Ci sono viaggi che ti rimangono dentro, che si insediano direttamente nella mente e nel corpo. Questo era un viaggio che volevo fortemente. Sono sempre stato attratto da questa parte del mondo e alla fine è stata un'avventura fantastica. Inizio a scrivere il mio post per il viaggio che considero il più affascinante da sempre, chiuso in un camera d'hotel all'interno dell'aeroporto Narita di Tokyo.
E' la mia ultima notte in Giappone, il Paese del Sol Levante. Scoprire questa terra è stato un evento indiscutibilmente ricco di emozioni continue. Altro mondo, altra gente, altra cultura, altri comportamenti. E io mi sono adattato subito. Darwin disse : “non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti.” Spero abbia ragione. Perché io sono così, nei viaggi come nella vita. Guardo fuori e vedo gli aeroplani in sosta per le partenze di domani. Mi sento quasi un reporter di guerra viste le minacce dei vicini nordcoreani di questi giorni. La tranquillità mischiata al silenzio è quasi irreale. Ho apprezzato molto la tranquillità visitando i templi e i giardini zen delle due grandi città del Giappone dove ho soggiornato. Come mi hanno spiegato durante la cerimonia del tè a Kyoto, la tranquillità fa parte dei quattro principi fondamentali, insieme all'armonia, alla purezza e al rispetto. Sembra impossibile che a un'ora di treno da qui ci sia una popolazione di circa tredici milioni dove la frenesia della metropoli si sposa perfettamente con la calma che poi si ritrova nei templi sparsi per la città. Certo io vedo e vivo tutto con lo spirito della vacanza e probabilmente non risulterò obiettivo ma mi è sembrato tutto molto organizzato, disciplinato, vivibile; in ogni quartiere si possono trovare oasi meravigliose che quasi oltrepassano la dimensione della realtà. La popolazione è discreta, composta, disponibile, cortese. Nelle due città che ho visitato, la capitale Tokyo e la città dei mille templi Kyoto, sono rimasto affascinato dai loro contrasti, dai loro opposti. La tradizione convive con la tecnologia, i ritmi forsennati del mondo del lavoro con la serenità dei giardini zen, la bellezza mozzafiato delle costruzioni come il Padiglione d'Oro di Kyoto con la forma avveniristica dei treni proiettile superveloci, il paesaggio incantato del Monte Fuji con le luci sfavillanti dei grattacieli di sera. Il Giappone unisce un'atmosfera antica a un clima futuristico. E' sorprendente come la nostra epoca vive in stretto contatto con quella che era la civiltà di un tempo. Siamo a dodici ore di volo dal nostro paese, con un territorio apparentemente molto affine, ma siamo distanti dalla nostra immaginazione. Ci sono però due cose che ho constatato concretamente sul campo che sono impareggiabili per me : la gentilezza e l'umiltà delle persone, unite al senso di educazione. Questo mi rimarrà nel cuore e probabilmente a distanza di qualche anno mi riporterà, magari in autunno, a rivisitare questi e altri posti del Giappone. Durante l'ora legale sono sette ore avanti e in quella solare otto … innegabilmente … sono semplicemente avanti. Il mio viaggio è iniziato a Tokyo. Il tempo veloce di sbrigare le formalità aeroportuali con tanto di foto e impronte digitali degli indici ed eccomi sullo Skyliner che mi porta in città. I sedili della carrozza si muovono automaticamente e si sistemano nel senso di marcia del treno : che meraviglia ! All'arrivo prendo la metropolitana, la più frequentata al mondo (in città transitano 13 linee divise per le due società che le gestiscono, la Tokyo Metro e la Toey). Le linee sono ben definite dal colore, dalle lettere dell'alfabeto e dai numeri delle fermate per facilitare anche gli stranieri che al primo impatto