Parigi, Parigi e ancora Parigi. Per la terza volta in questo, per me, meraviglioso 2011 ho calpestato il suolo della capitale d'Oltralpe. Dopo il viaggio solitario di gennaio per la mostra mondiale di Monet e dopo quello in dolce compagnia di Cinzia a maggio eccomi a passeggiare per Parigi con Betty Vito ed Edoardo nel nostro tradizionale appuntamento di settembre.
Il concerto di Jimmy Buffett come pretesto annuale, questa volta “bissato” dall'esibizione evento di Charles Aznavour all'Olympia. Tanti sono i nostri riti di questo inizio d'autunno a Parigi.
Si va dai gustosi anticipi delle galettes salate nelle creperies bretoni di Rue de Montparnasse alle salades gourmandes o agli eccezionali “aligot e truffade” del Plomb du Cantal. Anticipi intervallati dalla tradizionale passeggiata per i sentieri cosparsi di foglie autunnali dei Jardins de Luxemburg.
Qui abbiamo avuto la fortuna dell'incontro con un attore francese da noi molto ammirato : Vincent Lindon. Stava giocando tranquillamente a bocce (petanques) con amici sui campi all'interno del parco. Una stretta di mano con complimenti e via … Ogni anno un personaggio famoso nuovo, ormai è una consuetudine. Uscendo dalla parte che si affaccia sul Pantheon per percorrere il Boul'Mich verso la Senna facciamo una sosta alla libreria inglese Shakespeare all'ombra della Cattedrale di Notre Dame per l'acquisto di un libro richiesto da Edoardo in arrivo da Copenhagen. Camminata di ritorno sulla Rue de Rennes in pieno quartiere di Saint-Germain per attendere l'arrivo di Edoardo all'uscita della metropolitana di Edgar Quinet. Dopocena verso le “lumieres” del lungosenna con foto ricordo dell'imponente Notre Dame.
Fa caldo a Parigi in questo settembre. E così per rinfrescarci, nella mattina di domenica, decidiamo di andare a visitare Le Catacombe in Place Denfert Rochereau. Parigi quindi non solo davanti ai nostri occhi, ma anche sotto i nostri piedi. L'ingresso è una semplice porta in un edificio di piccole dimensioni. Si percorre verso il basso una lunga scala a chiocciola e si inizia a camminare nel buio. Poi si entra un altro mondo, contrassegnato da una targa in francese che ci segnala che “questo è l'impero della morte”. Quasi due km di percorso con le pareti piene di scheletri umani, accatastati uno sopra l'altro. Teschi e ossa sono disposti all'interno di queste mura mescolati alla rinfusa. Le ossa dei contadini mischiate con quelle dei signori. Nelle catacombe di Parigi, non c'è distinzione di classe. E subito il pensiero va a Totò e alla sua “'a livella”. Domenica insolita e quindi la scelta è caduta sulla visita al Grande Arco di Trionfo della “Defense” perfettamente in linea prospettiva con il più famoso “Arc de Triomphe” e lungo gli Champs Elysées con quello più piccolo del “Carrousel” al Louvre. Monumento moderno in marmo di Carrara in mezzo ai grattacieli di uffici. Edoardo, da me rinominato per i tre giorni in Jean Paul (Gautier) per via della sua t-shirt a righe blu, decide di immortalarsi fotograficamente saltando a più non posso. E' quasi l'ora di pranzo e ci dirigiamo al confine dei Giardini di Lussemburgo in una brasserie tutta “salades”, comprese le nostre quattro. Il pomeriggio corre velocemente. Il tempo di una doccia “tonificante”, come dice la Betty, in hotel e via con i preparativi per il concerto di Aznavour del tardo “apres-midi”. Abito elegante per Betty e classiche giacche e cravatte per noi uomini. Il Nick aveva preparato i nodi alle cravatte mia e di Vito, ma la pressione aerea della valigia le aveva inconcepibilmente scombinate. Alla bella e buona siamo riusciti a riordinarle e in impeccabili abiti da sera ci siamo precipitati all'Olympia per il concerto. L'ottantasettenne Charles Aznavour, come ci aspettavamo, non ci ha deluso e ci ha regalato due ore filate di “chansons” francesi in un mix tra le sue nuove e quelle intramontabili. Molta commozione e intensità emotiva in questo spettacolo classico. Nel dopo concerto ci siamo diretti prima all'appuntamento annuale del Ritz dove abbiamo “celebrato” le sfarzose toilettes e dove Edoardo ci ha deliziato per quasi un'ora al pianoforte accanto al Bar Hemingway con sue composizioni e con accenni di musiche di Tiersen, Allevi, Elton John, jazz danese e una versione particolare di "Luna Calante" di Eugenio Bennato; all'uscita ci siamo indirizzati verso il Palais Royal dove all'ultimo minuto abbiamo deciso di “snobbare” il Grand Colbert prenotato in mattinata per una meravigliosa tipica brasserie parigina “Les Victoires”. E qui incredibilmente abbiamo pasteggiato festeggiando a buon prezzo le mie, appena trascorse, cinquanta primavere e soprattutto concedendoci e godendoci una bottiglia di champagne di una marca non famosa ma che ha regalato un piacere spettacolare al nostro gusto. Stanchi delle interminabili passeggiate di giornata ci siamo poi avviati verso “l'ultimo metrò” per il ritorno in albergo.
