Tutti pazzi per Monet a Parigi, io compreso.
L’avvenimento che mi ha fatto ritornare a Parigi (la mia Parigi) nel primo mese dell’anno è stata la mostra evento mondiale, al Grand Palais, dedicata proprio al mio pittore preferito, Monet.
Questa mostra era davvero un’occasione unica per vedere insieme moltissimi capolavori del grande maestro dell’impressionismo che, dopo due secoli, continua ancora a stupire.
L’avvenimento che mi ha fatto ritornare a Parigi (la mia Parigi) nel primo mese dell’anno è stata la mostra evento mondiale, al Grand Palais, dedicata proprio al mio pittore preferito, Monet.
Questa mostra era davvero un’occasione unica per vedere insieme moltissimi capolavori del grande maestro dell’impressionismo che, dopo due secoli, continua ancora a stupire.
Il pubblico non si stanca mai di guardare le tele di Claude Monet, forse perché nei suoi tratti di colore c’è qualcosa di conosciuto, quasi familiare: che sia la vita ?
Il Grand Palais in via eccezionale è stato aperto senza interruzioni, 24 ore su 24, da venerdì a lunedì sera, negli ultimi quattro giorni della retrospettiva dedicata a Monet. L’esposizione presentava al pubblico oltre 200 tele delle quali più di una cinquantina provenienti da vari musei sparsi in tutto il mondo (*). Io ero riuscito su Internet ad accaparrarmi in tempo un biglietto per le ore 22 di domenica 23 gennaio 2011, penultimo giorno della mostra. All’entrata mi sono armato dell’audio-guida della mostra per seguire al meglio questo viaggio nel mondo di Monet.
Già … il viaggio. Il filo conduttore di questa esposizione era proprio il viaggio: i viaggi che il pittore ha compiuto durante la sua vita, alla ricerca dei soggetti da dipingere e il viaggio immaginario che ognuno di noi, suoi ammiratori, può fare guardando le sue tele catapultandoci nella natura, negli angoli delle città, durante tutto l’arco della giornata, dall’alba al tramonto.
Per me è stato un ennesimo meraviglioso pretesto per ritornare nella capitale francese.
E quindi eccomi ancora una volta … alla volta di Parigi. Dal 2002 ci vado ininterrottamente ogni anno, talvolta in più occasioni. E ogni volta la trovo così straordinariamente bella, così incredibilmente mia. La sogno, ci fantastico sopra, la vivo. In questa circostanza ho riscoperto e rivalutato anche la riva destra, io estimatore assoluto di quella sinistra.
Sto scrivendo della Senna che divide in due Parigi e delle sue due rive.
La “rive droite” è elegante, lussuosa, mondana, affascinante, ricca … anche di portici.
Tutti quelli che dal Louvre, inseguendo Rue de Rivoli, arrivano fino all’angolo di Place de la Concorde. Quelli che all’interno del Palais Royal circondano i giardini. Quelle delle eleganti gallerie commerciali che si aprono nelle grandi rues. Li ho percorsi tutti, con le mani in tasca, senza fretta. Ogni tanto cercavo con la mia macchina fotografica digitale di catturarne le sfumature, le diverse forme.
Cammino sempre tanto a Parigi ed è questo il segreto di come viverla. La mia fortuna è che la conosco bene e quindi ormai me la godo senza stress da turista, anche se in questi giorni per via dei saldi straordinari (quasi tutto al 50% di sconto) avrei voluto avere più tempo a disposizione.
Non mi sono fatto mancare nulla sia ben chiaro. Domenica prima di sottopormi al rito di Monet, mi sono “sciroppato” tutti gli Champs Elysèes in un verso e nell’altro. E tutto mi sembrava così normale, così familiare. Nel breve soggiorno ho fatto anche due soste memorabili in prossimità del Palais Royal, cercando di ricalcare le scene di due film. Nel primo, il recente The Tourist, mi sono seduto ai tavolini del Café Nemours in Place Colette come ha fatto Angiolina Jolie nelle scene iniziali della pellicola. Nel secondo, più affascinante e d’atmosfera, ho pranzato (ottimo “croustillant au chevre chaud” e perfetta “tartare de boeuf“) alla storica Brasserie “Le Grand Colbert” dove si incontrano nel finale del film “Tutto può succedere” Diane Keaton e Jack Nicholson. Non mi sono perso nemmeno le capatine da “Maille” per i nuovi accostamenti culinari a base di senape, da “Fauchon” per le incredibili invenzioni dolciarie, da “Lacoste” e “Adidas” per i saldi di abbigliamento. E naturalmente la mia crepe alla Nutella, qui a Parigi davvero speciale.
Nella mia passeggiata sotto i portici di domenica ho ammirato (e immortalato) anche l’elegante bellezza di Carole Bouquet … Ormai mi manca all’appello solo Gerard Depardieu. Dovrò a questo punto andare a conoscerlo personalmente con Betty e Vito nel suo Castello di Tigné nella Loira.