potrebbero smarrirsi con gli ideogrammi giapponesi. Alle 13 linee si aggiungono anche altre linee di superficie gestite dalla Japan Rail (JR) East tra cui spicca la famosissima Yamanote Line con tragitto circolare che tocca punti importanti della città. Il mio hotel a Tokyo è nella zona di Shibuya. Shibuya è un quartiere famoso per il suo incrocio con attraversamento pedonale definito il “più trafficato al mondo” con le “zebre” disposte anche diagonalmente. Sempre a Shibuya c'è il punto di incontro per i giovani della città : si ritrovano davanti la statua di Hachiko (simbolo del quartiere) il cane che rimase fedele al suo padrone anche dopo la sua morte (lo attese per ben 9 anni all'uscita della stazione), ultimamente tornato alla ribalta grazie a un film con Richard Gere. Lascio i bagagli alla conciergerie dell'albergo e decido di andare immediatamente a far visita al Tempio di buddista di Senso-ji nel quartiere di Asakusa. Il tempio è il luogo di venerazione più antico di Tokyo. Si raggiunge oltrepassando la porta Kaminarimon con l'imponente lanterna di carta rossa. La lunga via che mi condurrà alla seconda porta è costeggiata da numerosi negozietti aperti dove si possono trovare prodotti tipici, dai souvenir classici ai vestiti tradizionali. Supero la seconda porta che dà accesso al Tempio vero e proprio e di fronte all’ingresso trovo il grande braciere dove brucia continuamente un po’ di incenso. Guardo gli altri visitatori e li “copio”. Immergo mani e volto attirando il fumo verso di me. E' un rito di purificazione che allontana le malattie e porta buona fortuna. (lo spero di cuore). A sinistra del maestoso tempio c'è l'altrettanto grandiosa pagoda a cinque piani. Adorabili anche i piccoli giardini che circondano queste costruzioni. E' arrivata l'ora di pausa pranzo e attirato dall'offerta di un piccolo locale provo il mio primo piatto della cucina dell'estremo oriente il Tonkatsu Teissyoku, una bistecca di filetto di maiale impanata e fritta tagliata a pezzi accompagnata da cavolo, zuppa di miso e ciotola di riso. Una vera delizia. L'acqua e il té verde in polvere sono (e saranno sempre) gratuiti. Il tempo meteorologico (sole Umberto docet) è dalla mia parte e quindi decido di prendere il traghetto che percorre il fiume che attraversa Tokyo, il Sumida, e arrivo fino ai giardini di Hama-Rikyu per la mia prima oasi di tranquillità, immerso tra gli alberi di ciliegio ancora in fiore. Questo ampio giardino con laghetti, ponti in legno e alberi giapponesi si trova nel punto in cui il fiume sfocia nella Baia di Tokyo e offre un surreale contrasto con i grattacieli ultramoderni di Shiodome che gli fanno da gigante ombra. Seguo l'indicazione di una tea-house dove, dopo essermi tolto le scarpe e indossato le loro pantofole, provo il mio primo “afternoon tea” con il tradizionale té verde in polvere (matcha) con tanto di dolcetto tipico di accompagnamento. E' un bellissimo impatto col Giappone. Il tè matcha me lo ritroverò per tutto il mio soggiorno in Giappone proposto e riproposto in tutte le versioni possibili (dolci, torte, cioccolati, confezioni di Kit Kat, gelati e prelibatezze varie). Il quartiere chic di Ginza è vicino e ci arrivo a piedi. Percorro il viale principale dove ai tradizionali negozi che vendono wasaghi (dolci giapponesi) o articoli tipo kimono e geta (ciabattine infradito) si alternano i palazzi delle grandi firme di moda e di gioielleria. Mi ha colpito molto vedere che i ristoranti del quartiere sono quasi tutti ai piani alti o addirittura all’ultimo piano di enormi grattacieli. Ci si abitua facilmente vedendo le insegue che indicano i piani dove si trovano, con le fotografie dei piatti proposti. Anche