"Voyager vous laisse d'abord sans voix, avant de vous transformer en conteur."

dimanche, juin 23, 2019

Hotel Gellért, Budapest. The return to source.

Questo viaggio del mese di giugno é nato da coincidenze e fortuite circostanze che hanno incanalato, a meno di 24 ore dalla partenza, la scelta della destinazione. Nella settimana prima della partenza, come sto programmando ultimamente, cercavo una soluzione prendendo gli appunti sulle destinazioni future dei miei viaggi e sperando nella concomitanza del buon tempo meteorologico. Ormai mi ero rassegnato a una scelta in corsa a sorpresa fino a quando, chiacchierando allo sportello con la mia amica e collega Cinzia, é arrivato il lampo di genio.
Cinzia mi aveva visto troppo in tensione nei giorni precedenti la data delle mie ferie mensili e mi ha suggerito di andarmi a rilassare in qualche SPA. La mia risposta é stata : “in Italia no però” ... e lei di risposta “perché non torni a Budapest in quell’hotel dove eri già stato e dove potrai concederti un meritato relax ...”. Lì é scattata la molla. Mi sono detto : “certo Budapest, Hotel Gellért, l’idea mi piace”. E così ho cercato freneticamente i voli e la speranza di trovare una stanza proprio in quell’hotel storico che ha nei fasti del passato centenario, la grandezza del palazzo e i bagni termali al suo interno. Ultimo posto sul volo di andata Ryanair, ultima stanza al Gellért su  Booking.com.
Sembrava quasi mi aspettassero. Ed ora eccomi qui a iniziare il post di questa “replica” di Budapest del 2008 anno della mia prima visita. Fra dieci minuti dovrò scendere alla SPA per un Royal Thermal Massage prenotato all’alba, ma dovevo, per sentita esigenza, buttare giù qualche riga di incipit del racconto. In viaggio ho riletto il resoconto di quel soggiorno di undici anni fa a Budapest e devo dire che quello che avevo scritto era stato molto esaustivo del mio vissuto di allora.
Il motivo conduttore della Budapest 2019 doveva essere invece la comodità, la tranquillità, il prendermi tempo per me stesso, il rilassarmi. Voli a orari “umani”, hotel con all’interno una SPA e le terme a cui vanno aggiunti la enogastronomia ungherese e il passeggiare senza mete precise. Insomma respirarla e godermela. E così è stato. Appena atterrato a Budapest, ho preso un taxi con destinazione Hotel Gellért ma in corso d’opera ho chiesto al conducente una variante per mettere in atto immediatamente la mia vena di critico gastronomico, così come mi considera lo staff dell’hotel dove soggiorno a Londra.
Ho telefonato al ristorante Borkonyha Winekitchen, una stella Michelin, e ho prenotato il mio tavolo. Avevo letto il menù sul sito ed era la mia prima scelta di ristorazione durante il soggiorno. Meglio dunque “affrontarla” subito. Lascio il trolley ai camerieri e mi siedo nella piccola veranda esterna. Ordino una terrina fredda di foie gras (fegato grasso d’oca) emulsionato al Tokaji cui il sommelier mi affianca proprio un bicchiere dello stesso nettare (Aszu 6 puttonyos). Il Tokaji ungherese dolce è prodotto intenzionalmente muffato (vedi  Sauternes francese) e l’abbinamento con il foie gras (gli ungheresi sono grandi produttori) è semplicemente perfetto.
A seguire una zuppa estiva di lattuga, capesanta e polenta. Fresca gustosa e ideale per anticipare il piatto forte che nella mia scelta è caduta sul piatto gourmet di carne di manzo, salsiccia e letcho (a base di peperoni, pomodori e paprika). Anche qui è intervenuto il sommelier per propormi il rosso ungherese Sauska (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot). Inizio culinario scoppiettante. A fine cena, il mio trolley e io, dovevamo decidere se prendere un taxi o farcela a piedi lungo il Danubio a distanza di quasi tre ponti. La scelta è caduta sulla camminata di mezz’ora buona, anche per smaltire cibo e vino, con l’impareggiabile vista del panorama serale illuminato di Budapest. Finalmente attraversando il verde ponte in ferro Szabadság Híd (Ponte della Libertà) raggiungo lo storico Hotel Gellért cha già mi aveva ospitato nel 2008. I due giorni a seguire avranno entrambi lo stesso preciso e impagabile canovaccio. Sveglia presto. Un salto alla reception della SPA per ricevere in cambio un braccialetto stile orologio per l’accesso alle strutture delle terme e poi il via alle danze.
