrale di Saint-Front dalle cinque grandi cupole che le conferiscono un aspetto quasi orientaleggiante. Nei vicoli del centro storico abbiamo assaggiato, dividendocela, la coucounette (pallina) ripiena di foie gras e ricoperta di prosciutto d’anatra e nella piazzetta adiacente il mercato alimentare un buon bicchiere di vino rosso. La destinazione serale era in direzione dei castelli della Loira perché il giorno seguente saremmo passati dal "Chateau de Tignè" per assaggiare la produzione di vini del grande Gerard Depardieu, con la speranza di incontrarlo ancora. La scelta è caduta per un hotel pressoché attaccato al castello di Villandry. In questa zona abbiamo notato che ci sono macchinette automatiche 24h su 24h che dispensano baguette, formaggio, pizza e produzioni agricole. Incredibile. Vista la vicinanza siamo passati per Langeais per fotografare il castello in pieno centro storico. La maggioranza dei castelli della Loira è visibile solo a pagamento e quello di Langeais è una delle eccezioni e noi non ce la siamo fatta sfuggire. Siamo arrivati a giovedì e sembra di essere in viaggio da oltre un mese, una delle tante sensazioni che si provano durante un viaggio nel quale si vedono e si provano “mille” cose. Domani andremo a visitare e testare l’azienda vinicola di Gerard Depardieu nello show-room del Chateau de Tignè di sua proprietà, a metà strada tra Angers e Saumur, nel cuore dell’Anjou. Le viti hanno sempre circondato il castello ed è qui che Gerard nel 1989 lo acquistò.


La mattina seguente, arrivati praticamente a destinazione, la Micra si indirizza sulla via per entrare al parcheggio ed ecco che … proprio in quel momento … l’auto di Depardieu incrocia la nostra. L’emozione porta a uno scambio di due parole da finestrino a finestrino, il tempo di capire che Gerard stava uscendo per commissioni. Da questo momento è iniziato l’inseguimento sulla strada che porta a Saumur e dopo qualche minuto la macchina di Gerard si è fermata per andare a far compere dal macellaio. Non ci siamo fatti sfuggire l’occasione e grazie a Vito, Betty Edoardo e io ci siamo fatti immortalare da uno scatto sulla porta d’entrata del negozio. Coincidenza, fortuna, un minuto in più un minuto in meno ma il grande Gerard è sempre sulla nostra strada o noi sulla sua … Come fosse un dejà-vu, si ritorna nel momento di entrare nel parcheggio situato davanti al Castello e allo show-room di vini di Depardieu. Ci aspetta Isabelle e grazie al fatto di essere gli unici in quel momento all’interno ci ha fatto degustare con calma e con racconti vis-à-vis dieci vini della produzione della azienda vinicola gestita da Depardieu e dal responsabile del vigneto Philippe Polleau. Rosè, bianchi, rossi, liquorosi, vini di ottima qualità venduti a prezzi popolari nonostante il cognome importante del produttore Gerard. Alla fine Vito ha acquistato qualche bottiglia scegliendo tra quelle degustate. Per terminare al meglio la visita abbiamo scelto di autofotografarci davanti alle vigne non prima di visitare l’interno dell’azienda proprio in compagnia di chi la segue con amore, l’enologo Philippe di cui sopra. E’ arrivata l’ora di pranzo e dopo tanti vini … a digiuno … è doveroso riempire lo stomaco. Mai avremmo pensato che a poca distanza ci stava aspettando un tavolo, al ristorante Forever a Terranjou, a fianco dei lavoratori della zona e che il nostro stomaco sarebbe stato riempito con un menù da “faticatori" a soli 16 euro tutto compreso (antipasti a buffet, la scelta di un piatto principale tra carne e pesce, grande plateau de fromages, dessert, acqua, vino rosso in caraffa e caffè). Rapporto qualità-prezzo esagerato. A fine pranzo con tante riserve in corpo decidiamo di proseguire verso la città di Rennes, altra novità per tutti. Il tempo è grigio ma ci permette di vedere una parte del centro storico con le case a graticcio. La giornata sembra interminabile e tante le emozioni e quindi perché non esagerare. Decisione unanime. Via verso Saint-Malo sempre in Bretagna. Saint Malo emana un fascino davvero incredibile. L’atmosfera che si respira è spettacolare. Una città di granito che si affaccia sul mare con le massicce fortificazioni difensive protese verso l’oceano che le conferiscono un’aria orgogliosa e imponente e il tempo meteo (vento, pioggia, sole e fresco)  accentua di più questa sensazione. Si entra nell’intramuros (interno mura) e si esce allo scoperto dalle porte che si aprono a spiraglio verso il panorama mozzafiato. Ha una silhouette unica Saint-Malo. Dopo qualche foto dell’immenso panorama a 360 gradi raggiungiamo a piedi, grazie alla bassa marea, l’isola di Grand-Bé dove, tra una flora e fauna, c’è anche la tomba dello scrittore Chateaubriand in una posizione suggestiva con vista sul mare. E’ arrivata l’ora di cena e noi la consumeremo presso l’hotel brasserie Les Chiens du Guet. Ostriche, cozze con patatine e l’immancabile sidro di questa zona. Non è ancora finita la giornata. Qui a nord il tramonto arriva tardi. Sincronizziamo gli orologi per quell’ora (22,10) e decidiamo di andarla a vivere a Le Mont Saint Michel una meraviglia della Francia sospesa fra terra, cielo e mare. Siamo in Normandia ora. Parcheggio, bus navetta e siamo lì davanti la maestosità di questo isolotto roccioso di quasi un km di circonferenza, sormontato da una grande Abbazia. Qui i nostri ricordi giovanili si spendono, quando per la prima volta arrivammo col camper preso a noleggio restando incantati dal fenomeno che la natura offre grazie alle grandi maree. E’ uno dei luoghi più interessanti ed affascinanti al mondo, una meraviglia d’occidente per la sua straordinaria bellezza. Un luogo incantato, che sembra uscito da un libro di fiabe, carico di storia millenaria e di leggende, pronto a regalare emozioni inaspettate. Grazie alla sua magnifica baia, al fascino del borgo medievale, alla grandiosità dell'Abbazia e al meraviglioso spettacolo delle maree Mont Saint-Michel è uno dei siti più visitati di tutta la Francia. Dal 2015 ci si arriva grazie a un ponte passerella percorribile a piedi o con il bus navetta. Negli anni ’80 eravamo arrivati col camper proprio sotto l’Abbazia e avevamo parcheggiato là dove la terra sarebbe poi ridiventata acqua. La notte che stava arrivando l’avremmo poi trascorsa in una bellissima casa prenotata a poca distanza. Peccato che il riscaldamento non funzionasse e la temperatura esterna nonostante fossimo a giugno fosse abbastanza rigida, ma l’emozione era talmente forte che abbiamo superato anche questo impasse anche grazie alle felpe al seguito.