questa caratteristica la ritroverò per tutta la durata del viaggio. E' arrivata l'ora di rientrare in hotel, sistemare finalmente i bagagli, farmi una piccola doccia e uscire di nuovo all'ora del tramonto. Il buio arriva presto non essendoci l'ora legale e i grattacieli illuminati di Shibuya mi aspettano, come mi aspetta il bancone del locale dove servono il mio piatto giapponese preferito, il sashimi di pesce crudo. I miei preferiti sono il “sake” salmone e il “maguro” tonno (qui in tre diverse versioni : “o'toro” grasso e pregiato, “chutoro” semigrasso e “akami” il più economico simile a quello che si mangia in Italia). Li inzuppo nella salsa di soia mescolata all’adorata piccantissima pasta di wasabi (ricavata dalla pianta di ravanello, della famiglia del rafano e della senape). Il mio primo giorno a Tokyo è terminato e sono entusiasta. La luce del nuovo giorno (qui arriva prestissimo) che filtra dalla finestra della mia camera e il jet-lag in corpo mi svegliano all'alba. Wow sono in Giappone. Colazione continentale veloce e via a far visita al mercato del pesce di Tokyo nel distretto di Tsukiji. E' il mercato ittico più grande del mondo. Apre prestissimo ed è famoso per l'asta dei tonni che avviene all'alba (mercato interno). Mi mischio agli addetti e agli altri curiosissimi turisti e mi perdo nelle varie corsie del mercato esterno dove un'infinita serie di attività commerciali vende pesce al minuto, pesce porzionato, lavorato fresco, essiccato, conservato e via dicendo. Mi ero tenuto leggero a colazione perché volevo provare la qualità del pregiato pesce crudo locale. Vado alla ricerca dei piccoli ristoranti a bancone. Si dice che in alcuni di questi si possa mangiare il miglior sushi del mondo. Attendo il mio turno e verifico se è fondata la fama che li accompagna. Faccio il replay del sashimi della serata precedente. La qualità è di una spanna abbondante sopra ed effettivamente si basa sull’eccellenza dei pregiati tagli e sulla freschezza della materia prima. La mia esaltazione è alle stelle. Riprendo la metropolitana e vado a far visita al Bridgestone Museum per ammirare la versione “originale” del quadro di Monet “San Giorgio Maggiore al tramonto” quella del pluri-citato (da me) film “Gioco a due”. L'altra versione l'avevo apprezzata al museo di Cardiff in Galles nel 2006 (vedi post Monet vs. Chelsea). Un altro dei miei tasselli mancanti è stato colmato. Sono a metà del secondo giorno di vacanza in terra nipponica e ho già completato due pagine di word di questo post. Sono un fiume in piena di emozioni. Devo correre al Palazzo dell'Imperatore per la foto di rito davanti ai fossati e al ponte Nijubashi. Non c'è posizione per il mio mini-treppiede e quindi devo chiedere aiuto. Click. Fatta. Continuo a camminare fino a raggiungere una collinetta in mezzo ai grattacieli di Akasaka … lì c'è il tempio shintoista di Hie-Jinja, famoso per la statua di una scimmia che culla il suo piccolo, venerata dalle donne incinte. Nel pomeriggio, non prima di assaggiare al volo dei ravioli alla griglia (simili a quelli della cucina cinese) vado nel quartiere di Akihabara dove ci sono i palazzi con insegne coloratissime che richiamano i fumetti manga. Questo distretto è anche il paradiso dell'elettronica e dei maidcafè. E' ora di rientrare in hotel per darmi una rinfrescatina per l'uscita serale. Prima di andare a “rivisitare” in notturna la zona di Asakusa (tempio di Senso-ji e Pagoda) vado a scattare con la luce meravigliosa del tramonto qualche istantanea dell'incrocio più trafficato al mondo, dal primo piano dello Starbucks Cafè di Shibuya. 