Mi ricordo, come fosse oggi, le conversazioni di qualche anno fa con “l’amicollega” Gianni sui nostri irrispettosi clichés sulla Sicilia, che spaziavano dal “doppio passaporto” all’essere “murati vivi”. Nascevano dal fatto che nessuno dei due avesse messo mai piede sulla grande isola e non ci passava nemmeno per la mente di andarci a breve. In fondo il mio primo viaggio in Sicilia è anche un omaggio a Gianni e alle nostre “dotte” disquisizioni su svariati argomenti. Dall’alto nord orientale di San Candido all’occidentale siciliano il cambio di paesaggio è breve, il tempo di un volo “mascherato” di un’ora e venti minuti. Dai monti ai mari in fondo, con le scelte dettate dalle ottime previsioni meteo. Qualche soffiata prima della partenza, e poi anche durante il mio soggiorno, da parte di un siciliano doc come il mio amico professore Filippo Nicosia ed eccomi a Palermo, capitale della Sicilia Occidentale. Già perché l’amico Filippo mi ha insegnato che le Sicilia sono due e lui è legato radicalmente a quella Orientale. Liberatomi dagli irriverenti stereotipi, voglioso di respirare l’aria e vedere il cielo della Sicilia per la prima volta, mi sono messo subito in pista per non perdermi ogni istante di questo viaggio. Avevo letto che l’unico modo di capire Palermo è quello di “scendere in strada, mettersi alla ricerca di colori, forme, profumi e parole come se fossero le tessere di un mosaico che aspetta solo il momento giusto per essere ricomposto in un’unica visione d’insieme”; nel mio caso, vista l’ora di cena era quello della ricerca del ristorante dove avevo prenotato un tavolo all’aperto. Storia e gastronomia nei miei viaggi hanno un filo diretto e qui l’inizio è stato entusiasmante. Nella cornice del principesco Palazzo Gangi, in una piazzetta restituita all’antico splendore con il restauro della colonna e del palazzo Bonet ora sede della Civica Galleria d’Arte Moderna, si trova l’Osteria dei Vespri. Siamo nel cuore della vecchia Palermo in un contesto avvolgente e piacevole. Dal menù scelgo un antipasto, un secondo della tradizione e un dolce il tutto accompagnato da un calice di vino bianco locale con il vitigno Catarratto in purezza : tuma (formaggio) di Gangi, gratinata con acciughe di Aspra, origano, profumo di limone a seguire involtini di pesce spada, ripieni di mandorle al profumo di arancia, fiore sicano, alloro, scalora saltata e a concludere una cassatella calda, ricotta di Gangi, cioccolata e limone. Ho scritto esattamente tutti gli ingredienti perché al palato si sono sentiti tutti e l’aggettivo per definire la serata e l’atmosfera con cui l’ho vissuta è stato “strepitosa”. Chi ben comincia … La mia base strategica è all’angolo della piazza dei Quattro Canti di Palermo che non è solo uno degli scorci più belli della città, ma è il crocevia che rappresenta il punto di partenza ideale per conoscere il meraviglioso centro storico del capoluogo siciliano. E' il cuore pulsante dove si incrociano le due strade centrali di Palermo : da un lato Via Maqueda e dall’altro Via Vittorio Emanuele e dalle quali si irradiano i quartieri storici. Dal loro incontro ne é nata una piazza ottagonale, impreziosita nel Seicento da sculture e decorazioni riportate sulle facciate dei quattro palazzi ai lati della piazza. Per il calendario siamo già in autunno ma qui è ancora estate piena come tra l’altro sosteneva il compositore Richard Wagner dicendo che a Palermo “ci sono due stagioni soltanto, l’estate e la primavera”. E’ già mattino e alzandomi presto riesco dall’alto del terrazzo dell’hotel a guardarla con quella luce delicata che gli regala l’alba. Il panorama è sublime. La fontana Pretoria è giusto sotto i miei occhi, incastonata tra il profilo delle cupole delle chiese adiacenti. E’ uno dei simboli del capoluogo siciliano ed é considerata una delle più belle fontane d’Italia. L’opera è un concentrato costituito da un bacino centrale, da scalinate, da balaustre, da vasche concentriche, attorno alle quali ci sono statue che rappresentano varie figure mitologiche e una rappresentazione allegorica dei fiumi di Palermo. Bella da fotografare a ogni ora della giornata e io sono fortunato ad averla come vicina di casa. Con l’entusiasmo in corpo parte la mia avventura alla luce di un sole caldo e accecante cercando di mettere le prime “tacche/spunte” sul sito seriale italiano inserito dall'Unesco nella Lista dei patrimoni dell'Umanità : Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale. La