"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, novembre 17, 2024

Tutto può succedere, tutto può cambiare, il meglio deve ancora venire

Tre titoli presi dal cinema per un viaggio diverso. Pacchetto soggiorno 3 notti/4 giorni, pensione completa, trasferimenti gratuiti, camera doppia, all inclusive, costo zero. Dall’appartamento di Paros al letto di ospedale del FBF non sono passati nemmeno due mesi. Nel finale del racconto “cicladico” scrissi : “E’ stata l’ennesima vacanza nella quale quello che avevamo “pensato e sognato” si è avverato, nonostante un mio problema di salute che per fortuna non ha influito fisicamente sul corso delle giornate, sebbene mentalmente ha impensierito il gruppo.” Quel “problema di salute” fortunatamente asintomatico nel fisico, ma sfortunatamente allarmante nella diagnosi mi ha portato, anche in questo caso con la fortuna dalla mia parte per i tempi decisamente ridotti, in sala operatoria. I pensieri in tutto questo periodo sono stati decisamente pesanti e si prorogheranno ancora per un mese per i risultati definitivi di prognosi. Qualunque sia il verdetto cercherò di farlo andare nei binari giusti. Se sfavorevole andrò in appello e vedrò di vincere la causa come già successo nelle due piccole precedenti esperienze di salute negative;  se invece sarà favorevole, e questo è il mio auspicio, ne farò tesoro. “Non ci voleva” continuo a ripetermi, ma tant’è. Quando i pensieri viaggiano per questi avvenimenti si fanno anche dei buoni propositi per il futuro. Ho incolpato, anzi maledetto, il mio carattere che ha mandato giù tanti bocconi amari nelle varie vicissitudini lavorative, sentimentali, finanziarie, nei rapporti con altri e non ha saputo farsi valere nel controbattere. Tutto ciò ha minato sicuramente la mia salute negli ultimi ventidue anni. Vabbè. Cercherò di rimediare nei tempi supplementari. Li chiamo così perché dopo una vita costantemente in bilico fra successi e insuccessi, ora sono convinto di poter vincere in questo periodo di vita supplementare iniziato con l’andare in pensione. Ho davanti a me il tempo giusto per passare in vantaggio, consolidare e vincere questa partita. Attaccheranno e mi difenderò, cercheranno di approfittare della mia bontà d’animo e farò vedere, sorprendentemente per loro, di non essere scontato. Dopo una vita spesa ad aiutare e a far star bene gli altri ora mi tocca usare la carta di quel sano egoismo che non ho mai giocato. La tenevo sempre nascosta per usarla in casi estremi : è arrivato il momento di tirarla fuori in bella mostra. Continuerò ad aiutare chi ha bisogno, ma dirò un “no" bello forte a quelli che hanno abusato del mio atteggiamento altruista, che hanno bollato, a loro favore, come una cosa scontata da usare in ogni occasione. Non è così. Il mio essere altruista deriva dal cuore d’oro di mia mamma Pupella e alle sue filosofie di vita, anche se su qualcuna ora le direi che sarebbe giusta d’animo ma non in linea con