4 fotografie in stile tessera che rappresentano il movimento dei passanti sulle strisce pedonali. La scelta del piatto da scegliere per cena nel quartiere di Asakusa è dettata dalle riproduzione in ceramica dei piatti fuori dai ristoranti. Scelgo la tempura (fritto leggerissimo) di gamberoni e verdure (melanzana e zucchina). Altra delizia. Quante cose ho visto oggi … chissà che sogni farò. Mi sveglio presto come il giorno precedente e vado a vivere il mio terzo giorno a Tokyo. Il mio itinerario prevede la visita al piccolo tempio di Sengakuji con il piccolo cimitero dei 47 ronin (samurai rimasti senza padrone) suicidatisi dopo aver vendicato il loro capo. Si dice : “Conoscere la storia dei 47 ronin, vuol dire conoscere il Giappone". Un altro punto a favore per me che va ad aggiungersi alla visione in tempi non sospetti del film “Ronin” con Robert De Niro e Jean Reno. E' ora di dare un tocco “internazionale” alla mia visita di Tokyo. Prendo la monorotaia senza conducente e raggiungo l'isola artificiale di Odaiba nella baia di Tokyo. Qui c'è una replica (più piccola) della Statua della Libertà di New York sullo sfondo del Rainbow Bridge. E dopo New York eccomi a Parigi per osservare a naso all'insù la riproduzione in arancione ispirata alla Tour Eiffel (più alta). E' la Tokyo Tower, torre di trasmissione radio e televisiva. E' arrivata l'ora di trasferirmi nel quartiere di Shinjuku dove c'è il Palazzo sede del Governo Metropolitano di Tokyo. Il Palazzo ha due osservatori gratuiti al 60° piano. Vale la pena di salirci. Dall'alto si vede un concentrato di grattacieli dove le luci al neon sia di giorno che di notte fanno pulsare la zona. Altro giro, altro metrò, altro quartiere. Sono a Harajuku. Seguo la strada dello shopping di Omotesando dove i negozi delle grandi firme (Cartier, Chanel, Prada, Tod's e via discorrendo … ) fanno la gara ad avere le costruzioni più originali. Faccio una piccola sosta a base di cappuccino e brioche in un locale che mi riporta con la mente e con il corpo alle oasi di tranquillità. Musica d'ambiente in sottofondo e ampie vetrate sulla via principale. Consulto la mia cartonville del Touring (grazie Francesca) per dirigermi verso il vicino Tempio shintoista di Meiji Jingu. altro luogo bellissimo di pace, immerso nel parco Yoyogi. Ci si arriva dopo una breve camminata nel parco. Il portale di ingresso (Torij) in legno è spettacolare. Giunto al Tempio acquisto la mia targhetta votiva in legno e lascio il mio messaggio speranzoso. Stanco per le camminate del giorno rientro in hotel per prepararmi (giacca di Armani e camicia bianca di circostanza) per l'ultima serata a Tokyo city. Avevo prenotato un tavolo “near the window” al 52° piano del Park Hyatt Hotel dove c'è il ristorante New York Grill reso celebre per le scene al bar dove si incontrano Bill Murray e Scarlett Johansson nel film “Lost in translation”. Degusto al bar un bicchiere di vino bianco fresco (Chateau Ste. Michelle Dry Riesling, Columbia Valley 2011) mentre aspetto la preparazione del mio tavolo puntale alle 8.30 pm. La cena sarà sublime tanto che alla fine, su invito del maitre di sala, mi reco nella cucina “a vista” per complimentarmi con il capo chef. E' Stefan Resch austriaco di Salisburgo al quale in un inglese sicuramente maccheronico comunico che “Now I can die” per la scelta quanto mai azzeccata dei piatti dal loro menù. Avevo iniziato con un antipasto da urlo (per me) a base di foie gras scottato, adagiato su mele Fuji al forno, a loro volta distese su pan brioché tostato. Sorseggio il bicchiere di vino rosso californiano blend di tre vitigni Cabernet Sauvignon & Merlot (Stag's Leap Wine Cellars Hands of Time, Napa Valley 2009) in trepida attesa del piatto “forte” del menù : il filetto di taglio pregiato della carne