"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

lundi, juillet 30, 2018

Lviv, the free roar of the new Ukraine

Al rientro da Francoforte, meta di inizio luglio, avevo immediatamente messo giù le basi per il mio prossimo viaggio. Viaggio che prenderà forma e sostanza la settimana dopo Ferragosto su un’isola della Grecia, dietro un bellissimo invito di una coppia di amici. Nell’attesa, vinto dalla mia assuefazione dalla “droga” del viaggiatore, non ho resistito alla curiosità della grande cartellonistica in aeroporto che pubblicizzava una nuova compagnia aerea e nuovi itinerari tutti da scoprire. E così ho deciso di non farmi sfuggire l’occasione di trascorrere un classico weekend in una località sconosciuta ai più, me compreso. Il vantaggio dei viaggi “lampo” è la “non preparazione” del bagaglio. Un cambio, una maglia in più, gli accessori da viaggio personali e via. Terminato il turno d’ufficio del venerdì, con una borsa piccola dal peso “tutto incluso” di tre chilogrammi e mezzo, mi sono precipitato in aeroporto con destinazione Lviv. Lviv ???!!!!??? Lviv (in ucraino Львів?, traslitterato: L’viv)  è una città dell'Ucraina occidentale, capitale culturale della nuova nazione resasi indipendente dall’Unione Sovietica nel 1991. Lviv è una città vivace, forse un po’ complicata nel definirla nel nome.
Qualcuno l’avrà sentita nominare come Leopoli in italiano o viste le influenze e le dominazioni del passato anche come Lwów in polacco, come L'vov in russo o ancora come Lemberg in tedesco o Lemberick per gli ebrei. La derivazione latina Leopolis forse riesce a mettere d’accordo un po’ tutti. Leopolis, "la città del leone”, fondata nel 1256 dal principe Daniele di Galizia, che le diede il nome del figlio Lev (Leone appunto). Lviv è una città che sorprende già dal primo impatto, somigliante nel centro storico a molte delle città polacche da me visitate come Breslavia, Cracovia, Danzica e Poznan. Non ha niente a che vedere con gli altri paesi dell’ex Unione Sovietica. Infatti il confine è a soli settanta chilometri dalla Polonia e l’influenza architetturale è evidente. Ben poca traccia è rimasta dell’eredità sovietica e grazie alla sua posizione Lviv è una rotta che guarda profondamente all'occidente, una vera finestra sull’est Europeo. E dalla mia finestra, nel bellissimo hotel stile vecchia Europa fine ottocento, già dall’arrivo in serata ho sentito i "ruggiti" della dinamicità di questa piccola metropoli, provenienti dal cuore pulsante della città, la grande Piazza del Mercato (Ploscha Rynok).
Una piazza adatta ai giovani con quel continuo brulichio di persone a ogni ora del giorno e della notte. La mattina del sabato, con  i colori della bandiera ucraina come scenografia naturale, il “giallo” del caldo sole estivo e “l’azzurro intenso” del cielo terso, ho iniziato proprio dalla meravigliosa vecchia piazza del mercato la personale visita della città. Al centro della piazza circondato da bancarelle che vendono souvenir spicca la grande Torre bianca dell’edificio del Municipio, ai lati le quattro fontane dedicate agli dei pagani (Nettuno, Diana, Anfitrite e Adone). Tutto intorno le facciate color pastello dei palazzi civili in un felice connubio tra gli svariati stili architettonici. Uscita indenne dalle devastazioni della seconda guerra mondiale la quadrata piazza del Mercato, attualmente la piazza meglio conservata di tutta l’Ucraina, è stata inserita insieme a tutto il centro storico nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell’Unesco. Qui ogni giorno tutto nasce e muore, una piazza piena di vita e di storia affascinante; ristoranti, caffè, pasticcerie, negozi, musei tutti in bella vista. Passeggiando per le stradine e i vicoli della città si sente il profumo del caffé, ma anche quello dei tempi passati. Già … il caffè, eredità acquisita dai trascorsi austriaci.