gli eventi. La mia è una predisposizione, forse come le malcapitate sentenze di salute, che indica la mia qualità interiore di gentilezza e generosità. Il mio sincero interesse a fare del bene e agire con altruismo e senza secondi fini mi mostra empatico e comprensivo a quelli che non abusano dello stesso e mi mostra “sempre a disposizione, scontato”, per quelli che ne approfittano. È ora di dire basta per queste persone. Terminata la “querelle” sull’altruismo ritorno a vivere ancora per qualche giorno l’esperienza ospedaliera vestito come Jack Nicholson in “Tutto può succedere” con vestaglietta con apertura posteriore per mettere in bella mostra i glutei del sedere. Non vedo l’ora di tornare a casa anche se ho trovato delle cose positive in questa esperienza in corso. Intanto il personale infermieristico del reparto sempre sorridente e disponibile, la cordialità e la professionalità dei Medici, il non spendere soldi e non da poco la dieta a cui mi sto sottoponendo sulla falsariga pubblicitaria del “mi piace così” ribattezzata da me con un “mi basta così” visto che assaggio le pietanze per un quarto e anche meno della porzione. In compenso bevo molta acqua come da suggerimento medico, ma anche come mia abitudine a casa. Avrei voluto evitare questa esperienza, ma visto che mi ci sono ritrovato dentro cerco di trovarne i lati positivi come vorrei tanto fosse il verdetto finale. Il mio lavoro, iniziato nel secolo scorso, di designer grafico ufficioso della Nutella troverà nuovi beneficiari per aggiungerli al mio book leggendario. Poche righe per un viaggio interiore al quale non avrei voluto partecipare e con una destinazione che non ho scelto, mi ha ricordato quello del licenziamento senza però dire a quelli che ingiustamente lo hanno sentenziato che da tutto ciò ne ho ricavato esperienze umane splendide, amori travolgenti, rapporti che resteranno per sempre e nel mio caso molti professionisti in campo medico diventati veri amici. L’importante, quando ti arrivano dall’oggi al domani eventi che non ti aspettavi, ancor di più nel campo della salute, è quella di aver la capacità di scegliere cosa sia importante e prioritario nella vita. Le scelte possono migliorare il quotidiano, saper eliminare il negativo è di una importanza vitale. Così come riuscire a eliminare il superfluo sia materiale che nel rapporti interpersonali. C’est la vie. Ecco ... imparare la lingua francese è una delle cose alle quali dovrei mettermi a capofitto nell’inseguirla. Inizio a pensare di nuovo alla frase che diceva mamma Pupella sulla quotidianità : “prenditi i giorni buoni perché quelli cattivi arrivano sempre”. In pratica "cogli le opportunità e goditi i bei momenti perché quelli difficili ci sono sempre “oppure “prenditi il buono quando arriva che il cattivo non manca mai”. Concludo con un’altra frase questa volta detta Meryl Streep nel personaggio di Miranda Priestly nel film “Il Diavolo veste Prada” : “ É tutto ! “