di manzo “Kobe” alla griglia … Questa carne è famosa in tutto il mondo per le sue caratteristiche oltre che per il suo elevato prezzo di mercato. La tradizione vuole che i manzi wagyu vengano alimentati con grano e altri mangimi altamente selezionati per facilitare la marmorizzazione delle carni. La leggenda vuole che vengano nutriti con birra e massaggiati regolarmente con un guanto intriso di saké. Leggenda o non leggenda la carne ha una tenerezza unica e un sapore indescrivibile. Che memorabile cena, che gioia, che felicità. Domani è un altro giorno, domani sarò a Kyoto. Al risveglio ripenso ancora alla serata trascorsa nella quale non mi sono fatto mancare niente … se proprio devo cercar un pelo nell'uovo forse avrei voluto condividerla con una bellissima donna. Anticipo di qualche corsa il mio battesimo sul treno proiettile Shinkansen Hikari in direzione Kyoto. Dalle cuffiette del mio iPhone ascolto la musica che avevo preparato per il viaggio. Guardo fuori dal finestrino e a metà tragitto ecco il Monte Fuji con la sua imponenza e la sua figura ben delineata. Due ore e quaranta e arrivo nella città dei Templi. Kyoto è stata capitale del Giappone per oltre mille anni fino 1896, anno in cui la capitale fu spostata a Edo, attuale Tokyo. Proprio per questo motivo Kyoto racchiude molto della cultura nazionale e numerose costruzioni risalgono a quell’epoca, come ad esempio il sopracitato meraviglioso Padiglione d’oro oppure il Tempio Kyomizu. Kyoto è nota in tutto il mondo per le sue antiche arti tradizionali come a esempio la cerimonia del té, oppure l’arte di arrangiare i fiori, l’ikebana e per il quartiere delle geishe. Non avendo una guida della città prendo un taxi e mi faccio portare al “Capsule Hotel” dove avevo prenotato per una sola notte per provare l'esperienza di dormire in questa originale sistemazione. Da booking.com leggo : “il 9 Hours Kyoto è un albergo interamente non fumatori che offre l'atmosfera di un'astronave con linee pulite, spazi tranquilli, eccezionali letti a capsula e piani separati per uomini e donne. Le capsule includono una sveglia luminosa, uno speciale cuscino, lenzuola d'alta qualità, vestaglia e pantofole.” E' tutto vero … bianco, pulito, organizzato. La mattina seguente, il tempo di riprendere le mie scarpe chiuse in un armadietto all'entrata, via verso l'hotel Anteroom che mi accoglierà per tre giorni e tre notti. Albergo con design modernissimo, essenziale e dotato di tutto quello che può servire. Ottima scelta. Finora non vi ho raccontato del bagni in Giappone. Le toilette sono elettroniche … Le centraline controllano i water che sono dotati di tutte le utilità: dal bidet con doppio getto, alla scelta della pressione dell'acqua e della temperatura della tazza. In alcuni ho trovato anche il tasto “sounds” per coprire gli eventuali rumori di fondo. Francesi inglesi … prendete nota e copiate i giapponesi. Un'altra caratteristica che non manca mai quando arrivi nei ristoranti o nei caffè in Giappone è la presenza delle salviettine imbevute talvolta calde. E' sempre piacevole. Chiusa la parentesi “pulizia” torno al viaggio … lascio i bagagli, prendo i vari depliants nella hall dove finalmente trovo una guida all'utilizzo dei mezzi di trasporto. Kyoto è una città culturalmente molto ricca e una tappa obbligatoria in una visita in Giappone. Ci sono 17 siti patrimonio dell’umanità, 1600 templi buddisti e 400 luoghi shintoisti. Nonostante tutto questo è molto facile orientarsi in quanto la planimetria della città è disposta con le vie a incrocio verticale/orizzontale come a New York e si divide in zone a nord e a sud della futuristica Stazione Centrale dei treni. Una buona cartina dei bus e una