"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, avril 05, 2009

Marrakech, la ville en rose

Il tè alla menta è il benvenuto per chi arriva a Marrakech. Prima ancora di farmi vedere la stanza e insediarmi nel riad (dimora privata adibita ad albergo) che avevo prenotato online, Madame Malika e il tuttofare Noor-Eddine facendomi accomodare sul sofà con vista sul patio mi iniziavano a questo rito tradizionale servendomi il tè con rametti di menta fresca e zucchero versato caldo con la teiera dal lungo becco in piccoli bicchieri dall'alto : questo profumo del nordafrica è il vero simbolo dell’ospitalità.
I riad sono un’oasi di tranquillità insolita rispetto a quello che accade fuori.
Il primo riad che avevo scelto era praticamente nascosto nei vicoli in prossimità della piazza principale, la famosa Jamaa El Fna attorno alla quale si sviluppa la città vecchia ed i noti souk: mercati coperti che si articolano su tante viuzze. Siamo nella Medina, nella città vecchia (racchiusa entro le mura), la “città rosa” per via del colore delle case e dei palazzi dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La piazza di giorno è “quasi” normale, ma nel tardo pomeriggio qualche ora prima del calare del sole diventa un vero teatro del mondo, luogo pulsante animato e popolato da incantatori di serpenti con i suoni strozzati dei loro flauti, danzatori neri con i tamburi tribali, acrobati, ballerini uomini travestiti da donne, cantastorie, colorati portatori di acqua, ammaestratori di scimmie, tatuatrici di hennè, venditori di tutto (arance spremute, pozioni, datteri, spezie e dentiere …) tutti pronti ad adocchiare il turista per lo scatto immortale di una foto (in genere a pagamento) : un vero circo a cielo aperto.
L’apice viene raggiunto al tramonto e fino a notte fonda con l’ingresso delle bancarelle gastronomiche munite di tavoli.
Con pochi dirham (moneta locale) si può mangiare di tutto, dal pesce fritto agli spiedini di carne, dalle patatine alle melanzane schiacciate (le mie preferite), dal cous-cous ai panini con uova sode patate e formaggio tutti pressati rigorosamente con le mani, dalle olive speziate alle zuppe locali, alle lumache bollite ai dolci tipici, ecc.ecc. non c’è che l’imbarazzo della scelta.
La vista della piazza dall’alto della terrazza del Cafè de France è un’emozione imperdibile : le persone accalcate in mezzo alle bancarelle sembrano far parte di un unico incredibile formicaio, con il fumo delle cucine raccolto in un’unica nuvola densa dall’odore di carne alla brace. Un autentico circo culinario.
Se non ci fosse questa piazza credo che Marrakech non sarebbe così speciale.
Al mio arrivo tutto mi sembrava così surreale. L’aspetto era quello di una popolazione post-bellica che transitava dalla piazza per dirigersi chissà dove. Il Marocco è un paese musulmano al 99% e non è difficile capirlo vedendo gli abiti delle persone. Se superate (ma non è assolutamente difficile ve lo assicuro) l’empasse di incrociare i mille sguardi, laddove gli occhi lo permettono, di lasciare alle spalle i pregiudizi tipici del mondo arabo, di incontrare uomini incappucciati di tutto punto o donne con il velo che talvolta copre anche gli occhi, vivrete un’esperienza davvero unica. La gente è davvero ospitale, cordiale, gentile e perché no anche divertente col turista e come potrebbe non esserlo vivendo proprio di questo.
Bisogna solo fare un po' di attenzione alle biciclette e ai motorini che scorrazzano nei vicoli e nei viali (altro che Amsterdam …) e abituarsi al rumoroso traffico locale con i carretti ricolmi di qualsiasi materiale tirati dai muli che affiancano tranquillamente le carrozze trainate da cavalli (caleche) e gli antiquati taxi color creme.
E’ un altro mondo e qui "gli altri siamo noi" come avrebbe detto Umberto Tozzi.
Oltre alla piazza e adiacente la stessa ci sono i souk profumati di spezie e traboccanti di merci.
I souk sono dei coloratissimi mercati divisi a categorie di vendita (tappeti, articoli in pelle e legno, ceramiche, gioielli, tessuti, prodotti alimentari freschi, spezie, babouches (calzature locali variopinte). Chilometri di vicoli di botteghe, di negozi e di bancarelle : tutti insieme fanno davvero una piccola cittadella dove perdersi non è alquanto difficile sia di giorno che soprattutto di sera/notte. E’ un continuo mercanteggiare dall’alba a mezzanotte. Nelle viuzze c’è anche tantissima povertà. E’ difficile distogliere lo sguardo da queste persone. Ogni tanto sbuca un ragazzino (ma anche gli adulti) che con la scusa di indicarti la direzione della piazza principale ti chiede qualche spicciolo per mangiare. E’ tutto un susseguirsi di “mon ami”, “vous cerchez quelque chose” e via discorrendo. Con un bella serie di “de rien, merci” stringendo più mani in questi giorni che in un anno a Milano, battendo la mano sul cuore li impietosivo e ringraziavo. Il consiglio è sempre quello di chiedere le eventuali indicazioni alle donne o procedere nella camminata sicuri di sé. Non appena esitate c’è sempre qualcuno che con gentilezza vi propone qualcosa … Il mio aspetto da turista in questo viaggio ha portato il più delle volte a scambiarmi per un francese o uno spagnolo, mai per un italiano. Il procedere della giornata è scandito dalla voce “microfonata” del muezzin che alle varie ore del giorno (si parte dall’alba) richiama alla preghiera nei bellissimi minareti sparsi qua e là nella città : tutto ciò alla fine diventa una piacevole abitudine acustica.
