Cambio di valigia, via gli asciugamani e i costumi sostituiti da un paio di polo Lacoste (per me) e siamo pronti per Parigi. Stessa squadra di Ibiza e Formentera. A due anni esatti di distanza ecco il nostro ritorno alla tradizione di fine settembre purtroppo con la rinuncia, dovuta al Covid, del concerto festoso e colorato di Jimmy Buffett e della sua trascinante band. Il “manifesto preparato” era per lo più culinario senza però ignorare un po’ di cultura e di movimento fisico. Quattro biciclette verdi (Veli'b) come puledri, scarpe comode per le lunghe passeggiate sui boulevards e soprattutto buon stomaco per accogliere le scelte dai menù dei ristoranti prenotati come da programma. Giacomo non tornava da tempo a Parigi e così gli abbiamo ridato un’infarinatura di base. In fondo è stata un “reunion” con un intervallo di più di quarant’anni (era la primavera del 1979) quando Vito, Giacomo e io andammo per la prima volta nella capitale d’Oltralpe con un camper “noleggiato” in compagnia degli amici Dario (Codini) e Giampiero (Biffi). All’epoca fu un vero evento. Per festeggiare anche questo memorabile avvenimento della nostra vita, immortalato dalla foto in Place de la Concorde, ci siamo prefissati una serie di presenze ai tavoli di ristoranti famosi, dallo storico Le Procope (il più vecchio di Parigi), allo scenografico Le Train Bleu, passando dal leggendario Bistrot de Paris (Gainsburg docet) al cinematografico Le Grand Colbert (set di “Tutto può succedere” e “Non sposate le mie figlie”). Nel mezzo un’ottima sosta alla creperie “Coeur de Breizh” suggellata da galettes bretoni e sidro dolce in zona Montparnasse e una comparsata al Bistrot Victoires che ci accoglieva sempre nel dopo concerto degli anni passati. Biciclette, metropolitana, funicolare, camminate estenuanti ma gioiose sono state i nostri “mezzi di trasporto” nel soggiorno parigino. In rassegna ma non in ordine cronologico siamo transitati davanti alla Torre Eiffel, sugli Champs-Elysées e all’Arco di Trionfo, al Sacro Cuore e alla piazzetta degli artisti, a Place Vendome, a Notre Dame, al Pantheon, all’Hotel des Invalides, al Louvre, alla Place des Vosges, al Palais Royal, a Saint Germain des Pres, all’Hotel de la Ville, a Tour Montparnasse, a Saint-Sulpice; e ancora in luoghi storici come il cimitero di Montparnasse, i locali Les Deux Magots e il Café de Flore (luoghi d’incontro di artisti) e il Café de 2 Moulins (Amelie), il muro del “Ti amo”. Abbiamo visitato il Museo D’Orsay bellissimo e ricco di opere d’arte dell’impressionismo e non solo e quello originale dell’Orangerie con le sale ovali affrescate con le ninfee di Monet. Abbiamo trovato Parigi un po’ troppo caotica e siamo stati delusi dall’Hotel Istria e dal Bistrot Victoires, ma nel complesso è stato un bellissimo felice break “gourmand” con racconti familiari, aneddoti e ricordi di vita che hanno contraddistinto i nostri soggiorni parigini degli anni passati. Parigi è un moto perpetuo, è l’essenza del vivere e della gioia stessa che sprigiona. Per me è una meta fondamentale e imprescindibile della mia vita. Quando la salute mi assisterà mi regalerò “un anno di Parigi” soggiornandoci una volta al mese per un weekend, per vedere il corso dei mesi e delle stagioni, per assaporarla in ogni sua sfumatura. Naturalmente non mi farò mancare le belle cose della vita magari qualche volta anche in buona in compagnia. Parigi davvero vale una messa. L’espressione significa “vale la pena sacrificarsi per ottenere uno scopo alto” (sarei disposto a rinunciare a qualcosa pur ...) e Parigi lo è. Amo tante cose di Parigi, adoro i suoi bistrot, le sue passeggiate, la sua cultura, il suo essere fonte di ispirazione, il suo passato, il suono della sua lingua, la sua gioia di vivere come più volte ho scritto. Parigi è il mio sogno.
Post's song : "Paris canaille" performed by Yves Montand
9/21