Giù al Nord. La prima cosa che ti colpisce di questa graziosa città del Nord della Francia, al confine con i boschi del Belgio, é la calorosa umanità e ospitalità dei suoi abitanti (gli Ch'tis). Gentili, sorridenti, pronti ad aiutarti in ogni occasione. Sembra quasi un controsenso rispetto al comune detto che i francesi hanno la puzza sotto il naso. La risposta, sebbene in Francia mi sia sempre trovato bene, potrebbe essere evidenziata dal fatto che qui siamo al Nord e che il loro detto sugli stranieri che ci vengono per la prima volta, come ci viene regalato deliziosamente nei dialoghi di un film francese girato da queste parti, possa davvero avere un fondamento e si rimane felicemente meravigliati. Sto scrivendo della sorprendente Lille, capoluogo della regione Nord-Passo di Calais, una meta fuori dai canoni del viaggio convenzionale. Già all'andata in aeroporto, nella lunga attesa di imbarcarmi, altri vacanzieri e non, passando davanti al nostro gate, commentavano sul fatto di non sapere neppure dove si trovasse Lille. Meglio così mi son detto, alcune località dovrebbero essere gelosamente preservate dal turismo di massa. Agli amanti del viaggio alla ricerca di scoperte dico : non divulgate, non invogliate, che vadano al mare a riposare, a non far nulla, a oziare, a prendere il sole bollente, soprattutto dopo un anno di lavoro impiegatizio, senza movimento. Io adoro scoprire posti nuovi, io amo il clima non caldo, io prediligo le città, insomma quando posso vado contro tutti i canoni della vacanza media. Amo godermi la vita, mangiare e bere bene, camminare tanto e pensare altrettanto. Non voglio assolutamente annientare la mia mente. Ho bisogno di questo tipo di energia positiva. E anche Lille e i suoi dintorni sono stati all'altezza. Andiamo con ordine. All'arrivo in città, nonostante le snervanti cinque ore di impressionante ritardo (dovute al nubifragio su Malpensa che non permetteva agli aeroplani di atterrare, con conseguente cambio prima del velivolo e poi dell'equipaggio) ma con un aplombe in corpo regalatami dai bei pensieri della serata precedente, ho fatto giusto in tempo a recarmi al ristorante Pancook dove avevo prenotato un tavolo per assaggiare il primo dei quattro piatti della tradizione dal nome impronunciabile il potjevleesch. Piatto di influsso fiammingo, che consiste in un insieme di carni di quattro tipi diversi (pollo, coniglio, maiale e vitello), cotte insieme e successivamente racchiuse in gelatina, secondo la tecnica dell'aspic. Pietanza molto antica come da ricettario medioevale risalente al XIV secolo da accompagnare ai tempi nostri con patatine fritte e, come suggeritomi, da una fresca birra locale. La stanchezza del viaggio è già acqua passata e comincio a spuntare nel mio taccuino la meravigliosa visione d'insieme della Grand Place (piazza centrale). Il sole é ancora alto qui al Nord e le prime fotografie hanno un colore particolare. Il weekend é appena iniziato e dovrò godermelo al meglio. La mia camera in hotel diventa il centro operativo per decidere sull'indomani. La scelta cade su visitare Bergues a meno di un'ora di treno dalla stazione di Lille Flandres. Bergues é la piccola località ancora più a nord della regione dove Dany Boon ha girato gli esterni del film "Giù al Nord". Passo in rassegna gioiosamente tutte le location : la piazza con il grande campanile, l'ufficio postale, la friterie, il ponticello e poi visito in una sala dell'ufficio del turismo la piccola mostra che hanno allestito proprio per ricostruire il film passo per passo. La pellicola era divertente e pronta a smontare tutti gli stereotipi del posto e degli abitanti di questa parte del Nord della Francia. Una vera chicca della cinematografia transalpina, che adoro come ho già scritto in altre occasioni. Gli autori francesi sono avanti anni luce nella scrittura delle commedie contemporanee. Lo dobbiamo ammettere. I francesi sanno fare le commedie brillanti meglio di noi. Sono meglio scritte, meglio dirette, meglio