La tradizione del caffè a Leopoli è stata “regalata” da un commerciante originario di una regione vicino a quella di Lviv, uno degli eroi della difesa di Vienna dai Turchi. Come ricompensa dal popolo austriaco riconoscente, ricevette trecento sacchi di caffè confiscati dal campo turco. Il miglior caffè della città, meglio se accompagnato da una fetta d torta stile viennese, provatelo al L’vivs’ka Kopal’nja Kavi (Lviv Coffee Mining Manufacture in inglese) dove potrete anche seguire sotto i vostri occhi il processo di torrefazione. Leopoli non è solo caffè … è anche birra. Lviv è stata a lungo considerata la capitale della birra e la sua “locale” Lvivske 1715 è una delle più famose e viene prodotta proprio dal 1715. Con un bel boccale di birra potrete gustare i piatti della cucina tipica, in uno straordinario mix di tradizione ucraina, polacca, armena e austriaca. Provate la zuppa borsch (barbabietole, carne, fagioli e panna acida) e i sempre presenti ravioli “varènyky” proposti in tante varianti sia di farcitura che di condimento sulla falsa riga dei pelmeni russi o dei pierogi polacchi.
Dopo il caffè e la birra è tempo di “leoni” a Lviv. Come accennato a inizio post la città non solo è dedicata, nel nome, alla figura del Leone ma è anche letteralmente cosparsa di richiami leonini. Alzate e abbassate gli occhi quando camminate; state attenti, per le sue stradine, alle statue, ai portoni, alle panchine, ai tombini, ai cancelli, alle piccole fontane : i leoni sono sparsi ovunque per la città. Tornando alla storia, Lviv stupisce per la ricchezza culturale che conserva. Il tutto deriva dalle influenze del passato. Prima l’Impero asburgico, poi la Polonia, poi la dominazione nazista con il conseguente lungo periodo dell’Unione Sovietica fino ai giorni d’oggi con l’Ucraina indipendente. Tutti questi cambi, tutte queste staffette molto spesso hanno portato a un grande rimescolio negli abitanti. Ucraini di un tempo, austriaci, polacchi, ebrei, russi e di nuovo ucraini di oggi. Come ho letto nelle mie ricerche “un anziano di cento anni oggi potrebbe dire di aver vissuto in cinque Paesi radicalmente diversi senza mai cambiare casa".
Nonostante tutti questi cambi l’estetica della città non è stata trasformata e grazie al mescolamento culturale che la contraddistingue Leopoli è davvero unica nei paesi dell’ex Unione Sovietica. A Lviv (continuo il mio alternare sul nome della città) c'è qualcosa di decisamente centro-europeo, nelle sue stradine acciottolate, nei suoi bellissimi edifici dipinti di tutti i colori, nei suoi viali alberati, nelle sue belle chiese (si dice più di cento). Chiese cattoliche, ortodosse, armene e sinagoghe convivono una accanto l’altra, come già intravisto nei miei viaggi balcanici. Il conteggio delle cento chiese appare attendibile a giudicare dalla quantità di cupole che caratterizzano il centro e le zone continue che potrete ammirare dal bus turistico che in un’ora e mezza vi farà capire anche la grandezza della città. Tra le chiese da “adocchiare” vi consiglio la Cattedrale armena, con i suoi affreschi art nouveau e gli sbuffi di incenso e baci alle icone che danno i loro Sacerdoti e la Cattedrale di San Giorgio, per la sua posizione collinare. I miei ultimi personali suggerimenti vi porteranno sulla Prospekt Svobody, un grande viale alberato a poca distanza dalla Ploscha Rynok  che in estate diventa il centro della vita pubblica cittadina. Lì potrete ammirare la magnificenza del Teatro dell’Opera e del Balletto (stile Opera parigina in piccolo), dove mi sono immortalato per la foto di rito del post e all’estremità opposta si trova un mercato rionale dove si possono vedere le babushkas (anziane signore) intente a vendere i fiori e i frutti della fertile campagna ucraina.
Facendo un riassunto paragonabile al mio breve soggiornare a Lviv potrei raccontarvi di questa finestra ucraina su un’Europa non lontana, dove la cultura in continuo movimento viaggia di pari passo con la storia che avanza e dove il dolce aroma del caffè e cioccolata pervade le vie della città vecchia. E ancora qui troverete sulle bancarelle della città gadgets di sberleffo o di odio nei confronti dello “Zar” Putin (la cui immagine è persino stampata su rotoli di carta igienica) e dove capirete che Leopoli è l’esatto contrario della capitale amministrativa Kiev (così ho letto e sarà mia premura autenticarlo in futuro), con una grande e travagliata storia alle spalle prodotta dai suoi oltre settecentocinquanta anni di vita. Leopoli è una meta ideale per chiunque decida di visitare in un weekend questa parte orientale d’Europa da tenere in considerazione anche per chi non dispone di un budget elevato. Qui i prezzi sono davvero bassi e non serve alcun visto per visitarla.