L’ammollo nelle vasche storiche dei bagni termali da 36° a 40° gradi, un salto alle saune da 60° a 80° gradi e una nuotata nella piscina (27° gradi) abbellita dalle colonne e dalle teste di leone che gettano acqua termale. Dopo un paio d’ore con questi ritmi la voglia di colazione è tanta e quale meglio di quella offerta dall’Hotel Gellért in stile pranzo di Natale ? Di tutto, di più. La parte centrale della giornata la dedico a zonzo per la città di Budapest e nella prima uscita è coincisa con la passeggiata in Pest verso il Parlamento ma sempre costantemente guardando il Danubio blu.
Il pranzo si salta (breakfast Gellért docet) e nel pomeriggio prima di dedicarmi ancora ai ritmi delle terme regalo al mio corpo quel massaggio termale (60 minuti) accennato nella parte iniziale del racconto. Che relax ! Prima di decidere su quale menù e sotto quale tavolo di ristorante mettere le mie gambe “stanche del dolce far nulla” farò un salto alle piscine all’aperto del Gellért. La cena sarà poi consumata nel ristorante di fronte a quello della prima serata (Aszu). Fegato grasso dì anatra scottato sempre abbinato al Tokaji e un delizioso pollo alla paprika accompagnato da un Pinot Nero ungherese.
Il giorno seguente sarà vissuto sulla falsariga di quello appena trascorso con la differenza delle ore libere in Budapest e della tipologia del massaggio quotidiano. Ho scelto di visitare con la guida in italiano la Sinagoga Dohány (la più grande in Europa), il luogo di culto ebraico di Budapest. Interessante, commovente ed esauriente la descrizione sia delle regole della struttura che dei momenti storici che hanno portato alla deportazione e allo sterminio di migliaia di ebrei ungheresi. All’uscita ho preso il bus rosso turistico e baciato dal sole ho rivisto i monumenti e i quartieri di Budapest che avevo vissuto nella visita del 2008. Il massaggio pomeridiano sarà dedicato ai miei piedi, al mio collo e alla mia testa. La terza cena è stata a base di zuppa gulash e di fettine di foie gras scottato (questa volta il mio preferito, quello d’oca). Immancabile il bicchiere di Tokaji.
Il post cena dell’ultima serata l’ho dedicato alla passeggiata lungo il Danubio incrociando i quattro bellissimi ponti così diversi nella struttura ma tutti di una grande bellezza e illuminati in maniera meravigliosa. Relax alle terme, cucina gourmet d’eccellenza (favorita dal mio piatto preferito, quel fegato grasso così bistrattato dagli animalisti) e l’incanto di una città come Budapest. Cosa c’è di meglio per passare un lungo weekend nel quale "staccare la spina” era la prerogativa principale ? Ça va sans dire direbbero i francesi e loro sulla gioia di vivere la sanno lunga.
Undici anni fa il racconto era incentrato sulla città di Budapest ed era molto dettagliato, questa volta ha prevalso il mio stato d’animo e la mia voglia di vivere la tranquillità, senza frenesia. Tornando ai memoriali delle seconda guerra mondiale, c’è un’installazione scultorea sul ciglio della banchina della sponda del Danubio sul lato di Pest  che raffigura delle scarpe e che ricorda un massacro di cittadini ebrei compiuto dai miliziani fascisti ungheresi che collaborarono con i nazisti nella deportazione e sterminio di migliaia di ungheresi. Gli ebrei venivano trascinati lungo il fiume Danubio, legati a gruppi di tre e uccisi con un colpo alla nuca; i loro cadaveri venivano poi gettati nel fiume. Non bisogna mai dimenticare.
Post'song : "The river of dreams" performed by Billy Joel
6/19