Il mattino seguente dopo il croissant inzuppato nel cafè au lait la scelta colorata di tuffarci nel “Favoloso mondo di Amelie” ripercorrendo alcune strade e alcuni luoghi dell'indimenticabile e originale film. Siamo a Montmartre, un tempo quartiere maledetto e irriverente, dove si recavano gli artisti squattrinati. Una città nella città, con la collina (c'è addirittura una vigna) che ha visto scorrere le vite di Picasso, Van Gogh e Modigliani. Oggi Montmarte è una trappola per i turisti che però non si può fare a meno di visitare. I grandi artisti non ci sono più e sono stati rimpiazzati dai pittori di strada e dai disegnatori di caricature, alcuni dei quali hanno sostituito i pennelli con le forbici. Montmartre però possiede ancora un fascino particolare tutto da vivere e noi abbiamo voluto, come detto sopra, respirare il palco di Amelie, facendo un giro che parte dalla suggestiva e romantica giostra che si trova ai piedi della Basilica del Sacro Cuore per immergerci nell'atmosfera del film con la sosta all'angolo del negozio di frutta e verdura dove la protagonista fa i suoi acquisti.
Piccola deviazione al film per vedere Square des Abbesses. Siamo o non siamo nella città dell'amore ? E questo è l’indirizzo dove troverete il “mur des je t'aime”: un'installazione piastrellata dove la parola “ti amo” è scritta in tutte le lingue del mondo, piacevolmente e strategicamente situata all’interno di un piccolo parco pubblico.
A seguire la visita al Cafè des Deux Moulins, in rue Lepic, dove lavorava Amelie Poulain. Tutto ha un sapore particolare e l’arredamento retrò con stampe e specchi ci ricorda che qui hanno girato il film. Un luogo dall’aria squisitamente parigina. Il bar è molto frequentato dagli estimatori della famosa pellicola, ma si trova comunque un tavolo per bere un caffè. Poche centinaia di metri e appena sotto la carreggiata stradale c'è il Cimitero di Montmartre dove riposano, tra le altre, le spoglie di Dalida, Truffaut, Degas, Berlioz e Zola. Da qui la metropolitana ci riporta nel cuore di Parigi e scesi a metà strada degli Champs Elysées percorriamo l'ultimo pezzo del grande viale con svolta a sinistra a Place de la Concorde. Qui ci appare la chiesa de la Madeleine con architettura inconsueta a forma di tempio. A fianco de la “Madeleine” un altro “tempio”, quello gastronomico di Fauchon dove ogni volta che ci passo fotografo le originali torte in vetrina. Nel “caveau” del nuovo palazzo il “dejeneur” è a basso costo ma ad alta qualità e sarebbe un delitto farselo scappare.
Un buon bicchiere di Bordeaux e un brasato di carne tenerissima. Quanto amo il mangiare e bere francese. Faccio vedere a Betty Vito ed Edoardo, per loro la prima volta, l'interno moderno del Lafayette Gourmet dove la “Bordeauxtheque” ci fa sognare e quello classico pomposo delle lussureggianti Galeries Lafayette con la cupola centrale di inizio novecento decorata in modo spettacolare.