tessera giornaliera dal costo di 500 yen, assolutamente conveniente, e il gioco è fatto. Gli autobus portano in tutte le direzioni e naturalmente in tutti i templi sparsi per la città. A sud (dove alloggio) c'è il tempio santuario di Fushimi Inari (shintoista) particolarmente noto per l'innumerevole numero di torii (portali d'accesso) vermigli che coprono i sentieri del Monte Inari, alle spalle del padiglione principale. Decido di andarlo a visitare immediatamente. I torii sono stati tutti donati nel corso dei secoli individualmente, da famiglie o da compagnie e formano un tunnel lungo circa 4 km. E' considerato uno dei posti più evocativi di tutto il Giappone e viene usato come set scenografico. Copro il primo step, scatto foto a ripetizione, seguo i riti propiziatori e via … Non perdo tempo, torno verso la Stazione degli Autobus (sul piazzale di quella dei treni) e salgo sul n. 205 che mi porta al Kinkaku-ji il tempio del Padiglione d'Oro (o pagoda d'oro). Lo scenario è di una bellezza folgorante con i lussureggianti giardini e uno stagno a specchio che accentuano il lato Zen del luogo. Si resta incantati. L'intero Padiglione è ricoperto di foglie d'oro puro. A una ventina di minuti a piedi c'è il più celebre giardino zen il Ryoan-ji, ricoperto di ghiaia con sparsi crostoni di roccia creato per offrire ai monaci un posto per meditare per il suo effetto calmante. Tra i tanti tentativi di spiegarne l'interpretazione dell'architetto ne cito uno : la ghiaia rappresenta l'oceano e le pietre rappresentano le isole del Giappone. Arriva l'ora di pranzo e a breve distanza trovo un Kaiten-Zushi un ristorante di sushi che sfrutta il sistema del nastro trasportore. E' diverso da quelli già provati, per la presenza di una cassetta posta davanti la postazione dove imbucare i piatti vuoti e di un monitor touch-screen per ordinare piatti caldi (vedi tempura). Mi sento un po' Mr.Bean e trovo nei compagni di banco dei validi consigli per non sbagliare. Nel pomeriggio visiterò il tempio di Sanjusangendo importante per la presenza delle circa 1000 statue della dea Kannon. Si entra scalzi e non si possono fare fotografie. Riprendo l'autobus e mi trasferisco nel quartiere Gion uno dei preferiti dai turisti. Dall'ora del tramonto in poi qui si respira un atmosfera d'altri tempi. E' il quartier generale delle geishe. A Gion è stato girato il film “Memorie di una Geisha” con splendidi scorci di questa zona. Anche a Pontocho, stretto vicolo molto suggestivo di sera con tutte le lanterne accese, è possibile incontrare una maiko (altro nome di geisha). Armatevi di pazienza e aspettate. Sarà emozionante vederle così vicino e nello stesso tempo così lontane, avvolte in favolosi kimono, inappuntabili con il trucco e con l'acconciatura, quasi imperturbabili davanti a una schiera di fotografi a caccia di uno scatto. Io sono riuscito a immortalarne una all'entrata di un taxi. La mia serata si conclude con una cena a base di un altro piatto tipico giapponese, il ramen. Si tratta di tagliatelle di tipo cinese di frumento servite in brodo di carne (o pesce) insaporite con salsa di soia o miso e con guarnizioni in cima, come nel caso della mia scelta, di maiale affettato, cipolla verde e uova sode. Gustoso, economico, saziante. Direi che come prima giornata ho fatto e visto mille cose e quindi i miei sogni saranno dorati. Cullato sì dai sogni ma svegliato all'alba da una scossa di terremoto (ore 5,34). Non mi faccio mancare niente. La scossa, leggerò in seguito, è stata di magnitudo 6.3 ma viste le costruzioni dei luoghi fa poco effetto (per fortuna mia). Il programma del secondo giorno prevede la visita a importanti templi della zona est. Prima però vado