Il titolo dell’ennesimo post su Parigi prende spunto da una pausa ristoro pomeridiana, dopo una delle nostre scorribande in bicicletta, nel piccolo spazio all’aperto de La Closerie des Lilas, il caffé-ristorante sito sul Boulevard du Montparnassse, famoso per le frequentazioni di noti artisti (*) tra il finire del XIX secolo fino ai ruggenti anni ’20 del XX secolo. L’immagine della carta menù riproduce il volto stilizzato di Ernest Hemingway e aprendola la prima scritta è “Paris est une fête” il titolo di un suo libro (Festa Mobile in italiano). Così, nel luogo dove Hemingway veniva per scrivere nei suoi trascorsi parigini, ho copiato e coniato il suo titolo per cercare di racchiudere con questo slogan il racconto del viaggio celebrato e trascorso insieme a Betty e Vito. Parigi è una festa per noi, da sempre, e proprio nel quartiere di Montparnasse, cuore della vita artistica e intellettuale parigina tra la prima e la seconda guerra mondiale, che abbiamo scelto la nostra base preferita. Questa festa per un decennio intero, tra il 2009 e il 2019, ce l’ha regalata il grande cantautore americano Jimmy Buffett scomparso proprio all’inizio di questo mese di settembre. Grazie a Vito e alla sua cultura musicale che ci ha portato a conoscerlo dal vivo, ogni anno dal 2009 fino al 2019 abbiamo vissuto con i suoi concerti (anche insieme a Edoardo) un’esperienza unica vestiti con le nostre camicie a fiori e la colonna sonora della musica caribbean rock, così la definiva lui, sprigionata insieme alla sua band la Coral Reefer Band. La sua scomparsa ci ha sorpresi, perché speravamo ancora di andare ad ascoltarlo, e addolorati; questo viaggio a Parigi è stato anche il nostro omaggio alla sua memoria. Su Parigi, sulla Francia, sui parigini, sui francesi, sulla loro gioia di vivere ho speso tante righe da quando scrivo i miei racconti nel blog, ma ogni volta ci sono sorprese ed emozioni che danno spunto alla mia voglia di scrivere e sognare. Il periodo è stato proprio quello nel quale coincideva ogni anno il concerto di Jimmy Buffett e nonostante l’autunno abbia avuto inizio, proprio come lo scorso anno il sole caldo ha fatto sì che sembrasse estate. Il taxi dall’aeroporto di Orly ci ha portato direttamente a Le Bistrot de Paris. altro punto fermo del nostro vivere Parigi. E’ il ristorante che amava e frequentava Serge Gainsburg e anno dopo anno lo amiamo e frequentiamo anche noi. I camerieri ci riconoscono e ci fanno sentire come a casa, forse anche meglio visto che si beve e mangia bene. L’ambiente è quello classico della tradizione dei bistrot francesi con tanto di boiserie, ottone, specchi e divanetti di velluto e ogni elemento contribuisce allo stile del locale, compresi i piatti decorati con la scritta "Le Bistrot de Paris". L’atmosfera è piacevole in cui si possono origliare le conversazioni dei vicini con il brusio di fondo e l’affaccendato andirivieni dei camerieri. Piatti di carne, un babà al rum, un buon rosso della Côte du Rhône e tante carinerie offerteci dal cameriere Ahmed per questo inizio di vacanza. Il dopo pranzo lo abbiamo speso con la tradizionale passeggiata lungo la Rue de Rennes per raggiungere il nostro hotel a Montparnasse. Lasciate le piccole borse nelle piccole stanze, la prima tappa nel tardo pomeriggio è stata quella di rendere un altro omaggio a un’altra artista scomparsa a luglio di quest’anno Jane Birkin, compagna di vita di Serge Gainsburg, anche lui sepolto nel cimitero di Montparnasse. Non sembra nemmeno di essere all’interno di un cimitero tanta è la familiarità di questi anni vissuti in questo quartiere. Il nostro secondo step delle prime ore a Parigi è la serata al Le Vieux Belleville non prima di assistere al tramonto con sfondo della tour Eiffel dai giardini del Parco di Belleville. A Le Vieux Belleville (restaurant musette) si esibisce l’artista locale Minelle che accompagna le canzoni del passato (cantate da tutti i commensali con tanto di testi consegnati a ogni tavolo) con la fisarmonica rendendo gioiosa la serata con il suo sorriso e il suo buon umore. Per arrivare a Belleville abbiamo alternato bicicletta e camminate come del resto faremo nei giorni a seguire. Il primo giorno a seguire cade di domenica e la inizieremo con una buonissima colazione (petit-déjeuner) all’interno del ristorante Plomb du Cantal con un freschissimo croissant, una vera spremuta di arancia, una croccante baguette sulla quale abbiamo spalmato burro e marmellata accompagnando i caffè au lait (Betty e io) e il caffè americano (Vito). Ingerito il fabbisogno energetico siamo pronti ad affrontare un’altra intensa giornata. La iniziamo con una novità assoluta di questi anni, il Mercato delle Pulci di Saint-Ouen (Porta di Clignancourt) il più grande di Parigi, alla ricerca della location del film “Midnight in Paris” di Woody Allen altra fonte di ispirazione e pretesto per i nostri viaggi nella capitale francese. Lo raggiungeremo in metropolitana. Il mercato si