Le moschee sono visitabili internamente, proprio per ciò che ho appena scritto, solo dai musulmani. La principale e anche la più grande è quella della Koutoubia. Si visita esteriormente il minareto (equivalente del nostro campanile) che divenne il modello anche per la Giralda di Siviglia e i resti archeologici. La Koutoubia è a pochi passi da Jaama El Fna.
Mi sono piaciuti tantissimo i freschi giardini “Jardin de la Menara” (vedi foto grande del post) con un bacino artificale nel quale si riflette con colori speciali al tramonto il pavillon centrale. Le montagne innevate dietro danno una sensazione di bellezza/stranezza, mentre fuori dai giardini nell'adiacente zona chiamata "La Palmeraie" i dromedari riposano beatamente in attesa di essere cavalcati da qualche turista per lo scatto fotografico caratteristico.
A proposito di giardini ho visitato quello di Majorelle, meraviglioso nel cuore della città nuova, che vanta magnifiche piante mediterranee e subtropicali, una vera oasi di tranquillità dove il tempo scorre lentamente rispetto alla frenesia della Medina.
Ho visitato anche il Palazzo di E Badi (rovine dell’imponente residenza reale del XVI secolo), quello del Bahia (di costruzione più recente con una serie di cortiletti interni, giardini e splendidi dettagli architettonici arabi) e le Tombe Sadiane nella zona della kasbah, tombe dei principi della dinastia sadiana immerse nel verde con esempi di architettura marocchina a far da contorno.
Le mura della città di colore rosa le ho ammirate con il City SightSeeing (il bus a due piani che fa servizio portandoti a vedere tutti i monumenti di rilievo).
L’ultimo sito visitato a Marrakech il giorno della partenza è stato quella della Medersa Ben Youssef una delle più grandi scuole coraniche del nordafrica, capolavoro di architettura moresca, in cui le celle degli studenti si aprono su un cortile in marmo decorato.
Nelle varie escursioni gastronomiche ho anche provato il piatto tradizionale chiamato Tajine (nella versione di pollo) stufato agrodolce di carne (montone o pollo) o pesce cotto nell’apposito recipiente di terracotta a forma di piramide e i dolcetti triangolari di pasta sfoglia al miele (una vera goduria per il palato). L’altro sfizio è stato per il corpo con la visita a un hammam con un massaggio e un gommage all’olio di argan (albero diffuso solo nella zona sud ovest del Marocco) inclusi.
Nel mezzo della mia quasi settimana (dal lunedì al sabato) a Marrakech mi sono permesso anche un’escursione con cena pernottamento e prima colazione a Essaouira sull’Oceano Atlantico.
Con un pullman diretto (più o meno) e una distanza di quasi 170 km. coperta in “sole quattro ore” (compresa mezz’ora di pausa pranzo senza ticket restaurant …) sono arrivato in questa città esposta sull’Atlantico chiamata anche la città del vento. La brezza costante dell‘Oceano (non troppo forte per fortuna) e il sole caldo (non afoso grazie al cielo) hanno donato al mio viso una bella “abbronzatura/scottatura” nella zona fronte/naso. Essaouira è più piccola e meno frenetica di Marrakech. E’ una gradevole e suggestiva località sul mare (con spiagge bellissime e chilometriche) dove gli amanti del windsurf di tutto il mondo si danno appuntamento per le loro evoluzioni. Il rosa è il colore di Marrakech mentre qui predominano il bianco e il blu (simili a quello della Grecia). Proprio questi colori tipici e l’ottima posizione di Essaouira attirano gli artisti e i turisti di tutto il mondo. E’ circondata da una possente cinta muraria intervallata da una serie di porte che consentono l’accesso al cuore della città. Ha anche il suo souk colorato. Il porto è un luogo veramente pittoresco. Al rientro dei pescherecci l’attività si fa frenetica con i pescatori che scaricano quanto hanno ricavato dalla giornata di lavoro, i gabbiani che stridono e i passanti che si fermano a guardare lo spettacolo. Tra la piazza principale e il porto si trovano una serie di bancarelle straripanti di pesce fresco che i venditori sono pronti a cucinarvi come preferite. Sedetevi ai loro tavoli, godetevi il pesce, osservate il viavai di gente e soprattutto deliziatevi gli occhi con lo spettacolo del tramonto.
In questo viaggio ho parlato “bene” (così dicevano gli interlocutori) il francese. Ho conosciuto una coppia di Nizza, Alain e Nicole, nel primo riad di Marrakech con la quale ho fatto conversazione durante il rito del tè pomeridiano e della prima colazione; a loro devo l’indicazione del ristorante Le Foundouk e qualche suggerimento per questa piacevole vacanza con un tempo meraviglioso in terra d’Africa. Pìù del mio scritto in questo post valgono le fotografie (talvolta ripetitive) raccolte nel link “tutte le foto dei miei viaggi”.
Scene di vita e paesaggi marocchini, con la luce senza uguali del calare del sole. InshAllah.

Post’s song : “Rock in the Casbah” performed by The Clash.
34/9

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