Ringraziamenti : Betty e Vito, tutto il personale medico, infermieristico e addetti vari del reparto di Urologia dell’Ospedale Fatebenefratelli, il Dottor Borotto e la Dottoressa Giordano, tutti gli amici (quelli stretti), i parenti e gli ex colleghi che mi hanno dimostrato un affetto fuori dal comune con messaggi, audiomessaggi (che non sopporto) e presenze.


Post's song : "Coming up roses" performed by Keira Knightley

mardi, novembre 05, 2024

“On ne vit qu'à Paris, et l'on végète ailleurs.”

Si vive solo a Parigi e si vegeta altrove.
Il poeta e drammaturgo francese Jean-Baptiste-Louis Gresset, vissuto nel Settecento, arrivò ad affermare che la sola vera vita è nella capitale francese. Noi (Betty Vito e io) ne siamo ormai convinti da tempo. Questo è il mio 25° racconto scritto su Parigi. Nel luglio del 2003 venendoci da solo per la prima volta, presi in considerazione il fatto che proprio nella Ville Lumière era nascosto il sogno della mia vita, del mio futuro. Nell’inaugurare il mio blog https://montparnassebienvenue.blogspot.com/ proprio con il nome della zona (Montparnasse) dove torno costantemente da quel 2003 scrissi : “è un omaggio alla zona di Parigi che amo di più, è là che vorrei trascorrere il mio futuro, è il mio grande sogno”. Ci vidi lungo, visto che a distanza di oltre vent’anni riesce costantemente a sorprendermi. Mi emoziono ancora quando vado a rileggere i ventiquattro racconti precedenti, l’ultimo proprio a marzo di quest’anno e all’interno degli stessi ritrovo le continue dichiarazioni d’amore per questa città che ormai conosco più di ogni altra al mondo. Incredibilmente ogni volta riesco a trovare parole nuove per descrivere il sentimento d’amore e il trasporto emotivo verso Parigi. Parigi è stata la prima città straniera che ho visitato. Era il lontano 1979 e ci venni con Vito e altri amici in camper. Da allora ci sono ritornato sia da solo che in compagnia. E così lo è stato anche per questa fuga autunnale con Betty e Vito. Per noi Parigi è la quintessenza della bella vita. Ogni volta la nostra vacanza è un totale full immersion enogastronomico e culturale, sempre alla ricerca di novità e di consolidate certezze. Dal dizionario italiano alla voce “full immersion” si cita : svolgimento di un'attività in maniera intensissima per un arco limitato di tempo. E’ l’esatta descrizione dei nostri giorni nella Ville Lumière. Le consolidate certezze sono le biciclette per muoverci velocemente per la città, la base a Montparnasse sulla Rive Gauche (riva sinistra della Senna), la prima colazione al “Le plomb du Cantal“, la passeggiata all’’interno del cimitero di Montparnasse per rendere un doveroso omaggio a defunti celebri, il pranzo nel nostro ristorante “Le Bistrot del Paris”, la pausa bretone nella creperie “Coeur de Breizh” e la sosta elegante all’hotel Ritz. Partendo da questi punti fermi costruiamo intorno un programma degno del nostro vivere Parigi. Quest’anno le novità sono state bellissime ed emozionanti. La prima già al nostro arrivo con la nuova base all’Hotel Odessa. Subito dopo aver lasciato i “piccoli bagagli” nelle nostre stanze, con la caratteristica di due meravigliose finestre, ci siamo letteralmente infilati nella coda per accedere al ristorante brasserie “Bouillon Chartier” di Montparnasse. Il loro motto dal 1896 è quello di “offrire un pasto dignitoso a un prezzo modesto” ed è aperto dalle ore 11,30 fino alla mezzanotte, 365 giorni l’anno, 7 giorni su 7, con servizio continuo e senza la possibilità di prenotare un tavolo. Praticamente è pieno a ogni ora del giorno con code incredibili, ma la nostra fortuna è stata quella di potervi accedere in un orario, le cinque del pomeriggio, inconsueto. In ogni caso dopo 45 minuti di attesa eccoci all’interno di questa meravigliosa location in puro stile Art Nouveau (Liberty) dove un balletto di camerieri con gilet neri e grembiuli bianchi volteggia fra i tavoli annotando su un angolo della tovaglia di carta prima l’ordinazione e alla fine il conto. Il nostro