I miei viaggi al tempo del Covid-19. Con la premessa che in questo periodo della nostra vita dove non ci sono certezze e dove tutto viaggia intorno al preoccupante estendersi a macchia d’olio dei contagi nel mondo, sto cercando di ritagliarmi piccoli spazi di “distacco” anche se fortemente condizionati. Sto riscoprendo l’Italia in anticipo in quanto volevo tenermela per i giorni della pensione. Le mie ultime scelte sono state influenzate dalla prudenza e dal bel tempo e così quella di Trieste e delle zone limitrofe è arrivata nel momento giusto. Un occhio al meteo, l’altro ai contagi, una valigia fatta all’ultimo istante e via di nuovo con la mia Twingo che, nonostante abbia superato i centomila chilometri, non ha perso l’affidabilità e la comodità per spostamenti di queste distanze. Sempre all’ultimo minuto ho scelto la mia base senza badare a spese ma volendo godere del lusso di un hotel imponente affacciato sul mare, a pochi passi dall’elegante Piazza Unità d’Italia. Il signorile e discreto Savoia Excelsior Palace ha reso piacevole il mio soggiorno a Trieste, un ideale punto di partenza per scoprire il capoluogo friulano con la sua affascinante mescolanza di influenze artistiche e culturali, con i suoi caffè storici, i suoi monumenti e tanti altri punti d’interesse. Situato sullo storico lungomare di Riva del Mandracchio, il Palazzo Savoia Excelsior, costruito nel 1911, nel corso della sua storia ha ospitato aristocratici, artisti e diplomatici, nonché viaggiatori contemporanei in visita a Trieste nelle loro fughe dal quotidiano. Prima di addentrarmi nel racconto della mia personale Trieste e delle sue zone limitrofe, devo ringraziare Cristina (triestina doc) e Ivano per la traccia sulla quale ho costruito intorno il mio soggiorno in questa meravigliosa terra. Avevo chiesto loro con una email “pre-eventual-viaggio” dei consigli fuori dal turismo di massa, quel qualcosa al quale non potevo assolutamente rinunciare; esplicitamente avevo invocato non troppe cose per ritornarci un giorno magari in loro compagnia. E così è stato : indicazioni chiare che spaziavano da una gita in vaporetto a Muggia alla salita in cima al Faro della Vittoria, dal pranzo all’Osteria ai Maestri alle passeggiate a ogni ora nella città vecchia. Ho lavorato bene intorno ai loro suggerimenti e mi sono regalato quattro splendidi giorni, baciato dal bel tempo, per scoprire alla fine una città che ho trovato veramente bella, aggettivo semplice e forse riduttivo ma efficace. Lascio la storia di Trieste ai documentaristi e cerco di raccontare le mie emozioni in viaggio, un resoconto per la mia memoria, un vero e proprio diario di “bordo”. Quattro ore d’auto e arrivo al Parking San Giusto dove metto a cuccia la mia Twingo per riprenderla al bisogno. Nel piccolo tragitto, trascinando il trolley, mi sono fermato per un panino veloce al Buffet da Pepi (Pepi lo sloveno: Pepi S’ciavo) una vera istituzione per tutti coloro che amano la cucina dedicata alla carne, soprattutto quella di maiale. L’ambiente è informale e qui si viene per assaporare le specialità della tradizione triestina con tutte le sue influenze austroungariche, mangiando bene e spendendo il giusto. Il Buffet è nato nel 1897 e ha attraversato le guerre mondiali e ha ospitato personaggi illustri oltre ai comuni mortali. Le carni vengono cotte in una speciale caldaia : salsicce, wurstel, spalla di maiale (porzina), carrè affumicato, caldo prosciutto cotto, con contorno di crauti, una grattugiata di kren (rafano fresco) e senape il tutto accompagnato da un boccale di birra. Dopo l’assaggio in versione panino di tanto ben di Dio ho proseguito verso la mia bellissima base, celebrata a inizio post, per lasciare il bagaglio e cambiarmi d’abito visto il bel tempo. La Piazza Unità d’Italia è veramente a una manciata di passi e mentre ammiravo l’oro e i dettagli cesellati dei suoi palazzi, ho fatto un’altra sosta gastronomica con tanto di tavolino all’aperto nell’elegante famoso caffè storico, il Caffè degli Specchi. I caffè a Trieste sono un’altra e vera istituzione, non solo luoghi dove ordinare da bere o da mangiare, ma anche punti dove ci si incontra per passare il tempo o semplicemente leggere un libro o il giornale in una atmosfera ancora dal sapore retrò. Dal tavolino del Caffè degli Specchi si domina l’intera Piazza Unità d’Italia. La storia di Trieste è transitata per questi tavoli : da James Joyce a Italo Svevo, dagli irredentisti nel 1800 passando alle presenze del doppio dopoguerra. Ordino una cioccolata calda con la panna montata a parte e mi godo il momento. Ho iniziato il mio