Il pomeriggio è ancora lungo ma urgono i preparativi per il concerto serale di Jimmy Buffett. Di buon passo quindi verso “casa”, non prima di fare soste memorabili sul LungoSenna, sui Camps de Mars per un piccolo riposino all'ombra della torre Eiffel e con le gambe sotto il tavolo per una crepe pomeridiana nella nostra zona. Per me una immancabile alla Nutella e per Betty ed Edoardo due galettes salate, mentre il buon Vito ha preferito “ubriacarsi” di solo sidro bretone. Le stanze approntate a “camerino” del nostro hotel ci aspettavano. Via quindi giacche e cravatte del giorno prima e vestizione con tanto di camicie a fiori, collane e ghirlande hawaiiane multicolori. Noi unici italiani mischiati nella coda interminabile di fans fuori dall'Olympia per entrare nel colorato, spumeggiante e incredibile mondo di Jimmy Buffett. Ogni anno il regalo di una festa nuova. L'Olympia si è tolto il vestito elegante e serio e ha indossato per l'occasione, sradicando le poltrone della platea, quello leggero e gioioso. Due concerti due. Diversi ma intensi ed emozionanti. Per la cena abbiamo concesso il bis alla brasserie della sera precedente. Lo champagne era troppo buono e i piatti del giorno assolutamente deliziosi nonostante l'ora tarda. La vacanza è giunta al termine. Ultima notte e ultima prima colazione. Accompagniamo Edoardo alla stazione RER di Denfert Rochereau per la navetta per l'aeroporto CDG (Charles De Gualle). Il suo aereo per Copenhagen era in anticipo rispetto al nostro “milanese”. Ultima passeggiata per noi tre superstiti camminando senza sosta lungo i boulevards di Saint Germain, bucando Rue Bonaparte, arrivando alla Senna per poi raggiungere il cortile del Louvre, i portici di Rue de Rivoli, l'insolito Centro Pompidou (Beaubourg), l'Hotel de la Ville (Municipio) e Notre Dame. Siamo all'ora di pranzo. Torniamo al nostro Plomb du Cantal sotto il nostro hotel dove abbiamo consumato, prima di raggiungere l'aeroporto, le ultime “salades”, l'ultima omelette e l'ultimo “aligot” pasticcio di patate, formaggio e aglio … tipico prodotto del territorio francese originario di questo ristorante, ormai “cult” per noi.
Il concerto di Jimmy Buffett come pretesto annuale, questa volta “bissato” dall'esibizione evento di Charles Aznavour all'Olympia. Tanti sono i nostri riti di questo inizio d'autunno a Parigi.
Si va dai gustosi anticipi delle galettes salate nelle creperies bretoni di Rue de Montparnasse alle salades gourmandes o agli eccezionali “aligot e truffade” del Plomb du Cantal. Anticipi intervallati dalla tradizionale passeggiata per i sentieri cosparsi di foglie autunnali dei Jardins de Luxemburg.
Qui abbiamo avuto la fortuna dell'incontro con un attore francese da noi molto ammirato : Vincent Lindon. Stava giocando tranquillamente a bocce (petanques) con amici sui campi all'interno del parco. Una stretta di mano con complimenti e via … Ogni anno un personaggio famoso nuovo, ormai è una consuetudine. Uscendo dalla parte che si affaccia sul Pantheon per percorrere il Boul'Mich verso la Senna facciamo una sosta alla libreria inglese Shakespeare all'ombra della Cattedrale di Notre Dame per l'acquisto di un libro richiesto da Edoardo in arrivo da Copenhagen. Camminata di ritorno sulla Rue de Rennes in pieno quartiere di Saint-Germain per attendere l'arrivo di Edoardo all'uscita della metropolitana di Edgar Quinet. Dopocena verso le “lumieres” del lungosenna con foto ricordo dell'imponente Notre Dame.
