Liegi è una città francofona della Vallonia in Belgio. Liège è il suo nome in lingua francese, ma la ritroverete anche come Luik (olandese) e come Lidje (vallone). Liegeoise o liegeois si riferisce agli abitanti di Liegi, alle abitudini, ai modi, alle usanze, ai piatti locali.
In genere quando si nomina Liegi il primo pensiero vola diretto verso la Liegi-Bastogne-Liegi, la corsa in linea maschile di ciclismo su strada, una classicissima di questo sport. Uno sport che mi appassionava negli anni ’70 ed ero tiifosissimo del grande Eddy Merckx nato proprio in Belgio. E quando si racconta di Liegi, terza città del Belgio, inevitabilmente non si può non accennare alla penna prolifica di Georges Simenon, il creatore del Commissario Maigret famoso per essere stato portato anche sul piccolo schermo in bianco e nero di casa dai grandi Gino Cervi in Italia e Jean Gabin in Francia. E mi immagino che di sera, con la complicità della nebbia d’inverno, camminando per le vie dell’Oltremosa si possano sentire i passi di quell’uomo di corporatura robusta, dal temperamento burbero ma dalle sembianze distinte, estimatore della buona cucina e accanito fumatore di pipa, alle prese con una sua inchiesta poliziesca. Nel suo “metodo” ho ritrovato in parte la mia personale visione sulla visita di città nuove e cioè “quando si trovava di fronte a un ambiente nuovo, con delle persone di cui non sapeva nulla, si sarebbe detto che egli aspirasse macchinalmente la vita che l’attorniava.” Esattamente come il mio “respirare” le città. I suoi romanzi sono ambientati a Parigi ma l’ispirazione nasce proprio dall’atmosfera della sua città natale, Liegi. Al grande scrittore e al suo personaggio letterario la città di Liegi ha reso omaggio con statue (una panchina e un busto in due piazze al di qua e al di là del fiume Mosa) e con l’intitolazione di una via e di una piazza. L’arrivo a Liegi in treno vi regalerà una perla architettonica avveniristica : è la stazione di Liège-Guillemins, progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava e inaugurata nel 2009 come segnale di rinnovamento e grande trasformazione. La mia Liegi è stata quella di viverla “respirandola” come ho accennato sopra. Non avevo in mente niente di organizzato e infatti all’arrivo, dopo aver depositato il mio trolley salendo 47 gradini in legno che portavano alla mia camera presso “Chez Mamy", seguendo l’immagine di Maradona (mio idolo calcistico) che prega affissa sui manifesti in centro sono andato a visitare la mostra esposizione al Musée de la Vie Wallonne “Au nom du foot” dove il calcio viene quasi irriverentemente visto come religione moderna o quanto meno se ne pone la domanda. Giunta l’ora di pranzo, nel chiostro del museo, sorto sulle ceneri del convento dei frati minori datato diciottesimo secolo, ho provato le prime due specialità … à la liegeose, le polpette e il caffè. Le polpette (boulets) sono a base di carne e cipolla cosparse da con una salsa agrodolce tipica della città e accompagnate dalle insuperabili patatine fritte belghe e maionese, mentre il caffè, famoso nel mondo proprio con il nome di café-liegeois, è presentato con panna montata che sormonta un mix di caffé, gelato e liquore di Liegi (peket). La mia dieta dei quindici giorni precedenti il viaggio è stata definitivamente stroncata. Alla maniera di Liegi (à la liegeoise) troverete anche una insolita insalata (salade) a base di salsiccia, lardo affumicato, fagiolini verdi e patate lesse e la celebre guafre de Liège, dolce tipico a cialda, croccante fuori e morbido dentro, cotto su doppie piastre roventi che gli regalano il caratteristico aspetto goffrato (ovvero una superficie a grata). Viene accompagnata nella versione dolce a zucchero a velo, sciroppi, marmellata, cioccolato, panna, frutta, burro, gelato. Da provare assolutamente il Pékèt, il liquore alcolico vallone buono per tutte le feste.. Al naturale o fruttato o addirittura flambé, il Pékèt si coniuga bene con tutti i gusti e in tutti i colori. Io l’ho scelto al lampone. Ma Liegi non è solo il lato goloso della vita e volutamente ho tralasciato di descrivere quello gioioso della birra e del cioccolato, ma è anche una città dal ricco patrimonio architettonico e culturale cui attingere a piene mani. Attraversata dal fiume Mosa, la città della Vallonia ti accoglie con un centro storico raccolto e ti dà il benvenuto invitandoti a sederti in uno dei tanti ristoranti della piccola piazza del mercato dove si distingue il suo Perron (fontana sormontata da una colonna). Non lontano si trovano il Palais des Princes-Eveques, antica residenza nobiliare oggi sede del tribunale, il bianco palazzo dell’Opera e l’intero quartiere pedonale chiamato Carré dove brilla per grandezza la Cattedrale con al suo interno un ricco “tesoro”. Liegi è una città a misura di passeggiata e infatti sempre a pochi passi vi ritroverete davanti al museo Grand Curtius e all’adiacente collegiata di Saint-Bartelemy dove all’interno