viaggio da vero triestino e ho sentito subito “mia” questa bellissima città. Perfetta la scelta di cominciarlo dalla Piazza Unità d’Italia, una delle più imponenti e belle piazze d’Europa, dove si affacciano il Municipio, il Palazzo Lloyd (sede della Regione Friuli Venezia Giulia), il palazzo del Governo (sede della Prefettura) e il Palazzo Stratti dove appunto si trova il già citato Caffè degli Specchi. La piazza è un vero e proprio salotto cittadino ed è bella a tutte le ore della giornata. Osservarla dall’estremità del molo Audace, ci si ritrova di fronte a un quadro in stile Canaletto di straordinaria bellezza. Nel mio primo approccio con le ore restanti della giornata ho visitato il Museo Civico d’Arte Orientale (magnifiche le stampe giapponesi e le ceramiche cinesi), ho visto l’Arco di Riccardo (porta romana del primo secolo a.c.), la Rotonda Pancera (piccolo tempio romano semicircolare, esempio di stile neoclassico) e sono salito sul colle San Giusto per una prima occhiata della Cattedrale omonima. Sempre il giorno prima della partenza avevo prenotato, per “battezzare” il mio soggiorno triestino, un tavolo per cena all’Harry’s Piccolo Restaurant. E’ stata una serata d’atmosfera memorabile dove finalmente l’alta cucina firmata da due giovani chef ha viaggiato di pari passo con gli apprezzati vini d’annata. L’Harry’s Piccolo è un luogo romantico, intimo, dove mi sono concesso un’esperienza enogastronomica d’eccellenza scegliendo dalla carta (*) e abbinando a ogni piatto un vino speciale suggeritomi dal sommelier in sala. Un vero viaggio con ingredienti tra terra e mare che esplorano il gusto alla scoperta di nuovi sapori. Le attenzioni e le spiegazioni del personale in sala sono state gradite e mi sono sentito davvero coccolato. Tanto di cappello per un ristorante che meriterebbe almeno una stella in più di quella che ha già conseguito. Come mi era già capitato in altri viaggi, la prima giornata (mezza per l’esattezza) trascorsa vale già il prezzo del biglietto dell’intero soggiorno per bellezza, gusto ed emozione. Complice un delizioso materasso la nottata è stata finalmente, come non mi capitava da tempo, tranquilla. La prima colazione, servita in un salone luminoso con vista lungomare, è stata al pari dei servizi offerti dal Savoia Excelsior Palace e quindi me la sono goduta in totale relax. Dal programma “Cristina-Ivano” vado a visitare il Faro della Vittoria salendo in cima per godermi anche il panorama. Dall’alto dei quasi settanta metri di altezza si osserva la città da un punto di vista diverso e sembra di essere in mezzo al mare. Il monumento, costruito immediatamente dopo la Grande Guerra, andava a sostituire la vecchia lanterna e il faro doveva segnare, oltre alla funzioni di sicurezza per la navigazione, il momento storico che celebrasse il passaggio di Trieste al Regno d’Italia e di commemorare i caduti in mare nel corso del primo conflitto mondiale. Dopo aver messo la "tacca" sul primo punto del programma ritorno in città e vado in zona Canal Grande per immortalarmi per la foto del racconto. Una fugace visita per vedere la mostra che celebra i 150 anni della Modiano e poi sosta pranzo al Buffet di Pepi. Curioso siparietto quando nel momento di fotografare il piatto “caldaia” un gabbiano in volo mi ha rubato un pezzetto di qualche parte di maiale che non saprò mai. Nel dopo pranzo sosta in tre caffè storici di Trieste. Ho iniziato con il Caffè Tommaseo, il più antico caffè di Trieste, aperto nel 1830, che segue la tradizione dei caffè viennesi. I caffè più antichi non sono cambiati molto nel corso degli anni e molti arredi, stucchi, banconi, sono originali. Tutto ciò ha avuto conferma nelle altre due soste successive dove ho testato l’Antico Caffè Torinese, forse il meno appariscente, e poi a seguire il Caffè San Marco che, tra i locali storici di Trieste, è forse quello che mostra di più l’indissolubile legame con la cultura letteraria italiana. Il Caffè San Marco, con la data di apertura (1914) evidenziata sulla porta di ingresso, ancora oggi è un caffè letterario. Al suo interno si viene accolti dall’ampia sala in stile liberty per bere, mangiare, conversare o leggere un giornale come ho fatto io. Nella sala adiacente si trova anche una pregevole libreria. Frequentato dagli intellettuali del passato come Umberto Saba e Italo Svevo è sempre una meta obbligata per un itinerario culturale e gastronomico su Trieste. Con tanta “decaffeina” in corpo decido di vedere con più calma la zona del colle di San Giusto che domina e sorveglia dall’alto l’antica Tergeste e il golfo triestino. Per evitare la