estende su una superficie di sette ettari ed è considerato un vero e proprio paradiso di chi è alla ricerca di curiosità e oggetti vintage. In questo mercato, si trova veramente di tutto, dai mobili ai vestiti, dai libri antichi agli specchi, dalle lampade all’oggettistica dei secoli passati. E’ stata una piacevole sorpresa passeggiare curiosando nei vari spazi riservati. Si ritorna in pieno centro città sempre con l’accoppiata bici-gambe e aiutati anche dalla metropolitana. La nostra ricerca di “mercato” per il pranzo era trovare una brasserie con tavolini all’aperto che esponesse nel menù la tradizionale omelette francese. Dopo una serie di locali che non la proponevano ecco finalmente in zona Opera la “Brasserie Royal Opera” pronta ad accoglierci e a farci gustare il piatto che abbiamo scelto nella versione “al formaggio”. Tre bicchieri di vini diversi (due rossi Bordeaux e un bianco Sancerre) e voilà il pranzo è servito. Il pomeriggio, sempre col sole caldo estivo, lo suddivideremo con la visione dell’installazione “grotta” a coprire la faccia dell’Opera in restauro, con la pausa panoramica sulle sedie dei Jardins des Tuileries (vedi foto post), con la traversata del Quartiere Latino, con il saluto a Caroline (amica francese) sul suo posto di lavoro al Grand Hotel de l’Univers in zona Saint-Germain e con la piccola sosta sulla graziosa Place (in realtà Rue) Furstemberg (novità). La conclusione della giornata è tutta racchiusa nella cena bretone a base di galettes (salate) e crepes (dolci) con sidro dolce in abbinamento e nella passeggiata “teatrale” sulla Rue de Gaité. La mattinata del lunedì si apre con la colazione “copia” del giorno prima a Le Plomb du Cantal. Carburante in corpo iniziamo la nostra classica pedalata verso la Tour Eiffel con estensione sugli Champs-Elysées. Betty durante la colazione aveva letto sul giornale che all’Hotel Drouot la casa d’aste Ader metteva in vendita la collezione di opere d’arte (quadri e sculture) di proprietà di Gerard Depardieu. Diventa così la nostra missione del giorno sempre nella speranza di incontrare il grande artista. Mentre ci dirigiamo verso la destinazione Hotel Drouot ecco invece, grazie al colpo d’occhio infallibile di Vito, l’incontro con un attore francese a noi noto Jean-Pierre Darroussin. Le nostre singole istantanee immortaleranno l’evento. Quasi ogni anno abbiamo incontrato artisti o sportivi nelle nostre escursioni parigine. Siamo decisamente fortunati. L’appuntamento del giorno è invece al tavolo riservato a pranzo a Le Grand Colbert, ristorante location di grandi film già testato negli anni precedenti. Vitello tonnato, magret d’anatra, formaggi “à parteger” (condivisione) e una bottiglia di rosso Brouilly (stranamente di 14 gradi) le nostre scelte. Il pomeriggio ci porterà a Montmartre con la Basilica del Sacro Cuore in bellavista, la piazzetta degli artisti sempre affollata e con una piccola passeggiata che ci porterà alla statua-busto della cantante Dalida (altra novità). Nel ritorno ci fermeremo per quella sosta citata a inizio racconto a La Closerie des Lilas. Il martedì, giorno del nostro rientro, dopo la colazione a Le Tournesol adiacente il Le Plomb du Cantal (chiuso) ci dirigiamo in bicicletta verso l’imbarco sulla Senna davanti al Musée d’Orsay. Biglietti del Batobus acquistati in corsa con l’app sul cellulare. Il Batobus è il trasporto fluviale nel cuore di Parigi, per raggiungere alcune zone della capitale francese. L’imbarcazione con le vetrate a cielo aperto ci permetterà di vedere una Parigi differente con nove scali lungo la Senna. Il tempo scorre velocemente, ahinoi, e ci ritroviamo già nell'ora di pranzo dove replicheremo da dove avevamo cominciato a Le Bistrot de Paris questa volta scegliendo dal menù il piatto di pesce (merluzzo con uovo poché), abbinandolo a un bianco di Borgogna. Conclusione con una deliziosa millefoglie, con le ciliegie kirsch e una fetta di torta alle fragole con crema. Ultima sgambettata con le velo (bici) e la corsa con il taxi verso Orly per l’aereo di ritorno verso Linate dove abbiamo testato (andata e ritorno) un’altra novità : la nuova linea della metropolitana che porta direttamente in aeroporto. Parigi è davvero una festa e ogni anno ipotizziamo il futuro con sogni che vorremmo si avverassero. Da quel luglio del 2003 (vent’’anni fa) ogni volta che arrivo a Parigi mi sento a casa, vorrei davvero fosse la mia casa, perché sento che la Francia sia il mio posto preferito per vivere. Lo vedo negli occhi, nel muoversi della gente, la gioia di vivere è proprio qui e Montparnasse è il mio ombelico del mondo, la mia casa. Io sono sempre stato un sognatore, provarci non costa niente.
(*) Zola, Cézanne, Baudelaire, Verlaine, Lenin, Apollinaire, Hemingway, Fitzgerald, Miller, Modigliani, Picasso Wilde, Beckett, Ray, Ungaretti, Sartre e tanti ancora.
Post's song : "Last mango in Paris" performed by Jimmy Buffett
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