prodotte e meglio interpretate. Rientro giusto per l'ora di pranzo da spendere in un estaminet, così vengono chiamati i locali tipici di ristorazione a Lille, nel cuore della città vecchia. E via col secondo piatto della tradizione : il Welsh, fatto con pane bagnato nella birra, ricoperto di prosciutto e formaggio della zona (maroilles) il tutto passato al forno e accompagnato dalle immancabili patatine fritte. Anche qui l'abbinamento con una birra bianca é consigliato. Dopo pranzo mi perdo nelle viuzze della Vecchia Lille dove le case tipiche ora ospitano eleganti negozi alla moda. Da vedere la rilassante zona verde circostante il colorato Musée de l'Hospice Comtesse sulla Rue de la Monnaie, una delle vie più belle di Lilla, che un tempo era una sorta di ospedale e casa di riposo per indigenti, fondato dalla contessa delle Fiandre Giovanna nel dodicesimo secolo. Particolare anche l'architettura grigia della imponente vicina Cattedrale Notre-Dame-de-la-Treille. Proseguo il momento sull’onda culturale e vado a visitare il Museo delle Belle Arti che ospita una collezione pittorica tra le più vaste di Francia, seconda dopo il Louvre, e che comprende tra gli altri artisti del calibro di Veronese, Rubens, Jordaens, El Greco, Giordano, Manet, Monet, Renoir, Sisley, Van Gogh intervallate da opere scultoree di Rodin. Mi dirigo di nuovo verso la Grand Place intitolata al più celebre cittadino di Lille, Charles de Gaulle e qui assolutamente da non perdere è il cortile dell'Antica Borsa costituita da 24 abitazioni disposte in quadrilatero. Di giorno lo spazio é adibito alla vendita di libri e stampe d'epoca e di sera diventa teatro di piccoli eventi; io ho assistito a una kermesse di danzatori di tango. Al centro della piazza la colonna statua protettrice della Déesse (dea). Dopo tanto camminare, saranno stati circa venti i km percorsi, faccio sosta con un aperitivo che diventa cena grazie a bicchiere di champagne e a un plateau de fromages della zona. Il sabato é volato. Ho ancora davanti un giorno pieno. Mi alzo presto, mi carico di due croissant tutto burro e altre prelibatezze della prima colazione dell'hotel e mi incammino verso l'animato e colorato mercato della domenica di Wazemmes. Proseguo in direzione della verde Cittadella per poi tornare di nuovo in centro alle ore 10 in punto dove mi aspetta la salita, in ascensore per fortuna, del Beffroi (torre del municipio) che fa parte del patrimonio dell'Unesco. Dalla sommità si gode il panorama della città con una menzione particolare alla Porta de Paris che é proprio sotto la torre. La discesa a piedi mi lancia di nuovo in zona Vecchia Lille per provare il terzo piatto della tradizione la carbonnade flamande in un altro estaminet tipico, il Lillois. La carbonnade in pratica é uno spezzatino di manzo cotto nella birra dalle note dolci. Inevitabili le patatine fritte e un boccale di birra. Il pomeriggio lo trascorro alla ricerca di piccole curiosità della città tra cui spiccano la veduta esterna posteriore della chiesa gotica di San Maurizio con con le sue cinque navate e la statua del P’tit Quinquin (bambino piccolo cullato dalla merlettaia) dedicata a una canzone simbolo delle popolazioni del nord in lingua ch’ti. Concludo la serata con l'assaggio dell'ultimo piatto tipico, in comune con i belgi, le moules frites nella versione crema all’aglio bevendo un bicchiere di vino bianco (l’unico in questo weekend). Avevo letto di questa città risvegliatasi come la bella addormentata e liberatasi dell’etichetta di città grigia e quindi ritorno ancora una volta sulla Grand Place per rifarmi gli occhi aspettando il tramonto che qui arriva tardi e guardo ancora la bellezza architettonica dei suoi palazzi godendo della gioia del mio viaggiare alla ricerca di posti nuovi. Un weekend è perfetto per visitare Lille e io sono stato nei tempi. Au revoir.
Post's song : "I just called to say I love you" performed by Stevie Wonder
7/16
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