PS visualizzando le foto nell’apposito link noterete l’ultima istantanea che ritrae il tabellone dell’aeroporto di Lviv col ritardo di quattro ore circa del volo di ritorno. Ringrazio il giovane bergamasco Davide studente di Rovereto che ha condiviso con me la lunga attesa tra discorsi su viaggi, sulla vita e sul futuro. Un piccolo viaggio anche questo nonostante la differenza di età che in quelle otto ore (attesa, check-in e volo compresi) si è azzerata. 

Post's song : "It's enough" performed by Lenny Kravitz
7/18

dimanche, juillet 08, 2018

Mit augen im himmel in Frankfurt am Main

Goethe, lo scrittore più importante tedesco, nacque a Francoforte sul Meno nel cuore della vecchia Europa. Nelle mie ultime ore del soggiorno nella capitale finanziaria del nostro continente, ho visitato la sua casa, tentando di trovare ispirazione di fronte alla scrivania dove scrisse il capolavoro “I dolori del giovane Werther“. Ed è proprio incuriosendomi sui suoi scritti che ho scovato una frase che inconsapevolmente nel corso di questi anni di viaggi e di racconti si identificava con la mia evoluzione di “ travel blog writer ”. La citazione in questione è … “Gli autori più originali dei nostri tempi non sono tali perché creano qualcosa di nuovo, ma solo perché sono capaci di dire cose del genere come se non fossero mai state dette prima. (Johann Wolfgang Goethe). Una spinta in più al mio entusiasmo. Sono arrivato a Francoforte sul Meno (Frankfurt am Main) dopo un primo tentativo fallito per le avverse previsioni meteorologiche che mi avevano fatto deviare la rotta verso Bergen in Norvegia agli inizi del mese di giugno.
Al secondo tentativo ho fatto centro nell’obiettivo di trascorrere tre giorni nella capitale europea della finanza, nella città dove si resta perfettamente in bilico tra antico e moderno; una città dalle due facce e dai due profili. Francoforte l’avevo incrociata fugacemente due volte in transito per altri voli e mi ero ripromesso un giorno di dedicarle tutte le dovute attenzioni visitandola con tranquillità. E così ho fatto. Sono rimasto felicemente sorpreso in quanto Francoforte non è una meta tipicamente turistica ed ero un po’ titubante sulle bellezze architettoniche  locali che avrei trovato e sulla sua coesistenza del “passato-presente”. Mi sono dovuto ricredere. Il primo giorno ti ritrovi timidamente confuso da questa piacevole convivenza, il secondo giorno ne rimani affascinato e camminando, ti abitui a tenere lo sguardo verso l’alto con il naso all’insù, cercando l'alternanza tra il vecchio e il nuovo ammirando le torri ultramoderne fare da sfondo a monumenti dallo stile antico. Ed é proprio questa la bellezza di Francoforte che fa conciliare i grattacieli del quartiere finanziario con le case a graticcio del Römer, il centro storico. E proprio dal cuore storico e pulsante della Francoforte antica il Römerberg, la piazza più caratteristica, ho iniziato la mia visita. Nonostante pochi edifici si siano salvati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la ricostruzione post bellica, che ha rispettato l’aspetto originario, ha permesso di dare vita a una città a misura d’uomo.
Il centro storico tradizionale è affascinante con gli edifici in stile medievale a ridosso del fiume Meno, il più grande affluente destro del Reno. Nell’immediata vicinanza alla piazza che custodisce le tre splendide facciate del Municipio, la Chiesa di San Nicola e le case a graticcio c’è il luogo di culto più rappresentativo di Francoforte, il Duomo. La sua torre alta quasi centro metri è il simbolo della grandezza cittadina di un tempo. Sono salito in cima al campanile, con il fiatone incluso nel biglietto, per ammirare dall’alto l’intera città. Bellissimi gli scorci sul Meno e sullo skyline moderno dei grattacieli della finanza. E proprio guardando il fiume, nella discesa di nuovo a terra, mi sono diretto verso il grosso ponte di ferro verde l’Eiserner Steg che collega le due rive. E’ un punto d’incontro cittadino, perché da lì si può scegliere quale sguardo dare alla città e in quale direzione dirigersi anche per una romantica passeggiata. Da qui partono i battelli che percorrono il corso d’acqua cittadino e potrete ammirare le scene di vita di Francoforte da un ulteriore punto di vista. Se scegliete la parte sud del fiume, oltre a godere a tutte le ore del panorama unico dello skyline della città, vi ritroverete sulla Via dei Musei che accontenta tutti i gusti culturali passando da quello contemporaneo del Cinema a quello superbo (Stadel) delle Arti pittoriche che spazia dai capolavori fiamminghi e italiani ai dipinti romantici tedeschi fino alle opere impressioniste e astratte come quelle, tra gli altri, di Monet, Manet, Matisse, Picasso, Renoir e Van Gogh.