ad “autoscattarmi” in strada in prossimità del torii arancione all'entrata principale del santuario di Heian Jingu : è il più grande di tutto il Giappone. Di nuovo in autobus, il mezzo migliore per arrivare in tutti i siti di interesse turistico principali e in contempo di guardare la vita quotidiana di Kyoto. Direzione : Ginkaku-ji ossia il Padiglione d’argento, suggestivo tempio con ampi giardini curatissimi, coni di sabbia bianca perfetti, pini e un laghetto da favola. Concludo la lunga mattina con la visita al tempio di Kiyomizu-dera. Una strada in leggera salita, detta vicolo della teiera, fiancheggiata da negozi di souvenir, mi conduce in uno dei punti più affascinanti della città e per questo molto affollato. Sembra sospeso in mezzo a un bosco. E' un luogo molto romantico. Durante l'anno specie in estate la chiusura viene posticipata come orario e deve essere imperdibile la vista al tramonto (altro motivo per ritornarci). Da questo punto si può vedere una bella panoramica della città con la Torre moderna in bella evidenza al centro. Riscendendo verso la città mi fermo a mangiare un gelato gusto tè matcha. Sapore sorprendente. Alle 17 mi aspetta il rito della cerimonia del tè, una delle arti tradizionali zen più note. Un'ora trascorsa fuori dal tempo con le quattro componenti citate a inizio post ben evidenziate. Ci sono vari tipi di cerimonie a seconda delle occasioni e/o delle stagioni. In tutti i casi si usa, in varie quantità, il matcha, tè verde polverizzato, che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito frullino di bambù. La bevanda che ne risulta non è un'infusione e la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante. Infatti viene ancora utilizzata dai monaci zen per rimanere svegli durante le pratiche meditative. Il tè a seguito dello sbattimento dell'acqua col frullino durante la preparazione, si ricopre di una sottile schiuma di una tonalità verde chiaro, quasi a confondersi con i colori della tazza. Una cosa unica. Cena a menù tutta carne (cruda e cotta) in un ristorante tipico con tavolini incassati. Domani sarà il mio ultimo giorno a Kyoto. Appena sveglio vado a comprare un croissant appena sfornato nel laboratorio di fronte all'hotel, corro in stazione e prendo il primo treno JR che mi porterà in 20 minuti nella piccola città di Uji. Altre foto di rito con templi, torii e una fantastica grande pagoda di pietra. Nel pomeriggio shopping finale sulla Shio-Dori nel quartiere Gion. Per la serata finale avevo prenotato al quinto piano di un moderno palazzo un tavolo personale da Misono dove mi faccio preparare un filetto di Kobe alla maniera teppanyaki (su piastra gigante) insieme a verdure varie. Il cuoco lo prepara davanti a me, mi chiede per la cottura, me lo taglia a piccoli pezzi che poi mangerò con le bacchette. Indescrivibile il sapore e la tenerezza. La carne di Kobe è veramente unica. “Now I can die. Really.”. Il resto del viaggio è racchiuso nel ritorno a Tokyo col treno proiettile e al mio stanziarmi nell'hotel in prossimità dell'aeroporto Narita da dove ho iniziato a scrivere e dove ho consumato il mio ultimo e meraviglioso sushi in Giappone in attesa della partenza del giorno dopo. Sono ancora avanti di sette ore, ma mi sembrano anni luce. Un grazie particolare ad Anna per avermi accompagnato all'aeroporto in partenza per il Giappone. Come a New York anche a Tokyo sono riuscito a farmi vedere da Umberto con una webcam puntata su un punto stradale nevralgico di Shibuya con scatto immortalato via personal computer. Prossimo appuntamento a …
Post's songs :
per Tokyo “Merry Christmas Mr.Lawrence“ performed by Ryuichi Sakamoto -
per Kyoto “Alone in Kyoto“ performed by Air
4/13