serie comprende dieci pezzi : due palazzi, tre cattedrali, quattro chiese e un ponte. Alla fine del mio soggiorno siciliano riuscirò a vederne sette sottolineando il fatto che un giorno ci ritornerò. Esco dall’hotel e mi dirigo verso il Palazzo dei Normanni, transitando davanti alla Cattedrale, per andare a vedere l’emozionante Cappella Palatina che si trova al suo interno. Quando si entra si rimane incantati dalla bellezza e dalla ricchezza dei decori tra cui spiccano i mosaici bizantini che rivestono tutte le pareti in alto delle navate. Dalla ricchezza dei decori artistici della Cappella Palatina alla ricchezza dei colori e dei profumi che regalano i mercati storici di Palermo è solo una questione di punti di vista. Sono luoghi ideali per autentici tuffi nel passato e nelle tradizioni più antiche del popolo palermitano con i loro miscugli di voci, fumi, odori e rumori. Da non perdere assolutamente lo street food (cibo da strada) che non è solo un fenomeno di moda, ma è un nuovo modo di vivere il rapporto millenario di una cultura con il proprio cibo, con le proprie radici, reinventandolo tutti i giorni in forma pratica e soprattutto gustosa. Io l’ho provato nella tarda mattinata nel vivace Mercato del Capo (uno dei quattro mercati storici di Palermo insieme a Ballarò, Vucciria e Borgo Vecchio) con due istituzioni culinarie : l’arancina (palla o cono di riso impanato e fritto farcito con ragù o mozzarella e prosciutto o altre innumerevoli varianti) da chiedere rigorosamente al femminile e il pane panelle e crocché (a base di ceci e patate). In città la scena gastronomica è in vero fermento valorizzando antiche ricette e alla fine dei miei tre giorni palermitani ho assaggiato delizie tradizionali come la granita, il cannolo, la spremuta di melograno, i broccoli fritti, lo sfincione (pane pizza, pomodoro, cipolla, acciughe e spolverata di caciocavallo), la pasta con le sarde, finocchietto e pangrattato fritto e la pasta alla Norma (pomodoro, melanzane fritte e ricotta salata) di estrazione catanese. Nei miei racconti di viaggio non smetterei di scrivere della parte enogastronomica perché è pura cultura, ma devo anche citare la cronistoria delle mie camminate su e giù per le strade di Palermo; dal Palazzo della Zisa alla facciata del Teatro Politeama, dai decori della Cattedrale di Monreale alla passeggiata sui tetti della Cattedrale di Palermo, dal Mercato di Ballarò a quello della Vucciria, dalle Catacombe dei Cappuccini all’Orto Botanico, dalla Porta Felice fino al Teatro Massimo il più grande edificio teatrale lirico d'Italia, uno dei più grandi d’Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra di Parigi e la Staatoper di Vienna. All’interno del Teatro Massimo ho vissuto l’esperienza unica, con un palco personale per via dei distanziamenti sociali, di presenziare all’opera del “Don Giovanni” di Mozart. Tre ore, divise in due atti, trascorse con gioia ed emozione proprio come il giocoso dramma musical-teatrale cui ho assistito. L’ultimo intero giorno a Palermo l’ho trascorso sulla spiaggia di Mondello che è considerata fra le più belle e suggestive di Palermo. Si trova a 12 km dal centro città e la si raggiunge percorrendo, nel mio caso in taxi, diversi viali alberati. La spiaggia del Mondello è indubbiamente la più trendy del litorale palermitano; è incastonata tra il Monte Pellegrino ed il Monte Gallo, che regalano un tocco di natura e di verde alla bianca spiaggia accarezzata da un mare cristallino con i colori che sfumano dal turchese allo smeraldo. Lettino, ombrellone, cuffiette e relax ma io che non riesco a star fermo ho fatto l’intera camminata lungo la spiaggia sotto un sole cocente alleviato dalla brezza marina. Questa camminata, con un contesto che le ruota attorno come le bellissime costruzioni in stile liberty, l’ho “pagata” con una rossa abbronzatura che indosso anche nel momento in cui sto scrivendo. Palermo è stata un’autentica sorpresa che mi ha fatto cancellare le pur divertenti frasi nei discorsi con Gianni di inizio post. Lo sfarzo, lo splendore e l’eleganza del suo centro storico resteranno indelebili nei miei ricordi così come lo strano effetto che scatena la lettura dell’insegna di Capaci nel transitare, dall’aeroporto alla città, su quella strada dove perse la vita il magistrato Giovanni Falcone per opera della barbarie mafiosa di Cosa Nostra.
Post's song : "Tra palco e realtà" performed by Ligabue
9/20