conto, decisamente alla portata di ogni tasca, ha elencato : un piattino di uova sode con maionese, un piatto con due formaggi francesi, una bourguignonne (spezzatino di carne) con coquillettes di pasta, una salsiccia d’Aveyron con purè di patate, una coppetta di creme caramel da condividere, un cestino di pane baguette, una caraffa da mezzo litro di rosso Merlot e un caffè finale per tutti. Si vive un’esperienza con un’atmosfera d’altri tempi che incarna uno spirito davvero singolare. All’uscita era già buio, per il fatto che la sera precedente era scattata l’ora legale, e noi lo abbiamo affrontato con una lunga camminata che ci ha portato da Rue de Rennes fino al lungo Senna direzione Louvre e ritorno. E’ bello ammirare Parigi con le luci della sera così come è bello prendere atto di essere qui il mattino seguente. E’ lunedì’. La città si anima con le prime luci dell’alba. Si sentono i rumori dei camion che consegnano le merci e si accendono le insegne dei caffè che offrono la prima colazione. La nostra sarà come da consuetudine degli ultimi anni al “Le Plomb du Cantal” in Rue de la Gaité a due passi dall’hotel. Il rapporto qualità-prezzo è eccezionale e per meno di sette euro possiamo gustare un buon café au lait, un fresco croissant, una croccante mezza baguette da imburrare e farcire con la confettura e un bicchiere di vera spremuta d’arancia. E’ la giusta carica per affrontare il primo intero giorno parigino. Anche la prima missione rientra nelle nostre “certezze” di Parigi : la visita al cimitero di Montparnasse. Il nostro giro ci porterà prima alla tomba di Serge Gainsbourg e poi a seguire a quella di Jane Birkin, sua moglie e musa ispiratrice. Quest’anno li abbiamo onorati entrambi con l’omaggio della piccola Nutella personalizzata, da me realizzata, confezionata all’interno di una busta di cellophane per ripararla dalle eventuali intemperie. Saranno ancora nel punto dove le abbiamo lasciate quando torneremo alla prossima occasione ? Noi speriamo di sì. In rassegna poi siamo transitati davanti alle tombe di Jacques Chirac, Samuel Beckett, Philippe Noiret, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. Si riparte alla volta della nostra Parigi inforcando le biciclette (vélos) elettriche alla volta di Rue de Bac, fermandoci alla Cappella di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa. Qui nel 1830 la Vergine Maria è apparsa a una giovane novizia, Caterina Labouré. Durante le tre apparizioni, la Madonna le fece alcune richieste, tra cui quella di coniare una medaglia che, se portata con fede, avrebbe concesso grandi grazie. La Medaglia fu coniata nel 1832, quando Parigi fu colpita da un’epidemia di colera e portò così tante guarigioni e protezioni a tal punto che in pochi anni fu diffusa in milioni di esemplari e nel 1854 Papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, poco dopo confermato dalle apparizioni di Lourdes. L’acquisto delle piccole medagliette era doveroso confidando nella sua protezione. Riprendiamo le biciclette e ci dirigiamo verso il lungo Senna alternando la riva di destra a quella di sinistra. Tra pedalate e camminate abbiamo raggiunto l’ora di pranzo dove avevamo prenotato un tavolo in un nuovo ristorante da testare, il “Au Vieux Paris d’Arcole”, in una piccola via dietro la Cattedrale di Notre-Dame sull'Île de la Cité. È uno dei ristoranti più antichi di Parigi, ospitato in una casa del 1512 classificata come Monumento Storico. La nostra scelta, già pregustata nel leggere il menù sul web, è caduta inesorabilmente sulla scaloppa di foie gras di canard (fegato d’anatra scottato), il nostro piatto preferito in assoluto, abbinandola a una bottiglia di vino bianco dolce e fresco di Bordeaux. Il pasto lo abbiamo egregiamente concluso con un piatto di formaggi francesi. Dalla riva destra a quella di sinistra basta solo superare a piedi il piccolo ponte che ci riporta nel Quartiere Latino dove Betty e Vito fanno una “capatina” alla storica libreria Shakespeare and Company che negli anni venti divenne luogo