L’entusiasmo degli abitanti e l’energia della città. Belgrado già capitale della grande ex Jugoslavia di Tito e ora della Serbia. Città europea, balcanica ma soprattutto serba. Città dal passato travagliato che ha visto nel corso della sua storia il passaggio di celti, greci, romani e poi dopo conflitti turbolenti e sanguinosi anche di bizantini, bulgari, serbi, ungheresi, austriaci e turchi ottomani che tennero la città fino a oltre metà dell’ottocento. La Belgrado del novecento è passata attraverso le distruzioni della Prima guerra mondiale, l'occupazione nazista durante la Seconda, i bersagliamenti degli Alleati e la ricostruzione del periodo sovietico, fino ad arrivare ai bombardamenti della Nato del 1999 durante la guerra del Kosovo. Ora si spera che abbia finalmente voltato pagina per integrarsi in Europa. Non ero preparato a questa piccola vacanza che ho deciso solo una settimana prima della partenza. Mi attraeva la novità di una nazione e di una capitale nuova, mai visitate. E forse il fatto di non avere una minima conoscenza di questa capitale ha reso il tutto così estremamente piacevole. Arrivato in hotel “rubo” dal bancone la mappa della città con l’elenco dei monumenti e delle attrazioni ben disegnati. Decido di stilare mentalmente un minimo di itinerario di due giorni e lascio il resto all’improvvisazione, al mio senso dell’orientamento e al mio “respirare” le città. Esco in strada, mi metto in mezzo al grande viale Kralja Milana e guardo nelle due direzioni. La cupola del tempio di San Sava, la moderna chiesa che si fregia del titolo della più grande chiesa ortodossa del mondo sembra quasi venirmi incontro tanta è la sua maestosità e quindi decido di recarmi immediatamente alla visita. Come inizio non è niente male e le foto che mi ritraggono con lo sfondo della chiesa sono da cartolina. Il tempo meteorologico è dalla mia parte anche questa volta ed è una gioia incamminarsi per scoprire Belgrado. Percorro al contrario il primo itinerario e proseguo in direzione della città vecchia, lo Stari Grad. Opto per andare a dare (splendido gioco di parole) uno sguardo, quasi fossi alla finestra, del paesaggio formato dal pacifico scorrere dei fiumi Danubio e Sava che confluiscono sulla collina della antica fortezza ottomana, il Kalemegdan, oggi trasformata in parco. Per arrivarci si deve percorrere tutta la Mihailova, la lunga via pedonale che può essere considerata il cuore pulsante di Belgrado. Niente negozi di lusso, ma librerie, venditori di quadri, souvenirs per i turisti cui attingo sempre per i magneti del frigorifero di Vito e Betty e da poco anche quello di Anna, tantissimi caffè e tanto dolce rifarmi gli occhi ammirando le bellezze dei volti e dei corpi femminili locali. Belgrado non è stata ancora scoperta dal turismo di massa e così si può immergersi totalmente nella vita dei belgradesi, tra mercatini e moderni caffè. Nonostante la città sia molto estesa Belgrado può essere tranquillamente girata per quanto riguarda le attrazioni principali in due giorni, proprio come mi ero prefissato guardando la cartina. La serata, con cena inclusa, del primo giorno nella capitale serba decido di spenderla nella visita della tradizionalissima trionfale via Skadarkija splendida cornice del quartiere bohémien degli artisti letteralmente invaso di ristoranti gallerie d’arte e locali tipici. I ciottoli che pavimentano la strada e i lampioni che la illuminano, la rendono quasi magica e la riportano ai tempi del passato, quelli dell’ottocento. La visita è una sosta irrinunciabile per chi ama la buona cucina popolare e la musica tradizionale (i serbi la chiamano “staro gradska”, musica della città di un tempo), suonata con violino, chitarra e contrabbasso. Il quartiere è una sorta di Montmartre dei Balcani e ciò le ha regalato il gemellaggio con quella di Parigi. La seconda giornata nella capitale serba decido di iniziarla con una lunga camminata che mi porterà alla Kuća Cveća, letteralmente casa dei fiori in serbo, il monumento funebre costruito per ospitare la salma del maresciallo Tito presidente della Repubblica Federale della Jugoslavia dal 1953 al 1980 anno della sua morte. Nella proprietà, tomba e memoriale, c’è anche il museo che contiene l'ampia collezione di regali fatti a Tito durante le sue visite ufficiali all’estero e adiacente si visita anche il museo storico della Jugoslavia. Durante il percorso per arrivare alla “casa dei fiori”, il nome deriva dal fatto che molti fiori venivano posati sul sepolcro di Tito, si passa davanti alle strutture, esternamente fatiscenti, degli stadi calcistici delle due più famose squadre di Belgrado, la Stella Rossa e il Partizan. Avevo letto sul web che, se veramente ci si vuole tuffare in un volto alternativo al centro storico di Begrado, non si può prescindere dalla visita alla municipalità di Zemun, il principale e più antico dei comuni che compongono la città. Fermo un taxi e mi faccio trasportare. Zemun sorge proprio alla confluenza del fiume Sava nel Danubio e ha al suo interno la Torre del Millennio da dove si può godere di un bel panorama sulla città vecchia. Mi godo il lungofiume che ospita ristoranti e caffé. Rientro con un autobus nello Stari Grad e mi soffermo nelle due importanti piazze, Repubblica e Tetrazije (terrazzo). Un autoscatto davanti al Parlamento e poi continuo verso la chiesa ortodossa di San Marco, situata all’interno del bel parco Tajsmajdan. Il secondo giorno è al termine e lo festeggerò con una cena in un ristorante caratteristico vicino alla chiesa di San Sava, il Malafabrika. Da sempre un punto di primaria importanza in ogni mio viaggio è la gastronomia locale e cosa c’è di meglio di un pranzo a base di cucina serba, dove il rapporto qualità prezzo è davvero sorprendente. A Belgrado i piatti a base di carne la fanno da padrone e ho provato per la serie degli ottimi e gustosi ćevapčići che sono un piatto a base di carne trita, variamente speziata, tipico della cucina dei paesi della penisola balcanica, ma originari proprio di Belgrado e il gulash accompagnato da un ottimo purè di patate. Le porzioni sono molto abbondanti. Ho gustato anche una versione moderna della gibanica preparata con molti strati di pasta sottilissima fatta in casa, farcita con formaggio fresco. Per quanto riguarda i desserts ho assaggiato la storica palacinta, simile alla crepe francese ma priva di burro, da me onorata cospargendola con un ciotolino di Nutella, la mia Nutella e seduto al tavolino all’aperto dell'Hotel Moskva la torta omonima a base di crema e frutta. Lo storico hotel ha ospitato negli anni scienziati, artisti e attori, fra i quali Albert Einstein, Robert de Niro, Alfred Hitchcock, Luciano Pavarotti e altri ancora. Belgrado è in evoluzione di design e i futuri progetti architettonici che ho visto leggendo le riviste del settore sono incredibilmente avveniristici. A Belgrado nonostante le scritte in cirillico si parla anche un onorevole inglese. Un soggiorno lampo dopo una settimana impegnativa su tutti i fronti nella mia vita privata e dove ahimè i pensieri hanno accompagnato le mie passeggiate. Ero alla ricerca di una piccola pausa di riflessione sulla quotidianità ma che purtroppo al rientro è ritornata tale. Questo post è stato scritto per la prima volta col mio portatile MacBook Air, il resto è storia di vita.
Post's song : "The Miracle (of Joey Ramone)" performed by U2
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