Sei e mezza del mattino. La strada che mi porta all'aeroporto per il ritorno costeggia il litorale. Lo scenario è bellissimo. Il panorama è di quelli che emozionano. La calma è così insolita. Il mare è una tavola. Tutto sembra così sereno, in pace. E pensare che vent'anni fa in questa zona c'è stata la guerra. Una guerra fratricida, cruenta, orribile, agghiacciante. Sto rientrando a casa dal viaggio a Dubrovnik e Mostar (Croazia e Bosnia e Herzegovina) ed è quasi impossibile credere che a pochi chilometri dal confine italiano ci siano state tante atrocità in nome del nazionalismo, del secessionismo, delle manie di grandezza di piccoli dittatori, delle diversità di etnie e di religione dell'ex Jugoslavia. La mostra fotografica (L'enclave) cui ho fatto visita solo ore prima mi ha dato lo stesso pugno allo stomaco di quando vidi il film di Spielberg “Schindler's list”. Sconcertante.
Torno indietro di qualche giorno ed è tutta un'altra storia. La città di Dubrovnik mi ha accolto con tutta la vitalità, con tutta la bellezza, con tutto il cuore dei suoi abitanti. La parte vecchia raccolta dentro le mura è un vero gioiello architettonico. Il giro completo delle mura è imperdibile. Si cammina quasi fossimo in equilibrio sui tetti. E' un autentico spettacolo. Il bianco e nero delle fotografie della guerra di vent'anni anni fa è stato sostituito con un'esplosione di colori. Basta prendere la “cable car” (funivia) e ammirare dall'alto i tetti rosso arancione della cittadella immersi nell'intenso blu dell'Adriatico. Dubrovnik è in Croazia, che solo da poco più di venti giorni è entrata a far parte dell'Unione Europea. La parte vecchia ha poche rivali nelle città europee. Costruita, distrutta, ricostruita, conservata in maniera che rasenta la perfezione. In questi giorni c'è il Dubrovnik Summer Festival e il design scelto per promuoverlo è proprio l'anatomia del cuore umano che riprende la conformazione del vecchio centro storico. Il cuore di una città che pulsa, il cuore di una città in continuo movimento, che inizia a vivere nel momento in cui si scrolla di dosso la polvere turistica quando i crocieristi ritornano sulle grandi navi e prende le fattezze di città reale patrimonio dell'Umanità secondo l'Unesco, con la sua grazia e la sua eleganza. In quel momento, dopo l'ora del tè se fossimo nel Regno Unito, Dubrovnik riprende possesso delle stradine che convogliano e costeggiano la via principale … lo Stradun con la sua pavimentazione in marmo. Vicoli che si preparano per la cena con i tavoli dei ristorantini che fanno effetto domino uno dietro l'altro. Dubrovnik è di una bellezza e di un'atmosfera irresistibile, una vera “perla” (dell'Adriatico) come la definì Lord Byron o addirittura “il paradiso in terra” nelle parole di George Bernard Shaw. Questo piccolo gioiello della Croazia (il più a sud) è famoso per le antiche mura che lo circondano. Costruite, ampliate e rafforzate nei secoli delimitano la città vecchia incluso il porto. Lunghe quasi due chilometri, tutte percorribili a piedi. In alcuni punti lo sguardo è aperto completamente verso l'orizzonte del mare. Dubrovnik è una meta speciale, romantica. Basta incamminarsi all'ora del tramonto su e giù per le piccole strade acciottolate, passare davanti ai suoi edifici barocchi e rinascimentali, sedersi alle caffetterie, sbirciare tra le vetrine dei suoi negozi.
