E' ancora estate in questa parte della Spagna.
Tre giorni di sole pieno e temperatura tra i venti e i trenta gradi. E' pur vero che il sole me lo porto in valigia per ogni evenienza, ma qui non c'è stato proprio bisogno.
Copenhagen è ancora dietro l'angolo e io per omaggiarla nel mio primo giorno qui a Valencia ho indossato una t-shirt blu della Carlsberg : sono troppo trendy.
Copenhagen è ancora dietro l'angolo e io per omaggiarla nel mio primo giorno qui a Valencia ho indossato una t-shirt blu della Carlsberg : sono troppo trendy.
Valencia mi è piaciuta subito e qui il connubio passato e presente lo si nota e lo si vive alla "mas" grande.
L'architettura è sorprendente. In pochi altri posti che ho visitato in questi anni ho trovato contrasti così marcati : cattedrali gotiche, torri medioevali, palazzi barocchi che coesistono con strutture modernissime.
La sensazione di viaggio nel tempo è incredibile come incredibile è questa città.
Incredibile ma vera come dice il titolo del post preso in prestito dallo slogan dell'ufficio turistico di Valencia.
Il passato è presente (viva il gioco di parole) nel centro storico dove dalla Plaza del Ayuntamiento fino alla Plaza de la Vergen è tutto un susseguirsi di palazzi, torri, chiese. Il fulcro è tutto attorno alla Torre del Micalet o Miguelete o Michelino, insomma la torre col mio nome. La puoi guardare da tutte le angolazioni in bella vista dalla Plaza Santa Catalina e dalla Plaza de Reina in un verso e dalla Plaza de la Virgen dall’altro.
Con la sua imponenza sembra proteggere la Cattedrale all'interno della quale c'è la Capilla del Santo Caliz (la Cappella del Santo Graal) che custodisce una delle tante versioni dell'ultimo calice. Io l'avevo cercato tanti anni fa a Glastonbury (Avalon) in Inghilterra nel mio famoso Excalibur Tour in camper. Urge la lettura di qualche libro a riguardo per capirne meglio l'evoluzione e i vari passaggi. Ho scalato, in onore al mio nome, i 208 gradini che portano alla sommità della Torre Micalet e dopo essermi ripreso dall’abbondante residuo dell’acido lattico delle mie gambe ho ammirato il panorama che si estende fino al mare in una direzione e alla catena montagnosa dall’altra.
Appena arrivi a Valencia il tempo diminuisce i suoi battiti ed è un vero e proprio elogio alla lentezza, alla quale per altro col passare dei viaggi mi sto abituando; prima ero un vero scoiattolo … vedevo prendevo nascondevo scappavo correvo ritornavo al punto di partenza e di nuovo ancora. Qui sono bastati un "vaso" di vino blanco fresco e il primo assaggio di paella (è un'istituzione) valenciana ed ero già del posto. Ci sono tanti riti a Valencia, come per altro in tante altre città della Spagna, e io ero predisposto a compierli : quello della "merienda", a scelta con cioccolata e churros o con horchata e farton (glorie locali, bevanda a base di chupa e brioche lunga), quello delle "tapas" con i suoi stuzzichini incredibilmente colorati, profumati e saporiti in tante versioni e quello dell’esperienza di assistere a una partita di "futbol" allo stadio Mestalla o a una corrida nella coreografica, simile al Colosseo, Plaza de Toros.
Per la "merienda" il posto ideale è l'Horchateria della Santa Catalina sotto la Torre omonima, mentre per le tapas qualsiasi bar o bodega fanno la loro stupenda figura per qualità e prezzo. Ho provato in alternativa alla sangria l'Agua de Valencia cocktail di succo d'arancia, zucchero, champagne, gin e vodka o Cointreau, da accompagnare assolutamente alle patatas bravas con salsa delicata all'aglio (proposta ovunque).