è conservato il prezioso fonte battesimale, considerato una delle sette meraviglie del Belgio, capolavoro composto da un cilindro in bronzo intorno al quale si svolgono Scene del Battesimo con figure in rilievo e simbolismi come i buoi che lo sorreggono, a rappresentare i dodici apostoli. Liegi è una città cosmopolita, per lo più di impronta africana per vie delle colonie degli ultimi due secoli appena trascorsi. Una navetta fluviale sulla Mosa, per un paio di euro, ti porta da un museo all’altro e quindi dal Grand Curtius superando due ponti si arriva alla Boverie. All’interno un ricco museo dove spiccano quadri dell’impressionismo francese e del surrealismo belga. E’ un luogo dove concedersi una piccola pausa immersi nel rilassante verde del parco omonimo. Un’attrazione imperdibile che lascia davvero col fiato sospeso per la vista e col fiato corto per la salita a piedi è la Montagna di Bueren, una ripida scalinata che conduce alla parte più alta della città. La pendenza è di quasi il 30% e salire i 374 gradini è un esercizio che richiede calma e volontà ma quando si arriva in alto si gode di una bella vista panoramica della città di Liegi. Mi sono talmente addentrato nella vita cittadina di Liegi che venerdì sera ho assistito allo spettacolo di una partita di calcio della prima serie del Belgio tra il locale Standard de Liège e il Genk. Risultato favorevole alla squadra cui facevo il tifo, i rossi dello Standard, per due goal a uno. Atmosfera unica, con una tifoseria gioiosa e chiassosa per tutto il match. Un evento da non perdere per chi, come me, ama questo sport. Il clima nei giorni del mio soggiorno a Liegi è stato semplicemente perfetto e mi sono goduto i 20/25 freschi gradi mentre in Italia l’anticiclone Lucifero omaggiava le città con temperature anche oltre i 40 gradi. Devo dire che scappo sempre al momento giusto. Odio il caldo e sono felicemente ostile alle vacanze “ferme” sdraiati a far niente sulle spiagge dei litorali, anche se talvolta devo sottostare al volere altrui di genere femminile. E non me ne capacito ! Ultimamente faccio fatica a condividere le mie vacanze. Sto bene quando viaggio da solo, con i miei ritmi, con in miei pensieri, con le mie voglie. Non rinuncerei mai a questa libertà, non rinuncerei mai ad ampliare i miei orizzonti, ad aprire la mia mente. E come diceva Einstein e ritroverete la frase in francese nella testata del blog … “io non ho un talento particolare, sono solo appassionatamente curioso” e aggiungo … delle città, dei mondi nuovi, meglio se accompagnati dai bei vizi della vita, mangiare e bere compresi.
In genere quando si nomina Liegi il primo pensiero vola diretto verso la Liegi-Bastogne-Liegi, la corsa in linea maschile di ciclismo su strada, una classicissima di questo sport. Uno sport che mi appassionava negli anni ’70 ed ero tiifosissimo del grande Eddy Merckx nato proprio in Belgio. E quando si racconta di Liegi, terza città del Belgio, inevitabilmente non si può non accennare alla penna prolifica di Georges Simenon, il creatore del Commissario Maigret famoso per essere stato portato anche sul piccolo schermo in bianco e nero di casa dai grandi Gino Cervi in Italia e Jean Gabin in Francia. E mi immagino che di sera, con la complicità della nebbia d’inverno, camminando per le vie dell’Oltremosa si possano sentire i passi di quell’uomo di corporatura robusta, dal temperamento burbero ma dalle sembianze distinte, estimatore della buona cucina e accanito fumatore di pipa, alle prese con una sua inchiesta poliziesca. Nel suo “metodo” ho ritrovato in parte la mia personale visione sulla visita di città nuove e cioè “quando si trovava di fronte a un ambiente nuovo, con delle persone di cui non sapeva nulla, si sarebbe detto che egli aspirasse macchinalmente la vita che l’attorniava.” Esattamente come il mio “respirare” le città. I suoi romanzi sono ambientati a Parigi ma l’ispirazione nasce proprio dall’atmosfera della sua città natale, Liegi. Al grande scrittore e al suo personaggio letterario la città di Liegi ha reso omaggio con statue (una panchina e un busto in due piazze al di qua e al di là del fiume Mosa) e con l’intitolazione di una via e di una piazza. L’arrivo a Liegi in treno vi regalerà una perla architettonica avveniristica : è la stazione di Liège-Guillemins, progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava e inaugurata nel 2009 come segnale di rinnovamento e grande trasformazione. La mia Liegi è stata quella di viverla “respirandola” come ho accennato sopra. Non avevo in mente niente di organizzato e infatti all’arrivo, dopo aver depositato il mio trolley salendo 47 gradini in legno che portavano alla mia camera presso “Chez Mamy", seguendo l’immagine di Maradona (mio idolo calcistico) che prega affissa sui manifesti in centro sono andato a visitare la mostra esposizione al Musée de la Vie Wallonne “Au nom du foot” dove il calcio viene quasi irriverentemente visto come religione moderna o quanto