La passeggiata avanti e indietro sullo Stradun, la Cattedrale, l'ingresso dalla parte occidentale delle mura attraverso la porta Pile, un drink al Buza Cafè al tramonto, un break in barca all'isola di Lockrum proprio di fronte al porto di Dubrovnik sono le altre attrattive interessanti come lo è ugualmente il contesto naturalistico che la circonda : coste panoramiche, piccole isole, mare cristallino, spiaggette dorate il tutto immerso in una rigogliosa vegetazione mediterranea di un verde lussureggiante tra colture di aranci e limoni, piante tropicali portate qui nei secoli dai mercanti e dai marinai di ritorno dai viaggi in Oriente. E nonostante l'assedio dei serbi durante la Guerra dei Balcani con i colpi di mortai l'avessero ferita ora è ritornata a risplendere.
La Bosnia ed Erzegovina confina con la Croazia e non mi sono lasciato sfuggire di visitare l'altrettanto suggestiva città di Mostar ubicata nella valle del fiume Neretva. Il pulmino dell'Adriatic-Explore mi trasporta insieme ad altri turisti europei. Il tragitto verso Mostar avviene passando il confine con la Bosnia ed Erzegovina in due tratti. Passaporti alla mano, nessun problema. Sì arriva a Mostar passando prima per Počitelj un piccolo villaggio in stile orientale tutto in pietra, anch'esso sito preservato dell'Unesco. Una torre fortezza a forma di silo troneggia dall'alto della collina sopra il borgo. Dopo la recente guerra la cittadina di origine ottomana è stata completamente ristrutturata così come la bellissima moschea soggetto preferito dagli artisti di tutto il mondo insieme ai melograni rosso lucido e ai fichi che crescono in abbondanza sulle colline adiacenti. Mezz'ora di auto e si arriva finalmente a Mostar che rappresenta la capitale virtuale dell'Erzegovina. Ad attenderci, oltre alla guida locale, è il colore verde spettacolo dell'acqua del fiume Neretva. Mostar è una città di contrasti, nella cultura, nel colore, nella cucina. Multietnica, punto di congiunzione del mondo orientale con quello occidentale; a Mostar convivono quattro etnie religiose (cattolici, ortodossi, islamici ed ebrei) e anche questo costituisce parte del suo fascino unico. La gente è molto ospitale e i prezzi nei negozi e nei ristoranti sono molto economici. Nel centro storico, anch'esso patrimonio dell'Umanità, si susseguono l'antica via degli orefici, il bazaar cittadino tipicamente orientale, le mosche e gli edifici di ispirazione turca o quelli insoliti del periodo austro-ungarico. Il verde fiume Neretva che scorre attraverso la vallata divide da una sponda all'altra la religione e la cultura. Ma ciò che rende però famosa questa città è il celebre antico ponte, il Ponte Vecchio (Stari Most), il ponte più famoso dei tutti i Balcani. Ed è lo spettacolare Ponte Vecchio, a riunire tutti quei contrasti di cui sopra e che teneva unita l'ex Jugoslavia. Un ponte memorabile dove l'Oriente incontra l'Occidente. Un ponte dal fascino incredibile. Un ponte, costruito durante la dominazione dell'Impero Ottomano, distrutto nel 1993 dalle forze croato-bosniache e ricostruito interamente nel 2004 e da sempre piattaforma per i giovani impavidi che si buttano nel fiume dal punto più alto. Ora c'è solo da sperare che il rancore e la diffidenza conseguenti agli orrori della guerra rimangano per sempre in disparte e non vengano mai più alimentati da assurde lotte intestine per diversità di etnie. L'ultima parentesi è per la gastronomia locale croata e bosniaca dove pesce e carne convivono felicemente con influenze turche, ottomane e mitteleuropee. Ho apprezzato moltissimo i deliziosi piccoli teneri calamari fritti, le cozze alla marinara, le polpette di carne variamente speziata (ćevapčići), i formaggi sott'olio e il prosciutto affumicato. Ora che per la prima volta sono stato in questa parte d'Europa credo che si apriranno nuove porte per altrettante piccole avventure.
Post's song : “See the lights“ performed by Simple Minds
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