E poi anche il rito dei pasti a orari per noi improbabili. Consiglio un ottimo pranzo, sempre preferibile alla cena vista l'ora di approccio, a base di pesce in uno dei tanti ristoranti sul lungo Paseo Maritimo sulla spiaggia vicino al porto. La mia scelta è caduta su uno dei più famosi, la Pepica dove anche il maestro Hemingway si sedette a tavola e ne descrisse il fascino nel suo romanzo "Un’estate pericolosa". Un assaggio di calamari e una paella di marisco perfetta per cottura e sapore. E pensare che poche ore prima ero stato nel "futuro" a visitare le avveniristiche strutture messe in fila sul Jardin de la Turia (dove il letto del fiume omonimo ha lasciato il posto a una colata verde di sette chilometri). Tra le tante ho visitato l'Oceanografic uno dei più grandi parchi marini d'Europa, con un volume d’acqua gigantesco che riproduce i principali mari freddi e caldi con le loro specie e con un acquario-tunnel di 70 metri. Ho visto foche, delfini, squali, pinguini e meduse (le mie prefetite) oltre alla miriade di esemplari a seconda dell’ambiente. Questa parte modernissima di Valencia non sfigura in bellezza con quella del passato dove tra l'altro bisogna in primo luogo visitare l’arabeggiante Lonja de la Seda (Borsa della Seta) e il Mercado Central palazzo art nouveau, sullo stile del mercato Boqueria di Barcelona, che ospita il caratteristico mercato coperto così pulito, ordinato e ricco di ogni varietà di alimentari. Da non perdere assolutamente la facciata rosa del Palacio de Marqués de Dos Aguas in stile barocco-rococò abbellita da stravaganti sculture. Come detto nel "paragrafo" dei riti non mi sono perso l’esperienza di assistere a una partita di calcio nel mitico stadio della Mestalla dove però ho visto perdere per due reti a una la squadra locale contro il Mallorca. Atmosfera unica, stile inglese al quale da anni ho la fortuna di vivere assistendo in diretta alle partite del Chelsea a Londra.
Con la sua imponenza sembra proteggere la Cattedrale all'interno della quale c'è la Capilla del Santo Caliz (la Cappella del Santo Graal) che custodisce una delle tante versioni dell'ultimo calice. Io l'avevo cercato tanti anni fa a Glastonbury (Avalon) in Inghilterra nel mio famoso Excalibur Tour in camper. Urge la lettura di qualche libro a riguardo per capirne meglio l'evoluzione e i vari passaggi. Ho scalato, in onore al mio nome, i 208 gradini che portano alla sommità della Torre Micalet e dopo essermi ripreso dall’abbondante residuo dell’acido lattico delle mie gambe ho ammirato il panorama che si estende fino al mare in una direzione e alla catena montagnosa dall’altra.
Appena arrivi a Valencia il tempo diminuisce i suoi battiti ed è un vero e proprio elogio alla lentezza, alla quale per altro col passare dei viaggi mi sto abituando; prima ero un vero scoiattolo … vedevo prendevo nascondevo scappavo correvo ritornavo al punto di partenza e di nuovo ancora. Qui sono bastati un "vaso" di vino blanco fresco e il primo assaggio di paella (è un'istituzione) valenciana ed ero già del posto. Ci sono tanti riti a Valencia, come per altro in tante altre città della Spagna, e io ero predisposto a compierli : quello della "merienda", a scelta con cioccolata e churros o con horchata e farton (glorie locali, bevanda a base di chupa e brioche lunga), quello delle "tapas" con i suoi stuzzichini incredibilmente colorati, profumati e saporiti in tante versioni e quello dell’esperienza di assistere a una partita di "futbol" allo stadio Mestalla o a una corrida nella coreografica, simile al Colosseo, Plaza de Toros.
Per la "merienda" il posto ideale è l'Horchateria della Santa Catalina sotto la Torre omonima, mentre per le tapas qualsiasi bar o bodega fanno la loro stupenda figura per qualità e prezzo. Ho provato in alternativa alla sangria l'Agua de Valencia cocktail di succo d'arancia, zucchero, champagne, gin e vodka o Cointreau, da accompagnare assolutamente alle patatas bravas con salsa delicata all'aglio (proposta ovunque).