di incontro per scrittori come Ernest Hemingway e James Joyce tra gli altri. Nel cielo appare un sole luminoso e quindi decidiamo di incamminarci verso Montmartre per una sosta shopping (*) all’interno del Passage Jouffroy nel negozio di giocattoli “La Boite à Joujoux”. A questo punto decidiamo di prendere la metropolitana per dirigerci verso La Basilica del Sacro Cuore per un caffè pomeridiano al “Le Consulat”, altro storico locale a due passi dalla piazzetta dei pittori e ritrattisti di Montmartre. Qui si incontravano artisti del calibro di Picasso, Sisley, Monet, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, per citarne alcuni. Ci rimarremo il tempo per vedere il tramonto arancione con lo sfondo in lontananza della Tour Eiffel e per scattare una bella istantanea del Moulin Rouge. Iniziamo quindi la discesa a piedi in direzione Montparnasse verso la nostra base, dove arriveremo quasi per l’ora di cena. La scelta “sicura” cadrà sulla creperie bretone “Coeur de Breizh” per una galette completa (formaggio, prosciutto cotto e uovo) rigorosamente affiancata da una bottiglia di sidro dolce. La lunga giornata parigina era giunta al termine, stanchi fisicamente ma felici mentalmente. La giornata di martedì ha avuto inizio con la prima colazione al locale “Le Tournesol” in quanto il nostro "Le Plomb du Cantal” era chiuso per turno settimanale. Nessun problema, la qualità rimarrà alta e la consideriamo l’alternativa migliore come già testata in altre fughe a Parigi. Biciclette pronte e via … verso il Boulevard Saint-Germain per una sosta shopping (**) allo store della Le Coq Sportif. Da qui proseguiremo a piedi verso Boulevard Saint-Michel e nel Quartiere Latino per un’altra sosta shopping (***) e per riprendere i tre “vélos” (le biciclette in francese sono un termine maschile). Ci dirigeremo verso il “Petit Palais” per visitare gratuitamente la collezione permanente. Si è trattata di una assoluta novità, tra l’altro “piacevolmente sorprendente”. Quando si sta bene il tempo passa troppo velocemente e tra una camminata a scavalcare il maestoso e largo viale (avenue) “des Champs-Élysées” e un’altra sulla elegante “Rue du Faubourg-Saint-Honoré” ci ritroviamo a combattere col tempo per il tavolo prenotato per pranzo nel nostro “Le Bistrot de Paris”. Quindi di nuovo in “pista" con i colpi di pedale per arrivare in perfetto orario. L’accoglienza è sempre speciale quando arriviamo nel locale. Ben (il maitre di sala) e Gabriel (cameriere) ci ricevono calorosamente e a loro doniamo le mie creazioni personalizzate delle miniature di Nutella preparate per l’occasione. Il pranzo sarà a base di bistecca di tonno alla piastra con salsa al pepe verde (Betty), di scaloppa di fegato di vitello scottata (Vito) e di coscia di anatra arrosto (per me). Ottimi i puré e le patate saltate all’aglio di contorno, così come la scelta di Vito per il vino rosso, un perfetto e fresco Beaujolais. Qui i dolci sono davvero speciali e di conseguenza chiudiamo il pasto con una millefoglie e una mousse al cioccolato fondente da condividere. Che altro ? Questo ristorante è il nostro preferito da anni. Vito lo aveva scoperto leggendo il libro di Serena Dandini “Avremo sempre Parigi” con sottotitolo “Passeggiate sentimentali in disordine alfabetico”. Il bistrot parigino fu senza dubbio uno degli indirizzi preferiti di Serge Gainsbourg. L’istrionico artista aveva le sue abitudini in questo bistrot di Rue de Lille. Si sedeva sempre allo stesso tavolo, il numero 46, quello proprio davanti al bar e lì trascorse perfino il giorno prima di morire, dimagrito e affaticato, a bere un bicchierino di Porto. Salutiamo Ben e Gabriel con la promessa certa di ritornarci per il pranzo del giorno dopo, il giorno del rientro a casa. Riprendiamo il nostro andare a zonzo per la città che amiamo più di ogni altra, per un caffè pomeridiano sulla riva opposta (la droite, la destra) al “Le Louis Philippe” e per una passeggiata in zona Notre-Dame a spulciare tra le bancarelle dei “bouquinistes” di Parigi