Dinamica, cosmopolita, inaspettatamente tradizionale e nel contempo magnificamente futurista Francoforte ti conquista anche per i suoi quartieri popolari dove ospitali e accoglienti taverne ti servono piatti della cucina regionale, dove l’immancabile würst (insaccato preparato con carni suine, bovine e ovine) e le sue deliziose varianti sono incontrastabili sovrane. Ho provato, leggendola su quasi tutti i menù, la Grüne Soße (salsa verde) tipica della città di Francoforte preparata con sette erbe obbligatorie : acetosa, borragine, cerfoglio, crescione, erba cipollina, pimpinella, e prezzemolo. La salsa si serve con piccole patate lesse, uova sode, carne o pesce. La bevanda che va per la maggiore a Francoforte è l’Apfelwein, un sidro di mele leggero e alcolico che viene prodotto nelle regioni attigue e naturalmente … fiumi di birra. Da provare, vista la stagione, anche un fresco bicchiere di Riesling della zona del Reno per accompagnare gli ottimi piatti di pesce preparati al Fish Franke un’istituzione a Francoforte. I contrasti di Francoforte da me citati a inizio “post” li potete tranquillamente verificare tastando con “piede” (camminando spensieratamente) passando sotto la giungla della City dove lungo il percorso dove troverete quattro dei più grandi grattacieli d’Europa : la Main Tower, alta 200 metri con una magnifica piattaforma di osservazione per godere della città dall’alto, la Commerzbank, l’edificio più alto d’Europa fino al 2005, l’Euro Tower famoso per la scultura del simbolo dell’Euro nel piccolo parco antistante e la Westend Tower che è sede di importanti imprese finanziarie.
Imprese per lo più bancarie (in città, come numero, siamo oltre le 250) che fanno di Francoforte uno dei centri finanziari e d’affari più importanti d’Europa, sede anche della Banca Centrale Europea, della Banca Federale Tedesca e della Borsa. E proprio davanti l’edificio che ospita la Borsa, l’orgoglio di Francoforte, si trova il famoso monumento del Toro e dell’Orso che simboleggiano l’andamento dell’economia. Stanchi del moderno ? Ci sono bellissime zone residenziali (vedi il Westend), parchi cittadini, giardini e sentieri lungo il fiume, il polmone verde che fa respirare questa moderna città. Non mancate di passare davanti alla Vecchia Opera che un tempo rivaleggiava con l’Opera Parigina per eleganza e prestigio. Cercate, nel periodo dei saldi, le occasioni shopping di grandi firme sulla Goethestraße, considerata dai cittadini la "Fifth Avenue" di Francoforte o dirigetevi verso lo “Zeil” lunga via pedonale con negozi alla portata delle tasche e con un centro commerciale dallo stile futuristico. Citando la “Fifth Avenue” si va diritti alla definizione che hanno dato alla città per la somiglianza del suo skyline con il distretto newyorkese di Manhattan : Mainhattan (dal fiume Main, Meno). Lascio per ultimo ma che nella realtà ho visto per primo l’aeroporto di Francoforte sul Meno (Flughafen Frankfurt am Main), il quarto aeroporto più grande d’Europa (secondo come traffico), dopo l’Heatrow di Londra,  il Charles de Gaulle di Parigi e l’Atatürk di Istanbul. Ripensando ai romanzi, non si può fare a meno di nominare la piccola Heidi che sognava le sue predilette montagne da una grande finestra di un imponente edificio nel cuore di Francoforte. In fondo a Francoforte ci si ritrova proprio così, catapultati nella vita frenetica della City prima guardando con il naso all’insù questi altissimi alberi di acciaio ma poi con lo stesso naso appoggiato alle ampie vetrate degli ultimi piani si contempla la familiare quanto tranquilla piazza con le caratteristiche case a graticcio in prossimità del fiume Meno.

Post's song : "City of blinding lights" performed by U2
7/18