E poi anche il rito dei pasti a orari per noi improbabili. Consiglio un ottimo pranzo, sempre preferibile alla cena vista l'ora di approccio, a base di pesce in uno dei tanti ristoranti sul lungo Paseo Maritimo sulla spiaggia vicino al porto. La mia scelta è caduta su uno dei più famosi, la Pepica dove anche il maestro Hemingway si sedette a tavola e ne descrisse il fascino nel suo romanzo "Un’estate pericolosa". Un assaggio di calamari e una paella di marisco perfetta per cottura e sapore. E pensare che poche ore prima ero stato nel "futuro" a visitare le avveniristiche strutture messe in fila sul Jardin de la Turia (dove il letto del fiume omonimo ha lasciato il posto a una colata verde di sette chilometri). Tra le tante ho visitato l'Oceanografic uno dei più grandi parchi marini d'Europa, con un volume d’acqua gigantesco che riproduce i principali mari freddi e caldi con le loro specie e con un acquario-tunnel di 70 metri. Ho visto foche, delfini, squali, pinguini e meduse (le mie prefetite) oltre alla miriade di esemplari a seconda dell’ambiente. Questa parte modernissima di Valencia non sfigura in bellezza con quella del passato dove tra l'altro bisogna in primo luogo visitare l’arabeggiante Lonja de la Seda (Borsa della Seta) e il Mercado Central palazzo art nouveau, sullo stile del mercato Boqueria di Barcelona, che ospita il caratteristico mercato coperto così pulito, ordinato e ricco di ogni varietà di alimentari. Da non perdere assolutamente la facciata rosa del Palacio de Marqués de Dos Aguas in stile barocco-rococò abbellita da stravaganti sculture. Come detto nel "paragrafo" dei riti non mi sono perso l’esperienza di assistere a una partita di calcio nel mitico stadio della Mestalla dove però ho visto perdere per due reti a una la squadra locale contro il Mallorca. Atmosfera unica, stile inglese al quale da anni ho la fortuna di vivere assistendo in diretta alle partite del Chelsea a Londra.
Camminando piacevolmente si possono raggiungere le Torri di Quart e di Serranos quasi a delimitare il centro storico. Proseguendo ancora si possono ammirare l’architettura esterna (ricorda il Colosseo di Roma) de la Plaza de Toros accanto a quella della stazione ferroviaria Estacion de Norte in perfetto stile art nouveau. Curiosa è anche la piccolissima Plaza Redonda (piazza rotonda regno di piccoli negozianti e del mercato domenicale delle pulci) come curiosa è la pavimentazione che appare lucidissima in tutto il centro storico.
Prendendo la metropolitana ho raggiunto Manises (quasi vicino all’aeroporto), piccolo paesino noto per la ceramica e a riprova di questo ci sono tantissime facciate di azulejos, numerosi laboratori e il museo locale.
La specialità e gloria di Valencia è il riso, coltivato dal tempo degli Arabi. Il riso valenciano si presta a ogni forma di ricetta : al forno, al nero di seppia e naturalmente nella "paella" con tutte le sue varianti. Oltre a quella valenciana (coniglio pollo e verdure) e a quella di pesce esistono ricette locali tra le quali ho provato la saporitissima "Coca" a base di riso giallo, tonno, pomodoro, peperoni e pinoli. La paella la trovi ovunque e a tutte le ore della giornata … naturalmente con i tempi degli spagnoli.
Non serve in questa città fare il giro turistico con il bus, qui i mezzi di trasporto sono abbordabili per prezzo, veloci, continui e anche il camminare respirando la città è così piacevole (anche per le soste gastronomiche).
Io mi ero premunito acquistando all'aeroporto la Valencia card di 72 ore … esatte esatte quelle che ho trascoso in questa meravigliosa città iberica.
La specialità e gloria di Valencia è il riso, coltivato dal tempo degli Arabi. Il riso valenciano si presta a ogni forma di ricetta : al forno, al nero di seppia e naturalmente nella "paella" con tutte le sue varianti. Oltre a quella valenciana (coniglio pollo e verdure) e a quella di pesce esistono ricette locali tra le quali ho provato la saporitissima "Coca" a base di riso giallo, tonno, pomodoro, peperoni e pinoli. La paella la trovi ovunque e a tutte le ore della giornata … naturalmente con i tempi degli spagnoli.
Non serve in questa città fare il giro turistico con il bus, qui i mezzi di trasporto sono abbordabili per prezzo, veloci, continui e anche il camminare respirando la città è così piacevole (anche per le soste gastronomiche).
Io mi ero premunito acquistando all'aeroporto la Valencia card di 72 ore … esatte esatte quelle che ho trascoso in questa meravigliosa città iberica.
Valencia è la terza città di Spagna dopo Madrid e Barcellona ed è baciata da un clima davvero invidiabile in ogni stagione.
Valencia, palcoscenico di eventi e di emozioni.
Post's song "Quiero ser poeta" performed by Jarabe De Palo
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10/10