Fa caldo a Parigi in questo settembre. E così per rinfrescarci, nella mattina di domenica, decidiamo di andare a visitare Le Catacombe in Place Denfert Rochereau. Parigi quindi non solo davanti ai nostri occhi, ma anche sotto i nostri piedi. L'ingresso è una semplice porta in un edificio di piccole dimensioni. Si percorre verso il basso una lunga scala a chiocciola e si inizia a camminare nel buio. Poi si entra un altro mondo, contrassegnato da una targa in francese che ci segnala che “questo è l'impero della morte”. Quasi due km di percorso con le pareti piene di scheletri umani, accatastati uno sopra l'altro. Teschi e ossa sono disposti all'interno di queste mura mescolati alla rinfusa. Le ossa dei contadini mischiate con quelle dei signori. Nelle catacombe di Parigi, non c'è distinzione di classe. E subito il pensiero va a Totò e alla sua “'a livella”. Domenica insolita e quindi la scelta è caduta sulla visita al Grande Arco di Trionfo della “Defense” perfettamente in linea prospettiva con il più famoso “Arc de Triomphe” e lungo gli Champs Elysées con quello più piccolo del “Carrousel” al Louvre. Monumento moderno in marmo di Carrara in mezzo ai grattacieli di uffici. Edoardo, da me rinominato per i tre giorni in Jean Paul (Gautier) per via della sua t-shirt a righe blu, decide di immortalarsi fotograficamente saltando a più non posso. E' quasi l'ora di pranzo e ci dirigiamo al confine dei Giardini di Lussemburgo in una brasserie tutta “salades”, comprese le nostre quattro. Il pomeriggio corre velocemente. Il tempo di una doccia “tonificante”, come dice la Betty, in hotel e via con i preparativi per il concerto di Aznavour del tardo “apres-midi”. Abito elegante per Betty e classiche giacche e cravatte per noi uomini. Il Nick aveva preparato i nodi alle cravatte mia e di Vito, ma la pressione aerea della valigia le aveva inconcepibilmente scombinate. Alla bella e buona siamo riusciti a riordinarle e in impeccabili abiti da sera ci siamo precipitati all'Olympia per il concerto. L'ottantasettenne Charles Aznavour, come ci aspettavamo, non ci ha deluso e ci ha regalato due ore filate di “chansons” francesi in un mix tra le sue nuove e quelle intramontabili. Molta commozione e intensità emotiva in questo spettacolo classico. Nel dopo concerto ci siamo diretti prima all'appuntamento annuale del Ritz dove abbiamo “celebrato” le sfarzose toilettes e dove Edoardo ci ha deliziato per quasi un'ora al pianoforte accanto al Bar Hemingway con sue composizioni e con accenni di musiche di Tiersen, Allevi, Elton John, jazz danese e una versione particolare di "Luna Calante" di Eugenio Bennato; all'uscita ci siamo indirizzati verso il Palais Royal dove all'ultimo minuto abbiamo deciso di “snobbare” il Grand Colbert prenotato in mattinata per una meravigliosa tipica brasserie parigina “Les Victoires”. E qui incredibilmente abbiamo pasteggiato festeggiando a buon prezzo le mie, appena trascorse, cinquanta primavere e soprattutto concedendoci e godendoci una bottiglia di champagne di una marca non famosa ma che ha regalato un piacere spettacolare al nostro gusto. Stanchi delle interminabili passeggiate di giornata ci siamo poi avviati verso “l'ultimo metrò” per il ritorno in albergo.
Il mattino seguente dopo il croissant inzuppato nel cafè au lait la scelta colorata di tuffarci nel “Favoloso mondo di Amelie” ripercorrendo alcune strade e alcuni luoghi dell'indimenticabile e originale film. Siamo a Montmartre, un tempo quartiere maledetto e irriverente, dove si recavano gli artisti squattrinati. Una città nella città, con la collina (c'è addirittura una vigna) che ha visto scorrere le vite di Picasso, Van Gogh e Modigliani. Oggi Montmarte è una trappola per i turisti che però non si può fare a meno di visitare. I grandi artisti non ci sono più e sono stati rimpiazzati dai pittori di strada e dai disegnatori di caricature, alcuni dei quali hanno sostituito i pennelli con le forbici. Montmartre però possiede ancora un fascino particolare tutto da vivere e noi abbiamo voluto, come detto sopra, respirare il palco di Amelie, facendo un giro che parte dalla suggestiva e romantica giostra che si trova ai piedi della Basilica del Sacro Cuore per immergerci nell'atmosfera del film con la sosta all'angolo del negozio di frutta e verdura dove la protagonista fa i suoi acquisti.
Piccola deviazione al film per vedere Square des Abbesses. Siamo o non siamo nella città dell'amore ? E questo è l’indirizzo dove troverete il “mur des je t'aime”: un'installazione piastrellata dove la parola “ti amo” è scritta in tutte le lingue del mondo, piacevolmente e strategicamente situata all’interno di un piccolo parco pubblico.