In questo viaggio ho fatto uso e abuso del nuovo iPod Touch regalatomi a Natale da mio fratello Roberto. Insostituibile o meglio ancora sostituibile solo dall’iPhone4. Arriverà il momento.
(*) ho sperato ci fosse alla mostra il quadro di Monet “San Giorgio Maggiore al tramonto”, variante di quello visto e recensito nel 2006 a Cardiff, di proprietà del museo Bridgestone di Tokyo. Urge visita nella capitale giapponese.PS grazie a Paola e Lucio che mi hanno accompagnato domenica all’aeroporto di Linate. Post’s song : “Cherry blossom girl” (è per te Cherie …) performed by AirIl Grand Palais in via eccezionale è stato aperto senza interruzioni, 24 ore su 24, da venerdì a lunedì sera, negli ultimi quattro giorni della retrospettiva dedicata a Monet. L’esposizione presentava al pubblico oltre 200 tele delle quali più di una cinquantina provenienti da vari musei sparsi in tutto il mondo (*). Io ero riuscito su Internet ad accaparrarmi in tempo un biglietto per le ore 22 di domenica 23 gennaio 2011, penultimo giorno della mostra. All’entrata mi sono armato dell’audio-guida della mostra per seguire al meglio questo viaggio nel mondo di Monet.
Già … il viaggio. Il filo conduttore di questa esposizione era proprio il viaggio: i viaggi che il pittore ha compiuto durante la sua vita, alla ricerca dei soggetti da dipingere e il viaggio immaginario che ognuno di noi, suoi ammiratori, può fare guardando le sue tele catapultandoci nella natura, negli angoli delle città, durante tutto l’arco della giornata, dall’alba al tramonto.
Per me è stato un ennesimo meraviglioso pretesto per ritornare nella capitale francese.
E quindi eccomi ancora una volta … alla volta di Parigi. Dal 2002 ci vado ininterrottamente ogni anno, talvolta in più occasioni. E ogni volta la trovo così straordinariamente bella, così incredibilmente mia. La sogno, ci fantastico sopra, la vivo. In questa circostanza ho riscoperto e rivalutato anche la riva destra, io estimatore assoluto di quella sinistra.
Sto scrivendo della Senna che divide in due Parigi e delle sue due rive.
La “rive droite” è elegante, lussuosa, mondana, affascinante, ricca … anche di portici.
Tutti quelli che dal Louvre, inseguendo Rue de Rivoli, arrivano fino all’angolo di Place de la Concorde. Quelli che all’interno del Palais Royal circondano i giardini. Quelle delle eleganti gallerie commerciali che si aprono nelle grandi rues. Li ho percorsi tutti, con le mani in tasca, senza fretta. Ogni tanto cercavo con la mia macchina fotografica digitale di catturarne le sfumature, le diverse forme.
Cammino sempre tanto a Parigi ed è questo il segreto di come viverla. La mia fortuna è che la conosco bene e quindi ormai me la godo senza stress da turista, anche se in questi giorni per via dei saldi straordinari (quasi tutto al 50% di sconto) avrei voluto avere più tempo a disposizione.
Non mi sono fatto mancare nulla sia ben chiaro. Domenica prima di sottopormi al rito di Monet, mi sono “sciroppato” tutti gli Champs Elysèes in un verso e nell’altro. E tutto mi sembrava così normale, così familiare. Nel breve soggiorno ho fatto anche due soste memorabili in prossimità del Palais Royal, cercando di ricalcare le scene di due film. Nel primo, il recente The Tourist, mi sono seduto ai tavolini del Café Nemours in Place Colette come ha fatto Angiolina Jolie nelle scene iniziali della pellicola. Nel secondo, più affascinante e d’atmosfera, ho pranzato (ottimo “croustillant au chevre chaud” e perfetta “tartare de boeuf“) alla storica Brasserie “Le Grand Colbert” dove si incontrano nel finale del film “Tutto può succedere” Diane Keaton e Jack Nicholson. Non mi sono perso nemmeno le capatine da “Maille” per i nuovi accostamenti culinari a base di senape, da “Fauchon” per le incredibili invenzioni dolciarie, da “Lacoste” e “Adidas” per i saldi di abbigliamento. E naturalmente la mia crepe alla Nutella, qui a Parigi davvero speciale.
Nella mia passeggiata sotto i portici di domenica ho ammirato (e immortalato) anche l’elegante bellezza di Carole Bouquet … Ormai mi manca all’appello solo Gerard Depardieu. Dovrò a questo punto andare a conoscerlo personalmente con Betty e Vito nel suo Castello di Tigné nella Loira.
In questo viaggio ho fatto uso e abuso del nuovo iPod Touch regalatomi a Natale da mio fratello Roberto. Insostituibile o meglio ancora sostituibile solo dall’iPhone4. Arriverà il momento.
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