che vendono libri antichi e di seconda mano, poster e altri gadget che ricordano i tempi passati. Questi tradizionali banchetti sono allestiti lungo gran parte dei quais, le banchine della Senna, intorno all'Île de la Cité e all'Île Saint-Louis: sulla riva destra, dal Pont Marie al Quai du Louvre, e sulla riva sinistra, dal Quai de la Tournelle al Quai Voltaire. Torniamo in direzione base a Montparnasse per una sosta shopping (****) al grande magazzino Monoprix nella via di fronte l’hotel. Riprendo la frase citata in mattinata sul tempo che vola quando si sta bene e con le gambe sotto il tavolo affrontiamo la cena a base di omelette al formaggio con birra di accompagnamento al locale “Le Liberté” con la sua bella insegna luminosa rossa visibile fino a tarda notte anche dalle nostre stanze dell’Hotel Odessa. Ancora stanchi fisicamente per le pedalate e le lunghe camminate, ma raggianti per un’altra splendida giornata nella capitale francese, raggiungiamo le stanze per il meritato riposo. La nostra piccola ma intensa vacanza parigina è giunta al suo ultimo giorno. Dopo la prima energica colazione al “Le Plomb Cantal” che ha riaperto i battenti, prendiamo le nostre biciclette e andiamo incontro alla ennesima novità di Parigi. Prima di arrivarci faremo un salto “liberatorio” allo storico Hotel Ritz di Place Vendome. Da qui a piedi, transitando davanti l’Opera ci ritroveremo alle Galeries Lafayette di Boulevard Haussmann. Dopo aver fotografato la monumentale cupola Art Nouveau ultimamente impreziosita da una passerella in vetro sospesa a una ventina di metri dal suolo, prendiamo le scale mobili fino al settimo piano e raggiungiamo la terrazza gratuita da dove si può vedere Parigi dall’alto. Un altro punto d’osservazione molto speciale. Davanti a noi Parigi. In primo piano il dorso dell’Opera, alla sua destra la Tour Eiffel e passeggiando lungo la terrazza con tanto di bella scritta tridimensione “Paris, je t’aime” si possono scorgere in lontananza il Centre Pompidou, la Basilica di Notre-Dame, il Pantheon e molto altro. Per trovare La Basilica del Sacro Cuore bisogna guardare in senso opposto e andare in fondo alla terrazza. All’uscita di nuovo in bici per l’appuntamento a pranzo al “nostro” “Bistrot de Paris” per l’ultima kermesse enogastronomica e dove avevamo prenotato il giorno prima una scaloppa di foie gras scottata per festeggiare in bellezza e gusto questa fuga a Parigi. Flute di champagne, un piatto di formaggi francesi e una mousse al cioccolato fondente da condividere e un bicchiere a testa di Monbazillac da accompagnare al foie gras. Questa è vita ! Pedalata finale in direzione hotel Odessa per recuperare i nostri piccoli bagagli lasciati in custodia e per prendere il taxi verso l’Aeroporto di Orly per il volo di rientro nel tardo pomeriggio. Concludo questo “post” omaggiando i vini bordolesi che hanno ormai il loro tempio nel cuore della capitale: La Bordeauxthèque, alle Galeries Lafayette. Qui è d’obbligo fotografare le bottiglie di inestimabile valore del Petrus Pomerol e del Sauternes dello Chateau d’Yquem. E’ un atto dovuto per il nostro album dei ricordi, al pari dei monumenti famosi di questa splendida città. Avremo la fortuna di assaggiare questi due vini di Bordeaux almeno una volta nella vita ? Noi continueremo a provarci e a sognare così come faremo per la “nostra” Parigi, appuntamento d’obbligo nei nostri anni a venire, almeno un paio di volte l’anno “secondo prescrizione dello psicoanalista”. Parigi siamo già pronti per tornare da te. Alla prossima.

PS. Consigli per gli acquisti.

Nella tre giorni parigina ci siamo tolti alcuni sfizi riguardo abbigliamento e altro.

Nello specifico : 


(*) busto di Tintin in ceramica bianca in edizione numerata e limitata per me

(**) paio di scarpe Le Coq Sportif dai colori autunnali per Vito

(***) berretto “strillone” stile francese per me

(****) maglia a maniche lunghe bianca con righe orizzontali blu scuro per Betty 

Post's song : "Emmenez-moi" performed by Charles Aznavour
10/24