A seguire la visita al Cafè des Deux Moulins, in rue Lepic, dove lavorava Amelie Poulain. Tutto ha un sapore particolare e l’arredamento retrò con stampe e specchi ci ricorda che qui hanno girato il film. Un luogo dall’aria squisitamente parigina. Il bar è molto frequentato dagli estimatori della famosa pellicola, ma si trova comunque un tavolo per bere un caffè. Poche centinaia di metri e appena sotto la carreggiata stradale c'è il Cimitero di Montmartre dove riposano, tra le altre, le spoglie di Dalida, Truffaut, Degas, Berlioz e Zola. Da qui la metropolitana ci riporta nel cuore di Parigi e scesi a metà strada degli Champs Elysées percorriamo l'ultimo pezzo del grande viale con svolta a sinistra a Place de la Concorde. Qui ci appare la chiesa de la Madeleine con architettura inconsueta a forma di tempio. A fianco de la “Madeleine” un altro “tempio”, quello gastronomico di Fauchon dove ogni volta che ci passo fotografo le originali torte in vetrina. Nel “caveau” del nuovo palazzo il “dejeneur” è a basso costo ma ad alta qualità e sarebbe un delitto farselo scappare.
Un buon bicchiere di Bordeaux e un brasato di carne tenerissima. Quanto amo il mangiare e bere francese. Faccio vedere a Betty Vito ed Edoardo, per loro la prima volta, l'interno moderno del Lafayette Gourmet dove la “Bordeauxtheque” ci fa sognare e quello classico pomposo delle lussureggianti Galeries Lafayette con la cupola centrale di inizio novecento decorata in modo spettacolare.
Il pomeriggio è ancora lungo ma urgono i preparativi per il concerto serale di Jimmy Buffett. Di buon passo quindi verso “casa”, non prima di fare soste memorabili sul LungoSenna, sui Camps de Mars per un piccolo riposino all'ombra della torre Eiffel e con le gambe sotto il tavolo per una crepe pomeridiana nella nostra zona. Per me una immancabile alla Nutella e per Betty ed Edoardo due galettes salate, mentre il buon Vito ha preferito “ubriacarsi” di solo sidro bretone. Le stanze approntate a “camerino” del nostro hotel ci aspettavano. Via quindi giacche e cravatte del giorno prima e vestizione con tanto di camicie a fiori, collane e ghirlande hawaiiane multicolori. Noi unici italiani mischiati nella coda interminabile di fans fuori dall'Olympia per entrare nel colorato, spumeggiante e incredibile mondo di Jimmy Buffett. Ogni anno il regalo di una festa nuova. L'Olympia si è tolto il vestito elegante e serio e ha indossato per l'occasione, sradicando le poltrone della platea, quello leggero e gioioso. Due concerti due. Diversi ma intensi ed emozionanti. Per la cena abbiamo concesso il bis alla brasserie della sera precedente. Lo champagne era troppo buono e i piatti del giorno assolutamente deliziosi nonostante l'ora tarda. La vacanza è giunta al termine. Ultima notte e ultima prima colazione. Accompagniamo Edoardo alla stazione RER di Denfert Rochereau per la navetta per l'aeroporto CDG (Charles De Gualle). Il suo aereo per Copenhagen era in anticipo rispetto al nostro “milanese”. Ultima passeggiata per noi tre superstiti camminando senza sosta lungo i boulevards di Saint Germain, bucando Rue Bonaparte, arrivando alla Senna per poi raggiungere il cortile del Louvre, i portici di Rue de Rivoli, l'insolito Centro Pompidou (Beaubourg), l'Hotel de la Ville (Municipio) e Notre Dame. Siamo all'ora di pranzo. Torniamo al nostro Plomb du Cantal sotto il nostro hotel dove abbiamo consumato, prima di raggiungere l'aeroporto, le ultime “salades”, l'ultima omelette e l'ultimo “aligot” pasticcio di patate, formaggio e aglio … tipico prodotto del territorio francese originario di questo ristorante, ormai “cult” per noi.
Post's songs :
"La boheme" performed by Charles Aznavour e "Volcano" performed by Jimmy Buffett
9/11