faticata in salita effettuata il giorno prima ho preferito risparmiarmela prendendo il comodo ascensore che dal parcheggio San Giusto mi ha lasciato in prossimità proprio del castello. Adiacente al Castello, la Cattedrale di San Giusto, in stile romanico, è il frutto dell’unione di due edifici risalenti all’undicesimo secolo. Dalla Cattedrale, in discesa, riportandomi verso piazza Unità d’Italia, ho attraversato la Cavana, ovvero la città vecchia : un susseguirsi di vicoli stretti e bei palazzi oggi quasi del tutto ristrutturati. Strade dove ancora oggi si celebrano le vecchie arti e i vecchi mestieri: panifici, pasticcerie, piccoli negozi di antiquariato e piccole botteghe alimentari dove viene esaltata la produzione di prosciutto cotto che viene servito caldo in un panino. La giornata l’ho conclusa in serata in una piccola Osteria in un vicolo dietro il Municipio. Qui ho provato un ottimo e morbido frico, piatto della cucina friulana a base di formaggio di varie stagionature, patate e cipolla accompagnandolo con un bicchiere di vino bianco secco friulano. Dopo il giorno e mezzo trascorso a Trieste, seguendo il programma “Cristina-Ivano”, mi sono goduto la gita in vaporetto a Muggia. Puntuale alle nove mi sono recato al Molo dei Bersaglieri, proprio di fronte al mio hotel, dove c’è la Stazione Marittima di Trieste. Mezz’ora di tragitto, con splendide vedute di Trieste da un’altra prospettiva e la motonave Delfino Verde mi lasciava sul molo della Baia di Muggia. Muggia, sita nell’ultimo lembo d’Italia alle porte della Slovenia, è un borgo caratteristico dalle fattezze istriane-venete. Dal mare all’arrivo si stagliano il campanile del Duomo, il Castello, le case colorate e il verdeggiante paesaggio collinare costiero, ma addentrandosi l’atmosfera è di tipico stampo veneziano dove è piacevole la passeggiata nei calli. Il tempo meteo è meraviglioso e allora decido di anticipare di un giorno, scelta quanto mai azzeccata, la visita a Pirano e alle Saline di Sicciole in terra slovena. Meno di quaranta chilometri separano ill Parking San Giusto a questa parte di Istria. Arriverò giusto per l’ora di pranzo a Pirano. Pirano è una sottile penisola che si allunga verso il mare Adriatico con una storia legata al bianco splendore del sale. E’ una piccola perla ed è considerata la più bella località della costa slovena. Ha case dai colori vivaci, uno splendido lungomare, strette vie e una elegante piazza centrale dalla forma ellittica. Il mio pranzo ? A bordo mare con un tavolo tutto per me dove ho gustato un fritto di calamari respirando il profumo della impercettibile brezza marina. E il bianco splendore del sale ? A pochissimi chilometri da Pirano ci sono le Saline di Sicciole dove ancora oggi il pregiato fiore di sale viene estratto seguendo i vecchi metodi. Ho fatto una bella camminata sui sentieri all’interno di questo parco naturale. Una bella esperienza. L’ultima giornata triestina l’ho dedicata inizialmente al “non dimenticare” visitando la Risiera di San Sabba, l’unico esempio di lager nazista in Italia e poi in zona Canal Grande visitando il Tempio serbo-ortodosso con le sue cupole azzurre. All’ora di pranzo ho concluso felicemente il programma “Cristina-Ivano” presenziando all’Osteria ai Maestri con un carpaccio di tonno alle mandorle e una spaghettata, in perfetta cottura, alle vongole. Le ultime ore le ho trascorse “ripassando” il centro storico e la città vecchia. Il fascino e l’eleganza di Trieste mi hanno conquistato, con il loro mix di calore Mediterraneo e di stile Mitteleuropeo. Nell’arrivare a Trieste, (“Trst” in sloveno) lungo la strada costiera, mi sono fermato al Castello di Miramare, splendido edificio costruito a metà del 1800. La struttura bianca, a picco sul mare, circondata da un parco con serre e fontane è veramente scenografica. Trieste è una meta ideale per un weekend. Nel girovagare per la città mi sono imbattuto anche nelle statue degli scrittori Joyce, Saba e Svevo per sentire, simbolicamente, il loro influsso nello scrivere. A Trieste mi sono concesso tanti peccati di gola, ma nei miei viaggi ho sempre sottolineato la cultura del buon cibo e del buon bere tra arte, storia e tradizione.
(*)
SCAMPO E ANIMELLA, 2016
Scampi, animella fritta, spuma di patate affumicata, liquirizia
IL TORTELLO, 2016
Tortello di germano reale, cappero, prezzemolo, peperone, consommé di volatili
CAPRIOLO E FOIE GRAS, 2014 IN DUE SERVIZI
Capriolo, salsa di foie gras, purè di patate, spinacini
Tartare di capriolo, scaglie di foie gras, acciughe, centrifuga di sedano e mela verde
HARRYSVEGLIO
Caffè, caffè, caffè!!!