meno se ne pone la domanda. Giunta l’ora di pranzo, nel chiostro del museo, sorto sulle ceneri del convento dei frati minori datato diciottesimo secolo, ho provato le prime due specialità … à la liegeose, le polpette e il caffè. Le polpette (boulets) sono a base di carne e cipolla cosparse da con una salsa agrodolce tipica della città e accompagnate dalle insuperabili patatine fritte belghe e maionese, mentre il caffè, famoso nel mondo proprio con il nome di café-liegeois, è presentato con panna montata che sormonta un mix di caffé, gelato e liquore di Liegi (peket). La mia dieta dei quindici giorni precedenti il viaggio è stata definitivamente stroncata. Alla maniera di Liegi (à la liegeoise) troverete anche una insolita insalata (salade) a base di salsiccia, lardo affumicato, fagiolini verdi e patate lesse e la celebre guafre de Liège, dolce tipico a cialda, croccante fuori e morbido dentro, cotto su doppie piastre roventi che gli regalano il caratteristico aspetto goffrato (ovvero una superficie a grata). Viene accompagnata nella versione dolce a zucchero a velo, sciroppi, marmellata, cioccolato, panna, frutta, burro, gelato. Da provare assolutamente il Pékèt, il liquore alcolico vallone buono per tutte le feste.. Al naturale o fruttato o addirittura flambé, il Pékèt si coniuga bene con tutti i gusti e in tutti i colori. Io l’ho scelto al lampone. Ma Liegi non è solo il lato goloso della vita e volutamente ho tralasciato di descrivere quello gioioso della birra e del cioccolato, ma è anche una città dal ricco patrimonio architettonico e culturale cui attingere a piene mani. Attraversata dal fiume Mosa, la città della Vallonia ti accoglie con un centro storico raccolto e ti dà il benvenuto invitandoti a sederti in uno dei tanti ristoranti della piccola piazza del mercato dove si distingue il suo Perron (fontana sormontata da una colonna). Non lontano si trovano il Palais des Princes-Eveques, antica residenza nobiliare oggi sede del tribunale, il bianco palazzo dell’Opera e l’intero quartiere pedonale chiamato Carré dove brilla per grandezza la Cattedrale con al suo interno un ricco “tesoro”. Liegi è una città a misura di passeggiata e infatti sempre a pochi passi vi ritroverete davanti al museo Grand Curtius e all’adiacente collegiata di Saint-Bartelemy dove all’interno è conservato il prezioso fonte battesimale, considerato una delle sette meraviglie del Belgio, capolavoro composto da un cilindro in bronzo intorno al quale si svolgono Scene del Battesimo con figure in rilievo e simbolismi come i buoi che lo sorreggono, a rappresentare i dodici apostoli. Liegi è una città cosmopolita, per lo più di impronta africana per vie delle colonie degli ultimi due secoli appena trascorsi. Una navetta fluviale sulla Mosa, per un paio di euro, ti porta da un museo all’altro e quindi dal Grand Curtius superando due ponti si arriva alla Boverie. All’interno un ricco museo dove spiccano quadri dell’impressionismo francese e del surrealismo belga. E’ un luogo dove concedersi una piccola pausa immersi nel rilassante verde del parco omonimo. Un’attrazione imperdibile che lascia davvero col fiato sospeso per la vista e col fiato corto per la salita a piedi è la Montagna di Bueren, una ripida scalinata che conduce alla parte più alta della città. La pendenza è di quasi il 30% e salire i 374 gradini è un esercizio che richiede calma e volontà ma quando si arriva in alto si gode di una bella vista panoramica della città di Liegi. Mi sono talmente addentrato nella vita cittadina di Liegi che venerdì sera ho assistito allo spettacolo di una partita di calcio della prima serie del Belgio tra il locale Standard de Liège e il Genk. Risultato favorevole alla squadra cui facevo il tifo, i rossi dello Standard, per due goal a uno. Atmosfera unica, con una tifoseria gioiosa e chiassosa per tutto il match. Un evento da non perdere per chi, come me, ama questo sport. Il clima nei giorni del mio soggiorno a Liegi è stato semplicemente perfetto e mi sono goduto i 20/25 freschi gradi mentre in Italia l’anticiclone Lucifero omaggiava le città con temperature anche oltre i 40 gradi. Devo dire che scappo sempre al momento giusto. Odio il caldo e sono felicemente ostile alle vacanze “ferme” sdraiati a far niente sulle spiagge dei litorali, anche se talvolta devo sottostare al volere altrui di genere femminile. E non me ne capacito ! Ultimamente faccio fatica a condividere le mie vacanze. Sto bene quando viaggio da solo, con i miei ritmi, con in miei pensieri, con le mie voglie. Non rinuncerei mai a questa libertà, non rinuncerei mai ad ampliare i miei orizzonti, ad aprire la mia mente. E come diceva Einstein e ritroverete la frase in francese nella testata del blog … “io non ho un talento particolare, sono solo appassionatamente curioso” e aggiungo … delle città, dei mondi nuovi, meglio se accompagnati dai bei vizi della vita, mangiare e bere compresi.
Post’s song : “Holiday” performed by Madonna
8/17