La mattina seguente ci dirigiamo verso Etretat. Affacciato sul Canale della Manica, nella costa settentrionale della Francia, questo incantevole villaggio di pescatori è una delle meraviglie della famosa Costa di Alabastro. Étretat è incastonata fra le due scogliere più suggestive della costa, la Falaise d’Amont e la Falaise d’Aval con il suo paesaggio incantevole, ripreso anche dalle celebri pennellate di Monet, che vi lascerà senza parole. Qui le emozioni non hanno bisogno di essere scritte, vivono da sole in questo luogo la cui fama millenaria non ha sminuito la sua selvaggia bellezza. Oggi però abbiamo un’altra missione da portare in “porto”. Dobbiamo accompagnare Edoardo all’aeroporto Charles De Gaulle per il suo imminente viaggio verso il Perù. Festeggeremo insieme con una cena al Courtepaille vecchia nostra conoscenza ai tempi del camper “Nessie Hotel”. Il Courtepaille è un ristorante grill dove preparano la carne nel camino direttamente davanti ai clienti. I ristoranti Courtepaille sono facilmente riconoscibili dalla loro forma arrotondata e dai tetti conici a forma di cappello di paglia. L’hotel prenotato da Edoardo è in zona aeroporto e dopo esserci salutati augurandogli per l’indomani uno splendido viaggio peruviano ci siamo diretti in zona Reims per proseguire nel nostro itinerario finale. 


Visita rapida in mattinata a Chalons en Champagne e pranzo a Nancy seduti al tavolo all’aperto con vista sulla meravigliosa ed elegante Place Stanislas con tanto di bicchiere di champagne che accompagnava la quiche lorraine tipica della zona. Nel pomeriggio la decisione per l’ultima località francese del viaggio. La scelta è caduta su Eguisheim, altra novità e altro sorprendente gioiello francese. Questo villaggio sulla strada dei vini d’Alsazia è un luogo fiabesco con le belle case antiche a graticcio, con finestre e balconi di legno abbelliti dai fiori colorati. Il villaggio è animato incredibilmente dalle cicogne e l’entusiasmo generato nel vederle sui nidi collocati sui tetti di case e chiese è stato incredibile e gli scatti fotografici si sono moltiplicati. La cena finale del nostro soggiorno francese, un vero e proprio Tour de France ricco di emozioni, di novità e di sorprese esaltanti, l’abbiamo consumata davanti a un piatto tipico alsaziano : l“enorme” baeckeoffe. E’ uno dei piatti forti della cucina alsaziana ed è composto principalmente da tre tipi di carni marinate e da patate e carote cotte con del Riesling, con aglio, cipolla e odori. Il tutto viene cotto nella tipica terrina alsaziana. Ultima notte in una bellissima casa a Wintzenheim vicino a Eguisheim.


L’ultimo giorno, con la tristezza del ritornare a casa, lo abbiamo speso visitando prima Basilea e poi Lucerna in Svizzera e la malinconia di aver visitato posti magnifici in Francia è salita alle stelle. Sebbene Lucerna sia decisamente più carina di Basilea, che è sempre un cantiere aperto da almeno quarant’anni, il tutto ci è sembrato così algido e distaccato e con prezzi davvero alle stelle. Come si rimpiangono subito i momenti trascorsi in Francia … la nostra nazione, quella che sentiamo più vicina ai nostri ideali. Ci ritorneremo sempre questo è un punto fermo del nostro vivere la vita.


PS per descrivere un viaggio di una settimana così intenso ho dovuto esagerare nelle righe ma nella realtà quello che si prova dentro è indescrivibile e solo i cinque sensi ne sono partecipi in pieno. Colgo l'occasione per ringraziare il mio amico dermatologo Frenk Accaria per la sua disponibilità e i suoi consigli "in corso d'opera" per il mio problema pluridecennale della pelle.


Post's song: "Y'a d'la joie" performed by Charles Trenet


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